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commissario forestale prove scritte
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Da: x familiare05/10/2011 13:46:33
si ma cosa dobbiamo fare, mandarli a Gaeta?
Basta finiamola con questa storia. Inoltre se ad oggi non si sono presi provvedimenti (che poi io non la vedo così drammatica) non succederà più niente, quindi è inutile menarla ancora.
Parliamo invece dei continui cambi di programma delle attività che, come già rilevato, comportano nuove e più onerose prenotazioni aeree/ferroviarie, visto che devono necessariamente essere fatte all'ultimo minuto. Senza calcolare i soldi già spesi per le prenotazioni 'ordinarie'.
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Da: familiare05/10/2011 14:15:11
anche io non la vedrei così drammatica, però... comunqua le firme false per far risultare presente gente che invece è assente mi sembra parecchio più grave, o no?
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Da: multaaaa05/10/2011 19:44:52
Quando ha visto un posto a pagamento libero, non ha esitato a parcheggiare la macchina. Subito dopo è sceso per andare, monete alla mano, al parchimetro che distava una ventina di metri per procurarsi il biglietto. Al suo ritorno l'automobilista si era già visto appioppare una multa di 24 euro per non aver esposto il tagliando. Una prova di efficienza prussiana.

Protagonista della vicenda, che risale al 17 settembre scorso, Pierfrancesco Mazzi, che ha ancora tra le mani il verbale compilato in via Aleardi a Mestre alle 11.24 da un ausiliario del traffico di Asm e lo scontrino che riporta, incredibilmente, la stessa ora. «Mi domando - dice l'automobilista multato - se l'ausiliario numero 922 non poteva guardarsi attorno per vedere se qualcuno stesse armeggiando con il parchimetro. Credo di avere impiegato meno di un minuto a procurarmi il tagliando, e al mio ritorno la multa era già lì e l'ausiliario era scomparso».

L'uomo, che peraltro si è accorto della contravvenzione quando è ritornato a casa, un'ora più tardi aveva già provveduto a pagare la multa. Con il verbale già compilato, spiegano alla Polizia municipale, avrebbe dovuto presentare entro 60 giorni ricorso al prefetto, inviare una raccomandata con ricevuta di ritorno al Comune e sperare nell'annullamento della contravvenzione. Oppure, in alternativa, presentare ricorso al giudice di pace. Un iter troppo complesso per una multa da 24 euro. «Ho il forte sospetto - aggiunge l'automobilista - che sia questo il punto di forza di questi agguati». E i dati dell'attività della Polizia municipale sembrano dargli ragione: nel 2010, a fronte di 39.278 multe per sosta irregolare, i ricorsi presentati sono stati 1.287, con una percentuale di accoglimento di poco superiore al 18 per cento.
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Da: TAGLI05/10/2011 19:51:33
La scure dei tagli con cui questo governo ha colpito in modo "mortale" il mondo della sicurezza,della difesa e del soccorso pubblico sin dalla prima manovra economica attraverso il famigerato decreto Brunetta del giugno 2008, accompagnando peraltro questi pesanti tagli con una campagna denigratoria capeggiata sempre dallo stesso Ministro che ha offeso ripetutamente la dignità delle migliaia di donne e uomini di questi Comparti, con questo ultimo colpo il Governo causerà di fatto il "trapasso" del sistema di questi Comparti e quindi della difesa e della garanzia della sicurezza dei cittadini e dell'intero Paese.

Proprio per questo e contro l'assoluta insensibilità del Governo, le rappresentanze del personale, pur con alto senso di responsabilità ma non volendo assumersi la corresponsabilità di non garantire più la difesa della democrazia e della sicurezza di questo Paese, preannunciano una manifestazione nazionale. Ad affermarlo sono il SIULP, SAP, UGL-Polizia di Stato, CONSAP, SAPPE, FNS CISL Penitenziaria, UGL Penitenziaria, SAPAF, UGL Forestale, FE.SI.FO, FNS CISL Forestale, FNS CISLVV.FF, CONAPO, UGL VV.FF. dopo una riunione che si è tenuta nella giornata di ieri e nel corso della quale, avendo preso atto che le Forze di Polizia, il soccorso pubblico e la stessa Difesa non hanno più nemmeno i fondi per comprare la benzina e quindi coprire i servizi essenziali, che mancano i fondi per le traduzioni dei detenuti per farli presenziare ai processi, così come quelli per provvedere al loro vitto, o quelli per far intervenire i vigili del fuoco in caso di incendio che dicono basta a questa scellerata politica che staportando alla totale paralisi il sistema sicurezza, difesa e soccorso pubblico di questo Paese. Di contro, confermando ormai quella che è una costante nell'azione di questa compagine governativa, l'assoluta inattendibilità che il governo ha dimostrato nel mantenere gli impegni assunti sui tavoli negoziali e istituzionali. Infatti concludono i sindacati e le rappresentanze mentre non ha intaccato assolutamente gli sprechi, i privilegi e le duplicazioni che continuano a prosperare a danno anche di chi non riesce a garantirsi nemmeno i diritti fondamentali per la sopravvivenza, il governo non ha avuto nemmeno la forza e la volontà di dare seguito ad un DPCM che, grazie alle risorse degli operatori e quindi senza nessun aggravio alle finanze dello Stato, servono e sono indispensabili per eliminare la paralisi della funzione di polizia introdotta con il cosiddetto "tetto salariale". Altro che fannulloni, siamo ormai al paradosso: i poliziotti e i vigili del fuoco si autotassano per poter lavorare di più e garantire maggiore sicurezza. Il governo non glielo consente. Non vorremmo concludono i sindacalisti che come in un gioco di prestigio della peggior specie, le risorse che gli operatori della sicurezza, della difesa e del soccorso pubblico hanno reperito autotassandosi, vengano distratte verso altri usi. Ecco perché non ci resta che attuare una manifestazione nazionale replicando quella dei 40 mila operatori in divisa avvenuta nell'ottobre 2008, per richiamare l'attenzione dei cittadini e delle Istituzioni garanti della democrazia del nostro Paese, affinchè si arresti l'attuale situazione e si vada in controtendenza rispetto a questa condizione di resa dello Stato.


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Da: Urbanistica-valutazione unitaria05/10/2011 19:55:16
Il regime dei titoli abilitativi edilizi non può essere eluso attraverso la suddivisione dell'attività edificatoria finale nelle singole opere che concorrono a realizzarlo, astrattamente suscettibili di forme di controllo preventivo più limitate per la loro più modesta incisività sull'assetto territoriale. L 'opera dove essere considerata unitariamente nel suo complesso, senza che sia consentito scindere e considerare separatamente i suoi singoli componenti. Va altresì ribadito che i lavori  edilizi che riguardano manufatti abusivi che non siano sanati ne condonati non sono assoggettabili al regime nella DIA (anche se astrattamente riconducibili, nella loro oggettività a tale regime), in quanto gli interventi ulteriori ripetono le caratteristiche di illegittimità dell'opera principale alla quale ineriscono .
Anche i delitti previsti dal comma 1-bis dell'art. 181 D.Lv. 42\04 sono reati dì pericolo e, pertanto, per la configurabilità di tali illeciti, non è necessaria un effettivo pregiudizio per l'ambiente, potendo escludersi dal novero delle condotte penalmente rilevanti soltanto quelle che si prospettano inidonee, pure in astratto, a compromettere i valori del paesaggio e l'aspetto esteriore degli edifici. Il principio di offensività deve essere inteso, al riguardo, in termini non di concreto apprezzamento di un danno ambientale, bensì dell'attitudine della condotta a porre in pericolo il bene protetto.


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Da: nuova asegnazione personale interno05/10/2011 19:56:21
Ai l'ini del l'assegnazione eli per:--onale di nuo,·a nomina a quali!'iGI di un ruulu .... upc-riore a
qucliP di app:trtenenza. i posti oggetto dell'appello :-.trannlinario prc,·istn d ~d conmw 2 dcll' artico ln
5 del dccreto del cap<.) del Corpo forestalc dc llt' Stato del 7 aprile 20 10 .... ono indi,·idu;lti nel ri-;pctto
del limit\: llllllleril·n l'tHnplc:--s ivo di ruolo dclk :-. ingole .... ecli e di cia:--n111 amhitn territoriak in n 1i
ricadono k sedi stesse. fi ssato clal decrcto del C':..tpo del Cmpo fo re:-.t:de del lo Statl1 t·hc dctcrm ina le
pi;tllll' organidte. in numero non superiorc del JO'h al numero cki pn-;ti da coprirc.
2. Per l'individuazione dei posti di cui al comma I nell'impo,:-.ihilit il di t'upcrtur~l immt'diata
di tutti i po:-. ti vacant i, fatte salve in ogni casu lc prioriti1 conne:-.se a nccc ........ it il con tin ~e nti . :-- i ti enc
l·ontn. quale l1biett ivo eli fondo. de tr opportunit ~l di realizzare. e pt' i manll' ncre. una ripa rti lit'ne :-.ul
tcrritorio nazionale del per:-nna le in servizio dd singnln lllolo tendenzialmcnte pmpmLionalc a
quella previ:--.1:1 dalla pianta organica peri di q:rsi ambit i reg.ionali .
J. Per l' ind i,·iduazione dei posti oggetto dcll'appello eli cui al comnt:.t I del :--nlo pcr..,on:de del
ruolo dci :-.ovri ntcndenti o del ruolo degli ispcttori. si ritiene conH!nque prioritaria. tr:1 k J1Lh:-o ih ili
a ... scgna7.ioni a Stn ioni. Posti fi..,s i. NOC c NOS del <;ingolo ambito rcgiona le. quel l;t a ... cdc pri,·a
eli per:-onale di entrambi i ruoli e quella a secle ove il compito eli comandante e gia svolto da una
delle unita cia assegnare
4. L · assegnazione del dipendente al tennine del corso avviato in relazione a progress ione
interna e disposta valutando le esigenze di servizio. Ia natura dei compiti gia svolti presso Ia sede di
rro\'enienza qualora tale sede rientri tra quelle di cui all 'elenco delle sedi di assegnazione. le
spec ializzazioni del personate da assegnare. le particolari situazioni personali e fa miliari. le
preferenze es presse dal personal e. none he il punteggio conseguito nel l' esame eli fine corso e. in
sub<)rdine. l' orcline eli ruolo.
5. Nel caso in cui tra il personate da assegnare ri sultino elicotteri sti. posti del COA possono
csserc previsti . per l' appello eli cui al comma I. in deroga allo comma stesso. anche in es ubero
ri spetto al limite numerico complessivo di ruolo del COA. comunque con pri01·ita per le sedi con
post i vacant i nel ruolo del personate da assegnare.
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Da: nelson mandela05/10/2011 21:22:35
Un personaggio storico, una di quelle persone che in vita fanno già parte della leggenda, alla stregua di Mikhail Gorbaciov o Fidel Castro. Nelson Mandela infatti è il simbolo del Sud Africa, appellativo che si è conquistato in un'intera vita spesa alla lotta contro l'apartheid ed alla conquista della libertà per il suo popolo. Quello che ha sempre colpito in lui è la sua statura morale e la convinzione con cui ha vissuto la propria vita in favore degli altri.

Figlio di un capo della tribù Thembu (e quindi, secondo il sistema di caste tribali vigente in Africa, di origini aristocratiche), Nelson Rolihlahla Mandela nasce il 18 luglio 1918. Dopo aver seguito gli studi nelle scuole sudafricane per studenti neri conseguendo la laurea in giurisprudenza, nel 1944 entra nella politica attiva diventando membro dell'ANC (African National Congress) guidando per anni campagne pacifiche contro il cosiddetto "Apartheid", ossia quel regime politico che favorisce, anche sul piano legale e giuridico, la segregazione dei negri rispetto ai bianchi.

Del 1960 è l'episodio che segnerà per sempre la vita del leader nero. Il regime di Pretoria, durante quello che è conosciuto come "il massacro di Shaperville", elimina volontariamente e con una proditoria operazione 69 militanti dell'ANC.
In seguito, mette al bando e fuorilegge l'intera associazione. Mandela, fortunatamente, sopravvive alla strage e riesce a fuggire. Raccolti gli altri esponenti rimasti in vita, dà vita ad una frangia militarista, decisa a rovesciare il regime e a difendere i propri diritti con le armi. Viene arrestato nel 1963 e dopo un procedimento durato nove mesi è condannato all'ergastolo.

La più alta testimonianza dell'impegno politico e sociale di Mandela la si ritrova proprio nel discorso pronunciato di fronte ai giudici del tribunale, prima che questi pronunciassero il loro verdetto: "Sono pronto a pagare la pena anche se so quanto triste e disperata sia la situazione per un africano in un carcere di questo paese. Sono stato in queste prigioni e so quanto forte sia la discriminazione, anche dietro le mura di una prigione, contro gli africani... In ogni caso queste considerazioni non distoglieranno me né altri come me dal sentiero che ho intrapreso. Per gli uomini, la libertà nella propria terra è l'apice delle proprie aspirazioni. Niente può distogliere loro da questa meta. Più potente della paura per l'inumana vita della prigione è la rabbia per le terribili condizioni nelle quali il mio popolo è soggetto fuori dalle prigioni, in questo paese... non ho dubbi che i posteri si pronunceranno per la mia innocenza e che i criminali che dovrebbero essere portati di fronte a questa corte sono i membri del governo".

Passano più di vent'anni e, malgrado il grande uomo sia costretto alla segregazione carceraria, lontano dagli occhi di tutti e dalle luci dell'opinione pubblica, la sua immagine e la sua statura crescono sempre di più nell'opinione pubblica e per gli osservatori internazionali.

Il regime tiene Mandela in gattabuia ma è sempre lui il simbolo della lotta e la testa pensante della ribellione. Nel febbraio del 1985, cosciente di questo stato di cose e ben consapevole che ormai non si poteva più toccare un tale simbolo, pena la ribellione di vasti strati dell'opinione internazionale, l'allora presidente sudafricano Botha offre a Mandela la libertà purché rinneghi la guerriglia. In realtà, l'accusa di sovversione armata, l'accenno alla guerriglia appunto, è solo un modo per gettare discredito sulla figura di Mandela, prospettando il fatto che fosse di base un personaggio predisposto alla violenza. Ad ogni modo Mandela rifiuta l'offerta, decidendo di restare in carcere.

Nel 1990 su pressioni internazionali e in seguito al mancato appoggio degli Stati Uniti al regime segregazionista, Nelson Mandela viene liberato.

Nel 1991 è eletto presidente dell'Anc, movimento africano per la lotta all'apartheid. Nel 1993 è insignito del premio Nobel per la pace mentre l'anno dopo, durante le prime elezioni libere del suo paese (le prime elezioni in cui potevano partecipare anche i neri), viene eletto Presidente della Repubblica del Sudafrica e capo del governo. Resterà in carica fino al 1998.

Nella sua breve vita politica ufficiale ha dovuto subire anche un'altra logorante battaglia. Trentanove case farmaceutiche intentarono un processo a Nelson Mandela portandolo in tribunale. L'accusa era quella di aver promulgato nel 1997 il "Medical Act", una legge che permetteva al Governo del Sud Africa di importare e produrre medicinali per la cura dell'Aids a prezzi sostenibili. A causa delle proteste internazionali che tale causa ha sollevato, le suddette multinazionali hanno poi deciso di desistere dal proseguire la battaglia legale.

Sul piano della vita privata, il leader nero ha avuto tre mogli. Della prima consorte, sposata assai giovane, si sa ben poco. La seconda è la celebre Winnie, impalmata nel 1958 e diventata grazie alla sua strettissima unione con il marito sia in campo civile che politico, "madre della nazione africana". Durante gli anni difficili del marito è stata tuttavia travolta da scandali di vario tipo, dal sequestro di persona all'omicidio. Nel 1997 i due si sono ufficialmente separati, con tanto di divorzio legale. Mandela però, sebbene ottantenne, si è poi risposato con la cinquantenne Gracia, vedova del presidente del Mozambico, assassinato in un incidente aereo organizzato dai servizi segreti del regime segregazionista bianco.

Nel giugno 2004, all'età di 85 anni, ha annunciato il suo ritiro dalla vita pubblica per passare il maggior tempo possibile con la sua famiglia.
Il 23 luglio dello stesso anno, con una cerimonia tenutasi a Orlando (Soweto), la città di Johannesburg gli ha conferito la più alta onorificenza cittadina, il "Freedom of the City", una sorta di consegna delle chiavi della città.
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Da: Helenio Herrera05/10/2011 21:23:28
Helenio Herrera Gavilán, o soltanto Helenio Herrera, nasce a Buenos Aires, in Argentina, il 10 aprile del 1910. È stato un buon calciatore, ma soprattutto un grandissimo allenatore, artefice delle fortune dell'Inter dalla metà degli anni '60, ma vincente anche sulla panchina del Barcellona e della Roma. Tra i suoi soprannomi, si ricordano "H. H." e, soprattutto, "Il Mago".

I natali del futuro campione sportivo non sono dei più semplici. Figlio dell'immigrato andaluso Paco Herrera, falegname con pochissime risorse, il piccolo Helenio vive fino all'età di otto anni nel quartiere povero di Palermo. Nel 1918 la famiglia decide di ritornare sui suoi passi. Tuttavia, anziché in Europa, gli Herrera approdano in Marocco, a Casablanca. Qui, ancora bambino, il piccolo Helenito, come ricorderà poi, si dà da fare con la boxe, spinto dai soldati francesi di stanza in città, i quali lo fanno combattere contro altri ragazzini della sua età, facendo scommesse e puntando sempre più spesso sul futuro allenatore di calcio.

A dire dello stesso Helenio, sarebbe stato proprio durante questi incontri clandestini che avrebbe cominciato ad assaporare il gusto della fama e, soprattutto, della vittoria. Nello stesso periodo, sempre nella città marocchina, il giovane Helenio gioca anche a calcio, che diventa a poco a poco la sua passione. Una piccola squadra locale, il Roca Negra, lo nota, e lo prende con sé. Qui milita poco, il tempo di attirare le attenzioni del Racing Club di Casablanca, nel 1931. Herrera gioca con questa squadra fino al 1934, alternando contemporaneamente altri lavori, come l'operaio, il magazziniere, il tornitore.

Grazie all'esperienza nella società di Casablanca ottiene il doppio passaporto e la naturalizzazione francese. Viene inserito nella rappresentativa marocchina che incontra Algeria e Tunisia e, grazie al suo talento, si guadagna un posto nella formazione dell'Africa del Nord che gioca contro la Francia in una partita amichevole.

Un piccolo club francese, il Frangais di Parigi, lo nota, invitandolo a sostenere un provino. Helenio Herrera si fa prestare i soldi per il viaggio da un amico, così può approdare nella capitale francese. Il Club Frangais gli propone un piccolo ingaggio e, come accade in quegli anni per i calciatori, anche un impiego aggiuntivo, prima da venditore di carbone e poi da tornitore. In campo gioca in più ruoli, spesso come stopper, a volte anche come attaccante.

Dal 1934 al 1937 milita nell'Olympique di Charleville, poi passa all'Excelsior de Roubaix-Tourcoing, dove gioca fino al 1939. Con il Red Star poi, dal 1940 al 1942, vince una Coppa di Francia, per poi passare prima per il Parigi, fino al 1943, e poi nella selezione di Paris-Ile de-France, per finire nel JS Puteaux, dove ricopre sia il ruolo di allenatore che quello di giocatore.

Nel frattempo Herrera aveva imparato infatti quanto occorreva per allenare, avendo frequentato un corso per allenatori; entro il 1945 viene cooptato come insegnante all'interno dello stesso corso.

Ottiene il primo ingaggio di rilievo, da coach, in Spagna. Con la squadra del Valladolid, ottiene la salvezza. Nella stagione 1949-1950 invece, vince il titolo di Spagna sulla panchina dell'Atletico Madrid. Dopo un altro scudetto con i madrileni e un ottimo secondo posto, a sorpresa, Herrera dà le dimissioni e passa al Malaga.

Con il Deportivo La Coruna riesce a salvarsi; a Siviglia, dove va l'anno seguente, si rende protagonista di tre buone stagioni, per poi darsi letteralmente alla fuga dopo la morte del presidente Sanchez Pizjuan. In pratica l'allenatore argentino ha ancora due anni di contratto ma, anche a causa dei turbolenti rapporti con la dirigenza, non ha nessuna intenzione di onorare quanto sancito su carta. Scappa in vacanza e la Federcalcio spagnola lo squalifica.

L'anno successivo emigra in Portogallo, al Belenenses, per poi ritornare in Spagna alla corte del Barcellona, la squadra che lo fa graziare dalla Federazione dandogli inoltre la possibilità di dare vita al suo periodo d'oro. È il 1958 quando arriva alla corte del Barcellona. In due anni, fino al 1960, Helenio Herrera vince due campionati, una Coppa di Spagna (allora "Copa del Generalissimo"), e due Coppe delle Fiere, che diventerà poi la Coppa Uefa. Durante una partita di questa competizione, "El Mago" batte sia nella gara d'andata che in quella di ritorno l'Internazionale di Milano, allora guidata dal presidente Angelo Moratti (papà di Massimo Moratti).

Il buon Valentini, uomo di fiducia del presidente dell'Inter, viene mandato in spedizione quando la stagione con il Barcellona è ancora in corso, per assicurarsi l'allenatore argentino per la prossima stagione. Helenio Herrera vuole molti soldi, chiedendo quasi il triplo degli stipendi allora percepiti dai suoi colleghi, e premi doppi, garantendo la vittoria dello scudetto in soli tre anni.

Herrera arriva a Milano: l'allenatore dà una scossa all'ambiente. La sua filosofia di calcio, incentrata tutta sul pressing e sul gioco veloce, è una vera rivoluzione nel mondo del calcio italiano. Riempie gli spogliatoi di cartelli che esaltano il gioco veloce e il gioco di squadra, come il celebre "Giocando individualmente, giochi per l'avversario", o l'altro spot altrettanto leggendario: "Il calcio moderno è velocità. Gioca veloce, corri velocemente, pensa velocemente, marca e smarcati velocemente". Il suo motto, d'altronde, è "Taca la bala!", versione un po' maccheronica del francese "Attaquez le ballon!".

Tuttavia, dopo una partenza a razzo, l'Inter crolla in primavera e sono molti coloro i quali attribuiscono lo strano trend di forma dei giocatori all'effetto del doping. In due anni, Herrera non vince nulla e nella primavera del 1962, alcuni giocatori dell'Inter vengono squalificati. Nell'estate di quell'anno, El Mago, come se nulla fosse, va ad allenare la nazionale spagnola, per i Mondiali del 1962.

Moratti per la nuova stagione ha già scelto Edmondo Fabbri, ma Herrera a sorpresa ritorna e l'allenatore italiano, autore del cosiddetto "miracolo Mantova", ripiega - si fa per dire - con la panchina della nazionale italiana.

Alla sua stagione numero tre, quella del 1962-1963, Herrera comincia a vincere. La svolta, molto probabilmente, arriva con l'esplosione della stella di Sandrino Mazzola, portatore di una ventata di freschezza, al posto del lento Maschio, pupillo dell'allenatore.

Tra polemiche e grandi partite, H. H., soprannome ri-coniato dall'avversario Nereo Rocco in "Habla Habla", nelle sue otto stagioni con l'Inter, in totale, vince due Coppe dei Campioni, due Coppe Intercontinentali e ben tre scudetti. E, pur tra molte polemiche, entra nella leggenda, dando vita a quella che verrà ricordata come la "Grande Inter".

Nella stagione 1968-1969 poi, attratto da un contratto da 259 milioni (all'Inter prendeva quasi 50 milioni a stagione), viene ingaggiato dalla Roma, dove rimane per ben cinque anni. Il miglior piazzamento però, è solo un sesto posto nel 1970-1971. Tuttavia con i giallorossi vince una Coppa Italia, la Coppa Anglo-Italiana e perde alle semifinali di Coppa delle Coppe solo a causa del sorteggio della monetina.

Nel frattempo Herrera passa anche dalla nazionale italiana, che allena nel tra il 1967 e il 1968, ma solo per poco tempo, condividendo la panchina con Ferruccio Valcareggi e dando le dimissioni dopo otto mesi.

Il resto della sua carriera è di sicuro inferiore al decennio degli anni '60. Dopo essere passato sulla panchina del Rimini, in due stagioni sul finire degli anni '70, a seguito dell'esperienza romana, si trasferisce nuovamente in Spagna, chiamato da Josep Lluís Núñez alla guida del Barcellona. È il canto del cigno per H.H. il quale, con la squadra catalana, riesce prima a qualificarsi per la Coppa Uefa, nel 1980, e, l'anno dopo, a vincere la Coppa del Re.

Dopo questa parentesi spagnola, Herrera decide di lasciare definitivamente l'attività, dedicandosi soprattutto a commentare eventi sportivi in trasmissioni televisive popolari.

Ritiratosi nel sestiere di Rialto, a Venezia, Helenio Herrera muore il 9 novembre del 1997 per un arresto cardiaco.

Anni dopo, nel 2004, Ferruccio Mazzola (fratello di Sandro) pubblica un libro che contiene diverse accuse al Mago interista, dal titolo "Il terzo incomodo". Qui si racconta dell'abuso di sostanze dopanti durante le stagioni che hanno fatto grande Herrera e l'Inter. Mazzola parla di pasticche che, a suo dire, l'allenatore argentino avrebbe distribuito sia ai titolari che alle riserve. Ad ogni modo, non sono pochi i giocatori che hanno fatto parte di quella squadra morti a causa di gravi malattie e quasi sempre in giovane età. Nell'intervista rilasciata all'Espresso, nel 2005, Mazzola cita il caso di Armando Picchi, il capitano della squadra, morto a 36 anni di tumore alla colonna vertebrale, o anche quello di Marcello Giusti, anche lui ucciso dal cancro alla fine degli anni '90. La stessa sorte, inoltre, sarebbe toccata anche a Carlo Tagnin nel 2000, Mauro Bicicli nel 2001 e Ferdinando Miniussi, nel 2002.

Infine, ci sarebbe anche il ben noto caso di Giuliano Taccola, l'attaccante di soli 26 anni morto dopo una trasferta della Roma a Cagliari, durante il primo anno sulla panchina capitolina di Helenio Herrera.

Querelato nel 2009 dalla stessa società interista, nella persona di Giacinto Facchetti, il fratello di Sandro Mazzola, con cui avrebbe rotto i rapporti proprio a causa di questa difficile vicenda, ne esce però del tutto pulito, in quanto il Tribunale non riscontra nelle sue parole alcuna diffamazione.
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Da: Neil Armstrong05/10/2011 21:24:28
Neil Alden Armstrong, nato il 5 agosto 1930 a Wapakoneta, in Ohio, prima di intraprendere quell'eccezionale carriera che lo ha portato ad essere il primo uomo ad aver messo piede sulla Luna, si è laureato in ingegneria aeronautica alla Purdue University e ha conseguito il master in ingegneria aerospaziale all'Università della California del Sud. Dal 1949 al 1952 Armstrong è stato aviatore della Marina militare e, dopo aver lasciato la Marina, è diventato pilota collaudatore (fu collaudatore di molti nuovi aerei ad alta velocità, compreso l'X-15 capace di raggiungere i 7.000 km/h. Volò su 200 diversi modelli di veicoli aerei, compresi jet, razzi, elicotteri e alianti).
E' proprio durante lo svolgimento delle mansioni di pilota collaudatore che è stato scelto per diventare un membro del corpo degli astronauti.

Anche se fece parte dell'equipaggio di riserva in numerose missioni, il suo primo volo avvenne nel 1966 a bordo della Gemini 8. Durante quell'emozionante avvenimento, lui e il suo compagno David Scott portarono a termine con successo il primo aggancio di due navicelle nello spazio.
Nel luglio del 1969, il "passo" decisivo: ad Armstrong viene affidato il comando dell'Apollo 11, la prima navicella con equipaggio a posarsi sulla Luna e, il 20 luglio 1969, insieme al collega Edwin Aldrin, è il primo essere vivente che imprime la sua impronta sulla superficie lunare.

L'impresa di Armstrong, che ha comportato una grande preparazione, oltre che un'enorme coraggio, è straordinaria perchè la conquista della Luna è forse la più grande impresa scientifica di tutti i tempi, il risultato più eclatante dell'ingegno dell'Uomo.

Celeberrime le parole del comandante al momento della storica impresa quando, in preda all'emozione, scendendo la scaletta del modulo lunare, Armstrong disse: "Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un balzo gigantesco per l'Umanità".

Una volta atterrati, Armstrong e Edwin Aldrin esplorarono la superficie della Luna per due ore e mezzo. In seguito, tornato in patria con trepidante attesa da parte di media e autorità, celebrato come un eroe, Armstrong ricevette la medaglia della Libertà dal Presidente, in riconoscimento dei traguardi raggiunti e del suo contributo al programma spaziale.
Altri riconoscimenti ottenuti sono il Robert J. Collier Trophy sempre nel 1969, il Robert H. Goddard Memorial Trophy nel 1970, e la Congressional Space Medal of Honor, nel 1978.

Neil Armstrong lasciò la NASA nel 1971 per insegnare ingegneria aerospaziale all'Università di Cincinnati, dove rimase fino al 1979. Fece inoltre parte della Commissione Nazionale per lo Spazio dal 1985 al 1986. Nel 1986 fu vicepresidente della commissione d'inchiesta presidenziale che indagò sull'esplosione dello Space Shuttle Challenger.
Neil Armstrong è sposato e ha due figli. Attualmente vive in Ohio e lavora per la AIL, Inc. società che sviluppa sistemi per il dipartimento della difesa.
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Da: praga05/10/2011 21:25:32
Abitanti: circa 1,2 milioni;
Superficie: 496 kmq;
Nazione: capitale delle Repubblica Ceca;
Lingua ufficiale: Ceco, comuni anche Tedesco e Inglese;
Moneta: corona;
Clima: continentale con primavere miti e ventilate, estati gradevoli con temperature comprese tra i 26° e 28°, autunni temperati e inverni rigidi con abbondanti nevicate;               
Religione: Cattolicesimo;
Documenti: per i cittadini facenti parte di un paese UE è necessario solo un documento d'identità valido;

Breve storia
Praga, Repubblica CecaPraga è una città affascinante situata nell'Europa centrale cui sono attribuiti diversi soprannomi tra cui il più famoso "la città delle 100 torri".
La sua posizione geografica ha sempre favorito il passare di molte popolazioni diverse nel corso dei secoli facendola divenire un importante centro di scambi commerciali, artistici e culturali guadagnandosi un ulteriore soprannome quale "il cuore d'Europa".
La storia vera e propria della città ebbe inizio con l'unificazione dei vari gruppi di popolazioni slovene stanziatisi in Boemia, ne seguì la creazione di un primo stato sotto la dinastia dei Premyslidi che regnarono sul territorio dal IX secolo fino al 1306.
Il famoso castello di Praga fu eretto verso la fine dell'800 dal principe dei Premyslidi attorno cui si sviluppò un primo centro abitato (Starè mestro) e successivamente con lo sviluppo della città un secondo quartiere (Malà Strana).
Ebbe cosi inizio la costruzione della città moderna con l'edificazione di un nuovo centro urbano (Nove Mestro) e delle prime mura che dividevano i nuclei urbani in fase di sviluppo dalla Stare Mestro, ovvero la zona più antica.
Il periodo più prospero iniziò con Carlo IV che fondò la prima università, l'attuale università Carolina e rese Praga una città tra le più grandi e ricche d'Europa.
Tuttavia in tutta questa ricchezza vi erano grandi contraddizioni a livello sociale che dopo la morte di Carlo si resero ancora più evidenti con l'insorgere della parte più povera della popolazione.

Nel XVI secolo salirono al potere gli Asburgo e Rodolfo II divenne imperatore che fece tornare Praga una città centro di vita  sociale e culturale.
Ciò nonostante  l'indipendenza politica e la ricchezza accumulata cominciò a dissiparsi facendo ricadere la città in un stato di povertà per di più flagellata da pestilenze e carestie che ne diminuì drasticamente il numero della popolazione.
A questo punto l'imperatore si trasferì a Vienna e Praga divenne un centro provinciale, cosa che non piacque ai suoi abitanti che realizzandosi nell'architettura e nell'arte ricostruirono la città con quello stile barocco che tutt'oggi la caratterizza.
Verso la fine del 1700, in una città ormai avviata verso lo splendore architettonico e artistico, vennero riconosciute 4 zone storiche: Stare Mestro, Nove Mestro, Hradcany e Mala Strana.
Nacquero i primi quartieri operai e la città fu impreziosita da stupendi monumenti, teatri e musei che presero il posto della parte più decadente e antica della città donandole un aspetto maestoso in grado di coinvolgere chiunque la visiti in un atmosfera di contemplazione.

Il 28 ottobre 1918 viene proclamata capitale dello stato cecoslovacco e riconosciuta come centro artistico, culturale e storico tra i più importanti d'Europa... assolutamente da visitare!
Cosa visitare
Ebbene eccoci finalmente arrivati alla visita vera e propria della città!
Praga è una città che oltre che essere visitata merita di essere vissuta per un periodo di tempo tale da poterne assaporare la storia e la cultura, ma se questo non fosse possibile ci sono dei luoghi assolutamente da non perdere che vi daranno un'idea di base per conoscerla e programmare una visita futura più approfondita!
Praga, Repubblica CecaIl castello: oltre alla bellezza architettonica offre al turista la possibilità di visitare il Giardino Reale, la Sala della Palla Corda, i Giardini Meridionali, numerosi oggetti d'arte tra cui documenti storici e i gioielli della corona Boema.
Il castello è sede del presidente Ceco nonché il più importante monumento nazionale Ceco.
Il ponte Carlo: edificato in stile gotico dall'imperatore Carlo IV è senza dubbio uno dei posti più suggestivi da visitare. Caratterizzato da delle torri all'estremità, da cui si potrà godere di una vista magnifica della città, è meta di artisti, musicisti e ambulanti locali che contribuiscono a donargli un aspetto ancor più affascinante.
Nove Mestro: il principale centro commerciale e culturale della città grazie ai numerosi luoghi di interesse tra cui la  Piazza Venceslao e Piazza Carlo, il Museo Nazionale e la Casa Danzante.
Orologio Astronomico: una delle principali attrazioni turistiche della città risalente all'epoca medioevale situata a lato del municipio della Stare Mestro (città vecchia).
I 3 meccanismi principali sono:
- il quadrante sul quale oltre all'ora sono presenti le informazioni astronomiche;
- "Il corteo degli Apostoli" che allo scoccare di ogni ora mette in moto dei meccanismi raffiguranti i 12 apostoli;
- un quadrante inferiore diviso in 12 medaglioni a rappresentare i mesi dell'anno;                                                                                                                                                  
Naturalmente oltre ai vari luoghi di interesse storico vi sono molte altre zone che meritano di essere scoperte, passeggiando per le vie della città vecchia si possono scovare angoli della città indimenticabili con la maestosa presenza del fiume Moldava.
Praga inoltre offre al turista in cerca di relax una gran varietà di parchi e giardini sia nel centro città che in periferia. Tra i più famosi il parco di Petřín da cui si gode una magnifica vista sulla città,  ricco di attrazioni è raggiungibile a piedi o tramite una funicolare.
È anche possibile effettuare un tour della città a bordo di traghetti che vi permetteranno di osservare Praga da un'angolazione diversa e scoprire zone della città altrimenti non raggiungibili.
Praga è una città superlativa che riesce a soddisfare le esigenze dei turisti più disparati, dagli amanti dell'arte agli amanti dello sport offrendo inoltre una vita notturna eccentrica e originale.

Non mi resta che augurarvi buon viaggio e buona scoperta!!
Rispondi

Da: .....06/10/2011 09:50:06
bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb
Rispondi

Da: si vabbè06/10/2011 16:19:17
ma le corna?
non ci sono news sulle corna che si stanno producendo al corso?
si continua a darci dentro?
Rispondi

Da: viaggi intorno al mondo06/10/2011 19:30:52
Indonesia

Geografia
gilis - IndonesiaLa repubblica di Indonesia si trova nel sud-est asiatico. Le sue 17.000 isole fanno dell' Indonesia uno dei più grandi e popolati stati del mondo, che si aggira attorno ai circa 222 milioni di abitanti.
La sua capitale è Jakarta e alcune delle isole principali sono Sumatra, Giava, Sulawesi, Bali, Bangka, confini terrestri in Nuova Guinea, nel Borneo, con la Malesia e sull'isola di Timor.
Da citare le isole della Sonda, facili da raggiungere da Bali: Lombok, Flores, Sumbawa, Sumba, Komodo, Rinca; le Molucche con Ceram, Halmahera, Buru, Ambon, Ternate, Tidore, e molte altre... non sto a citarle tutte 17.000.
L'Indonesia é caratterizzata dalla sua conformazione vulcanica.

Moneta
Rupia Indonesiana (IDR)

Fuso orario
dalle + 5 ore per Sumatra e Giava, + 6 ore per Bali alle + 7 ore per l'Indonesia orientale. Attenzione in Indonesia non vige l'ora legale, quindi questi dati sono da considerarsi quando in Italia vige l'ora solare

Lingua
La lingua ufficiale è il Bahasa o indonesiano, esistono però ben 742 diverse lingue e oltre ai tantissimi dialetti.
Il turismo si concentra sopratutto sull'isola di Bali, dove la lingua ufficiale è il balinese e sull'isola di Lombok dove si parla il Sasak.
Diffusissimo è anche l'inglese, i suoi abitanti hanno avuto la possibilità di acquisirlo nel corso degli anni grazie al turismo. Non ci saranno problemi per comunicare. Nei centri più turistici di Bali quali Kuta, Ubud e Lovina incontrerete addirittura persone che saranno contente di comunicare con voi in italiano. Quindi non preoccupatevi sotto questo aspetto. Problemi li avrete se vi allontanerete dai centri turistici.

Visto di ingresso
Dal 2004 bisogna attrezzarsi di un visto, che costa 30$ USA ed è valido per un soggiorno complessivo di ben trenta giorni, è possibile fare il visto all'entrata del paese in aeroporto. In Italia, in ambasciata, avete la possibilità di richiedere un visto di 2 mesi.

Ubud - IndonesiaReligione
Musulmana, Cristiana, Induista, Buddista.
L'indonesia è un paese prettamente mussulmano, fatto eccezione di Bali, rifugio negli anni degli induisti.
Inoltre negli ultimi anni si sono diffuse diverse altre religioni.
Per questo motivo Bali risulta un'isola a sè, molto diversa in termini di cultura, architettura, usi e costumi rispetto alle altre isole indonesiane.


Vaccini
Non sono richiesti vaccini obbligatori, fate attenzione comunque a non bere l'acqua dal rubinetto e i cibi crudi, bevete soltanto bibite sigillate e rinunciate ai cibi crudi o poco cotti, lavatevi spesso le mani e lavate la frutta.

Trasporto
Non pensate di andare in indonesia e trovare tutti i servizi precisi e puntuali. Gli orari e prezzi dei mezzi pubblici cambiano repentinamente. Bali è abbastanza ben servita grazie alla richiesta turistica ma se vi addentrate nel cuore dell' indonesia e in isole poco turistiche rischierete di spendere ore ed ore per percorrere pochi chilometri. Armatevi di tanta pazienza. A Bali un mezzo alternativo, molto efficace per superare il traffico caotico e sicuramente molto conveniente è affittare un motorino. Preparatevi però a tornare a casa con i polmoni neri ed a rischiare la vita più volte. Ricordatevi che si guida a sinistra e munitevi di patente internazionale. Se vi ferma la polizia si approfitterà di voi, vedendo che siete dei turisti e vi farà pagare ben 10 euro di multa. Vedete voi se volete rischiare a non farla... ;-) Assolutamente non nolleggiate una macchina. Rischierete di passare le vacanze nel traffico.
Non pensate di fare gli sportivi noleggiando una bicicletta... sarà più il danno che farete alla vostra salute.

Clima
Abbiamo due stagioni: La stagione secca (tra Giugno e Settembre) e la stagione delle piogge, chiamata anche stagione umida (tra Ottobre e Maggio).
La temperatura è simile ovunque, non va mai sotto i 22 gradi, ma può superare leggermente i 30 gradi a seconda della stagione.
Spesso le notti sono davvero fredde, quindi non fate male portarvi qualche maglioncino.
Rispondi

Da: nepal06/10/2011 19:32:53
News: Il 27-28 maggio 2008 il Nepal è stato proclamato Repubblica federale, con voto unanime da parte della democrazia costituente (99%). La fine di un'era: crolla la monarchia che regnava sul paese himalayano da 240 anni!

Nepal: lo scalino per il paradiso!
Il Nepal confina a Nord con il Tibet (Cina) e a sud con l'India. Il suo territorio ha una superficie di solo 147.181 km² e un dislivello di più di 8000 metri, infatti a nord è delimitato dalla fantastica e unica catena dell'Himalaya mentre la parte meridionale del paese è pianeggiante!

Scalinate in Nepal, Asia Il Nepal è come una scalinata che dalla pianura del sud porta ripida e diretta sul tetto del mondo, il monte Everest che raggiunge i 8848 m è il punto più alto del paese mentre il punto piú basso tocca i -46 m sul livello del mare. Il paese si suddivide principalmente in tre zone, ognuna delle quali si estende da ovest a est:
Il Terai è il punto più basso nella parte meridionale, piuttosto paneggiante e fertile. La regione collinare , che copre circa il 64% della superfice, è la zona centrale! Questa zona resa fertile dai fiumi che attraversano le sue valli, viene "terrazzata" per permettere la coltivazione.
Infine la zona più a nord è la regione montuosa o la regione dell' Himalaya: 8 delle 10 vette piú alte del mondo si trovano qui:
Mt. Everest (8.848m), Kanchenjunga (8.586m), Lhotse (8.516m), Makalu (8.463m), Cho Oyu (8.201m), Dhaulagiri (8.167m), Manaslu (8.163m), Annapurna (8.091m)
e oltre 250 vette superano i 6000 m di altezza.

Il Nepal è una Repubblica Federale (da maggio 2008) e la sua capitale Katmandu si trova a circa 1300 metri di altezza.

Informazioni utili
Lingua: Nepali
Religione: Hinduisti 89%, Buddisti 5%, Mussulmani 3%. Il Nepal è un esempio forse unico al mondo di tolleranza religiosa, dove buddismo e induismo convivono pacificamente.
Clima: Subtropicale, monsonico. Il che significa che è caratterizzato da un periodo di pioggie che cadono abbondanti nel periodo estivo.
Moneta: Rupie
Quando viaggiare: quindi il periodo migliore per viaggiare parte da ottobre, consigliato da dicembre a febbraio!
Patan - NepalA parte Katmandu, che è il centro turistico di riferimento, Pokhara è la seconda cittá in ordine di grandezza.
Chiunque decida di fare un viaggio in Nepal non lo fará esclusivamente per godere della maestosità delle sue montagne e della bellezza della sua natura scalando l'Everest, praticando trekking o rafting, ma anche per conoscere la cultura, la storia, la singolarità e l'accoglienza del popolo di questo affascinante paese.

Il Nepal da emozioni forti, un paese del terzo mondo se non quarto ... uno dei paesi piú poveri al mondo, tra l'altro da anni è in corso una guerriglia interna tra i Maoisti (popolazione che vive nelle montagne che segue la parola di Mao Tze Tung e lo stato monarchico).
Anche se la situazione negli ultimi mesi è migliorata per l'entrata in parlamento di rappresentanti del partito maoista (comunisti), la situazione è piuttosto difficile, e un viaggio in questo paese, puó comportare dei disguidi e rischi... Molte volte ci sono coprifuochi, il che significa che dopo un certo orario non si puó uscire dalla cittá, per esempio. Anche se i turisti, normalmente sono esclusi da questi obblighi, si consiglia di informarsi sulla situazione prima di viaggiare in questo paese!



Da visitare:
Scalinate in Nepal, AsiaSwayambunath il "Tempio delle scimmie" situato sulla collina sopra la cittá di Katmandu.

Pashupatinath: luogo sacro dedicato alla dea Shiva. Qua si incontra un templio, i Sadhu, fedeli e tante scimmie ...
Lungo le gradinate del fiume non è difficile assistere a una o più cremazioni:
vengono poste le pire funerarie con il defunto e celebrato il funerale bruciando il corpo, cosí che le ceneri vengono trasportate dal fiume fino al sacro Gange.
Se si assiste a questa cerimonia è opportuno tenere una certa discrezione, mantenere una certa distanza e non scattare foto o riprendere con la telecamera!

Vedi le foto del Tempio di Pashupatinath

Boudah - Nepal
Non lontano si puó raggiongere a piedi il Bodnath.
Il piú grande e importante Stupa buddista nepalese. Di immensa bellezza attira pellegrini da tutto il Nepal e Tibet.

A pochi chilometri dalla capitale si trova la cittá di Patan nella valle di Katmandu, ricca di storia e monumenti si respira un'aria irreale quasi fiabesca.

Da visitare:
Durbar Square - Patan Durbar Parking Lot - Hiranya Varna Mahaa Vihar, il tempio di mille Budda - Kumbeshwar Tempel.
Rispondi

Da: Qatar06/10/2011 19:40:31

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Qatar
Qatar - Bandiera     Qatar - Stemma
(dettagli)     (dettagli)

Qatar - Localizzazione
Dati amministrativi
Nome completo     Qatar
Nome ufficiale     دولة قطر
Dawlat Qatar
Lingue ufficiali     arabo
Capitale     Doha  (370.000 ab. /  )
Politica
Forma di governo     Monarchia assoluta (Emirato)
Capo di Stato     Emiro Hamad bin Khalifa Al Thani
Capo di Governo     
Indipendenza     3 settembre 1971 dal Regno Unito
Ingresso nell'ONU     21 settembre 1971
Superficie
Totale     11.000 km² (162º)
% delle acque     trascurabile
Popolazione
Totale     1.696.563 ab. (2010) (148º)
Densità     154 ab./km²
Geografia
Continente     Asia
Fuso orario     UTC +3
Economia
Valuta     Riyal (QR) (100 dirham)
PIL (PPA)     94.249 milioni di $  (66º)
PIL pro capite (PPA)     86.008 $  (2008)  (1º)
ISU (2007)     0,910 (molto alto) (33º)
Varie
TLD     .qa
Prefisso tel.     +974
Sigla autom.     Q
Inno nazionale     As Salam al Amiri
Festa nazionale     
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Doha, capitale del Qatar

Lo Stato del Qatar ( قطر ) è un emirato del Medio Oriente. Situato in una piccola penisola della ben più grande penisola arabica, confina a sud con l'Arabia Saudita ed è per il resto circondato dal golfo Persico.
Indice
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    1 Storia
    2 Geografia
    3 Suddivisioni
    4 Clima
    5 Economia
    6 Trasporti
    7 Politica
    8 Sport
    9 Voci correlate
    10 Altri progetti
    11 Collegamenti esterni
    12 Note

Storia [modifica]

Il Qatar è uno dei vari emirati sorti nel XX secolo nella penisola arabica. Dopo essere stato dominato per migliaia di anni dai persiani e, più recentemente, dal Bahrain, dagli ottomani e dai britannici, diventò indipendente il 3 settembre 1971. Diversamente dalla maggior parte dei vicini emirati, il Qatar ha rifiutato di diventare parte dell'Arabia Saudita o degli Emirati Arabi Uniti. Il Qatar, che durante gli anni Ottanta aveva sostenuto lo sforzo bellico dell'Iraq nella guerra Iran-Iraq, nel 1991 si oppose all'invasione irachena del Kuwait e si schierò al fianco delle forze che combatterono l'Iraq nella guerra del Golfo. Le dispute territoriali con l'Arabia Saudita del settembre 1992 misero in crisi le tradizionalmente buone relazioni tra i due paesi, che raggiunsero un accordo nel maggio 1993. Il 27 giugno 1995 l'erede al trono, Hamad bin Khalifa Al Thani, depose suo padre Khalifa bin Hamad Al Thani, e avviò una politica di apertura verso l'Iran, l'Iraq e Israele. Nel marzo 2001 la Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite ha riconosciuto allo stato del Bahrein la sovranità sulle isole Hawar, reclamate dal Qatar, risolvendo una disputa che si protraeva da decenni.
Geografia [modifica]

Il Qatar è una regione brulla e rocciosa con ricchi giacimenti di petrolio e di gas naturale. Per quanto riguarda le derrate alimentari deve fare affidamento, quasi completamente, sulle importazioni, in quanto la superficie messa a coltura è ridottissima, e l'acqua molto scarsa poiché le falde freatiche sono inutilizzabili a causa dell'alto contenuto di minerali. La desalinizzazione dell'acqua marina costituisce l'unico rimedio alla mancanza di risorse idriche. Il governo ha ratificato accordi internazionali sull'ambiente in materie di biodiversità, desertificazione e protezione dell'ozonosfera.
Suddivisioni [modifica]
Exquisite-kfind.png     Per approfondire, vedi la voce Municipalità del Qatar.
Qatar governorates numbered english.png

Il Qatar è suddiviso in 10 municipalità (arabo: baladiyah, occasionalmente tradotto anche governatorati o province):

    Ad Dawhah
    Al Ghuwariyah
    Al Jumaliyah
    Al Khawr
    Al Wakrah
    Ar Rayyan
    Jariyan al Batnah
    Ash Shamal
    Umm Salal
    Mesaieed


Clima [modifica]
Questa voce è da wikificare
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Il Qatar presenta un clima desertico (poichè ha scarsissime piogge, quasi esclusivamente d'inverno) anche se tremendamente afoso nel lungo periodo che và dalla tarda primavera al prima metà dell'autunno. Le temperature medie massime giornaliere nel clou (per almeno 1 mese e mezzo o 2) raggiungono e oltrepassano i 44-45 gradi, percepiti spesso come 46-47 e talora poco oltre, nelle ore centrali. Di sera non và molto meglio, se la temperatura diminuisce di diversi gradi, aumenta l'umidità relativa che comunemente rende le notti assolutamente sgradevoli con 37-38 gradi percepiti (a fronte di 31 reali) anche dopo la mezzanotte. La ragione della forte umidità è da ricercarsi nell'evaporazione delle acque del Golfo Persico causata dall'intensità dei raggi solari e di rimando anche dalle altissime temperature. D'inverno il clima è secco in termini di U.r. e facilmente apprezzabile, con 22-23 gradi nelle massime.
Economia [modifica]

La principale risorsa economica è rappresentata dal petrolio su cui si basa la ricchezza del paese. I primi giacimenti furono scoperti negli anni Quaranta e la commercializzazione del greggio ebbe inizio dieci anni dopo. Nel 1974 il governo fondò la Qatar General Petroleum Corporation, ente deputato al controllo delle risorse petrolifere, precedentemente gestite da compagnie occidentali. Il Qatar è membro dell'Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (OPEC). Un'ulteriore risorsa è costituita inoltre dai giacimenti di gas naturale; infatti, a North West Dome si trovano i più grandi depositi del mondo di gas naturale non associato al petrolio. Nel 1998 il prodotto interno lordo del paese è stato di 9.243 milioni di dollari USA, corrispondente a un PIL di 12.830 dollari USA pro capite.

Il settore agricolo ha rilevanza solo a livello locale e impiega circa il 3% della forza lavoro. Sono allo studio progetti volti a migliorare i sistemi irrigui e ad aumentare la produzione agricola per garantire l'autosufficienza alimentare, raggiunta alla fine degli anni novanta solo per frutta e ortaggi. Il settore più importante resta comunque quello della pastorizia (si allevano perlopiù capre, pecore, cammelli e bovini). Di rilievo è inoltre la pesca che riesce a soddisfare completamente il fabbisogno interno, garantendo anche eccedenze per l'esportazione. Il governo utilizza le entrate valutarie ottenute dalle concessioni petrolifere per finanziare lo sviluppo industriale del paese. Oltre a effettuare la raffinazione del petrolio, le industrie manifatturiere più importanti producono cemento, fertilizzanti e acciaio. L'unità monetaria è il riyal del Qatar, suddiviso in 100 dirham. L'istituto centrale di emissione è la Qatar Monetary Agency. Il commercio estero si svolge principalmente con Giappone, Regno Unito, Stati Uniti e Germania e per circa il 90% riguarda petrolio e prodotti da esso derivati.

Dal 1997 l'emirato dispone di un proprio mercato azionario, il Doha Securities Market.
Trasporti [modifica]

Il paese non ha alcuna rete ferroviaria, ma le comunicazioni interne sono assicurate da circa 1.230 km di strade, al 79% asfaltate. I programmi governativi prevedono lo sviluppo della rete stradale attraverso investimenti delle entrate petrolifere. Le comunicazioni aeree sono assicurate dall'Aeroporto Internazionale di Doha. La compagnia aerea di bandiera, Qatar Airways, è stata insignita del prestigioso status di "Five Star Airline" dalla Skytrax, una compagnia di ricerca e statistica per le aerolinee commerciali.
Politica [modifica]

Il Qatar è una monarchia assoluta, retta dalla famiglia reale Al Thani, alla quale appartiene circa il 40% della popolazione autoctona. Secondo la costituzione del 1970, il potere esecutivo viene esercitato dal Consiglio dei ministri (Shura), i cui membri vengono nominati dal capo di stato, l'emiro, che svolge anche le funzioni di capo del governo. Il sistema giudiziario è composto da corti civili e penali; le corti, amministrate secondo la legge islamica della Shari'a, sono dotate di giurisdizione limitata. Per le spese militari viene stanziato circa un quarto del bilancio dello stato.
Sport [modifica]

Il Qatar si è qualificato ai Mondiali di basket 2006.

In Qatar si svolge anche una gara del motomondiale, sul Circuito di Losail costruito nel 2004.

Il 2 dicembre 2010 la FIFA ha designato il Qatar come nazione ospitante dei Campionato mondiale di calcio 2022[1]. Pertanto la Nazionale di calcio del Qatar, che non aveva mai partecipato ad un mondiale, nel 2022 sarà qualificata di diritto.

Dal 2002 si corre ogni anno nel mese di febbraio il Giro Ciclistico del Qatar (corsa a tappe di 4 giorni), che è ormai un punto di riferimento di alto spessore internazionale di inizio stagione, il corridore a vantare il maggiore numero di successi in questa competizione è il belga ex campione del mondo Tom Boonen (2006, 2008, 2009), tra i vincitori figura anche il corridore italiano Alberto Loddo (2003).
Rispondi

Da: P. C.06/10/2011 19:55:58
Paulo Coelho (Rio de Janeiro, 24 agosto 1947) è uno scrittore e poeta brasiliano.
Indice
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    * 1 Biografia
          o 1.1 Altre attività
    * 2 Le opere
    * 3 Bibliografia italiana
    * 4 Altri progetti
    * 5 Collegamenti esterni

Biografia [modifica]

Nato a Rio De Janeiro il 24 agosto 1947 da una famiglia borghese di origini portoghesi residente nel quartiere residenziale di Botafogo, Coelho sin da giovanissimo mostra una vocazione artistica ed una sensibilità fuori dal comune. Iscritto alla Scuola Gesuita San Ferdinando, mal ne sopporta le regole, soprattutto l'imposizione della preghiera, pur scoprendo qui la propria vocazione letteraria: il suo primo premio letterario fu vinto infatti in un concorso scolastico di poesia.

Il suo rifiuto per ogni regola di comportamento che gli venga imposta lo porta a contrasti enormi con la madre, a detta di Coelho, fu lei che lo fece ricoverare in un ospedale psichiatrico nel 1965 e nel 1966, convinta che le ribellioni del figlio fossero da imputare a una malattia mentale. In un successivo ricovero, nel 1967, lo scrittore fu sottoposto a elettroshock in quanto, egli narra, voleva avvicinarsi al teatro, allora reputato fucina di perversioni ed immoralità dalla borghesia brasiliana.

Dopo un breve periodo in cui si dedicò agli studi di economia, per assecondare i voleri del padre, nel 1970 li abbandonerà per poi partire, nei successivi due anni, alla scoperta del mondo; questo tanto per soddisfare il proprio bisogno di esperienze - complice la sua completa immersione nella cultura Hippie del periodo e l'uso di droghe - quanto per evitare il rischio di venire internato nuovamente. Nel 1971 conoscerà Raul Seixas, poeta ribelle, di cui scriverà le presentazioni delle tre opere pubblicate tra il 1973 e il 1976.

Con Seixas si unirà anche alla Società Alternativa, organizzazione anticapitalista dedita a pratiche di magia nera, e pubblicherà una serie di strisce satiriche a fumetti; questo li porterà, nel 1974, ad essere arrestati come sovversivi dalla dittatura brasiliana. Dopo l'incarcerazione ufficiale, Coelho ne subì una ufficiosa: fu rapito dai militari, trattenuto in una caserma e torturato per vari giorni, fino a quando non riuscì a convincerli di essere pazzo - e quindi liberato.

Profondamente segnato da quest'esperienza, abbandonerà l'attivismo politico e partirà per Parigi, nel 1980, con sua moglie. Vi resterà un solo anno, per poi tornare in Brasile, trovare un lavoro provvisorio presso una televisione locale e divorziare. Nel 1979 reincontra una sua vecchia amica, Christina Oiticica, che in seguito diventerà la sua seconda moglie.
Altre attività [modifica]

Nel settembre 2007, l' ONU ha nominato Paulo Coelho come il nuovo messaggero della pace a fianco della principessa giordana Haya, del maestro argentino-israeliano Daniel Barenboim e della violinista giapponese Midori Goto. L'annuncio è stato fatto durante la cerimonia di commemorazione della Giornata Internazionale della Pace nella sede dell'Onu a New York. Lui ha detto: "Accetto questa meravigliosa responsabilitá e mi prefiggo di fare il massimo per migliorare questa e la prossima generazione". Tutti i messaggeri della pace sono presentati personalmente dal segretario generale delle Nazioni Unite, con base nel loro lavoro in campi come l'arte plastica, la letteratura e lo sport e il suo compromesso con gli obiettivi dell'ONU

Coelho è stato testimonial di uno spot televisivo della serie notebook HP.
Le opere [modifica]

Successivamente in Olanda venne in contatto con una persona (il "J" personaggio dei libri As Valkyrias e Il Cammino di Santiago, menzionato nella dedica de L'alchimista ("A J., Alchimista, che conosce ed utilizza i segreti della Grande Opera") e di cui parla nel Guerriero della Luce online) che ha cambiato la sua vita e ricondotto verso la cristianità; Nel libro "Il Cammino di Santiago" afferma di essere diventato membro di un gruppo cattolico denominato RAM (Regnus Agnus Mundi), con J. come suo Maestro. Tuttavia, l'esistenza del gruppo e il nome latino è incerta poiché i suoi libri sono l'unica fonte. Intraprese nel 1986 il Cammino di Santiago, un pellegrinaggio la cui rotta risale al medioevo.
Paulo Coelho a Milano, nel 2000, alla presentazione di Veronika decide di morire

L'anno dopo pubblica il suo primo libro su questa esperienza, O diario de um mago (edito in Italia nel 2001 con il titolo Il Cammino di Santiago). In questo libro si trovano le prime tracce di quello che sarà il tema ricorrente della sua produzione: lo straordinario risiede nel cammino delle persone comuni.

Il successo del libro lo spingerà a scrivere L'alchimista, la sua opera di maggior successo. Il libro vende appena 900 copie nella sua prima edizione, per poi esplodere nel 1990; L'alchimista è stato finora il libro di maggior successo mai scritto in lingua portoghese, giungendo anche ad essere inserito nel Guinness dei primati.

Nel 1994 Coelho pubblicherà poi Sulla sponda del fiume Piedra mi sono seduta e ho pianto; nel 1996 seguirà Monte cinque; nel 1997 sarà la volta de Il manuale del guerriero della luce, una raccolta di pensieri filosofici estrapolati dai suoi precedenti lavori.

Con Veronika decide di morire (1998) e Il diavolo e la signorina Prym (2000) chiuderà la trilogia "e nel settimo giorno ..." iniziata con Sulla sponda del fiume Piedra mi sono seduta e ho pianto; i tre libri parlano di una settimana nella vita di tre persone comuni, costrette a confrontarsi con l'amore, la morte e il potere in questo breve lasso di tempo e dover decidere del futuro della propria vita.

Nel 2000 sarà la volta de Le confessioni del pellegrino, a cui seguirà Undici minuti (2003)

Il 2005 è l'anno de Lo Zahir, un grande successo editoriale.

Il 2006 è l'anno de Sono come il fiume che scorre, Pensieri e riflessioni 1998-2005 (2006), è una raccolta di aneddoti, idee e autoriflessioni che lo scrittore compie traendo spunto dal suo ricco corpus letterario.

Nel 2006 viene anche pubblicato Sfide-Agenda 2007 un' agenda dove all'interno è possibile trovare giorno per giorno le citazioni più belle di Coelho. Le sue opere, pubblicate in più di centocinquanta paesi e tradotte in sessantuno lingue, hanno venduto oltre 130.000.000 di copie.

All'inizio di maggio del 2007 viene pubblicato in Italia La Strega di Portobello (A bruxa de Portobello). Quest'ultimo libro racconta la storia di Athena narrata da più voci raccolte dall'autore brasiliano.

Il 24 settembre 2008 viene pubblicato in Italia Brida (Brida), risalente in realtà al 1990 ma mai tradotto prima.

Il 2009 è l'anno de Il vincitore è solo.

Il 2010 è l'anno de Le valchirie.

Il 2011 è l'anno de Aleph.
Bibliografia italiana [modifica]

    * Il cammino di Santiago (O diario de um mago) (1987)
    * L'alchimista (O Alquimista) (1988)
    * Sulla sponda del fiume Piedra mi sono seduta e ho pianto (Na margem do rio Piedra eu sentei e chorei) (1994)
    * Monte Cinque (O Monte Cinco) (1996)
    * L'alchimista illustrato (L'alchimista - Edizione illustrata) (1996)
    * Manuale del guerriero della luce (O manual do guerreiro da luz) (1997)
    * Veronika decide di morire (Veronika decide morrer) (1999)
    * Il diavolo e la signorina Prym (O demonio e a srta Prym) (2000)
    * Le confessioni del pellegrino (2000)
    * Undici minuti (Onze minutos) (2003)
    * Life (2004)
    * Viaggi. Diario giornaliero (2004)
    * Paulo Coelho si racconta sul cammino di Santiago (DVD più libro) (2004)
    * Lo Zahir (O Zahir) (2005)
    * Alchimia- Agenda (2005)
    * Sono come il fiume che scorre Pensieri e riflessioni 1998-2005 (2006)
    * Sfide - Agenda 2007 (2006)
    * Henry Drummond. Il dono supremo (2007)
    * La Strega di Portobello (A bruxa de Portobello) (2007)
    * Enigma- Agenda 2008 (Enigma 2008) (2007)
    * Gioia- Agenda 2009 (Alegria 2009) (2008)
    * Brida (2008) (Brida) (1990)
    * Il vincitore è solo (2009) (O vencedor está só) (2008)
    * Ispirazioni - Agenda 2010 (Inspiraçao 2010) (2009)
    * Amore (2010)
    * Le Valchirie (2010) (As Valkírias) (1992)
    * Saggezza - Agenda 2011
    * Aleph
Rispondi

Da: Paulo Coelho06/10/2011 19:57:48
    Chi ama aspettandosi qualcosa in cambio perde il suo tempo.
Rispondi

Da: Legge di Murphy06/10/2011 19:59:34
Quando una macchina è dotata di intelligenza artificiale significa che può prevedere in quale momento della giornata deve andare in tilt per ottimizzare il livello di stress del utente finale.
Rispondi

Da: Legge di Murphy_106/10/2011 20:00:36
Il giorno che decidi di fare una cosa, puoi stare tranquillo che c'è qualcosa di imprevisto che ti aspetta per farti rimandare i tuoi buoni propositi.
Rispondi

Da: Legge di Murphy_206/10/2011 20:01:41
Più la password impostata è facile...
Più ci si sente ridicoli quando la si deve comunicare a qualcuno...

Più la password è complessa...
Meno sono le probabilità di ricordarsela...

Osservazione:
In ogni caso, si finisce per scriverla in chiaro su un post-it nascosto sotto la tastiera...

Conclusione:
Se la password è complessa, e riesci a ricordartela e non hai messo nessun post-it sotto la tastiera, subirai comunque un furto d'identità digitale grazie ad un Virus trasmesso al tuo pc quando il tuo collega di lavoro ha collegato il suo mp3 infestato per caricarlo mentre eri in bagno...
Rispondi

Da: E.M.06/10/2011 20:03:14
Edward Regan Murphy (New York, 3 aprile 1961) è un attore, comico, doppiatore e cantante statunitense.
Indice
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    * 1 Biografia
    * 2 Vita privata
    * 3 Filmografia
          o 3.1 Attore
          o 3.2 Doppiatore
                + 3.2.1 Film
                + 3.2.2 Videogiochi
          o 3.3 Apparizioni televisive
    * 4 Doppiatori italiani
    * 5 Discografia
          o 5.1 Studio
          o 5.2 Raccolte
    * 6 Note
    * 7 Altri progetti
    * 8 Collegamenti esterni

Biografia [modifica]
Eddie Murphy in un'immagine del 1988.

Iniziò la sua carriera di attore all'età di 19 anni, nello show televisivo della NBC Saturday Night Live, subito dopo il diploma alla Roosevelt Junior-Senior High School. Secondo una delle autrici del programma, Margaret Oberman, Murphy e Bill Murray sono stati i due artisti di maggior talento nella storia dello show. Murphy lasciò il programma a metà della stagione 1983-1984. In seguito partecipò a molte commedie come quelle della serie Beverly Hills Cop, per le quali ricevette la nomination per il Golden Globe come miglior attore in una commedia per tre anni consecutivi.

Murphy è anche un apprezzato doppiatore, ed ha prestato la voce, tra gli altri, a Ciuchino, l'asino dei film Shrek, e al dragone Mushu, nel film d'animazione della Walt Disney Pictures Mulan.

Nel 1992 partecipa al video di Michael Jackson "Remember the time", dove interpreta il ruolo del Faraone, mentre nel 1993 pubblica un album per scopi umanitari, "Love's alright" e nel singolo Whatzupwitu canta insieme a Michael Jackson. In molti dei suoi film ha avuto più di un ruolo, oltre a quello del protagonista. Ad esempio ne Il professore matto (1996), il remake del film di Jerry Lewis Le folli notti del dottor Jerryll, nel quale Murphy interpreta diversi membri della famiglia Klump, oltre a Sherman Klump/Buddy Love, e ne La famiglia del professore matto assieme a Janet Jackson, nel 2000.

Avendolo doppiato in tutti i film, Tonino Accolla detiene un record battuto da pochi attori nella storia del doppiaggio italiano.

Dopo 3 anni di solo doppiaggio, Eddie Murphy tornerà alla grande con il musical Dreamgirls, interpretando il cantante James "Thunder" Early, con cui riceverà la sua prima nomination agli Oscar come miglior attore non protagonista, ma gli verrà preferito a sorpresa Alan Arkin di Little Miss Sunshine. In compenso si può consolare con la sua prima vittoria ai Golden Globe, dopo 4 nomination andate a vuoto.

Il 26 febbraio 2012 presenterà la 84esima edizione dei Premi Oscar.[1]
Vita privata [modifica]
La stella di Eddie Murphy sulla Hollywood Walk of Fame.

Iniziò una lunga e romantica relazione con Nicole Mitchell, dopo il loro incontro nel 1988. Dopo un anno e mezzo di convivenza si sposarono al Grand Ballroom del The Plaza Hotel in New York City, il 18 marzo del 1993. Hanno avuto 5 figli ma ad agosto del 2005, Nicole chiese ufficialmente il divorzio, per differenze inconciliabili, ottenendolo definitivamente il 17 aprile del 2006.

Il 2 maggio del 1997 alle 4:45 del mattino Eddie fa salire in macchina una prostituta transessuale, Atisone Seiuli, alias Shalimar, alla Santa Monica Boulevard in West Hollywood. L'area era all'interno di una zona in cui erano in atto dei provvedimenti contro la prostituzione, per ordine dello sceriffo di Los Angeles. Una pattuglia ha fatto accostare la macchina di Eddie, ha arrestato i suoi passeggeri, e rilasciato Murphy.

Dopo il divorzio dalla Mitchell, ha frequentato Melanie Brown, la quale ad aprile dà alla luce la piccola Angel, proprio il giorno del quarantaseiesimo compleanno dell'attore. Mel B sostiene che il padre è proprio Murphy, il quale richiederà un test del DNA per fugare ogni dubbio. Il 22 giugno 2007 i legali di Mel B annunciano sul giornale People che i risultati del test del DNA hanno confermato la paternità di Murphy.

Agli inizi del mese di agosto del 2007 Murphy riconosce la figlia dell'ex membro delle Spice Girls, Melanie Brown, che alla fine del mese di luglio aveva citato in giudizio l'attore[2].

Il 1º gennaio 2008 Eddie sposa Tracey Edmonds, ex moglie di Kenny "Babyface" Edmonds, con una cerimonia privata al largo di Bora Bora, un'isola del Pacifico a circa 230 km da Tahiti. Decidono però di non far riconoscere il matrimonio negli Stati Uniti ottenendo così di fatto la separazione.

È il fratello minore dell'attore Charlie Murphy.
Filmografia [modifica]
Attore [modifica]

    * 48 ore (48 Hrs.) (1982)
    * Una poltrona per due (Trading Places) (1983)
    * Beverly Hills Cop - Un piedipiatti a Beverly Hills (Beverly Hills Cop) (1984)
    * La miglior difesa è... la fuga (Best Defense) (1984)
    * Il bambino d'oro (The Golden Child) (1986)
    * Beverly Hills Cop II - Un piedipiatti a Beverly Hills II ( Beverly Hills Cop II) (1987)
    * Nudo e crudo (Eddie Murphy Raw) (1987)
    * Il principe cerca moglie (Coming to America) (1988)
    * Harlem Nights (1989)
    * Ancora 48 ore (Another 48 Hrs.) (1990)
    * Il distinto gentiluomo (The Distinguished Gentleman) (1992)
    * Il principe delle donne (Boomerang) (1992)
    * Beverly Hills Cop III - Un piedipiatti a Beverly Hills III (Beverly Hills Cop III) (1994)
    * Vampiro a Brooklyn (Vampire in Brooklyn) (1995)
    * Il professore matto (The Nutty Professor) (1996)
    * Uno sbirro tuttofare (Metro) (1997)
    * Il dottor Dolittle (Dr. Dolittle) (1997)
    * Il genio (Holy Man) (1998)
    * Bowfinger (1999)
    * Life (1999)
    * La famiglia del professore matto (Nutty Professor II: The Klumps) (2000)
    * Il dottor Dolittle 2 (Dr. Dolittle 2) (2001)
    * Le spie (I Spy) (2002)
    * Pluto Nash (The Adventures of Pluto Nash) (2002)
    * Showtime (2002)
    * L'asilo dei papà (Daddy Day Care) (2003)
    * La casa dei fantasmi (The Haunted Mansion) (2003)
    * Dreamgirls (2006)
    * Norbit (2007)
    * Piacere Dave (Meet Dave) (2008)
    * Immagina che (Imagine That) (2009)
    * Tower Heist - Colpo ad alto livello (Tower Heist), regia di Brett Ratner (2011)

Doppiatore [modifica]
Film [modifica]

    * Mulan, (anno 1998, regia di Tony Bancroft e Barry Cook), nel ruolo di Mushu.
    * Shrek (2001, regia di Andrew Adamson e Vicky Jenson), nel ruolo di Ciuchino.
    * Shrek 4-D (cortometraggio di Simon J. Smith del 2003), nel ruolo di Ciuchino.
    * Shrek 2 (2004, regia di Andrew Adamson, Kelly Asbury e Conrad Vernon), nel ruolo di Ciuchino.
    * Shrek terzo (Shrek the Third, anno 2007, regia di Raman Hui e Chris Miller), nel ruolo di Ciuchino.
    * Shrekkati per le feste (Shrek the Halls, cortometraggio del 2007, regia di Gary Trousdale), nel ruolo di Ciuchino.
    * Shrek e vissero felici e contenti (Shrek Forever After, anno 2010, regia di Mike Mitchell), nel ruolo di Ciuchino.

Videogiochi [modifica]

    * Kingdom Hearts II (riprende il ruolo di Mushu).

Apparizioni televisive [modifica]

    * Saturday Night Live (1980-1984)
    * The PJ's (1999-2001)

Doppiatori italiani [modifica]

    * Tonino Accolla in: 48 ore, Ancora 48 ore, Una poltrona per due, La miglior difesa è... la fuga, Nudo e crudo, Beverly Hills Cop - Un piedipiatti a Beverly Hills, Beverly Hills Cop II - Un piedipiatti a Beverly Hills II, Beverly Hills Cop III - Un piedipiatti a Beverly Hills III, Il bambino d'oro, Il principe cerca moglie, Harlem Nights, Il principe delle donne, Il distinto gentiluomo, Vampiro a Brooklyn, Il professore matto, La famiglia del professore matto, Uno sbirro tuttofare, Il dottor Dolittle, Il dottor Dolittle 2, Il genio, Life, Bowfinger, Showtime, Pluto Nash, Le spie, L'asilo dei papà, La casa dei fantasmi, Dreamgirls, Norbit, Piacere Dave, Immagina che

    * Sandro Acerbo nel trailer di Tower Heist - Colpo ad alto livello

Da doppiatore la sua voce è sostituita da:

    * Nanni Baldini in: Shrek, Shrek 2, Shrek terzo, Shrek 4-D, Shrekkati per le feste, Shrek e vissero felici e contenti
    * Enrico Papi in: Mulan

Discografia [modifica]
Studio [modifica]

    * Eddie Murphy (1982)
    * Comedian (1983)
    * How Could It Be (1985)
    * So Happy (1987)
    * Love's Alright (1992)
    * All I "$%*@**" Know (1998)

Raccolte [modifica]

    * Greatest Comedy Hits (1997)
Rispondi

Da: nanni moretti vita ed opere07/10/2011 18:15:55
Giovanni Moretti, detto Nanni (Brunico, 19 agosto 1953), è un regista, sceneggiatore, attore e produttore cinematografico italiano.

Le sue opere sono caratterizzate inizialmente da una visione, in chiave ironica e sarcastica, dei luoghi comuni e delle problematiche del mondo giovanile del tempo, per poi indirizzarsi verso una critica più sostanziale della società italiana e dei suoi costumi.

Indice
1 Vita privata
2 Biografia
2.1 Gli inizi negli anni Settanta
2.2 Anni Ottanta
2.3 Gli anni novanta e l'impegno politico
2.4 Dalla Palma d'Oro di Cannes ad oggi
2.5 Cast ricorrente
3 Filmografia
3.1 Regista, attore e produttore
3.2 Attore
3.3 Produttore
4 Film citati
5 Riconoscimenti
6 Note
7 Bibliografia
8 Altri progetti
9 Collegamenti esterni


Vita privata  [modifica]
È stato il compagno di Silvia Nono, figlia del noto compositore di musica contemporanea Luigi Nono e sorella della pittrice Serena. Da Silvia Nono, Nanni Moretti ha avuto nel 1996 il figlio Pietro.

Biografia  [modifica]
Nasce a Brunico, in provincia di Bolzano, dove la famiglia è in vacanze estive, da genitori entrambi insegnanti: la madre Agata Apicella, professoressa di lettere al liceo classico, e il padre Luigi, docente universitario di epigrafia greca. Il fratello maggiore Franco è invece docente di letteratura comparata. Trascorre la sua infanzia a Roma e fin da adolescente inizia a curare le sue due grandi passioni: la pallanuoto, nella quale si mette in mostra per le sue doti come tesserato con la S.S. Lazio Nuoto, e il cinema.

Gli inizi negli anni Settanta  [modifica]
Dopo aver studiato al liceo classico Luciano Manara a Roma e iniziato a frequentare il DAMS di Bologna, nel 1973 gira il cortometraggio La sconfitta, con una cinepresa super 8 acquistata vendendo la sua collezione di francobolli; il film rivisita in chiave comica la crisi di un ex-militante sessantottino. A questa prima opera seguirà un secondo cortometraggio, Pâté de bourgeois, nel quale sono trattate alcune storie di amici e di una coppia in crisi (il titolo è un gioco di parole in francese tra paté de foie gras (piatto di fegato grasso) ed épater les bourgeois (che significa "sorprendere i borghesi"). In quegli anni è iscritto al Cineclub Roma Sud insieme a molti altri futuri professionisti del giornalismo, della sceneggiatura o della regia tra i quali Andrea Garibaldi e Marco Di Tillo.


Nanni Moretti nel film Padre padrone del 1977Nel 1974 gira il mediometraggio Come parli frate?, parodia de I promessi sposi, in cui interpreta il personaggio di Don Rodrigo. Nel dicembre del 1976 esce Io sono un autarchico, suo primo lungometraggio, girato ancora in super 8, nel quale appare per la prima volta il personaggio di Michele Apicella (il cognome è quello della madre di Moretti) da lui poi interpretato in altri quattro film. Io sono un autarchico ottiene un buon successo di pubblico, rimanendo in programmazione per molto tempo al Filmstudio di Roma. Il film è successivamente ristampato in 16 mm e proiettato in altri cineclub romani, e a Berlino e Parigi in occasione dei rispettivi festival cinematografici, iniziando a suscitare l'interesse di alcuni critici (tra cui Alberto Moravia, su L'espresso del 9 gennaio 1977).

Nel 1977 riesce a farsi notare dai registi Paolo e Vittorio Taviani, che gli offrono una parte nel film Padre padrone: è il commilitone del pastore Ledda, quello che più di ogni altro lo spinge a mettersi a studiare.

L'8 marzo 1978 esce a Roma Ecce bombo, il suo primo prodotto professionale. Il film, girato in 16 mm e - fatto raro per l'epoca - in presa diretta, viene presentato in concorso al Festival di Cannes e raggiunge un inaspettato successo di pubblico (costato 180 milioni di lire, incassa 2 miliardi), imponendo l'autore all'attenzione della critica. Il film scatena una controversia con quello che è forse l'icona del cinema italiano, Alberto Sordi. In una scena ormai divenuta celebre Moretti attacca duramente Sordi per non aver mai preso posizione politica e aver sempre rappresentato in tutti i suoi film un certo qualunquismo. I due, molti anni dopo, si ritrovarono alla premiazione per il David di Donatello a dover dividere lo stesso palco, con un visibile e comprensibile imbarazzo.

Anni Ottanta  [modifica]

Nanni Moretti al Giffoni Film Festival, nel 1986Nel 1981 esce Sogni d'oro, il primo film girato in 35 mm, con il quale Moretti partecipa alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia ottenendo il Leone d'Argento - Gran Premio della giuria, ma che non raccoglie lo stesso successo di pubblico dei due film precedenti.

Nel 1984 esce Bianca, il cui soggetto propone, oltre agli elementi tipici dei film di Moretti, anche un intreccio da film giallo. Nel 1985 è la volta di La messa è finita in cui Moretti, smessi i panni di Michele Apicella, veste quelli del prete don Giulio; il film, che si avvale della presenza di ineccepibili comprimari come Marco Messeri e Ferruccio De Ceresa, si aggiudica l'Orso d'argento al Festival di Berlino del 1986.

Nel 1987 fonda con Angelo Barbagallo la Sacher Film, casa di produzione cinematografica, con l'intento di dare spazio ad un cinema impegnato realizzato da autori nuovi. Il nome si ispira ad uno dei suoi dolci preferiti, la Sacher-Torte, citata prima in Sogni d'oro e poi nel film Bianca, nel quale Michele Apicella durante una cena apostrofa uno dei commensali che afferma di non conoscere la Sacher torte con la frase divenuta famosa: "Continuiamo così, facciamoci del male!"

Sempre nello stesso anno, la Sacher Film produce il suo primo film, il riuscito Notte italiana, con la regia di Carlo Mazzacurati e con Marco Messeri protagonista. Nel 1988 è la volta di Domani accadrà di Daniele Luchetti, nel quale Moretti interpreta una piccola parte.

Nel 1989 Moretti gira Palombella rossa, film nel quale i contenuti politici non appaiono più sottintesi, ma costituiscono una parte integrante della storia; nel titolo si fa riferimento alla palombella, termine usato nel gioco della pallanuoto per indicare un tiro analogo al pallonetto nel gioco del calcio. Nel film inserisce alcuni spezzoni tratti dal suo primo cortometraggio (La sconfitta).

Gli anni novanta e l'impegno politico  [modifica]

Nanni Moretti al Festival di Cannes del 1999Nel 1990 realizza un mediometraggio sotto forma di documentario, La Cosa (il titolo fa riferimento alla definizione di Achille Occhetto del futuro organo politico derivante dalla trasformazione del Partito Comunista Italiano). Il documentario, girato in 16 mm e andato in onda sulla RAI e in poche sale scelte[1] illustra il dibattito interno tra i militanti comunisti nell'ambito della rifondazione del Partito. Nel 1991 partecipa come co-protagonista al film Il portaborse di Daniele Luchetti, dove interpreta l'infame ministro Cesare Botero. Il film "ottiene un grande successo anche per i riferimenti alla situazione politica italiana del momento"[1].

Nello stesso anno prende in gestione e fa ristrutturare una vecchia sala cinematografica nel quartiere romano di Trastevere, il Nuovo Cinema, con l'intenzione di creare uno spazio di nuovo tipo nell'ambito delle sale cinematografiche (proiezione di prodotti impegnati, centro dibattiti, libreria a tema, ecc.). Il 1º novembre 1991 il cinema Nuovo Sacher è inaugurato con la proiezione del film Riff Raff di Kenneth Loach, esempio di quel cinema impegnato che Moretti ricerca per la sua sala e il suo pubblico.

Nel 1993 realizza Caro diario, film costituito da tre episodi (In vespa, Le isole, Medici) di carattere autobiografico, girato quasi sotto forma di documentario, in cui Moretti interpreta per la prima volta sé stesso e non più l'alter-ego Michele Apicella o altri personaggi. Il film ottiene il premio per la miglior regia al Festival di Cannes del 1994.[2] In un cameo appare Jennifer Beals.

Inizia in questo periodo, l'accentuarsi dell'impegno politico di Moretti, che coordina e produce L'unico paese al mondo, cortometraggio composto da nove episodi caratterizzati da una visione critica e pessimistica del futuro del paese nel caso di affermazione elettorale della coalizione di centrodestra; Nanni Moretti dirige l'ultimo episodio.

Nel 1995 produce e interpreta La seconda volta, opera prima di Mimmo Calopresti, incentrata sulla storia dell'incontro casuale fra la vittima di un attentato terroristico, il professor Alberto Sajevo, ed una degli attentatori (interpretata da Valeria Bruni Tedeschi); il soggetto è liberamente tratto dal libro autobiografico Colpo alla nuca di Sergio Lenci.

Nel 1996 gira il cortometraggio Il giorno della prima di Close Up, in cui descrive la sua preoccupazione per un eventuale esito negativo della prima visione nel cinema Nuovo Sacher di un film non propriamente commerciale (il citato Close Up del regista iraniano Abbas Kiarostami). Sempre nel 1996 recita nel film Tre vite e una sola morte del regista cileno Raul Ruiz.

Nel 1997 fonda, insieme a Roberto Cicutto e Luigi Musini, la società di distribuzione 'Tandem', che pochi mesi più tardi, dopo aver distribuito il film Aprile, prenderà il nome di "Sacher Distribuzione".

Nel 1998 esce il film Aprile, strutturato ancora una volta in forma di diario e in cui Moretti continua a interpretare sé stesso; il film è dedicato alla nascita del figlio Pietro, avuto da Silvia Nono (figlia del compositore Luigi Nono e di Nuria, figlia del compositore Arnold Schönberg) il 18 aprile 1996, tre giorni prima che la coalizione di centrosinistra guidata da Romano Prodi vincesse le elezioni politiche. In alcune scene, compare anche la madre Agata Apicella. Il film viene spesso citato per la frase "D'Alema, di' qualcosa di sinistra!", che in realtà è "D'Alema, di' una cosa di sinistra" e viene pronunciata da Moretti mentre guarda un dibattito televisivo in cui Massimo D'Alema tace di fronte agli interventi dell'avversario politico Silvio Berlusconi.

Dalla Palma d'Oro di Cannes ad oggi  [modifica]

Nanni Moretti nel 2007Nel 2001 è la volta de La stanza del figlio, in cui vengono descritti gli effetti che la morte accidentale di un figlio provoca in una famiglia di ceto medio. Il film riceve nel 2001 la Palma d'oro al Festival di Cannes e il David di Donatello.

Nel 2002 gira il cortometraggio The Last Customer, documentario in cui viene descritta la storia di una famiglia di New York costretta a chiudere la farmacia che gestisce da due generazioni a causa dell'imminente abbattimento del palazzo in cui si trova.

Nello stesso anno, facendosi portavoce di una diffusa posizione critica sia nei confronti del governo di centrodestra che degli esponenti del centrosinistra, è tra i promotori del movimento dei girotondi. È di questo periodo il famoso "urlo di Piazza Navona". Nel 2003 gira il cortometraggio Il grido d'angoscia dell'uccello predatore (20 tagli d'Aprile), documentario realizzato con spezzoni tratti dal film Aprile.

Nel 2006 torna al lungometraggio girando Il caimano, ispirato alla figura di Silvio Berlusconi. Il film, presentato nel pieno della campagna elettorale per le elezioni politiche di quello stesso anno, ha suscitato numerose polemiche presentando scenari apocalittici che sarebbero seguiti a un rifiuto del leader di Forza Italia di abbandonare il potere. Nel film sono inoltre presenti brani di apparizioni televisive di Berlusconi.

Il 27 dicembre 2006 Nanni Moretti ha accettato la nomina di nuovo direttore artistico del Torino Film Festival. Ma due giorni più tardi, in seguito ad una polemica da parte di alcuni ideatori della manifestazione, ha deciso di rinunciare all'incarico. Dopo un mese di polemiche, contestazioni e dopo il suo rifiuto, il 25 gennaio 2007 il regista ha accettato la direzione della rassegna torinese.

A febbraio 2007 si separa dal socio Angelo Barbagallo con cui ha fondato la Sacher Film; è lo stesso Angelo Barbagallo che sul sito di Cinecittà dice: "La separazione tra me e Nanni c'è, ma si tratta di una separazione serena e consensuale, senza traumi e dissapori, da vecchi amici".

È protagonista e sceneggiatore del film Caos calmo, tratto dall'omonimo libro di Sandro Veronesi e diretto da Antonello Grimaldi, la cui uscita nelle sale è avvenuta l'8 febbraio 2008.

Successivamente, vengono annunciati dallo stesso Moretti due nuovi documentari, È successo in Italia, sull'ascesa in politica di Silvio Berlusconi, e un progetto ancora senza titolo sul PCI.

Il 15 aprile 2011 esce nelle sale Habemus Papam, undicesimo film di Nanni Moretti, girato a Roma. La pellicola è prodotta dalla casa di produzione del regista, la Sacher Film, assieme a Fandango, Rai Cinema ed alla società francesce Le Pacte. Il cast vede come protagonista Michel Piccoli e la partecipazione di Jerzy Stuhr, Renato Scarpa, Margherita Buy, Franco Graziosi e lo stesso Nanni Moretti[3]. Viene presentato in concorso al Festival di Cannes 2011.

Cast ricorrente  [modifica]
Nanni Moretti ha utilizzato più volte, generalmente come caratteristi, gli stessi attori nei suoi film: il padre Luigi appare in 6 pellicole, Dario Cantarelli e Mauro Fabretti in 5, Antonio Petrocelli in 3. Tra i personaggi principali è invece da segnalare la proficua collaborazione con Silvio Orlando che recita in 5 film del regista (tra cui il ruolo di protagonista ne Il caimano), Marco Messeri presente in 4 pellicole e con Laura Morante (apparsa in Sogni d'oro, Bianca e La stanza del figlio).

Filmografia  [modifica]
Regista, attore e produttore  [modifica]
La sconfitta - cortometraggio (1973)
Pâté de bourgeois - cortometraggio (1973)
Come parli frate? - mediometraggio (1974)
Io sono un autarchico (1976)
Ecce bombo (1978)
Sogni d'oro (1981)
Bianca (1984)
La messa è finita (1985)
Palombella rossa (1989)
La cosa - documentario (1990)
Caro diario (1993)
L'unico paese al mondo - collettivo (1994)
Il giorno della prima di Close Up - cortometraggio (1996)
Aprile (1998)
La stanza del figlio (2001)
The Last Customer - documentario (2002)
Il grido d'angoscia dell'uccello predatore (20 tagli d'Aprile) - cortometraggio (2003)
Il caimano (2006)
L'ultimo campionato - cortometraggio (2007)
Chacun son cinéma, episodio Diario di uno spettatore - collettivo (2007)
Film Quiz - cortometraggio (2008)
Habemus Papam (2011)
Attore  [modifica]
Padre padrone, regia di Paolo e Vittorio Taviani (1977)
Riso in bianco: Nanni Moretti atleta di se stesso, regia di Marco Colli (1984) - Film TV
Domani accadrà, regia di Daniele Luchetti (1988) (anche produttore)
Il portaborse, regia di Daniele Luchetti (1991) (anche produttore)
La seconda volta, regia di Mimmo Calopresti (1995) (anche produttore)
Tre vite e una sola morte, regia di Raul Ruiz (1996) (cameo)
Gente di Roma, regia di Ettore Scola (2003) (repertorio)
Te lo leggo negli occhi, regia di Valia Santella (2004) (anche produttore) (cameo)
Caos calmo, regia di Antonello Grimaldi (2008)
Produttore  [modifica]
Notte italiana, regia di Carlo Mazzacurati (1987)
I diari della Sacher regia di Registi vari (2001)
I diari della Sacher regia di Registi vari (2002)
Film citati  [modifica]
Nei suoi film Nanni Moretti ha spesso citato titoli di altre pellicole, a volte mostrandone qualche estratto visivo. Non mancano, tra questi, titoli di film frutto della fantasia dell'autore. In basso la lista di tutti i film citati, esistenti e no.

Esistenti
Pasqualino Settebellezze, Incontro d'amore-Bali, Mimì Metallurgico ferito nell'onore, Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto, L'importante è amare, Amici miei, Garofano rosso, Divina creatura, La lupa mannara, L'innocente, Taglio di diamanti (Don Siegel), Il dottor Zivago, Sesso amore e pastorizia, Desideri bestiali, Biancaneve e i sette negri, Flashdance, Henry-Pioggia di sangue, Anna, Il pasto nudo, Heat-La sfida, Strange Days, Underground, Via da Las Vegas, Babe, Dead Man Walking, Gli intrighi del potere-Nixon, I soliti sospetti, City Hall, Close-Up, E la vita continua, Il Re Leone, Il mostro, Nightmare Before Christmas, Quattro matrimoni e un funerale, Little Odessa, Il toro, La città incantata, Cotton Club, Il balio asciutto, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, Anastasia, Vento di passioni, Non drammatizziamo...è solo questione di corna, Le verità nascoste, Rocky Balboa, Il paradiso può attendere, Matrix Reloaded, La cerimonia.

Non esistenti
Il capezzolo d'oriente, I metalmeccanici hanno pochi fucili, La mamma di Freud, Cataratte, Mocassini assassini, Stivaloni porcelloni, Vigilia di sangue con lo sceriffo Clark, Violenza a Cosenza, Maciste contro Freud, Oceano di paura, Susy la misogina, I piedi di Laura, La vendetta delle streghe assatanate, La poliziotta con i tacchi a spillo.

Riconoscimenti  [modifica]

Nanni Moretti premiato al Giffoni Film Festival nel 1986Festival di Cannes
1994: premio per la miglior regia - Caro diario
2001:
Palma d'oro - La stanza del figlio
premio FIPRESCI - La stanza del figlio
2004: Carrosse d'or
Mostra del Cinema di Venezia 1981: Leone d'argento - Gran premio della giuria - Sogni d'oro
Festival di Berlino 1986
Orso d'argento - La messa è finita
Menzione speciale della giuria Cicae - La messa è finita
David di Donatello
1986
Premio Alitalia 1986
Medaglia d'oro della città di Roma
1991: miglior attore protagonista - Il portaborse
1994: miglior film - Caro diario
2001: miglior film - La stanza del figlio
2006
miglior film - Il caimano
miglior regista - Il caimano
miglior produttore - Il caimano
Nastri d'argento
1978: miglior soggetto originale - Ecce Bombo
1988: miglior produttore - Domani accadrà
1990: miglior soggetto originale - Palombella rossa
1992: miglior produttore - Il portaborse
1994: regista del miglior film - Caro diario
1996: miglior produttore - La seconda volta
2001: regista del miglior film - La stanza del figlio
2007: miglior produttore - Il caimano
2011
regista del miglior film - Habemus Papam
miglior soggetto - Habemus Papam
miglior produttore - Habemus Papam
Ciak d'oro
1986
miglior regista - La messa è finita
miglior sceneggiatura - La messa è finita
1990: miglior regista - Palombella rossa
1994
miglior film - Caro diario
miglior regista - Caro diario
miglior sceneggiatura - Caro diario
2001
miglior film - La stanza del figlio
miglior regista - La stanza del figlio
2006
miglior film - Il caimano
miglior regista - Il caimano
miglior sceneggiatura - Il caimano
2011
miglior film - Habemus Papam
miglior sceneggiatura - Habemus Papam
Premio Ubu stagione 1977/78: miglior film italiano - Ecce Bombo
Globi d'oro
2011: miglior film - Habemus Papam
Note  [modifica]
^ a b Aa.vv.Nanni Moretti, monografia. Dino Audino Editore, 1996, pag. 9
^ (EN) Awards 1994. festival-cannes.fr. URL consultato il 30 giugno 2011.
^ Corriere della Sera del 2 febbraio 2010 [1]
Bibliografia  [modifica]
Memmo Giovannini, Enrico Magrelli, Mario Sesti, Nanni Moretti, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1986 [2]
Flavio De Bernardinis, Nanni Moretti, Firenze, La Nuova Italia, 1987 (5. ed. aggiornata: Milano, Editrice Il Castoro, 2006), collana Il Castoro Cinema n. 128, ISBN 88-8033-369-0 [3]
Paola Ugo e Antioco Floris (a cura di), Facciamoci del male. Il cinema di Nanni Moretti, Cagliari, CUEC/Tredicilune, 1990, ISBN 88-85998-00-3 [4]
Georgette Ranucci e Stefanella Ughi (a cura di), Nanni Moretti, Roma, Dino Audino, 1993 (4. ed. aggiornata: 2001), ISBN 88-86350-17-1 [5]
Nanni Moretti, Torino, Paravia Scriptorium, 1999, collana Garage n. 13 [6]
Roberto De Gaetano, La sincope dell'identità. Il cinema di Nanni Moretti, Torino, Edizioni Lindau, 2002, ISBN 88-7180-419-8 [7]
Gianfranco Mascia, Qualcosa di sinistra. Intervista a Nanni Moretti, Genova, Fratelli Frilli Editori, 2002, ISBN 88-87923-59-0
Giuseppe Coco, Nanni Moretti: cinema come diario, Milano, Paravia Bruno Mondadori, 2006, ISBN 8842492027 [8]
Jean Gili, Nanni Moretti, Roma, Gremese Editore, 2006, ISBN 88-8440-413-4 [9]
Ewa Mazierska e Laura Rascaroli, Il cinema di Nanni Moretti. Sogni & diari, Roma, Gremese Editore, 2006, ISBN 88-8440-418-5 [10]
Valentina Cordelli e Riccardo Costantini (a cura di), Ecce Nanni! Il cinema di Nanni Moretti, Udine, Centro Espressioni Cinematografiche, 2006, ISBN 88-89887-00-1
Federica Villa, Nanni Moretti: Caro diario, Torino, Edizioni Lindau, 2007, ISBN 978-88-7180-633-4 [11]
Roy Menarini, Nanni Moretti: Bianca, Torino, Edizioni Lindau, 2007, ISBN 978-88-7180-668-6 [12]
Gabriele Rizza, Giovanni Maria Rossi e Aldo Tassone (a cura di), L'intransigenza della ragione. Il cinema di Nanni Moretti, Firenze, Aida, 2008, ISBN 978-88-8329-070-1
Carlo Chatrian, Eugenio Renzi, Nanni Moretti. Entretiens, Paris, Editions des Cahiers du cinéma - Festival international du film de Locarno, 2008, ISBN 978-2-86642-531-9
Rispondi

Da: reg corso07/10/2011 21:25:01
CORPO FORESTALE DELLO STATO
ISPETTORATO GENERALE
IL CAPO DEL CORPO FORESTALE DELLO STATO
VISTO il testo unico delle disposizioni concernenti lo statuto degli impiegati civili dello
Stato, approvato con D.P.R. 10 gennaio 1957, n. 3;
VISTO il decreto legislativo 12 maggio!995, n. 201, ed in particolare l'articolo 17. comma 2,
che demanda ad un decreto ministeriale la determinazione dei programmi e delle modalità di
svolgimento del corso di istruzione e specializzazione tecnico - professionale della durata di sei
mesi da parte dei vincitori di concorso interno a vice ispettore del Corpo forestale dello Stato e degli
esami finali, nonché la composizione della commissione esaminatrice;
VISTO il decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, contenente le norme generali
sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche;
VISTO il decreto del capo del Corpo forestale dello Stato 20 dicembre 2004, integrato con il
decreto del 17 gennaio 2005, con il quale è stato bandito un concorso interno a n. 182 posti della
qualifica di vice ispettore, ampliato a n. 183 in considerazione dei posti effettivamente disponibili al
31 dicembre 2004;
VISTO il decreto 22 febbraio 2008 del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali,
adottato ai sensi del citato articolo 17, comma 2, del decreto legislativo 201/95, ed in particolare
l'articolo 9 che, tra l'altro, demanda ad un decreto del capo del Corpo forestale dello Stato i
programmi del corso, sulla base del parere espresso dalla Commissione nazionale per la formazione,
le modalità di svolgimento del corso e degli esami finali, sentite le organizzazioni sindacali, nonché
la composizione della commissione per gli esami finali;
VISTO il decreto del capo del Corpo forestale dello Stato 10 novembre 2009. di approvazione
delle graduatorie finali del predetto concorso e di dichiarazione dei relativi n. 183 vincitori;
VISTO il decreto del capo del Corpo forestale dello Stato 18 agosto 2011 di approvazione del
piano di studio del corso semestrale per vice ispettori del Corpo;
CONSIDERATO che, ai sensi del comma 5 del citato articolo 17, si applicano le disposizioni
di cui all'articolo 10 dello stesso decreto legislativo 201/95, in tema di dimissione dal corso, in
quanto compatibili, fermo il fatto che, per esplicita previsione del comma 4 del detto articolo 17, è
dimesso dal corso l'allievo vice ispettore che per qualsiasi motivo superi i sessanta giorni di
assenza;
CONSIDERATO che, ai sensi dei commi 3 e 6 del citato articolo 17 e dell'articolo 9 del
citato decreto ministeriale, il personale ammesso al corso: conserva la qualifica rivestita all'atto
dell'ammissione, assume altresì quella di allievo vice ispettore, è restituito al servizio d'istituto se
ugl
VISTA la nota n. 1568/Ris del 4 agosto 2011 con la quale il personale utilmente collocato
nelle predette graduatorie è stato convocato presso la Scuola del Corpo forestale dello Stato per il
giorno 5 settembre 2011 per frequentare il prescritto corso di istruzione e specializzazione tecnico
professionale, nonché la nota n. 1614 del 18 agosto 2011 di convocazione di un idoneo in
sostituzione di un vincitore rinunciatario;
ATTESA la necessità di determinare le modalità di svolgimento del corso per la promozione a
vice ispettore del Corpo forestale dello Stato e dei relativi esami finali, nonché la composizione
della commissione per gli esami stessi;
SENTITE le organizzazioni sindacali;
Art. 1
Avvio del corso per la promozione a vice ispettore
1. Per i motivi nelle premesse specificati, il corso di istruzione e specializzazione per la
promozione a vice ispettore, della durata di sei mesi, ai sensi dell'articolo 17, comma 2, del decreto
legislativo 12 maggio 1995 n. 201, ha inizio il 5 settembre 2011 per le n. 183 unità di personale
utilmente collocate nelle graduatorie, approvate con decreto del capo del Corpo forestale dello
Stato 10 novembre 2009, del concorso bandito con decreto del capo del Corpo forestale dello Stato
20 dicembre 2004.
2.11 corso è denominato 37° Corso "Fiume Ticino"
3. Il corso si svolge in regime convittuale, presso la Scuola del Corpo forestale dello Stato di
Cittaducale (RI) e Sede Staccata di Rieti, con possibilità di successivo svolgimento anche presso le
altre sedi della Scuola e nei Centri di formazione del Corpo. Per l'intera durata del corso gli allievi
saranno amministrati dalla Scuola del Corpo forestale dello Stato.
Art. 2
Durata ed articolazione
1. La durata complessiva del corso di formazione è di sei mesi.
2. L'orario settimanale è articolato su cinque giornate lavorative.
3. Il corso è articolato in periodi formativi teorici e pratici, compreso un modulo di
accoglienza e orientamento, ed in un periodo conclusivo dedicato alla preparazione e svolgimento
degli esami finali.
Art. 3
Programma didattico
1. Il programma didattico del corso per la promozione a vice ispettore è quello approvato
con Decreto del Capo del Corpo del 18 agosto 2011.
Art. 4
Metodologia didattica
1. Nell'ambito del corso è adottata una metodologia teorica nonché pratica, comprensiva di
esercitazioni anche in ambiente esterno. La formazione prevede l'illustrazione degli aspetti teorici
di riferimento e l'utilizzo di costanti esemplificazioni, anche attraverso la presentazione di
situazioni e casi concreti, in relazione agli innovativi compiti istituzionali del Corpo con particolare
riferimento alla funzione e ruolo della qualifica di vice ispettore. Un adeguato spazio sarà dedicatougl
alle verifiche sul grado di apprendimento raggiunto dagli allievi durante il periodo di fo.nriazione
pratica, anche al fine di riscontrare la rispondenza dei ritmi di lavoro e delle rneiodoiotne didattiche
impiegate alle effettive necessità formative.
Art. 5
Decadenza e annullamento della nomina e assenza, dimissione ed espulsione dal corso
1. Gli allievi vice ispettori che sono stati per qualsiasi motivo assenti dal corso per più di
sessanta giorni, anche non continuativi, sono dimessi dal corso stesso.
2. Nel caso in cui l'assenza oltre il limite di cui al comma 1 è stata detcrminata da infermità
contraila durante il corso o dipendente da causa di servizio oppure, in relazione al personale
femminile, da maternità, viene disposta l'ammissione al primo corso successivo, rispettivamente,
alla riacquistata idoneità- psico-fisica o ai periodi di assenza dal lavoro previsti dalle disposizioni
sulla tutela delle lavoratrici madri.
3. L'ammissione al corso successivo di cui al comma 2 è comunque preclusa per il personale
che, dopo la dimissione per infermità, incorre in una sanzione più grave della censura.
4. La decorrenza della nomina a vice ispettore è quella prevista per il corso frequentato e
concluso, salvo ripetizione del corso per infermità contratta a causa delle esercitazioni pratiche o per
infermità dipendente da causa di servizio, nel qual caso spetta invece la stessa decorrenza,
comunque ai soli effetti giuridici, attribuita agli idonei del corso originario nonché l'inserimento
nella graduatoria relativa al corso originario.
5. Ai fini del comma 1 si computano le giornate di effettiva attività didattica.
6. La mancata partecipazione, anche in giornate diverse, alle attività previste dall'orario
delle lezioni, per un totale di otto ore, costituisce assenza da una giornata didattica.
7. Non sono in ogni caso considerate assenze dal corso quelle effettuate su ordine del capo
del Corpo, per eccezionali esigenze di servizio, o su convocazione del Pubblico Ministero, per
adempimenti di polizia giudiziaria, né è computato il seguente periodo di interruzione del corso:
- dalle ore 13.00 del 16 dicembre 2011 alle ore 13.00 del 9 gennaio 2012.
8. Sono altresì dimessi dal corso gli allievi che dichiarano di rinunciare al corso e, con diritto
ad essere ammessi una sola volta al corso successivo, quelli che non superano gli esami finali.
9. Sono espulsi dal corso gli allievi responsabili di infrazioni punite con sanzioni disciplinari
più gravi della riduzione dello stipendio, di un quinto di una mensilità o di un decimo di due
mensilità, di cui all'articolo 80 del D.P.R. 10 gennaio 1957, n. 3.
10. I provvedimenti di dimissione e di espulsione dal corso sono adottati con decreto del
Capo del Corpo forestale dello Stato, su proposta del Capo del Servizio V, Comandante Scuola.
Art. 6
Valutazione degli allievi
1. Durante il corso gli allievi sosterranno una o più prove intermedie, dirette ad accertare il
livello di preparazione raggiunto nelle materie del corso.
2. La prova finale, da sostenersi al termine del corso, consiste nella soluzione, in tempo
predeterminato, di quesiti teorico-pratici con risposta a scelta multipla sulle materie svolte durante il
corso.
3. La graduatoria in base alla quale viene individuato il superamento dell'esame di fine corso
e secondo il cui ordine viene conferita la nomina a vice ispettore è articolata sui punteggi da O a 30
relativi alla sola prova finale, a prescindere dal risultato delle prove intermedie. L'esame di fine
corso si intende superato se l'allievo ottiene almeno 18 punti su 30.
ugl
4. Li caso di parità di punteggio, provale l'ordine di ruolo alla cìala di pubblicazione dei
bando di corso.
5. La prova finale è svolta a cura di una commissione nominata con provvedimento del capo
del Corpo forestale dello Stato, composta da un presidente, con la qualifica di primo dirigente o
superiore, e quattro membri appartenenti al ruolo direttivo dei funzionar! con la qualifica di
commissario capo forestale o vice questore aggiunto forestale. Le funzioni di segretario possono
essere affidate ad un appartenente al ruolo degli agenti e degli assistenti o superiore.
Ari 7
Disposizioni integrative
1. fi Comandante della Scuola adotta i provvedimenti necessari ad integrazione delle
disposizioni contenute nel presente decreto.
Rispondi

Da: consip 507/10/2011 21:28:53
L'Ufficio del Responsabile della Telefonia ha comunicato, con nota n. 236 datata 19.9.2011, che il regolamento per l'erogazione del servizio Dual Billing per le Amministrazioni aderenti alla Convenzione CONSIP, sulle utenze di profilo F (utenze con addebito dei costi a carico del dipendente) prevede che "il traffico dati personale sarà sempre valorizzato a consumo (0,05euro/mbyte per il traffico nazionale) e che non è prevista per tale tipologia di traffico la tariffazione flat a canone mensile, riservata esclusivamente al traffico aziendale". Pertanto i centri costo, solo per esigenze di servizio, potranno chiedere l'attivazione della tariffa dati fiat sui profili F, il cui canone verrà fatturato a carico dell'Amministrazione. Per ulteriori dettagli si rimanda al Regolamento pubblicato su rete Intranet.

IL DIRETTORE DELLA DIVISIONE

Dr. Massimiliano Conti

Regolamento per l'erogazione del servizio Dual Billing (denominato "TIM DUO") per Amministrazioni aderenti alla Convenzione CONSIP




Egr. Sig.__________________

__________________

__________________




In relazione alle necessità connesse allo svolgimento della Sua attività lavorativa, la P.A. (di seguito P.A.)1____________________________________ ha deciso di assegnarLe/Le, ha già assegnato (in caso di migrazione da precedente contratto con TIM) un'utenza aziendale intestata alla P.A. corrispondente al seguente numero _______________ 2, per soddisfare le esigenze di reperibilità e favorire i contatti di servizio a distanza. La P.A. ha richiesto l'attivazione del servizio TIM DUO BASE sull'utenza a Lei assegnata, al fine di consentirLe di effettuare con tale utenza chiamate personali e inviare SMS personali anteponendo il codice 4146 al numero telefonico di destinazione. In aggiunta al TIM DUO BASE sono stati richiesti sull'utenza a Lei assegnata i servizi opzionali selezionati tra quelli di seguito indicati:

ô€€" TIM DUO MESSAGGI

ô€€" TIM DUO ROAMING

ô€€" TIM DUO PERSONAL DATI

Il traffico personale da Lei sviluppato, sia fonia che dati, sarà interamente a Suo carico e sarà tariffato in base al listino previsto dalla convenzione Consip. Si evidenzia che il traffico dati personale sarà sempre valorizzato a consumo (0,05 Euro/Mbyte per il trafficonazionale) e che non è prevista per tale tipologia di traffico la tariffazione flat a canone mensile, riservata esclusivamente al traffico dati aziendale.

A tal fine Lei dovrà autorizzare tale addebito mediante la compilazione e sottoscrizione di uno dei due moduli allegati al presente documento, che sarà cura della P.A. stessa inviare a Telecom Italia.

Qualora Lei abbia in precedenza compilato uno dei predetti moduli e non abbia intenzione di modificare la modalità di pagamento prescelta, non dovrà restituire alla P.A. alcun modulo ed in tal modo si intenderanno confermate le indicazioni di pagamento già fornite a TelecomItalia. La fattura emessa da Telecom Italia su base bimestrale, con allegato il relativo dettaglio di traffico, sarà inviata presso l'indirizzo da Lei indicato nel modulo di addebito compilato.

La informiamo che il dettaglio del traffico sarà disponibile anche sul portale webpredisposto da Telecom Italia e dedicato alla Convenzione. Al fine di consentire alla P.A. di procedere all'attivazione/conferma del servizio TIMDUO BASE e degli eventuali servizi opzionali aggiuntivi, è necessario che Lei ci restituisca il presente documento debitamente sottoscritto in segno di presa visione e accettazione, unitamente all'eventuale modulo da Lei scelto quale modalità di pagamento. La informiamo, inoltre, che con l'accettazione del presente documento Lei autorizza sin da ora, in conformità alla Legge n.196/03 (Codice in materia di protezione dei dati personali) la P.A. a comunicare a Telecom Italia i Suoi dati ai fini dell'erogazione del servizio TIM DUO BASE e degli eventuali servizi opzionali aggiuntivi secondo quanto previsto dall'informativa di seguito allegata.

Per eventuali contestazioni relative alle fatture, dovrà rivolgersi direttamente ai contatti previsti dalla Convenzione. Si precisa che Lei sarà l'unico e diretto responsabile nei confronti di Telecom Italia del pagamento degli importi a Lei fatturati relativi al Suo traffico personale e quindi l'unico titolare del predetto debito. In caso di mancato pagamento delle fatture relative al Suo traffico personale, Telecom Italia agirà esclusivamente nei Suoi confronti per il recupero del credito. Inoltre, La informiamo che Telecom Italia avrà facoltà, qualora dovessero risultare insolute almeno due fatture consecutive relative al Suo traffico personale, di sospendere, previa comunicazione, il servizio TIM DUO BASE e gli eventuali servizi opzionali aggiuntivi. In tale ipotesi, l'utenza a Lei assegnata potrà essere utilizzata esclusivamente per motivi di servizio fino all'eventuale successiva comunicazione di Telecom di riattivazione del predetto servizio per intervenuto pagamento. Resta inteso che tutto il traffico personale generato dall'utenza a Lei assegnata si presume da Lei effettuato, con ogni conseguente responsabilità a Suo carico. Tutte le informazioni di dettaglio relative al Servizio TIM DUO BASE e ai suoi eventuali servizi opzionali aggiuntivi, sono descritte nella "Guida alla Convenzione" disponibile sul sitohttp://www.acquistinretepa.it. Sicuri che tale iniziativa incontrerà il Suo interesse, cogliamo l'occasione per inviarLecordiali saluti.

___________________

P.A. aderente

Per presa visione e completa accettazione:

________________________Firma dipendente

Allegato 1: Informativa ai sensi dell'articolo 13 del Codice in materia di protezione dei datipersonali (D.Lgs.196/2003) - Servizio TIM DUO per i dipendenti delle Pubbliche Amministrazioniaderenti alla Convenzione stipulata tra CONSIP S.p.A. e Telecom Italia

Allegato 2: Moduli relativi alle modalità di pagamento delle fatture del dipendente

1 Inserire il nome dell'Amministrazione che ha aderito alla Convezione
2 Inserire numero di utenza assegnata al dipendenteIl pagamento della fattura relativa al Suo traffico personale potrà essere effettuatosolo tramite addebito su conto corrente bancario o su carta di credito.

Tabella 1

Descrizione (si veda la legenda sottostante)
Prezzo in Euro

Chiamate di RPA (prezzo al minuto)
0,01

Chiamate off-net verso rete mobile nazionale (prezzo al minuto)
0,038

Chiamate verso rete fissa nazionale (prezzo al minuto)
0,01

Chiamate verso internazionale Area 1 (prezzo al minuto)
0,13

Chiamate verso internazionale Area 2 (prezzo al minuto)
0,15

Chiamate originate in Area 1 (prezzo al minuto)
Fino al 30/06/2011
Dal 1/07/2011

0,1813
0,1627

Altre chiamate originate in roaming internazionale (prezzo al minuto)
0,52

Chiamate ricevute in Area 1 (prezzo al minuto)
Fino al 30/06/2011
Dal 1/07/2011

0,0868
0,0636

Altre chiamate ricevute in roaming internazionale (prezzo al minuto)
0,15

Chiamate verso utenze Satellitari (prezzo al minuto)
2,5005

Chiamate verso segreteria telefonica (prezzo al minuto)
0,01

SMS RPA (prezzo del singolo SMS)
0,001

SMS non RPA (prezzo del singolo SMS)
0,03

Invio di un SMS dall'Area 1 (prezzo del singolo SMS)
0 ,11

Invio di un SMS dall'Area 2 (prezzo del singolo SMS) 0 ,15

Invio di un MMS dal territorio nazionale (prezzo del singolo MMS) 0,23
Videochiamata (prezzo al minuto) 0,337



Legenda:

- Per i servizi in roaming internazionale sono definite:

o Area 1: Stati membri della Comunità europea, più Norvegia, Svizzera, Islanda, Liechtenstein;

o Area 2: resto del mondo.

- "Chiamate di RPA", ove RPA sta per "Rete mobile della Pubblica Amministrazione", è il traffico originato nel territorio nazionale e diretto ad utenze mobili in Convenzione appartenenti alla medesima Amministrazione;

- "Chiamate Off Net verso rete mobile nazionale" è costituito da tutto il restante traffico originato nel territorio nazionale e diretto ad utenze mobili italiane non incluse nella precedente classe RPA;

- "Chiamate verso internazionale Area 1 e 2" è il traffico originato in Italia e diretto ad utenze fisse e mobili internazionali dell'Area 1 e 2;

- "Chiamate originate in Area 1", è il traffico originato (cioè in uscita) in roaming

internazionale in Area 1 (cioè originato da utenze mobili della convenzione temporaneamente all'estero, in Paesi dell'Area 1), verso una rete pubblica di comunicazioni all'interno dell'Area 1;

-                                                                 "Altre chiamate originate in roaming internazionale", è il traffico originato (cioè in

uscita) in roaming internazionale (cioè originato da utenze mobili della convenzione temporaneamente all'estero) che non rientra nella precedente classe "Chiamate originate in Area 1";

- "Chiamate ricevute in Area 1", è il traffico ricevuto (cioè in entrata) in roaming internazionale in Area 1 (cioè ricevuto da utenze mobili della convenzione temporaneamente all'estero, in Paesi dell'Area 1), e originato da una rete pubblica di comunicazioni all'interno dell'Area 1;

- "Altre chiamate ricevute in roaming internazionale", è il traffico ricevuto (cioè in entrata) in roaming internazionale (cioè ricevuto da utenze mobili della convenzione temporaneamente all'estero) che non rientra nella precedente classe "Chiamate ricevute in Area 1";

-                                                "SMS RPA", sono gli SMS originati nel territorio nazionale e diretti ad utenze mobili in

Convenzione appartenenti alla medesima Amministrazione;

- "SMS non RPA", sono tutti gli SMS originati nel territorio nazionale che non rientrano nella precedente classe RPA";



- "Invio di un SMS dall' Area 1", sono gli SMS inviati in roaming internazionale in Area 1 (cioè inviati da utenze mobili della convenzione temporaneamente all'estero, in Paesi dell'Area 1);

- "Invio di un SMS dall'Area 2", sono gli SMS inviati in roaming internazionale in Area 2 (cioè inviati da utenze mobili della convenzione temporaneamente all'estero, in Paesi dell'Area 2).

I servizi forniti al personale dipendente (c.d. dual billing) sono addebitati al dipendente dell'Amministrazione alle stesse condizioni della precedente Tabella 1. Laddove è prevista una diversa tariffa per la direttrice "RPA" e "Off Net/non RPA", la tariffazione al dipendente avviene alla tariffa "Off Net/non RPA".

TRAFFICO DATI A CONSUMO - TARIFFA RISERVATA AI DIPENDENTI

Traffico in Mbyte (prezzo per Mbyte, sia per tariffa a consumo, sia per superamento delle

soglie relative alle tariffe flat) 0,05

Traffico in Mbyte in Area 1 (prezzo per Mbyte) 0,70 Traffico in Mbyte in Area 2 (prezzo per Mbyte) 3,30 Per i servizi in roaming internazionale sono definite:

- Area 1: Stati membri della Comunità europea, più Norvegia, Svizzera, Islanda, Liechtenstein;

- Area 2: resto del mondo

Rispondi

Da: nautiche07/10/2011 21:32:26
M
CORPO FORESTALE DELLO STATO
ISPETTORATO GENERALE
IL CAPO DEL CORPO
VISTO il Decreto del Presidente della Repubblica 10 gennaio 1957 n. 3, recante il "Testo Unico delle
disposizioni concernenti lo Statuto degli impiegati civili dello Stato";
VISTA la Legge del 6 dicembre 1991 n. 394, recante la "Legge quadro sulle aree protette":
VISTO il Decreto Legislativo 12 maggio 1995 n. 201 , recante il "Riordino delle camere del personale non
direttivo e non dirigente del Corpo forestale dello Stato";
VISTO il Decreto Legislativo 3 aprile 2001, n. 155, recante il "Riordino delle carriere del personale
direttivo e dirigente del Corpo forestale dello Stato";
VISTO il Decreto Legislativo 30 marzo 2001, n. 165, recante le "Norme generali sull'ordinamento del
lavoro alle dipendenze delle Amministrazioni Pubbliche";
VISTO1 il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 5 luglio 2002, recante l'istituzione dei
"Coordinamenti territoriali del Corpo forestale dello Stato";
VISTO il Decreto del Presidente della Repubblica 1 agosto 2003, n. 264, recante il "Regolamento
concernente delle unità dirigenziale generale del Corpo forestale dello Stato";
VISTO il Decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali 6 febbraio 2003 n. 4, recante
"Istituzione del Servizio Nautico del Corpo forestale dello Stato";
VISTA la Legge 06 febbraio 2004 n. 36, recante il "Nuovo ordinamento del Corpo forestale dello Stato";
VISTO il Decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali 12 gennaio 2005, recante la
"Individuazione degli uffici dirigenziali di livello non generale centrali e periferici dell'Ispettorato generale
del Corpo forestale dello Stato" e successivo Decreto interpretativo e modificativo 9 febbraio 2007;
VISTO il Decreto del Presidente della Repubblica 28 novembre 2005 n. 300, recante le "Modalità ci
istituzione e di gestione del registro della navi e dei galleggianti in servizio governativo non commerciale
delle amministrazioni dello Stato";
VISTO il Decreto del Ministro dell'Interno 28 aprile 2006 n. 193, recante il "Riassetto dei comparti ci
specialità delle Forze di polizia";
VISTO il Decreto del Capo del Corpo forestale dello Stato 29 maggio 2008, recante la "Organizzazione
delle attività di competenza attribuite dalle vigenti disposizioni all'Ispettorato generale, ai comane!;
ugl
regionali e uffici subordinati";
VISTO il Protocollo d'Intesa tra l'Ispettorato Generale del Corpo forestale dello Stato ed il Comando
Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto del 21 dicembre 2009;
RAVVISATA la necessità di assicurare elevati livelli di efficienza ed efficacia ai servizi individuati per la
salvaguardia degli ecosistemi costieri, marini, fluviali e lacustri;
VISTO il proprio Decreto n. 16 del 16 marzo 2011, recante la riorganizzazione del Servizio Nautico del
Corpo Forestale dello Stato, ed in particolare l'articolo 8;
VISTO' la Legge 23 Marzo 1983 e s.m.i., secondo i criteri attuativi del decreto-legge 21 settembre 1987.
n. 387, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 novembre 1987 n. 472, del D.P.R. 11/10/1988, del
D.P.R. n. 170 del 11/09/2007 e del D.P.R. n. 160 del 18/06/2002.
SENTITE le Organizzazioni Sindacali firmatarie del contratto collettivo nazionale, ai sensi del decreto
legislativo n. 195/95;
D E C R E T A
Capo I
Squadre Nautiche per gli Ecosistemi Marini e Costieri
(ari. 4 comma 1 e ari. 5 del D.C.C. 16 del 16/03/2011)
Articolo 1
(Personale)
1. Le Squadre Nautiche per l'Ecosistema Marino e Costiero, di seguito denominate "SNEM", sono
costituite dal personale imbarcato sulle unità nautiche assegnate.
2. Al Comando della SNEM è il "Comandante la Squadra Nautica".
Articolo 2
(Abilitazione)
1. Tutto il personale della SNEM, formato presso le strutture individuate dal Centro Addestramento
Nautico (CAN) d'intesa con il Centro Nazionale Nautico (CNN), è inquadrato con le seguenti
specializzazioni rilasciate dal CNN:
a. Abilitazione al comando di unità navali del Corpo Forestale dello Stato in navigazione costiera,
denominato "Comandante dell'Unità Nautica",
b. Abilitazione alla condotta di motori endotermici, denominato "Motorista".
Articolo 3
(Comandante la Squadra Nautica)
1. Il Comandante la Squadra Nautica coordina tutte le attività delle unità nautiche e del personal:
assegnato, tiene i rapporti con il CNN.
2. Verifica la corretta compilazione dei documenti di bordo, sottoscrivendoli ed inviandoli mensilmenf
ugl
Responsabile dell'Ufficio da cui dipende funzionalmente la SNEM ed al Centro Nazionale Nautico.
3. Predispone mensilmente il programma del servizio nautico da svolgere inviandolo al Responsabile
dell'Ufficio da cui dipende funzionalmente la SNEM ed al Centro Nazionale Nautico.
4. Predispone giornalmente il servizio nautico attenendosi al programma mensile, salvo motivate esigenze
di servizio.
5. Si attiene alle disposizioni previste per i Comandanti la Stazione salvo che non entrino in contrasto con
il presente regolamento e con il D.C.C. n° 16 del 16/03/2011.
6. E' imbarcato, anche in soprannumero, a bordo di una delle imbarcazioni assegnate alla SNEM.
Articolo 4
(Comandante dell'Unità Nautica)
1. Il Comandante dell'Unità Nautica è colui che a bordo, ad esclusione del Comandante la Squadra
Nautica, ha il grado gerarchico più alto tra coloro che possiedono la specializzazione necessaria di cui
al precedente Artìcolo 2 comma 1 lettera a, nominato dal Capo del Servizio I.
2. Ha il diritto e dovere di garantire il buon esito del servizio.
3. Si premunisce e provvede alla compilazione del Giornale di Chiesuola e di Macchina.
4. Controlla personalmente il mezzo e si consulta con il Motorista per lo stato dei motori e degli impianti
di bordo.
5. Si occupa della conduzione dell'Unità Nautica.
6. Deve attenersi agli obblighi previsti dal Codice della Navigazione (R.D. n. 327/1942).
7. Verifica e concorre all'ormeggio dell'Unità Nautica, manutenzione e pulizia.
8. In caso di fermo dell'Unità Nautica per problemi tecnici, seguirà tutte le fasi delle operazioni.
Articolo 5
(Motorista)
1. Al Motorista sono affidati, l'organizzazione, il funzionamento e l'efficienza dei motori dell'Unità
Nautica.
2. In particolare è responsabile delle strutture dell'Unità Nautica, degli impianti di propulsione ed
elettrici.
3. Deve aggiornare giornalmente il Libro Permanente dell'Unità Nautica per il Servizio Marino e Costiero
e compilare il riepilogo mensile da consegnare al Comandante la Squadra Nautica per il successivo
invio al Centro Nazionale Nautico.
4. Deve attenersi agli obblighi previsti dal Codice della Navigazione (R.D. n. 327/1942).
5. Il più alto in grado tra i Motoristi in servizio alla SNEM, assume la funzione di Direttore di
Macchina. Oltre ai compiti previsti dai precedenti commi, verifica e supervisiona tutti i compiti svolti
ugl
dagli altri Motoristi imbarcati. In caso di fermo dell'Unità Nautica per problemi tecnici, seguirà tutt
le ::asi delle operazioni.
Articolo 6
(Equipaggio)
1. Il resto del personale imbarcato collabora con il Comandante dell'Unità Nautica e con il Motorista,
nell'ambito della propria specializzazione:
a. All'organizzazione, al funzionamento e all'efficienza dei servizi dell'Unità Nautica, delledotazioni,
e strumentazioni di bordo, degli impianti di propulsione ed elettrici,
b. Alla sistemazione della coperta dell'Unità Nautica;
e. .Alla conservazione e all'aggiornamento del materiale nautico;
d. Concorre alle operazioni di manovra, ancoraggio, ormeggio e abbordo,
e. Concorre alla conduzione dell'Unità Nautica.
Articolo 7
(Indennità accessorie)
I. Al personale del SNEM imbarcato o comandato di servizio in impieghi operativi dal Comando deli
Squadra Nautica, spettano le indennità e gli emolumenti accessori previsti dalla normativa vigente
Articolo 8
(Disposizioni accessorie)
1. Qualora all'interno di un SNEM sia necessario altro personale o qualora ci fosse la necessità di istitui:
una nuova SNEM, il personale necessario sarà individuato mediante i criteri del concorso interno.
Capo II
Squadre Nautiche per gli Ecosistemi Lacustri e Fluviali
(art. 4 comma 1 e art. 6 del D.D.C. 16/2011)
Articolo 9
(Personale)
1. Le Squadre Nautiche per gli ecosistemi Lacustri e Fluviali, di seguito denominate "SNELF", sono
istituite nell'ambito dei reparti territoriali del CFS dove espletano servizio operativo.
Articolo 10
(Abitazione)
1. Tutto il personale della SNELF, formato presso le strutture individuate dal Centro Addestramento
Nautico (CAN) d'intesa con il Centro Nazionale Nautico (CNN), è inquadrato con la seguente qualifica
rilasciata dal CNN:
a. Conduttore di Unità Nautica acque interne.
ugl
Articolo 11
(Conduttori di Unità Nautica acque interne)
1. I Conduttori di Unità Nautica acque interne sono responsabili del mezzo e si occuperanno
dell'aggiornamento giornaliero del Libro Permanente dell'Unità Nautica per il Servizio Lacustre z
Fluviale, e dell'invio della copia del riepilogo mensile, ivi presente, al Centro Nazionale Nautico
tramite l'Ufficio assegnatario.
2. Per quanto sopra sarà cura dell'Ufficio assegnatario, garantire ai Conduttori di Unità Nautica il tempo
occorrente per l'addestramento e la manutenzione dell'Unità Nautica.
Articolo 12
(Disposizioni accessorie)
1. Qualora sia necessario istituire nuove basi SNELF, il personale necessario sarà individuato mediante
criteri del concorso interno
Capo III
Imbarcazioni
Articolo 13
(Tipologia)
1. Le Unità Nautiche assegnante al Servizio Nautico, sono, quelle ritenute idonee dal Centro Nazionale
Nautico.
2. Sulle unità nautiche in qualità di equipaggio è imbarcato il personale in possesso delle abilitazioni LI
cui al presente Decreto.
3. Pei esigenze di servizio potrà essere imbarcato altro personale anche non appartenente al Corpo, previa
autorizzazione del funzionario da cui dipende la Squadra Nautica, in qualità di "trasportato".
4. I mezzi dovranno essere dotati delle annotazioni di sicurezza previste e assicurate in attuazione del]a
normativa vigente e essere iscritti al registro delle navi e dei galleggianti in servizio governativo non
commerciale delle Amministrazioni dello Stato, previsto dall'ari. 4 e. 1, della Legge 24 ottobre 2003 n.
321 (D.P.R. 28 novembre 2005, n. 300) o nel registro dei mezzi navali e imbarcazioni in dotazione al
Corpo, nel rispetto delle disposizioni relative alla statistica delle unità nautiche minori del C.F.S..
Articolo 14
(Assetto cromatico)
1. L'assetto cromatico delle unità navali del Corpo deve essere conforme allo schema ripor
nell'allegato "A", nel rispetto delle seguenti caratteristiche:
- opera morta e sovrastrutture: bianco (RAL 9003);
- fascia di coperta al di sopra del bordo superiore della base in legno del bottazzo di cinta o de
bottazzo medesimo: verde (RAL 6001)
- ponte di coperta: grigio (RAL 7004), salvo che per le unità che hanno il ponte di coperta i
teak;
- interno plancia: bleu scuro ( RAL 5013);
- locali interni: avorio (RAL 9001).
ugl
2. La nuova simbologia consiste in una banda laterale parallela al bordo superiore del bagnasciuga e al
bordo inferiore della base di legno del bottazzo di cinta o del bottazzo medesimo di colore verde
(RAL 6001) compresa di aquila stilizzata, scritta e sigla alfanumerica; a poppa sarà presente la sola
scritta. Per il riconoscimento aereo, sul top sarà presente una "V" rovesciata, 1' aquila stilizzata e la
sigla alfanumerica, il tutto di colore verde (RAL 6001), (allegato "B").
3. L'opera viva va opportunamente trattata, con prodotti ancoranti e vernici antivegetaiive di colore
nero.
Capo IV
Documenti di bordo
Articolo 15
(Documenti di bordo per le SNEM)
1. I documenti di bordo per le SNEM sono:
Libro Permanente dell'Unità Nautica per il Servizio Marino e Costiero;
Giornale di Chiesuola e di Macchina.
2. Il Libro Permanente dell'Unità Nautica per il Servizio Marino e Costiero viene aperto con
l'acquisizione dell'Unità Nautica e chiuso quando l'Unità Nautica viene dismessa e si compone nelle
segmenti parti:
Parte 1 : Descrizione dell'Unità Nautica;
Parte 2: Descrizione dei Motori;
Parte 3: Elenco della Strumentazione;
Parte 4: Elenco delle Dotazioni;
Parte 5: Consegnatario;
Parte 6: Elenco del Personale Imbarcato;
Parte 7: Itinerari, miglia percorse ed ore di moto effettuate;
Parte 8: Carburante;
Parte 9: Manutenzioni Ordinarie - Materiale di Consumo (rabbocchi);
Parte 10: Manutenzioni Straordinarie e Riparazioni.
Parte 11: Riepiloghi mensili (totale delle miglia percorse, totale dei litri di carburante consumati).
3. Il Giornale di Chiesuola e di Macchina è il documento mensile dove giornalmente viene annotato il
programma del servizio del giorno successivo, l'esito del servizio svolto con le indicazioni dell'Unità
Nautica utilizzata, l'itinerario percorso, le miglia percorse, le ore di navigazione effettuate e le
condizioni meteo e si compone nelle seguenti parti:
Parte 1: preventivo per il mese (da inviare entro il 20 del mese precedente alla struttura da cui la
SNEM dipende funzionalmente;
Parte 2: preventivo per il giorno;
Parte 3: esiti del servizio.
ugl
Articolo 16
(Documenti di bordo per le SNELF)
1. I documenti di bordo per le SNELF sono:
Libro Permanente dell'Unità Nautica per il Servizio Lacustre e Fluviale.
2. Il Libro Permanente dell'Unità Nautica per il Servizio Lacustre e Fluviale viene aperto con
l'acquisizione dell'Unità Nautica e chiuso quando l'Unità Nautica viene dismessa e si compone nelle
seguenti parti:
Parte 1: Descrizione dell'Unità Nautica;
Parte 2: Descrizione dei Motori;
Parte 3: Elenco della Strumentazione;
Parte 4: Elenco delle Dotazioni;
Parte 5: Consegnatario;
Parte 6: Itinerari, miglia percorse ed ore di moto effettuate;
Parte 7: Carburante;
Parte 8: Manutenzioni Ordinarie - Materiale di Consumo (rabbocchi);
Parte 9: Manutenzioni Straordinari e Riparazioni;
Parte 10: Riepiloghi mensili (totale delle miglia percorse, totale dei litri di carburante consumati).
IL CAPO
DEL CORPO FORESTALE DELLO STATO
Cesare Patrone
ugl
Allegalo "A"
ASSETTO CROMATICO DELLE UNITA NAVALI
DEL CORPO FORESTALE DELLO STATO
ugl
Allegato "B!
DIMENSIONE CONTRASEGNI INDIVIDUAZIONE DELLE UNITÀ NAVALI
DEL CORPO FORESTALE DELLO STATO
'BANDA LATERALE
SCRITTA: "CORPO FORESTLE DELLO STATOSIGLA
ALFANUMERICA "CFS XXXX" e AQUILA STILIZZATA
Per unità nautiche fino a 8 metri:
Per unità nautiche da 8 fino a 15 metri:
Colore verde (PANTONE 355C) da cm. 14 di
altezza,
Font "Elvetica 65 medium" inclinato a Dx e Sx di
15°.
Colore verde (PANTONE 355C) da cm. 24 ci
altezza,
Font "Elvetica 65 medium" inclinato Dx e Sx di 15 = .
Altezza Carattere e Aquila 32 cm
ugl
vJ\r C CORPO FORESTALE DELLO STATO
ISPETTORATO GENERALE
VISTO
VISTO
VISTO
VISTA
VISTO
VISTO
VISTO
il decreto legislativo 30 marzo 2001, n.165 e successive modificazioni ed
integrazioni, concernente "Norme generali sull'ordinamento del lavoro alle
dipendenze delle amministrazioni pubbliche" ed in particolare l'arto ;
il decreto del Presidente della Repubblica 1 agosto 2003, n.264, recante il
"Regolamento concernente l'individuazione dell'unità dirigenziale generale del
Corpo forestale dello Stato";
il decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali 6 febbraio
2003, n.4, recante "Istituzione del Servizio Nautico del Corpo forestale dello
Stato";
la legge 06 febbraio 2004, n.36 e successive modificazioni e integrazioni recante il
"Nuovo ordinamento del Corpo forestale dello Stato";
il decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali 12 gennaio
2005, recante la "Individuazione degli uffici dirigenziali di livello non generale
centrali e periferici dell'Ispettorato generale del Corpo forestale dello Stato" e
successivo decreto interpretativo e modificativo 9 febbraio 2007;
il decreto del Capo del Corpo forestale dello Stato 16 marzo 2011, n.16.
concernente la "Riorganizzazione del Servizio Nautico" ed in particolare l'articolo
4 comma 1 che, nell'istituire le Squadre Nautiche, prevede l'adozione di un
provvedimento per l'indicazione delle loro sedi, personale e ambito operativo;
il decreto del Capo del Corpo forestale dello Stato 22 giugno 2006, n.59 e
successive modifiche con il quale & stato istituito il tavolo tecnico con il compito di
approfondire la tematica sul servizio nautico e definire i relativi provvedimenti;
PRESO ATTO delle intese intercorse con i Comandanti Regionali;
VISTA la proposta elaborata dal succitato tavolo tecnico sul servizio nautico relativa alla
individuazione delle sedi, della composizione e dell'ambito operativo delle
Squadre Nautiche di cui al D.C.C. 16/11 Allegato "A";
ugl
RAVVISATA la necessità di assicurare elevati livelli di efficienza ed efficacia ai servizi
individuati per la salvaguardia degli ecosistemi costieri, marini, fluviali e lacustri;
RITENUTO pertanto necessario, ai sensi del comma 1 dell'articolo 4 del decreto del Capo del
Corpo forestale dello Stato 16 marzo 2011, n.16, emanare il provvedimento di
individuazione delle sedi ove dislocare le Squadre Nautiche, il numero di personale
che ne fa parte nonché l'individuazione dell'ambito operativo;
SENTITE le Organizzazioni Sindacali firmatarie del contratto collettivo nazionale, ai sensi del
decreto legislativo n. 195/95;
DECRETA
Articolo 1
Squadra Nautica per l'Ecosistema Marino e Costiero "Venezia"
La Squadra Nautica denominata "Venezia" è posta alle dipendenze del Comando
Provinciale di Venezia, in strutture funzionali al proprio ambito operativo di competenza.
E' composta da numero cinque unità di cui tre aventi l'abilitazione al cornando di unità
navali costiere e due aventi l'abilitazione alla condotta motori endotermici.
L'ambito operativo è costituito dagli ecosistemi marini e costieri protetti della Laguna di
Venezia e Caorle.
Articolo 2
Squadra Nautica per l'Ecosistema Marino e Costiero "Delta del Po"
La Squadra Nautica denominata "Delta del Po" è posta alle dipendenze del Comando
Provinciale di Ferrara, in strutture funzionali al proprio ambito operativo di competenza.
E' composta da numero cinque unità di cui tre aventi l'abilitazione al comando di unità
navali costiere e due a aventi l'abilitazione alla condotta motori endotermici.
L'ambito operativo è costituito dagli ecosistemi marini e costieri protetti del Delta del Po.
Articolo 3
Squadra Nautica per l'Ecosistema Marino e Costiero "Cinque Terre"
1. La Squadra Nautica denominata "Cinque Terre" è posta alle dipendenze del CTA Cinque
Terre (SP), in strutture funzionali al proprio ambito operativo di competenza.
2. E' composta da numero cinque unità di cui tre aventi l'abilitazione al comando di unità
navali costiere e due aventi l'abilitazione alla condotta motori endotermici.
3. L'ambito operativo è costituito dall'ecosistema marino e costiero protetto dal Parco
Nazionale Cinque Terre.
ugl
Articolo 4
Squadra Nautica per l'Ecosistema Marino e Costiero "Follonica"
La Squadra Nautica per l'Ecosistema Marino e Costiero denominata "Follonica", è posta
alle dipendenze dell'UTB Follonica (GR). in strutture funzionali al proprio ambito operativo
di competenza.
E' composta da numero cinque unità di cui tre aventi l'abilitazione al comando di unità
navali costiere e due aventi l'abilitazione alla condotta motori endotermici.
L'ambito operativo è costituito dall'ecosistema marino e costiero protetto dell'Isola di
Montecristo, per i compiti d'istituto ricompresi nelle competenze dell'UTB Follonica (GR).
Articolo 5
Squadra Nautica per l'Ecosistema Marino e Costiero "Monte Argentario"
La squadra Nautica per l'Ecosistema Marino e Costiero denominata "Monte Argentario" è
posta alle dipendenze del CTA Arcipelago Toscano, in strutture funzionali al proprio ambito
operativo di competenza.
E' composta da numero sette unità di cui quattro aventi l'abilitazione al comando di unità
navali costiere e tre aventi l'abilitazione alla condotta motori endotermici.
L'ambito operativo è costituito dagli ecosistemi marini e costieri protetti del Parco
Nazionale Arcipelago Toscano comprendente le isole e relativi tratti di mare di Isola del
Giglio, Isola di Giannutri e Isola di Montecristo.
Articolo 6
Squadra Nautica per l'Ecosistema Marino e Costiero "Portoferraio"
La Squadra Nautica per l'Ecosistema Marino e Costiero denominata "Portoferraio", è posta
alle dipendenze del CTA Arcipelago Toscano, in strutture funzionali al proprio ambito
operativo di competenza.
E' composta da numero sette unità di cui quattro aventi l'abilitazione al comando di unità
navali costiere e tre aventi l'abilitazione alla condotta motori endotermici.
L'ambito operativo è costituito dagli ecosistemi marini e costieri protetti del Parco
Nazionale Arcipelago Toscano comprendente le isole e relativi tratti di mare di Isola d'Elba.
Isola di Pianosa, Isola di Capraia e Isola di Gorgona.
Articolo 7
Squadra Nautica per l'Ecosistema Marino e Costiero "Caprera"
1. La Squadra Nautica denominata "Caprera", è posta alle dipendenze del Comando Regionale
Toscana, in strutture funzionali al proprio ambito operativo di competenza.
2 E' composta da numero cinque unità di cui tre aventi l'abilitazione al comando di unità
navali costiere e due aventi l'abilitazione alla condotta motori endotermici. ugl
3. La squadra opera con funzioni di supporto logistico alle attività addestrative e formative
derivanti dalla convenzione con la Marina Militare - Mariscuola la Maddalena.
Articolo 8
Squadra Nautica per l'Ecosistema Marino e Costiero "Circeo"
La Squadra Nautica denominata "Circeo", è posta alle dipendenze del CTA Sabaudia (LT),
in strutture funzionali al proprio ambito operativo di competenza.
E' composta da numero sette unità di cui quattro aventi l'abilitazione al comando di unità
navali costiere e tre aventi l'abilitazione alla condotta motori endotermici.
L'ambito operativo è costituito dagli ecosistemi marini e costieri protetti del Parco
Nazionale Circeo e Arcipelago Isole Pontine.
Articolo 9
Squadra Nautica per l'Ecosistema Marino e Costiero "Napoli"
1. La Squadra Nautica per l'Ecosistema Marino e Costiero denominata "Napoli", è posta alle
dipendenze del Comando Provinciale di Napoli, in strutture funzionali al proprio ambito
operativo di competenza.
2. E' composta da numero cinque unità di cui tre aventi l'abilitazione al comando di unità
navali costiere e due aventi l'abilitazione alla condotta motori endotermici.
3. L'ambito operativo è costituito dagli ecosistemi marini e costieri protetti del Golfo di Napoli
e di Salerno, Isola di Capri, Isola di Ischia, Isola di Precida e Isola di Vivara.
Articolo 10
Squadra Nautica per l'Ecosistema Marino e Costiero "Cilento"
1. La'Squadra Nautica per l'Ecosistema Marino e Costiero denominata "Cilento'", è posta alle
dipendenze del CTA Vallo della Lucania (SA), in strutture funzionali al proprio ambito
operativo di competenza.
2. E' composta da numero cinque unità di cui tre aventi l'abilitazione al comando di unità
navali costiere e due aventi l'abilitazione alla condotta motori endotermici.
3. L'ambito operativo è costituito dagli ecosistemi marini e costieri protetti del Parco
Nazionale del Cilento e Vallo di Diano.
Articolo 11
Squadra Nautica per l'Ecosistema Marino e Costiero "Gargano"
1. La Squadra Nautica denominata "Gargano" è posta alle dipendenze del CTA Parco
Nazionale del Gargano, in strutture funzionali al proprio ambito operativo di competenza.
2. E' composta da numero cinque unità di cui tre aventi l'abilitazione al comando di unità
navali costiere e due aventi l'abilitazione alla condotta motori endotermici.
ugl
3. L'ambito operativo è costituito dagli ecosistemi marini e costieri protetti del Parco
Nazionale del Gargano comprendente le isole e relativi tratti di mare dell'Arcipelago Isole
Tremiti.
Articolo 12
Comandante di Squadra
11 Comandante della Squadra Nautica, di cui ai precedenti articoli, è nominato con successivo
atto del Capo del Servizio I su indicazione del Centro Nazionale Nautico, tra il personale della
squadra avente particolari doti di preparazione sia tecnica che professionale, deve possedere
assoluto profilo positivo e avere dimostrato di assumere mansioni di particolare responsabilità.
Articolo 13
Norme transitorie
II personale che ha già conseguito l'abilitazione al comando di unità navali costiere o
l'abilitazione alla condotta motori endotermici, specializzazioni rilasciate dal C.N.N., a seguito
cii apposito corso presso la Marina Militare - Mariscuola La Maddalena, a domanda entro trenta
giorni dalla data del presente decreto, verrà assegnato alle Squadre Nautiche per l'Ecosistema
Marino e Costiero, con preferenza rivolta alla Sede di provenienza, anche in deroga al D.C.C.
2:7 giugno 2011 di determinazione delle piante organiche.
Roma, f2^ OH. 20'
IL CAPO
DEL CORPO FORESTALE DELLO STATO
Cesare Patron^
ugl
Rispondi

Da: steve j. apple07/10/2011 21:36:21
Steven Paul Jobs, noto semplicemente come Steve Jobs (San Francisco, 24 febbraio 1955[1] - Palo Alto, 5 ottobre 2011), è stato un imprenditore e informatico statunitense.


La sua firmaCofondatore di Apple Inc., di cui è stato AD fino al 24 agosto 2011, quando si è dimesso da CEO per divenire presidente del CdA; è stato proprietario di NeXT Computer e AD di Pixar prima dell'acquisto da parte della Disney. Era inoltre membro del CdA della Disney, di cui era anche il maggior azionista.

È noto per aver introdotto al grande pubblico il primo personal computer (Apple II) e prodotti di successo come iPod, iPhone e iPad. È stato tra i primi a riconoscere la potenzialità del mouse e dell'interfaccia a icone presenti sullo Xerox Star creando Macintosh. Jobs venne classificato primo tra i 25 uomini d'affari più potenti per il 2007 da Fortune[2] e persona dell'anno 2010 dal Financial Times.[3]

Indice
1 Biografia
1.1 Malattia e morte
1.2 Dichiarazioni sulla morte di Jobs
2 Note
3 Voci correlate
4 Altri progetti
5 Collegamenti esterni


Biografia  [modifica]Nato da madre americana (Joanne Carole Schieble) e da padre siriano (Abdulfattah "John" Jandali, uno studente che sarebbe diventato più tardi professore di scienze politiche), Steve non fu educato dai suoi genitori naturali, ma fu dato in adozione appena nato. Fu adottato da Paul e Clara Jobs, residenti a Mountain View, nella contea di Santa Clara, in California. Steve ha una sorella biologica più giovane, Mona Simpson, scrittrice di successo.[4] Nel 1972 Jobs si diplomò all'istituto Homestead di Cupertino, in California, iscrivendosi al Reed College di Portland, nell'Oregon, ma abbandonò l'università dopo solo un semestre per andare a lavorare.

Nel 1974 era alla Atari con il suo amico Steve Wozniak, dove lavorarono su una prima versione della circuiteria del videogioco Breakout. Successivamente i due decisero di mettersi in proprio, fondando la Apple Computer il 1º aprile del 1976. Per finanziarsi, Jobs vendette il suo pulmino Volkswagen e Wozniak la propria calcolatrice. Apple fu fondata insieme a Ronald Wayne, che Jobs aveva conosciuto presso Atari: Wayne lasciò però quasi subito la società, non appena Apple ricevette la prima commessa. La prima sede della nuova società fu il garage dei genitori: qui lavorarono al loro primo computer, l'Apple I, inizialmente venduto ai membri dell'Homebrew Computer Club. Successivamente ottennero un finanziamento da un industriale, Mike Markkula, che versò nelle casse della società la somma di 250.000 dollari, ottenendo in cambio un terzo di Apple.

Nel 1977 Jobs e Wozniak lanciarono il primo personal computer (all'epoca si utilizzava ancora il termine microcomputer) destinato a conoscere una diffusione di massa: l'Apple II. Le vendite toccarono il milione di dollari. Nel 1980 la Apple si quotò in Borsa. Dalle ceneri della collaborazione con il PARC (Palo Alto Research Center) e dell'Apple Lisa (primo computer al mondo nella grande distribuzione a interfaccia grafica e mouse), il 24 gennaio 1984 Apple produsse un personal computer compatto e dotato di un nuovo sistema operativo a interfaccia grafica: l'Apple Macintosh. Dotato di icone, finestre e menu a tendina, il Mac riscosse un grande successo. Per il grande pubblico Jobs divenne la persona più in vista nel mondo dell'informatica. Dopo il lancio di Macintosh, il sodalizio Jobs-Wozniak si sciolse. Nel 1985 Wozniak lasciò Apple Computer per cambiare attività; Jobs a sua volta entrò in rotta di collisione con John Sculley, l'amministratore delegato che egli stesso aveva nominato, e anch'egli uscì dalla Apple. All'età di trent'anni decise di ripartire da capo, fondando una nuova compagnia, la NeXT Computer, con l'obiettivo di avviare una nuova rivoluzione tecnologica.


Steve Jobs insieme a Bill GatesNel 1986 acquistò la Pixar dalla LucasFilms, una casa di produzione cinematografica con l'ambizione di realizzare unicamente animazioni computerizzate. La NeXT produsse computer migliori e tecnologicamente più avanzati dei concorrenti, ma con prezzi più alti e non riuscì a imporsi sulla concorrenza, anche a causa della comparsa sul mercato di computer economici "cloni" dei PC IBM. Nel frattempo nel 1991 si sposò con Laurene Powell, con una cerimonia officiata da un monaco buddista. Dal matrimonio sono nati tre figli e successivamente Jobs ha anche riconosciuto la figlia Lisa, nata da una relazione con una pittrice. La Pixar si concentrò sulla produzione di lungometraggi al computer, riuscendo a sfondare nel 1995 con la produzione del film d'animazione Toy Story - Il mondo dei giocattoli, primo film d'animazione realizzato completamente in computer grafica 3D. Seguì un altro successo planetario con il film A Bug's Life. Nel 1996 la Apple Computer era in crisi; il sistema operativo Mac OS, montato sulle macchine Apple, era ormai obsoleto e l'azienda aveva necessità di cambiare e offrire qualcosa di nuovo sul mercato. L'azienda decise pertanto di acquistare una software house che disponesse di un moderno sistema operativo, da adattare successivamente a macchine con architettura PowerPC.

All'inizio la società pensò all'acquisizione della Be Inc., azienda fondata da due transfughi della Apple: il maggior candidato a diventare il nuovo sistema operativo di Apple sembrava quindi essere il BeOS, di cui era già in corso la portabilità per l'architettura PowerPC. In seguito, la Apple Computer contattò Steve Jobs. Jobs in cambio chiese che la Apple acquisisse la NeXT - in grave crisi - e l'affare andò in porto. Il NeXTSTEP, sistema operativo della NeXT, diviene la base di quello che fu il futuro OS di Apple, il Mac OS X, mentre lo sviluppo del vecchio Mac OS terminò con la versione 9.2.

Nel 1997, dopo risultati commerciali altalenanti, l'amministratore delegato di Apple Gil Amelio venne allontanato e Jobs assunse nuovamente la carica di CEO ad interim, ma senza stipendio (scherzosamente veniva chiamato iCEO; ricevendo la cifra simbolica di 1 dollaro all'anno). La sua mansione, peraltro, ha comportato diversi premi di produzione, tra i quali un jet privato da 90 milioni di dollari (1999), e poco meno di 30 milioni di dollari in azioni (2000-2002). Questo tipo di retribuzione non deve considerarsi straordinaria, infatti viene usata da molti dirigenti per i considerevoli vantaggi fiscali derivati dal capital gain.[senza fonte]


Steve Jobs presenta l'iPhone 4Mentre lo sviluppo di Mac OS X era ancora in corso, Jobs lanciò l'iMac, un fortunatissimo modello di personal computer all-in-one, cioè comprendente schermo e le altre componenti nello stesso telaio del computer, riducendo notevolmente l'ingombro sulla scrivania, rientrando nel mercato dei prodotti di massa. Fino ad allora la Apple si era accontentata di dominare due mercati di nicchia, quello della progettazione grafica e della musica, isolandosi dal mondo IBM. Il 2001 fu l'anno del lancio ufficiale di Mac OS X, basato sul NeXTSTEP, che come questo utilizza un kernel Unix.

Con il Mac OS X Apple consolidò la propria quota di mercato. Mac OS X da allora è stato costantemente aggiornato e migliorato ed è stato commercializzato in numerose versioni successive, ognuna presentata con significative innovazioni (quella distribuita dal 2011 è Mac OS X 10.7 Lion). Quasi contemporaneamente al lancio del nuovo sistema operativo e del nuovo computer, Jobs decise anche di lanciarsi nel settore della musica digitale con l'iPod, un lettore digitale di musica avanzato presentato il 21 ottobre 2001, e iTunes, un software attraverso cui è possibile ascoltare musica e acquistarla attraverso il servizio online iTunes Music Store, che stabilì ben presto un primato di vendite e fu riscritto in seguito anche per il sistema operativo Microsoft Windows per aumentarne ulteriormente la diffusione. Attualmente (2011) l'iPod è il lettore multimediale più venduto al mondo, con una quota di mercato superiore all'80%, mentre iTunes Store è il "mercato" digitale più usato al mondo, con 10 miliardi di brani venduti.[senza fonte] Per significare lo spostamento del proprio core business dal mercato dei computer a quello più generale del multimediale, Jobs fece ribattezzare Apple Computer Inc. nel gennaio 2007, chiamandola semplicemente Apple Inc. Dopo un battage pubblicitario durato diversi mesi, il 29 giugno 2007 Apple iniziò a commercializzare un nuovo prodotto lungamente atteso, l'iPhone, un telefono cellulare con un tasto solamente posto in basso col quale si interagisce tramite lo schermo multi-touch, comprendente anche le funzioni di navigazione su Internet tramite Wi-Fi (come un computer notebook), fotocamera, lettore di file multimediali (audio, video, immagini).

Con l'introduzione di tale prodotto, Steve Jobs pose le basi per l'ingresso di Apple nel settore della telefonia cellulare. Nei primi 200 giorni di vendita, l'iPhone conquistò il 19% del mercato degli smartphone con 4 milioni di unità vendute.[5] Attualmente la Apple è la prima produttrice di cellulari negli Stati Uniti. Il 27 gennaio 2010, Steve Jobs, alla conferenza Apple allo Yerba Buena Center for the Arts Theater di San Francisco, dopo una attesa reclamata a più voci da fan e media, presenta il tablet targato Apple: l'iPad. Alla base raccoglie il successo dell'iPhone, di nuovo introduce l'iBookstore, piazzando l'iPad come gestore e visualizzatore di libri e contenuti cartacei. Apple con la guida di Jobs continua a produrre e commercializzare Mac OS X, Mac, iPod, iPhone e iPad, prodotti che portarono l'azienda a divenire un riferimento nel campo dell'elettronica di consumo.

Malattia e morte  [modifica]
Steve Jobs visibilmente provato dalla malattiaDopo aver scoperto nel 2004 una rara forma di tumore benigno al pancreas, meno aggressiva della forma più comune,[6], sviluppatosi nei 9 mesi precedenti apparentemente senza sintomi, viene sottoposto a duodenocefalopancreatectomia per la rimozione del cancro. A causa della malattia, Jobs sviluppa il diabete di tipo uno e incarica Tim Cook come amministratore delegato Apple. Tuttavia nel 2009 vengono divulgate notizie contrastanti sulla salute di Steve Jobs, a causa anche della sua annunciata assenza al Macworld Conference & Expo di gennaio. Il 20 giugno 2009 esce un articolo sul sito internet del Wall Street Journal spiegando che nel corso del mese di aprile 2009, ha subito un trapianto di fegato nello stato del Tennessee e le sue condizioni di salute sono buone. Apple Inc. conferma il suo rientro per la fine del mese di giugno 2009.[7] Durante questo periodo Steve Jobs non sale sul palco del Moscone Center di San Francisco a presentare nuovi prodotti per ben due volte. La prima il 6 gennaio in occasione dell'ultima partecipazione di Apple al MacWorld Trade Show della casa editrice IDG, la seconda l'8 giugno per la WWDC 2009. In entrambi i casi sul palco è salito Phil Schiller, vice presidente per il product marketing a livello mondiale, per presentare tra gli altri i nuovi pacchetti iLife e iWork, il nuovo iPhone 3Gs e il rinnovo della linea MacBook Pro. Il 9 settembre 2009 Steve Jobs torna sul palco a presentare il rinnovo dell'intera gamma di iPod. Il 17 gennaio 2011 Apple annuncia che Steve Jobs ha richiesto un nuovo congedo medico, precisando che Jobs rimane il CEO di Apple continuando a occuparsi delle principali questioni strategiche, ma sostituito per le questioni di tutti i giorni da Tim Cook, il COO di Apple.[8] Il 2 marzo 2011, in occasione dell'evento di presentazione dell'iPad 2 compare sul palco a sorpresa. Il 24 agosto 2011 si dimette da amministratore delegato di Apple annunciando di volere chiedere al Consiglio di Amministrazione la conferma di Tim Cook come suo successore e nuovo CEO di Apple.[9][10]. La Apple ha rilasciato una sentita dichiarazione affermando che Jobs è morto a Palo Alto, in California, il 5 ottobre 2011, a 56 anni, ricordandolo come brillante e innovatore.

Dichiarazioni sulla morte di Jobs  [modifica]Molte persone note negli USA hanno rilasciato dichiarazioni sulla morte di Steve Jobs, fra cui il Presidente degli USA Barack Obama, il fondatore della Microsoft Bill Gates, Bob Iger della Walt Disney Company, il fondatore di Facebook Mark Zuckerberg, Sergey Brin e Larry Page, fondatori di Google, Tim Cook, CEO di Apple, Meg Whitman, presidente e CEO di HP, Steve Ballmer, CEO di Microsoft, Choi Gee-Sung, CEO di Samsung, Peter Chou, CEO di HTC Co., Shantanu Narayen, presidente e CEO di Adobe System Inc. e Jong-seok Park, presidente e CEO di LG Electronics. Di altro tenore le dichiarazioni di Richard Stallman che ha affermato che pur non essendo felice della morte di Steve Jobs, si è detto contento che se ne sia andato[11].

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Da: restate affamati restate folli07/10/2011 21:46:11
È morto Steve Jobs, il patron e fondatore della Apple, icona planetaria delle nuove tecnologie e «papà» tra le altre cose dell'iPhone. Aveva 56 anni ed era da tempo malato di un tumore al pancreas. L'annuncio è stato dato dalla stessa società di informatica. «Apple ha perso un genio creativo e visionario e il mondo ha perso un formidabile essere umano»: è quanto si legge sulla home page della società di Cupertino dove campeggia una foto in bianco e nero di Steve Jobs con l'anno della nascita e quello della morte: 1955-2011. «Quelli di noi che hanno avuto la fortuna di conoscerlo abbastanza e di lavorare con lui - si legge ancora sul sito - hanno perso un caro amico e un mentore ispiratore. Steve lascia una società che solo lui avrebbe potuto costruire e il suo spirito sarà sempre il fondamento di Apple».

Steve Jobs addio: la rete lo ricorda così

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Da: ....X familiari?08/10/2011 07:27:43
Per tornare ad un post precedente....
Le tresche continuano e aumentano contando il fatto che poi siamo stati anche sempre in giro a fare escursioni, momenti in cui ci si conosce ancora di più piuttosto che stare in aula.....
Qualche rapporto serio sembra che sia in atto e sia nato,  il resto secondo me al massimo finirà a luglio.....
I familiari si sono rassegnati????
Rispondi

Da: storia della musica08/10/2011 10:28:31
La musica esiste da tempi molto antichi, sicuramente da prima ancora che ne rimanesse traccia storica. Non c'è stata civiltà che prima o poi non abbia sviluppato un proprio sistema musicale, o che non ne abbia adottato uno, seppure adattandolo alle sue necessità oppure ai suoi gusti

La parola musica deriva dalla parola greca moysa, "musa". L'idea occidentale di musica è quindi generalmente collegata alle muse, e in questo senso alludeva ad ogni scienza ed arte che risveglia l'idea di cosa perfetta, gradevole e ben ordinata.
I musici di Michelangelo Merisi da Caravaggio
Le Muse danzano con Apollo (opera di Giulio Romano)
Indice
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    * 1 Le origini
    * 2 Musica nel vicino Oriente
    * 3 Musica nell'antico Egitto
    * 4 Musica dell'antica Grecia
    * 5 La musica nella Roma antica sotto l'influsso del modello greco
    * 6 Il canto del cristianesimo in Occidente e la musica sacra
    * 7 La monodia liturgica cristiana
    * 8 Il canto gregoriano
    * 9 La scrittura neumatica
    * 10 Gli inizi della polifonia
    * 11 Guido d'Arezzo
    * 12 La musica popolare antica e i trovatori
    * 13 Ars Antiqua
    * 14 Il Trecento: l'Ars Nova
    * 15 Il Quattrocento
    * 16 Il Cinquecento
    * 17 Dal Seicento al Settecento
    * 18 L'Ottocento
    * 19 Il Novecento
          o 19.1 La musica contemporanea
          o 19.2 La musica popolare
          o 19.3 Il jazz e il blues
          o 19.4 Il rock
          o 19.5 L'heavy metal
    * 20 La musica nel mondo
          o 20.1 La musica cinese
          o 20.2 La musica giapponese
          o 20.3 La musica indiana
          o 20.4 La musica africana
    * 21 Voci correlate
    * 22 Collegamenti esterni
    * 23 Bibliografia
    * 24 Altri progetti

Le origini [modifica]
Exquisite-kfind.png     Per approfondire, vedi la voce Musica preistorica.

Il problema della determinazione dell'epoca che ha visto nascere la musica è ovviamente connesso con la definizione di musica che si sceglie di adottare. Mentre, infatti, per avere un sistema teorico di organizzazione dei suoni, collegato a precisi riferimenti estetici, dobbiamo attendere l'antica Grecia, per la prima comparsa di singoli ingredienti, come la produzione volontaria, anche tramite strumenti, di suoni da parte dell'uomo, dobbiamo risalire al paleolitico.
un Mridangam, tamburo dell'India

Alcune testimonianze in questo senso possono essere dedotte da numerosi ritrovamenti in osso e in pietra interpretati come strumenti musicali. Tali sono, ad esempio, gli zufoli magdaleniani di Roc de Mercamps, o i litofoni neolitici scoperti nelle vicinanze di Dalat (Vietnam).

In mancanza di testimonianze dirette o mediate, qualche ipotesi sulla forma che assumeva la musica primitiva può anche essere dedotta dall'osservazione di popoli il cui stadio di sviluppo è ancora simile a quello delle culture preistoriche ad esempio gli indios brasiliani, gli australiani aborigeni, alcune popolazioni africane.

Si può presumere che le primissime forme di musica siano nate soprattutto dal ritmo: magari per imitare battendo le mani o i piedi il cuore che batte, il ritmo cadenzato dei piedi in corsa, o del galoppo; o magari alterando, per gioco e per noia, le fonazioni spontanee durante un lavoro faticoso e monotono, come per esempio il pestare il grano raccolto per farne farina, o il chinarsi per raccogliere piante e semi, ecc. Per questi motivi, e per la relativa facilità di costruzione, è molto probabile che i primi strumenti musicali siano stati strumenti a percussione, e presumibilmente qualche variante di tamburo.

Tra gli strumenti più antichi ritrovati vi è infatti il tamburo a fessura, un cilindro cavo, con una fessura longitudinale lungo la superficie esterna, che veniva suonato percuotendolo con le bacchette sulla fessura stessa. Le versioni più antiche e primitive ritrovate consistono in un tronco cavo, privo di fessura ma appoggiato trasversalmente sopra una buca nel terreno, che forse veniva suonato dai suonatori percuotendolo con i piedi mentre stavano in piedi su di esso.
Musica nel vicino Oriente [modifica]

Gli scavi del cimitero reale di Ur e l'iconografia musicale con cui è riccamente decorata l'architettura della prima Mesopotamia storica lasciano intendere che la musica era probabilmente molto importante nelle forme rituali tipiche della civiltà sumera. Esemplari di bassorilievo del Louvre, provenienti da Lagash, mostrano ad esempio strumenti cordofoni simili all'arpa.

Nei Testi Sacri dell'Ebraismo si accenna per la prima volta alla musica (in un riferimento che sembra alludere a un'epoca attorno al 3200/3300 a.C.), quando si parla di Iubal o Jubal, figlio di Lamec e di Ada, del quale viene detto che:
    « ... fu il padre di tutti quelli che suonano la cetra (o chitarra, ebraico kinnor) e il flauto (ebraico ugab). »   (Genesi 4,21)        
Musica nell'antico Egitto [modifica]
Exquisite-kfind.png     Per approfondire, vedi la voce Musica dell'Antico Egitto.

Tra le prime civiltà di cui si hanno testimonianze musicali c'è quella egizia, dove la musica aveva un ruolo molto importante: la leggenda vuole che sia stato il dio Thot a donarla agli uomini.

Tra gli strumenti utilizzati dagli Egizi, si trovano i crotali, il sistro, legato ad Hathor, la tromba, utilizzata in guerra e sacra ad Osiride, i tamburi, il liuto ed il flauto, sacro ad Amon. Altro strumento musicale assai presente e caratteristico della civiltà egizia è l'arpa arcuata, con un'ampia cassa armonica.

Nell'antico Egitto, la musica aveva sia funzioni religiose (veniva infatti utilizzata nelle cerimonie sacre), sia di divertimento e svago.

Strumenti più sofisticati dovettero attendere più a lungo. I primi ad apparire dopo le percussioni furono gli strumenti a fiato (flauto, corno) e a corde (lira e cetra), di cui esistono testimonianze greche, egizie e mesopotamiche anteriori al X secolo a.C. Queste civiltà conoscevano già i principali intervalli fra i suoni (quinte, quarte, ottave), che erano usate come base per alcuni sistemi di scale. Da uno studio di Sachs sull'accordatura delle arpe è emerso che gli Egizi utilizzavano una scala pentafonica discendente e che conoscevano la scala eptafonica.
Musica dell'antica Grecia [modifica]
Exquisite-kfind.png     Per approfondire, vedi la voce Musica dell'antica Grecia.
Donna romana che suona la cetra.

Nell'antica Grecia la musica occupava un ruolo di grande rilievo nella vita sociale e religiosa. Per i greci la musica era un'arte che comprendeva, oltre alla musica stessa, anche la poesia, la danza, la medicina e le pratiche magiche. L'importanza della musica nel mondo greco è testimoniata da numerosi miti che la riguardano. Uno è quello di Orfeo, l'inventore della musica, che riuscì a convincere gli dei dell'Ade a restituire alla luce la scomparsa sposa Euridice.

Durante il periodo arcaico (dalle origini al VI secolo a.C.) la musica era praticata solamente da professionisti: gli aedi e i rapsodi. Questi declamavano i miti accompagnandosi con uno strumento musicale e tramandavano la musica oralmente. In seguito nel periodo classico (dal VI secolo a.C. al IV secolo a.C.) la musica entrò a far parte del sistema educativo e così venne divulgata. A questo periodo risalgono pochissime fonti di scrittura musicale che erano soltanto di aiuto ai professionisti, perciò la musica veniva ancora tramandata oralmente. Sempre nel periodo classico si sviluppò la tragedia. I soggetti della tragedia erano presi dai miti letterari e consistevano in dialoghi tra due o tre personaggi alternati da canti corali. Gli attori erano tutti uomini, indossavano maschere e recitavano con l'accompagnamento della musica. La struttura architettonica del teatro era costituita da una gradinata a semicerchio per il pubblico, di fronte c'era il palco dove si esibivano gli attori e tra gradinata e palco c'era l'orchestra dove si trovava il coro.

I greci usavano diversi strumenti. I più comuni erano la lira o cetra e l'aulos. La lira era uno strumento a corde che venivano pizzicate da un plettro ed era sacra al dio Apollo. L'aulos era uno strumento a fiato ad ancia, sacro al dio Dioniso. Erano in uso anche strumenti a percussione tra cui i tamburi e i cimbali, meglio noti come piatti.

I greci accostarono la musica alla matematica e al movimento degli astri. Pitagora, accostando la musica al movimento dei pianeti, capì che anch'essa era governata da precise leggi matematiche. Portò la sua intuizione sul monocordo e scoprì che se una corda produceva un suono di una certa altezza, per ottenere un suono all'ottava superiore bisognava far vibrare metà della corda; per ottenere la quinta bastava far vibrare i due terzi della corda, e via di seguito.

Alla base del sistema musicale greco c'era il tetracordo formato da quattro suoni discendenti compresi in un intervallo di quarta giusta. I due suoni estremi erano fissi, invece i due intermedi erano mobili. I tetracordi si distinguevano in diatonico, cromatico e enarmonico. L'unione di due tetracordi formava un modo che poteva essere dorico, frigio o lidio. A seconda del tipo di unione i modi potevano essere a loro volta congiunti o disgiunti. Se ad un modo dorico disgiunto si aggiungeva un tetracordo congiunto all'acuto, un altro tetracordo congiunto al grave e sotto quest'ultimo una nota si otteneva il sistema tèleion, ovvero perfetto, dell'estensione di due ottave. Il ritmo musicale si basava su quello poetico. Nella poesia greca la metrica scaturiva dalla durata delle sillabe: brevi o lunghe, lo stesso valeva in musica. La breve equivale all'odierna croma e la lunga all'odierna semiminima. Il ritmo si aveva dall'unione di due o più note o sillabe, ordinate in schemi ritmici chiamati piedi. In poesia la combinazione di vari piedi formava il verso e la combinazione di più versi formava la strofa.

Alla musica i greci attribuirono una funzione educativa perché la ritenevano in grado di arricchire l'animo delle persone. Secondo Platone la musica doveva servire per arricchire l'animo umano come la ginnastica serviva per irrobustire il fisico. Questo discorso si amplia con la dottrina dell'ethos per la quale ogni modo ha un suo ethos specifico e può incidere positivamente o negativamente sull'animo delle persone. Per Platone i modi di specie dorica o frigia incidono positivamente, invece quelli di specie lidia possono turbare l'equilibrio razionale. Aristotele accettò la classificazione in ethos ma ritenne che tutti i modi potevano andare a beneficio dell'animo. Fino a questo momento la teoria musicale era conosciuta esclusivamente dal punto di vista matematico. In seguito Aristosseno di Taranto comprese l'importanza dell'udito nella percezione dei suoni.
La musica nella Roma antica sotto l'influsso del modello greco [modifica]
Apollo sauroctonus, copia romana, Louvre

Nel periodo ellenistico si assiste ad una sostanziale crisi di quelli che sono stati i fondamenti della Musikè greca, accompagnata dalla crisi del genere tragico. Ci si imbatte in vere e proprie performance di attori che mettono in scena, dal loro bagaglio, pezzi di repertorio.

Nel 146 a.C. la Grecia viene conquistata da Roma. Questa data segna la fine della cultura greca antica, ma anche una sorta di discriminante nella cultura romana tra un prima e un dopo.

Il prima è segnato dalla modesta presenza, a Roma, della musica di origini etrusche o italiche, abbinata anche a spettacoli indigeni quali l'atellana e il fescennino. Risale a questa prima fase la diffusione di strumenti di metallo di impiego militare: la buccina di forma circolare, il lituus, a canneggio diritto con il padiglione ripiegato all'indietro, la tuba di bronzo a canna diritta. Il dopo fu caratterizzato dal fatto che i romani conquistarono la Grecia e portarono, in grande quantità, musicisti, intellettuali, artisti e filosofi greci a Roma. L'intero sistema culturale romano sarà condizionato da quello greco, anche dal punto di vista musicale, con delle differenze essenziali. Dal punto di vista drammatico ci saranno tragedie e commedie modellate su quelle greche, ma con la differenza che verranno chiamate diversamente: coturnae quelle greche, perché gli attori greci stavano in coturni (calzari), monodici e corali di carattere rituale erano considerati essenziali nelle solennità pubbliche quali i rioni, nelle feste religiose, nei giochi; palliate quelle romane perché i romani indossavano un abito, il pallio.

La musica romana ereditò dal mondo greco il sistema musicale, gli usi, le forme e la teoria. Rispetto alla semplice raffinatezza della musica greca, eseguita con pochi strumenti per accompagnare il canto, la musica dei romani fu indubbiamente più vivace e coloristica, mescolata con elementi di origine italica, ed eseguita con grandi complessi in cui doveva essere massiccia la presenza degli strumenti a fiato: la tibia, la buccina, il lituus, la tuba. Si faceva anche uso dell'organo idraulico e di numerosi (e rumorosi) strumenti a percussione. Si può pertanto desumere che la musica a Roma fosse assai popolare e che accompagnasse sempre molti spettacoli tra cui la pantomima e gli spettacoli dei gladiatori. Mentre per i greci la musica era una componente fondamentale dell'educazione, i romani ne avevano un'opinione molto inferiore, associandola a feste e divertimenti piuttosto che alla formazione del vir.
Il canto del cristianesimo in Occidente e la musica sacra [modifica]
Exquisite-kfind.png     Per approfondire, vedi la voce Canto cristiano.

La diffusione del Cristianesimo, e quindi del canto cristiano, ha avuto un ruolo decisivo nella storia della musica occidentale. La musica corale ha origine dal canto cristiano dei primi secoli. Nelle sacre scritture si legge che il canto era una pratica comune anche nei riti della religione ebraica: lo stesso Cristo, insieme ai suoi discepoli viene ritratto come "cantore":
    « E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. »
   
(Marco, 14, 22-26)

Si può fare un parallelo tra la funzione della musica nei riti delle prime comunità cristiane e la funzione dell'arte decorativa, sintetica e stilizzata, degli inizi della vita ufficiale del cristianesimo (dopo il 313 d.C.). In entrambi i casi gli argomenti di fede sono l'argomento di espressioni artistiche non verbali che potevano essere facilmente ricordate anche da una congregazione non letterata e di umili origini.

Questo modo di "cantare le idee" continuerà nei secoli a contribuire alla partecipazione del fedele all'azione sacra, anche dopo che la lingua latina aveva da tempo cessato di essere comprensibile. Col tempo alla funzione ieratica (associata al salmodiare del celebrante) didascalica e partecipativa della musica si aggiunse anche una funzione decorativa tesa a solennizzare gli eventi religiosi attraverso le caratteristiche e il volume sonoro, al quale è possibile ascrivere parte del successo di uno strumento quale l'organo, la cui sonorità profonda induce nell'ascoltatore una sensazione di presagio (l'effetto degli ultrasuoni prodotti dall'organo è documentato anche da alcuni studi scientifici).
La monodia liturgica cristiana [modifica]

Poiché la notazione musicale non emergerà che nel corso del XII secolo, il canto cristiano dei primi secoli ci è completamente ignoto, e ciò che se ne sa deriva in gran parte da supposizioni. La sua presumibile derivazione dal rito ebraico fa presumere che la liturgia dei primi secoli fosse basata sull'intonazione di forme melodiche tradizionali costruite attraverso variazioni molto piccole (di ampiezza inferiore ad un semitono e perciò dette microtoni) e in cui il ritmo era derivato dal ritmo verbale della liturgia (questo procedimento è anche detto cantillazione). Inoltre si può supporre che la condizione di clandestinità in cui la religione cristiana era praticata favorisse il sorgere di molte varianti del rito e quindi dell'accompagnamento musicale di riferimento.

La situazione cambiò nel 380, quando l'editto di Tessalonica impose la religione Cristiana come unica religione dell'impero. A partire dal V secolo, il cristianesimo iniziò a darsi una struttura che imponeva l'unificazione della liturgia e, quindi, anche della musica che ne faceva parte integrante.

Si può ipotizzare che la forma iniziale della musica liturgica fosse monodica (cioè affidata ad un solista, dalla parola greca che significa una voce sola) e basata su variazioni d'intonazione attorno ad una nota fondamentale (detta corda di recita), variazione che era dettata dalla prosodia (o enfasi) delle parole del testo sacro, nello stile musicale detto sillabico. A questo stile, che dominava la maggior parte della messa, si sovrappose col tempo un secondo stile, riservato inizialmente ai momenti di maggiore enfasi quali l'offertorio, in cui un solista intonava il testo facendo variare liberamente l'intonazione all'interno di una stessa sillaba in uno stile detto melismatico.

La trasmissione della musica avveniva a questo punto per tradizione orale, e attraverso scuole di canto, la cui presenza presso i maggiori centri di culto è attestata fino dal IV secolo. Oltre alla scuola di provenienza, è probabile che anche l'improvvisazione e l'abilità del singolo cantore determinassero in larga parte la musica d'uso liturgico.
Il canto gregoriano [modifica]
Exquisite-kfind.png     Per approfondire, vedi la voce Canto gregoriano.

Agli inizi del VI secolo, esistevano in Occidente diverse aree liturgiche europee, ognuna con un proprio rito consolidato (tra i principali, ricordiamo il rito vetero-romano, il rito ambrosiano a Milano, il rito visigotico-mozarabico in Spagna, il rito celtico nelle isole britanniche, il rito gallicano in Francia, il rito aquileiese nell'Italia orientale, il rito beneventano nell'Italia meridionale). La tradizione vuole che alla fine di questo secolo, sotto il papato di Gregorio Magno (590-604) si sia avuta la spinta decisiva all'unificazione dei riti e della musica ad essi soggiacente.

In realtà si ha motivo di credere che l'unificazione avvenisse quasi due secoli più tardi, ad opera di Carlo Magno e sotto l'impulso dell'unificazione politica che portò alla nascita del Sacro Romano Impero. L'attribuzione a Gregorio Magno sarebbe stata introdotta per superare le resistenze al cambiamento dei diversi ambienti ecclesiastici, costretti a rinunciare alle proprie tradizioni.

Il prodotto dell'unificazione di due dei riti principali quello vetero-romano e quello gallicano fu codificato nel cosiddetto antifonario gregoriano, che conteneva tutti i canti ammessi nella liturgia unificata. Questa unificazione classificò i brani di musica sacra in uso secondo un sistema di modi, ispirati - almeno nei nomi - ai modi della tradizione greca (dorico, ipodorico, frigio, ipofrigio, lidio, ipolidio, misolidio, ipomisolidio).
La scrittura neumatica [modifica]
Exquisite-kfind.png     Per approfondire, vedi le voci Notazione sangallese, Notazione metense e Notazione quadrata.
Neuma plurisonico

La riforma gregoriana sostituì lo studio dei testi alla trasmissione orale delle scuole di canto delle origini, sacrificando, oltre alle particolarità regionali (alcune delle quali, specialmente quelle di derivazione mozarabica, particolarmente ricche) e all'intonazione microtonale (che esisteva ancora nel rito vetero-romano) anche il ruolo dell'improvvisazione. Allo stesso tempo si creò la necessità di "annotare" i testi scritti in modo da aiutare i cantori ad eseguire le musiche sempre nello stesso modo, con una linea melodica che indicava la sua direzione, ascensionale o discensionale. Quest'esigenza fece nascere segni particolari (i neumi, pare nati dai gesti del direttore del coro) che, annotati tra le righe dei codici, rappresentavano l'andamento della melodia, come già detto, (ma lasciando liberi intonazione e ritmo).

La scrittura neumatica divenne così la prima "notazione", da cui poi la parola "nota", musicale moderna.
Gli inizi della polifonia [modifica]
Lorenzo Costa: Il concerto


La riforma gregoriana non impedì che, nel corso degli anni, le melodie monodiche di base fossero arricchite tramite amplificazioni in senso orizzontale, aggiungendo ornamentazioni alla linea melodica, e in senso verticale, aggiungendo altre voci al canto del celebrante.

L'amplificazione orizzontale prese la forma di interpolazione di testi e melismi nella melodia gregoriana (tropi) o di composizioni originali a partire da particolari momenti della liturgia, in genere l'Alleluja (sequenze).

L'amplificazione verticale, che costituiva l'inizio della polifonia (dal greco: molte voci) prese dapprima la forma di una raddoppio (diafonia) della voce monodica (vox principalis), con una seconda voce (vox organalis) ad andamento parallelo e a distanza fissa (in genere una quarta o una quinta), secondo il procedimento che fu detto organum parallelo. La vox organalis (o duplum) inizialmente posta al di sotto della vox principalis, sarebbe divenuta più acuta negli sviluppi che seguirono. Il trattato Musica Enchiriadis della metà del IX secolo, dà conto dell'organum parallelo e di alcune sue variazioni che contemplano eccezioni del moto parallelo delle voci.

Il discostarsi dalla regola del moto parallelo delle voci era destinato a produrre tecniche polifoniche più complesse: tale fu, attorno al 1100, la tecnica del discanto dove alle voci, che conservano sempre distanze considerate consonanti (cioè quarta, quinta, ottava e unisono), è consentito un movimento più libero, che alterna tra il moto parallelo e il moto contrario.

Nello stesso periodo, emerge una tecnica detta eterofonia, probabilmente derivata dal canto popolare, che consente al duplum di eseguire melismi mentre la vox principalis intona, con valori di durata assai prolungati, la melodia originale. Questa pratica è documentata in alcuni codici italiani del XII e XIII secolo (ad esempio il trattato d'organum Vaticano) e da documenti coevi provenienti dalla chiesa di San Marziale a Limoges (sud della Francia). A questo stile sarà dato il nome di organum melismatico.

Non furono queste le uniche alterazioni della prescrizione monodica gregoriana: nello stesso periodo e luoghi dell'organum melismatico si trovano esempio dell'uso di una voce di bordone (un'unica nota bassa che viene prolungata anche per tutta la composizione), composizioni multitestuali dette tropi simultanei in cui le voci cantano testi diversi, anticipando quello che più tardi sarà il mottetto e perfino accenni di scrittura a tre voci.

Bisogna infine ricordare che in Inghilterra nacque un tipo di polifonia molto diversa da quella del continente europeo, che ammetteva, enfatizzandoli, gli intervalli di terza e sesta, considerati dissonanti sul continente. Questa tendenza, espresse in composizioni a due (gymel) e tre voci, (falso bordone) avrebbe in seguito influenzato la musica fiamminga e si sarebbe poi diffusa in tutta l'Europa, diventando la base della musica occidentale (che si basa sulle triadi e gli intervalli di terza).
Guido d'Arezzo [modifica]
Exquisite-kfind.png     Per approfondire, vedi la voce Musica medioevale.
Statua a Guido d'Arezzo

La scrittura neumatica lasciava molto all'immaginazione del lettore, e, proprio per questo, era inadatta alla trascrizione di composizioni di maggiore complessità, che mettevano a dura prova la memoria dei cantori.

Fu nell'opera di Guido d'Arezzo (992 ca.-1050 ca.) che si affermò il primo sistema di scrittura diastematica, una scrittura, cioè, che permetteva di indicare le diverse altezze delle note da intonare. Guido chiamava il suo sistema tetragramma perché inseriva dei segni (che sarebbero poi diventati le moderne note) in una griglia costituita (spesso) da quattro righe parallele.

Fu questo l'inizio dell'uso delle note in cui la scrittura delle durate era ottenuta proporzionalmente, (la durata di una nota era indicata in proporzione alle altre). Alle note che erano posizionate negli spazi e sulle linee, Guido assegnò nomi corrispondenti alle sillabe iniziali dei primi sei versetti di un inno dedicato a San Giovanni Battista come memorandum per gli allievi:
    « Ut queant laxis, Re REsonare fibris , Mi MIra gestorum, Fa FAmuli tuorum, Sol SOLve polluti, La LAbii reatum, Si Sancte Johannes. »
   

La vera innovazione di Guido fu che le prime sillabe dell'Inno non servirono solo per dare un nome alle note, ma anche a darne l'intonazione relativa. In questo modo un cantore poteva intonare a prima vista un canto mai udito prima semplicemente facendo riferimento alla sillaba dell'Inno con la stessa intonazione della prima nota cui il canto iniziava per averne un'immediata idea della tonica.

A questo procedimento di memorizzazione Guido diede il nome di solmisazione. Negli anni che seguirono il tetragramma di Guido d'Arezzo, in origine dotato di un numero variabile di linee, si sarebbe stabilizzato su cinque linee (assumendo il nome di pentagramma) e la nota Ut avrebbe mutato il suo nome in Do ponendo le basi della notazione musicale moderna.
La musica popolare antica e i trovatori [modifica]
Il trovatore Bernard de Ventadorn

Dal punto di vista della sua conservazione la musica fu doppiamente svantaggiata. Essa da una parte soffrì, fino all'invenzione del torchio a stampa, della sorte comune a tutto il materiale che doveva essere tramandato in forma scritta, cioè della rarità del materiale, dei mezzi e delle capacità di tramandarlo. A ciò si aggiunse la mancanza di una notazione che permettesse di scrivere la musica in maniera univoca (cui si giungerà compiutamente solo attorno al 1500).

A queste circostanze pratiche, si aggiungevano pregiudizi di carattere culturale (risalenti addirittura alla concezione Greca) che individuavano nella pratica musicale una parte nobile, collegata alla parola, e una artigianale, collegata al suono strumentale. La seconda veniva relegata in secondo piano e, nella sua funzione di servizio, lasciata ai musici professionisti (sempre di origine non nobile): questo equivale a dire che la musica popolare era affidata esclusivamente alla trasmissione orale ed è per noi completamente perduta. Le poche melodie che sono giunte fino a noi lo hanno fatto spesso intrufolandosi in composizioni considerate degne di essere tramandate (spesso in parti della messa): è questo il caso della melodia detta L'homme armé e (più tardi) della melodia detta La Follia. Solo in epoca moderna la musica popolare inizierà ad essere considerata degna di essere tramandata.

Si sa comunque che nel Medioevo si produceva molta musica di carattere non sacro: talvolta per celebrare i potenti (che assumevano regolarmente musicisti, soprattutto trombettisti per accompagnare le cerimonie ufficiali), per accompagnare spettacoli teatrali, sacre rappresentazioni o la recitazione di poesie o semplicemente per ballare. (Pare che nel Medioevo esistesse una vera e propria passione per il ballo attestata fra l'altro dai numerosi editti che proibiscono il ballo nei cimiteri (!)).

È certo che la recitazione di poesie fosse spesso (se non sempre) accompagnata dalla musica: quasi certamente gran parte delle poesie venivano infatti cantate piuttosto che recitate (questo era ad esempio il caso delle composizioni di Petrarca). Una famosa raccolta profana, i Carmina Burana, ha tramandato i soli testi dei canti dei chierici vaganti attorno al XIII secolo.

Un'altra importante testimonianza (profana anche se non propriamente popolare) viene dalle composizioni dei trovatori, dei trovieri e dei Minnesanger, cantori e poeti vaganti, le cui prime testimonianze datano attorno all'XI secolo. Di provenienza linguistica diversa (lingua d'oc o occitano per i trovatori, lingua d'oïl per i trovieri, tedesco per i minnesanger o menestrelli), essi erano accomunati dall'argomento delle loro canzoni, l'amor cortese e dalla loro frequentazione, appunto delle corti, dove era stata elaborata questa forma ritualizzata d'amore. La diffusione delle composizioni trobadoriche accompagnò anche la diffusione dell'idea che l'educazione musicale (rigorosamente non professionale) dovesse far parte dell'educazione di un nobile. Come per il resto delle composizioni popolari però, anche la parte musicale delle composizioni trobadoriche è andata quasi completamente perduta.
Ars Antiqua [modifica]
Exquisite-kfind.png     Per approfondire, vedi la voce Ars antiqua.
La facciata occidentale di Notre-Dame

Nel 1150 si sviluppa a Parigi attorno alla Cattedrale di Notre Dame una grande scuola contrappuntistica europea, di ispirazione pitagorica, che fu detta appunto scuola di Notre Dame, o anche Ars Antiqua in contrapposizione all'Ars nova, che sarà un altro grande movimento polifonico che nascerà nel XIV secolo e in contrapposizione all'Ars Antiqua, la cui parabola terminò, con la scuola di Notre Dame, nel 1320.

Dal punto di vista della notazione musicale, la Scuola di Notre Dame introdusse la tecnica di indicare precisamente l'altezza delle note (che nell'opera di Guido d'Arezzo era ancora intesa in maniera relativa) in modo simile a quello che avviene nella scrittura musicale moderna, e la prima idea di divisione delle durate: ogni nota poteva essere divisa in tre note di durata inferiore.

Dalla scuola di Notre Dame ci vengono i nomi di magister Leoninus (Leonin) e magister Perotinus (Perotin), i primi autori di musica sacra, modernamente intesi, della storia della musica occidentale.
Il Trecento: l'Ars Nova [modifica]
Exquisite-kfind.png     Per approfondire, vedi la voce Ars nova.
Guillaume de Machaut

Il XIV secolo fu il secolo in cui iniziò in tutta Europa un movimento di laicizzazione della cultura, che iniziò a distanziarsi dai condizionamenti ecclesiastici e ad acquistare una sua dimensione autonoma. Questo fenomeno si manifestò in tutti gli aspetti della produzione artistica: in letteratura si ebbe il passaggio da un'opera teologica del mondo (la Divina Commedia) alla commedia umana di Boccaccio; in pittura si passa dalle figure stilizzate alla dimensione materiale dell'uomo; in architettura, si costruiscono non solo luoghi di culto, ma anche palazzi, città ed abitazioni aristocratiche. Anche la musica acquisì una sua autonoma dimensione. L'ars antiqua si chiude nel 1320, data a cui risalgono due trattati: Ars novae musicae di Johannes de Muris e Ars novae musicae di Philippe de Vitry, che iniziarono il periodo cosiddetto dell'Ars nova.

Questa scuola sviluppò ulteriormente il concetto di notazione mensurale, aggiungendo altre durate a quelle usate fino ad allora, ed estendendo l'applicabilità della divisione binaria dei valori; inoltre accentuò gli aspetti musicali delle composizioni (moltiplicando le voci dei cantori ed introducendo ad esempio la forma politestuale del mottetto) rispetto agli aspetti testuali. Queste innovazioni la posero ben presto in polemica con gli esponenti dell'Ars antiqua (polemica che assunse toni così violenti da dover essere sedata da un intervento regale).


Il punto di vista arsnovistico infine prevalse, e i suoi insegnamenti furono alla base delle ulteriori innovazioni musicali che avrebbero avuto luogo nel secolo successivo nelle Fiandre.

Nell'ambito della musica popolare, gli anni trenta e quaranta videro la diffusione di un nuovo genere musicale, la chanson parigina, un canto sillabico a più voci generalmente omoritmico (le voci cantano simultaneamente note della stessa durata). Questa subì molti mutamenti ed evoluzioni; nella seconda metà del XV secolo una forma, puramente strumentale, derivata da questa, detta canzone da sonar, divenne l'antenata delle forme strumentali che saranno successivamente sviluppate nel periodo barocco.
Il Quattrocento [modifica]
Guilaume Dufay
Exquisite-kfind.png     Per approfondire, vedi la voce Scuola franco fiamminga (musica).

I rivolgimenti economici e sociali del XV secolo soprattutto la guerra dei cent'anni e lo sviluppo dei traffici nel nord Europa diminuirono l'importanza della Francia e diedero impulso allo sviluppo delle arti in generale e della musica in particolare nelle regioni della Fiandra e della Borgogna. La scuola che si sviluppò, finanziata nelle scuole delle cattedrali dalla borghesia benestante, prese il nome di Scuola franco fiamminga e innovò grandemente le preesistenti forme della messa, del mottetto e della chanson. Ponendo le consonanze per terze (ancora oggi familiari all'orecchio occidentale) e la forma imitativa del canone alla base delle loro procedure compositive, i fiamminghi (tra cui ricordiamo il fondatore Guillaume Dufay e il grande Josquin Des Prez) rivoluzionarono la pratica della polifonia ereditata dall'Ars nova e dall'Ars antiqua. Il lavoro di questi compositori poneva le basi per lo sviluppo di quella che sarebbe stata la teoria dell'armonia.

La monumentale complessità cui pervennero le composizioni fiamminghe (si ricorda il mottetto "Deo Gratias" di Johannes Ockeghem, a 36 voci a parti reali - cioè senza alcun raddoppio di una o più linee melodiche, sia all'unisono che all'ottava), le regole da essi codificate e la minuta tassonomia con la quale classificarono le forme da essi frequentate (soprattutto il canone) finirono per inaridire e fare considerare artificiose le composizioni dell'ultimo periodo fiammingo: a questo punto, (tra il XVI e il XVII secolo) gli insegnamenti dei fiamminghi erano stati assorbiti dagli altri musicisti europei ed erano divenuti parte integrante della polifonia.

La produzione musicale italiana di questo secolo non è ben documentata. Si sa che vi fu un'espansione della musica d'uso (nelle corti e in genere nelle occasioni profane) la cui parte musicale affidata come di consueto alla tradizione orale, è andata quasi interamente perduta. Di questo periodo si ricordano i canti carnascialeschi (canti di Carnevale), nati a Firenze nell'epoca di Lorenzo il Magnifico. Si tratta di canti popolareschi a più voci: una vera e propria polifonia in cui tutte le voci cioè hanno lo stesso ritmo (polifonia omoritmica).

Si affermarono diverse forme quasi monodiche, o comunque con polifonie omoritmiche molto più semplici di quelle fiamminghe, in cui il testo prevaleva sull'intreccio musicale. Tra queste era popolare la forma detta frottola. Da Napoli proveniva la villanella (che inizialmente si chiamò infatti villanella alla napoletana), una forma a 3 voci, inizialmente in dialetto napoletano, che diventò una forma internazionale come il madrigale. Fu una forma dal carattere fortemente popolare, caratterizzata dalla presenza di quinte parallele, quasi a sottolineare la distanza dalla tradizione colta dello stesso periodo.
Il Cinquecento [modifica]
Exquisite-kfind.png     Per approfondire, vedi le voci Musica rinascimentale, Scuola veneziana e Scuola romana.
Claudio Monteverdi

Il XVI secolo vide il verificarsi di uno degli eventi più significativi per la diffusione della musica: la nascita dell'editoria musicale. Nel 1501 a Venezia viene per la prima volta pubblicato ad opera di Ottaviano Petrucci l'Harmonice Musices Odhecaton, un intero volume di musica a stampa. Petrucci utilizzò dei caratteri mobili; uno stampatore romano, Andrea Antico, utilizzò pochi anni dopo un procedimento di tipo xilografico per ottenere lo stesso risultato.

Un'altra importante diramazione della chanson parigina fu in Italia il madrigale, nato ad opera del francese Philippe Verdelot e del fiammingo Jacques Arcadelt. Fu questa una forma cantata a più voci, in cui il significato del testo comunicava il carattere espressivo alla musica; in essa si cimentarono i principali musicisti dell'epoca, tanto italiani (Palestrina, Monteverdi) quanto stranieri (Orlando di Lasso, Adrian Willaert) e altri appartenenti alla sesta generazione fiamminga.

L'avvento della Riforma Luterana e la reazione cattolica controriformista, culminata nel Concilio di Trento (1545-1563) ebbero un profondo influsso sulla musica sacra. Nel mondo tedesco, la traduzione in tedesco dei canti liturgici e la loro messa in musica spesso su melodie profane creò la tradizione del corale protestante. Nel mondo cattolico, si creò un movimento di ritorno alle origini del gregoriano, che si distanziava dall'eccessiva complessità introdotta dalla scuola fiamminga nel secolo precedente, e proibiva ogni messa di derivazione musicale profana, richiamando i compositori al rispetto dell'intelligibilità del testo. Particolarmente sensibile a questi dettami fu il musicista italiano Giovanni Pierluigi da Palestrina (1525-1594), che come compositore o maestro di diverse cappelle romane (tra cui, per un breve periodo, anche la Cappella Sistina) lasciò un corpus di 100 messe, 375 mottetti e più di 300 altre composizioni che costituirono in pratica la rifondazione della musica sacra cattolica, stabilendo un canone stilistico che sarebbe stato per secoli a venire il riferimento per la musica liturgica.

Allo stesso tempo, negli ambienti umanistici si sviluppava una polemica tra i proponenti delle forme polifoniche e i proponenti delle forme monodiche, dove questi ultimi vestivano i panni degli innovatori. Fondamentale fu il circolo fiorentino della Camerata de' Bardi che verso la fine del secolo produsse ben due versioni (tra loro in concorrenza) di un dramma musicale, l'Euridice, dove veniva impiegata una tecnica nuova (detta recitar cantando) da cui nel XVII secolo il genio di Claudio Monteverdi avrebbe fatto nascere il melodramma.

Alla fine del secolo, il trattato De Institutioni Harmonica (1589) di Gioseffo Zarlino, uno dei conservatori e difensori della polifonia nella polemica sopra accennata, definisce in modo completo ed esauriente le leggi dell'armonia (e quindi della polifonia).
Dal Seicento al Settecento [modifica]
Exquisite-kfind.png     Per approfondire, vedi le voci Musica barocca e Classicismo (musica).
Johann Sebastian Bach, ritratto di Hausmann

La musica occidentale si sviluppò con straordinaria rapidità attraverso i secoli successivi, anche perfezionando il suo sistema tonale: una pietra miliare è costituita dalle composizioni di Johann Sebastian Bach del Clavicembalo ben temperato (I libro 1722, II libro 1744, raccolta di 48 Preludi e Fughe in tutte le tonalità) che mettono in pratica il cosiddetto "temperamento equabile", adottato universalmente da allora in poi fino ai giorni nostri, in cui tutti i dodici semitoni assumono eguale distanza relativa all'interno di una ottava e pari alla radice dodicesima di due. La soluzione del temperamento equabile da un punto di vista più teorico spetta però ad Andreas Werckmeister con il suo trattato Musikalische Temperatur risalente al 1691.

Accanto a quelle dell'"architetto della musica", sono di fondamentale importanza le composizioni del tedesco Georg Philipp Telemann, che esce dagli schemi della scuola tedesca di quel tempo.

Vi è inoltre la grande presenza di Mozart. Senza dubbio è uno, tra i grandi, e sono tanti; e grazie a lui l'evoluzione della musica può poggiare su un grande pilastro creato, che si estende in tutti i campi, sinfonia, opera, musica da camera, serenate, e che è il legame, possiamo dire, tra la musica del settecento (le sinfonie calme e serene, che rispecchiano alla perfezione gli schemi musicali, di Haydn) e quella romantica del XIX secolo.
L'Ottocento [modifica]
Exquisite-kfind.png     Per approfondire, vedi le voci Musica romantica e Storia della sinfonia.

Nel secolo d'oro della musica classica occidentale, gli anni che vanno dal 1750 al 1850, essa si esprime in forme sempre più ricche ed elaborate, sia in campo strumentale (uno straordinario sviluppo ebbe la forma della sinfonia) che in campo operistico, sfruttando sempre più estesamente le possibilità espressive fornite dal sistema armonico e tonale costruito nei secoli passati.

All'inizio del secolo giganteggia la figura di Ludwig van Beethoven (1770-1827), che prese le mosse dall'eredità di Mozart e dei compositori classici coevi per arrivare a trasfigurare le forme musicali canoniche, soprattutto la sinfonia e la sonata, creando al contempo il concetto di musica assoluta, cioè svincolata dalle funzioni sociali cui era stata fino ad allora subordinata. Con Beethoven si assiste alla nascita della figura del compositore/artista, contrapposta a quella, in precedenza prevalente, del musicista/artigiano. Le nove sinfonie di Beethoven ebbero tale risonanza da promuovere la forma della sinfonia come la regina tra le forme musicali, al punto che molti dei musicisti che vennero dopo di lui temevano di misurarsi con essa. Ciò nonostante, compositori come Johannes Brahms, Anton Bruckner e Gustav Mahler l'affrontarono con risultati così notevoli da far parlare di "Stagione del grande sinfonismo tedesco".

In Beethoven si trovano le prime manifestazioni del romanticismo musicale, molti protagonisti del quale furono di area germanica e austriaca, come Schubert, Mendelssohn, Schumann. A Parigi operano invece Berlioz e il polacco Chopin. Emerge in questo periodo anche la figura del musicista virtuoso, che ha in Franz Liszt e Niccolò Paganini i due esempi più famosi e celebrati.

L'Ottocento è anche il secolo della grande stagione operistica italiana, che ha come protagonisti Gioachino Rossini (1792-1868), Vincenzo Bellini (1801-1835), Gaetano Donizetti (1797-1848), Giuseppe Verdi (1813-1901) e, a cavallo del secolo seguente, Giacomo Puccini (1858-1924). La tradizione operistica italiana continua ad esaltare il ruolo del canto che, sciolto dall'eloquenza dell'opera settecentesca diviene momento lirico, pura espressione dell'anima. Nel corso del secolo tuttavia essa assorbe progressivamente aspetti dell'opera francese, da sempre attenta all'aspetto visivo e a partire dalla seconda metà del secolo legata all'estetica del naturalismo. Quanto all'orchestra, da semplice accompagnamento del canto si evolve fino a diventare, nelle opere di Puccini, un'orchestra sinfonica.

Alla fine del secolo la ricerca di nuove forme e di nuove sonorità porta alla crisi del sistema tonale, espressa nel famoso preludio del Tristano e Isotta di Richard Wagner del 1865, che contiene passaggi armonicamente enigmatici, non interpretabili alla luce delle regole in vigore in quegli anni.
Il Novecento [modifica]
La musica contemporanea [modifica]
Exquisite-kfind.png     Per approfondire, vedi le voci Musica contemporanea e Musica moderna.

In seguito alla crisi del sistema tonale, a cavallo tra Ottocento e Novecento si avvia una frenetica ricerca di nuovi codici linguistici su cui basare la composizione musicale. Le soluzioni proposte sono diverse: dal ritorno alla modalità, all'adozione di nuove scale, di derivazione extraeuropea, come quella per toni interi (proposta per primo da Claude Debussy), al cromatismo atonale e poi dodecafonico che tende a scardinare la tradizionale dualità di consonanza/dissonanza.

In particolare, nel secondo decennio Arnold Schönberg, assieme ai suoi allievi, tra cui si ricordano Alban Berg e Anton Webern, giunge a delineare un nuovo sistema, noto come "dodecafonia", basato su serie di 12 note. Alcuni ritennero questo l'inizio della musica contemporanea, spesso identificata con la musica d'avanguardia: altri dissentirono vivamente, cercando altre strade. Il concetto di serie, inizialmente legato ai soli intervalli musicali, si svilupperà nel corso del secondo Novecento sino a coinvolgere tutti i parametri del suono. È questa la fase del serialismo, il cui vertice fu raggiunto negli anni cinquanta con musicisti come Pierre Boulez e John Cage.

Altri musicisti - e tra gli altri Igor Stravinsky, Bela Bartok e Maurice Ravel - scelsero di cercare nuova ispirazione nelle tradizioni folkloriche e nella musica extraeuropea, mantenendo un legame con il sistema tonale, ma innovandone profondamente l'organizzazione e sperimentando nuove scale, ritmi e timbri.

Parallelamente al versante colto, che in realtà si estende molto al di là dei confini tracciati dalla musica seriale, nel Novecento assunsero grande importanza i generi musicali popolari, cui i mezzi di comunicazione di massa consentirono una diffusione senza precedenti.
La musica popolare [modifica]
Exquisite-kfind.png     Per approfondire, vedi la voce Musica pop.
Presley in un'immagine degli anni settanta

All'inizio del XX secolo la musica occidentale è dunque ormai profondamente cambiata, e scossa fin dalle fondamenta. Non solo, ma cambiano anche, grazie alle invenzioni relativamente recenti della radio e del fonografo, i modi e i tempi di ascolto della musica stessa, prima limitati a concerti in locali appositamente adibiti, come teatri, locali, club o case private. Da una parte inizia a crearsi un pubblico potenziale più vasto e meno acculturato, che apprezza strutture melodiche e armoniche più semplici, dall'altra mai come in questo periodo storico è stato facile, per chi volesse suonare, procurarsi uno strumento e imparare a usarlo.

A questo si deve aggiungere una seconda rivoluzione, anche questa tecnologica: l'invenzione dell'altoparlante e dell'amplificazione audio, che permette di far suonare assieme strumenti che non potrebbero farlo altrimenti (come per esempio una chitarra, una batteria di tamburi e un pianoforte), perché il suono di alcuni di essi prevaricherebbe completamente gli altri.

Queste nuove possibilità tecniche crearono l'occasione per nuovi veicoli espressivi che la musica colta tardò a cogliere e che la nuova musica popolare non ebbe alcun problema ad adottare, creando, tra il 1920 fino al 1980 e in misura minore negli anni successivi, una grande fioritura di nuovi stili e generi (quali jazz, blues, rock, soul, pop, funky, metal, fusion, ognuno dei quali si è suddiviso in ulteriori sottogeneri). Nascono così personaggi che diventano autentici fenomeni mediatici raggiungendo una popolarità senza precedenti. Fra questi si possono citare Frank Sinatra, Elvis Presley, The Beatles, Bruce Springsteen e Michael Jackson. Gli stessi fattori, assieme alle mutate condizioni sociali ed economiche del mondo occidentale, fanno assumere estrema rilevanza agli aspetti commerciali del fenomeno musicale (aspetti che avevano iniziato ad emergere già nel secolo precedente): nel XX secolo la richiesta popolare di musica fa nascere, in occidente e nel resto del mondo, una vera e propria industria musicale di dimensioni e risorse gigantesche.
Il jazz e il blues [modifica]
Exquisite-kfind.png     Per approfondire, vedi le voci Musica jazz e Blues.
Louis Armstrong negli anni trenta

All'inizio del 1900, negli Stati Uniti d'America, iniziano a diffondersi tra la popolazione urbana diversi generi musicali derivati dalle tradizioni popolari degli africani portati come schiavi sul continente, e dalle loro contaminazioni con le tradizioni musicali bianche.

Nascono e acquistano notorietà in questo modo il ragtime, il blues urbano (derivato dal cosiddetto blues primitivo che veniva cantato nelle campagne), e da ultimo, il jazz, che combinava la musica bandistica e da parata, che veniva suonata soprattutto a New Orleans, con forti dosi d'improvvisazione e con particolari caratteristiche ritmiche e stilistiche.

L'invenzione del fonografo, prima, e della radio, poi, permise una diffusione senza precedenti di questi nuovi generi musicale, che erano spesso interpretati da musicisti autodidatti molto più legati ad una tradizione musicale orale che non alla letteratura musicale. Questo fatto, le origini non europee degli interpreti, e il citato ricorso all'improvvisazione, contribuirono a creare musiche di grande freschezza e vitalità. Al contrario di quello che era successo tante volte nella storia della musica, la tecnologia offriva ora ad una musica popolare fondata più sulla pratica che sulla scrittura di essere trasmessa e tramandata, piuttosto che dimenticata.

La musica jazz continuò a svilupparsi per tutto il XX secolo, diventando prima musica di larghissimo consumo durante gli venti e 30 (detti anche gli anni dello swing), intrecciandosi con altri generi per dare vita a forme di espressione musicale ancora diverse (la più commercialmente rilevante delle quali fu il rock) ed evolvendosi poi gradatamente in una "musica per musicisti" e per appassionati (quando non per elite) espandendosi fuori dall'America e trovando seguaci prima in Europa (dove fu spesso apprezzata più che nel suo luogo di nascita) e poi in tutto il mondo, e diventando uno dei contributi musicali più importanti del Nuovo Continente.
Il rock [modifica]
Exquisite-kfind.png     Per approfondire, vedi le voci Rock e Rock and roll.

Il rock è la dizione abbreviata di "rock and roll" o "rock'n'roll", e da quando si affermò questa espressione abbreviata si svilupparono vari sottogeneri che enfatizzavano gli aspetti più aggressivi del rock'n'roll. La parola rock si iniziò a leggere come "roccia", e in espressioni come Hard Rock cioè "roccia dura". Il rock'n'roll nacque negli anni cinquanta come musica da ballare, derivato dal boogie-woogie, ballo afro-americano del dopo guerra, infatti, sta proprio per "ondeggia e ruota". Quando rock e rock'n'roll si differenziarono, cioè da quando appunto non furono più sinonimi, la seconda espressione venne intesa come forma originaria di questo genere di musica. Storicamente un gruppo, o una band è formata da una voce, una o più chitarre, il basso e la batteria, spesso con l'inserimento di pianoforte o sassofono. Negli anni settanta, soprattutto in Inghilterra, si affacciarono personaggi come i Pink Floyd, Arthur Brown e Soft Machine pronti a spaziare e a raggiungere nuove melodie musicalmente più complesse rispetto a quelle del rock primitivo per iniziare a dare vita a una rivoluzione. In questa rivoluzione fu coinvolta anche la tecnologia, che con il sintetizzatore, il moog, il mellotron iniziarono a dare vita a forme compositive sempre più complesse e a sonorità completamente innovative. Lo sviluppo del rock ha portato alla creazione di sottogeneri anche molto diversi tra di loro, che spaziano dalla ricerca virtuosistica e alla complessità compositiva del progressive, al diretto minimalismo del punk, sottogeneri che spesso si legano alla ricerca identitaria delle diverse culture, giovanili e non.
L'heavy metal [modifica]
Exquisite-kfind.png     Per approfondire, vedi la voce Heavy Metal.

L'heavy metal (letteralmente "metallo pesante") è un genere di musica rock derivato dall'hard rock. È caratterizzato da ritmi fortemente aggressivi e da un suono potente, ottenuto attraverso l'enfatizzazione dell'amplificazione e della distorsione delle chitarre, dei bassi, e, spesso, persino delle voci. Le tematiche musicali sono spesso definite come oniriche, rabbiose, violente o tetre.
La musica nel mondo [modifica]

Oltre alla cultura musicale dell'Europa, esistono altre culture altrettanto importanti che ci sono poco familiari. Esse usano delle scale diverse dalle nostre ed i suoni da loro usati ci possono sembrare spesso dissonanti. Ma proprio per conoscerne la loro essenza occorre conoscerne meglio le origini.
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Da: storia della moda08/10/2011 13:05:57
Il termine moda indica uno o più comportamenti collettivi con criteri mutevoli. Questo termine è spesso correlato al modo di abbigliarsi.
Indice
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    * 1 Origine del termine
    * 2 Il significato della moda
    * 3 Sarti
    * 4 La moda per pochi e la moda per tutti
    * 5 Leggi suntuarie
    * 6 Diffusione della moda
    * 7 Storia della moda
          o 7.1 Periodo antico
                + 7.1.1 La moda europea prima di Cristo
                + 7.1.2 Roma antica
                + 7.1.3 I bizantini
          o 7.2 Periodo medievale
                + 7.2.1 Dall'alto Medioevo fino al XII secolo
                + 7.2.2 Il Duecento e il Trecento
                + 7.2.3 Il XV secolo
          o 7.3 Periodo moderno
                + 7.3.1 Il XVI secolo
                + 7.3.2 Il XVII secolo
                + 7.3.3 L'influenza del Re Sole sulla moda
                + 7.3.4 Il XVIII secolo
          o 7.4 Periodo contemporaneo
                + 7.4.1 Il XIX secolo
                + 7.4.2 Il Novecento fino alla seconda guerra mondiale
                      # 7.4.2.1 Dall'inizio del secolo al 1918
                      # 7.4.2.2 Gli anni venti e trenta
                      # 7.4.2.3 La moda dagli anni della Seconda guerra mondiale al New Look
                      # 7.4.2.4 Gli anni cinquanta
                      # 7.4.2.5 Gli anni sessanta
                      # 7.4.2.6 Gli anni settanta
                      # 7.4.2.7 Gli anni ottanta
    * 8 Musei della moda
    * 9 Note
    * 10 Bibliografia
    * 11 Altri progetti

Origine del termine [modifica]

Il termine moda deriva dal latino modus, che significa maniera, norma, regola, tempo, melodia, ritmo, tono, moderazione, guisa, discrezione.

Nei secoli passati, l'abbigliamento alla moda era appannaggio delle sole classi abbienti soprattutto per via del costo dei tessuti e dei coloranti usati, che venivano estratti dal mondo minerale, animale e vegetale. Prima dell'Ottocento, l'abito era considerato talmente prezioso che veniva elencato tra i beni testamentari. I ceti poco abbienti erano soliti indossare solo abiti tagliati rozzamente e, soprattutto, colorati con tinture poco costose come il grigio. A questi aggiungeva scarpe in panno o legno. Non potendo permettersi il lusso di acquistare abiti nuovi confezionati su misura, tali classi ripiegavano spesso sull'abbigliamento usato.

Il termine moda compare per la prima volta, nel suo significato attuale, nel trattato La carrozza da nolo, ovvero del vestire alla moda, dell'abate Agostino Lampugnani, pubblicato nel 1645.
Il significato della moda [modifica]

La moda - detta anche, storicamente costume - nasce solo in parte dalla necessità umana correlata alla sopravvivenza di coprirsi con tessuti, pelli o materiali lavorati per essere indossati. In realtà l'abito assunse anche precise funzioni sociali, atte a distinguere le varie classi e le mansioni sacerdotali, amministrative e militari.

Le donne, che ne erano escluse, non per questo rinunciavano a vestirsi con cura estrema. Più legato alla psicologia è l'aspetto del mascheramento. Gli abiti possono servire a nascondere lati della personalità che non si vogliono far conoscere o, viceversa, a mostrarli. Si pensi, ad esempio, al proverbio: "l'abito non fa il monaco".
Sarti [modifica]

I manuali di taglio e sartoria si svilupparono con una certa lentezza, soprattutto quando, dal XIV secolo in poi, si cominciarono a creare abiti aderenti al corpo. Il Garzoni, nel suo libro su tutte le professioni del mondo edito a Venezia nel 1585, dice esplicitamente che un buon sarto deve saper fare di tutto, per soddisfare ogni necessità della sua clientela. Quello del sarto non era quindi un mestiere indipendente, bensì era un servitore delle grandi signorie: viveva e lavorava presso la corte di un signore, che poteva anche scegliere di "prestarlo" a parenti o amici. La retribuzione per l'operato si aggirava intorno al 10% della spesa del tessuto. Era una professione preclusa alle donne, che come sarte avevano compiti minori o si applicavano maggiormente al telaio e al ricamo. Non esistevano le taglie, quindi ogni vestito era un pezzo unico, realizzato su misura del cliente. Le unità di misura erano variabili; a Venezia erano in uso i brazzi: da seda, che corrispondeva a 63,8 cm, e da lana, 67,3 cm.
Una toilette della sovrana di Francia Maria Antonietta

Anche alcuni artisti, come Giotto e Antonio del Pollaiolo crearono modelli di abiti e tessuti. La famosa sarta della regina di Francia Maria Antonietta, Rose Bertin, pur creando sontuose toilettes per la regina, non poteva ancora definirsi stilista. Per fare un esempio una sarta non poteva comperare direttamente il tessuto, che era venduto esclusivamente dal fabbricante. Dopo la rivoluzione francese la Convenzione abolì le corporazioni e le regole rigide e minuziose che vi erano applicate, stabilendo che ognuno poteva vestirsi come gli pareva. Il decreto nasceva per l'odio contro le leggi suntuarie che erano ormai diventate uno spartiacque tra l'abito dell'aristocrazia e quello della borghesia, a cui erano proibiti molti oggetti di lusso. Dopo di allora il sarto fu completamente libero di esprimere la sua creatività.
La moda per pochi e la moda per tutti [modifica]

Nell'Ottocento la tecnica sartoriale andò affinandosi rendendo più agevole indossare il vestito. Dal XIX secolo si iniziano a distinguere i primi stilisti, che creavano nuovi tagli, nuove stoffe e nuovi canoni nel modo di abbigliarsi, con l'adozione di nuovi abiti femminili quali il tailleur inventato alla fine del secolo dall'inglese Redfern. Lo stilista capovolse il rapporto tra il sarto e la cliente, che ora dipendeva dalle sue idee ed era ben felice di indossare un abito firmato da lui e realizzato nel suo atelier. Gli stilisti lavoravano solo per l'élite poiché i costi per l'ideazione e per la produzione erano molto alti. Questo nuovo impulso di riforma fu principalmente portato avanti da Charles Fréderic Worth, inglese trapiantato in Francia, considerato l'inventore della Haute Couture e sarto personale dell'imperatrice Eugenia, moglie di Napoleone III, e della sua corte, dal 1864.

La rivoluzione industriale nata in Inghilterra alla fine del XVIII secolo, creò, nel campo della moda e della tessitura, macchine che permettevano di tessere, tagliare e cucire con rapidità e a basso costo. Tuttavia la moda si avvicinò alla massa solo verso la metà dell'Ottocento, grazie all'invenzione di macchine per tagliare le pezze di tessuto e all'introduzione del telaio meccanico jaquard. All'inizio tali tecniche furono applicate soprattutto alle uniformi militari; con la nascita in Francia dei grandi magazzini, i prezzi degli abiti confezionati in serie si abbassarono notevolmente. Le nuove tecniche della chimica e l'invenzione dell'acciaio introdussero materiali meno costosi: la tessitura meccanica accelerò la produzione di stoffa, così come la stampa delle decorazioni con coloranti industriali; i busti e le sottogonne non furono più rinforzati da stecche di balena, ma di metallo, facilmente riproducibile in serie. La crinolina, la sottogonna a cupola diffusa durante il periodo del romanticismo e munita di cerchi d'acciaio, fu per la prima volta indossata anche dalle donne del popolo.
Leggi suntuarie [modifica]

Le leggi suntuarie sono note in Italia fin dall'epoca romana e costituiscono un prezioso documento per conoscere la moda in ogni tempo: si tratta di dispositivi legislativi che limitavano il lusso nella moda maschile e femminile, o obbligavano determinati gruppi sociali a indossare segni distintivi. Già nel 215 a.C. la Lex Oppia cercava di limitare la ricchezza degli abiti femminili. In seguito lo stesso Giulio Cesare e poi altri imperatori, intervennero contro le vesti di uomini e donne stabilendone anche il prezzo. Con l'avvento del Cristianesimo i documenti a nostra disposizione citano, per i primi secoli, esclusivamente prediche di monaci o ecclesiastici contro costumi considerati troppo audaci.
I rappresentanti degli Stati Generali

In Italia le prime leggi suntuarie di cui si abbia notizia certa riappaiono nel Duecento: erano colpiti acconciature, decorazioni, gioielli, strascichi, pellicce. I colpevoli erano multati, oppure gli si vietava l'assoluzione in chiesa, fatto gravissimo per il tempo. Dal 1500 in poi le leggi diventarono più dettagliate e minuziose e cominciarono a colpire maggiormente le classi medie o popolari, in specie la servitù, chiudendo un occhio sul lusso dei signori e delle loro corti. Non potendo arginare realmente il lusso le leggi suntuarie vi si adeguarono permettendo cose che nei secoli precedenti erano proibite, come alcuni tipi di pelliccia o la moltiplicazione dei gioielli sulle mani e su tutto il corpo. Esse variavano da città a città, con maggiore durezza o tolleranza. A Firenze furono diverse le leggi suntuarie emanate dalla Repubblica fiorentina fin dal 1330, per arrivare al 19 ottobre 1546 con la legge "sopra gli ornamenti et abiti degli uomini e delle donne" e alla riforma del 4 dicembre 1562 "sopra il vestire abiti et ornamenti delle donne ed uomini della città di Firenze", emanate da Cosimo I De' Medici contro gli eccessi del lusso. Venezia, città libera e ricca, era più clemente di altre. Esistevano guardie delegate al controllo delle disposizioni emanate, che a volte potevano entrare nelle case o raccogliere denuncie premiando il denunciante. Le reazioni delle donne, bersaglio preferito dei legislatori, furono a volte di esplicita protesta, a volte di furbi accomodamenti, come quando nascondevano lo strascico con spille per poi scioglierlo alla prima occasione favorevole.

Tra le leggi più discriminanti vi erano quelle che colpivano gli ebrei, che erano obbligati a portare un cappello a punta o un contrassegno colorato sul braccio; per le prostitute era solitamente vietato lo sfoggio troppo vistoso, mentre a volte dovevano indossare abiti di determinati colori o segni distintivi. In seguito anche a coloro che furono giudicati eretici si fece indossare un abito penitenziale, solitamente giallo.

Nonostante la loro severità le leggi suntuarie si dimostrarono di scarsa efficacia e alla fine del Settecento erano quasi totalmente disattese. Nel 1789 in Francia, alla vigilia della rivoluzione, i borghesi si presentarono all'apertura degli Stati generali in abito nero e cravatta bianca, indumenti che erano stati loro imposti per umiliarli; a confronto l'aristocrazia era addobbata con estremo sfarzo. Il drammatico contrasto provocò invece l'effetto opposto, e i semplici abiti dei borghesi diventarono simbolo di pulizia morale e di nuovi ideali; l'iniqua proibizione inoltre causò l'attuazione, come primo provvedimento dell'Assemblea, dell'abolizione - almeno per il vestiario - di ogni differenza di classe.
Diffusione della moda [modifica]

Fino all'invenzione dei primi giornali nel Seicento, la moda si diffuse in modo lento, per poi accelerare il suo sviluppo. Prima e dopo quel secolo, guerre, viaggi, matrimoni, lettere di signori e perfino spionaggio, furono i sistemi più usuali per conoscere nuove fogge. Tipico è l'esempio delle conquiste dell'Impero romano che introdussero in Italia le braghe, le maniche, la pelliccia. In quanto allo spionaggio, ossia alla propagazione illecita di informazioni sui metodi di lavorazione originali, era proibito dalle corporazioni con pene severissime.

L'esplorazione dell'Oriente sui percorsi della Via della seta servì a far conoscere motivi insoliti che furono in particolare usati per la realizzazione di tessuti in seta. Nel Trecento, draghi, grifoni, pappagalli e il Chi, ossia la nuvola stilizzata cinese, popolarono le decorazioni tessili delle stoffe lucchesi. I viaggi dei mercanti furono assai proficui per la conoscenza di nuove fogge. Nel Trittico Portinari di Hugo van der Goes del XV secolo, conservato alle Gallerie degli Uffizi a Firenze, il banchiere Tommaso Portinari e la moglie sono rappresentati in vesti fiamminghe. In particolare la donna indossa l'hennin, fiabesco copricapo a cono completato da un lungo velo, assai di moda in Francia e nel Nord Europa, ma poco usato in Italia.

Nel Cinquecento cominciarono a diffondersi le pupe, bambole di piccole dimensioni vestite all'ultima moda e curate nei minimi dettagli. Il re di Francia Francesco I fece scrivere a Isabella d'Este duchessa di Mantova e maestra di mode, una lettera perché farsi inviare "Una puva vestita a la fogia che va di li camisa, di maniche, di veste de sotto e di sopra e de abiliamenti et aconciatura di testa et de li capilli"[1]. Dal XVI secolo anche a Venezia veniva esposta alle Mercerie una bambola detta "piavola de Franza" che mostrava gli ultimi modelli, subito copiati. La bambola è stata resa famosa da Carlo Goldoni che nella sua commedia I Rusteghi cita un detto evidentemente diffuso a Venezia che paragona una signora elegante alla piavola de Franza. Il matrimonio di Caterina de Medici con Enrico II, portò in Francia fogge e profumi italiani molto apprezzati all'estero. Intanto la stampa stava facendo progressi, passando dalla xilografia all'incisione su metallo.

Il pittore Cesare Vecellio ci ha lasciato un volume, datato alla fine del Cinquecento e intitolato De gli habiti antichi et moderni di diverse parti del mondo che ha avuto una fortuna enorme surclassando la sua fama di artista. Il testo, ricchissimo di incisioni e descrizioni, parla non solo delle mode venete, ma anche di quelle di altre regioni italiane, senza trascurare le mode estere, specie orientali. Anche le incisioni sul costume e i Libri di figurini per sarti, che mostravano gli abiti interi e i loro modelli, furono efficaci propagatori di fogge.

Alla diffusione del fenomeno contribuisce la nascita del giornalismo di moda, che si sviluppa nella seconda metà del XVII secolo. Nel 1672 fu fondato in Francia il Mercure Galant, nato come bollettino letterario, giornale di pettegolezzi e di moda. Al Mercure Galant fecero seguito, specie nel Settecento, numerosi altri giornali, che solitamente copiavano senza riguardo i modelli francesi, che durante il secolo erano all'avanguardia in tutta Europa. Tipico caso italiano sono il Giornale delle Nuove mode di Francia e d'Inghilterra, e il Corriere delle Dame, che continuò la sua pubblicazione anche nell'Ottocento. Bisognerà attendere il secolo successivo, dopo l'abolizione di leggi, dazi, barriere doganali, perché la stampa di moda si diffonda liberamente in tutto il mondo.
Storia della moda [modifica]
Periodo antico [modifica]
La moda europea prima di Cristo [modifica]

Nel bacino del Mediterraneo, popolazioni come etruschi, greci, romani si vestirono sostanzialmente coi medesimi capi, seppure con alcune varianti. Si indossava una veste che variava di lunghezza a seconda del genere - chiamata in Grecia chitone e a Roma tunica; nello specifico era una sorta di rettangolo senza maniche fermato sulle spalle da fibule e in vita da una cintura. In epoca arcaica le donne greche indossavano anche il peplo ripiegato nella parte alta creando una mantellina lunga fino alla vita. La varietà delle vesti era data non tanto dal taglio, ma dalla capacità di creare panneggi, sbuffi e piegoline. Per fare ciò, veniva usata un'attrezzatura, conosciuta anche da altri popoli antichi, che serviva a mettere in forma l'abito. L'uso di una o più cinture, a volte disposte diagonalmente, aveva lo stesso scopo. Cultori della prestanza fisica e dello sport, i greci preferirono abiti che non costringevano il corpo e che permettevano scioltezza di movimento. Sopra la veste si portava un mantello più o meno lungo e pesante. I mantelli greci più usati furono la clamide corta e rettangolare, che per le sue dimensioni serviva per cavalcare, e l'himation, più grande e portato da entrambi i sessi, avvolto attorno al corpo in modo da lasciare la spalla destra scoperta.

Gli etruschi indossavano come mantello la tebenna, ovale da cui si pensi derivi la toga romana. Solitamente allacciata con una fibula su una spalla, nell'ultimo periodo fu avvolta traversalmente attorno al corpo lasciando un braccio libero. In generale i vestiti etruschi erano caratterizzati da colori molto brillanti.
Roma antica [modifica]

Al tempo dei primi re i romani indossavano tuniche e ampi mantelli probabilmente di derivazione etrusca. Per quanto riguarda l'uomo, l'abito usato nel periodo repubblicano prima e imperiale poi, fu la toga, un enorme mantello ovale in lana o lino, avvolto attorno al corpo a formare fitte pieghe verticali che venivano usate anche come tasche. Questo mantello dava alla figura l'aspetto virile e statuario che si confaceva al cittadino della potente Roma, intendendo per questo non colui che vi abitava, ma chi aveva ricevuto la cittadinanza come titolo onorifico. La toga conobbe un'evoluzione stilistica dalla repubblica all'impero. Se ne usavano di vari tipi, da quelle senatoriali orlate da una fascia di porpora, a quelle candide indossate da chi concorreva una carica politica (da cui deriva la parola candidato) a quelle di colore scuro per chi era in lutto. Nell'ultimo periodo dell'impero la toga si era talmente appesantita di ricami e decorazioni da essere abbandonata in favore di mantelli più liberi e sciolti. Le conquiste in Europa e in Asia influenzarono notevolmente la moda romana: furono introdotte le braghe e le maniche di origine orientale. Nel tardo impero maniche strette furono applicate alla tunica, mentre la dalmatica, indumento proveniente probabilmente dalla Dalmazia, le ebbe piuttosto larghe.

La donna romana non aveva la libertà dell'uomo, tant'è che poteva uscire di casa solo accompagnata e ricoperta da un mantello portato anche sul capo. Le prime statue che la raffigurano ne esaltano la virtù della "pudicitia". La matrona indossava varie vesti sovrapposte: la tunica intima, la tunica, la stola, ossia una veste senza maniche fermata sulle spalle da fibule. Nel periodo dell'impero le acconciature femminili diventarono estremamente elaborate: le mode erano lanciate dalle mogli degli imperatori che si facevano raffigurare con l'acconciatura preferita che, ripetuta in copia nei busti marmorei, veniva imitata dalle altre. La matrona aveva una schiava appositamente incaricata l'ornatrix, che ogni mattina eseguiva ricci, corone, trecce. Dopo Nerone le acconciature diventarono torreggianti. Frequentissime erano le parrucche: le più ricercate erano quelle bionde, fatte con capelli di adolescenti germanici, mentre per quelle nere si utilizzavano i capelli delle donne orientali.
I bizantini [modifica]
Il mosaico nella Basilica di San Vitale raffigurante Giustiniano ed il suo seguito

La moda bizantina, chiaramente osservabile nei numerosi mosaici ravennati, in particolare in quelli dell'abside della Basilica di San Vitale, si diffuse in Europa soprattutto da quando l'imperatore Costantino, nel 330 d.C., trasferì la capitale da Roma a Bisanzio, ribattezzata poi Costantinopoli.

Importantissimo centro culturale, Costantinopoli diventò un punto di riferimento anche per l'abbigliamento, che si arricchì di influenze orientali. Di particolare rilievo fu l'introduzione della seta: bozzoli di bachi, secondo la leggenda narrata dallo storico Procopio, furono portati dalla Cina in Europa nel bastone cavo di due monaci. A Costantinopoli la produzione serica era severamente controllata da editti imperiali che ne limitavano l'uso ai ceti dominanti. Anche l'uso della porpora, colorante costosissimo ricavato da un mollusco, era riservato alla corte.
Teodora e le sue dame

In quanto alle forme degli abiti la moda non fu che un proseguimento della tarda romanità. Gli uomini usavano la tunica con le maniche, portata sopra un'altra tunica interiore, le braghe e la clamide. Quest'ultima, copiata dai romani alla moda greca, e notevolmente allungatasi, viene rappresentata con un inserto romboidale, il tablion, considerato un simbolo di potere e dignità. Nel mosaico in San Vitale l'imperatore Giustiniano ne porta una in porpora e panno aureo, mentre gli uomini del seguito hanno una clamide bianca con tablion purpureo.

Ricchissimo era anche l'abbigliamento femminile: nel mosaico citato, a fronte di Giustiniano, l'imperatrice Teodora indossa anch'essa tunica e clamide ricamata con i Re Magi in processione. Teodora si distingue per lo splendore dei suoi gioielli: un grande diadema con perle e gemme, lunghi orecchini e una mantellina anch'essa incastonata di pietre preziose. Le dame che l'affiancano indossano dalmatiche e mantelli più corti. La dalmatica era spesso ornata da strisce verticali; nei mosaici della Basilica di Sant'Apollinare Nuovo, questo indumento presenta solo per le donne l'orlo tagliato sbieco. Gli uomini invece indossano sulla tunica il pallium, mantello di origine greca.
Periodo medievale [modifica]
Dall'alto Medioevo fino al XII secolo [modifica]

Dopo la definitiva affermazione del Cristianesimo, proclamato religione di stato nel 381 d.C., non vi furono sostanziali mutamenti nella moda per parecchi secoli, e i canoni dell'abbigliamento rimasero fissati a quelli dell'epoca tardo romana. Una delle cause fu l'ondata di depressione economica che attraversò l'Europa fino al Mille. Il senso del sacro, fortissimo nel periodo medievale, e la condanna della carne che ne derivava, mise in ombra l'essere umano come individuo naturale. Non a caso l'iconografia coeva rappresenta principalmente la vita di Cristo e dei Santi. La Chiesa raccomandava la massima modestia nel vestire; nei suoi scritti San Gerolamo si scagliò contro gli eccessi femminili, mentre Tertulliano definì la donna "la porta del diavolo". Anche per quanto riguarda l'uomo si accese una lunga diatriba se doveva o no tagliarsi i peli (dono naturale del Signore) sul mento e sul capo. Forse anche per questi motivi per moltissimo tempo non si sentì la necessità di una netta distinzione vestiaria tra maschi e femmine.

Lo sviluppo delle città, iniziato già dal Mille, aveva portato al sorgere dei Comuni che lentamente ebbero il sopravvento sui feudi. I comuni cambiarono completamente il volto della società italiana, perché l'organizzazione della vita cittadina era basata sul lavoro e sulla mercatura, attività in mano alla borghesia.

Gli abiti erano così costituiti: sulla pelle nuda si portavano direttamente, anche se non sempre, la camicia, e a volte le mutande che i longobardi chiamavano femoralia. Vi si sovrapponevano poi due vesti, una tunica con maniche aderenti e una con maniche più larghe, che poteva anche essere sostituita da un mantello. Gli uomini continuarono ad usare le braghe. Il clima gelido delle case dove non esisteva ancora il camino e mancavano le finestre a vetri, determinò la diffusione della pelliccia, elemento di lusso usato come fodera.

Abissale era la differenza degli indumenti dei ceti più bassi rispetto a quelli signorili. Mentre i poveri spesso non avevano né scarpe né un mantello per coprirsi, i signori indossavano abiti serici ricamati in oro e calzature purpuree. Non si trattava soltanto di un'esibizione di status: a quel tempo si riteneva che i re e gli imperatori fossero investiti direttamente dall'autorità divina; non a caso uno degli oggetti che veniva consegnato durante l'incoronazione era il globo aureo sovrastato dalla croce, simbolo di potenza benedetta dal cielo. Si forniscono due esempi di costume regale. Nella Vita Mathildis scritta e illustrata da Donizone, la contessa di Canossa in trono indossa una tunica, una sopravveste con grandi maniche a imbuto, un mantello, un velo e un alto copricapo a punta. Tuttavia il più raro e compiuto esempio di corredo, tuttora esistente e conservato al Kunsthistoriche Museum di Vienna, è quello realizzato per Ruggero II di Sicilia nel 1133, come attestato dalla scritta in lettere arabe che circonda il bordo del mantello. Usate per incoronare gli imperatori, queste vesti sono costituite da due tuniche, una azzurra e l'altra bianca, da calze, guanti, cintura, e da uno splendido mantello di seta scarlatta ricamato in oro e perle con due leoni che abbattono due cammelli. Il simbolo rappresenta probabilmente la vittoria della fede cristiana su quella musulmana.
Il Duecento e il Trecento [modifica]

Questo periodo è anche chiamato Gotico, appellativo che per gli uomini del Rinascimento significava barbarico in quanto le opere d'arte non seguivano le regole auree della prospettiva e la natura era rappresentata solo in forma molto stilizzata. Infatti la Chiesa, nonostante le crisi interne, aveva ancora una forte influenza sulla vita quotidiana, e l'uomo era visto esclusivamente come una creatura che dipendeva in tutto dalla potenza divina. I comuni prosperavano: nacquero le prime corporazioni, che imposero statuti con rigide regole. Le attività e i commerci più importanti in Italia si basavano sulla raffinazione dei tessuti, spesso provenienti dall'estero, o sulla tessitura di drappi preziosi. A Firenze la potente Arte di Calimala, importava lana dall'Inghilterra e la rivendeva a prezzi altissimi. Lucca e Venezia furono al centro di una pregiata attività tessile e sartoriale. Le decorazioni erano spesso prese da fonti orientali, poiché il commercio si spingeva fino in India e in Cina, lungo la famosa via della seta, riportando in Europa nuovi stili ed immagini.

Anche la lavorazione delle pellicce, usate come fodere e ormai entrate nell'uso comune, era soggetta a precisi regolamenti. La moda maschile e femminile pur conservando ancora una certa fissità nel Duecento, iniziò un processo di crescente restringimento degli abiti. Novità di questo secolo fu l'introduzione dei bottoni, che permettevano di far aderire vesti e maniche al corpo. Il valore del vestito era ingenuamente determinato dalla quantità di stoffa che si indossava; nacquero così - nella moda femminile - i primi strascichi, che compensarono la perdita di tessuto sul busto. Lo strascico fu particolarmente avversato dalle leggi suntuarie e dalla Chiesa, tant'è che proprio in questo periodo il cardinale Malebranca, legato pontificio a Bologna, proibì alla donne di portarlo, colpendo le disubbidienti con la mancata assoluzione in confessionale, pena gravissima per quei tempi. Il sensibile allungamento che la moda dava al corpo umano è stato da alcuni paragonato al verticalismo delle chiese gotiche. La roba, come era chiamato l'insieme degli abiti, si componeva di una camicia, di una veste, sopravvesti con o senza maniche, e mantelli. Per l'uomo erano sempre d'obbligo le braghe. Un nuovo indumento maschile di origine militare fu invece il farsetto, un corto giubbotto portato direttamente sulla camicia. Sul capo si indossavano una cuffietta bianca e un mantello a cappuccio per l'uomo e un velo per la donna, a cui la Chiesa imponeva di nascondere i capelli.

Alla fine del secolo furono inventati gli occhiali, probabile opera di un modesto vetraio veneziano. Il primo documento figurativo risale tuttavia alla metà del secolo successivo: a Treviso, nella sala capitolare di San Nicolò, Tommaso da Modena ci ha lasciato un affresco con il cardinale Ugone di Provenza munito di questo importante accessorio.

Dal Trecento in poi si verificò una vera e propria rivoluzione vestiaria: per la prima volta dopo secoli gli abiti maschili si differenziarono nettamente da quelli femminili: la donna continuava a portare vesti attillate ma rese sempre più lunghe dallo strascico, mentre verso la fine del secolo grande scandalo suscitò l'introduzione della scollatura, stigmatizzata anche da Dante. L'uomo indossò abiti cortissimi che mostravano completamente le gambe. Anche le braghe si restrinsero diventando vere e proprie calze terminanti in una lunga punta, allacciate solitamente al farsetto e munite di una suola che permetteva di escludere le calzature. Per la prima volta nella storia della moda maschile si evidenziò una distinzione tra la parte soprastante e quella sottostante dell'abito, che nei secoli avrebbe portato alla formazione di giacca e pantaloni. I vestiti erano spesso divisi verticalmente in due colori; a questi ultimi si attribuiva spesso una simbologia politica di appartenenza a fazioni o a corti signorili. Nel Trecento le decorazioni aumentarono ed erano concentrate soprattutto sulle maniche dove venivano ricamati stemmi araldici delle famiglie più in vista. Le affrappature erano orli tagliati in forma di foglia che decoravano la sopravveste. Sul capo, oltre alla cuffia, si indossava il berretto arrotolato come un turbante. Le case poco riscaldate e dalle finestre non sempre chiuse da vetri (costosissimi a quei tempi) obbligavano la gente ad un uso massiccio del soprabito: tra i più diffusi erano la pellanda e la giornea, la prima ornata da lunghissime maniche, la seconda munita di due aperture laterali per passarvi le braccia.
Il XV secolo [modifica]

Questo e il periodo successivo sono stati denominati Rinascimento, perché l'arte si era liberata dalle pastoie del periodo Gotico. La rinascita dell'Umanesimo, la scoperta dei classici greci e latini, e lo studio appassionato che fecero delle rovine romane gli artisti del periodo, portarono ad una riscoperta della centralità dell'uomo rispetto all'Universo. Per la prima volta si riaffrontò lo studio delle proporzioni, aiutato dalle prime dissezioni anatomiche, proibite peraltro dalla Chiesa. Uno dei primi disegni che rappresenta le proporzioni perfette del corpo umano è l'uomo vitruviano di Leonardo da Vinci in cui la figura è iscritta in un quadrato e in un cerchio, le due principali forme geometriche più vicine alla perfezione.

La moda del periodo era dettata dalle corti signorili come i Medici a Firenze, i Montefeltro a Urbino, gli Sforza a Milano. Le corti avevano spesso la tendenza a sottolineare il lignaggio con colori propri o con scritte, dette Imprese, in cui erano indicati sentimenti o azioni da intraprendere. Gli stessi colori erano estesi alla servitù, e si andarono creando le prime livree. Dal Quattrocento fino alla prima metà del Cinquecento, uomini e donne indossarono abiti che ne sottolinearono le forme senza alterarle. All'inizio del Quattrocento tuttavia il vestito femminile, ancora influenzato dallo stile gotico, ebbe lunghi strascichi e maniche pendenti. Con l'inoltrarsi del secolo lo strascico sparì, ma vi furono altre novità: per la prima volta la gonna fu staccata dal corpetto, dispiegandosi con leggere arricciature. Le maniche inoltre erano dotate di lunghi intagli da cui usciva a sbuffi la candida camicia. L'uso di laccetti permetteva la possibilità di cambiare maniche sul medesimo vestito, custodendole in un forziere. Le maniche signorili erano infatti impreziosite da gemme e puntali in oro, e si trattavano con la cura di veri e propri gioielli. Gli uomini invece continuarono a mostrare le gambe e indossarono abiti che ne rigonfiavano il torace. Per questi ultimi il farsetto, un tempo considerato indumento intimo, fu accorciato e messo apertamente in mostra, assieme a calzebraghe aderentissime che fasciavano i glutei. L'esibizione del corpo maschile era ormai completa, e per coprire gli organi genitali fu inventata la braghetta, una sorta di pezza di tessuto, che veniva usato anche come tasca. Questo tipo di moda era seguita soprattutto dai giovani, mentre le persone che avevano una carica pubblica o una specifica professione, come i medici e gli insegnanti, continuarono a portare abiti larghi e lunghi.
Periodo moderno [modifica]
Il XVI secolo [modifica]

Durante il XVI secolo le vicissitudini della vita politica italiana, contesa tra Francia e Spagna, e la caduta della penisola sotto l'influenza spagnola, finirono per influenzare la moda che si può suddividere in due momenti, con fogge completamente diverse. Nella prima metà l'influsso Rinascimentale propose ancora il trionfo del corpo: le vesti cominciarono ad allargarsi. Non fu più di moda il tipo gotico longilineo, ma la donna rotonda come le Veneri di Tiziano. Venezia fu in particolare la città italiana dove il costume femminile si espresse con maggior libertà: scollature profonde ed elementi tratti dall'abbigliamento orientale, come i primi orecchini che, come riferisce un cronista scandalizzato foravano le orecchie "a guisa di mora"[2]. Alcune stranezze del vestiario femminile colpirono i contemporanei: ad esempio l'uso di portare sotto la gonna, braghe rigonfie lunghe fino al ginocchio, moda probabilmente importata da Lucrezia Borgia. Le veneziane si tingevano anche i capelli di rosso tiziano. L'uomo cercò di accentuare la sua virilità: muscoloso, con spalle larghe e barba folta, metteva in mostra anche i suoi attributi sessuali, indossando la braghetta una sorta di rigonfio sull'inguine chiaramente fallico. Si continuarono a usare più abiti sovrapposti, spesso con maniche tagliate da cui uscivano gli sbuffi della camicia; la pelliccia fu più evidente nei grandi colli a scialle dei soprabiti. La più pregiata era la lince, detta "lupo cerviero".

Dalla seconda metà del Cinquecento mentre nel resto d'Europa si erano già formati gli Stati nazionali, l'Italia fu divisa in principati, alcuni retti direttamente da dinastie non italiane. Da questo momento in poi iniziò un processo di maggior irrigidimento dei costumi, forse a causa dell'influenza della moda Spagnola, e dell'intervento morale della Controriforma. Gli abiti tornarono a chiudersi sul busto, scomparvero le scollature che alla fine del secolo furono sostituite da un abito a collo alto e dalla gorgiera, un rigido collo di pizzo inamidato. Fecero anche la loro comparsa i primi busti, in metallo, con la punta che si spingeva verso il ventre. Le gonne si disposero in una rigida campana grazie all'introduzione delle prime sottogonne imbottite. Anche gli uomini cambiarono stile, chiudendo come le donne il collo del busto, ma continuando a mostrare le gambe, a cui si sovrapponevano nella parte superiore bragoni rigonfi e tagliati verticalmente, di forma ovoidale. Le gambe muscolose furono una vera e propria esibizione di vanità: sappiamo che Enrico VIII d'Inghilterra andava fiero delle sue. Altri cronisti, scandalizzati, riferiscono che alcuni uomini con le gambe smilze si imbottivano i polpacci. Il colore nero, di derivazione spagnola era preferito tra gli altri. La rigidezza degli abiti, che trasformava la figura in forme geometriche e impediva movimenti sciolti, dava al corpo una forma ieratica che sottolineava la superiorità morale dell'aristocrazia rispetto alla volgarità della plebe. Si andava delineando con molta forza il vestito delle classi alte, che trovò un parallelo anche nell'arte, dove il popolo era dipinto in forma grottesca e caricaturale.
Il XVII secolo [modifica]

Occupata prima dalla Francia, poi dalla Spagna, l'Italia iniziò un periodo di decadenza che si rifletté anche sulla moda. Infatti le nazioni vincenti imposero forme e colori, e il baricentro dell'eleganza si spostò soprattutto a nord. Da questo periodo fino a quasi i giorni nostri la Francia fu il paese da cui tutta l'Europa, e in particolare la nobiltà, copiò gli abiti. Il centro di maggiore irradiazione diventò la corte del re. Si apriva il periodo denominato Barocco e caratterizzato da un'esuberanza di forme e da un accostamento, spesso eccentrico, di materiali. La Spagna ebbe minor influenza, se non per l'uso, copiato soprattutto in Italia, del colore nero.

Questo periodo fu detto Barocco, (termine incerto che indica stravagante o bizzarro) con cui definiamo solitamente il XVII secolo. Caratteri principali dell'arte barocca furono la sovrabbondanza di decorazioni, di marmi, di stucchi; si voleva che di fronte a un quadro o ad un edificio lo spettatore rimanesse stupito e meravigliato; si voleva stimolarne l'immaginazione, con un forte senso di teatralità. Anche il vestito fu caricato fino all'inverosimile, perdendo del tutto il senso di essenzialità che era stato caratteristico del primo Rinascimento.

Nei primi anni del secolo la moda femminile fu caratterizzata dai rigidi busti a punta, dalla gonna a campana, dal collo a gorgera, detto anche "ruota di mulino" o "lattuga". Gioielli erano sparsi su tutto l'abito. Successivamente, per influenza francese, le vesti tornarono ad aprirsi sul davanti, arricciandosi lateralmente con scollature a barchetta sottolineate da grandi collari di pizzo. Verso la fine del secolo la donna indossò una veste aperta davanti e sovrapposta a una gonna, che aveva lo strascico arricciato nella parte posteriore. Si introdusse la moda delle cuffie, dette alla Fontange, nate per caso dalla omonima favorita del re Sole che, durante la caccia, si spettinò i capelli e, audacemente, si sollevò la gonna e con le giarrettiere creò questa nuova acconciatura[3]. Spopolarono anche i falsi nei in seta (conosciuti già all'epoca dei Romani) che avevano un significato galante a seconda della posizione in cui venivano incollati. Anche il costume maschile, rigido all'inizio, diventò più sciolto.

La guerra dei Trent'anni tra Francia, Spagna e Inghilterra modificò il comportamento maschile, che doveva sembrare maestoso con le spalle tirate indietro, con la mano perennemente appoggiata sul fianco, le gambe ben piantate, il viso col mento rialzato: un maschio atto alle armi, che incuteva paura. Caratteristico il costume quasi militaresco, con l'uso perenne degli stivali in cuoio, lo spadone e marziali baffi alla moschettiera, mentre la scia dei bravi che seguivano il signore non faceva che instillare timore e rispetto.
L'influenza del Re Sole sulla moda [modifica]

Il peso più importante sulla moda lo ebbe Luigi XIV, detto il re Sole. Luigi infatti obbligò la nobiltà francese a trasferirsi a Versailles, memore dei problemi che i suoi antenati avevano avuto coi feudatari ai tempi della Fronda. La vita della reggia ruotava attorno a lui, che comandava la sua corte in modo assoluto, imponendo comportamenti e stili vestiari. Precise regole obbligarono i cortigiani a indossare determinati capi d'abbigliamento. L'estetica maschile abbandonò i segni della forza. Il nuovo tipo di cortigiano fu chiamato homme de qualité, e aveva alcune precise prerogative come l'essere ricco, alla moda, e ricevuto in società, escludendo a priori la classe borghese.

Tra il 1655 e il 1675 si impose il periodo più ricco e stravagante della moda francese, che perse la sua severità e si caricò di ornamenti frivoli. Particolarmente curiosi furono i calzoni alla Rhingrave, presentati a corte dal Rhein Graf (conte del Reno) e costituiti da una gonna pantalone molto larga e ornata di nastri e fiocchi laterali. Sopra al busto si indossava un bolero da cui fuoriusciva fluente la camicia. Aboliti gli stivali, tornarono le calze e le scarpe col tacco, che era rosso solo per il re e la nobiltà. Sotto il suo regno il Re regolava l'abito secondo le stagioni, le circostanze, il rango. Indicava la lunghezza dei galloni e perfino il materiale dei bottoni[4]. Il re proibì l'uso delle casacche ornate d'oro e d'argento che concesse solo agli uomini più meritevoli della sua corte. Nacquero così i justaucorps à brévet, ossia casacche azzurre foderate in rosso e portate solo dalla sua scorta privata.

Una novità assoluta fu l'introduzione della veste a tre capi: marsina (una giacca al polpaccio), sottomarsina, un lungo gilè, e braghe corte al ginocchio. Questo insieme, detto abit à la français, fu copiato in tutta Europa. Altra novità fu l'uso della parrucca maschile, un torrione di riccioli che arrivava a mezzo busto e ingrandiva e stilizzava l'aspetto di chi la portava. La parrucca più costosa era di capelli veri, mentre chi non se la poteva permettere se la faceva fare in crine o lana.

Infine al Seicento si deve l'invenzione della cravatta, all'inizio una lunga striscia di mussola ornata di pizzo che veniva avvolta negligentemente attorno al collo. Questo tipo di nodo provvisorio fu imitato dopo la battaglia di Steinkerque, quando gli ufficiali dovettero accorrere in fretta e furia sul campo, annodandosi malamente la cravatta. Il merletto, inventato a Venezia un secolo prima, e rigidamente protetto dalle leggi della Repubblica, fu introdotto con uno stratagemma in Francia e adottato da uomini e donne.
Il XVIII secolo [modifica]

Denominato anche barocchetto o rococò, dal nome di decorazioni a pietruzze e conchiglie allora di moda, il secolo seguitò, almeno fino alla Rivoluzione francese, ad essere influenzato dalla moda aristocratica della corte di Francia. In Italia l'imitazione fu spinta al punto che anche parrucchieri e cuochi dovevano avere un nome o una provenienza d'oltralpe. Verso la fine del secolo, grazie alla potenza economica derivata dal colonialismo e dalla Rivoluzione industriale, l'Inghilterra diventò importantissima per la diffusione delle mode, soprattutto maschili. Per tutto il secolo successivo e parte del Novecento gli uomini eleganti si fecero fare vestiti e accessori direttamente a Londra.

Fino alla Rivoluzione francese la moda femminile fu caratterizzata da colori chiari, fiorellini intessuti e merletti. Una nota di sensuale civetteria si insinuò nel costume: scollature profonde, falsi nei maliziosamente appoggiati sul seno, avambracci scoperti. Tuttavia la figura era rigidamente ingabbiata dal busto e dal panier, una sottogonna in stecche di balena che dava all'abito una forma piatta e ovoidale. Il panier era talmente largo che le signore avevano difficoltà a passare per le porte e potevano sedere su un unico divano. L'abito più diffuso fino al 1770 fu l'andrienne, detto anche robe à la française, che aveva sul retro un lungo manto a strascico che comportava l'uso di metri di tessuto. Questa moda derivava dal teatro, dove un'attrice si presentò sulla scena della commedia Andria vestita con un grande abito a campana.

Dopo il 1770 la linea della veste diventò rotondeggiante e si accorciò fino a mostrare la caviglia. Comparvero sopravvesti arricciate sul retro e aperte davanti, dette polonaise, e giacchette corte e strette, antenate del moderno tailleur. Intanto Maria Antonietta si era fatta costruire a Versailles un villaggio rustico, l'hameau de la Reine, dove, vestita con abiti di mussola dai colori pastello, cappelli di paglia e con un fazzoletto di pizzo bianco al collo, il fisciù, coltivava ortaggi e allevava animali.

Con la scoperta delle rovine di Pompei, rinacque l'arte greco-romana. Il gusto neoclassico che si faceva avanti portò una ventata di semplicità, e le donne indossarono la robe en chemise, una veste lunga, soffice e spesso candida. Per l'uomo continuò l'uso dell'abit à la française, ma con colori chiari e decorazioni ricamate. La giacca superiore, detta marsina, era decorata da file di bottoni e, fino alla prima metà del secolo, ebbe falde molto svasate grazie a imbottiture cartonate nascoste. La marsina si evolse e diventò una veste lunga e stretta, mentre la sottomarsina si accorciò trasformandosi nel gilet. Comparve anche un piccolo collo montante. Dopo il 1770 comiciarono a insinuarsi, soprattutto nell'abbigliamento maschile, mode che venivano dall'Inghilterra. Questa nazione, grazie alla Rivoluzione industriale e alla ricchezza dei suoi commerci coloniali, si impose come modello per tutta l'Europa ed i semplici abiti dei gentiluomini inglesi entrarono definitivamente nella storia della moda. In particolare il frac, e la redingote il cui nome deriva dall'inglese riding coat, e che indicava una veste aperta dietro per poter cavalcare comodamente.

Caratteristica del secolo è la parrucca usata dai due sessi e abbondantemente incipriata dopo essere stata impomatata con creme fissanti. La regina di Francia Maria Antonietta si fece fare dal suo parrucchiere Leonard acconciature monumentali sormontate da gabbie per uccelli, fiori, gemme, fiocchi, pizzi e perfino velieri e carrozze. Fino alla Rivoluzione francese si videro solo teste bianche. Anche il trucco fu diffuso tra uomini e donne: in generale la figura maschile si fece più leziosa e meno marziale che nel Seicento. Con la Rivoluzione francese una violenta reazione popolare investì anche la moda aristocratica: cominciarono a scomparire tessuti pregiati, trucchi, panier e merletti. Si abbandonò la seta per la mussola di cotone. Non l'oro e i diamanti, ma il ferro fu usato come materiale principale per i gioielli. Le signore iniziarono a portare attorno al collo un nastro rosso, detto alla ghigliottina perché voleva imitare il segno della testa staccata dal busto. Fu perfino inventato il taglio di capelli à la victime, che ricordava la tosatura imposta alle condannate. Comparvero coccarde tricolori per indicare l'appartenenza rivoluzionaria.
Periodo contemporaneo [modifica]
Il XIX secolo [modifica]

La moda ottocentesca è espressione del ceto borghese, che dopo la rivoluzione francese conquista il potere politico ed economico in Europa, imponendo i suoi ideali e il suo stile.

È soprattutto l'abbigliamento maschile che registra un significativo e radicale mutamento. Un lookaustero e rigoroso, con tagli semplificati, tessuti di panno robusto, e decorazioni ridotte al minimo, sostituì il frivolo costume barocco; in tal modo vennero evidenziati la serietà del mondo del lavoro, la praticità, la prudenza, il risparmio, l'ordine. Il nuovo abito maschile ha una patria: l'Inghilterra, che propose un'eleganza più pratica e civile, influenzata dai modi informali, dalla passione per lo sport e la vita all'aria aperta del gentiluomo inglese. Due furono i vestiti informali introdotti: il frac, adottato per andare a caccia e per la vita in campagna, con falde molto arretrate e colletto alto. In seguito diventò l'uniforme del vero gentleman e fu portato di giorno ma soprattutto di sera, per le occasioni eleganti. La redingote era all'inizio una giacca da equitazione, una lunga giubba a due falde e aperta sul dietro che permetteva di stare comodamente in sella.

Abbandonata la destinazione sportiva si trasformò in abito da città e da lavoro fino a prendere il significativo nome, dopo la metà del secolo, di finanziera, proprio perché portata dal ceto borghese che si occupava di politica, affari e finanza. Antesignani del nuovo corso che puntava, per identificare il vero gentiluomo, sulla tendenza alla semplificazione e sullo stile furono in Inghilterra i dandy: il più famoso tra loro fu Lord Brummell, che impose il suo modo di vestirsi in tutta Europa. Il suo edonismo esasperato diventò proverbiale e il suo motto: "Per essere eleganti non bisogna farsi notare" fu legge per tutti gli uomini alla moda. Brummell puntò sull'esasperata perfezione dei particolari: la "cravatta" che doveva essere inamidata e con fiocco adatto alle diverse occasioni; l'acconciatura, per la quale Brummel pretendeva tre parrucchieri, i "guanti" che dovevano essere realizzati da due guantai diversi, uno per i pollici, l'altro per le dita. Inoltre Brummell, che detestava i colori sgargianti, impose il blu per il frac e il beige per i calzoni. L'evoluzione del costume ottocentesco maschile si tradusse dall'abito stretto del periodo napoleonico a quello largo in uso dopo l'unità d'Italia. Elementi fondanti del guardaroba furono: i pantaloni, il gilet e i soprabiti. I pantaloni lunghi, derivavano dal mondo del lavoro e della marina. Il gilet o panciotto aveva la funzione di modellare il torace maschile, dandogli la convessità delle antiche armature. La giacca corta, introdotta dopo il 1850 e all'inizio molto criticata per la sua forma a sacco, era caratterizzata dalla brevità e dalla larghezza, ed entrò stabilmente nel guardaroba come abito diurno e come complemento di indumenti estivi. Il paletot o cappotto: consacrato sotto il Secondo Impero, di linea ampia e avvolgente, e di derivazione marinaresca; definito dai suoi osteggiatori "un barile di panno" piacque proprio per la sua comodità e disinvoltura passando anche all'abbigliamento femminile. Quando, tra gli anni trenta e cinquanta, grazie alla scoperta della vulcanizzazione della gomma, cominciarono a diffondersi i primi soprabiti impermeabili, il paletot fu creato anche in versione da pioggia.

La cravatta, oggetto di appassionata attrazione, doveva corrispondere a una serie precisa di requisiti, che potevano sintetizzarsi nel motto "ad ogni occasione la sua cravatta"; all'inizio del secolo era rigorosamente bianca e inamidata. Le prescrizioni riguardavano anche i nodi, che dovevano essere sempre perfetti e appropriati alle circostanze, in modo che ad ogni occasione mondana corrispondesse la cravatta giusta. Dopo la metà del secolo diventò sempre più piccola, e fu fatta anche in tessuti colorati.

Riguardo l'abbigliamento femminile, all'inizio del secolo la donna indossava un vestiario leggerissimo e trasparente. La rivoluzione francese, con il culto della Ragione e l'abolizione delle leggi Suntuarie, portò una ventata di anticonformismo che tuttavia durò meno di vent'anni. Nel periodo post-rivoluzionario, si abolirono i busti mentre i vestiti erano semitrasparenti anche in inverno. La moda detta anche del nudo, prescriveva che non si portassero più di un etto e mezzo tra abiti e scarpe. Un'ondata di influenza e il divieto - posto da Napoleone - di importare le leggere mussole indiane, fecero sì che la moda adottasse abiti più pesanti e chiusi.

La libertà femminile durò poco: già dopo il 1830 all'interno della famiglia borghese il compito della donna era riservato esclusivamente allo spazio privato dove era custode dell'ordine, del buon convivere, della pace e della moralità. Ancora di salvezza spirituale, portatrice di valori e di virtù, essa incarnò almeno fino alla metà del secolo l'ideale dell'angelo del focolare, modello che si affermò anche in campo estetico influenzando il gusto corrente: obbligatori la modestia del gesto, la prudenza del comportamento, lo sguardo dolce e timido. L'abito ormai chiuso attorno al collo, aveva maniche lunghe e spalle cadenti, mentre le linee del corpo tondeggianti simboleggiavano fragilità, dolcezza e arrendevolezza. La sensualità era rigorosamente controllata, gli istinti severamente repressi: il corpo era nascosto da gonne lunghe e strati di biancheria: camicia, busto, copribusto, molteplici sottogonne, mutandoni che diventarono indumento stabile. Il busto era una corazza di tela irrigidita da stecche di balena che poteva causare anche dolori e svenimenti. Doveva assicurare il vitino di vespa, e lo si portava obbligatoriamente fin dall'infanzia, in quanto era opinione comune che esso dovesse correggere i difetti del portamento e sostenere la "naturale" debolezza della spina dorsale femminile. La soddisfazione carnale per l'uomo si raggiungeva fuori casa: l'Ottocento è anche l'età d'oro delle case di tolleranza, e delle cocottes, le cortigiane francesi famose e celebrate che, dal 1850 in poi, dettarono moda, proponendo un nuovo ideale estetico più provocante e sfacciato, sostenuto dall'avvento sulla scena letteraria della figura della Femme fatale.

Il vestito femminile si evolse nelle sue linee: all'inizio del secolo la sottana mostrava la caviglia, per poi allungarsi fino ai piedi nel 1840 allargandosi sempre più con la cupola della crinolina; si prolungò con lo strascico dopo il 1870; ritornò infine a una lunghezza moderata e ad una linea a campana. Il punto vita, alto fino al 1822, si abbassò alla sua posizione naturale e scese a punta sul davanti alla fine del secolo. Influenzato anche dai movimenti culturali, il costume femminile trovò ispirazione in fogge che guardavano al passato e alla storia: all'inizio del secolo il neoclassicismo imperante voleva tutte le donne vestite e pettinate come statue greche. Con l'avvento del romanticismo gli abiti si coprirono di pizzi e balze; ci si ispirò alla storia, al gotico e al Rinascimento, alle eroine del melodramma. Con l'avanzare del secolo il gusto si spostò verso lo stile rococò, molto amato da Eugenia de Montillo. Attorno al 1870 trionfò l'eclettismo e si moltiplicano passamanerie e applicazioni; a fine secolo si ritornò a una linea che si ispirava alle corolle dei fiori mentre trionfava l'art Nouveau. Infine, ogni occasione doveva comportare, nei manuali di galateo, una veste appropriata per la signora elegante, sempre adeguata al ruolo mondano da interpretare: abiti da casa, da viaggio, da passeggio, da carrozza, da visita, da ballo, da lutto, da mezzo lutto, e soprattutto abiti da sport. Lo sport si fece largo dopo la metà nel secolo, e richiese indumenti appropriati per ambo i sessi: il costume da bagno era, per la donna, un compromesso tra il bisogno di avere un indumento con cui muoversi adeguatamente in acqua e l'imperativo morale di nascondere quanta più epidermide possibile. Il completo da amazzone comportava una lunga gonna a strascico che doveva scendere a coprire le gambe quando la donna cavalcava seduta di fianco sulla sella. Il secolo doveva però scoprire altri sport, come il golf, il tennis e la bicicletta. Dopo il 1890 comparirono gli abiti per le cicliste tentando anche un precoce ripudio della sottana: calzoni alla zuava coprivano le gambe fino al ginocchio avendo a volte quale unico compromesso una corta tunica per nascondere parte dei fianchi.
Il Novecento fino alla seconda guerra mondiale [modifica]
Dall'inizio del secolo al 1918 [modifica]
La moda 1910 su La Femme chic

Dai tempi del re Sole dire moda voleva dire Parigi. La moda del Novecento è invece sempre più veicolata dai mezzi di comunicazione e dalle novità tecniche che si affermano col cinema, con la fotografia, con i giornali e la televisione. Per questo motivo i cambiamenti di stile assumono una rapidità precedentemente sconosciuta, in modo particolare nel costume femminile, che esce completamente dagli schemi dei secoli precedenti. Le ragioni, abbastanza complesse, possono essere riassunte in alcuni punti fondamentali: la lotta delle Suffragette per ottenere il voto delle donne; l'entrata delle stesse nel mercato del lavoro dovuta alla partenza in guerra degli uomini; il fenomeno delle avanguardie artistiche cui si ispirano molti coutouriers. All'inizio del secolo dettavano legge La Maison Callot diretta dalle sorelle Gerber e La Maison Jacques Doucet, dove lavorava Madeleine Vionnet, destinata poi ad aprire una sua casa.
Due abiti firmati da Paul Poiret

Attorno al 1910 il sarto più in vista e scandaloso fu Paul Poiret, 32 anni, figlio di un mercante di stoffe. Dal 1903 aprì una boutique e in breve divenne un dittatore della moda. Voglio essere ubbidito anche quando ho torto, era il suo motto. Stanco dei colori pallidi e della linea a clessidra dello stile ottocentesco, inventò ua donna priva di busto che indossava abiti a vita alta e dai colori vivaci. Poiret era geniale, fantasioso, megalomane. Usava sete, velluti, damaschi, accostava viola e rosso, blu e rosa pallido. Affascinato dai Balletti russi di Sergey Djaghilev, che furoreggiavano a Parigi, s'ispirò all'oriente. Fu il primo ad aprire una scuola per figuriniste, ad organizzare corsi di andatura, a creare il pret-à-porter, a far riprendere i suoi modelli da un grande fotografo (Edward Steichen), a fabbricare gli accessori, dai profumi alle borse. Per lanciare le sue jupe-culottes diede una grande festa che si intitolava Le mille e due notti. La moglie del sarto appariva in una gabbia dorata in compagnia di preziosi uccelli: gli ibis rosa. Lui, vestito da Sultano, le stava a fianco con un prezioso turbante piumato.

Nel 1914 scoppiò la prima guerra mondiale. Pur tra mille difficoltà Parigi volle mantenere il suo ruolo di arbitra dell'eleganza e i grandi couturiers continuarono la loro attività, nonostante la mancanza di materie prime che dovevano essere di necessità mandate al fronte. Forse per risparmiate tessuto, le gonne si accorciarono al polpaccio, mentre si affermarono linee militaresche, appena mitigate dalla cosiddetta crinolina di guerra, una gonna imbottita di tulle.

L'Inghilterra continuava invece ad essere il modello dell'eleganza maschile. L'uomo però rimase legato alle fogge tradizionali ottocentesche: giacca, gilè, calzoni e camicia. I soprabiti invernali erano vari, mentre tra gli abiti da cerimonia, ancora diffusissimi erano il frac, il tight e lo smoking, noto come abito da fumo e diventato poi capo elegante. I colori erano scuri, la camicia, rigorosamente bianca, col collo rigido e inamidato. Per mantenere la biancheria sempre perfettamente pulita, collo e polsini erano separati dalla camicia vera e propria. Edoardo VII, principe di Galles e figlio della regina Vittoria, fu un modello per i dandy: inventò infatti nuove fogge maschili, come i pantaloni con la piega e il risvolto. Sembra che a lui si debba anche l'invenzione dello smoking, ottenuto tagliando semplicemente le code del frac.
Gli anni venti e trenta [modifica]

Dopo la fine della prima guerra mondiale, lo scenario europeo mutò profondamente. La guerra aveva lasciato un'economia traumatizzata e non pochi problemi sociali e psicologici. Gli speculatori ne approfittarono: i grandi patrimoni aristocratici prebellici scompariono e al loro posto avanzò una nuova classe sociale arricchita e quindi una diversa clientela per le case di moda. Gli ambienti mondani furono frequentati da milionari, psichiatri, pittori surrealisti e cubisti. Le mode americane invasero ogni settore: si bevevano cocktail e whisky, proliferavano le jazz band e i blues. Dopo quattro anni di privazione scoppiò la gioia di vivere, simboleggiata dal nuovo, sfrenato ballo, il charleston. Per tutto il periodo tra le due guerre il cinema influenzò lo stile di vita. Ad Hollywood nacque lo star sistem ed attori come Rodolfo Valentino prima, Clark Gable, Jean Harlow, Greta Garbo, Marlene Dietrich poi, diventano modelli da imitare. Ma il fenomeno più importante si manifestò con evidenza proprio negli anni venti: l'emancipazione della donna che - durante la guerra - aveva dovuto assumere ruoli maschili di responsabilità e non era affatto disposta tornare indietro, ma pretendeva di governare la sua vita più liberamente. Molte donne si iscrissero all'Università e affrontarono professioni nuove come nel campo della medicina. Le giovani fumavano, si truccavano e frequentano locali notturni alla moda.

Il nuovo modello femminile fu la ragazza magra, senza più fianchi né petto, con uno sfrontato piglio mascolino e i capelli cortissimi alla Garçonne. La moda volle gonne sempre più corte e abiti spesso tagliati di sbieco, invenzione che sembra si debba a Madeleine Vionnet. Tuttavia, prima di arrivare all'orlo sotto al ginocchio, vennero inseriti pannelli triangolari che rendevano la forma dell'abito asimmetrica. Alla fine degli anni venti si affermò lo stile bebè, con gonne al ginocchio, scarpe col cinturino, cappelli a Cloche. La moda propose un nuovo modo di intendere l'abito: pratico, semplice, di costo contenuto, elegante. Antesignana di questo nuovo modo di vestire fu Gabrielle Coco Chanel. Fu lei che lanciò l'abito in jersey corto, imponendo questo tessuto povero anche per il tailleur, una delle sue creazioni caratteristiche. Sempre lei semplificò la linea dell'abito da sera inventando un lineare tubino nero. Fu la prima a lanciare i gioielli fantasia in vetro colorato, l'abbronzatura e il profumo legato alla sua linea, il famosissimo Chanel N° 5. Non disdegnava di portare i calzoni, ancora tabù per le donne.

La moda maschile rimase nei binari rassicuranti che si era scelta. Tuttavia un certo tono sportivo e disinvolto si insinuò nelle giacche dai larghi revers, nei pantaloni con le pinces, nei gilè di lana stile golf. Comparirono i primi trench impermeabili e tornarono i pantaloni alla zuava o knikerbokers indossati con calze scozzesi. Grande novità furono l'introduzione del colletto floscio per la camicia e il modello botton down con due bottoncini che assicuravano le punte alla camicia.

Tra il 1929 e il 1932 una crisi mondiale violentissma spazzò l'economia. Panico e disperazione si abbatterono sul mondo, né la moda uscì indenne dal trauma. Le case di moda francesi, che avevano avuto la loro migliore clientela oltre oceano, si videro imporre drastiche misure protezionistiche che gravarono pesantemente sugli abiti esportati. Il lavoro degli atelier parigini diminuì notevolmente, con conseguenti licenziamenti di personale. Una ulteriore conseguenza della crisi fu la necessità di usare filati di minor pregio: si diffusero così le fibre sintetiche, come il rayon o il nylon. Quest'ultimo, in particolare, sostituì la seta con cui fino ad allora erano state fatte le calze.

Dopo il 1930 l'ideale femminile diventò più aggraziato e copiò le star di Hollywood: le labbra di Joan Crawford, i capelli platinati e le sopracciglia ridisegnate di Jean Harlow, i tailleur pantaloni di Marlene Dietrich. La donna ideale era longilinea e femminile, portava tacchi alti e si tingeva i capelli. Al contrario, nell'Italia del Regime si cercò di lanciare una bellezza formosa e mediterranea, modellata sul tipo fisico della Signorina grandi firme, icona inventata da Gino Boccasile, per la copertina del giornale Le grandi firme. La linea delle vesti negli anni trenta mutò: la vita tornò al punto naturale, gli abiti si allungarono sotto al ginocchio e si aprirono in piccole pieghe e pannelli. D'inverno si preferivano lunghi cappotti con immensi colli di volpe. Per il giorno trionfò il tailleur, mentre le spalle diventarono quadrate a causa di imbottiture nascoste. Il pantalone si insinuò gradatamente nella moda, specie negli abiti sportivi e nei completi estivi. I vestiti da sera, ultra femminili, si allungarono nuovamente fino ai piedi, con scollature vertiginose sulla schiena. Il nuovo oracolo di questo stile fu una sarta italiana emigrata in Francia: Elsa Schiaparelli. Dotata di una fantasia e una creatività irrefrenabili, e da sempre interessata all'arte moderna e alle Avanguardie come il Surrealismo e il Cubismo, ispirò molti dei suoi vestiti ai quadri di Salvador Dalí e di Pablo Picasso, con elementi onirici come specchietti, cassettini, aragoste giganti. Oppure con fogli di giornale stampati, come i famosi papiers colleè di Picasso. Il rosa fucsia o Shoking fu il suo colore preferito, come il nome di un suo celebre profumo. La sua donna doveva essere spregiudicata e indipendente e non aver paura del giudizio altrui. Negli ultimi anni precedenti la guerra l'abito si accorciò e allargò, mentre lo stile diventò più romantico, con incrostazioni di ricami e paillettes. Per le vesti da sera si usarono tessuti leggeri e fruscianti.
La moda dagli anni della Seconda guerra mondiale al New Look [modifica]

Nel 1939 le armate tedesche invasero la Polonia. Con questo atto ebbe inizio la seconda guerra mondiale, che terminò nel 1945 con un terrificante bilancio di morte e distruzione. I primi due anni del conflitto non produssero effetti notevoli nel settore dell'alta moda, ma ben presto le pesanti restrizioni causate dalla guerra, costrinsero i governi e i sarti ad adottare misure cautelative. L'invasione della Francia fu vista da tedeschi come l'occasione per spostare a Berlino le case di moda francesi, molte delle quali avevano nel frattempo chiuso. Grazie a un paziente lavoro di diplomazia, il sarto Lucien Lelong riuscì a convincere l'alto Comando germanico, che l'operazione avrebbe tolto alla haute couture parigina freschezza e vitalità. Tuttavia la crisi bellica causò inevitabilmente la corsa al risparmio, e per qualche anno le linee proposte furono semplici e poco interessanti. Nazioni come l'Inghilterra e l'Italia devettero distribuire tessere in tagliandi per l'abbigliamento.

La moda femmile si semplificò, anche per la mancanza di tessuto, soprattutto lana, e cuoio, che venivao usati per vestire le truppe al fronte. Per circa 4 anni si videro solo gonne al ginocchio, spalle quadrate, tessuti modesti. In America le signore, non avendo nylon per le calze, si facevano dipingere la riga dietro alle gambe. Le donne americane, più pratiche, adottarono abiti in tela jeans.

Alcuni creatori di moda utilizzarono invece materiali poveri per creare piccoli capolavori. In Italia si crearono scarpe con la suola di sughero o di capretto italico. Antesignano di questo genere fu il fiorentino Salvatore Ferragamo. Intanto per non utilizzare la lana, che era usata dalle truppe al fronte, venne inventato il Lanital un tessuto ottenuto dai cascami della caseina. Negli Stati Uniti si fece leva sull'economico jeans, mentre a causa della mancanza di nylon furbi artigiani inventarono un nuovo mestiere dipingendo le gambe delle signore come se portassero le calze.

Con la fine della guerra l'haute couture ripartì da Parigi dove si realizzò un "Teatro della Moda" in miniatura per far vedere i nuovi modelli. Tuttavia soltanto Christian Dior fu il vero iniziatore e artefice della moda post bellica, lanciando, nel 1947, il New look. Dior era stato prima antiquario e poi disegnatore presso Lelong, ed aveva in mente una donna signorile, raffinata e romantica che si ispirava all'epoca della grandeur francese. Puntava sulla perfezione puntigliosa ed esclusiva del taglio, e su una linea che modellava il corpo femminile, tornando alle spalle morbide, alla vita di vespa, alle gonne lunghe. Seno in evidenza, fianchi tondi, gonna immensa, l'abito di Dior era falsamente naturale, ma nascondeva sotto il tessuto pregiato imbottiture e rinforzi. Amante del bianco e nero, prediligeva per gli abiti da giorno linee più caste, mentre per quelli da sera, scollature profonde e metri di tulle. L'aspetto ultrafemminile delle creazioni di Dior era accentuato anche dai dettagli. Obbligatori guanti, scarpe col tacco, cappelli.
Gli anni cinquanta [modifica]

La seconda guerra mondiale fece perdere il ruolo di protagonisti a molti stati, mentre lasciò spazio a Stati Uniti e Unione Sovietica, che ripartirono il mondo in due sfere d'influenza. In Europa si avvertì intensamente il fascino del modo di vita americano, dei suoi alti redditi e dei suoi enormi consumi. Mai come ora le mode americane invasero il vecchio mondo: cinema e televisione proposero un modo di vestire, di parlare, di ballare e cantare che venivano d'oltre oceano. Protagonisti furono per la prima volta i teen-agers che si distinguevano dagli adulti anche per l'abbigliamento: blue-jeans, t-shirt, maglioni, giacche in pelle, looktrasandato o sportivo, e per gli uomini, brillantina in testa. La fortuna dei Jeans fu un fenomeno importante che influenza tuttora la moda. Questo indumento, usato fin dalla metà dell'Ottocento come uniforme operaia, per la robustezza del suo tessuto, fissato con doppie cuciture e rivetti di metallo, fu lanciato nelle università americane dopo il successo de Il Selvaggio, interpretato da un giovane e affascinante Marlon Brando. Anche il fenomeno Elvis Presley col rock 'n' roll, i suoi movimenti provocanti e gli abiti vistosi, entusiasmavano i giovani. In Europa questi modi di vestirsi e di comportarsi esplosero prima nei gruppi giovanili, che vi trovarono una loro identità. Cominciò da questo momento un fenomeno importante: la moda fu imposta dalla gente di strada e non solo dai grandi sarti. Per la prima volta nella storia del costume le masse facevano opinione.

In Europa erano gli anni della ricostruzione e del miracolo economico, propagandato anche dai giornali di moda che si moltiplicavano a vista d'occhio. La gente si arricchiva e pretendeva di accedere alle nuove tecnologie: la televisione, il frigorifero, l'automobile. Anche il mondo della moda cominciò ad essere investito dal consumo di massa. Le donne si stancarono di portare i vestiti rivoltati e fuori moda delle loro mamme e copiarono i modelli dalle riviste femminili con l'aiuto di cartamodelli e di provvidenziali sartine. Se Parigi continuava a dettare legge, stava nascendo a Firenze l'Industria della moda italiana, e nel 1952 a Palazzo Pitti, si tenne la prima di molte sfilate e manifestazioni. L'organizzazione si rivolse a cercare nuovi sarti non tra le storiche case di moda italiane, ma tra quelle che più tentavano di distaccarsi dai modelli parigini come Jole Veneziani, Carosa (della principessa Giovanna Caracciolo) Emilio Schuberth, Emilio Pucci, Simonetta Fabiani, le sorelle Fontana, Germana Marucelli.

Parigi però dettava ancora legge: Dior, fino alla sua morte nel 1957, lanciava due collezioni all'anno che rendevano completamente superate quelle precedenti. Si subivano le sue imposizioni, e le aspettative del pubblico diventarono frenetiche, mentre le notizie sugli orli delle sottane riempivano le pagine dei giornali di moda. Alcune tra le più importanti collezioni di Dior si ispirarono alle lettere dell'alfabeto, come la linea H del 1954, con la vita spostata sui fianchi e il busto allungato e irrigidito come nei ritratti di Anna Bolena, moglie di Enrico VIII Tudor. Successivamente si ebbero la linea Y e la linea A, mentre gli abiti da sera erano solitamente lunghi fino ai piedi. Nel 1957, anno della sua morte, Dior rivoluzionò ancora la moda con la linea sacco, che creò molto scalpore perché nascondeva totalmente il punto vita.

Coco Chanel tornò a riaprire la sua casa di moda e, inos*******bilmente fedele alle sue idee, ripropose i suoi mitici tailleurs, dalla giacca senza collo e dalla gonna semplice e diritta. Chanel detestava Dior e riteneva che i suoi abiti fossero rigidi, difficili da portare, scomodi da conservare. Al contrario lasciava fotografare i suoi modelli prima delle sfilate ed era felice di vederli moltiplicare, anche se questo significava limitare i suoi guadagni. Fu sempre lei che lanciò la scarpa Chanel, senza tallone e con la punta in colore diverso: era un'alternativa ai tacchi a spillo che dalla metà degli anni cinquanta martoriarono i piedi di molte donne.

Nello stesso periodo si sviluppò sempre di più la moda per il tempo libero. Sulle spiagge fece la sua prima comparsa il Bikini, costume da bagno in due pezzi, così soprannominato dal test nucleare sull'atollo di Bikini. I pantaloni continuavano la loro marcia verso il successo: si usavano per l'estate, per lo sport e per lo sci, con un passante sotto i piedi. Adattissimi per il ballo, ebbero particolare successo con il diffondersi del rock 'n' roll, nella loro versione a metà polpaccio. La maglia, da sempre considerata materiale povero e popolare, cominciò a far parte delle collezioni.

Con la morte di Dior, Yves Saint Laurent diventò direttore della maison. La sua prima collezione, attesissima, ebbe un successo travolgente: la linea a trapezio, era fresca, giovanile, e sostanzialmente una continuazione del Sacco di Dior. L'entusiasmo per il nuovo couturier durò però fino a quando, tradendo un accordo con gli altri sarti di non alterare l'orlo della gonna, Saint Laurent lo alzò di ben sette centimetri, finendo poi con lo scoprire le ginocchia. A causa della bagarre che ne seguì il giovane sarto ebbe un collasso e si ritirò da Dior cedendo il posto a Marc Bohan. Nel 1962 aprì a Parigi un atelier per conto proprio.
Gli anni sessanta [modifica]

Gli anni sessanta, così irrequieti e provocatori, hanno radicalmente cambiato la morale e lo stile di vita in cui siamo tuttora radicati. Nonostante il benessere economico, gruppi sempre più folti di giovani, misero sotto critica la società patriarcale e dei consumi, proponendo nuovi modelli. Nel 1964 era scoppiata la Guerra del Vietnam, e le parole d'ordine dei gruppi giovanili furono amore e pace. Intanto all'Univerità di Berkeley il disagio provocò le prime contestazioni studentesche. Nel 1968 in Europa scoppiava il Maggio francese La divisa dei contestatori era un rifiuto totale verso il mondo elitario della moda: eskimo, sciarpe, jeans sdruciti, maglioni sformati, scarpe da tennis. Molti indumenti furono presi in prestito dalle uniformi di guerra, come il famoso Montgomery, giacca in lana pesante chiusa da alamari della Royal Navy che il generale Bernard Law Montgomery portava sempre; oppure la t-shirt, inventata dalla marina americana come canottiera per i soldati. I giovani salirono alla ribalta delle cronache e la moda si accorse di loro, che pure la rifiutavano. Ma la società dei consumi è stata capace di incanalare la protesta e renderla commerciabile.

In California un ristretto gruppo di giovani intellettuali, che saranno definiti la beat generation crearono una nuova filosofia di vita basata sulla ricerca della libertà anche attraverso esperienze dure come l'uso di droghe e allucinogeni. In Inghilterra lo stesso fenomeno fu diversamente interpretato: la musica Beat, rappresentata dai Beatles e dai Rolling Stones, ebbe la capacità di aggregare milioni di teen agers, che copiarono i vestiti dei loro idoli preferiti. I Beatles indossavano pantaloni stretti e corti, giacchette striminzite, uniformi ottocentesche con spalline, stivaletti alla caviglia. Gli Stones, più arrabbiati, preferivano camicie e pantaloni di satin, collane e braccialetti, e si truccavano. Per entrambi i gruppi furono fondamentali i capelli lunghi e scompigliati, che da più di un secolo erano vietati agli uomini; colori sgargianti e lucidi sostituirono il grigio abito borghese.

Londra diventò meta di pellegrinaggio giovanile: proprio in quegli anni Barbara Hulanicki, detta Biba, vi aprì la prima boutique di moda giovanile, bizzarramente arredata. Gi abiti erano colorati e striminziti; infatti i nuovi stereotipi femminili non furono più le attrici di Hollywood, ma le indossatrici delle riviste di moda: Twiggy, Jean Shrimpton, Veruska. Sottopeso, con la pelle chiara e gli occhi immensi truccatissimi, furono fotografate da artisti del calibro di David Bailey ed ebbero un successo planetario. Brigitte Bardot piaceva invece per il suo broncio sensuale, la coda di cavallo e i lunghi capelli arruffati. Il predominio di Parigi sulla moda stava cominciando a vacillare: in Inghilterra Mary Quant lanciò nel 1964 la minigonna, una sottana o un tubino che scopriva abbondantemente le ginocchia. Non potendo più portare reggicalze, si inventarono i collant colorati. Mary Quant lanciò anche la moda della maglia a coste (skinny rib), che fasciava la parte superiore del corpo. In Francia André Courrèges, che aveva studiato come ingegnere, fu l'unico a seguire la moda giovane, adottando gonne corte con stivaletti senza tacco, calzamaglie bianche, linee geometrizzate, e usando in modo massiccio i pantaloni, che dagli anni sessanta entrarono di prepotenza nel guardaroba femminile di ogni giorno. Audace e innovativo, Courrèges lanciò nl 1969 la Moda spaziale ispirata al primo sbarco dell'uomo sulla luna. Le sue modelle, vestite di abiti metallizzati e parrucche sintetiche multicolori, fecero epoca.

Altre novità lanciate in Francia furono gli abiti metallici di Paco Rabanne, che non avevano cuciture ma piastrine agganciate tra di loro con anelle. D'altro canto tutto il periodo guardò al materiale sintetico con interesse, includendo polivinili, con cui si potevano crare effetti di trasparenza, e tessuti acrilici. Né la moda trascurò di ispirarsi all'arte: nel 1965 Yves Saint Laurent lanciò la collezione Mondrian; erano gli anni della Pop art e dell'Optical art, fondata da Victor Vasarely. Andy Warhol propose nel 1962 un abito in carta Minestra di pomodoro, stampata con le sue notissime scatole di zuppa Campbell.

Alla fine del periodo gli stili si sovrapponevano: gli ebbero abiti Unisex, tra cui la famosissima Sahariana lanciata da Saint Laurent, abiti trasparenti in stileNude look, abiti corti e lunghi. La minigonna non accennava a stancare, tuttavia si cercò di trovare compromessi nella lunghezza degli orli. Dal 1967, fu lanciato il Maxicappotto, sulle orme del successo del film Il dottor Zivago, completato da un immenso colbacco di pelo. Mini e Maxi furono abbinati, finché non si arrivò a una via di mezzo, il Midi, con cui si chiudevano gli anni sessanta.
Gli anni settanta [modifica]

18 settembre 1970. In Italia entrava in vigore la legge sul divorzio, sintomo di un evidente e profondo cambiamento culturale. Negli States, come reazione all'assurdità della guerra nel Viet Nam, nasceva il Flower Power, che ebbe i suoi primi, mitici cantori al raduno del festival di Woodstock.

Nata dalle idee innovative che si diffusero alla fine degli anni sessanta, la moda degli anni settanta assunse la forma di un vero e proprio movimento. Gli Hippy indossarono camicioni larghi e lunghi, tuniche trasparenti, colori sgargianti, fiori giganti, monili di tutti i tipi ed indumenti esotici. I capelli si trasformarono sempre più in un groviglio di riccioli incolti. Questo lookun po' straccione al di là della moda ufficiale diventò una vera e propria antimoda, simbolo di libertà.

Anche il movimento femminista di quegli anni si identificò con le gonne lunghe, gli abiti acquistati per pochi spiccioli ai mercatini dell'usato, gli zoccoli. Alla moda furono collegate anche le idee politiche: i jeans di marca, i Ray Ban, le Timberland erano portati da quelli che a Milano prima, in tutta Italia poi, vennero definiti paninari, ossia i giovani di destra. A sinistra invece si usavano jeans sdruciti, occhiali da poche lire, camicioni e maglioni fuori taglia, borse a tracolla in cuoio naturale.

Elio Fiorucci fu il primo che in Italia captò questo tipo di moda controcorrente fatta di stracci. Partito da un modesto negozio di pantofole ereditato dal padre, in pochi anni creò a Milano un grande emporio-bazaar. Intuì che il marchio poteva essere un elemento indispensabile per attirare l'attenzione dei giovani compratori, e inventò il suo: due angioletti vittoriani muniti di pesanti occhiali da sole. Il suo emporio era altresì un punto d'incontro, e vi si poteva trovare di tutto: abiti rifiniti male, [zatteroni] altissimi e pericolosi, felpe, jeans, ma anche gadgets molto colorati. A lui si deve l'introduzione del tessuto elasticizzato nella moda, che gli permise di inventare tute molto aderenti adatte alla disco-dance.

Le case di moda si vedevano fuggire la clientela. Oltretutto un'ondata di scioperi colpì molte industrie nel quinquiennio 1970-75, e parecchie tra quelle che lavoravano nell'indotto dell'abbigliamento furono costrette a chiudere. Per salvarsi dalla crisi quasi tutte le case di moda si buttarono sul "pronto"; la passerella si avviava via via a diventare un'esibizione costosissima e a volte folle, ma utile a commercializzare prodotti più normali seppur costosi. Oramai non si poteva parlare di moda, ma di mode. Tra queste quelle etniche, per cui si videro in strada odalische, pellerossa, cinesi e peruviane. E l'esplosione della maglieria, di cui la stilista francese Sonia Rykiel era considerata la regina. Sull'onda del femminismo si indossarono strati su strati di maglia, berretti, sciarpe, scaldamuscoli. Tra le novità, proprio all'inizio del periodo, vi furono gli Hot pants, pantaloncini assai più corti delle minigonne e che lascivano interamente scoperte le gambe.

Ma il couturier più importante del periodo fu Yves Saint Laurent. Coltissimo, appassionato d'arte e fantasioso, aveva capito che le idee nuove possono venire anche dalla strada. Innovatore del guardaroba femminile, applicò alla donna diversi capi tradizionalmente maschili, come lo smoking, il trench, i knikerbokers e il tailleur pantalone. Con un occhio rivolto anche al folklore, creò una celeberrima e sontuosa collezione in stile russo, poi un'altra in stile cinese. Infine parecchie sue collezioni si ispirarono al mondo dell'arte, da quella pop, al cubismo (collezione Picasso) al fauvismo. Negli anni sessanta aveva aperto una famosa catena di negozi di moda pronta denominata Rive Gauche, tuttavia col tempo il suo stile diventò sempre più prezioso e teatrale.
Gli anni ottanta [modifica]

Negli anni ottanta si assistette a una ridefinizione completamente nuova della professione dello stilista. Non bastava più essere un buon artigiano e creare capi di ottima fattura e qualità: seguendo l'esempio delle più sofisticate strategie pubblicitarie, occorreva dare un'immagine accattivante del proprio prodotto. Agli stilisti non restava altra scelta, anche perché il loro successo aveva creato veri e propri imperi finanziari, dove si produceva tutto ciò che stava attorno all'abito. Non solo gli accessori, ma l'arredamento stesso dell'abitazione. La concorrenza, a causa della globalizzazione, era spietata ed ogni mossa affidata ad agenzie e curatori d'immagine doveva colpire il target designato. Con lo sviluppo di Internet ogni marchio si creò un suo sito, e non solo per attirare l'attenzione ma, per taluni prodotti più popolari come i jeans, per venderli direttamente. Si continuò tuttavia a far sfilare i propri modelli, tradotti poi nel prêt-à-porter. Con la comparsa del computer gli abiti vennero disegnati e colorati elettronicamente. Scomparve così definitivamente la professione della figurinista.

La moda degli anni ottanta fu caratterizzata dal culto del successo e dell'efficienza. Il quadro venne tuttavia completato dalle tendenze eversive dei punk e degli altri gruppi della cultura urbana giovanile. Si sviluppò inoltre la corsa alla forma fisica, e anche per persone non più giovani si crearono indumenti casual presi dall'abbigliamento sportivo. In questo periodo la moda diventò definitivamente internazionale. Ridotta l'importanza della haute couture francese, ogni nazione sviluppò uno stile differente; in Europa, in particolare, furono la Germania, l'Italia e l'Inghilterra, mentre emergevano gli Stati Uniti, con il loro stile classico contemporaneo, e soprattutto il Giappone. Poco apprezzati in patria, gli stilisti giapponesi emigrarono a Parigi, da cui lanciarono linee composite dal taglio impeccabile e dai materiali insoliti.

Il successo del Made in Italy in questo periodo derivò anche da abili strategie di marketing. Milano strappò la palma di capitale della moda a Torino, Firenze e Roma. Diventarono famosi stilisti come Giorgio Armani, Missoni, Gianfranco Ferrè, Gianni Versace, Dolce & Gabbana e Krizia. Il successo di D&G fu dovuto alla pop star Madonna, entusiasta degli abiti dall'erotismo chic e trasandato, con calze nere e biancheria intima da portare in vista.

L'ideale di bellezza femminile si ispirò alla donna sportiva e snella, muscolosa e ambiziosa, di successo sia nel privato che nel pubblico, grazie anche al fatto di essere sempre vestita adeguatamente. Proprio Madonna impersonò questo credo, secondo cui era possibile modellare il proprio corpo attraverso l'aerobica, il culturismo, le diete e le cure di bellezza. Le spalle dei vestiti femminili si allargarono e gonfiarono; onnipresente il binomio giacca-tailleur con valigetta porta documenti. Il tipo della donna manager, non più femminile e fragile, ma dura e spietata sul lavoro.

In contemporanea nacque negli Stati Uniti d'America il fenomeno Yuppie, acronimo vezzeggiativo di Young Urban Professional. Rampante e ambizioso, lo yuppie lavorava spesso in Borsa, aveva pochi scrupoli e voleva arricchirsi velocemente. Frequentava ambienti chic e ristoranti costosi, sniffava cocaina e vestiva italiano, in special modo Armani e Versace.
Musei della moda [modifica]

A Firenze è presente uno dei più importanti musei italiani dedicati alla moda, la Galleria del Costume sita in Palazzo Pitti, che traccia una storia dettagliata delle mode che si sono susseguite nel tempo, con una collezione di oltre 6000 manufatti, fra abiti antichi, accessori, costumi teatrali e cinematografici di grande rilevanza documentaria, e numerosi esemplari prestigiosi di stilisti italiani e stranieri.
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