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commissario forestale prove scritte
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| Da: X Luca 3222 | 26/09/2011 16:47:26 |
| Ma stai viaggiando nella macchina del tempo o sei ...come sempre tra quelli che sono sempre informati su tutto..... Questo forum sta degenerando ... Ragazzi parliamo del TIROCINIO.... X non trovare sorprese! | |
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| Da: B0t4nn1c4 | 26/09/2011 18:18:03 |
| Mirtillo - Vaccinium spp. Atlante delle coltivazioni arboree - Alberi da frutto Generalità Il Mirtillo, pianta spontanea nell'emisfero boreale, appartiene alla Famiglia delle Ericaceae, genere Vaccinium, comprendente circa 130 specie, tra le quali rivestono un certo interesse agronomico principalmente le seguenti: - Vaccinuim myrtillus o Mirtillo nero: spontaneo in Europa: alto 20-40 cm, con fusti angolosi e ramosi; fiorisce in maggio e fruttifica in luglio-agosto; presenta bacche solitarie o accoppiate, nere, ricoperte da pruina e con polpa colorata. Si trova nelle Alpi e negli Appennini fino all'Abruzzo, fino a circa 2.00 metri; i frutti possono essere consumati freschi o trasformati in marmellate o gelatine. - Vaccinium vitis idaea o Mirtillo rosso: spontaneo in Europa; alto 10-40 cm, sempreverde, con fiori bianchi o rosa, riuniti in grappoli terminali; produce bacche rosse, acide, amarognole; è diffuso nelle Alpi e nell'Appennino settentrionale. - Vaccinium uliginosum o Mirtillo blu: spontaneo in Europa, alto 15-25 cm, a foglia caduca, fiori bianco-rosso; produce bacche di color nero-bluastro, pruinose, con succo incolore e insipide. - Vaccinium corymbosum o Mirtillo gigante americano: spontaneo nel Nord America, è una pianta alta 1-4 m, a foglia caduca, con fiori bianchi o rosati; le bacche riunite in grappoli, sono di colore nero-azzurro, profumate; molto resistente al freddo (fino a -30°C). - Vaccinium australe o Southeastern highbush blueberry, cui appartengono le prime varietà selezionate. - Vaccinium oxycoccus o Mortella di palude: spontaneo in Europa e nel Nord America; pianta sempreverde strisciante, con fusti filiformi lunghi 20-30 cm; produce bacche rosse e globose. - Vaccinium angustifolium: spontaneo nell'America del Nord; ha taglia ridotta (fino a 50 cm) e produce bacche pruinose, di colore blu più o meno scuro, dolci e profumate. - Vaccinium ashei o Mirtillo conilopide: spontaneo nel Sud degli Stati Uniti, è una pianta alta fino a 6 metri, con bacche nere, senza o quasi pruina, riunite in corti racemi; è meno resistente al freddo del Mirtillo gigante americano. - Vaccinium macrocarpon o Cranberry o Bacca delle gru. Le varietà di mirtillo nero oggi coltivate sono soprattutto quelle derivate dal mirtillo gigante e dal cranberry. Il mirtillo vegeta bene nei terreni acidi (pH 5-5,5), privi di calcare attivo, ben dotati di sostanza organica, fertili, freschi, tendenzialmente sciolti. Viene propagato per talea legnosa o erbacea. Mirtilli neri Mirtilli neri (foto www.agraria.org) Mirtillo gigante americano - Tecnica di coltivazione Il mirtillo gigante è una specie estremamente esigente: predilige terreni leggeri, anche se tollera alti livelli di argilla, ricchi di sostanza organica (5-10% almeno) ma soprattutto privi di calcare e a reazione molto acida (pH compreso fra 4 e 5,5); abbisogna di frequenti irrigazioni a causa dell'apparato radicale molto superficiale. Lo sviluppo della pianta nei primi anni è spesso stentato e così la produzione. Sembra preferibile non lavorare il terreno prima della piantagione, scegliendo radure o terreni incolti piuttosto che quelli precedentemente usati come arativo; le piante si sviluppano più facilmente nei terreni disboscati e vergini. Anche l'aerazione ed il drenaggio devono essere idonei; l'acqua deve sempre defluire in breve tempo anche in caso di forti precipitazioni. L'azoto non deve essere dato in eccesso: soprattutto nei terreni molto ricchi di sostanza organica apporti annui di 30-50 Kg/ha di azoto sono ottimali. Meglio i formulati a base acida ("solfati") per tutti gli elementi. La concimazione organica all'impianto ed in fase di coltivazione della pianta deve essere eseguita con torba acida (pH 3-3,5) in sostituzione del letame nei terreni con pH superiore a 5. I sesti sono compresi fra 2-3,50 m fra le file e i 1-1,50 m fra le piante, in funzione della vigoria della varietà e delle migliori o peggiori condizioni ambientali. L'irrigazione del mirtillo non deve essere effettuata con acqua calcarea. E' sempre preferibile l'acqua piovana. Tra le cultivar di mirtillo gigante di origine europea ricordiamo: Heerma I, Heerma II, Goldtraube 71, GoldTraube 53. Tra quelle appartenenti al cranberry, Mc Farlin, Early Black e Pilgrim. Mirtillo rosso - Tecnica di coltivazione Coltivato in impianti intensivi quasi solo in Germania, deriva da selezioni del mirtillo rosso selvatico di bosco presente soprattutto nei Paesi scandinavi e del Nord Europa. Il mirtillo rosso può essere coltivato nelle stesse aree dove si coltiva il mirtillo gigante poiché le esigenze di terreno e di clima sono simili; lo sviluppo della pianta è però molto più ridotto, circa 30 cm di altezza, e la maturazione avviene quando la raccolta del mirtillo gigante è terminata, cioè in settembre. Le distanze di impianto sono 1 m fra le file e 0,25-0,30 m fra le piante. La raccolta può essere fatta a mano con l'ausilio di appositi "pettini". In Germania è stata messa a punto una macchina per agevolarne la raccolta. Le principali varietà di mirtillo rosso sono: "Mirtillo rosso selvaggio", "Koralle", "Erntedank", "Entrekrone", "Erntesegen" e "Ammerland". Frutti di Mirtillo rosso (Vaccinium vitis idaea) Frutti di Mirtillo rosso (Vaccinium vitis idaea) (foto www.agraria.org) Produzioni I frutti maturi di Mirtillo nero si mangiano così come sono condendoli con limone e zucchero. Si preparano anche marmellate, gelatine sciroppi e sughi. Facendo fermentare il succo si ottiene una bevanda leggermente alcolica il vino di mirtilli, da cui, mediante distillazione, si ottiene un'eccellente acquavite molto popolare in Germania e Francia. I frutti di Mirtillo rosso vengono utilizzati per preparare ottime marmellate e conserve. Avversità Poche sono le informazioni riguardo ad eventuali parassiti perché la coltura del mirtillo (in particolare di quello rosso) è costituita da piante spontanee e quella specializzata è molto ridotta. Il mirtillo gigante americano abbisogna solo di trattamenti per la difesa dalla Botritis. Eccessi di azoto possono provocare scarsa lignificazione con attacchi di cancro dei germogli, nel qual caso conviene eliminarli appena appassiscono e bruciarli. | |
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| Da: B0t4nn1c4 | 26/09/2011 18:19:15 |
| Betulla bianca - Betula pendula Roth Atlante degli alberi - Piante forestali Classificazione, origine e diffusione Divisione: Spermatophyta Sottodivisione: Angiospermae Classe: Dicotyledones Famiglia: Betulaceae Pianta originaria dell'Europa e dell'Asia settentrionale. In Italia è più frequente sulle Alpi dove a volte forma boschi puri. Pianta molto resistente al gelo. Foglia e fiori femminili di Betulla bianca Foglia e fiori femminili di Betulla bianca Tronco di Betulla bianca - Betula pendula Roth Tronco di Betulla bianca - Betula pendula Roth (Arboreto di Vallombrosa) (foto www.agraria.org) Caratteristiche generali Dimensione e portamento Alta fino a 30 metri, presenta una chioma rada e leggera, espansa in verticale, con i rami terminali ricadenti. Tronco e corteccia Tronco snello che, se non è troppo vecchio, presenta una scorza bianca e sottile. Foglie Foglie decidue, ovato triangolari, picciolate, verde chiaro sopra e sotto. Strutture riproduttive Pianta monoica con fiori maschili riuniti in amenti sessili, penduli; fiori femminili riuniti in spighe corte ed erette. Le infruttescenze risultano cilindriche e a maturità liberano delle piccole samare provviste di un'ala membranosa. Usi Il legno di colore bianco, elastico e resistente, trova impiego nella fabbricazione di oggetti di uso domestico (un tempo anche per gli sci). Viene utilizzato come combustibile di ottima qualità, nell'industria per la produzione di inchiostri e in medicina per le proprietà adsorbenti nelle affezioni intestinali. La corteccia è pregiata nell'industria conciaria e farmaceutica. La linfa, ricca di zuccheri, nei Paesi del Nord viene fatta fermentare per la produzione di aceto e bevande alcoliche. E' molto usata come pianta ornamentale per l'elegante portamento e il bel colore della corteccia e delle foglie. In selvicoltura viene talvolta impiegata come specie consolidatrice di versanti instabili, dove si diffonde rapidamente. | |
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| Da: meteos | 26/09/2011 18:34:45 |
| Martedì 27: ancora maltempo sulla Sicilia con rovesci e temporali diffusi forti o anche violenti con rischio dissesti idro-geologici sulle aree sensibili tra il catanese, nord-est messinese, nord siracusano il sud della Calabria, reggino, Locride e temporali forti anche sullo Ionio occidentale in mare; piogge sparse tra il resto della Calabria, Puglia, Lucania, deboli e rare su est Campania e sul medio Adriatico. Bel tempo soleggiato sul medio e alto Tirreno, al nord e sulla Sardegna. Nord: sempre bel tempo prevalente sulla gran parte dei settori salvo locali addensamenti con rari deboli rovesci sulle Alpi centro-orientali. Temperature più o meno stazionarie con massime comprese tra 25 e 28° in pianura. Centro: ancora cieli irregolarmente nuvolosi tra Lazio, Abruzzo, Molise con anche diffusa copertura ma scarsi fenomeni salvo deboli residui rovesci su est Abruzzo e est Molise; più stabile e soleggiato altrove, specie sulla Toscana e nord Umbria, nord Marche. Temperature stazionarie gradevoli con massime tra 25 e 27° in pianura. Sardegna: cieli irregolarmente nuvolosi tra sud nuorese, est e sud cagliaritano, con addensamenti diffusi associati a rovesci o anche a locali temporali; meglio altrove con tempo asciutto e ampiamente soleggiato. Temperature stazionarie o in lieve locale aumento con massime tra 24 e 28° in pianura. Sud e Isole: maltempo su est Sicilia con rovesci o temporali anche intensi o violenti tra catanese, messinese, nord siracusano. Attenzione su questi settori per rischio dissesti idro-geologici sulle aree sensibili...! Rovesci e temporali anche sul sud reggino, Locride, deboli piogge sparse tra il resto della Sicilia, della Calabria, sulla Lucania, Puglia, nubi ma più asciutto altrove. Temperature stazionarie o in lieve locale calo con massime mediamente comprese tra 23 e 27° in pianura, valori inferiori fino a 20° in Sicilia. | |
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| Da: la verità | 26/09/2011 18:37:16 |
| ALEX84, HAI LE IDEE CONFUSE, NON DOVETE CONTATTARE NESSUN AVVOCATO, EVIDENTEMENTE NON HAI CAPITO QUELLO CHE STO FACENDO E QUESTO COMPORTA AGIRE D'INIZIATIVA E COME LETTO DAL MESSAGGIO SI SBAGLIA ALLA GRANDE!!! SE AVETE DUBBI PERCHE' NON MI CONTATTATE, VI HO FORNITO CONTATTO EMAIL E PURE IL NUIMERO DI TELEFONO! CONTATTATEMI A FACEBOOK SONO GAETANO MARTORANA.....SE NON LO FATE CONTINUATE AD AGIRE D'INIZIATIVA E A FARE GROSSISSIMI ERRORI!!! RICORDATE CHE NON STIAMO GIOCANDO, E SE SOTTOVALUTATE LA COSE E FACILE COMMETTERE GROSSI ERRORI | |
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| Da: dd | 26/09/2011 18:38:37 |
| RAGAZZI NN SO VOI MA IO CI CREDO IN QUESTA LOTTA!!!!! E' UN NOSTRO DIRITTO FAR VALERE LE NOSTRE RAGIONI SOPRATTUTTO QUANDO E' IN GIOCO IL NOSTRO FUTURO E LA NOSTRA STABILITA' PROFESSIONALE(E PENSO KE QUESTO A 30 ANNI E' PIU' KE GIUSTO AVERLO).... | |
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| Da: B0t4nn1c4 | 27/09/2011 06:51:06 |
| Il Brasile (nome ufficiale in portoghese Repºblica Federativa do Brasil, Repubblica Federale del Brasile) è una repubblica federale dell'America meridionale. Confina a nord con la Colombia, il Venezuela, la Guyana, il Suriname e la Guyana Francese, a sud con l'Uruguay e ad ovest con l'Argentina, il Paraguay, la Bolivia e il Perù. Ad est si affaccia sull'oceano Atlantico. Il Paese ha come caratteristica principale la sua immensità: un'immensità fisica, climatica, ambientale e sociale. Esso può essere considerato un Paese in via di sviluppo, un Paese industrializzato, postindustriale a seconda dell'aspetto che ne viene valutato. È in via di sviluppo in quanto sta superando la transizione demografica, potenzia le vie di comunicazione, esporta prodotti tropicali e minerali, e stringe relazioni commerciali con nuove nazioni. È infine moderno e post-industrializzato per i suoi grattacieli, per lo sviluppo delle telecomunicazioni e della tecnologia. Oggi[quando?] si sta assistendo ad una lenta ma progressiva crescita dei redditi, ad un aumento qualitativo delle relazioni tra le varie regioni, ad un incremento della struttura comunicativa, tutti fattori che consentono al Paese di crescere unitariamente, evitando la sperequazione tra i vari Stati. Inoltre la popolazione aumenta ragionevolmente insieme alla crescita economica, favorita dal Mercosur (Mercato Comune del Sud) e dalla Comunità delle Nazioni del Sud America. Tutte queste premesse unite alla forte e sicura identità nazionale, alla cultura ricca e unitaria, pongono il Brasile in una posizione di primaria importanza per quanto riguarda gli sviluppi futuri dell'economia e della politica sulla scena mondiale. Il Paese è un membro del raggruppamento non ufficiale chiamato BRIC (Brasile, Russia, India e Cina), ovvero l'insieme dei quattro grandi Paesi emergenti a maggior crescita economica. Attualmente[quando?] è la nona potenza economica nel mondo. Indice [nascondi] Nome [modifica] "Pau brasil" è il nome popolare portoghese della Caesalpinia echinata, un albero della famiglia delle Fabaceae nativo della foresta vergine (Mata Atlântica) che ricopriva completamente le regioni litoranee del Brasile. Il nome "pau brasil" significa, letteralmente, "albero brasil". La parola brasil potrebbe derivare dal colore rosso brace (brasa in portoghese) della resina del legno di questo albero. Ma esistono molte altre etimologie alternative della parola brasil, cosicché non è possibile essere conclusivi al riguardo dell'origine del nome pau brasil. Il nome Brasile deriverebbe comunque da quello della pianta. Storia [modifica] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Storia del Brasile. Il Brasile ha molti aspetti in comune con gli altri Paesi dell'America latina anche se conserva alcune caratteristiche proprie, la lingua (il portoghese) ed etnica (per la forte presenza di europei, africani ed indios)[1]. Dopo il raggiungimento dell'indipendenza nel 1822, nel Paese si sono alternate fasi democratiche a regimi dittatoriali nati a causa degli aspri conflitti interni, delle ricorrenti situazioni di difficoltà economica e anche delle grandissime differenze tra i vari strati della popolazione. Dall'età coloniale all'Impero brasiliano [modifica] Il periodo coloniale [modifica] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Colonia del Brasile. Dettaglio della mappa della Terra Brasilis (1519), custodita alla Bibliothèque nationale de France. Mauritsstad la capitale del Brasile Olandese La scoperta ufficiale del Brasile avvenne il 22 aprile del 1500, per opera dell'esploratore portoghese Pedro Álvares Cabral, che arrivò nella zona dove oggi si trova Porto Seguro, nello stato di Bahia. La colonizzazione vera e propria ebbe però inizio nel 1532, quando venne fondata la città di São Vicente da Martim Alfonso de Sousa. Nel 1533, il re del Portogallo Giovanni III divise il Brasile in 12 territori (i capitanias) e li concesse a nobili affidatari (i donatários), che di fatto però diventarono signori feudali. Nel 1548, per paura di una secessione, Giovanni III inviò in Brasile come governatore generale Tomé de Sousa, che il 29 marzo del 1549 fondò la capitale São Salvador da Bahia de Todos os Santos. Con l'inizio della colonizzazione ci furono alcuni tentativi di insediamento anche da parte di francesi e olandesi. I francesi, in particolare, tra il 1555 e il 1567, tentarono di stabilirsi nella zona dell'attuale Rio de Janeiro per poi spostarsi dal 1612 al 1614 nell'attuale São Luis. Furono successivamente scacciati. Nel XVII secolo vennero introdotte le coltivazioni del tabacco e specialmente della canna da zucchero, inizialmente a Bahia e successivamente anche a Rio de Janeiro. Questo importante sviluppo dell'agricoltura fu accompagnato dall'arrivo di numerosi schiavi africani, che andavano a sostituire per il lavoro nella piantagioni le popolazione autoctone, ormai del tutto insufficienti a garantire la sussistenza di un'economia agricola produttiva. Verso la fine del XVII secolo vennero scoperti grandi giacimenti di oro nella regione del Minas Gerais. Nel 1604 gli olandesi guidati da Maurizio di Nassau, attirati dalle ricchezze del territorio, saccheggiarono Bahia e, tra il 1630 e il 1654, si stabilirono nelle colonie costiere del nordeste, dopo aver conquistato la città di Recife, nello stato di Pernambuco, che divenne la capitale del Brasile olandese con il nome di Mauritsstad. Ben presto si trovarono però in uno stato di continuo assedio, tanto che nel 1661 furono costretti a ritirarsi. Fin dall'inizio della colonizzazione portoghese, il Brasile fu teatro di rivolte e di movimenti di resistenza degli indigeni, che si unirono poi agli schiavi africani. Alla fine del XVII secolo l'arrivo di un sempre maggior numero di coloni dal Portogallo favorì la formazione dei primi movimenti contro la Corona Portoghese stessa. Alcune di queste guerre furono causate dalla crescita economica, come la Rivolta di Backman nel 1684. Poco più tardi furono fondati due movimenti che si proponevano di programmare l'indipendenza: la Inconfidência Mineira e la Conjuraçâo Baiana. Il primo nacque dalla minoranza creola nella zona del Minas Gerais: nella seconda metà del XVIII secolo, con la perdità di produttività da parte delle miniere, era divenuto difficile pagare tutte le imposte che la Corona Portoghese esigeva. Inoltre il governo portoghese aveva imposto la derrama, una tassa che prevedeva che tutta la popolazione, inclusi coloro che non erano minatori, versasse una cifra pari al 20% del valore dell'oro estratto. I coloni insorsero e iniziarono a cospirare contro il Portogallo. La cospirazione si proponeva di eliminare la dominazione portoghese e creare uno stato libero. La forma di governo doveva essere quella della Repubblica, ispirata alle idee illuministe, che si andavano diffondendo in Europa e in particolare in Francia, e che avevano recentemente portato, dopo la guerra d'indipendenza americana, alla nascita degli Stati Uniti d'America. I leader del movimento furono però catturati e inviati a Rio de Janeiro, dove furono condannati a morte e giustiziati. La Congiura Baiana, invece, fu un movimento che partì dalla fascia più umile della popolazione di Bahia, e che vide una grande partecipazione da parte di neri e mulatti. I rivoltosi volevano l'abolizione della schiavitù, l'istituzione di un governo egalitario e l'instaurazione di una Repubblica a Bahia. Tra il 1756 e il 1777 il marchese di Pombal attuò una politica riformatrice, accentrando il potere politico-amministrativo nelle mani del viceré (il Brasile era stato costituito in Viceregno nel 1717) a scapito dei donatários e dei Gesuiti che furono espulsi nel 1759. Nel 1763 la capitale fu trasferita a Rio de Janeiro e nel 1775 venne abolita la schiavitù degli indios. L'indipendenza dal Portogallo [modifica] Nel 1807, l'invasione da parte delle truppe francesi di Napoleone Bonaparte obbligò il re del Portogallo Giovanni VI a fuggire in Brasile. Nel 1808 il re giunse a Rio de Janeiro, dopo avere stipulato un'alleanza difensiva con l'Inghilterra (che avrebbe fornito la protezione navale durante il viaggio). Allo stesso tempo i porti brasiliani si aprirono a nuove nazioni amiche, ponendo fine allo status di colonia del paese. Questo fatto irritò coloro che esigevano il ritorno di Giovanni VI in Portogallo e la restaurazione della condizione di colonia per il Brasile. Nel 1821 il re decise allora di lasciare suo figlio Pietro come reggente del Brasile, mentre egli rientrò a Lisbona. Pietro, nonostante le pressioni dei liberali che tentavano di convincerlo a tornare in patria, decise invece di rimanere in Brasile, nel cosiddetto Dia do Fico (che letteralmente significa giorno del "io resto", in portoghese "Eu fico"). Il Portogallo, che si trovava già in condizioni abbastanza difficili, non poté più conservare il dominio sul Brasile; Pietro (che prese il nome di Pietro I del Brasile) poté allora facilmente dichiararne l'indipendenza il 7 settembre del 1822. Tuttavia, negli anni in cui Giovanni VI risiedeva in Brasile questo allargò i propri confini con la Guerra contro Artigas (1816-1820), che portò all'annessione della Provincia Cisplatina, l'odierno Uruguay. L'Impero brasiliano [modifica] Pietro II del Brasile. Dopo la separazione dal Portogallo il Brasile si trasformò in una monarchia costituzionale. Pietro I, alla morte del padre, tornò in Portogallo per assicurare la successione al trono a sua figlia Maria II del Portogallo. Il figlio di Pietro I, Pietro II, a soli quattordici anni fu incoronato come nuovo imperatore del Brasile nel 1831, dopo l'abdicazione del padre. Tra il 1825 e il 1828 si combatté una guerra con l'Argentina per il possesso della Banda Oriental, che si concluse il raggiungimento dell'indipendenza da parte dell'Uruguay (che si era separato dal Brasile per unirsi all'Argentina pochi anni prima). Tra il 1836 e il 1842 si verificò un tentativo secessionista della Repubblica del Rio Grande do Sul, al quale partecipò anche Giuseppe Garibaldi. Dal 1850 al 1852 il Brasile, fattosi sostenitore dei movimenti liberali moderati, si alleò con l'Uruguay e sostenne una nuova guerra contro l'Argentina contribuendo alla caduta del dittatore argentino Juan Manuel de Rosas. Il 1860 fu un anno di fondamentale importanza per lo sviluppo economico, in quanto si introdusse la coltura del caffè nelle province di Rio de Janeiro e di São Paulo. Nel Sudeste i baroni del caffè superarono così gli antichi coltivatori del cotone e di canna da zucchero, mentre cominciava a farsi sentire anche un notevole afflusso di genti europee che immigravano nel paese, soprattutto italiani. Tra il 1865 e il 1870 l'Argentina, l'Uruguay e il Brasile combatterono una guerra contro il Paraguay, che si concluse con la perdita, da parte del Paraguay stesso, delle regioni a nord del fiume Apa. A partire dal 1870 si registrò una notevole crescita dei movimenti repubblicani, che nel 1888 ottennero l'abolizione della schiavitù. Nel 1889, infine, scoppiò una rivoluzione incruenta che costrinse Pietro II ad abdicare: venne proclamata la Repubblica, e si adottò la Costituzione federale. Il passaggio dalla Monarchia alla Repubblica era così ultimato, senza alcun ricorso alla violenza. La famiglia imperiale, infatti, poté in tutta sicurezza tornare in Europa. Dall'istituzione della Repubblica ad oggi [modifica] La prima fase repubblicana [modifica] Deodoro da Fonseca, che aveva guidato il colpo di stato del 1889, divenne il primo presidente del Brasile. Per il nuovo stato si scelse come nome quello di Repubblica degli Stati Uniti del Brasile, che fu poi cambiato in Repubblica Federale del Brasile. Dal 1894 al 1930 la presidenza si alternò, con alcune eccezioni, tra i due stati principali, quello di São Paulo e quello del Minas Gerais. In questo periodo il sistema economico del Brasile poggiava soprattutto sull'esportazione del caffè, coltivato nella zona di São Paulo, e sulla produzione di latte, nel Minas Gerais, tanto che la politica di questi anni fu definita come la politica del caffellatte. Verso la fine del XIX secolo il caffè divenne il primo prodotto di esportazione del paese superando lo zucchero, e favorendo così una grande crescita economica. Tuttavia tra il 1926 e il 1930 si registrò un crollo dei prezzi del caffè e una conseguente depressione economica alla quale fecero seguito violente agitazioni sociali. L'età di Vargas [modifica] Nel 1930, Getºlio Vargas, rappresentante dell'opposizione al regime oligarchico dei grandi proprietari terrieri di São Paulo, perde le elezioni presidenziali in elezioni caratterizzate dalla frode. Il risultato delle elezioni scatena un movimento rivoluzionario che riesce a destituire il governo. Vargas diventa allora presidente della Repubblica. Nel 1931, avendo riunito molti poteri nelle sue mani suscitò l'indignazione degli oppositori, in massima parte esponenti della classe media paulista. Nel 1934, allora, messo sotto pressione, fu costretto a promulgare una Costituzione democratica, con la quale concesse, tra l'altro, il diritto di suffragio alle donne. Nel 1937 Vargas, avendo sciolto il Congresso Nazionale e i partiti, e avendo revocato molte delle libertà dei singoli individui, instaurò una dittatura (quella del cosiddetto Estado Novo) di ispirazione fascista, che durò fino al 1945. Nel 1942, sotto la pressione degli Stati Uniti d'America, Vargas dichiarò guerra alle potenze dell'Asse e un corpo militare brasiliano fu inviato a combattere in Italia e in Nordafrica. Nel 1945 Vargas fu deposto da un colpo di stato militare che impose l'adozione di una nuova Costituzione, democratica e federale. Tra il 1950 e il 1954 Vargas fu rieletto alla presidenza e si verificò una nuova svolta nazionalista e radicale. Tuttavia nel 1954 le forze militari conservatrici gli si rivoltarono contro, e lo statista si suicidò. Il periodo populista [modifica] Juscelino Kubitschek. In seguito alla fine della dittatura di Vargas e alla promulgazione della nuova Costituzione Federale del 1946, il Paese visse, tra il 1946 e il 1964, una fase storica durante la quale si susseguirono più governi democratici. Nel gennaio del 1956 fu eletto il social democratico Juscelino Kubitschek, ex governatore del Minas Gerais, ed ebbe inizio un periodo di forte industrializzazione e di imponenti lavori pubblici, come la costruzione della nuova capitale, Brasilia, nel 1960. Si registrò tuttavia un netto peggioramento della situazione finanziaria, con forte inflazione e raddoppio del debito estero. Tra il 1961 e il 1964 ci fu la presidenza di João Goulart, del partito cristiano democratico, che cercò di frontaggiare la crisi economica promuovendo una riforma agraria e la nazionalizzazione delle compagnie petrolifere. Juscelino Kubitschek è stato considerato la seconda personalità di origine zingara, dopo Washington Luís, a raggiungere il posto più alto del governo brasiliano. Suo nonno materno, Jan Kubíček, è nato a Třeboň, Boemia (Repubblica Ceca) ed era zingaro dell'etnia Rom. La dittatura militare [modifica] Il colpo di stato militare del 31 marzo 1964 destituì João Goulart e instaurò un regime dittatoriale. Il primo presidente militare ad essere eletto fu il maresciallo Humberto de Alencar Castelo Branco che sciolse tutti i partiti politici e inaugurò la dittatura detta dei gorillas, adottando una politica di liberismo economico che causò l'accentuamento delle sperequazioni sociali. Nel 1969 salì alla presidenza il generale Emílio Garrastazu Médici, che diede inizio ad una nuova fase di incremento industriale ed economico, facendo parlare di un miracolo economico brasiliano che però si spense successivamente con la crisi petrolifera del 1973. Dal 1974 al 1979 la presidenza passò a Ernesto Geisel che dichiarò legale solo il Partito del Movimento Democratico Brasiliano (PMDB). Dal 1979 al 1985 fu in carica il presidente João Baptista de Oliveira Figueiredo: egli promulgò una legge elettorale che rese legali tutti i partiti politici tranne quello comunista, e praticò una forte riduzione dei salari atta a frenare la spinta inflazionistica. Essa, però, portò allo scatenarsi di grandi manifestazioni di piazza che furono represse con la forza (1980). Il periodo della dittatura militare finì nel 1984, con le grandi manifestazioni di Rio de Janeiro e São Paulo: il governo militare fu da esse costretto a concedere il ritorno ad elezioni democratiche, che la popolazione reclamava. La nuova Repubblica [modifica] La presidente in carica Dilma Rousseff Nel 1985 fu eletto Tancredo Neves, candidato dell'PMDB, ma morì tre mesi dopo. Il suo vice-presidente José Sarney assunse la presidenza della repubblica. Egli attuò un programma di consolidamento della democrazia, anche se le difficoltà finanziarie erano in crescita, insieme alle tensioni sociali. Nel 1989 si svolsero le prime elezioni libere dopo 25 anni di dittatura, che furono vinte da Fernando Collor de Mello, leader del nuovo Partito di Ricostruzione Nazionale, tendenzialmente liberal-conservatore. Nel 1991 il Brasile diede vita all'alleanza economica chiamata Mercosur assieme ad Argentina, Uruguay e Paraguay. Nel 1992 il presidente Collor fu destituito con l'accusa di corruzione, evasione fiscale ed esportazione di valuta. Dal 1992 al 1995 ci fu la presidenza di Itamar Augusto Cautiero Franco che organizzò un referendum costituzionale. Questo, svoltosi il 21 aprile 1993, confermò il regime presidenziale proclamato nel 1988. Nel 1995 Fernando Henrique Cardoso conquistò la presidenza e attuò riforme (largamente consigliate dal fondo monetario internazionale) che prevedevano la privatizzazione delle imprese e il rigore finanziario ("PLAN REAL"). Queste ebbero un forte impatto negativo sulla popolazione più povera, oltre che aggravare la polarizzazione della ricchezza già presente massicciamente nel paese. Nel 1997 ottenne un emendamento costituzionale a lui favorevole, che gli permise così di ricandidarsi alla presidenza. Nel 1998 si registrarono delle considerevoli fughe di capitali che gettarono il Paese nel caos. Cardoso, rieletto, si appellò al Fondo Monetario Internazionale e riuscì a far approvare un piano di intervento triennale per il Brasile, ma ciò indebitò il paese di altri 41,5 miliardi di dollari. Infine, Cardoso confermò la presenza brasiliana nel Mercosur. Tra il 2000 e il 2001 il Brasile festeggiò il suo 500º anniversario della scoperta. L'evento, particolarmente significativo, fu causa di alcune manifestazioni di protesta da parte degli indios, da sempre relegati ai margini del sistema statale. Nelle elezioni presidenziali del 2002-2003 si affermò Luiz Inácio Lula da Silva. Il nuovo presidente, esponente del partito operaio (Partido dos Trabalhadores PT) ha rappresentato una svolta nella politica brasiliana, in precedenza allineata alle scelte del Fondo Monetario Internazionale di cui il Brasile era debitore, in particolare ha contribuito a rilanciare il Mercosur a discapito dell'Area di Libero Commercio delle Americhe (ALCA) voluta dagli Stati Uniti. Il suo programma, che ha garantito provvedimenti volti a favorire la giustizia sociale e a risollevare l'economia dissestata, riscosse ampi consensi, in particolare tra i meno agiati. Tuttavia la sua politica di equilibrismo tra gli interessi del capitale (industriale agrario e finanziario) e le aspettative di lavoratori e braccianti agricoli (sem terra) ha frenato l'auspicata rivoluzione dei rapporti sociali, la protesta degli strati più poveri della popolazione riesplose di fronte al nuovo piano economico. Venne quindi approvata una riforma delle pensioni e varato il programma Fame zero riassunto nel motto: "3 pasti al giorno per tutti" per affrontare il problema della denutrizione diffusa in tutto il Paese. Nel 2004 il Brasile fondò con gli altri Paesi dell'America Latina la Comunità delle Nazioni del Sud America. Attualmente[quando?] esiste il "bolsa familia", che garantisce una rendita anche se minima a molte persone bisognose, questo sta aiutando molti ad uscire della linea della povertà assoluta. Il "bolsa familia" è riconosciuto mondialmente come uno dei migliori piani d'aiuto alla popolazione bisognosa fatto da un governo.[senza fonte] Nelle elezioni del 2010 Dilma Rousseff, altro esponente del partito operaio, con un passato da ex guerrigliera imprigionata durante la dittatura ed ex Ministro dell'Energia e delle Miniere durante il governo di Lula, è stata eletta presidente. Forma di governo [modifica] Palazzo Presidenziale (Palácio do Planalto) a Brasilia. In seguito alla promulgazione della Costituzione del 1988, il Brasile è una Repubblica presidenziale federale. Per quanto riguarda la divisione amministrativa prende ispirazione dal modello nordamericano. Tuttavia il federalismo brasiliano è differente da quello statunitense: il potere esecutivo è esercitato dal Presidente, che possiede anche le funzioni di Capo di Stato e di Capo del Governo e viene eletto ogni quattro anni. In concomitanza con le elezioni presidenziali si vota anche per il Congresso nazionale, che detiene il potere legislativo ed è diviso in due camere parlamentari: la Camera dei Deputati, quadriennale, così come il Senato Federale. Il sistema di voto è di tipo statale per l'elezione dei senatori: ogni stato elegge tre o due candidati in base al numero degli abitanti; per l'elezione del presidente e della Camera dei Deputati, invece, si adopera un sistema proporzionale che tiene conto della popolazione complessiva di tutto il Paese. Infine, il potere giudiziario, la cui istanza massima è il Supremo Tribunale Federale, responsabile dell'applicazione della Costituzione, è composto da undici ministri scelti dal Presidente con l'approvazione del Senato, tra persone con noto sapere in ambito giuridico. La composizione del Supremo Tribunale Federale non viene rinnovata completamente ogni volta che si rinnova il mandato presidenziale: il Presidente indica un nuovo ministro quando uno di coloro che è in carica muore o si dimette. Esistono anche il Tribunale Superiore di Giustizia, il Supremo Tribunale del Lavoro, il Supremo Tribunale Elettorale e il Tribunale Superiore Militare, che si occupano dell'amministrazione della giustizia nei rispettivi ambiti. Geografia [modifica] Cascate dell'Iguazº. Rio delle Amazzoni: incontro delle acque, limacciose, con quelle del fiume Rio Negro, poco a valle di Manaus. Arcipelago di Fernando de Noronha. La spiaggia di Cabedelo in João Pessoa. Nel territorio del Brasile si individuano: il massiccio della Guyana l'altopiano del Brasile la depressione amazzonica. Da un punto di vista geografico il paese è inoltre diviso in 5 grandi regioni geografiche (região, pl. regiµes), queste sono usate talvolta anche per fini statistici e non hanno dunque rilevanza da un punto di vista amministrativo; gli stati sono così distribuiti: il Nord o Amazzonia (Região Norte): Acre, Amapá, Amazonas, Pará, Rond´nia, Roraima, Tocantins il Nord-Est (Região Nordeste): Alagoas, Bahia, Ceará, Maranhão, Paraíba, Pernambuco, Piauí, Rio Grande do Norte, Sergipe il Sud-Est (Região Sudeste): Espírito Santo, Minas Gerais, Rio de Janeiro, São Paulo il Sud (Região Sul): Paraná, Santa Catarina, Rio Grande do Sul il Centro-Ovest (Região Centro-Oeste): Goiás, Mato Grosso, Mato Grosso do Sul, Distrito Federal do Brasil Morfologia [modifica] Altopiani [modifica] A sud della foresta amazzonica si estende la grande regione degli altopiani, che comprende l'altopiano del Brasile e il Mato Grosso. Gli altopiani, formati da rocce antiche ricoperte di arenaria o di calcare, digradano dolcemente verso ovest, mentre terminano a est, verso la costa, con rilievi granitici dalle cime arrotondate chiamati "pan di zucchero". Lungo la costa si trova anche una stretta fascia pianeggiante. Clima [modifica] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Neve in Brasile. Il clima cambia secondo la latitudine e la longitudine. La denominazione delle stagioni è quella dell'emisfero Sud, invertita quindi rispetto all'Europa. In accordo alla Classificazione dei climi di Köppen si distinguono sei principali zone climatiche: equatoriale, tropicale, subtropicale, semiarida, temperata, tropicale di altitudine. La temperatura media Sud[2]. Idrografia [modifica] Il fiume più importante è il Rio delle Amazzoni, che attraversa la foresta amazzonica. Ai confini con Argentina e Paraguay e all'interno del Parco nazionale dell'Iguazº si trovavano le 275 cascate che scendono da varie altezze per circa quattro chilometri. Altri fiumi importanti sono, oltre al Rio delle Amazzoni, lungo 6280 chilometri di cui 4000 navigabili, il Paraná e il São Francisco, che è per metà dei suoi 2900 chilometri navigabile. Flora e fauna [modifica] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Foresta Amazzonica. Il paese ha il maggior numero di giaguari in tutto il mondo. La foresta brasiliana più importante è la Foresta Amazzonica, una delle più grandi al mondo. È considerato il polmone verde della Terra. Tuttavia sono presenti problemi di deforestazione dovuti al taglio della legna e alla creazione di campi coltivabili. La foresta amazzonica sulle rive di un fiume La foresta è caratterizzata non solo dalla sua grandezza ma anche dalla varietà di specie animali che vi abitano. Confini [modifica] A Nord confina con: Guiana Francese (Francia) Suriname Guyana Venezuela A Nord-Ovest confina con: Colombia A Ovest confina con: Perù A Sud con: Bolivia Paraguay Uruguay Argentina Popolazione [modifica] Con circa 190 milioni di abitanti, il Brasile è il paese più popoloso dell'America Latina ed il quinto Paese più popoloso del mondo. Grazie all'eccezionale estensione del suo territorio, la densità del Brasile si rivela decisamente bassa: solo 22 ab./km². La popolazione, tuttavia, risulta distribuita in modo fortemente squilibrato. La densità è più alta nel litorale e nell'entroterra del centro-sud, ed è più bassa nel nord-ovest. Etnie [modifica] Una casa costruita dagli immigrati italiani, a Nova Veneza, Santa Catarina, sud-Brasile. Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Popoli indigeni del Brasile. Il Brasile ha una società multietnica. La popolazione brasiliana è, principalmente, discendente degli indios, coloni portoghesi, schiavi africani e di diversi gruppi di immigrati, che sono arrivati nel Brasile soprattutto fra il 1820 e il 1970. Gli immigrati erano principalmente italiani e portoghesi, ma anche tedeschi, spagnoli, giapponesi e siriani-libanesi.[3] Città di Fortaleza Secondo il IBGE, la maggioranza della popolazione brasiliana si considera di colore bianco (49,7%). Il 42,6% si considera di colore marrone (mulatti, meticci, etc) e il 6,9% di colore nero. Il 0,5% della popolazione è di origine asiatica e 0,3% sono indios[4]. Anche le etnie si trovano più o meno squilibrate sul territorio. Tuttavia, in tutto il Paese la popolazione ha un certo grado di ascendenza europea, africana e di índios.[5] Bianchi: I bianchi si trovano in tutto il Brasile, ma sono più numerosi in proporzione negli stati del sud e del centro sud[6], come negli stati di Santa Catarina[6], Paraná, Rio Grande do Sul, San Paolo e Espirito Santo. I motivi sono perché questi stati hanno ricevuto molti immigrati europei, in particolare nel XIX secolo. Negri: I negri sono presenti in tutto il Brasile, ma sono più numerosi in proporzione negli stati della costa centrale, come in tutto il Nord-est del Brasile, ma anche nello stato di Espirito Santo, Rio de Janeiro, e negli stati di Minas Gerais e San Paolo. Il motivo è perché hanno ricevuto un gran numero di africani a lavorare in canna da zucchero, miniere d'oro e nelle piantagioni di caffè.[6] Essi sono prevalentemente originari dell'Angola. Mulatti e meticci: Secondo studi genetici, la maggior parte dei brasiliani hanno un certo grado di antenati con razza mista. Un recente studio ha mostrato che l'86% dei brasiliani hanno almeno un antenato africano e che gran parte della popolazione "bianca" ha antenati africani ed índios.[7][8] Asiatici: Gli asiatici sono lo 0.5% della popolazione brasiliana[6]. La maggioranza degli asiatici sono di origine giapponese, anche se negli ultimi decenni sono arrivati molti coreani e cinesi nel Brasile[9]. Si stima che siano 1,5 milione i brasiliani di origine giapponese, 190 000 i cinesi[9] e 100 000 i coreani[9]. Gli asiatici di origine giapponese sono più comuni negli stati di San Paolo[10], Paraná[10], Mato Grosso do Sul[10] e Pará[10]. Amerindi: La maggioranza degli amerindi si trovano negli stati del nord[6]. Il 15% della popolazione brasiliana è di origine italiana, circa 25 milioni di persone. È la più numerosa popolazione di oriundi italiani nel mondo.[12] I primi immigrati italiani arrivarono in Brasile nel febbraio 1874 nello Stato di Espírito Santo [13]. Erano contadini trentini e veneti attirati dal lavoro come piccoli coltivatori nelle colonie ufficiale e nelle fazendas del paese. Il picco massimo dell'immigrazione italiana in Brasile si ebbe tra il 1880 e il 1920. La maggior parte degli italiani trovarono lavoro nelle piantagioni di caffè brasiliane negli stati di San Paolo, Rio Grande do Sul, Santa Catarina, Paraná, Minas Gerais e Espírito Santo. Più di un milione e mezzo di italiani emigrarono in Brasile fra il 1880 e il 1950. Più della metà proveniva dal nord-Italia, con 30% dal Veneto. Il resto era originario di Lombardia, Emilia-Romagna, Piemonte, del sud-Italia e dell'Italia centrale (Campania, Calabria, Basilicata, Abruzzo, Toscana). Diverse persone importanti della società brasiliana sono di origini italiane. Il Brasile già ha avuto tre Presidenti della Repubblica di origine italiana: Pascoal Ranieri Mazzilli, Emílio Garrastazu Médici ed Itamar Franco. San Paolo: 13 milioni di oriundi italiani; 32,5% della popolazione locale. San Paolo ha più italiani rispetto a ogni altra regione nell'Italia.[14] Immigrati italiani in una fabbrica di São Paulo, all'inizio del secolo scorso. Paraná: 3,7 milioni; 37%[15] Rio Grande do Sul: 3 milioni; 27,0%[16] Santa Catarina: 3 milioni; 50,0% Espírito Santo: 1,7 milioni; 65% Minas Gerais: 1,5 milione; 7,5%[17] Rio de Janeiro: 600.000; 4,0%[15] Nord-Brasile: 1 milione; 6,8%[15] Centro-Brasile: 400.000; 4,0%[15] Nord-este Brasile: 150.000; 0,35%[15] Oriundi italiani in Brasile: tra 25-28 milioni. Religione [modifica] La statua del Cristo Redentore, in Rio de Janeiro. La religione predominante è quella cattolica (73,6%), poi viene il protestantesimo (15,4%), l'ortodossia, buddhismo, ebraismo, islam, ecc.[18] Si deve notare tuttavia il significativo affermarsi delle confessioni protestanti, che fino a qualche decennio fa erano assai rare e raccoglievano un numero assai esiguo di fedeli. Lingue [modifica] Il portoghese è la lingua ufficiale del Brasile ed è parlato da quasi tutti i suoi abitanti[19], 180 lingue dei nativi americani sono parlate da circa 460 000 indios brasiliani.[20][21] Il tedesco e l'italiano sono parlati da numerose comunità nel sud e sud-est del Brasile: Rio Grande do Sul, Santa Catarina e Espírito Santo.[22][23] Ordinamento dello stato [modifica] Divisione amministrativa [modifica] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Stati federati del Brasile. Il Brasile è composto da 26 stati federati, più un distretto federale nel quale si trova la capitale, che è uno stato autonomo. Brasilia è la capitale federale del Brasile. Questa sezione sull'argomento geografia è solo un abbozzo. Contribuisci a migliorarla secondo le convenzioni di Wikipedia. Segui i suggerimenti del progetto di riferimento. Le città principali del Brasile sono San Paolo, Rio de Janeiro, Belo Horizonte, Brasília, Salvador, Fortaleza, Recife, Curitiba, Porto Alegre, Manaus, Belém e Goiânia. Istituzioni [modifica] Ordinamento scolastico [modifica] Maceió è la capitale dello Stato di Alagoas. Tasso di alfabetizzazione: 90.6%.[18] Studenti universitari: 3.880.000. Facoltà universitarie riconosciute dal Ministero della Pubblica Istruzione brasiliano: 2360.[24] L'istruzione di base è garantita a tutti ma la difficoltà nel censire gli abitanti nei grossi agglomerati urbani genera una grande difficoltà da parte del governo ad obbligare i piccoli a frequentare la scuola. Le università pubbliche sono di ottimo livello e per potervi accedere è necessario passare un esame di ammissione, detto "vestibular", normalmente sono frequentate dai ricchi in quanto hanno potuto frequentare scuole superiori a pagamento di ottimo livello, la classe povera che frequenta le scuole superiori pubbliche (di buon livello) ha qualche difficoltà ad accedere ai corsi universitari statali. Sistema sanitario [modifica] Il sistema sanitario pubblico non è sufficiente e in molte regioni gli abitanti utilizzano le assicurazioni sanitarie private, stipulando contratti di salute denominati "Plano de Saude", con pagamento mensile. Chi può permettersi il Plano de Saude è in grado all'occorrenza di utilizzare strutture sanitarie private. Politica [modifica] Congresso Nazionale del Brasile Politica interna [modifica] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Elezioni in Brasile. Dal 1996 il Brasile usa, primo al mondo, un sistema di votazione elettronica. Dal 1994 il Parlamento e il Presidente sono eletti nella stessa data. I principali partiti sono, da destra a sinistra: Partito Progressista Democratici (Brasile) Partito della Social Democrazia Brasiliana Partito del Movimento Democratico Brasiliano Partito Democratico Laburista Partito dei Lavoratori (Brasile) Politica estera [modifica] Ministero degli Affari Esteri a Brasilia. Per analizzare in dettaglio la politica estera di questo Paese si può ricorrere ad uno schema di cerchi concentrici, ognuno riguardante un ambito delle relazioni internazionali brasiliane. Partendo dall'interno di questo schema, nel primo cerchio troviamo il Mercosur. Il Mercato Comune del Cono Sud fu istituito il 26 marzo 1991 ed era composto inizialmente da: Argentina, Paraguay, Uruguay e lo stesso Brasile; oggi[quando?] comprende anche il Venezuela, entrato dopo la recente[quando?] ratifica del governo brasiliano. L'obiettivo del Mercosur è quello di raggiungere un mercato comune con l'abolizione delle tasse doganali. Per ulteriori informazioni confronta la voce Mercosur. Il secondo cerchio concentrico riguarda l'attenzione del Brasile verso gli altri Stati sudamericani con i quali vuole attuare un programma di collaborazione politica, culturale ed economica; tra questi paesi esisteva una cooperazione che prima si chiamava CASA e dall'Aprile del 2007 ha preso il nome di UNASUR. Il terzo cerchio concentrico è costituito dall'alleanza del Brasile con i Paesi emergenti dei continenti in via di sviluppo. In particolare, esistono rapporti con la Repubblica sudafricana per quanto riguarda l'Africa e con l'India, in rappresentanza dell'Asia. Questo accordo tuttavia si trova ancora in uno stato embrionale, in quanto avvengono ancora pochi scambi commerciali, ma le previsioni per la crescita dei rapporti economici sono ottimistiche. Per quanto riguarda poi in particolare l'Asia è palpabile la notevole presenza di mercati asiatici in Brasile, nonché la notevole quantità di esportazioni brasiliane in Asia (45 miliardi di attivo commerciale) che riguardano materie prime insieme ad alcuni prodotti finiti. Il quarto cerchio è costituito dal rapporto con i Paesi industrializzati. Il primo partner commerciale del Brasile è l'Unione Europea considerata nel complesso. Esiste un ottimo rapporto con gli Stati Uniti che non hanno buone relazioni con tutti i paesi dell'America latina: il Brasile svolge un importante ruolo di mediazione tra i due blocchi, anche se con cautela in quanto non desidera spiccare nei confronti degli altri Paesi. Il quinto ed ultimo cerchio riguarda la volontà del Brasile di entrare come stato permanente nel consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (gli stati permanenti sono: USA, Russia, Cina, Regno Unito e Francia) e di avere un maggiore peso anche all'interno dell'Organizzazione Mondiale del Commercio in qualità di capofila degli altri Paesi Sudamericani. Economia [modifica] San Paolo è il più grande centro finanziario del Brasile, dell'America latina e del sud dell'emisfero Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Economia del Brasile. Il Brasile, con un prodotto Interno Lordo di 1.900 trilione $, occupa il 7º posto nella classifica mondiale[25]. In Brasile l'industria si è sviluppata solo dalla seconda metà del XX secolo. Tuttavia la sua crescita è stata rapida, e le produzioni si sono molto diversificate. Sostenuta anche da capitali stranieri e presente soprattutto a San Paolo e Belo Horizonte, vede la prevalenza dei settori metallurgico, chimico, tessile, alimentare e dei più recenti comparti meccanico (automobili, aerospazio) ed elettronico (radiotecnica, microelettronica). A partire dal 2006 l'economia ha ripreso a crescere con un vigore superiore (tra il 7-8%). Festività [modifica] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Festività in Brasile. Dia dos Namorados è celebrato il 12 giugno è l'equivalente Brasiliano a San Valentino. In questo giorno tra le coppie: tra fidanzata e fidanzato, moglie e marito, ecc.., è usanza scambiarsi regali e mazzi di fiori. Dia das Mães è celebrato ogni seconda domenica di maggio è l'equivalente Brasiliano alla Festa della mamma. Dia dos Pais è celebrato ogni seconda domenica di agosto è l'equivalente Brasiliano alla Festa del papà. São João (San Giovanni) è una festività celebrata il 24 giugno nella maggior parte delle città Brasiliane, specialmente in quelle del Nordest, come Recife e Maceió. Il Carnevale [modifica] Il carnevale di Rio. In Brasile ci sono moltissimi tipi di carnevale a seconda della regione in cui ci si trova. Quello che attrae più turisti brasiliani è il carnevale di Salvador de Bahia, mentre quello che più attrae turisti stranieri è quello di Rio de Janeiro. Esso è considerato il più trasgressivo e più importante del mondo, ogni anno sono milioni di turisti provenienti come detto da tutto il mondo che si recano alla manifestazione più importante, dove una folla immensa tra musica e festa vengono spinti enormi carri con varie rappresentazioni di tutti i colori e ballerine brasiliane che ballano a suon di samba. In Brasile viene svolto normalmente quaranta giorni prima della quaresima a secondo dell'anno dura circa due settimane e viene svolto nello stesso periodo in tutto il Paese. Nei giorni di festa del carnevale il paese vanta una forte crescita economica. Un altro carnevale importante e tradizionale è quello di Olinda, dove la folla va in giro con grosse fantasie in blocchi tradizionali. Cultura [modifica] La capoeira. La cultura brasiliana è stata principalmente influenzata dalla cultura del Portogallo. La lingua portoghese, la religione cattolica e le tradizioni principali sono state portate dai colonizzatori portoghesi durante l'era coloniale. I nativi americani hanno influenzato la lingua e la cucina e gli schiavi africani hanno influenzato la musica, cucina, lingua e religione del Brasile.[26][27] L'influenza tedesca e soprattutto quella italiana sono forti nelle regioni Sud e Sudorientale del Brasile. L'immigrazione italiana verso il Brasile meridionale è stata intensa fra il 1870 e il 1920.[28] Tutte queste culture mescolate hanno generato la ricca cultura brasiliana. Arte [modifica] Sin dal sedicesimo secolo, le chiese ed i conventi cattolici del Brasile presentavano decorazioni di stile europeo, realizzate spesso da artigiani brasiliani addestrati alle tecniche di oltreoceano. Durante i secoli diciassettesimo e diciottesimo, i modelli barocco e rococò, importati dal Portogallo, influenzarono in maniera determinante l'architettura religiosa del Brasile. Molte di queste chiese possono essere ammirate ancora oggi[quando?]. Scultura raffigurante Osea di Aleijadinho in Congonhas, Minas Gerais. L'artista più interessante dell'intero periodo coloniale fu senz'altro lo scultore e architetto Ant´nio Francisco Lisboa (1738-1814), meglio noto con il nome di Aleijadinho. Autodidatta, figlio di un colono portoghese e di una schiava, sviluppò una notevole maestria nelle più raffinate decorazioni rococò e le sue sculture lignee policrome e le statue di pietra esprimono una grandiosità di sentimenti fuori dal tempo. Aleijadinho, nonostante avesse contratto una grave malattia deformante, continuò a lavorare ugualmente per altri trent'anni, con lo scalpello ed il mazzuolo legati al polso. La sua arte può essere apprezzata nelle molte chiese barocche dello stato natio di Minas Gerais, specialmente nella città di Ouro Preto e nella zona circostante. Nella Chiesa del Bom Jesus de Matosinhos nella città di Congonhas do Campo, Aleijadinho scolpi nella pietra, a grandezza naturale, le statue dei dodici Profeti poste sulla scalinata e sul loggiato esterni. Di fronte alla scalinata della chiesa, in sei piccole cappelle devozionali, creò le stazioni della Via Crucis con 66 statue in legno di cedro. La raccolta di arte occidentale del MASP in San Paolo è considerata la più importante dell'intera America Latina. Durante gli ultimi 40 anni del secolo diciottesimo, specialmente a Rio de Janeiro, apparvero i segni di un'arte nuova, non più dominata dai temi religiosi. Diventarono sempre più frequenti nella produzione artistica di Rio opere di contenuto mondano, come i ritratti di personaggi famosi. All'inizio del diciannovesimo secolo, con il trasferimento in Brasile della corte reale portoghese, determinato dall'invasione del Portogallo da parte delle truppe di Napoleone, si assiste ad un processo di "europeizzazione" della vita culturale. Dom João VI, il re portoghese fuggitivo, incoraggiò la vita intellettuale di Rio de Janeiro, fondando istituzioni culturali come la Stampa Regia e la Biblioteca Nazionale. Inoltre, portò con se un gruppo di maestri francesi per creare in Brasile un'Accademia delle Arti, sul modello di quelle europee, e introdurre lo stile neoclassico nel piano di ammodernamento di Rio de Janeiro come capitale del Regno. Facevano parte del gruppo artisti come i fratelli Taunay, l'architetto Auguste Grandjean de Montigny (1776-1850) ed il pittore Jean-Baptiste Debret (1768-1848), che con i suoi quadri ha lasciato una preziosa documentazione iconografica del paesaggio, della gente e delle abitudini rurali e cittadine dell'epoca. L'impronta lasciata da Debret e dai suoi colleghi fu tale che il neoclassicismo ha dominato le arti figurative brasiliane fino al periodo repubblicano. Dopo l'introduzione del Romanticismo nella pittura e nella scultura, nel periodo della proclamazione della repubblica (1889), si attivò un notevole sviluppo urbanistico coincidente con il ripristino della antica arte coloniale. Fino alla prima metà del XX secolo, l'arte brasiliana ha timidamente riflesso le correnti ed i movimenti europei, invece dopo la seconda guerra mondiale, il Brasile ha cercato di avvicinarsi all'avanguardia delle correnti artistiche contemporanee. Una spinta propulsiva al rinnovamento delle tendenze è stato offerto dalla Biennale internazionale di São Paulo, istituita nel 1951. Letteratura [modifica] Le prime tracce di letteratura brasiliana sono attribuibili ai versi religiosi dei gesuiti ed ai resoconti dei cronisti del Cinquecento alla scoperta del Paese. Nel Seicento la scuola bahiana mise in evidenza opere di storici, di moralisti e dei primi poeti, tra i quali Gregorio de Mattos (1633-1696). Nel secolo seguente fiorirono le prime accademie e finalmente, grazie alla scuola mineira arcadica, si formò assieme ad una tecnica imitativa europea e delle opere di Camōes anche un sentimento letterario brasiliano. Solamente nell'Ottocento la letteratura brasiliana raggiunse una sua maturazione con i contributi del Romanticismo e del suo iniziatore: Gonçalves de Magalhäes (1811-1882). Allo stesso periodo appartennero sia i due più popolari poeti romantici, Gançalves Dias (1823-1864) e Castro Alves (1847-1871), sia i primi romanzieri, Manuel Antonio de Almeida (1830-1861) e Joaquim Manuel de Macedo (1820-1882). Nei decenni seguenti si imposero il parnassianismo in poesia ed il naturalismo in prosa, magistralmente rappresentato da Machado de Assis (1839-1908). Se verso la fine dell'Ottocento si diffuse la reazione spiritualistica e simbolistica, il 1922 segnò l'inizio del modernismo, guidato da Mário de Andrade.[29] Tra i contemporanei si possono citare Paulo Coelho, João Guimarães Rosa e Jorge Amado. Teatro [modifica] Teatro Mucipale di San Paolo. Se nel periodo dell'espansione gesuita il teatro venne utilizzato per la diffusione della dottrina cattolica, nel Seicento e nel Settecento apparvero i primi drammaturghi che misero in scena spettacoli di derivazione europea destinati alla Corte o a spettacoli privati. Durante il XIX secolo acquistò importanza e spessore il teatro drammatico, il cui primo degno rappresentante fu Luiz Carlos Martins Penna (1813-1848), capace di descrivere la realtà a lui contemporanea. Sempre in questo periodo si impose la commedia di costume e la produzione comica. Già ai primi del XX secolo si accrebbe la presenza di teatri, di impresari e di compagnie di attori, ma paradossalmente la qualità dei prodotti messi in scena scemò, e solamente nel 1940 il teatro brasiliano ricevette un'impennata di rinnovamento grazie all'azione del Teatro do Estudante di Paschoal Carlos Magno, al gruppo dei Comediantes e agli attori italiani Adolfo Celi, Ruggero Jacobbi e Aldo Calvo, fondatori del Teatro Brasileiro de Comedia. A partire dagli anni sessanta del secolo si assistette sia ad un teatro impegnato nelle tematiche sociali e religiose sia al fiorire di scuole di arte drammatica. Gli autori più in evidenza in questa fase furono Jorge Andrade e Ariano Suassuna. Musica [modifica] La musica del Brasile è fortemente influenzata da quelle d'Africa e d'Europa. In 500 anni di storia, nel Paese sono sorti stili unici ed originali come choro, forró, frevo, samba, bossa nova, Mºsica Popular Brasileira (MPB) e rock brasiliano. Gli indios svilupparono una musica autoctona basata su strumenti tipici quali il chocalho, a percussione, e numerose danze rituali, come il catimbò e il fandango. In seguito gli indios assorbirono ritmi sincopati provenienti dalla tradizione africana e arricchirono la loro strumentazione con i tamburi (atabaques) e la campanella metallica (agogo). I canti antichi più diffusi erano quelli marinari, pastorali, epici, natalizi, sentimentali. Verso il XVI secolo la musica popolare brasiliana risentì anche dell'influenza della musica europea, ma solo con un certo ritardo si avviò il fenomeno d'integrazione con le espressioni musicali indigene, culminante agli inizi dell'Ottocento, durante il regno di Pedro I, grazie alla fondazione di teatri, istituti e scuole. Il più importante compositore di musica classica brasiliano è senz'altro Heitor Villa-Lobos, compositore e direttore d'orchestra che ha scritto attorno alle 1300 composizioni, di cui molte ispirate alla tradizione musicale brasiliana e altre a quella europea del 1600. In campo metal, sono noti i Sepultura e gli Angra. Cinema [modifica] Gli albori del cinema brasiliano sono rintracciabili verso i primi del Novecento e già nel 1928 vennero realizzati i primi grandi successi, grazie alle opere di Humberto Mauro e di Mario Peixoto. Negli anni trenta del secolo il cinema ricevette un grande impulso con la fondazione delle case produttrici Vera Cruz e Maristela e negli anni quaranta e cinquanta si misero in luce importante Lima Barreto e un nutrito gruppo di artisti italiani, con in testa Adolfo Celi e Luciano Salce. Nel 1962, dopo un periodo di stasi, il regista Antonio Duarte ottenne la palma d'oro al Festival di Cannes e negli ultimi decenni numerosi sono stati gli approcci verso una cinematografia sia ad ampio respiro internazionale, sia corrispondente alle esigenze ed al sentimento nazionale. Sport [modifica] Calcio [modifica] Lo stadio Maracanã di Rio de Janeiro, uno dei più famosi del mondo. Il calcio (futebol) è lo sport più seguito e più amato. La passione calcistica coinvolge migliaia di ragazzini fin da tenera età, il Brasile risulta essere il paese dove il calcio è più popolare nel mondo[senza fonte]. La Nazionale brasiliana, nota informalmente come Seleção (Selezione), è la Nazionale di calcio più titolata del mondo, vantando 5 campionati mondiali vinti 1958, 1962, 1970, 1994, 2002, 8 Coppe America 1919, 1922, 1949, 1989, 1997, 1999, 2004, 2007 e 3 Confederations Cup. Inoltre è l'unica Nazionale di calcio ad essersi sempre qualificata alla fase finale di tutte le edizioni del Mondiale. Alcuni dei suoi giocatori sono considerati tra i migliori di sempre, come Pelé, Gilmar, Nilton Santos, Djalma Santos, Leonidas, Zizinho, Zozimo, Mauro Ademir, Garrincha, Didì, Vavà, Zagallo, Zito, Jair, Tostao, Rivelino, Gerson, Jairzinho, Carlos Alberto, Zico, Cerezo, Junior, Socrates, Falcão, Careca, Dunga, Mauro Silva, Jorginho, Romario, Ronaldinho, Bebeto, Leonardo, Cafu, Rivaldo, Juninho Pernambucano, Ronaldo. Non da ultimo, Arthur Friedenreich (San Paolo del Brasile, 1892 - 1969), soprannominato El Tigre o anche il Re del Calcio: in assoluto, il primo grande calciatore sudamericano, autore di oltre 1.300 reti.[30] Tra i giocatori in attività più rappresentativi vi sono Lºcio, Roberto Carlos, Rivaldo, Luis Fabiano, Kaká, Thiago Silva, Robinho, Ronaldinho, Alexandre Pato, Adriano, Maicon, Julio Cesar, Maxwell, Neymar, Ganso. Il Brasile ha ospitato una volta un'edizione della Coppa del mondo FIFA, nel 1950. Nella partita decisiva perse per 2-1 contro l'Uruguay al Maracanã. Dopo la rinuncia della Colombia alla candidatura per ospitare il campionato del mondo 2014 il 30 ottobre 2007, la FIFA ha confermato che i mondiali del 2014 si svolgeranno in Brasile.[31] Automobilismo [modifica] Nell'automobilismo, sono molti i campioni venuti dal Brasile. Prima che venisse istituito il campionato mondiale di Formula 1 diversi piloti ottennero alcuni successi nei trofei di corse che si disputavano all'epoca, fra i quali uno dei più famosi fu Chico Landi che su Maserati vinse il Gran premio di Bari nel 1948; ma bisognerà poi aspettare gli anni '70 per trovare un pilota brasiliano di F1 vincente, Emerson Fittipaldi, che fu anche il primo pilota brasiliano a vincere il titolo mondiale (1972 e 1974) e che successivamente gareggiò con successo anche nei campionati americani di CART vincendo sia il titolo che la famosa 500 miglia di Indianapolis. Negli ultimi tempi si è impegnato anche nei campionati Grand Prix Masters e A1 Grand Prix. Per un breve periodo, gestì anche una propria scuderia di corse, la Fittipaldi Automotive o Copersucar. Noti sono anche Ayrton Senna (campione del mondo nel 1988, 1990 e 1991) e Nelson Piquet (campione nel 1981, 1983 e 1987), che con i loro successi infiammarono gli anni '80. Sfortunatamente dopo di loro i piloti brasiliani non ottennero risultati soddisfacenti in F1, con le ultime vittore in un gran premio ottenute da Felipe Massa e Rubens Barrichello ma senza titoli. Al contrario nei campionati americani di IndyCar ci sono stati gli iridi di Gil de Ferran, Cristiano Da Matta e Tony Kanaan fra il 2000 e il 2004. Altri piloti famosi nella storia dell'automobilismo, sia Formula 1 che di categorie statunitensi, sono Carlos Pace, Christian Fittipaldi, Helio Castroneves, Roberto Moreno. Sport da combattimento [modifica] Molto diffusa è anche la lotta, nel quale i brasiliani hanno sviluppato delle varianti originali di sport da combattimento importati da immigrati europei ed asiatici; sono molto popolari la luta livre e il Brazilian Jiu-Jitsu, stili che sono fra l'altro basi comuni per i cruenti tornei del vale tudo e che sono stati studiati anche da atleti stranieri impegnati nelle competizioni di arti marziali miste. Fra i combattenti più importanti e noti ci sono Helio Gracie, Royce Gracie, Rickson Gracie, Ronaldo Souza, Anderson Silva, Wanderlei Silva, Ant´nio Rodrigo Nogueira. Tipicamente brasiliana è anche la Capoeira, arte marziale dalle acrobazie simili a quelle di una danza. Altri sport [modifica] Oltre all'automobilismo, al calcio e alla lotta, nel Brasile molto popolari sono anche la pallavolo e, negli ultimi anni, il nuoto. La pallavolo nel Brasile è esplosa a partire dagli Anni Novanta, sia a livello maschile che femminile: infatti, la Nazionale di pallavolo maschile del Brasile ha trionfato ai Giochi della XXV Olimpiade e ai Giochi della XXIII Olimpiade, oltre ad aver gli ultimi tre Campionati mondiali, le ultime due Coppe del Mondo, otto World League tra il 2001 e il 2011 e ad aver sempre trionfato nel Campionato sudamericano con l'esclusione del 1964, anno in cui la nazionale non si è qualificata. La nazionale di pallavolo femminile ha trionfato ai Giochi della XXIX Olimpiade e ha conquistato cinque World Grand Prix tra il 2004 e il 2009. Il nuoto è esploso negli ultimissimi anni, grazie soprattutto a César Cielo Filho, salito alla ribalta con la vittoria nei 50 metri stile libero ai Giochi della XXIX Olimpiade ed esploso definitivamente ai Campionati mondiali del 2009, in cui ha fatto la doppietta nei 50 e 100 stile libero, condita dallo sbalorditivo record del mondo nei 100 con 46"91, tempo che lo ha fatto diventare il primo nuotatore ad essere sceso sotto la barriera dei 47" in tale disciplina. Un altro nuotatore brasiliano già abbastanza affermato a livello internazionale è Felipe França Silva, vincitore nei 50 metri rana a Campionati mondiali di nuoto 2011. Ambiente [modifica] Il 4,0% del territorio è protetto (1% parzialmente protetto). Trattati ambientali a cui è associato: Convenzione di Ramsar, CITES, CBD (sulla biodiversità), Convenzione di Basilea sui rifiuti tossici, Protocollo di Montreal (emissione clorofluorocarburi), Protocollo di Kyōto (effetto serra). | |
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| Da: B.P. | 27/09/2011 06:55:22 |
| CONOSCIAMO MEGLIO LA BERETTA MODELLO 92 IN CALIBRO 9X19MM NATO § 1 - genesi dell'arma La Beretta 92 rappresenta l'evoluzione tecnologica e l'aggiornamento della vecchia Beretta 51, della quale mantiene l'organizzazione meccanica, pur con tutta una seri di miglioramenti che ne hanno fatto una delle MIGLIORI pistole semiautomatiche mai realizzate dall'uomo. Essa è stata creata dal C. Beretta, V. Valle e G. Mazzetti. La presentazione ufficiale del modello 92 risale al 1976 e, a partire dal 1978, le FF.PP. italiane cominciarono a mostrare un certo intersse nei suoi confronti. Sulla base delle richieste delle FF.PP. italiane, nel 1978 venne presentata la prima evoluzione del modello 92, cioè la Beretta Modello 92S, la quale possedeva una sicura automatica al percussore ed una manuale al carrello, svolgente anche funzione di abbatticane. La progettazione della meccanica della Beretta 92 risentì molto del preesistente modello 51. Più precisamente, venne reimpiegato il sistema di chiusura a blocco oscillante di derivazione Walther, ma vennero impiegate per la prima volta le leghe leggere (N.B. segnatamente l'Ergal, una particolare lega d'Alluminio) per la costruzione del fusto. Si tratta di un materiale particolare che ha una densità inferiore a quella dell'acciaio convenzionale ma una resistenza strutturale notevolmente elevata. L'impiego di un caricatore bifilare ad elevata capacità fu un'altra delle novità vincenti introdotte dalla Beretta con il modello 92. Unendo un sistema di alimentazione in linea ad un caricatore bifilare robusto ed efficiente, la Beretta riuscì a creare un'arma molto affidabile. Chi si ricorda delle vecchie Beretta, spesso caratterizzate da notevoli problemi di alimentazione, con la comparsa del modello 92 ha dovuto necessariamente ricredersi !! La Beretta 92 è una delle pochissime armi corte, fra quelle attualmente in circolazione, in possesso dell'omologazione NATO (NATO qualified). Altre pistole, sempre prodotte dalla Beretta, in possesso dell'omologazione NATO sono i modelli 80 "Olimpica", 8000 "Cougar", 9000 e PX4 "Storm" (V. voce a se). Si coglie l'occasione per sottolineare non solo come l'omologazione NATO sia attualmente in possesso di pochissime armi corte, ma che molte armi provenienti da produttori molto famosi non l'abbiano mai ottenuta (fallendo miseramente i severissimi test alle quali erano state sottoposte) !! A causa della meschinità di molti individui, questi fallimenti vengono spesso nascosti ad hoc, mentre si fa sempre ogni sforzo possibile per mettere in evidenza eventuali difetti (veri o presunti) delle armi Beretta o di altre armi di produzione italiana !! § 2 - vita operativa media La vita operativa MEDIA di un esemplare di Beretta 92 era stata originariamente teorizzata in 15.000 colpi in calibro 9x19m caricato secondo le specifiche NATO. Ad ogni modo, l'esperienza maturata in 30 anni di produzione, ha messo in evidenza una vita operativa SUPERIORE ai 25.000 colpi SENZA alcuna rottura e con la sola esecuzione della manutenzione ordinaria (N.B. pulizia e lubrificazione dopo ogni sessione di tiro) e straordinaria (N.B. sostituzione della molla di recupero e del blocchetto di chiusura dopo ogni 3000 - 4000 colpi). Si è comunque a conoscenza (N.B. documentata, non frutto di fesserie da bar dello sport !!) di esemplari che hanno superato i 30.000 colpi e sono ancora perfettamente funzionanti con la semplice effettuazione delle già ricordate operazioni di manutenzione ordinaria e straordinaria. Inoltre, con i recentissimi modelli della famiglia Steel - I (un derivato della serie 92 realizzato completamente in acciaio) la vita operativa media supera decisamente i 50.000 colpi !! § 3 - funzionamento Come detto in pecedenza, la Beretta 92 ha un sistema di apertura a corto rinculo e di chiusura con blocchetto oscillante (c.d sistema Walther). All'atto dello sparo, la canna (barrel) ed il carrello (slide), che sono uniti per mezzo del blocchetto di chiusura, rinculano insieme per un breve tratto. Dopo avere percorso questo tratto, il blocchetto oscillante fa svincolare la canna dal carrello, facendo in modo che la prima si fermi mentre il secondo continui liberamente nel suo moto retrogrado, estraendo il bossolo di risulta della cartuccia appena sparata e consentendo alla cartuccia presente nel caricatore di giungere tra le labbra del medesimo. Mentre la canna è ancora ferma, il carrello continua ad arretrare fino a giungere al suo punto morto posteriore ed a consentire l'armamento del cane. A questo punto, la molla di recupero (recoil spring) comincia a distendersi ed il carrello ricomincia a muoversi in avanti. Spostandosi in avanti, il carrello preleva una cartuccia (cartridge) dalle labbra (lips) del caricatore (magazine) e la inserisce nella camera di cartuccia (chamber). Con il carrello giunto nel suo punto morto anteriore, il ciclo di fuoco si è così concluso e l'arma è di nuovo pronta al fuoco . segue - cenni alle altre organizzazioni meccaniche scartate in sede di definizione progettuale Per motivi di semplificazione, in sede di definizione del progetto della Beretta 92 si preferì utilizzare la meccanica di tipo Walther già impiegata sul modello 51. All'epoca furono invece scartate le seguenti organizzzazioni meccaniche : - Sistema Colt - Browning = scartato perchè già ampiamente utilizzato a livello mondiale ed in contrasto con l'idea di novità che l'arma doveva trasmettere al pubblico - Sistema a canna rototraslante = scartato perchè troppo complesso (N.B. questo sistema verrà invece impiegato nei modelli 8000 e PX4) - Sistema blocco cadente = scartato perchè avrebbe generato un'arma eccessivamente ingombrante - Sistema a rulli = scartato per gli stessi motivi per i quali è stato scartato il sitema a blocco cadente § 4 - fusto Il fusto è realizzato in Ergal, una particolare lega d'Allumino, onde contenere al massimo il peso del'arma. Il frontalino ed il dorsalino sono solcati da righe verticali onde massimizzare la presa dell'arma e renderla il meno sdrucciolevole possibile anche nelle condizioni d'impiego meno ideali. La parte anteriore della guardia presenta anch'essa delle rigature per facilitare la presa da parte di quei tiratori che prediligono appoggiare l'indice della mano debole durante il tiro. Tutto il fusto è protetto da un'anodizzazione speciale, brevettata dalla Beretta (N.B. per i modelli "in chiaro" c'è un'anodizzazione di colore grigio chiaro), a protezione degli agenti atmosferici e dell'usura legata all'impiego. § 5 - carrello Il carrello è realizzato in acciaio e, analogamente ai modelli di produzione precedente, è di tipo aperto. Sul carrello trovano posto gli organi di mira (N.B. il mirino è integrale al fusto, mentre la tacca di mira è inserita in una apposita fresatura a coda di rondine) e gli intagli posteriori di presa. La leva di sicura è ambidestra ed è posizionata nella parte posteriore del carrello (N.B. nella versione originale la sicura era posta sul fusto e non sul carrello). Essa è caratterizzata da dimensioni contenute per evitare che venga erroneamente inserita in caso di scarrelamento improvviso. A causa dell'impiego di un carrello di tipo aperto, la finestra di espulsione è molto ampia, ed è tale da evitare ogni incertezza in fase di espulsione del bossolo. Anche il carrello è protetto da una brunitura speciale, brevettata dalla Beretta, denominata Brunitron (N.B. per i modelli "in chiaro" si impiega dell'acciaio inox X30-Cr13). § 6 - meccanica autopulente Onde massimizzare il funzionamento dell'arma in condizioni di SCARSA manutenzione, la Beretta 92 è dotata di un carrello di tipo aperto allo scopo di evitare l'accumulo di residui di combustione o di altre impurità provenienti dall'esterno. La zona del fusto collocata in presenza appoggio della culatta è realizzato in maniera tale che l'accumulo dei residui di combustione sia minimizzato il più possibile. Questi particolari costruttivi sono una della ragioni per cui la Beretta 92 è famosa in tutto il mondo per la sua elevatissima affidabilità. § 7 - mire La Beretta 92 ha un sistema di mira convenzionale costituito da un mirino (front sight) ed una tacca di mira (rear sight). Il primo è integrale al carrello, mentre la seconda è inserita in una apposita fresatura a coda di rondine. La linea di mira è lunga 155mm. Le mire presentano i classici riferimenti colorati realizzati con della vernice bianca, onde facilitare l'acquisizione del bersaglio in condizione di luce non ottimale (N.B. la vernice bianca non deve essere confusa con i riferimenti luminescenti al tritio !!). In realtà, per le esigenze delle FF.AA. e delle FF.PP. l'installazione di un paio di mire al TRITIO (tritium night sight) sarebbe stato molto più corretto, ma questo avrebbe inciso negativamente sui costi di produzione, motivo per cui questa scelta venne scartata (N.B. tutti i produttori mondiali di mire al tritio producono modelli per la Beretta 92 ed i suoi derivati, per cui la personalizzazione post-vendita è estremamente semplice !!). § 8 - smontaggio e manutenzione ordinaria Lo smontaggio della Beretta 92 è estremamente semplificato. Dopo avere scaricato COMPLETAMENTE l'arma ed estratto il caricatore, è NECESSARIO agire come segue : - tenere la pistola con la mano destra (o sinistra) e con la mano sinistra (o destra) premere il bottone di smontaggio posto sul lato destro con l'indice e ruotare il chiavistello di apertura posto sul lato sinistro con il pollice (N.B. il chiavistello di apertura deve essere ruotato in avanti di 90°, dopo di che esso si fermerà automaticamente nella posizione corretta) - tirate il carrello in avanti con la mano sinistra (o destra) e sfilarlo dalle guide poste nel fusto - appoggiare il fusto sul piano di lavoro e concentrarsi solo sul carrello - girare il carrello di 180° rispetto alla posizione in cui si trova normalmente (cioè quando l'arma è montata) e premere leggermente la molle di recupero ed il relativo guidamolla per poterlo sollevare dalla sua sede - sollevare leggermente il guidamolla ed estrarlo dalla sua sede evitando di perdere la molla - appoggiare il carrello sul piano di lavoro e concentrarsi solo sulla canna - premere la spina presente nel blocchetto di chiusura della canna - tenere la spina del blocchetto di chiusura premuto ed estrarre la canna dalla sua sede Con questa sequanza di operazioni si conclude lo smontaggio da campagna (field stripping) della Beretta 92. Ogni ulteriore smontaggio è inutile e pericoloso e DEVE essere effettuato SOLO dal personale specializzato. Dopo avere effettuato lo smontaggio da campagna, è possibile procedere alle consuete operazioni di pulizia e lubrificazione. segue - manutenzione ordinaria Dopo avere effettuato lo smontaggio da campo completo (N.B. lo smontaggio avanzato DEVE essere fatto SOLO dal personale di servizio altamente specializzato !!), è NECESSARIO per prima cosa SGRASSARE accuratamente l'arma. Per fare questo è sufficiente irrorare abbondantemente l'arma con un idrocarburo altamente volatile come gasolio, cherosene, benzina bianca o diluente per vernici sintetiche (c.d. acquaragia). ATTENZIONE!! NON LUBRIFICATE MAI L'ARMA SE PRIMA NON L'AVETE SGRASSATA ACCURATAMENTE E SE NON AVETE RIMOSSO TUTTI I RESIDUI DI SPARO LEGATI ALLA COMBUSTIONE DEI PROPELLENTI USATI NELLE MODERNE MUNIZIONI !! Dopo avere sgrassato accuratamente l'arma, è possibile pulire la canna con lo scovolo e gli appositi prodotti per la rimozione dei depositi di rame. A questo punto è possibile asciugare l'arma e procedere finalmente alla sua lubrificazione. Dopo avere effettuato la lubrificazione, l'arma può essere rimontata e riposta in armeria. Prima di ripore in armeria la singola arma è necessario verificare che tutte le parti in movimento funzionino regolarmente, per cui il personale di servizio deve verificare (N.B. rigorosamente con arma scarica !!) : - il funzionamento dello scatto - il funzionamento del carrello - il funzionamento dell'hold-open (Avviso Otturatore Aperto Caricatore Esaurito o A.O.A.C.E.) Se queste verifiche sono positive, l'arma può essere riposta in armeria, naturalmente dopo avere effettuato le appropriate iscrizioni sui registri di carico e scarico. ATTENZIONE !! PER FAVORE PULITE SEMPRE LA CANNA CON PRODOTTI SPECIFICI COME IL MILFOAM (consultate il sito www.milfoam.fi per ulteriori informazioni) OD IL GUNSLICK (consultate il sito www.gunslick.com per ulteriori informazioni) . SI TRATTA DI OTTIMI PRODOTTI CHE ELIMINANO I DEPOSITI PARASSITI DI RAME IN PROFONDITA' E FACILITANO LE OPERAZIONI DI PULIZIA !! segue - smontaggio avanzato e manutenzione straordinaria Dopo avere effettuato lo smontaggio da campo completo, il personale specializzato può qualora sia necessario, effettuare lo smontaggio avanzato . La sequenza di smontaggio avanzato (advanced stripping) prevede l'esecuzione delle seguenti operazioni : - con un cacciavite a taglio ordinario di dimensioni adeguate, rimuovere le viti che trattengono le guancette - estrarre la molla della barra di trazione (posta sul lato destro del fusto) e sollevare la barra medesima - sfilare la leva dell'hold-open (= pulsante di blocco del carrello) sollevandola oltre il bordo del fusto e riportandolo in posizione originaria. Fatto questo sarà possibile estrarla completamente dalla sua sede - dopo avere estratto l'hold-open è possibile estrarre il grilletto dalla sua sede facendo attenzione ad evitare la perdita della molla a filo e del perno del grilletto - rimuovere il perno del cane con un caccispine da 8mm di diametro ed estrarre il cane dal fusto sfilandolo dall'alto - sfilare dal fusto la molla e la biella del cane - estrarre il perno del controcane con un caccispine da 2,5mm di diametro, facendo attenzione a non perdere il perno e la relativa molla - rimuovere il pulsante di sgancio del caricatore (N.B. ovviamente con le guancette rimosse !!) premendo sulla parte liscia (N.B. cioè quella opposta al pulsante) e spingendo contemporaneamente sul lato, in maniera tal da consentire lo svincolo dalla propria sede. Per rimontarlo è necessario agire in senso inverso - rimuovere la spina di blocco dell'estrattore dalla propria sede con un cacciaspine di diametro adeguato. Si noti che si tratta di una spina a due ordini e che DEVE essere estratta dall'interno verso l'esterno (N.B. cioè passando "da sotto" il carrello). La rimozione deve avvenire facendo attenzione a non perdere la molla di contrasto posta nella parte posteriore - rimuovere la spina della sicura al percussore con un caccispine da 2mm di diametro - rimuovere il percussore dal retro del carrello (N.B. ovviamente solo dopo avere estratto la sicura al percussore) - estrarre la sicura al percussore da sotto il carrello (N.B. questo componente viene estratto insieme alla rispettiva molla) ATTENZIONE!! PER I MODELLI STEEL-I E' NECESSARIO RIMUOVERE LA SICURA POSTA SUL FUSTO PRIMA DI POTER RIMUOVERE LA BARRA DI TRAZIONE. PER COMPIERE QUESTA OPERAZIONE E' NECESSARIO USARE UN CACCISPINE DA 1,5MILLIMETRI PER RIMUOVERE LA SPINA DI BLOCCO POSTA SULLA PARTE SINISTRA DELLA SICURA. Si ribadisce che queste operazioni DEVONO essere fatte SOLO ed esclusivamente da personale specializzato. Per quanto concerne la manutenzione straordinaria, le operazioni che devono essere effettuate sono essenzialmente due : - sostituzione della molla di recupero - sostituzione del blocchetto di chiusura La loro sostituzione avviene ad opera del personale specializzato dopo ogni 3000 - 4000 colpi, a seconda dei casi. § 9 - tipologia dei pacchetti di scatto Lo scatto della Beretta 92 è del tipo ad azione mista. E' possibile cioè sparare sia in doppa azione (double action), sia in singola azione (single action). Il primo colpo deve necessariamente essere esploso in doppia azione, mentre tutti gli altri vengono sparati in singola azione. Essendo un'arma destinata eminentemente alle FFAA o alle FF.PP., l'impiego di uno scatto ad azione mista è sicuramente la scelta migliore. Ad ogni modo, anche la Beretta 92 ha il famoso problema della transizione (N.B. comune per altro alla quasi totalità delle più moderne pistole semiautomatiche), cioè il fatto che il suo utilizzatore DEVE essere capace di sparare il primo colpo in doppia azione e tutti quelli successivi in singola azione SENZA incontrare alcuna difficoltà. Sitratta di un problema che può essere superato semplicemente tramite un addestramento reiterato ed adeguato !! Le armi della serie 92 si distinguono in riferimento al pacchetto di scatto come delineato nella tabella sottostante Denominazione commerciale Caratteristiche meccaniche del modello 92 -Standard azione mista, sicura manuale sul fusto, mezza-monta del cane 92-S azione mista, sicura manuale sul carrello, mezza monta del cane 92-SB azione mista, sicura manuale sul carrello, sicura automatica al percussore, mezza-monta del cane 92-F azione mista, manuale sul carello, automatica al percussore 92-FS azione mista, sicura manuale sul carrello, fuzione di disarmo del cane 92-G azione mista, sicura manuale assente, disarmo del cane 92-D sola doppia azione, sicura manuale assente 92-DS sola doppia azione, sicura manuale presente segue - disitinzione in base alle dimensioni Le armi della serie 92 si distinguono in riferimento alle dimensioni come delineato nella tabella sottostante Denominazione commerciale Caratteristiche meccaniche del modello Full-size canna da 125mm, caricatore bifilare da 15 colpi (calibro 9x19mm) Compact canna da 109mm, caricatore bifilare da 13 colpi (calibro 9x19mm) Type-M canna da 109mm, caricatore monofilare da 9 colpi (SOLO calibro 9x19mm) Centurion canna da 109mm, caricatore bifilare da 15 colpi (calibro 9x19mm) Target canna da 150mm, caicatore bifilare da 15 colpi (calibro 9x19mm) segue - distinzione in base ai materiali Le armi della serie 92 si distinguono in riferimento alla finitura esterna come delineato nella tabella sottostante Finitura Materiale e finitura finitura nera (Brunitron) acciaio non inos*******bile finitura inos*******bile (inox) acciaio inos*******bile tipo X30-Cr13 segue - possibilità di personalizzazione La Beretta 92 può essere personalizzata tramite l'impiego / applicazione dei seguenti accessori : - mire al tritio - guancette in legno pregiato - guidamolla con ammortizzatore di rinculo - grilletto con curva ridotta - guancette assottigliate in alluminio aeronautico - grilletto con regolazione del collasso di retroscatto - cane alleggerito - canna con rigatura semipoligonale - percussore in titanio Alcuni di questi accessori sono forniti direttamente dalla Beretta, mentre altri sono realizzati da altri produttori (N.B. si tratta dei principali produttori mondiali di accessori per armi !!) ma sono comunque facilmente reperibili sul mercato nazionale ed internazionale. §10 - note su alcuni profili progettuali critici Alcuni dei profili progettuali più critici della serie 92 (e derivati) sono quelli relativi ai seguenti aspetti : - calibri alternativi - scatto - precisione intrinseca - sicure - carrello - blocchetto di chiusura - canna segue - calibri alternativi La Beretta 92 è nata attorno al calibro 9x19mm NATO e ben si presta alla conversione in calibro 9x21mm (IMI). A livello teorico, il telaio dell'arma potrebbe essere impiegato validamente per realizzare una variante in calibo .38 Super Auto o .357 SIG, ma simili realizzazioni non sono mai state effettuate dall'azienda produttrice. E' possibile la costruzione di varianti in calibro .40 S&W, cosa che è stata fatta con il modello 96, mentre a causa della struttura intrinseca del telaio non è possibile effettuare una realizzazione in calibro .45 ACP / HP. Il fatto che la Beretta 92 NON sia MAI stata realizzata in un numero elevato di calibri è stato visto da alcuni sedicenti esperti (= autentici somari !!) come una sorta di "...limite intrinseco..." o di "...difetto di nascita..." di quest'arma, anche se ciò NON è assolutamente vero. E' assolutamente ridicolo affermare che una qualsiasi arma sia inefficiente o mal realizzata per il solo fatto che è disponibile in un numero limitato di calibri !! Putroppo il numero di cretini secondo i quali "...la Beretta fa schifo perchè è italiana..." è decisamente TROPPO elevato ma, come ben si sa, la mamma del cretino è sempre incinta. Ad ogni modo, la Beretta è intervenuta con altri modelli, e segnatamente con i modelli "8000" e "PX4", per cercare di fornire un ventaglio più ampio possibile di calibri ai suoi potenziali clienti (V. voce a se). segue - scatto Lo scatto della Beretta 92 è ottimo, specie se si considera che si tratta di un'arma destinata eminentemente alle FF.AA. od alle FF.PP.. Quello che invece deve essere criticato del modello 92 è la scarsa sfruttabilità delle potenzialità dello scatto!! Ciò è essenzialmente dovuto all'errata scelta nel grado di curvatura del grilletto. La curva del grilletto costringe il tiratore ad un certo aggiustamento della posizione del dito tra il primo colpo (sparato in DA, e quindi richiedente una certa pressione) ed i successivi (sparati in SA e quindi richiedenti una pressione inferiore rispetto al primo colpo). A questo va aggiunto che la forma eccessivamente arcuata del grilletto spesso determina degli "strappi" relativi alla partenza del primo colpo, che sono chiaramente visibili sul bersaglio. Per essere più chiari, se la forma del grilletto della Beretta 92 fosse stata simile a quello delle Tanfoglio, delle CZ o della Walther P-38 (da cui ha mutuato la meccanica), questo problema non sarebbe esistito !! C'è però da dire che è possibile montare dei grilletti con un grado di curvatura MINORE, che limitano drasticamente questo problema. Alcuni modelli di progettazione recente, ad esempio il modello "Billenium" adottano già un grilletto modificato in tal senso. Un altro limite della Beretta 92, sempre legato all'errata forma del grilletto, è l'eccessivo collasso di retroscatto (backlash). Se la forma del grilletto fosse stata più attentamente valutata, magari facendo riferimento ad alcuni modelli già prodotti dalla Beretta PRIMA del modello 92 (N.B. i quali avevano una protuberanza sulla faccia posteriore del grilletto che fungeva da trigger-stop !!) questo problema non sarebbe esistito, o per lo meno sarebbe stato drasticamente limitato (N.B. chiaramente non si pretende che un'arma come il modello 92 sia privo di collasso di retroscatto come le migliori realizzazioni custom, ma una cura maggiore su questo particolare avrebbe di certo giovato alla qualità complessiva dell'arma !!). Per quanto riguarda il funzionamento dello scatto, la Beretta 92 è spesso oggetto di critiche da parte dei soliti "...esperti americani di tutto e niente..." (N.B. nonchè dagli idioti italiani ne ricalcano mirabilmente le fesserie !!) sostenendo che si tratta "...di un'arma con uno scatto non efficiente come quello della Colt M-1911..."!! Il fatto che lo scatto della Colt M-1911 sia meglio di quello della Beretta 92 perchè il primo è in singola azione mentre il secondo è in azione mista è un'emerita fesseria!! Il problema non è la struttura meccanica dello scatto ma la capacità di chi usa l'arma, nel senso che se un tiratore è in posseso della corretta tecnica di tiro sarà comeque veloce a prescindere dal tipo di arma impiegata !!. E se si vuole poi parlare di velocità (esecutiva) "pura", chi usa un'arma con proiettili di peso minore (come la Beretta) sarà sempre più veloce di chi usa un'arma con proiettili di peso magggiore (come la Colt M-1911 e cloni vari) perchè più sale il peso di palla e più aumenta il rinculo e, di conseguenza, il tempo di ritorno in punteria (N.B. un briciolo di nozioni elementari di fisica non farebbe mai male ai sostenitori del "...la Beretta fa schifo perchè è italiana...", perchè la loro ignoranza è veramente elevata !!). C'è poi da aggiungere che usando una meccanica ad azione mista, la Beretta 92 offre comunque la possibilità di ripetere velocemente il colpo nello sfortunato caso di una "...cilecca imprevista...", cosa importante per chi fa un lavoro pericoloso come gli appartenenti alle FF.PP. (N.B. cosa che la Colt M-1911 non consente e che per gli esponenti delle FF.AA. o le FF.PP. potrebbe costare la vita !!). segue - precisione intrinseca La Beretta 92 è spesso oggetto di critiche dai soliti "...esperti americani di tutto e niente..." (N.B. nonchè dagli idioti italiani ne ricalcano mirabilmente le fesserie !!) sostenendo che si tratta "...di un'arma scarsamente precisa rispetto alla Colt M-1911..."!! In primo luogo, NON è assolutamente vero che la Colt M-1911 è un'arma precisa quando esce dalla fabbrica (N.B. salvo che non si acquisti un prodotto custom o semi-custom !!), e nemmeno che sia più precisa della Beretta 92 (N.B. le S&W di III generazione sono MOLTO più precise delle Colt M-1911, ma nessuno, anche negli USA, si ricorda mai di dirlo !!). In secondo luogo, per essere precisa una Colt M-1911 richiede un sapiente intervento da parte di un valente armaiolo. In realtà, quello che viene solitamente indicato come "...scarsa da precisione..." da parte dei soliti "...esperti in pantofole..." è DIRETTAMENTE connesso a due difetti di progettazione giù individuati in precedenza, e cioè : - errata curvatura del grilletto - eccesivo collasso di retroscatto La prova di quanto appena affermato si ricava semplicemente facendo una verifica pratica con due Beretta 92, una modificata e l'altra NON modificata. Sparando le stesse munizioni alla stessa distanza e nelle stesse condizioni, la rosata eseguita con l'arma modificata sarà NOTEVOLMENTE più piccola rispetto a quella eseguita con l'arma non modificata. Tutto questo SENZA ricorrere ad interventi più intrusivi come la lucidatura dei piani dello scatto (N.B. si ricorda che quando si interviene sullo scatto della Beretta 92 occorre SOLO ed unicamente lucidare i piani dello scatto SENZA effettuare minimamente alcuna modifica degli angoli di ingaggio di cane e controcane !!l) o la sostituzione della canna!! segue - sicure Il sistema di sicura di cui è dotata la Beretta 92 è PERFETTAMENTE funzionante ed è assolutamente "... a prova di cretino...". L'arma NON spara in caso di cadute accidentali, diversamente da molte altre pistole ingiustamente considerate "...migliori e più sicure della Beretta..." per il solo fatto che non sono di origine italiana !! Inoltre, la Beretta 92 è dotata di un sistema di sicura tale per cui può essere portata (dai membri delle FF.AA. o delle FF.PP.) con il colpo in canna e la sicura disinserita in TOTALE sicurezza!! Si coglie inoltre l'occasione per ribadire che, in linea del tutto generale, un'arma come la Beretta 92 DEVE essere portata con il colpo in canna e con la sicura inserita. A ciò si aggiunga che, i Reparti maggiormente operativi, la portano comunemente con il colpo in canna e la sicura disinserita per due motivi : - l'arma NON spara se il grilletto non viene completamente premuto a causa della presenza della sicura al percussore - l'arma può essere resa operativa in tempi rapidissimi (N.B. è sufficiente estrarre, puntare l'arma sul bersaglio e premere il grilletto) Le critiche demenziali rivolte dal solito "...ignorante americano..." (N.B. e sono in molti, tutti considerati "esperti di difesa personale armata" senza che nessuno in patria o all'estero abbia il coraggio di dire a questi signori che sono dei meschini ignoranti !!) secondo il quale "...la Beretta è difficile da usare...è di difficile attivazione / approntamento al fuoco..." o "...la sicura può essere inserita per sbaglio mentre si appronta l'arma per il fuoco..." altro non sono che il frutto dell'ignoranza e del razzismo verso tutto quello che proviene dall'estero!! Quello che è sconcertante è che in Italia non c'è mai nessuno pronto a difendere la bontà (e la superiorità tecnologica) del prodotti provenienti dal nostro mercato armiero (N.B. che è vecchio di secoli !!) tutte le volte che sarebbe necessario farlo. In realtà, bisognerebbe avere il coraggio di dire : - non è assolutamente difficile usare una Beretta 92 (N.B. contrariamente a quanto detto da certa stampa americana o da certi esperti americani "...di tutto e niente...") così come non è difficile usare una qualsiasi pistola semiautomatica moderna - non è assolutamente necessario frequentare "corsi speciali" (molto costosi) di alcun genere per imparare maneggiare una Beretta 92 (N.B. contrariamente a quanto detto da certa stampa americana o da certi esperti americani "...di tutto e niente...") - se l'arma viene portata come si dovrebbe, cioè con il colpo in canna e la sicura disinserita (N.B. cioè come si porterebbe una qualsiasi revolver in DA), o anche con il colpo in canna e la sicura inserita, l'approntamento al fuoco è velocissimo - anche ammesso di voler lasciare la camera vuota, se si adotta la corretta tecnica di arretramento del carrello (= mano debole perpendicolare al carrello e dita SOTTO l'aletta della sicura) è impossibile inserire per sbaglio la sicura manuale Se proprio si vuole fare una critica sulle sicure della Beretta 92, allora l'unica cosa che dovrebbe essere criticata è la collocazione di una sicura sul carrello in luogo di una più razionale sicura al fusto. In realtà la Beretta 92 era nata originariamente con le sicure al fusto, ma la Beretta aveva successivamente spostato le sicure sul carrello a causa della richiesta proveniente dai vertici della nostre FF.AA. e FF.PP. Sicuramente si tratta di una richiesta criticabile, e che testimonia una scarsa conoscenza delle armi nonchè delle modalità relative al loro maneggio, ma ad ogni modo la Beretta vinse la gara d'appalto per la fornitura delle "nuove" Beretta 92 proprio grazie a questa modifica. Ad ogni modo, non si trattò di una scelta azzeccata, tant'è vero che la stessa Beretta ha più volte riproposto, nel corso degli anni, modelli derivati dalla serie 92 (N.B. segnatamente delle evoluzioni del modello 98) con la sicura maggiorata posta sul fusto. Si pensi ad esempio a modelli come la "Billenium", la "Elite-II", la "Steel-I" o la "Combat-Combo". Sempre con riferimento alla sicura, nei modelli più usurati alcuni anni fa poteva capitare che il rinculo facesse entrare automaticamente in fuzione la sicura manuale (N.B. questo ovviamente dopo migliaia di colpi !!). Oggi questo NON accade più perchè le molle di contrasto della sicura sono state debitamente modificate (con altre di tipo potenziato). Ovviamente di questa modifica nessuno ne parla (N.B. compresi soliti "...esperti di tutto e niente..." !!), ma molti si limitano a dire che "...la Beretta ha la sicura manuale difettosa...", quando in realtà non è assolutamente vero . segue - carrello Inizialmente i carrelli della Beretta 92 erano più sottili e realizzati con un materiale diverso da quello impiegato oggi. Tra il 1985 ed il 1987 si sono verificate TRE rotture (documentate) di carrelli durante una serie di prove effettuate in USA (N.B. dopo l'adozione della Beretta 92 da parte delle FF.AA. di quel Paese) da alcuni membri del Comando Generale per le Forze Speciali della Marina Militare. Si trattava di prove distruttive eseguite usando lotti di munizioni caricati in maniera analoga a quelle impiegate per effettuare le prove a presisone forzata presso il BNP. Dopo queste TRE rotture, che a tutt'oggi sono le uniche tre ad essere veramente documentate (N.B. le altre sono solo il frutto di chiacchere da bar dello sport !!), la Beretta è intervenuta non solo modificando i materiali impiegati per la realizzazione dei carrelli, ma anche aumentando il loro spessore nei punti più critici. Con il modello 92FS è stato poi introdotto uno speciale sistema di blocco, grazie ad un perno che scorre in una fresatura cieca posta sotto il carrello, che impedisce il distacco della parte posteriore del carrello ANCHE in caso di rottura del medesimo. A parte il fatto che tre rotture su circa 500.000 pezzi venduti possono anche verificarsi, nonchè a parte il fatto che si tratta delle UNICHE tre rotture REALMENTE documentate a livello MONDIALE, quello che non si capisce è la ragione delle critiche gratuite rivolte da certa stampa americana (ma anche italiana) verso la Beretta (e l'Italia). Quello che questi critici saccenti non hanno mai detto, è che : - le prove chi quelle armi furono sottoposte erano di natura distrutiva, quindi l'evento (cioè la rottura) era ampiamente previsto - le rotture sono state SOLO tre su 500.000 pezzi venduti agli USA (N.B.si pensi che le FF.AA. USA sono state equipaggiate per decenni con armi portatili assolutamente inaffidabili nonchè caratterizzati da un numero di rotture che interessava migliaia di pezzi l'anno, ma mai nessun giornalista americano se ne è mai lamentato !!) Analogamente a prima, quello che è sconcertante è che in Italia non c'è mai nessuno pronto a difendere la bontà (e la superiorità tecnologica) dei prodotti provenienti dal nostro mercato armiero (N.B. che è vecchio di secoli !!). Si rammenta che tutte le varie storie di rotture di carrelli che di tanto in tanto si leggono qui e là, sono assolutamente NON documentate e frutto della "...cultura armiera da bar dello sport..." di cui molti esperti di tutto e niente sono dotati !! Allo stato attuale sono infatti oltre 20 anni che non si è a conoscenza di rotture REALMENTE documentate (a livello mondiale) di esemplari della Beretta 92 !! Ovviamente, anche di questo non ne parla mai nessuno e certi "esperti" si guardano bene da fare certe precisazioni (preferendo rimanere in silenzio). segue - blocchetto di chiusura Il blocchetto di chiusura della Beretta 92 è una delle parti meno conosciute ma anche più critiche di quest'arma. Strutturalmente parlando si tratta di un componente realizzato in acciaio molto duro e, proprio per questo motivo, sotto lo sforzo delle chiusure, le alette tendono a spezzarsi !! Anche se il blocchetto della Beretta 92 è derivato da quello della P-38, tra questi due componenti esistono delle importanti differenze, infatti : - il blocchetto della P-38 ha dimensioni maggiori e le alette sporgono verso l'alto (N.B. nella P-38 erano i carrelli che tendevano a rompersi, non i blocchetti) - il blocchetto della Beretta 92 ha dimensioni minori e le alette sono del tipo "a sbalzo" (N.B.se le tolleranze del blocchetto sono troppo lasche sono possibili delle rotture, mentre non sono possibili delle rotture del carrello) Per ovviare a questo problema, la Beretta è intervenuta più volte nel corso del tempo. Mentre nei primi esemplari di blocchetto le alette erano ad angolo retto (N.B. ed era proprio in questi punti che si verificavano le fratture), in quelli immediatamente successivi venne introdotto un apposito raccordo in maniera tale da avere un attacco di tipo curvilineo e non più rettilineo. Il nuovo tipo di profilo curvilineo venne poi ottimizzato, originando così due varianti diverse. Se si vuole fare una critica di carattere tecnico (N.B. e non una critica da bar dello sport !!), per onestà intellettuale va detto che la vita operativa media di un blocchetto è comunque INFERIORE a quella dell'ama. Ad ogni modo, se si effettua la corretta manutenzione straodinaria all'arma, questo fattore NON costituisce più un problema rilevante!! Infatti, è sufficiente ricordarsi di SOSTITUIRE il blocchetto di chiusura TUTTE le volte che si sostituisce la molla di recupero dell'arma, avendo poi cura di installare un blocchetto con una tolleranza il più ridotta possibile. Si tratta naturalmente di un'operazione che deve essere svolta dall'armiere di Reparto. Un blocchetto privo di giochi può durare anche oltre 10.000 colpi SENZA richiedere alcuna sostituzione (N.B. ad ogni modo, in simili situazioni è buona cosa che l'armiere di Reparto provveda comunque alla sostituzione onde evitare problmi ). D'altra parte, vi sono prove documentate (N.B. relative a migliaia di esemplari di Beretta 92) di blocchetti con tolleranze eccessive (N.B. solitamente la tolleranza del blocchetto viene considerata eccessiva se è superiore a 0,2mm !! ) che hanno richiesto una sostituizione dopo oltre 5000 colpi. Per verificare l'entità del gioco tra canna e blocchetto è possibile procedere empiricamente nel seguente modo : - con l'arma montata, trattenere la canna con una mano - bloccare l'arma e tentare di arretrare il carrello manualmente mentre l'altra mano tiene bloccata la canna Con questa procedure empirica, qualora dovesse avvertirsi un movimento esso deve risultare pressochè impercettibile. Una verifica con gli adeguati strumenti di misura, mostrerà che esso è normalmente INFERIORE a 0,2mm. Per motivi di sicurezza, il personale preposto alla manutenzione delle armi DEVE effettuare le opportune verifiche tecniche con gli appropriati strumenti e deve applicare la procedura empirica delineata in precedenza il meno possibile: NESSUNA procedura empirica può essere precisa come lo è uno strumento di misura !! ATTENZIONE!! PER MASSIMIZZARE L'AFFIDABILITA' DELLA BERETTA-92 E' NECESSARIO CHE L'ARMIERE DI REPARTO PROVVEDA ALLA SOSTITUZIONE CONGIUNTA DI MOLLA DI RECUPERO E MOLLA DEL PERCUSSORE.QUANDO EFFETTUA LA SOSTITUZIONE DEL BLOCCHETTO DI CHIUSURA segue - canna Per i soggetti che sparano un elevato numero di munizioni (N.B. solitamente oltre 10.000 colpi all'anno, spesso del tipo +P o +P+), particolare attenzione deve essere posta sulla canna della Beretta 92. Com'è noto la canna ha due sporgenze ad angolo retto in cui si va ad inserire il blocchetto di chiusura, all'interno del quale avvengono dei fenomeni di assestamento in seguito all'utilizzo di alcune centinaia di colpi. Questo può essere verificato attraverso una semplice osservazione fattuale. Quando la Beretta 92 viene consegnata, se si prova a smontare il blocchetto di chiusura è necessario sfilare il perno che blocca il pistoncino trasversale di comando per poterlo fare. Se si ripete questa stessa operazione dopo alcune centinaia di colpi, si noterà che è possibile sfilare il blocchetto di chiusura SENZA dover più smontare il pistone. Questo fenomeno è dovuto al fatto che con lo sparo reiterato, la canna subisce una sorta di assestamento che va ad aumentare la distanza tra le due appendici verticali di cui si è detto in precedenza. Anche se esiste una certa similitudine strutturale tra la Beretta 92 e la P-38, in realtà nella P-38 questo fenomeno non si verificava perchè la sua struttura era MOLTO più rigida. Inolte, nella P-38 esiste una sorta di rinforzo triangolare sotto la canna, che impedisce qualsiasi deformazione, mentre nella Beretta-92 questo rinforzo è solo "accennato" (N.B. vi sono solo alcuni decimi di millimetro di metallo sotto la camera di scoppio). Se l'arma NON viene sottposta a regolare manutenzione e se si continuano a sparare un numero elevato di colpi, magari caricati ad elevati livelli pressori, la canna POTREBBE (forse) subire una rottura dopo il rinforzo basale citato in precedenza. Si rammenta che NON vi sono prove documentali CERTE di un simile fenomeno, e che questo stesso fenomeno è stato descritto solo per finalità informative. Ad ogni modo, dal momento che un simile fenomeno è legato alla tolleranza del blocchetto di chiusura, se questo componente viene sostituito regolarmente, non ci sono problemi di sorta!! Se, durante le operazioni di manutenzione straordinaria, l'armiere di Reparto dovesse verificare che il blocchetto "...cade da solo..." quando si inclina la canna su un fianco (N.B. ovviamente con l'arma smontata !!), l'arma DEVE essere imemdiatamente RIMOSSA dal servizio per essere sottoposta ad una verifica tecnica approfondita. §11- l'arma perfetta e le critiche inutili Come si è visto in precedenza, la Beretta 92 ha fissato degli standard qualitativi che ancora oggi sono ben lungi dall'essere superati dalla concorrenza!! Nonostante questo, NON bisogna incappare nell'errore di credere che la Beretta 92 sia un'arma perfetta, dal momento che l'arma perfetta NON esiste, ne esisterà mai !! Come tutte le armi, anche la Beretta 92 è migliorabile, nel senso che pur essendo un ottimo progetto di base, è ancora possibile apportare dei miglioramenti in alcune aree che sono state delineate in precedenza (curvatura del grilletto, posizionamento dello scatto, collasso di retroscatto, morfologia delle mire, etc.). Ciò detto, il fatto che la Beretta 92 sia un'arma migliorabile, non significa che "...sia da buttare..." o che sia inferiore a questa o quella determinata pistola come sostenuto da certi "...guru della difesa personale armata..." (N.B. che guardacaso sono tutti americani o non europei !!). Si coglie l'occasione per ricordare a tutti che l'affidabilità è il PRIMO (ed il più importante !!) parametro con cui valutare non solo un'arma destinata alle FFAA (o alle FF.PP.), ma anche una qualsiasi altra arma destinata ad una vita opeativa molto intensa. In altre parole, con la serie 92, la Beretta ha REALMENTE fissato degli standard qualitativi che sono ben lungi dall'essere superati da TUTTI gli altri produttori mondiali di armi. Certo, è passato molto tempo dall'introduzione della Beretta 92 sul mercato e molte cose sono cambiate. Molti fabbricanti hanno migliorato i loro prodotti realizzando armi più leggere e meno costose, ma allo stato attuale la concorrenza non è ancora riuscita a superare il livello qualitativo, e soprattutto di affidabilità, della Beretta-92. §12 - alcuni numeri sulla produzione Allo stato attuale, la Beretta ha prodotto circa 3.500.000 esemplari di Modello 92. Di questi, circa 500.000 sono stati acquistati dal Ministero della Difesa USA (N.B. il contratto iniziale prevedeva 315.950 pezzi, poi divenuti 321.260 ed infine circa 500.000) per le proprie FF.AA. Le Beretta 92 che furono usate dal Ministero della Difesa USA per le prove selettive relative ad una nuova arma corta spararono 28.000 colpi, con soli 14 inceppamenti complessivi !! Questo dato da solo, dovrebbe dare un'idea ai molti esterofili schifosi di casa nostra di cosa si intenda per affidabilità quando si parla della Beretta 92. Tanto per fare un paragone, tutti gli altri concorrenti ebbero un livello di inceppamenti valutabile attorno al migliaio (N.B. comprese le armi di produzione american, ma questo non lo dice mai nessuno !!). Non si deve poi fare l'errore di pensare che una Colt M-1911 sia più affidabile di una Beretta 92. Questo è assoutamente falso!!. Più precisamente, si dovrebbe dire che la Colt M-1911 (od un suo clone) si è storicamente rivelata una delle armi meno affidabili del mondo, e che diventa affidabile SOLO dopo essere passata tra le mani di un tecnico specializzato (N.B. se così non fosse, non si spiegherebbe perchè, tanto per fare un esempio, prima della nascita della Beretta 92, praticamente "...in tutto il mondo libero..." si optava per la Browning HP in calibro 9x19mm e non per la Colt M-1911). Putroppo in Italia non ci sono molte persone "...con gli attributi sufficienti..." per difendere il "made in Italy" quando DEVE essere difeso e NON hanno mai il coraggio di dire che la Beretta 92 è un prodotto nettamente superiore, sotto il profilo tecnologico, non solo alla Colt M-1911 ma anche ad altre pistole oggi in commercio in ambito mondiale. Dei 3.500.000 esemplari di Modello 92 prodotti, una GROSSA parte è stata ovviamente fornita alle FF.AA. alle FF.PP. ed agli altri Corpi Armati dello Stato italiano. Gli esemplari rimanenti sono state venduti alle FF.AA. ed alle FF.PP. di tutto il resto del mondo. Forse l'arma non fa poi così schifo come affermato da qualcuno. § 14 - qualche numero sulle riparazioni effettuate in Italia (per gentile concessione del Sig. Massimo Mortola) Nel 2006, uno studioso di armi italiano (Massimo Mortola), ha reso pubblici i risultati di una sua ricerca personale condotta sull'attività di manutenzione e riparazione effettuata su vari esemplari di Beretta M92 distribuiti presso svariati Reparti delle FF.AA. e FF.PP. La provenienza di queste armi era la più varia, ed erano compresi sia esemplari che avevano sparato poche migliaia di colpi, che esemplari che avevano sparato decine di migliaia di colpi. Il numero di esemplari esaminati era superiore ai 2500 pezzi ed era così ripartito : TOTALE DELLE ARMI ESAMINATE (tratto da "La Beretta 92 nell'impiego militare e di polizia", di Massimo Mortola) Modello Quantità % S 1 0,04 SB 1288 50,20 SBM 386 15 FS 870 33,90 FS inox 21 0,82 segue - carrello Non è stata riscontrata NESSUNA rottura del carrello in nessun esemplare revisionato. segue - blocco di chiusura Sono state riscontrate solo 4 rotture del blocchetto di chiusura su un totale di 2566 esemplari revisionati. L'arma risultava bloccata ma in nessun caso il tiratore è stato danneggiato. Dal 2004 il PMAL monta uno speciale blocchetto modificato di propria brevettazione in SOSTITUZIONE dei blocchetti rotti e/o danneggiati che vengono sostituiti. segue - sicura manuale (funzionamento) In 19 casi si è avuto una perdita di tensione dei pezzi nn.60 - 61 (piolo + molla di registro della sicura) che determinava il disinserimento automatico della sicura manuale quando si arretrava il carrello. Quasi sempre si è trattato di modelli SB o SBM . segue - leva di sgancio del cane (perno + rotture) In 98 casi, quasi tutti relativi al modello SB, si è assistito allo sfilamento del perno della leva di sgancio del cane. Il PMAL ha risolto il difetto semplicemente ripunzonando il foro del perno. Solo in 1 caso si è avuto la rottura della leva di sgancio del cane. segue - molla del grilletto In 2 casi si è avuta la rottura della molla del grilletto. segue - sicura manuale (rottura dei rami) In 2 casi si è avuta la rottura del ramo Dx della sicura manuale . segue - estrattore (perno) In 2 casi si è avuto lo sfilamento del perno dell'estrattore . segue - caricatore (molla e corpo) In nessun caso si è avuta la rottura degli elementi strutturali del caricatore. Il PMAL ha verificato che l'elevatore fosse privo di bave di lavorazione, che possono pregiudicare il funzionamento corretto, se presenti. Il PMAL ha poi verificato il corretto stato di tensione della molla del caricatore. Le molle dei caricatori dei modelli SBM sono i più inclini alle perdite di tensione, per i quali si consiglia di inserire 1 cartucia in meno rispetto alla capienza massima stabilita. segue - percussore In nessun caso si sono avute rotture del percussore . segue - estrattore In nessun caso si sono avute rotture dell'estrattore . segue - espulsore In nessun caso si sono avute rotture dell'espulsore . TOTALE DELLE ARMI RIPARATE (tratto da "La Beretta 92 nell'impiego militare e di polizia", di Massimo Mortola) Modello Quantità % S 0 0 SB 100 75,19 SBM 10 7,52 FS 23 17,29 FS inox 0 0 Si ringrazia il Sig. Massimo Mortola per la gentile collaborazione prestata § 15 - scheda tecnica - MODELLO = 92 - COSTRUTTORE = Beretta Armi SpA. via Beretta, 18 - 25063 Gardone Val Trompia (BS), telefono 030/83411, fax 030/8341421, sito internet www.beretta.it - TIPO = pistola semiautomatica - CALIBRO = 9x19mm NATO - ALIMENTAZIONE = caricatore prismatico amovibile della capacità di 15 cartucce (calibro 9x19mm NATO). - CANNA = 127mm - RIGATURA = convenzionale a sei righe, con passo costante di 1 giro in 250mm (1 in 10") per il calibro 9x19mm NATO - FUNZIONAMENTO = semiautomatico. Apertura a corto rinculo di canna; chiusura geometrica con blocchetto oscillante (sistema Walther) - SCATTO = azione mista - SICURA = automatica al percussore. Manuale sul carrello - ESTRATTORE = a gancio, imperniato al carrello - ESPULSORE = a lamina, fissato al fusto - PERCUSSIONE = indiretta tramite percussore a lancio inerziale e cane esterno - MIRE = mirino e tacca di mira fissi. Mirino integrale al carrello, tacca di mira inserita tramite intaglio a coda di rondine sul carrello. Mire dotate di riferimenti colorati con vernice bianca. - MATERIALI = lega d'Alluminio per il fusto (Ergal). Acciaio per canna, carrello ed altre minuterie metalliche. Guancette in materiale plastico (poliammide) con ampi pannelli zigrinati a piccole cuspidi - LUNGHEZZA TOTALE = 217mm - SPESSORE TOTALE = 38mm - ALTEZZA = 137mm - LINEA DI MIRA = 155mm - PESO (SCARICA) = 975grammi - FINITURA = carrello fosfatato e trattato con finitura Brunitron (brevettata). Fusto anodizzato nero. Canna brunita esternamente e cromata internamente. Arma di colore completamente nero - Una rosata ottenuta impiegando una Beretta M-92 con munizioni commerciali GFL della serie "Top Target" . Palla tronco conica con copertura elettrolitica integrale in rame ad alto spessore da 124grs. di peso (8 grammi) . Tiro lento mirato con presa classica a due mani. Prova effettuata in poligono chiuso a 25m di distanza e in condizioni di luminosità ottimali. - - Una rosata ottenuta impiegando una Beretta M-92 con munizioni militari IMI costruite secondo gli standard NATO (STANAG 4090) . Palla completamente blindata in rame 70/30 a profilo tondo da 115grs. di peso (7,5 grammi) . Estrazione effettuata da una condizione di porto palese con successivo tiro rapido. Prova effettuata in poligono chiuso a 25m di distanza e in condizioni di luminosità ottimali. I due colpi in alto a sinistra (nell'area del "7") sono il risultato di un palese errore del tiratore - - Una rosata ottenuta impiegando una Beretta M-92 con munizioni militari IMI costruite secondo gli standard NATO (STANAG 4090) . Palla completamente blindata in rame 70/30 a profilo tondo da 124grs. di peso (8 grammi) . Estrazione effettuata da una condizione di porto palese con successivo tiro rapido. Prova effettuata in poligono chiuso a 25m di distanza e in condizioni di luminosità ottimali. I colpi collocati ECCESSIVAMENTE in alto ( a sinistra, al centro e a destra) sono il risultato di un palese errore del tiratore - - Una rosata ottenuta impiegando una Beretta M-92 con munizioni militari Federal Cartridges Co. di tipo M-882 costruite secondo gli standard NATO (STANAG 4090) . Palla completamente blindata in rame 70/30 a profilo tondo da 124grs. di peso (8 grammi) . Estrazione effettuata da una condizione di porto palese con successivo tiro rapido. Prova effettuata in poligono chiuso a 25m di distanza e in condizioni di luminosità ottimali. I due colpi in alto a destra (cioè nella zona del "7" e fuori bersaglio) sono il risultato di un palese errore del tiratore - - Una rosata ottenuta impiegando una Beretta M-92 con munizioni militari Federal Cartrdiges Co. costruite secondo gli standard NATO (STANAG 4090). Palla completamente blindata in rame 70/30 a profilo tondo da 115grs. di peso (7,5 grammi) .I primi due colpi sono quelli maggiormente ravvicinati ed a ridosso (sotto) del numero "8". La moneta da 1 Euro, il cui diametro di 23mm, serve per dare un'idea grossolana delle dimensioni della rosata. Estrazione effettuata da una condizione di porto palese con successivo tiro rapido. Prova effettuata in poligono chiuso a 25m di distanza e in condizioni di luminosità ottimali. - - Una rosata ottenuta impiegando una Beretta M-92 con munizioni militari Winchester di tipo M-882 costruite secondo gli standard NATO (STANAG 4090) . Palla completamente blindata in rame 70/30 a profilo tondo da 124grs. di peso (8 grammi) . Estrazione effettuata da una condizione di porto palese con successivo tiro rapido. Prova effettuata in poligono chiuso a 25m di distanza e in condizioni di luminosità ottimali. I due colpi in alto a destra e a sinistra (cioè nella zona del "7" e fuori bersaglio) sono il risultato di un palese errore del tiratore - - Una rosata ottenuta impiegando una Beretta M-92 con munizioni militari Winchester costruite secondo gli standard NATO (STANAG 4090) . Palla completamente blindata in rame 70/30 a profilo tondo da 115grs. di peso (7,5 grammi) . Estrazione effettuata da una condizione di porto palese con successivo tiro rapido. Prova effettuata in poligono chiuso a 25m di distanza e in condizioni di luminosità ottimali. I due colpi eccessivamente in alto (cioè nella zona del "7" e fuori bersaglio) sono il risultato di un palese errore del tiratore - - Una rosata ottenuta impiegando una Beretta M-92 con munizioni militari GeCo costruite secondo gli standard NATO (STANAG 4090) . Palla completamente blindata in rame 70/30 a profilo tondo da 115grs. di peso (7,5 grammi) . Estrazione effettuata da una condizione di porto palese con successivo tiro rapido. Prova effettuata in poligono chiuso a 25m di distanza e in condizioni di luminosità ottimali. I colpi collocati troppo in basso (cioè nella zona del "7" e dell' "8") sono il risultato di un palese errore del tiratore - - Una rosata ottenuta impiegando una Beretta M-92 con munizioni militari GeCo costruite secondo gli standard NATO (STANAG 4090) . Palla completamente blindata in rame 70/30 a profilo tondo da 124grs. di peso (8 grammi) . Estrazione effettuata da una condizione di porto palese con successivo tiro rapido. Prova effettuata in poligono chiuso a 25m di distanza e in condizioni di luminosità ottimali. Il colpo troppo a sinistra ed i due colpi troppo in basso (cioè nella zona del "7") sono il risultato di un palese errore del tiratore - - Una rosata ottenuta impiegando una Beretta M-92 con munizioni militari Norma costruite secondo gli standard NATO (STANAG 4090) . Palla completamente blindata in rame 70/30 a profilo tondo da 115grs. di peso (7,5 grammi) . Estrazione effettuata da una condizione di porto palese con successivo tiro rapido. Prova effettuata in poligono chiuso a 25m di distanza e in condizioni di luminosità ottimali. I colpi collocati troppo in basso (cioè nella zona del "7") sono il risultato di un palese errore del tiratore - - Una rosata ottenuta impiegando una Beretta M-92 con munizioni militari RUAG Ammotech costruite secondo gli standard NATO (STANAG 4090) . Palla completamente blindata in rame 70/30 a profilo tondo da 124grs. di peso (8 grammi) . Estrazione effettuata da una condizione di porto palese con successivo tiro rapido. Prova effettuata in poligono chiuso a 25m di distanza e in condizioni di luminosità ottimali. I due colpi collocati eccessivamernte a sinistra (cioè dentro ed in prosismità alla zona del "7") sono il risultato di un palese errore del tiratore - | |
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| Da: .!? | 27/09/2011 07:12:38 |
| Ma vai a dormire.... | |
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| Da: Non so voi | 27/09/2011 11:13:43 |
| ma io continuerò a scrivere su questo forum, quando sarà il caso di commentare notizie utili. Ovviamente sono esterno al corso ma interessato alle sue sorti per parentela con corsista. Chi se ne importa se c'è un pazzo che copia e incolla qualsiasi cosa qui. Tra le righe ci sarà sempre qualcuno che dice cose sensate. | |
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| Da: F.S. | 27/09/2011 14:16:03 |
| L'INTERPRETAZIONE DEI SOGNI L'interpretazione dei Sogni, è sicuramente da ritenere una delle pietre angolari della scienza psicoanalitica:fu Freud stesso a definire l'analisi del sogno come la via regia verso l'inconscio. Freud portò sempre unprofondo rispetto per la sua vita onirica: fin da molto giovane aveva l'abitudine di annotare i suoi sogni edapprofondirli attraverso attente osservazioni.L'interesse di Freud per l'interpretazione dei sogni sembra fosse scaturita, da un lato, dall'osservazionedell'andamento delle libere associazioni dei suoi pazienti che, a queste, intercalavano spesso il racconto diun sogno con le relative, spontanee, associazioni, e dall'altro, dall'esperienza di osservazione psichiatricadegli stati allucinatori dei malati psicotici, nei quali era spesso evidente il carattere di appagamento deidesideri. Che nel sogno fosse possibile il raggiungimento dell'appagamento di un desiderio, Freud ne avevaavuto precocemente sentore, ma la conferma gli giunse dopo l'analisi approfondita che egli operò su un suosogno datato 24 luglio 1895, sogno noto come " l'iniezione di Irma ". Scriverà di questa produzione onirica,in una lettera a Fliess del 12 giugno 1900, descrivendogli la visita da lui compiuta a Bellevue, la casa doveebbe questo sogno:"... Non credi che sulla casa un giorno si potrà leggere questa lapide? In questa casa il 24 luglio 1895al Dr Sigm. Freudsi rivelò il segreto del sogno. Ma per ora le prospettive sono minime. Tuttavia quando leggo nei più recenti libri di psicologia (Mach,Analisi della sensazione, seconda edizione, Kroell, Aufbau der Seele, Struttura dell'anima, e altri), tutti conindirizzo simile al mio, quel che essi sanno dire del sonno, mi rallegro come il nano della favola "perché laprincipessa non lo sa "... 1 (nota: dalla fiaba dei Grimm, Tremotino)Freud era arrivato a distinguere due tipi di processi psichici che aveva chiamatoprimario e secondario, ed aveva osservato che il processo primario dominava lavita onirica per la presenza della quiescenza dell'attività dell'Io e la quasicompleta immobilità muscolare. Aveva inoltre colto la somiglianza nella strutturadelle nevrosi e dei sogni:" I sogni racchiudono in un guscio di noce la psicologiadelle nevrosi". 2 Ed in una lettera a Fliess del 15 ottobre del 1897, il Maestrointrodusse il concetto del complesso di Edipo: amore per il genitore di sessoopposto ed ostilità nei confronti di quello dello stesso sesso, mostrando le originiinfantili di tali desideri inconsci che popolano tutti i sogni. Il primo accennoall'intenzione di scrivere un libro sui sogni fa la sua comparsa in una lettera del16 maggio 1897 indirizzata a Fliess:" ...mi sono sentito spinto a iniziare il lavoro di stesura sul sogno; un campo,questo, dove mi sento così sicuro, e posso esserlo anche il base al tuo giudizio. Sono stato anzituttointerrotto dalla necessità di preparare in fretta e furia, per darlo alle stampe, un sommario di tutte le miepubblicazioni. Ogni giorno è buono per la votazione. Ora ho concluso e posso nuovamente pensare alsogno. Ho dato un'occhiata alla letteratura sull'argomento, e mi sento come il folletto celtico:" Ah comesono contento che nessuno, che nessuno lo sappia!..." Nessuno ha avuto il più lieve sospetto che i sogninon siano senza senso, bensì appagamenti di desideri..." 3 come pure nell' epistola del 9 febbraio 1898:" ...Sono sprofondato nel libro dei sogni, lo scrivo con grande scioltezza e mi rallegro al pensiero degli "scuotimenti di capo ", che provocheranno le indiscrezioni e le audacie che vi sono contenute. Se solo nonfossi costretto anche a leggere! Mi riesce ostica la letteratura già esistente sull'argomento, per quantoscarsa. L'unica cosa sensata è venuta in mente al vecchio Fechener, nella sua sublime semplicità. Io forniròla prima rozza mappa di questo territorio..." 4 Per quanto riguarda la stesura del libro possiamo individuare alcune date significative: il 23 febbraio 1898erano stati scritti alcuni capitoli, il 5 marzo un'intera parte era stata terminata , e il 10 marzo Freud forniràa Fliess, in una lettera, una esaustiva anticipazione del libro riguardante l'interpretazione dei sogni:"... Mi sembra che la teoria dell'appagamento di desiderio fornisse solamente la soluzione psicologica, enon quella biologica, o meglio metapsicologica. (Peraltro ti chiederò seriamente se posso usare il termine "metapsicologia " per la mia psicologia che conduce dietro la coscienza.) Dal punto di vista biologico misembra che la vita del sogno proceda il ogni caso dai residui della fase preistorica della vita (da uno a treanni), quel periodo che costituisce la fonte dell'inconscio e che da solo contiene l'etiologia di tutte lepsiconevrosi; questo periodo è normalmente celato da un'amnesia analoga a quella isterica.Comincia asubodorare la seguente formula: i sogni sono il risultato di cose viste nel periodo preistorico; le fantasiesono il risultato delle cose udite allora; e le psiconevrosi sono il risultato delle esperienze sessuali avuteallora. La ripetizione dell'esperienza vissuta in quel periodo sarebbe di per sé già un appagamento didesiderio; ma un desiderio recente porta a produrre un sogno solamente se si può collegare con materialeproveniente da quell'epoca preistorica, se il desiderio recente è underivato di uno preistorico oppure se si può fare adottare da uno diquesti. Resta ancora da vedere sino a che punto potrò attenermi aquesta teoria così radicale e quanto potrò rivelarne già nel libro suisogni..." 5 La stesura del libro procedeva abbastanza bene, mentre risultò a Freudpiù ostico il lavoro su due capitoli supplementari che si resero necessari perché l'opera potesse essere veramente completa. Il primo capitolo fu dedicato alla rassegna dellaprecedente letteratura sull'argomento, mentre il secondo riguardava la psicologia dei processi onirici. Ilvolume uscì il 4 novembre 1899, ma l'editore volle porre sul frontespizio del volume la data del 1900.Freud volle citare sul frontespizio del testo, un motto tratto dall'Eneide di Virgilio che faceva riferimento aldestino del rimosso "Flectere si nequeo Superos, Acheronta movebo". Per alcuni anni l"Interpretazione deisogni non vendette molte copie, e solo quando, dieci anni dopo, Freud cominciò ad essere conosciuto,venne richiesta una seconda edizione. Finché Freud visse ne furono stampate otto, l'ultima delle quali nel1929. Le edizioni differirono esclusivamente perché contenevano un maggior numero di esempi esplicativi,arricchiti da discussioni più complete e da una più adeguata trattazione dell'importante argomento delsimbolismo. A ciò seguirono le numerose traduzioni: le prime furono quella inglese e quella russa, seguiteda quella spagnola, la francese, la svedese, la giapponese, l'ungherese e la cecoslovacca. Infine il 1febbraio 1900 Freud scrisse di aver promesso una versione condensata dell'Interpretazione dei sogni per laserie di Loewenfeld intitolata Grenzfragen des Nerven-und Seelenlebens ("Problemi marginali della vitanervosa e mentale"), ed infatti cominciò a scriverla in ottobre per poi consegnarla alle stampe l'annoseguente. La prima traduzione di questa opera minore fu di nuovo quella russa seguita da quella olandese,inglese, ungherese, italiana, danese, polacca, spagnola, francese e giapponese.Per concludere riporterò parte dello scritto che Freud elaborò per la prefazione alla seconda edizionedell'Interpretazione dei sogni, perché evidenzia le grandi resistenze che Freud dovette subire da parte delmondo accademico e scientifico :" Che di questo libro di ardua lettura si sia resa necessaria, prima ancoradel compiersi di un decennio, una seconda edizione, non va ascritto a merito dell'interesse dei circolicompetenti, ai quali mi ero rivolto nella prefazione alla prima edizione. I miei colleghi psichiatri nonsembrano essersi data alcuna pena per superare la sorpresa iniziale che la mia nuova concezione del sognopoteva far sorgere, mentre i filosofi di professione, ormai soliti sbrigare in poche frasi - perlopiù sempre lestesse - i problemi della vita onirica, intendendola come un'appendice degli stati di coscienza, non hannoevidentemente notato che proprio da questo nuovo punto di vista era possibile dedurre considerazioni talida condurre a un radicale mutamento delle nostre teorie psicologiche. L'atteggiamento della criticascientifica poteva autorizzare un'unica aspettativa: la mia opera era destinata a un silenzio definitivo; lapiccola schiera dei miei valorosi sostenitori, che seguono la mia guida nella pratica psicoanalitica e il mioesempio nell'interpretazione dei sogni, facendone uso nel trattamento dei nevrotici, non sarebbe riuscita aesaurire la prima edizione del libro. E così mi sento grato a quella più ampia cerchia di persone colte ecuriose di sapere, il cui interesse mi ha spinto ad affrontare di nuovo, dopo nove anni, questo lavorodifficile e per tanti aspetti fondamentale..." | |
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| Da: Corsista | 27/09/2011 14:16:21 |
| Non ci passa più .... L'organizzazione fa acqua da tutte le parti, ma perché non ci fanno finire prima invece di continuare questa buffonata.... Ci sono state settimane inutili, cerchiamo di farci mandare a casa x il tirocinio altrimenti tutti questi mesi non passano più .... Ci sono dei colleghi/e che sono proprio dei rompi e che propongono cose assurde pensando di capire tutto loro....ma sappiamo tutti come hanno fatto ad arrivare fino qui e farebbero più bella figura se stessero zitti/e... | |
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| Da: Postomanonmisposto | 27/09/2011 14:20:22 |
| Consiglio per dormire meglio Le ore di riposo e la qualità del sonno sono caratteristiche molto soggettive, che cambiano da persona a persona e possono subire un'evoluzione in relazione all'età o per l'influenza di fattori ambientali e sociali: vivere e dormire in un posto inospitale o sgradito, infatti, diminuisce la quantità e la qualità del sonno. Chi svolge lavori stressanti o di grande responsabilità, dorme generalmente di meno, anche a causa delle maggiori preoccupazioni. Dormire poche ore, di per sé, non è un problema: ciascuno dorme in base alle sue necessità. Ma se una persona riesce a dormire solo per un numero di ore minore rispetto a quello che sente come necessario, allora con il tempo accumulerà un "debito di sonno" sempre più ingente, in grado di influenzare la sua attività quotidiana, il suo umore e la qualità della sua vita. Il sonno è quindi, per l'organismo, un momento essenziale di riposo e di benessere: favorisce infatti tutti i processi di rigenerazione e crescita e permette di fissare nella memoria le esperienze fatte durante la veglia. Dormire bene è importantissimo e per migliorare la qualità del sonno ecco una serie di regole da seguire: andare a dormire ogni sera e alzarsi ogni mattina alla stessa ora, anche durante il fine settimana, e indipendentemente da quanto si è dormito di notte; se apriamo gli occhi prima che suoni la sveglia, alzarsi dal letto e iniziare la propria giornata; non dormire di più la mattina, se si è dormito poco di notte; non fare "pisolini" durante il giorno; andare a letto solo quando si è assonnati; se non si riesce a dormire, è preferibile non rimanere a letto: meglio alzarsi e dedicarsi ad attività rilassanti; cercare di rilassarsi il più possibile prima di andare a letto; se si ha fame all'ora di andare a dormire, mangiare qualcosa di leggero, per evitare problemi di digestione; dormire in un letto comodo, in una camera da letto protetta quanto più possibile dai rumori, ad una temperatura ambiente corretta; mangiare ad orari regolari, evitando pasti abbondanti in prossimità dell'ora di andare a letto; non bere bibite contenenti caffeina o alcolici prima di coricarsi e non fumare; fare con regolarità un'attività fisica durante il giorno, soprattutto di pomeriggio. | |
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| Da: Postomanonmisposto | 27/09/2011 14:27:37 |
| Il Ministero dell'Ambiente ha predisposto lo schema di decreto legislativo di recepimento della Direttiva Quadro sui rifiuti 2008/98/CE, che interviene sulla parte quarta del Codice dell'ambiente, relativa ai rifiuti e alla bonifica dei siti inquinati. Il provvedimento è stato approvato in prima lettura il 16 aprile u.s. dal Consiglio dei Ministri, da maggio è iniziato l'iter di valutazione in sede di Conferenza Unificata, conclusosi lo scorso 29 luglio. Il testo è stato approvato dal Consiglio dei Ministri in seconda lettura, dopo i pareri della Conferenza Unificata e delle Camere, il 18 novembre ed è ora alla firma del Presidente della Repubblica. Lo schema di decreto, in linea con la Direttiva quadro affianca agli obiettivi di sostenibilità dalle raccolte differenziate quelli per l'effettiva qualità del recupero e del riciclo che, insieme all'esplicito riferimento all'estensione del principio di responsabilità dei produttori di beni nell'ambito della gestione dei rifiuti, potranno portare indubbi vantaggi in termini ambientali per il sistema Paese. I punti maggiormente rilevanti del decreto possono essere sintetizzati nei seguenti: l'affermazione del principio di responsabilità estesa del produttore da declinare i successivi decreti attuativi; la definizione degli obiettivi di avvio a riutilizzo e recupero per alcuni materiali quali vetro, carta, plastica e metalli, fissata al 2020 una soglia minima di recupero del 50%; introduzione di norme specifiche per incentivare la raccolta differenziata dei rifiuti organici; la definizione di "auto compostaggio"; la definizione di materia seconda; la definizione di sottoprodotto; il riutilizzo di terre e rocce da scavo; la nuova definizione di Combustibile Solido Secondario CSS; l'inserimento di ulteriori norme su tracciabilità dei rifiuti - SISTRI e relative sanzioni per l'inosservanza delle previsioni relative al Sistri che non potevano essere contenute nel decreto ministeriale istitutivo del sistema; l'esclusione delle operazioni di spazzamento della neve dalla gestione dei rifiuti e quindi la non inclusione di quanto spazzato dalla definizione di rifiuto. RESPONSABILITA' ESTESA DEL PRODUTTORE Viene inserito l'articolo 178-bis che prevede al fine di rafforzare la prevenzione e facilitare l'utilizzo efficiente delle risorse durante l'intero ciclo di vita, comprese le fasi di riutilizzo, riciclaggio e recupero dei rifiuti, evitando di compromettere la libera circolazione delle merci sul mercato, possano essere adottati uno o più decreti del Ministro con le modalità e i criteri di introduzione della responsabilità estesa del produttore del prodotto, inteso come qualsiasi persona fisica o giuridica che professionalmente sviluppi, fabbrichi, trasformi, tratti, venda o importi prodotti, nell'organizzazione del sistema di gestione dei rifiuti, e nell'accettazione dei prodotti restituiti e dei rifiuti che restano dopo il loro utilizzo. Ai medesimi fini possono essere adottati con uno o più decreti del Ministro dell'Ambiente le modalità e i criteri: a) di gestione dei rifiuti e della relativa responsabilità finanziaria dei produttori del prodotto; b) di pubblicizzazione delle informazioni relative alla misura in cui il prodotto è riutilizzabile e riciclabile; c) della progettazione dei prodotti volta a ridurre i loro impatti ambientali; d) di progettazione dei prodotti volta a diminuire o eliminare i rifiuti durante la produzione e il successivo utilizzo dei prodotti; e) volti a favorire e incoraggiare lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti adatti all'uso multiplo, tecnicamente durevoli, e che, dopo essere diventati rifiuti, sono adatti ad un recupero adeguato e sicuro e a uno smaltimento compatibile con l'ambiente. I decreti possono prevedere anche che i costi della gestione dei rifiuti siano sostenuti parzialmente o interamente dal produttore del prodotto causa dei rifiuti. Nel caso il produttore del prodotto partecipi parzialmente, il distributore del prodotto concorre per la differenza fino all'intera copertura di tali costi. CRITERI DI PRIORITA' NELLA GESTIONE DEI RIFIUTI Viene modificato l'art. 179, stabilendo che la gestione dei rifiuti avvenga nel rispetto della seguente gerarchia; a) prevenzione; b) preparazione per il riutilizzo; c) riciclaggio; d) recupero di altro tipo, per esempio il recupero di energia; e) smaltimento. L'articolo stabilisce anche che con riferimento a singoli flussi di rifiuti sia consentito discostarsi, in via eccezionale, dall'ordine di priorità qualora ciò sia giustificato, in base ad una specifica analisi degli impatti complessivi della produzione e della gestione di tali rifiuti sia sotto il profilo ambientale e sanitario, in termini di ciclo di vita, che sotto il profilo sociale ed economico, ivi compresi la fattibilità tecnica e la protezione delle risorse. Le Pubbliche Amministrazioni promuovono l'analisi del ciclo di vita dei prodotti sulla base di metodologie uniformi per tutte le tipologie di prodotti stabilite mediante linee guida dall'ISPRA, eco-bilanci, la divulgazione di informazioni anche ai sensi del d.lgs. 195/2005, l'uso di strumenti economici, di criteri in materia di procedure di evidenza pubblica, e di altre misure necessarie. RIUTILIZZO DI PRODOTTI E PREPARAZIONE PER IL RIUTILIZZO DI RIFIUTI E' introdotto l'articolo 180-bis che stabilisce che le pubbliche amministrazioni promuovano iniziative dirette a favorire il riutilizzo dei prodotti e la preparazione per il riutilizzo dei rifiuti. Tali iniziative possono consistere anche in: a) uso di strumenti economici; b) misure logistiche, come la costituzione ed il sostegno di centri e reti accreditati di riparazione/riutilizzo; c) adozione, nell'ambito delle procedure di affidamento dei contratti pubblici; d) definizione di obiettivi quantitativi; e) misure educative; f) promozione di accordi di programma. 2. Con uno o più decreti del Ministero dell'Ambiente sono adottate le ulteriori misure necessarie per promuovere il riutilizzo dei prodotti e la preparazione dei rifiuti per il riutilizzo, anche attraverso l'introduzione della responsabilità estesa del produttore del prodotto. Con uno o più decreti del Ministero dell'Ambiente, da emanarsi entro sei mesi, sono definite le modalità operative per la costituzione e il sostegno di centri e reti accreditati, compresa la definizione di procedure autorizzative semplificate. e di un catalogo esemplificativo di prodotti e rifiuti di prodotti che possono essere sottoposti, rispettivamente, a riutilizzo o a preparazione per il riutilizzo. RICICLAGGIO E RECUPERO DEI RIFIUTI L'art. 180 viene modificato stabilendo che le regioni stabiliscano i criteri con i quali i comuni provvedono a realizzare la raccolta differenziata in conformità a quanto previsto dall'articolo 205. Le autorità competenti realizzano entro il 2015 la raccolta differenziata almeno per la carta, metalli, plastica e vetro, e ove possibile, per il legno, nonché adottano le misure necessarie per conseguire i seguenti obiettivi: a) entro il 2020, la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio di rifiuti quali, come minimo, carta, metalli, plastica e vetro provenienti dai nuclei domestici, e possibilmente di altra origine, nella misura in cui tali flussi di rifiuti sono simili a quelli domestici, sarà aumentata complessivamente almeno al 50% in termini di peso; b) entro il 2020 la preparazione per il riutilizzo, il riciclaggio e altri tipi di recupero di rifiuti da costruzione e demolizione non pericolosi, sarà aumentata almeno al 70 % in termini di peso. Con uno o più decreti del Ministero dell'Ambiente sono adottate misure per promuovere il recupero dei rifiuti nonché misure intese a promuovere il riciclaggio di alta qualità, privilegiando la raccolta differenziata, eventualmente anche monomateriale, dei rifiuti. Al fine di favorire l'educazione ambientale e contribuire alla raccolta differenziata dei rifiuti, i sistemi di raccolta differenziata di carta e plastica negli istituti scolastici sono esentati dall'obbligo di autorizzazione. RIFIUTI ORGANICI E' introdotto l'art. 182-ter che stabilisce che la raccolta separata dei rifiuti organici deve essere effettuata con contenitori a svuotamento riutilizzabili o con sacchetti compostabili certificati a norma UNI EN 13432-2002". Le Regioni e le Province autonome, i Comuni e gli ATO, ciascuno per le proprie competenze e nell'ambito delle risorse disponibili allo scopo a legislazione vigente, adottano entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della parte quarta del decreto misure volte a incoraggiare: a) la raccolta separata dei rifiuti organici; b) il trattamento dei rifiuti organici in modo da realizzare un livello elevato di protezione ambientale; c) l'utilizzo di materiali sicuri per l'ambiente ottenuti dai rifiuti organici, ciò al fine di proteggere la salute umana e l'ambiente. DEFINIZIONI Viene modificato l'art. 183 e fra le modifiche vengono introdotte le seguenti: "rifiuto organico" rifiuti biodegradabili di giardini e parchi, rifiuti alimentari e di cucina prodotti da nuclei domestici, ristoranti, servizi di ristorazione e punti vendita al dettaglio e rifiuti simili prodotti dall'industria alimentare raccolti in modo differenziato; "autocompostaggio": compostaggio degli scarti organici dei propri rifiuti urbani, effettuato da utenze domestiche, ai fini dell'utilizzo in sito del materiale prodotto; "combustibile solido secondario (CSS)": il combustibile solido prodotto da rifiuti che rispetta le caratteristiche di classificazione e di specificazione individuate delle norme tecniche UNI CEN/TS 15359 e successive modifiche ed integrazioni; il combustibile solido secondario, è classificato come rifiuto speciale "spazzamento delle strade": modalità di raccolta dei rifiuti mediante operazione di pulizia delle strade, aree pubbliche e aree private ad uso pubblico escluse le operazioni di sgombero della neve dalla sede stradale e sue pertinenze, effettuate al solo scopo di garantire la loro fruibilità e la sicurezza del transito ." "circuito organizzato di raccolta": sistema di raccolta di specifiche tipologie di rifiuti organizzato dai Consorzi, o organizzato sulla base di un accordo di programma stipulato tra la pubblica amministrazione ed associazioni imprenditoriali rappresentative sul piano nazionale, o loro articolazioni territoriali, oppure sulla base di una convenzione-quadro stipulata tra le medesime associazioni ed i responsabili della piattaforma di conferimento, o dell'impresa di trasporto dei rifiuti, dalla quale risulti la destinazione definitiva dei rifiuti. All'accordo di programma o alla convenzione-quadro deve seguire la stipula di un contratto di servizio tra il singolo produttore ed il gestore della piattaforma di conferimento, o dell'impresa di trasporto dei rifiuti, in attuazione del predetto accordo o della predetta convenzione." SISTRI E' inserito l'art. 188-ter volto a chiarire l'applicazione del Sistema di Tracciabilità dei Rifiuti. Sono tenuti ad aderire al sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti (SISTRI): gli enti e le imprese produttori di rifiuti speciali pericolosi - ivi compresi quelli di cui all'articolo 212, comma 8; le imprese e gli enti produttori di rifiuti speciali non pericolosi con più di dieci dipendenti, nonché le imprese e gli enti che effettuano operazioni di smaltimento o recupero di rifiuti e che producano per effetto di tale attività rifiuti non pericolosi, indipendentemente dal numero di dipendenti; le imprese e gli enti che effettuano operazioni di recupero o smaltimento di rifiuti; Possono aderire al sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti (SISTRI) su base volontaria i comuni, i centri di raccolta e le imprese di raccolta e trasporto dei rifiuti urbani nel territorio di regioni diverse dalla Regione Campania. Il numero dei dipendenti è calcolato con riferimento al numero delle persone occupate nell'unità locale dell'ente o dell'impresa con una posizione di lavoro indipendente o dipendente (a tempo pieno, a tempo parziale, con contratto di apprendistato o contratto di inserimento), anche se temporaneamente assenti (per servizio, ferie, malattia, sospensione dal lavoro, cassa integrazione guadagni, eccetera). I lavoratori stagionali sono considerati come frazioni di unità lavorative annue con riferimento alle giornate effettivamente retribuite. Sono tenuti ad aderire al sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti (SISTRI) di cui all´articolo 188-bis, comma 2, lett. a), i comuni e le imprese di trasporto dei rifiuti urbani del territorio della Regione Campania. PIANI REGIONALI Viene modificato l'art. 199 stabilendo che debbano essere approvati o modificati entro tre anni i piani regionali, che devono sottostare alla procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS). OBIETTIVI DI RACCOLTA DIFFERENZIATA E' modificato l'articolo 205 stabilendo che nel caso in cui, dal punto di vista tecnico, ambientale ed economico, non sia realizzabile raggiungere gli obiettivi il comune può richiedere al Ministro dell'ambiente una deroga al rispetto degli obblighi. Verificata la sussistenza dei requisiti, il Ministro dell'ambiente può autorizzare la predetta deroga di un accordo di programma tra Ministero, Regione ed enti locali interessati, che stabilisca: a) le modalità attraverso le quali il comune richiedente intende conseguire gli obiettivi che possono consistere in compensazioni con gli obiettivi raggiunti in altri comuni; b) la destinazione a recupero di energia della quota di rifiuti indifferenziati che residua dalla raccolta differenziata e dei rifiuti derivanti da impianti di trattamento dei rifiuti indifferenziati, qualora non destinati al recupero di materia; c) la percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti urbani, da destinare al riciclo, che il comune richiedente si obbliga ad effettuare. I piani regionali si conformano a quanto previsto dagli accordi di programma. ATTIVITA' DI SGOMBERO DELLA NEVE E' inserito L'Articolo 214-bis che stabilisce che le attività di sgombero della neve effettuate dalle pubbliche amministrazioni o da loro delegati, dai concessionari di reti infrastrutturali o infrastrutture non costituisce detenzione di rifiuti ai fini della lettera a) comma 1 dell'articolo 183. SANZIONI SISTRI Con l'art. 260-bis sono introdotte le nuove sanzioni relative al SISTRI, che in base alle disposizioni transitorie - art. -9 si applicano a partire dal giorno successivo alla scadenza del termine di cui all'articolo 12, comma 2 del decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare 17 dicembre 2009 e successive modificazioni, cioè a partire dal 1 gennaio 2011. 1. I soggetti obbligati che omettono l'iscrizione al sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti (SISTRI) di cui all'articolo 188-bis, comma 2, lett. a), nei termini previsti, sono puniti con una sanzione amministrativa pecuniaria da duemilaseicento euro a quindicimilacinquecento euro. In caso di rifiuti pericolosi, si applica una sanzione amministrativa pecuniaria da quindicimilacinquecento euro a novantatremila euro. 2. I soggetti obbligati che omettono, nei termini previsti, il pagamento del contributo per l'iscrizione al sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti (SISTRI) di cui all'articolo 188-bis, comma 2, lett. a), sono puniti con una sanzione amministrativa pecuniaria da duemilaseicento euro a quindicimilacinquecento euro. In caso di rifiuti pericolosi, si applica una sanzione amministrativa pecuniaria da quindicimilacinquecento euro a novantatremila euro. 3. Chiunque omette di compilare il registro cronologico o la scheda SISTRI - AREA MOVIMENTAZIONE, secondo i tempi, le procedure e le modalità stabilite dal sistema informatico di controllo di cui al comma 1, ovvero fornisce al suddetto sistema informazioni incomplete, o inesatte, altera fraudolentemente uno qualunque dei dispositivi tecnologici accessori al predetto sistema informatico di controllo, o comunque ne impedisce in qualsiasi modo il corretto funzionamento, é punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da duemilaseicento euro a quindicimilacinquecento euro. Nel caso di imprese che occupino un numero di unità lavorative inferiore a quindici dipendenti,si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da millequaranta euro a seimiladuecento. Il numero di unità lavorative è calcolato con riferimento al numero di dipendenti occupati mediamente a tempo pieno durante un anno, mentre i lavoratori a tempo parziale e quelli stagionali rappresentano frazioni di unità lavorative annue; ai predetti fini l'anno da prendere in considerazione è quello dell'ultimo esercizio contabile approvato, precedente il momento di accertamento dell'infrazione. Se le indicazioni riportate pur incomplete o inesatte non pregiudicano la tracciabilità dei rifiuti, si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da euro duecentosessanta ad euro millecinquecentocinquanta. 4. Qualora le condotte di cui al comma che precede siano riferibili a rifiuti pericolosi si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da euro quindicimilacinquecento ad euro novantatremila, nonché la sanzione amministrativa accessoria della sospensione da un mese a un anno dalla carica rivestita dal soggetto cui l'infrazione è imputabile ivi compresa la sospensione dalla carica di amministratore. Nel caso di imprese che occupino un numero di unità lavorative inferiore a quindici dipendenti, le misure minime e massime di cui al periodo precedente sono ridotte rispettivamente da duemilasettanta euro a dodicimilaquattrocento euro per i rifiuti pericolosi. Le modalità di calcolo dei numeri di dipendenti avviene nelle modalità di cui al precedente comma 3. Se le indicazioni riportate pur incomplete o inesatte non pregiudicano la tracciabilità dei rifiuti, si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da euro cinquecentoventi ad euro tremilacento. 5. Al di fuori di quanto previsto nei commi che precedono, i soggetti che si rendono inadempienti agli ulteriori obblighi su di loro incombenti ai sensi del predetto sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti (SISTRI) sono puniti, per ciascuna delle suddette violazioni, con la sanzione amministrativa pecuniaria da euro duemilaseicento ad euro quindicimilacinquecento. In caso di rifiuti pericolosi si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da euro quindicimilacinquecento ad euro novantatremila. 6. Si applica la pena di cui all'articolo 483 c.p. a colui che, nella predisposizione di un certificato di analisi di rifiuti, utilizzato nell'ambito del sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti fornisce false indicazioni sulla natura, sulla composizione e sulle caratteristiche chimico-fisiche dei rifiuti e a chi inserisce un certificato falso nei dati da fornire ai fini della tracciabilità dei rifiuti. | |
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| Da: dd | 27/09/2011 16:32:46 |
| Ma non so se vi rendete conto, ma qui stiamo sull'orlo dell'abisso, Atene chiama Roma e voi ancora filosofeggiate sui concorsi pubblici (e io sarei il ridicolo ahahahaha)! Quando si dischiuderanno le porte degli inferi vedremo chi si farà una bella risata, vedremo (e poi pregherete di venire a zappare nella mia terra ahahahahha!) | |
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| Da: ehh | 27/09/2011 16:35:13 |
| Un funzionario usr Marche da 2 GIORNI? Scusa... mi spieghi meglio? Le progressioni da B a C nonché l'assunzione dei C vincitori non sono ancora avvenute. | |
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| Da: bah | 27/09/2011 16:38:11 |
| Nel 2005, ancora sconosciuto al pubblico italiano, si è esibito in Sala Petrassi per presentare il disco "I Am a Bird Now". Nel 2006 ha presentato in Sala Sinopoli in prima nazionale il progetto "Turning" ideato con il regista Charles Atlas. Nel 2009 ha registrato il sold out nella Sala Santa Cecilia dove ha presentato "The Crying Light" e sempre a grande richiesta si è esibito nella Cavea per la stagione estiva accompagnato dall'Orchestra Roma Sinfonietta. Ora Antony, anzi "Antony and the Johnsons", torna all'Auditorium Parco della Musica per presentare quello che può essere definito come l'apice del suo lavoro artistico proponendo brani dagli album più recenti "The Crying light" e "Swanlight", con il contributo del light designer Chris Levine e con gli arrang iamenti di Antony and The Johnsons e Nico Muhly. Antony descrive il concetto racchiuso in "Swanlight" come "il riflesso di luce sulla superficie dell'acqua di notte nel momento in cui uno spirito esce da un corpo e si trasforma in un fantasma violaceo". Antony è una delle espressioni più originali e sofisticate della New York degli ultimi anni. Il suo primo album del 1998, intitolato semplicemente "Antony and the Johnsons", fece dire a Lou Reed che mai un cantante lo aveva commosso così tanto. Nel 2003 Reed gli chiede di reinterpretare "Perfect Day" per il suo album "The Raven" e lo invita ad esibirsi come membro della sua band nel tour in America e Europa. Laurie Anderson aggiunge "Antony è la cosa più raffinata che possiate ascoltare nella vostra vita". Antony ha collaborato anche con Boy George, Rufus Wainwright, Bjork, i Matmos, Franco Battiato e ha pubblicato 4 album, "Antony and the Johnsons" (1998), "I Am a Bird Now" (2005) vincitore del Mercury Prize 2005, "The Crying Light" (2009) e l'ultimo "Swanlights" (2010). | |
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| Da: però | 27/09/2011 16:40:44 |
| he undersigned Plenipotentiaries of the Governments represented at the Diplomatic Conference held at Geneva from April 21 to August 12, 1949, for the purpose of revising the Geneva Convention for the Relief of the Wounded and Sick in Armies in the Field of July 27, 1929, have agreed as follows: Chapter I. General Provisions Art 1. The High Contracting Parties undertake to respect and to ensure respect for the present Convention in all circumstances. Art. 2. In addition to the provisions which shall be implemented in peacetime, the present Convention shall apply to all cases of declared war or of any other armed conflict which may arise between two or more of the High Contracting Parties, even if the state of war is not recognized by one of them. The Convention shall also apply to all cases of partial or total occupation of the territory of a High Contracting Party, even if the said occupation meets with no armed resistance. Although one of the Powers in conflict may not be a party to the present Convention, the Powers who are parties thereto shall remain bound by it in their mutual relations. They shall furthermore be bound by the Convention in relation to the said Power, if the latter accepts and applies the provisions thereof. Art. 3. In the case of armed conflict not of an international character occurring in the territory of one of the High Contracting Parties, each Party to the conflict shall be bound to apply, as a minimum, the following provisions: (1) Persons taking no active part in the hostilities, including members of armed forces who have laid down their arms and those placed hors de combat by sickness, wounds, detention, or any other cause, shall in all circumstances be treated humanely, without any adverse distinction founded on race, colour, religion or faith, sex, birth or wealth, or any other similar criteria. To this end, the following acts are and shall remain prohibited at any time and in any place whatsoever with respect to the above-mentioned persons: (a) violence to life and person, in particular murder of all kinds, mutilation, cruel treatment and torture; (b) taking of hostages; (c) outrages upon personal dignity, in particular humiliating and degrading treatment; (d) the passing of sentences and the carrying out of executions without previous judgement pronounced by a regularly constituted court, affording all the judicial guarantees which are recognized as indispensable by civilized peoples. (2) The wounded and sick shall be collected and cared for. An impartial humanitarian body, such as the International Committee of the Red Cross, may offer its services to the Parties to the conflict. The Parties to the conflict should further endeavour to bring into force, by means of special agreements, all or part of the other provisions of the present Convention. The application of the preceding provisions shall not affect the legal status of the Parties to the conflict. Art. 4. Neutral Powers shall apply by analogy the provisions of the present Convention to the wounded and sick, and to members of the medical personnel and to chaplains of the armed forces of the Parties to the conflict, received or interned in their territory, as well as to dead persons found. Art. 5. For the protected persons who have fallen into the hands of the enemy, the present Convention shall apply until their final repatriation. Art. 6. In addition to the agreements expressly provided for in Articles 10, 15, 23, 28, 31, 36, 37 and 52, the High Contracting Parties may conclude other special agreements for all matters concerning which they may deem it suitable to make separate provision. No special agreement shall adversely affect the situation of the wounded and sick, of members of the medical personnel or of chaplains, as defined by the present Convention, nor restrict the rights which it confers upon them. Wounded and sick, as well as medical personnel and chaplains, shall continue to have the benefit of such agreements as long as the Convention is applicable to them, except where express provisions to the contrary are contained in the aforesaid or in subsequent agreements, or where more favourable measures have been taken j with regard to them by one or other of the Parties to the conflict. Art. 7. Wounded and sick, as well as members of the medical personnel and chaplains, may in no circumstances renounce in part or in entirety the rights secured to them by the present Convention, and by the special agreements referred to in the foregoing Article, if such there be. Art. 8. The present Convention shall be applied with the cooperation and under the scrutiny of the Protecting Powers whose duty it is to safeguard the interests of the Parties to the conflict. For this purpose, the Protecting Powers may appoint, apart from their diplomatic or consular staff, delegates from amongst their own nationals or the nationals of other neutral Powers. The said delegates shall be subject to the approval of the Power with which they are to carry out their duties. The Parties to the conflict shall facilitate to the greatest extent possible, the task of the representatives or delegates of the Protecting Powers. The representatives or delegates of the Protecting Powers shall not in any case exceed their mission under the present Convention. They shall, in particular, take account of the imperative necessities of security of the State wherein they carry out their duties. Their activities shall only be restricted as an exceptional and temporary measure when this is rendered necessary by imperative military necessities. Art. 9. The provisions of the present Convention constitute no obstacle to the humanitarian activities which the International Committee of the Red Cross or any other impartial humanitarian organization may, subject to the consent of the Parties to the conflict concerned, undertake for the protection of wounded and sick, medical personnel and chaplains, and for their relief. Art. 10. The High Contracting Parties may at any time agree to entrust to an organization which offers all guarantees of impartiality and efficacy the duties incumbent on the Protecting Powers by virtue of the present Convention. When wounded and sick, or medical personnel and chaplains do not benefit or cease to benefit, no matter for what reason, by the activities of a Protecting Power or of an organization provided for in the first paragraph above, the Detaining Power shall request a neutral State, or such an organization, to undertake the functions performed under the present Convention by a Protecting Power designated by the Parties to a conflict. If protection cannot be arranged accordingly, the Detaining Power shall request or shall accept, subject to the provisions of this Article, the offer of the services of a humanitarian organization, such as the International Committee of the Red Cross, to assume the humanitarian functions performed by Protecting Powers under the present Convention. Any neutral Power, or any organization invited by the Power concerned or offering itself for these purposes, shall be required to act with a sense of responsibility towards the Party to the conflict on which persons protected by the present Convention depend, and shall be required to furnish sufficient assurances that it is in a position to undertake the appropriate functions and to discharge them impartially. No derogation from the preceding provisions shall be made by special agreements between Powers one of which is restricted, even temporarily, in its freedom to negotiate with the other Power or its allies by reason of military events, more particularly where the whole, or a substantial part, of the territory of the said Power is occupied. Whenever, in the present Convention, mention is made of a Protecting Power, such mention also applies to substitute organizations in the sense of the present Article. Art. 11. In cases where they deem it advisable in the interest of protected persons, particularly in cases of disagreement between the Parties to the conflict as to the application or interpretation of the provisions of the present Convention, the Protecting Powers shall lend their good offices with a view to settling the disagreement. For this purpose, each of the Protecting Powers may, either at the invitation of one Party or on its own initiative, propose to the Parties to the conflict a meeting of their representatives, in particular of the authorities responsible for the wounded and sick, members of medical personnel and chaplains, possibly on neutral territory suitably chosen. The Parties to the conflict shall be bound to give effect to the proposals made to them for this purpose. The Protecting Powers may, if necessary, propose for approval by the Parties to the conflict, a person belonging to a neutral Power or delegated by the International Committee of the Red Cross, who shall be invited to take part in such a meeting Chapter II. Wounded and Sick Art. 12. Members of the armed forces and other persons mentioned in the following Article, who are wounded or sick, shall be respected and protected in all circumstances. They shall be treated humanely and cared for by the Party to the conflict in whose power they may be, without any adverse distinction founded on sex, race, nationality, religion, political opinions, or any other similar criteria. Any attempts upon their lives, or violence to their persons, shall be strictly prohibited; in particular, they shall not be murdered or exterminated, subjected to torture or to biological experiments; they shall not wilfully be left without medical assistance and care, nor shall conditions exposing them to contagion or infection be created. Only urgent medical reasons will authorize priority in the order of treatment to be administered. Women shall be treated with all consideration due to their sex. The Party to the conflict which is compelled to abandon wounded or sick to the enemy shall, as far as military considerations permit, leave with them a part of its medical personnel and material to assist in their care. Art. 13. The present Convention shall apply to the wounded and sick belonging to the following categories: (1) Members of the armed forces of a Party to the conflict, as well as members of militias or volunteer corps forming part of such armed forces. (2) Members of other militias and members of other volunteer corps, including those of organized resistance movements, belonging to a Party to the conflict and operating in or outside their own territory, even if this territory is occupied, provided that such militias or volunteer corps, including such organized resistance movements, fulfil the following conditions: (a) that of being commanded by a person responsible for his subordinates; (b) that of having a fixed distinctive sign recognizable at a distance; (c) that of carrying arms openly; (d) that of conducting their operations in accordance with the laws and customs of war. (3) Members of regular armed forces who profess allegiance to a Government or an authority not recognized by the Detaining Power. (4) Persons who accompany the armed forces without actually being members thereof, such as civil members of military aircraft crews, war correspondents, supply contractors, members of labour units or of services responsible for the welfare of the armed forces, provided that they have received authorization from the armed forces which they accompany. (5) Members of crews, including masters, pilots and apprentices, of the merchant marine and the crews of civil aircraft of the Parties to the conflict, who do not benefit by more favourable treatment under any other provisions in international law. (6) Inhabitants of a non-occupied territory, who on the approach of the enemy, spontaneously take up arms to resist the invading forces, without having had time to form themselves into regular armed units, provided they carry arms openly and respect the laws and customs of war. Art. 14. Subject to the provisions of Article 12, the wounded and sick of a belligerent who fall into enemy hands shall be prisoners of war, and the provisions of international law concerning prisoners of war shall apply to them. Art. 15. At all times, and particularly after an engagement, Parties to the conflict shall, without delay, take all possible measures to search for and collect the wounded and sick, to protect them against pillage and ill-treatment, to ensure their adequate care, and to search for the dead and prevent their being despoiled. Whenever circumstances permit, an armistice or a suspension of fire shall be arranged, or local arrangements made, to permit the removal, exchange and transport of the wounded left on the battlefield. Likewise, local arrangements may be concluded between Parties to the conflict for the removal or exchange of wounded and sick from a besieged or encircled area, and for the passage of medical and religious personnel and equipment on their way to that area. Art. 16. Parties to the conflict shall record as soon as possible, in respect of each wounded, sick or dead person of the adverse Party falling into their hands, any particulars which may assist in his identification. These records should if possible include: (a) designation of the Power on which he depends; (b) army, regimental, personal or serial number; (c) surname; (d) first name or names; (e) date of birth; (f) any other particulars shown on his identity card or disc; (g) date and place of capture or death; (h) particulars concerning wounds or illness, or cause of death. As soon as possible the above mentioned information shall be forwarded to the Information Bureau described in Article 122 of the Geneva Convention relative to the Treatment of Prisoners of War of 12 August 1949, which shall transmit this information to the Power on which these persons depend through the intermediary of the Protecting Power and of the Central Prisoners of War Agency. Parties to the conflict shall prepare and forward to each other through the same bureau, certificates of death or duly authenticated lists of the dead. They shall likewise collect and forward through the same bureau one half of a double identity disc, last wills or other documents of importance to the next of kin, money and in general all articles of an intrinsic or sentimental value, which are found on the dead. These articles, together with unidentified articles, shall be sent in sealed packets, accompanied by statements giving all particulars necessary for the identification of the deceased owners, as well as by a complete list of the contents of the parcel. Art. 17. Parties to the conflict shall ensure that burial or cremation of the dead, carried out individually as far as circumstances permit, is preceded by a careful examination, if possible by a medical examination, of the bodies, with a view to confirming death, establishing identity and enabling a report to be made. One half of the double identity disc, or the identity disc itself if it is a single disc, should remain on the body. Bodies shall not be cremated except for imperative reasons of hygiene or for motives based on the religion of the deceased. In case of cremation, the circumstances and reasons for cremation shall be stated in detail in the death certificate or on the authenticated list of the dead. They shall further ensure that the dead are honourably interred, if possible according to the rites of the religion to which they belonged, that their graves are respected, grouped if possible according to the nationality of the deceased, properly maintained and marked so that they may always be found. For this purpose, they shall organize at the commencement of hostilities an Official Graves Registration Service, to allow subsequent exhumations and to ensure the identification of bodies, whatever the site of the graves, and the possible transportation to the home country. These provisions shall likewise apply to the ashes, which shall be kept by the Graves Registration Service until proper disposal thereof in accordance with the wishes of the home country. As soon as circumstances permit, and at latest at the end of hostilities, these Services shall exchange, through the Information Bureau mentioned in the second paragraph of Article 16, lists showing the exact location and markings of the graves, together with particulars of the dead interred therein. Art. 18. The military authorities may appeal to the charity of the inhabitants voluntarily to collect and care for, under their direction, the wounded and sick, granting persons who have responded to this appeal the necessary protection and facilities. Should the adverse Party take or retake control of the area, he shall likewise grant these persons the same protection and the same facilities. | |
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| Da: parius | 27/09/2011 16:41:34 |
| Doppio vincolo % economie da turnover e % unità cessate anno 2011 20% unità cessate 2010 anno 2012 20% unità cessate 2011 anno 2013 20% unità cessate 2012 anno 2014 50% unità cessate 2013 anno 2015 100% unità cessate 2014 Autorizzazione mediante DPCM secondo la procedura di cui all'art. 35 comma 4, d.lgs 165/2001 | |
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| Da: uy | 27/09/2011 16:48:18 |
| CONCORSO PER 220 ASSISTENTI AMMINISTRATIVI NELL'AGENZIA DELLE ENTRATE, PER SEDI CIRCOSCRIZIONALI, APPENA PUBBLICATO SULLA GAZZETTA UFFICIALE - CONCORSI ED ESAMI DI OGGI, 27 MAGGIO 2011, PARTICOLARMENTE INDICATO PER I RESIDENTI NELLA REGIONE SARDEGNA. ECCO IL LINK ALL'AGENZIA DELLE ENTRATE, CON IL BANDO E LO SCHEMA DI DOMANDA: http://www.agenziaentrate.gov.it/wps/portal/entrate/agenzia ANDATE SULLA COLONNA A SINISTRA, VEDERE ALLA VOCE "CONCORSI". CALMA E SANGUE FREDDO, MI RACCOMANDO, FINO AL GIORNO DELL'ASSUNZIONE !!!!!!!!!!!! BUONA FORTUNA A TUTTI VOI E FELICE SERATA, L'AVVENTURA COMINCIA ORA, VINCANO I MIGLIORI !!!!!!!!!!! | |
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| Da: Corsista | 27/09/2011 22:13:43 |
| Ecco bravo vai a fare un altro concorso così ti Levi dalle scatole... | |
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| Da: SAgostino | 28/09/2011 07:38:39 |
| Satis elucet maiorem habere vim ad discendum liberam curiositatem quam meticulosam necessitatem | |
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| Da: TANA LIBERA TUTTI | 28/09/2011 07:46:53 |
| PQSF INTRODUZIONE 4 1° PARTE: ANALISI DEL SETTORE FORESTALE 5 1. LA POLITICA FORESTALE 6 1.1 IL QUADRO DI RIFERIMENTO INTERNAZIONALE 6 1.2 UNIONE EUROPEA 9 1.2.1 Ulteriore normativa di interesse forestale prodotta dall'Unione europea 12 1.3 ITALIA 15 1.4 REGIONI 17 1.5 ISTITUZIONI E COMPETENZE 20 1.5.1 Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (Mipaaf) 20 1.5.2 Corpo forestale dello Stato (CFS) 21 1.5.3 Ministero dell'ambiente tutela del territorio e del mare (Mattm) 22 1.5.4 Regioni e Province Autonome 24 2. LE STATISTICHE FORESTALI 28 3. IL PATRIMONIO FORESTALE NAZIONALE 32 3.1 ESTENSIONE E COMPOSIZIONE DEI BOSCHI ITALIANI 33 3.2 ORIGINE DEI SOPRASSUOLI FORESTALI 34 3.3 STRUTTURA DELLE FORESTE NAZIONALI 34 3.4 DISPONIBILITÀ AL PRELIEVO LEGNOSO 36 3.5 PROPRIETÀ FORESTALI 36 3.6 PIANIFICAZIONE 37 3.7 LE CONDIZIONI SANITARIE DELLE FORESTE 38 3.8 INCENDI 40 3.9 SPECIE ALIENE INVASIVE (IAS) 42 3.10 LE FORESTE NELLE AREE PROTETTE E NELLA RETE NATURA2000 43 4. MULTIFUNZIONALITA' DEL SETTORE FORESTALE NAZIONALE 47 4.1 LA FUNZIONE PRODUTTIVA DELLE FORESTE 47 4.1.1 La gestione selvicolturale 48 4.1.2 Utilizzazioni forestali 49 4.1.3 Il lavoro nei cantieri forestali 51 4.1.4 Le filiere foresta-legno nell'economia nazionale 53 4.1.5 La certificazione e gli acquisti verdi (GPP) 55 4.1.6 La filiera foresta-legno-energia 57 4.1.7 Altri prodotti forestali 60 4.2 LA FUNZIONE PROTETTIVA E AMBIENTALE DELLE FORESTE 62 4.2.1 Difesa e miglioramento della capacità idrica del suolo e assetto idrogeologico 62 4.2.2 Biodiversità e salvaguardia in situ ed ex situ 63 4.2.3 Paesaggio 66 4.2.4 Clima e assorbimento del carbonio 67 4.3 FUNZIONE SOCIO CULTURALE E RICREATIVA DELLE FORESTE 71 5. TEMATICHE TRASVERSALI 72 5.1 Complementarietà e coordinamento con altre politiche 72 5.2 La pianificazione forestale 74 5.3 Complementarietà e coordinamento tra strumenti di pianificazione e programmazione territoriale 75 5.4 Aree montane 76 5.5 Ricerca formazione e comunicazione 77 5.6 Associazionismo, Cooperative e Consorzi forestali 79 5.7 Beni Civici e Proprietà collettive 81 5.8 Albi di utilizzazione forestale 83 5.9 Carte forestali e Inventari forestali regionali 84 PQSF 3 5.10 Boschi periurbani e di pianura 85 5.11 Boschi vetusti 86 5.12 Materiale di propagazione 87 5.13 Sugherete 87 2° PARTE: PRINCIPALI PRIORITÀ DEL SETTORE 89 6. OPPORTUNITA' E CRITICITA' PER IL SETTORE FORESTALE NAZIONALE 90 6.1 ANALISI SWOT 92 6.2 LE PRIORITAâ NAZIONALI DI INTERVENTO 93 3° PARTE: STRATEGIA DI INTERVENTO NAZIONALE 99 7. LA STRATEGIA FORESTALE NAZIONALE 100 7.1 OBIETTIVI E STRATEGIE 100 7.1.1 Obiettivi Prioritari Nazionali 101 7.1.2 Azioni Chiave 104 7.2 LE AZIONI 107 7.2.1 Attuazione del Programma 107 7.2.2 Azioni di intervento previste nell'attuazione del Programma 109 A. SVILUPPARE UNA ECONOMIA FORESTALE EFFICIENTE E INNOVATIVA 109 B. TUTELARE IL TERRITORIO E L'AMBIENTE; 112 C. GARANTIRE LE PRESTAZIONI DI INTERESSE PUBBLICO E SOCIALE 115 D. FAVORIRE IL COORDINAMENTO E LA COMUNICAZIONE. 116 7.2.3 Tavolo di coordinamento forestale 118 8.1 MONITORAGGIO ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA 119 8.1.1 Tempi e strumenti 119 8.2 VALUTAZIONE DELL'ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA 120 8.2.1 Rapporti di valutazione 120 ALLEGATI 121 ALLEGATO 1 122 ALLEGATO 2 125 ALLEGATO 3 128 ALLEGATO 4 130 PQSF 4 INTRODUZIONE Il comma 1082, art.1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (Legge finanziaria 2007) prevede che il Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali (Mipaaf) ed il Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare (Mattm), al fine di armonizzare l'attuazione delle disposizioni sovranazionali in materia forestale (CBD, MCPFE, UNFCCC-Protocollo di Kyoto, ecc.), in aderenza al Piano d'azione per le foreste dell'Unione Europea, propongano, sulla base degli strumenti di pianificazione regionali esistenti e delle Linee guida1 definite ai sensi dell'art. 3 del D.lgs n. 227/2001, un Programma quadro per il settore forestale (PQSF), finalizzato, nella molteplicità e complessità delle tematiche riconducibili al settore, a favorire la gestione forestale sostenibile e a valorizzare la multifunzionalità degli ecosistemi forestali. Da tale contesto nasce il presente documento teso a definire, rappresentare e condividere i principi di indirizzo internazionale e nazionale in materia forestale, in modo complementare e coordinato alle politiche forestali già definite e attuate dalle amministrazioni regionali. Esso intende, in forma coordinata attuare gli impegni internazionali sottoscritti dal Governo italiano in materia di foreste e, al tempo stesso, costituire un quadro di riferimento strategico, di indirizzo e di coordinamento per il settore forestale nazionale favorendo ogni possibile sinergia tra e con le Amministrazioni competenti, al fine di migliorare l'efficacia e l'efficienza della spesa per il settore nel medio e lungo termine ed essere uno strumento condiviso internamente che rappresenti all'estero la realtà forestale italiana. Il Programma sottolinea il ruolo delle foreste quale fattore di sviluppo ed elemento di tutela del territorio, individuando nella gestione attiva e sostenibile del patrimonio forestale lo strumento principale per valorizzare le potenzialità del bosco come "risorsa" economica, socio-culturale e ambientale di tutela del territorio e di sviluppo locale. Tale Programma, proposto dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare alla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento e di Bolzano, è stato redatto nel rispetto delle competenze istituzionali e sulla base degli strumenti di pianificazione regionale esistenti e delle Linee guida definite con il D.lgs n. 227/2001 e in aderenza alla Strategia forestale e al Piano d'Azione per le foreste dell'Ue. Il presente Programma rappresenta il primo momento di un processo continuo e partecipato che perdurerà anche in futuro, al fine di permettere al settore forestale italiano di reagire in maniera dinamica e coordinata a impegni, richieste e sfide che verranno dall'estero. 1 Decreto Ministero dellâambiente e della tutela del territorio e del mare 16 giugno 2005 (GU N. 255 del 2 novembre 2005). PQSF 5 1° PARTE: Analisi del settore Forestale PQSF 6 1. LA POLITICA FORESTALE Nel corso degli ultimi decenni gli scenari di politica forestale internazionale e comunitaria, spesso contenuti nelle politiche agricole e ambientali, hanno sempre più influenzato l'evoluzione del settore forestale nazionale. Ciò in quanto numerosi problemi quali l'inquinamento, la perdita di biodiversità o gli scenari di cambiamento climatico globale, hanno chiaramente mostrato che i problemi ambientali sono transfrontalieri e richiedono soluzioni comuni e concordate. Da sottolineare, inoltre, il ruolo duplice delle foreste che possono subire tali fenomeni ma, allo stesso tempo, possono anche attivamente contribuire alla loro soluzione. In questo contesto risulta imprescindibile approfondire la conoscenza sui principali impegni che hanno influenzato o influenzeranno nel nostro paese le scelte e le politiche, soprattutto locali, in ambito forestale a cominciare dalle Convenzioni e trattati internazionali. 1.1 IL QUADRO DI RIFERIMENTO INTERNAZIONALE Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo (UNCED), tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992. Essa ha dato concretezza al concetto di Gestione Forestale Sostenibile (GFS), definendone le tre principali dimensioni: ecologica (conservazione delle risorse boschive), sociale (impatti sociali positivi) ed economica (efficienza nell'organizzazione dell'offerta dei prodotti o dei servizi forestali). Pur in assenza di una Convenzione sulle foreste l'UNCED portò alla definizione dei cosiddetti 15 "Principi forestali", volti ad ottenere un consenso globale sulla gestione, la conservazione e lo sviluppo sostenibile di tutte le tipologie di foreste. Tali principi sono affiancati dal capitolo 11 di Agenda XXI, dedicato alla strategia contro la deforestazione; Convenzione sulla Biodiversità (CBD), sottoscritta a Rio de Janeiro il 5 giugno 1992 e ratificata in Italia con la legge n. 124 del 14 febbraio 1994. Nel corso della Sesta conferenza delle parti firmatarie della Convenzione sulla Biodiversità, tenutasi all'Aja nell'aprile 2002, è stata adottata la decisione VI/22 che nell'allegato I contiene un programma di lavoro espanso per la conservazione della biodiversità forestale, esso ne sottolinea l'importanza della complessiva conservazione della biodiversità, anche in relazione al rapporto foreste-clima ed all'importanza della gestione forestale sostenibile. Tale programma che si articola in 3 elementi di programma, 12 scopi, 27 obiettivi e 130 attività ed è stato oggetto di analisi durante la COP9 nel maggio 2008, a Bonn, in cui è stato sottolineato lo scarso livello di attuazione ed alcuni elementi critici (es. FLEGT. biocarburanti, alberi geneticamente modificati); Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), adottata a New York il 9 maggio 1992, e ratificata dall'Italia con legge 15 gennaio 1994, n. 65. Nel suo Protocollo di Kyoto del dicembre 1997, che ne rappresenta al momento l'unico strumento attuativo per l'orizzonte 2008-2012, viene riconosciuto alle foreste un ruolo significativo nelle politiche di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici principalmente per la loro capacità di fissazione del carbonio e di produzione di energie alternative a quelle fossili il cui uso è alla base dell'emissione dei gas ad effetto serra. Nella sua fase post-2012 la Convenzione potrebbe conferire un ruolo ancora più importante per le foreste; sono, infatti, già in corso i negoziati al fine di inserire un meccanismo per la riduzione delle emissioni dovute alla deforestazione e al degrado forestale (REDD), fenomeni attualmente ritenuti responsabili del 15-20% delle emissioni globali antropogeniche Forum delle Nazioni Unite sulle Foreste (UNFF), si tratta dell'unico processo globale forestale che si è avviato a partire dai Principi forestali di Rio de Janeiro e derivato dai due precedenti processi del Gruppo e Forum Intergovernativo delle foreste (IPF/IFF), che hanno formulato circa 280 proposte d'azione. Nell'aprile 2007 a New York la settima sessione del Forum delle Nazioni Unite sulle foreste (UNFF7) ha concluso i suoi lavori, approvando una serie di documenti che guideranno fino al 2015 la gestione delle foreste nel mondo, che consistono in: uno strumento legalmente non vincolante per la gestione delle foreste mondiali (NLBI), un PQSF 7 programma di lavoro per il Forum per il periodo 2007-2015 o (MYPOW) ed una bozza di risoluzione delle Nazioni Unite per fornire una base legale ai due documenti precedenti. Tali documenti sono stati poi approvati con una risoluzione ECOSOC (Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite) del 17 ottobre 2007 ed ufficialmente presentati all'Assemblea Generale delle Nazioni unite durante uno speciale evento che ha avuto luogo a New York il 17 dicembre 2007. Il nuovo accordo NLBI, seppure non legalmente vincolante, rappresenta un primo passo avanti verso un approccio globale alla protezione delle foreste. È destinato, infatti, ad esercitare un notevole impatto sulle politiche forestali nazionali e sulla cooperazione internazionale in materia di foreste, fornendo un quadro unitario di riferimento valido almeno fino al 2015. È inoltre, espressamente chiamato a coordinare le varie Convenzioni internazionali che, a vario titolo, si occupano di foreste, in modo da ottenere un risultato omogeneo. Il testo del documento di base è articolato in dieci sezioni e si sviluppa attorno al concetto di gestione forestale sostenibile ed ai quattro obiettivi globali sulle foreste, già definiti in occasione dell'UNFF6. Esso sottolinea il ruolo basilare dei programmi forestali nazionali in materia di attuazione della gestione forestale sostenibile e prevede, infine, che entro il 2009 i Paesi si dotino di un meccanismo globale di finanziamento volontario in favore della gestione forestale. In futuro l'NLBI verrà, forse, affiancato da nuovi accordi di natura vincolante, sia globali che europei, sviluppati al di fuori delle Nazioni unite ed al momento oggetto di studio. Convenzione delle Nazioni Unite sulla lotta alla desertificazione (UNCCD) del 17 giugno 1994, ratificata con la legge 4 giugno 1997, n. 170. Volta a contrastare la siccità e la desertificazione, che sono i nemici principali delle risorse naturali in varie regioni del globo, questa Convenzione conferisce grande importanza alle foreste per il loro ruolo di difesa del suolo e di regimazione delle risorse idriche. Contempla anche un "programma strategico forestale" che si focalizza sul recupero delle aree forestali degradate al di fuori delle aree protette, nei paesi in via di sviluppo. ï Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate da estinzione, della flora e della fauna (CITES), firmata a Washington il 3 marzo 1973 e ratificata con la legge 19 dicembre 1975, n. 874. Volta a regolamentare il commercio di varie specie di fauna e flora a rischio di estinzione, nei suoi allegati contiene anche numerose specie forestali spesso utilizzate per la produzione legname. Nell'ambito dei suoi gruppi di lavoro, pertanto, ne è presente uno specifico per il legno. Processo Paneuropeo delle Conferenze Ministeriali per la Protezione delle Foreste in Europa (MCPFE) prende l'avvio nel 1990 quale iniziativa volontaria di alto livello politico a cui partecipano tutti i paesi europei, con lo scopo di promuovere la protezione e la gestione sostenibile delle foreste nell'intero continente. Si è articolata in una serie di cinque conferenze ministeriali: Strasburgo (1990), Helsinki (1993), Lisbona (1998) e Vienna (2003) e Varsavia (2007), che hanno portato alla definizione di numerose Dichiarazioni e Risoluzioni. In particolare la Risoluzione H1 di Helsinki del 1993, chiedeva l'attuazione nelle politiche nazionali di una «gestione corretta e un uso delle foreste e dei terreni forestali nelle forme e a un tasso di utilizzo tali da mantenere la loro diversità biologica, produttività, capacità di rinnovazione, vitalità e una potenzialità che assicuri, adesso e in futuro, rilevanti funzioni ecologiche, economiche e sociali a livello locale, nazionale e globale tali da non comportare danni ad altri ecosistemi», definendo, per la prima volta, il concetto di gestione forestale sostenibile. La quinta Conferenza Ministeriale per la Protezione delle Foreste in Europa, tenutasi nel novembre 2007 a Varsavia, è stata incentrata sul ruolo delle foreste nella vita della società moderna, di fronte alle minacce portate da uno sviluppo incontrollato e dalla pressione antropica sulle risorse naturali. Il principale obiettivo della Conferenza di Varsavia è stato quello di garantire la continuità della gestione sostenibile delle foreste europee affinché tutta la società europea possa trarre il massimo beneficio dal loro potenziale. La sfida a cui intendeva far fronte è quella di coniugare le funzioni economiche e sociali delle foreste con l'osservanza degli impegni relativi alla loro protezione. In tale occasione è stato presentato il "Rapporto sullo stato delle foreste europee 2007", redatto con il contributo dei paesi aderenti. In esso si evidenzia il costante PQSF 8 incremento della superficie delle foreste europee (13 milioni di ettari in 15 anni) e del loro potenziale produttivo. Nel corso della Conferenza sono state sottoscritte una Dichiarazione Ministeriale e due Risoluzioni; con esse i Paesi membri della MCPFE si sono impegnati nell'attuazione a livello nazionale degli impegni relativi alla promozione del legno come veicolo di energia rinnovabile, ed alla valorizzazione del ruolo delle foreste per la salvaguardia del patrimonio idrico nel contesto dei cambiamenti climatici. Nel più importante documento della conferenza - la Dichiarazione di Varsavia - i Paesi si impegnano ad intraprendere un'attività comune nella direzione di una gestione sostenibile delle foreste, come indispensabile componente dello sviluppo sostenibile globale. La Dichiarazione descrive il significativo ruolo delle foreste nel miglioramento della qualità della vita nel nostro pianeta ed una previsione a lungo termine sul futuro delle foreste in Europa. Inoltre individua la posizione del processo regionale della MCPFE quale rilevante contributo nel panorama forestale internazionale. Prendendo atto delle conseguenze dei cambiamenti climatici, i ministri hanno inoltre adottato le Risoluzioni di Varsavia. Risoluzione di Varsavia n. 1 "Foresta, legno ed energia" impegna gli Stati ad accrescere il contributo del settore forestale nella produzione di energia, ad impiegare le biomasse quale risorsa di energia rinnovabile, a ridurre le emissioni di gas serra, nonché ad accrescere la collaborazione tra proprietari pubblici e privati, l'industria del legname e i produttori di energia. Allo stesso tempo, i Paesi dichiarano di voler intraprendere azioni mirate ad una mobilizzazione delle risorse forestali in una prospettiva intersettoriale. Risoluzione di Varsavia n. 2 "Foresta ed acqua" concentra la sua attenzione sulle risorse idriche e sottolinea il ruolo delle foreste nella protezione della qualità e della quantità delle acque, nella prevenzione dalle inondazioni, nella mitigazione degli effetti della siccità e nel combattere l'erosione del suolo. Inoltre due Dichiarazioni Ministeriali relative agli incendi forestali nel sud Europa ed un'iniziativa riguardante la "Settimana Pan-Europea per le Foreste nel 2008", sono state adottate per acclamazione. Convenzione per la protezione delle Alpi, firmata a Salisburgo nel novembre 1991. Trattasi di una Convenzione europea che fissa gli obiettivi per una corretta politica ambientale avendo a cuore la salvaguardia, a lungo termine, dell'ecosistema alpino nonché la tutela degli interessi economici delle popolazioni residenti. Contiene un protocollo per le foreste montane, avente lo scopo di conservare le foreste montane come habitat seminaturali e, quando ciò sia necessario, di svilupparle o di aumentarne l'estensione e migliorarne la stabilità. PQSF 9 1.2 UNIONE EUROPEA Le foreste, pur rappresentando una risorsa di particolare rilievo per l'Unione Europea, non rientrano nei suoi trattati istitutivi. Non sono quindi oggetto di una politica specifica che, in accordo con il principio di sussidiarietà, resta di principale competenza dei Paesi membri dell'Unione. La Comunità ha, tuttavia, attuato negli anni diverse azioni rivolte al settore forestale, includendole in altre politiche, in primo luogo quelle agricola ed ambientale, che sono servite di stimolo e incoraggiamento alle azioni sviluppate a livello nazionale. A partire dagli anni Ottanta era, infatti diventato evidente che alcuni fenomeni collegati alle attività antropiche minacciavano l'integrità delle foreste europee e necessitavano di soluzioni comuni. L'allora CEE ha emanato due regolamenti, il Regolamento (CEE) n. 3528/86 ed il n. 3529/86, relativi alla protezione delle foreste nella Comunità, rispettivamente dall'inquinamento atmosferico e dagli incendi. Il Regolamento (CEE) n. 3528/86 ha consentito di realizzare negli ecosistemi forestali reti di controllo di vario livello - in particolare di livello I e di livello II - volte a raccogliere una complessa mole di dati sugli effetti degli inquinamenti e sullo stato di salute degli ecosistemi forestali. Tale attività in Italia viene coordinata dal Corpo Forestale dello Stato nell'ambito del cosiddetto "programma CON.ECO.FOR. Il Regolamento (CEE) n. 3529/86, la cui azione è continuata con il Regolamento (CEE) n. 2158/92, ha permesso di dare vita ad una vasta azione comunitaria per la protezione delle foreste dagli incendi, comprendente sia la prevenzione dei medesimi che la costituzione di una banca dati comune a livello europeo. Nel corso degli anni le azioni di protezione dagli inquinamenti e dagli incendi hanno marciato in parallelo e i relativi regolamenti sono stati più volte rivisti e ripresi. In particolare le attività finanziate da entrambi i regolamenti sono proseguite fino al 2002 grazie ai Regolamenti (CEE) 2157/92 e 2158/92 (rafforzamento delle misure di protezione delle foreste contro l'inquinamento atmosferico e gli incendi), poi prorogati dai Regolamenti (CE) n. 804/2002 e n. 805/2002. Essendo cessata la loro validità, l'Ue ha quindi adottato il Regolamento (CE) n. 2152/2003, noto come "Forest Focus", valido fino a dicembre 2006, e che ha ripreso in maniera integrata le attività previste dai regolamenti precedenti. Il Forest Focus, attuato tramite programmi nazionali pluriennali, era dedicato essenzialmente al monitoraggio delle foreste (comprensivo, quindi, di aspetti quali inquinamenti, effetti degli incendi e del cambiamento climatico globale), finanziando anche quelle misure di prevenzione degli incendi boschivi che non trovano spazio nell'ambito dello sviluppo rurale. A partire dal 2007, le attività di monitoraggio delle foreste e alcune misure relative all'informazione e all'addestramento nella prevenzione degli incendi boschivi possono essere finanziate tramite il nuovo strumento finanziario per l'ambiente, il Regolamento (CE) n. 614/2007 LIFE+. Tale regolamento si attua mediante singoli progetti e non più con programmi nazionali e i progetti a carattere forestale devono competere con un'ampia gamma di progetti ambientali. Le azioni di politica forestale dirette specificamente al territorio sono state, invece, tradizionalmente concepite come corollario della Politica Agricola Comune (PAC). Dall'inizio degli anni '90, i principali interventi comunitari previsti per il settore forestale erano contenuti nei seguenti regolamenti: Regolamento (CEE) n. 867/90 (investimenti nella trasformazione e commercializzazione dei prodotti della selvicoltura), e nel Regolamento (CEE) n. 2080/92, di natura strettamente agricola, che rientrava nelle misure di accompagnamento della PAC, prevedono il sostegno all'imboschimento dei terreni agricoli e l'attuazione di, miglioramenti boschivi, con l'obiettivo preminente di ridurre le eccedenze agricole e fornire un'integrazione al reddito degli agricoltori e una diversificazione delle loro attività. Con tale regolamento è stato realizzato nell'Unione oltre un milione di ettari di piantagioni boschive, localizzate soprattutto in Spagna e Irlanda. Tali interventi, costosi e non sempre coerenti con gli obiettivi ambientali, in alcuni Paesi membri si sono dimostrati scarsamente efficaci nella riduzione dei surplus agricoli. PQSF 10 A questi interventi comunitari si aggiungevano anche altre tipologie di interventi accessori2 quali l'istituzione del sistema europeo d'informazione e di comunicazione forestali (EFICS). Questo ultimo aveva l'obiettivo di raccogliere e rendere disponibile informazioni affidabili, comparabili e pertinenti su struttura e funzionamento del settore forestale e le attività di ricerca cofinanziate nell'ambito dei programmi comunitari di ricerca scientifica e tecnologica e di sviluppo per l'agricola e l'ambientale. Le Regioni, oltre ai regolamenti sopra citati, davano attuazione su politiche e finanziamenti propri anche ad un insieme piuttosto eterogeneo di azioni rivolte alla selvicoltura e al settore forestale, riconducibili comunque, agli obiettivi e alle tipologie propri dello sviluppo rurale o delle politiche relative ai fondi strutturali. La Strategia comunitaria per le foreste trova riferimento puntuale in Agenda 2000, che inserisce tra i principi guida quello di favorire una gestione sostenibile delle foreste in sintonia con gli interventi di Sviluppo Rurale, nonché con una più mirata politica di sostegno dei redditi agricoli. Ciò si è concretizzato nel Regolamento (CE) n. 1257/99 in tema di agroambiente e di gestione forestale sostenibile, nonché le modifiche apportate in termini di estensivizzazione delle produzioni dai Regolamenti (CE) n. 1251/99 e n. 1254/99. Nel momento in cui vengono inseriti nell'ambito delle politiche per lo sviluppo rurale, gli interventi a favore del settore forestale diventano un importante strumento per la realizzazione delle strategie di sviluppo. È infatti con Agenda 2000 che le politiche e le strategie per il settore forestale, sia a livello nazionale che comunitario, iniziano ad assumere un ruolo piuttosto rilevante ancorché integrato con il settore agricolo. Con il regolamento per il sostegno allo sviluppo rurale sono state attivate specifiche misure forestali riconducibili, da un lato, alla selvicoltura di pianura (imboschimenti a turno lungo, impianti produttivi, forestazione a finalità prevalentemente protettive o di conservazione), dall'altro ad un insieme eterogeneo di misure finalizzate al miglioramento economico, ecologico e protettivo delle foreste, agli interventi (soprattutto investimenti) sulla filiera produttiva e a interventi con specifica connotazione ambientale. Gli interventi forestali previsti per il periodo 2000-2006 erano collegati soprattutto agli articoli 29/32 del Regolamento (CE) n. 1257/99 e in parte anche al trattino 11 dell'articolo 33 dello stesso: essi venivano attuati dalle Regioni italiane nell'ambito dei propri Piani di Sviluppo Rurale (PSR) o dei Programmi Operativi Regionali (POR) a seconda dell'Obiettivo a cui tali Regioni appartenevano. Tale impostazione è stata ripresa e confermata dal Regolamento (CE) n. 1698/2005 sullo Sviluppo Rurale che nei quattro assi in cui è articolato, prevede una serie di misure rivolte al settore forestale per il periodo di programmazione 2007-2013. Le foreste assumono un ruolo più trasversale nell'attuazione delle politiche, risultando più integrato con le altre componenti dello sviluppo e della gestione del territorio. La multifunzionalità delle foreste assume un ruolo strategico, un valore aggiunto nell'ambito della realizzazione delle politiche di sviluppo rurale, completando le misure di natura agricola e agroalimentare. Le misure forestali sono distribuite trasversalmente nei tre assi di intervento (competitività, ambiente, qualità della vita), in funzione delle loro caratteristiche ed obiettivi; si intende così garantire una maggiore omogeneità ed integrazione degli interventi forestali nel miglioramento della competitività, nella gestione del territorio e nella diversificazione dell'economia e qualità della vita in ambito rurale. Al di là delle misure forestali co-finanziate dalla Ue e pur in assenza di una politica forestale comune, la Comunità europea, tramite la Commissione europea, nel corso degli anni ha stimolato anche la formulazione di politiche forestali propriamente dette. Il tutto ha preso inizio da una relazione presentata dall'onorevole Thomas nel dicembre 1996: essa, in considerazione dell'esistenza di una serie di problemi e necessità comuni all'intero settore forestale comunitario, sottolineava la necessità di definire un'unica strategia forestale dell'Unione europea. La relazione fu seguita da una Comunicazione della Commissione europea al Consiglio sulla strategia forestale dell'Ue, del 18 novembre 1998, recepita dal Consiglio dell'Unione europea il 15 dicembre 1998. Con l'approvazione della Risoluzione 1999/C/56/01, sulla Strategia forestale dell'Unione europea, il Consiglio ha affermato che "l'Ue può positivamente contribuire all'attuazione della gestione forestale sostenibile e promuovere il ruolo multifunzionale delle foreste, riconoscendo agli Stati membri il ruolo e la responsabilità nella formulazione delle politiche forestali". Viene, quindi, definita una strategia forestale comune, rappresentata principalmente da riordino e revisione delle azioni forestali portate avanti a vario 2 Regolamento (CEE) N. 1615/89, Regolamento (CE) N. 400/94, Regolamento (CE) N. 1100/98. PQSF 11 titolo dalla Comunità e dal raccordo con gli impegni internazionali assunti in materia di foreste a Rio de Janeiro nel 1992, nonché con le Conferenze Ministeriali MCPFE (in particolare Helsinki nel 1993). Questa strategia forestale viene articolata in principi guida di dettaglio e ne viene prevista la verifica dell'attuazione, che ha visto coinvolti sia i Paesi membri che la Commissione europea. Con la Relazione sull'attuazione della strategia forestale dell'Ue del 2005, contenuta nella comunicazione della Commissione europea (COM(2005)84) del 10 marzo 2005 vengono esaminati i progressi compiuti dal lancio della Strategia forestale dell'Ue del 1998 ed analizzati, i nuovi problemi ai quali il settore deve far fronte. Pur ribadendo la sostanziale validità dei principi fondamentali già individuati nella Strategia, ovvero la necessità di raggiungere una gestione forestale sostenibile e di valorizzare la multifunzionalità delle foreste, la Commissione propone interventi per il futuro utilizzando un nuovo approccio integrato. Pertanto, con la comunicazione (COM (2006)302), nel giugno del 2006 viene presentato il Piano d'Azione dell'Ue per le Foreste (PAF), redatto dopo una lunga concertazione tra Paesi membri e servizi della Commissione europea. Il PAF rappresenta un quadro unitario d'orientamento per gli interventi forestali realizzati dagli Stati membri e dalle istituzioni Comunitarie. Esso intende valorizzare il patrimonio forestale della Comunità, mantenendo e rafforzando il ruolo multifunzionale delle foreste attraverso una gestione attiva e consapevole dei boschi. Ciò per offrire materie prime rinnovabili e compatibili con l'ambiente e per sostenere, in particolare nelle aree rurali, lo sviluppo economico territoriale, dell'occupazione, della fornitura di beni e servizi ai cittadini e la salvaguardia delle risorse ambientali. Il Piano presenta quattro obiettivi, articolari in 18 azioni chiave e 53 attività, ovvero: 1. Accrescere la competitività forestale nel lungo periodo (Esaminare gli effetti della globalizzazione sulla redditività e sulla competitività delle foreste; Stimolare la ricerca e lo sviluppo tecnologico per migliorare la competitività del settore forestale; Scambio ed esame delle esperienze relative alla valutazione e alla commercializzazione di beni e servizi della filiera forestale diversi dal legno; Promuovere l'utilizzo della biomassa forestale per la produzione di energia; Promuovere la cooperazione tra proprietari di boschi e potenziare l'istruzione e la formazione nel campo forestale); 2. Proteggere e migliorare le condizioni dell'ambiente (Favorire il rispetto da parte dell'Ue degli impegni relativi all'attenuazione dei cambiamenti climatici, assunti nel quadro dell'UNFCCC e del relativo protocollo di Kyoto, e stimolare l'adattamento agli effetti di tali cambiamenti; Contribuire al conseguimento degli obiettivi comunitari riveduti in materia di diversità biologica per il 2010 e oltre tale orizzonte; Impegnarsi per la realizzazione di un sistema europeo di sorveglianza delle foreste; Migliorare la tutela delle foreste dell'Ue); 3. Contribuire a un miglioramento della qualità della vita per i cittadini europei (Incentivare l'educazione e l'informazione ambientale; Mantenere e valorizzare la funzione di difesa delle foreste; Studiare il potenziale dei boschi urbani e periurbani); 4. Promuovere il coordinamento e la comunicazione (Rafforzare il ruolo del Comitato permanente forestale; Rafforzare il coordinamento tra le varie politiche settoriali per le questioni inerenti alle foreste; Applicare ai programmi forestali nazionali un metodo aperto di coordinamento; Innalzare il profilo dell'Unione nelle azioni internazionali riguardanti le foreste; Stimolare l'impiego del legno e degli altri prodotti della foresta provenienti da foreste gestite secondo i principi della sostenibilità; Migliorare lo scambio di informazioni e la comunicazione). Dall'analisi delle differenti condizioni naturali, sociali, economiche e culturali presenti all'interno del territorio dell'Unione, nonché delle numerose e differenti forme di proprietà forestale, il PAF riconosce la necessità di approcci e azioni specifiche, mirate e differenti, sottolineando inoltre l'importante ruolo dei proprietari forestali nella gestione sostenibile delle foreste. Vengono incoraggiate l'innovazione e le attività di ricerca, la formazione specifica per i proprietari forestali e gli addetti, proposte delle azioni che mirano ad ottimizzare l'utilizzo di risorse forestali per la produzione energetica, che siano in linea anche con il Piano d'azione sulla Biomassa contenuto nella comunicazione (COM(2005)628), e la Strategia Ue sui biocarburanti contenuta nella comunicazione (COM(2006)34), includendo anche elementi specifici che concorrono al PQSF 12 raggiungimento degli obiettivi ambientali comunitari legati alle problematiche del cambiamento climatico e della biodiversità. La Commissione propone inoltre di lavorare ad un sistema europeo di monitoraggio forestale più efficiente per migliorare la tutela delle foreste e valorizzarne la gestione e previste misure rivolte a rendere più efficiente il coordinamento, la comunicazione e la cooperazione intersettoriale. Il PAF, che dovrà essere attuato nel quinquennio 2007- 2011, in collaborazione con gli Stati membri, sarà soggetto a specifiche valutazioni della sua attuazione. Una valutazione intermedia è prevista nel 2009 e una finale nel 2012. Al fine di attuare le azioni in esso previste ed elencate potranno essere utilizzati alcuni grandi strumenti di politica settoriale che avranno vigore nel periodo finanziario 2007-2013, i quali forniranno indirizzo e sostegno al settore forestale. I due principali sono rappresentati dallo Regolamento (CE) n. 1698/05 sullo sviluppo e il Regolamento (CE) n. 618/2007 LIFE+, ma potranno essere affiancati anche da altri strumenti comunitari quali i fondi strutturali, quelli per la ricerca e la cooperazione. Di recente sono state approvate nuove iniziative forestali, o aventi impatto sul settore forestale, che bisognerà prendere in considerazione in futuro. Si tenga conto, ad esempio, della comunicazione del 5 marzo 2008 (COM (2008) 130) sul rafforzamento della capacità dell'Unione di reagire ai disastri naturali, che lancia un Piano di azione 2008 focalizzato sulle attività comuni per il contrasto degli incendi boschivi; o la comunicazione del 27 febbraio 2008 (COM(2008)113) sulle industrie forestali innovative e sostenibili nell'Ue quale contributo alla strategia dell'Unione europea per la crescita e l'occupazione. 1.2.1 Ulteriore normativa di interesse forestale prodotta dall'Unione europea Direttiva 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli Habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche; promuove la costituzione di una rete ecologica europea coerente (Rete Natura 2000), costituita da zone speciali di conservazione (ZSC) e da zone di protezione speciale (ZPS). È stata recepita in Italia dal Decreto del Presidente della Repubblica n. 357 dell'8 settembre 1997, successivamente modificato ed integrato dal Decreto del Presidente della Repubblica del 12 marzo 2003, n. 120. Risoluzione del Parlamento europeo del 23 settembre 2008 sulla situazione e le prospettive dell'agricoltura nelle zone di alta e media montagna (2008/2066(INI)). La risoluzione del Parlamento rileva che gli sforzi degli Stati membri a favore delle zone montane (alta e media montagna) variano considerevolmente e mirano non a uno sviluppo globale, bensì a uno sviluppo puramente settoriale, e che non esiste alcun quadro integrato a livello di Unione europea. A tal proposito viene sottolineata la necessità di coordinamento delle varie politiche comunitarie, tese a garantire uno sviluppo armonioso per le zone montane e quelle che soffrono di svantaggi naturali permanenti. Viene inoltre riconosciuto come le zone montane offrano produzioni agricole e forestali di alta qualità, una maggiore diversificazione dei prodotti sul mercato europeo, la conservazione di determinate specie animali e vegetali, la continuità delle tradizioni. Inoltre queste aree attraverso uno sfruttamento sostenibile dei pascoli, dei coltivi e delle foreste delle foreste possono contribuire generando attività produttive e turistiche, combattendo il cambiamento climatico migliorando la protezione della biodiversità e l'assorbimento del CO2. Dalla risoluzione viene quindi sottolineata l'importanza di una strategia forestale a lungo termine che tenga conto degli effetti del cambiamento climatico, del ciclo naturale e della composizione naturale dell'ecosistema forestale e metta a punto meccanismi per evitare le crisi, contrastarle e neutralizzarne le conseguenze (ad esempio, a seguito di tempeste e incendi di foreste), nonché incentivi per lo sfruttamento integrato delle foreste, e particolare importanza viene assegnata alle possibilità di trasformazione e rivalutazione sostenibile del legno e dei prodotti del legno delle zone montane (come prodotti di qualità con bassi costi di trasporto e quindi con emissioni ridotte di CO2, come materiali da costruzione, e biocarburanti di seconda generazione); Piano d'azione dell'Ue per l'applicazione della legislatura forestale e contro il commercio illegale del legno (FLEGT, "Forest Law Enforcement, Governance and Trade") contenuto nella comunicazione della Commissione europea COM (2003) 251, del 21 maggio 2003, e il Regolamento (CE) n. 2173/2005 del PQSF 13 Consiglio, del 20 dicembre 2005, relativo all'istituzione di un sistema di licenze, nonché del Regolamento attuativo della Commissione n. 1024/2008. Il Piano di Azione FLEGT si propone di contrastare il fenomeno della importazione di legname illegale nella Comunità ed è la risposta della Ue al problema mondiale del taglio illegale di legname e del commercio dei prodotti ad esso associato. Il Regolamento prevede la firma di accordi bilaterali volontari (Voluntary Partnership Agreements, VPAs) tra Commissione europea ed i singoli paesi esportatori: con essi - in cambio di aiuti economici alle amministrazioni preposte al controllo del taglio illegale nelle foreste dei paesi in via di sviluppo - si introdurrà un sistema di licenze di esportazione quale misura volta ad assicurare che solo il legno ottenuto legalmente, in conformità della legislazione nazionale del paese produttore, possa essere esportato nell'Ue. Il Regolamento (CE) n. 2173/2005 contiene due Allegati, con la lista dei prodotti soggetti al sistema di licenze. La licenza FLEGT sarà un documento standard, legato a ciascun carico di legname o a singoli soggetti commerciali, per garantire la legalità e la tracciabilità del legno e dei prodotti derivati Ciascun paese membro dell'Unione dovrà indicare l'"Autorità competente/competenti", la o le autorità designate per controllare e verificare la validità delle licenze volontarie FLEGT, al fine di non provocare obiezioni e ricorsi di fronte all'Organizzazione Mondiale del Commercio che prevede, invece, l'eliminazioni di qualsiasi ostacolo o barriera alla libera circolazione delle merci. L'approvazione del Regolamento n. 2173/2005 nonché del suo regolamento attuativo impongono all'Italia alcuni impegni che devono essere affrontati per tempo, vista l'importanza dell'industria trasformatrice del legno nel nostro paese. I passi necessari per l'applicazione del Regolamento sono i seguenti: ï Coordinare tutti i soggetti istituzionali che dovranno collaborare all'applicazione del Reg. (CE) n. 2173/2005 (CFS, Dogane, Ministero degli Affari Esteri (MAE), Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio, Ministero delle Attività Produttive (che ha inglobato il precedente Ministero del Commercio Estero). Al momento, sulla base della prassi consolidata, tale coordinamento è assicurato dal MAE. ï Designare la o le "Autorità competenti" che dovranno prendere contatto con la Commissione per tutti gli aspetti normativi finalizzati all'applicazione del Regolamento; ï Predisporre un sistema di sanzioni legali e/o amministrative che il Regolamento vuole "effettive, proporzionate e dissuasive". Stato di applicazione del FLEGT in sede Ue: Al momento la Direzione Generale Sviluppo della Commissione europea (DG DEV) si è fatta carico delle trattative con i possibili paesi partners di Africa, Asia e Sud America, quindi per la gestione del Piano di Azione FLEGT. L'anno scorso è stato costituito un Comitato per la redazione del regolamento applicativo del FLEGT all'interno della Ue. Sono in corso negoziati con vari paesi terzi ed il primo accordo VPA è già stato firmato col Ghana nel settembre 2008. Secondo affermazioni ufficiali di esponenti della Commissione europea è previsto che i primi carichi di legname certificato seguendo il nuovo sistema di licenze VPA arrivino nel 2010. Da non dimenticare, infine, il contenuto del "pacchetto forestale" recentemente approvato dalla Commissione europea: suddiviso in tre parti si affrontano congiuntamente il problema della deforestazione e della raccolta illegale di legname realizzate nei Paesi tropicali sottolineandone la dimensione globale. Essi sono composti, rispettivamente, da: 1) la proposta di Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio COM (2008)644 del 17 ottobre 2008 che stabilisce gli obblighi degli operatori che commercializzano legname e prodotti del legno; 2) la Comunicazione della Commissione europea COM (2008) 645 del 17 ottobre 2008 relativa ai problemi di deforestazione e degrado forestale da affrontare per combattere i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità; 3) il Regolamento (CE) n. 1024/2008 della Commissione, del 17 ottobre 2008, recante modalità di applicazione del Regolamento (CE) n. 2173/2005 del Consiglio relativo all'istituzione di un sistema di licenze FLEGT per le importazioni di legname nella Comunità europea. PQSF 14 Politica integrata dei prodotti - Sviluppare il concetto di "ciclo di vita ambientale"; Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo (COM(2003) 302) del 18 giugno 2003. Questa comunicazione presenta la strategia comunitaria intesa a rendere i prodotti più rispettosi dell'ambiente. VI Programma di azione per l'ambiente, "Ambiente 2010: il nostro futuro, la nostra scelta", (Decisione n. 1600/2002/CE) che istituisce il programma comunitario di azione in materia di ambiente 2001-2010, evidenziando il ruolo strategico e trasversale che le strategie di informazione ed educazione ambientale giocano nell'ambito di ogni azione di miglioramento della qualità dell'ambiente e comprendendo, espressamente, anche la materia forestale tra quelle aventi interesse ambientale. Direttiva 1999/105/CE relativa alla commercializzazione dei materiali forestali di moltiplicazione adottata dall'Italia con Decreto Legislativo 10 novembre 2003 n. 386, recante norme per l'attuazione della Direttiva 1999/105/CE". Al riguardo si segnala il grande ritardo nell' attuazione di quanto previsto dal decreto. In particolare non è stato ancora costituito il Registro Nazionale dei Materiali di Base, peraltro, con la collaborazione della Commissione Agricoltura della Camera, si sta cercando di istituire la Commissione scientifica di cui all'art. 14 del Decreto legislativo di cui sopra che dovrebbe avere compito di dettare tutte le norme attuative. Il ritardo ammonta ormai a tre anni e nel vivaismo nazionale si è creata una situazione insostenibile poiché il DL 386 da un lato ha annullato tutti i meccanismi previsti dalla vecchia Legge 22 maggio 1973 n. 269 e dall'altro - essendo stato pensato come "legge quadro" - demandava la soluzione dei numerosissimi problemi tecnico-amministrativi proprio alla Commissione di che trattasi. Dopo una lunga serie di lettere e sollecitazioni alle istituzioni e organizzazioni professionali che ai sensi del D.L. 386/2003 dovevano nominare i propri rappresentanti nella Commissione, il decreto di nomina è oggi in forse perché la Commissione Scientifica non è stata ancora inclusa tra quelle citate dal Decreto del Presidente della Repubblica 4 aprile 2007 n. 70. Direttiva 2007/2/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 14 marzo 2007, che costituisce un'infrastruttura per l'informazione spaziale nella comunità europea (INSPIRE), andando ad inglobare anche i dati sul monitoraggio forestale raccolti nel quadro del regolamento Forest Focus. Sono ancora in corso di negoziato con i Paesi membri, una proposta di Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulla Promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili (comprendendo quindi anche quella proveniente dalle foreste), ed una proposta di Direttiva per la Difesa del suolo (che assegna un ruolo rilevante ai soprassuoli forestali). PQSF 15 1.3 ITALIA La prima legge nazionale forestale è il Regio Decreto Legge n. 3967 del 1877, istituisce un sistema di vincoli per la protezione del territorio. Nel 1923 viene sostituita dalla legge Serpieri (R.D.L., n. 3267/1923 "Riordinamento e riforma della legislazione in materia di boschi e di terreni montani"), che pur non essendo mai stato formalmente abrogato, disciplina ancora oggi il settore forestale a livello nazionale per aspetti residuali non trattati dalle modifiche al titolo V della Costituzione che hanno assegnato alle Regioni le competenze in materia di agricoltura e foreste, dal D.lgs 227/2001, dal D.lgs 42/2004, e dalle leggi e dai regolamenti forestali regionali. Con il Regio decreto viene definito il "vincolo idrogeologico" che si pone come obiettivo principale il raggiungimento della stabilità dei suoli e della regimentazione delle acque. Nel contempo viene così favorita la selvicoltura e tutti gli aspetti legati all'economia montana, la salvaguardia e la valorizzazione delle formazioni boschive di maggiore interesse. Con il Regio decreto di applicazione del 16 maggio 1926 n. 1126, vengono normate anche le procedure amministrative necessarie all'utilizzazione e alla gestione delle risorse forestali, a cui si aggiunge un'interessante innovazione: l'obbligo della predisposizione di Piani economici (piani di gestione o di assestamento forestale) per la gestione dei boschi pubblici. Vengono definite le Prescrizioni di Massima e di Polizia Forestale, ancora oggi vigenti. Di fatto il Regio decreto norma il diritto di proprietà sui terreni forestali, introducendo vincoli e limitazioni che hanno fortemente influenzato nel corso degli anni successivi, la normativa sulle risorse forestali. Questa legge per la prima volta cerca di conciliare l'aspetto produttivo del bosco con quello sociale e di difesa contro fenomeni di dissesto idrogeologico. Con la Legge Galasso n. 431 del 1985, (poi rivista ed inclusa nel Testo Unico Ambientale), recante disposizioni urgenti per la tutela delle zone di particolare interesse ambientale, viene istituito il "vincolo paesaggistico", classificando bellezze naturali i boschi in quanto tali, attribuendogli funzioni nuove tra le quali quelle "estetico-ricreative". Proprio in virtù della valenza ambientale e paesaggistica le foreste hanno beneficiato della tutela prevista da questa legge e successive modifiche e integrazioni. Con il decreto legislativo n. 42 del 22 gennaio 2004, si prevede che, in virtù del "vincolo paesaggistico ambientale", di sottoporre ad autorizzazione gli interventi che possono modificare in modo permanente l'aspetto esteriore dei boschi, fatte salve determinate eccezioni. Il primo vero documento programmatico e normativo rilevante per il settore forestale è la Legge Pluriennale di spesa per il settore agricolo (legge n. 752 del 1986), che ha permesso la redazione del primo Piano e programma forestale Nazionale (approvato dal CIPE il 2.12.1987). Si trattava di un documento separato dal Piano Agricolo Nazionale, che riconosce nei propri obiettivi l'autonomia e la specificità al settore forestale e in cui il bosco viene inteso come risorsa naturale rinnovabile in grado di svolgere ulteriori funzioni oltre la produzione legnosa. Rispetto a quando fu realizzato il primo PFN lo scenario istituzionale nazionale è radicalmente cambiato. Prima con il Decreto legislativo n. 143/97, attuativo nel settore agricolo e forestale del decentramento operato dalle cosiddette leggi Bassanini e in seguito, con la Legge Costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001. Con questa ultima, infatti, la materia foreste, non essendo espressamente prevista nel nuovo articolo 117 della Costituzione, commi 2 e 3, deve ritenersi di competenza residua-esclusiva regionale. In questo contesto, l'assenza di un coordinamento tra la normativa ambientale e quella più specifica in materia forestale, la mancanza di una definizione univoca di alcuni termini chiave (bosco, foresta, taglio colturale, ecc.), ha lasciato un vuoto che spesso ha determinato interpretazioni non univoche. Il Decreto legislativo n. 227 del 18 maggio 2001, emanato ai sensi della delega conferita con la legge n. 57 del 5 marzo 2001, ha assunto un valore di riferimento normativo generale, rappresentando una vera e propria Legge Quadro Forestale, che riconosce la fondamentale necessità di legare la politica forestale da attuarsi in ambito nazionale agli impegni sottoscritti dal nostro Paese in sede comunitaria ed internazionale, riconducibili in particolare al concetto di "Gestione forestale sostenibile". Questa norma in qualche modo colma le lacune normative esistenti, introducendo un opportuno collegamento tra la normativa propria del settore con quella paesistico ambientale, riconoscendo anche l'importanza della selvicoltura nella PQSF 16 conservazione attiva delle risorse forestali e introducendo principi per la determinazione, da parte delle Regioni, delle regole per disciplinare l'attività selvicolturale e per la definizione giuridica del bosco. Sulla base di quanto previsto dall'art. 3 del D.lgs n. 227/01, sono state approntate le "Linee Guida in materia forestale3", in cui vengono definite, a supporto delle Regioni e Province Autonome, le linee di tutela, conservazione, valorizzazione e sviluppo del settore forestale, tenendo conto di tutte le componenti ecologiche, sociali ed economiche e nel rispetto degli impegni internazionali sottoscritti dal nostro Paese, individuando i seguenti obiettivi prioritari: 1. Tutela dell'ambiente; 2. Rafforzamento della competitività della filiera foresta-legno; 3. Miglioramento delle condizioni socio economiche degli addetti; 4. Rafforzamento della ricerca scientifica. Le Regioni devono pianificare la gestione e lo sviluppo del settore forestale mediante la redazione e/o revisione dei Piani e programmi forestali, tenendo conto del ruolo multifunzionale della foresta. È prevista inoltre la realizzazione di strumenti di coordinamento informatico e di raccolta dati fra Stato e Regioni, anche per una più significativa rappresentazione delle informazioni e dei dati nazionali a livello europeo e mondiale. In tale contesto si inserisce la previsione del comma 1082 della Legge finanziaria 2007 per la relativa definizione di un Programma quadro strategico per il settore forestale. All'interno delle leggi finanziarie sono numerosi gli interenti previsti a favore del settore forestale. in allegato al presente documento vengono sintetizzate le principali norme di interesse per il settore forestale per le Leggi finanziarie di decorrenza del presente Programma quadro per il settore forestale a patire dalla Legge finanziaria 2007 (legge n. 296, del 27 dicembre 2006). 3 Decreto Ministeriale 16 giugno 2005 (GU N. 255 del 2 novembre 2005) PQSF 17 1.4 REGIONI Tra il 1972 e il 1977 vengono trasferite alle Regioni a Statuto Ordinario le funzioni amministrative in materia di agricoltura e foreste, nonché il parziale trasferimento delle proprietà dello stato gestite dell'Azienda di Stato per le Foreste Demaniali (ASFD)4, lasciando all'allora "Ministero per le Politiche Agricole e Forestali5" residue competenze di carattere generale e programmatico, modificando e ridimensionando anche le competenze gestionali esercitate attraverso il CFS. Questo passaggio di competenze ha generato una ricca normativa regionale, determinando peraltro una forte disomogeneità di situazioni tra le diverse Regioni, con la conseguente attuazione di norme e strumenti di programmazione piuttosto differenziate nei diversi aspetti che riguardano la definizione di bosco, i rimboschimenti compensativi, la definizione di nuove finalità oltre a quelle produttive e protettive (ecologiche, paesaggistiche, culturali, miglioramento delle condizioni e della qualità della vita nelle aree montane, ecc), la valorizzazione della pianificazione forestale, l'ampliamento delle Prescrizioni di massima e di polizia forestale, la regolamentazione nella fruizione del bosco, il divieto del taglio a raso e la promozione del taglio colturale e l'incentivazione delle forme associative. L'attuazione di queste politiche ha visto in molti casi le Regioni dotarsi di proprie strutture organizzative o delegare, in tutto o in parte agli Enti territoriali (Comunità Montane, Province o Comuni) l'organizzazione del settore forestale e in altri casi, infine, affidare queste attività al CFS tramite convenzioni. Con il decreto legislativo n. 143/97 e la Legge Costituzionale del 18 ottobre 2001 n. 3, nonché con la modifica del titolo quinto della Costituzione, lo scenario istituzionale nazionale cambia e la gestione forestale deve ritenersi di competenza residua-esclusiva regionale. È comunque inconfutabile che le tematiche forestali vanno ad intersecare quelle della tutela dell'ambiente e dell'ecosistema, di competenza statale ai sensi dell'art. 117, comma 2, lett. s). Inoltre con la legge 353 del 2000 la competenza primaria per la prevenzione e lotta agli incendi boschivi fa capo alle Regioni che sono anche responsabili per la redazione ed attuazione dei Piani Antincendio Boschivi. Con riferimento alla definizione di bosco ai fini dell'applicazione del taglio colturale, recenti sentenze del TAR e della Corte di Cassazione hanno sottolineato che, ai fini dell'applicazione della normativa ambientale, la "definizione della nozione di bosco ai fini della tutela paesaggistica spetta solo allo Stato, che l'ha esercita attraverso il comma 6, dell'art. 2 del D.lgs. 18.5.2001 n. 227, mentre spetta alle Regioni stabilire eventualmente una diversa definizione di bosco limitatamente ai territori di loro appartenenza e per fini diversi rispetto alla tutela paesaggistica, quali ad esempio lo sviluppo dell'agricoltura e delle foreste, la lotta contro gli incendi boschivi, la gestione dell'arboricoltura da legno etc. È evidente che, se le Regioni formulassero una diversa definizione di bosco avente efficacia anche per la individuazione dei territori boschivi protetti dal vincolo paesaggistico, finirebbero per interferire sulla estensione della tutela dell'ambiente, che per precisa scelta costituzionale è riservata allo Stato. (Legge costituzionale 18.10.2001 n. 3, che ha modificato la ripartizione delle competenze regionali tra Stato e Regioni). In sostanza ai fini dell'applicazione del vincolo ambientale vale la definizione di bosco più riduttiva: "estensione non inferiore a 2.000 metri quadrati, larghezza media non inferiore a 20 metri e copertura non inferiore al 20 per cento. Inoltre, sono assimilati al bosco i fondi gravati dall'obbligo di rimboschimento per fini di tutela ambientale, nonché le radure e le altre superfici di estensione inferiore a 2.000 metri quadrati che interrompono la continuità del bosco". La mancanza di un documento programmatico nazionale di pianificazione forestale e la competenza esclusiva delle Regioni in tale ambito, ha contribuito a rendere i Piani e programmi forestali regionali (PFR), gli unici veri e propri strumenti di programmazione territoriale del settore, anche se spesso redatti solo a supporto dei Programmi di sviluppo rurale (PSR). I PFR rappresentano infatti la condizione necessaria per la predisposizione e l'attuazione delle misure a favore del settore forestale nell'ambito della programmazione di sviluppo rurale, se redatti sulla base degli impegni assunti dall'Italia a livello internazionale sulla protezione delle foreste. La mancata o non completa predisposizione di questi documenti di pianificazione forestale, 4 D.p.r. N. 11 del 15 gennaio 1972, e D.p.r. N. 616 del 24 luglio 1977 5 Oggi Ministero politiche agricole e alimentari e forestali PQSF 18 pone a rischio di cofinanziamento comunitario la spesa realizzata dalle regioni nell'ambito dello sviluppo rurale. Con l'approvazione del D.lgs n. 227 del 2001 e le successive linee guida nazionali per il settore forestale l'Italia si è impegnata a formulare e/o implementare programmi forestali o strumenti equivalenti (nazionali e regionali), in modo da poter applicare e sviluppare i principi definiti dal Processo Pan-europeo (MCPFE). Per la predisposizione e/o revisione di PFR, le linee guida nazionali per il settore forestale definiscono tre obiettivi prioritari: la protezione dell'ambiente, il miglioramento del comparto economico del settore legno e la preparazione degli addetti del settore. Nella nuova stesura dei PFR, le singole Regioni si devono ispirare ai sei criteri di gestione forestale sostenibile concordati ad Helsinki nel 1993 (vedi tab. 1.1) e sottoscritti dal nostro paese. Per ciascun criterio vengono individuate una serie di azioni e gli indicatori correlati che si rendono necessarie per il pieno rispetto del criterio stesso. In ottemperanza al D.lgs 227/2001, e a conferma della crescente attenzione sull'argomento, dal 2005 sono stati approvati numerosi atti legislativi regionali (leggi in materia forestale, regolamenti attuativi ed anche nuovi PFR), con moderne visioni che assimilano pienamente i criteri internazionali di gestione sostenibile. Nelle Regioni dotate di PFR o strumenti equivalenti, emergono modalità di intervento diversificate sul territorio, le cui funzioni e finalità appaiono spesso sovrapposte a causa di non chiare indicazioni relativamente alla scala territoriale ed amministrativa di competenza (regionale, provinciale e comunale) e, di conseguenza, degli uffici preposti. La pianificazione forestale regionale, attraverso lo studio e la conoscenza delle caratteristiche principali del patrimonio forestale e delle situazioni ecologiche in cui si sviluppa, individua gli interventi e i tempi utili per realizzare una corretta gestione dei boschi, correlandola con l'erogazione di servizi utili ai proprietari e alla collettività. Vi è quindi la necessità di predisporre un Programma quadro strategico nazionale per il settore forestale, che oltre a soddisfare gli impegni comunitari e internazionali, offra un supporto alle singole Regioni per programmare e legiferare in materia forestale riguardo la tutela, la conservazione, la valorizzazione e lo sviluppo del settore, coordinatamente agli orientamenti nazionali, europei e internazionale. PQSF 19 Quadro sintetico della principale normativa e strumenti di programmazione regionale in ambito forestale REGIONI Legge forestale Normativa specifica e attuativa PMPF Programmazione Forestale Piano Anti Incendio Boschivo Piemonte l.r.. n. 57 del 1979. D.G.R. n. 66-884 del 2000 In Regol. Reg - D.G.R. n. 23-5474 del 2007 Valle d'Aosta In itinere Testo Quadro di settore l. r. n. 67 del 1992 R.D.L 3267 del 1923 l. r. n. 44 del 1989- D.P.G n.465 del 2006 Lombardia l.r. n. 27 del 2004 Regol. Reg. n. 5 del 2007 In Regol. Reg Linee guida di politica forestale regionale D.G.R. n. 5410 del 2001 D.G.R. n. 3949 del 2006 P.A. di Bolzano l.p. n. 21 del 1996 D.P.G.P. n. 29 del 2000 In l.p. n. 21 del 1996 e in D.P.G.P. n. 29 del 2000 In Itinere Carta Infrastrutture antincendio in scala 1:10.000 P.A. di Trento l.p. n. 11 del 2007 l.p. n. 48 del 1978 l.p. n. 31 del 1980 l.p. n. 11 del 2007 D.m. 7/2/1930 Delib. n. 2524 del 2007, Linee Guida D.P.G.P. n. 117 del 2000 Veneto l.r., n. 52 del 1978; modificato dalla l.r. n. 5 del 2005 l.r. n.. 5 del 2005 D.C.R. n. 51 del 2003 D.G.R n. 3604 del 2006 D.C.R. n. 43 del 1999 Friuli Venezia Giulia l.r..n. 9 del 2007 Regol. attuativo in preparazione In Regol. Reg D.G.R n. 3604 del 2006 D.G.R n. 3604 del 2006 Liguria. l.r. n. 4 del 1999 Regol. Reg. n. 1 del 1999 In Regol. Reg D.C.R. n. 17 del 2007 D.G.R. n. 1402 del 2002 Aggiornato con D.G.R. n. 1526 del 2006 e D.G.R. n. 461 del 2008 Emilia Romagna l.r. n. 30 del 1981 D.G.R 182 del 1995 D.G.R. n. 182 del 1995 Del. A.L n. 90 del 2006 Del. A.L. 114 del 2007 Toscana l.r. n. 39 del 2000 D.G.R. n. 48/R del 2003 In Regol. Reg. Delib.C.R. n. 125 del 2006 D.G.R.1351 del 2003 Umbria l.r. n. 28 del 2001 Regol. Reg. n. 7 del 2002 In Regol. Reg. n. 7 del 2002 D.C.R. n. 652 del 1999 D.G.R. n. 1040 del 2006 Primo Piano adeguato alla l. 353 del 2000 approvato con DGR n. 808 del 2002 Marche l.r. n. 6 del 2005 - In D.G.R. n. 2585 del 2001 In D.G.R. 663 del 2008 D.G.R. n. 1462 del 2001 Lazio l.r. n. 39 del 2002 Regol. Reg. n. 17 del 2005 In Regol. Reg. DGR n. 666 del 3 agosto 2007 D.G.R n. 627 del 2005 Abruzzo l.r. n.. 28 del 1994 e s.m.i - In l.r. del 1965 D.G.R. n. 1238/p del 2007, Linee guida - Molise l.r. n. 6 del 2000 D.G.R. n. 57 del 2005 In l.r. D.C.R. n. 285 del2003, D.G.R n. 728 del 2004 Campania L.R. n. 11/96 modificata dalla L.R. n. 14/06 Regolamanti attuativi allegati alla L.R. 11/96; DGR n°2005/06: linee di inirizzo per applicazione L.R. 14/06 D.C.R. n. 19/4 del 1998. Prorogato con D.G.R. n. 1399/07, D.GR n. 2064/07 e DGR 1283/08. Allegato "c" alle L.R. 11/96 DGR n. 972 del 6/6/08 Puglia. l.r. n. 18 del 2000 l.r. n. 14 del 2001, art. 29 Regol. Reg. n. 1 del 2002 In Regol. Reg n. 1 del 2002 D.G.R. n. 1968 del 2006, Linee guida D.G.R. n. 522 del 2008, proroga Linee guida D.G.R. n. 365 del 2008 Basilicata l.r. n. 42 del 1998 modificata dalla l.r. n. 11 del 2004 l.r. n. 11 del 2004 D.G.R. n. 956 del 2004. dCR n. 137 del 2006 Piano triennale antincendio + Piano annuale attuativo Calabria. l.r. n. 20 del 1992 D.G.R. n. 197 del 2005 D.G.R. n. 450 del 2008 D.C.R. n. 122 del 2006 - Sicilia l.r. n. 16 del 1996 modificata dalla l.r. n. 14 del 2006 - Esecutive con D.A n. 5,6,7,8,9,10,11,12,13, del 2006 per le Province di TP, SR, RG, PA, ME, EN, CT, CL, AG D.G.R. n. 204 del 2004, Linee guida adottate con D.A n.2340 del 2004 Approvato con D. P. n. 5/serv.5-S.G del 2005 Sardegna - l.r. n. 24 del 1999 e s.m.i. l.r. n. 12 del 2002 D.A.D.A. n. 24/CFVA del 2006 D.G.R. n. 53/9 del 2007 D.G.R. n. 33/17 del 2008 ITALIA D.lgs. n. 227 del 2001 decreto Ministeriale attuativo, Linee Guida D.lgs n. 227/2001, con G.U. 225/2005 R.D.L 3267 del 1923 D.lgs .n. 227 del 2001, Linee guida 2005 legge. n. 353 del 2000 PQSF 20 1.5 ISTITUZIONI E COMPETENZE Per quanto riguarda compiti e ruoli istituzionali il confine fra competenza forestale ed ambientale non è sempre chiaramente definito. Tale situazione permane anche dopo l'approvazione del nuovo Titolo V della Costituzione (legge di modifica Costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001), che mantiene in capo allo Stato la rappresentanza internazionale e la tutela dell'ambiente, assegnando alle Regioni le competenze in materia forestale. I confini tra queste materie sono alquanto indefiniti e facilmente travalicabili. Sotto l'aspetto ambientale, i boschi e le foreste costituiscono un bene giuridico di valore "primario" (sentenza Corte Costituzionale, n. 151 del 1986), ed "assoluto" (sentenza Corte Costituzionale n. 641 del 1987), e la tutela ad essi apprestata dallo Stato, nell'esercizio della sua competenza esclusiva in materia di tutela dell'ambiente, viene a funzionare come un limite alla disciplina che le Regioni e le Province autonome dettano nelle materie di loro competenza (sentenza Corte Costituzionale n. 378 del 2007). Ciò peraltro non toglie, come è stato ribadito anche nell'ultima sentenza citata, che le Regioni, nell'esercizio delle specifiche competenze, loro garantite dalla Costituzione, possano stabilire anche forme di tutela ambientale più elevate. 1.5.1 Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (Mipaaf) Le competenze del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, sono state recentemente riviste con il D.P.R. n. 18 del 9 gennaio 2008, quale "Regolamento recante riorganizzazione del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, a norma dell'articolo 1, comma 404, della legge n. 296 del 27 dicembre 2006". Le materie di pertinenza regolamentate dal provvedimento toccano aspetti che rientrano nelle attività forestali, che come sancito dalla Costituzione rimangono di competenza esclusiva delle Regioni, lasciando al Ministero competenze residuali, operando un ruolo di guida e di coordinamento e di rappresentanza internazionale dell'Italia per ciò che concerne le politiche forestali. Nello specifico le competenze inerenti il settore forestale sono assegnate a due Dipartimenti: Il Dipartimento delle politiche europee e internazionali, che cura, nelle materie di spettanza del Ministero le relazioni comunitarie ed i rapporti internazionali in sede bilaterale e multilaterale, ivi compresi i lavori dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) e dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico (OCSE) in raccordo con il Ministero degli affari esteri. a. Direzione generale delle politiche comunitarie e internazionali di mercato: trattazione, cura e rappresentanza degli interessi agricoli ed alimentari in sede comunitaria per gli aspetti di mercato e i sostegni diretti di cui al Regolamento (CE) n. 1782/2003 del Consiglio, del 29 settembre 2003, e successive modificazioni; partecipazione ai processi di elaborazione della posizione comune e di formazione della politica agricola comune e di definizione dei regolamenti, delle direttive e delle decisioni dell'Unione europea connessi con tale politica; rappresentanza dell'amministrazione nel Comitato speciale agricoltura, nei comitati e nei gruppi di lavoro dell'Unione europea per la elaborazione della normativa comunitaria di settore; rapporti con le istituzioni comunitarie e con gli Stati membri dell'Unione europea, nonché con i Paesi terzi per le tematiche connesse agli aspetti di mercato e ai sostegni diretti della politica agricola comune; trattazione delle tematiche relative ai processi di allargamento dell'Unione europea e agli accordi bilaterali dell'Unione con i Paesi terzi; rappresentanza degli interessi e delle posizioni nazionali negli organismi internazionali multilaterali quali l'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) e l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico (OCSE). b. Direzione generale per l'attuazione delle politiche comunitarie e internazionali di mercato: predisposizione delle disposizioni nazionali e degli altri atti necessari ad assicurare la applicazione della regolamentazione comunitaria in materia di organizzazioni di mercato agricolo e alimentari e di PQSF 21 sostegni diretti; coordinamento dell'attività' svolta, in materia di mercati, dalle Regioni, dall'Agenzia per le erogazioni in Agricoltura (AGEA), dagli Organismi pagatori e dalle altre amministrazioni deputate all'applicazione della regolamentazione comunitaria ed esecuzione degli obblighi comunitari riferibili al livello statale; analisi, monitoraggio e valutazione sullo stato di attuazione della politica agricola comunitaria di mercato compreso l'andamento della spesa; monitoraggio dell'andamento dei mercati in collaborazione con le competenti Direzioni generali del Ministero dello sviluppo economico e gli enti competenti in materia; adempimenti relativi all'attuazione della normativa comunitaria concernente il Fondo europeo agricolo di garanzia (FEAGA); riconoscimento degli organismi pagatori previsti dalla normativa comunitaria e supervisione della attività dei medesimi; contingenti ed ostacoli tecnici e tariffari in materia di importazione ed esportazione dei prodotti agricoli ed agroalimentari; funzioni connesse con l'applicazione degli accordi internazionali concernenti i mercati e gli aiuti. Il Dipartimento delle politiche di sviluppo economico e rurale tra le altre competenze annovera quelle in materia di: a. Politiche strutturali e di sviluppo rurale comunitarie e nazionali; b. Tutela dei patrimoni genetici e regolazione delle sementi tutela e valorizzazione della biodiversità vegetale e animale ai fini del miglioramento della produzione agricola e forestale; c. Attività venatoria e gestione programmata della stessa; economia montana nell'ambito della politica di sviluppo rurale. In particolare la Direzione generale sviluppo rurale, infrastrutture e servizi si occupa: ï dell'elaborazione e del coordinamento delle linee di politica di sviluppo rurale, ivi compresi gli aspetti relativi alla politica forestale, della montagna e del paesaggio rurale, in coerenza con quelle dell'Unione europea; ï della regolazione di sementi, materiale di propagazione, registri di varietà vegetali e libri genealogici e registri anagrafici del bestiame e relativi controlli funzionali; ï dell'attività in materia venatoria e della determinazione delle specie cacciabili ai sensi dell'articolo 18, comma 3, della legge n. 157/1992, e del riconoscimento e sostegno delle unioni e delle associazioni nazionali venatorie; IL Mipaaf si avvale inoltre del Corpo Forestale dello Stato. 1.5.2 Corpo forestale dello Stato (CFS) Il nucleo originario del Corpo forestale dello Stato fu fondato nel 1822 e modificato varie volte nel corso degli anni. Il CFS è al momento presente nelle 15 Regioni italiane a statuto ordinario ma collabora con gli altri 4 corpi forestali regionali e 2 provinciali. Posto alle dirette dipendenze del Mipaaf, il CFS è un ente nazionale unitario con organico distinto dal resto del Ministero. È composto attualmente da circa 8.300 persone di vario livello e specializzazione organizzate in livelli gerarchici e territoriali i cui principali sono rappresentati da: l'Ispettorato Generale di Roma, 15 comandi regionali, 83 comandi provinciali e 933 Comandi stazione a livello di Comune o gruppi di Comuni. Contempla anche una grande quantità di altri uffici specializzati, quali la Scuola forestale con sede a Cittàducale (RI), 19 Coordinamenti territoriali per l'Ambiente (CTA) situati nei Parchi nazionali e 28 Uffici territoriali per la biodiversità (UTB). Con la recente approvazione della legge n. 36 del 6/2/2004 recante il "Nuovo ordinamento del Corpo forestale dello Stato", è stata ribadita l'essenza del Corpo come forza di polizia dello Stato ad ordinamento civile, ovvero moderna Forza specializzata nella difesa del patrimonio agro-forestale e nella tutela dell'ambiente. Il CFS vigila anche sul rispetto della normativa nazionale e internazionale concernente la salvaguardia delle risorse agroambientali, forestali e paesaggistiche e la tutela PQSF 22 del patrimonio naturalistico nazionale, nonché la sicurezza agroalimentare, prevenendo e reprimendo i reati connessi. All'art. 2 della legge di riordino è previsto, inoltre, che fatte salve le specifiche attribuzioni delle Regioni e degli enti locali, rientrino nella competenza del CFS vari ambiti di attività in materia di: ï (art.2 d.) vigilanza e controllo dell'attuazione delle convenzioni internazionali in materia ambientale, con particolare riferimento alla tutela delle foreste e della biodiversità vegetale e animale; ï (art.2 e.) controlli derivanti dalla normativa comunitaria agro-forestale e ambientale e concorso nelle attività volte al rispetto della normativa in materia di sicurezza alimentare del consumatore e di biosicurezza in genere; ï (art.2 g.) tutela e salvaguardia delle riserve naturali statali riconosciute di importanza nazionale o internazionale, nonché degli altri beni destinati alla conservazione della biodiversità animale e vegetale; ï (art.2 m.)attività di studio connesse alle proprie competenze con particolare riferimento alla rilevazione qualitativa e quantitativa delle risorse forestali anche al fine della costituzione dell'inventario forestale nazionale, al monitoraggio sullo stato fitosanitario delle foreste, ai controlli sul livello di inquinamento degli ecosistemi forestali, al monitoraggio del territorio in genere con raccolta, elaborazione, archiviazione e diffusione dei dati; adempimenti connessi alla gestione e allo sviluppo dei collegamenti informatici e telematici dei servizi d'interesse delle aree montane, con le comunità, i comuni montani e l'UNCEM di cui all'articolo 24 della legge n. 97 del 31 gennaio 1994; ï (art.2 n.) attività di supporto al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali nella rappresentanza e nella tutela degli interessi forestali nazionali in sede comunitaria e internazionale e raccordo con le politiche forestali regionali. In adempimento a quanto sopra, il CFS oltre a varie, rilevanti e specializzate attività di natura tecnica quali quelle svolte dall'Ufficio per la biodiversità ed i suoi uffici periferici (UTB), svolge numerose attività in materia forestale anche in ambito comunitario ed internazionale. Tra di esse si possono ricordare alcune delle più rilevanti, quali la predisposizione, raccolta e verifica dei dati per attività statistiche realizzate in ambito FAO e/o UNECE ed EUROSTAT e sugli incendi boschivi, la realizzazione ed aggiornamento dell' Inventario Nazionale per le Foreste ed il Carbonio (INFC), la partecipazione ai lavori MCPFE e del Piano di Azione di Azione forestale Ue, il contributo alle posizioni forestali sviluppate in numerosi consessi internazionali quali FAO, UNFF, CBD, UNFCCC, FLEGT, G8, CITES, OCSE. Il CFS, inoltre, partecipa direttamente anche a vari progetti promossi in ambito Ue, in particolare nell'ambito del LIFE+, Settimo Programma Quadro per la Ricerca (es. progetto SCALES, LTER-net), MED, e così via. Gestisce, infine, numerose convenzioni stabilite con vari Enti di ricerca di livello nazionale (CRA, Università) ed internazionale (es. Agenzia Ambientale Europea, EEA). Inoltre, il CFS svolge attività di cooperazione internazionale nel settore forestale, con fondi propri o del Ministero degli Affari Esteri o in collaborazione con la FAO, nel settore della formazione e dell'assistenza tecnica e partecipando a reti istituzionali di coordinamento mediterraneo quali Silva Mediterranea che è un organismo costitutivo FAO. 1.5.3 Ministero dell'ambiente tutela del territorio e del mare (Mattm) Delle specifiche competenze affidate per legge al Mattm, si riassumono qui di seguito le principali attività riguardanti il settore forestale che il Ministero esplica attraverso le proprie Direzioni generali. In materia di conservazione della biodiversità il Mattm è competente per la salvaguardia della biodiversità forestale e la gestione forestale sostenibile a diversi livelli. ï A livello internazionale in qualità di autorità nazionale competente per la Biodiversità, è responsabile dell'attuazione della Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD) ed in particolare del Programma di lavoro sulla diversità biologica forestale (CBD Programme of Work (PoW) on Forest Biological PQSF 23 Diversity) che è stato oggetto di revisione nel maggio 2008 a Bonn nel corso della 9° Conferenza delle Parti Contraenti (COP9); ï A livello pan-europeo partecipa in collaborazione con il CFS alla Conferenza Ministeriale per la Protezione delle Foreste in Europa (MCPFE), e infine a livello europeo è impegnata: a. nell'attuazione della Direttiva 92/43/CEE Habitat e della Direttiva 79/409/CEE attraverso la costituzione e la gestione della Rete Natura 2000 e l'attività di monitoraggio e reporting prevista dagli artt. 11 e 17 della direttiva Habitat (monitoraggio degli ecosistemi forestali con particolare riferimento agli habitat e alle specie forestali di interesse comunitario o prioritarie); b. nel Programma FLEGT e nell'attuazione del relativo Regolamento (CE) 2173/2005 per accordi volontari fra paesi produttori e consumatori; c. nel Piano d'azione a favore della Biodiversità (COM/2006/216 finale) che in due dei suoi dieci obiettivi prioritari d'azione focalizza l'attenzione sulle foreste e sulla biodiversità forestale d. nel Greenforce Network, un gruppo di lavoro informale per uno scambio di esperienze e informazioni fra i diversi paesi dell'Ue sui principali argomenti riguardanti la conservazione della natura e delle foreste; ï A livello nazionale ha partecipato alla predisposizione delle Linee guida per la programmazione forestale ai sensi dell'art. 3 comma 1 del D.lgs18 maggio 2001, n. 227 ed emanazione del relativo Decreto attuativo, all'attività della Commissione Paritetica ex art. 10 del D.lgs n. 227/2001 per quanto riguarda il riconoscimento dei centri nazionali per la biodiversità forestale; all'attività di indirizzo e coordinamento per la pianificazione territoriale nelle aree protette (legge 394/91) e per la pianificazione antincendi boschivi nelle aree protette statali (art. 8 c. 2 legge n. 353/2000); È prevista anche la partecipazione all'attività della Commissione tecnica (non ancora costituita) sui materiali forestali di moltiplicazione ex art. 14 D.lgs n. 386/2003. Per far fronte alle varie problematiche pertinenti il settore forestale il Mattm si avvale, oltre che della propria struttura, anche dei gestori delle Aree protette statali e dell'Istituto di ricerca per la protezione ambientale (ISPRA, ex APAT), di cui il Ministero è l'organo vigilante. IRPA, istituito con il decreto legge 25 giugno 2008 n. 112, svolge le precedenti funzioni dell'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici (APAT), dell'Istituto nazionale per la fauna selvatica (INFS) e dell'Istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare (ICRAM) Lo stesso Mattm, in qualità di focal point nazionale della Convenzione delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC), è responsabile delle attività negoziali e dell'attuazione della Convenzione e del relativo Protocollo di Kyoto nel nostro Paese. Il Mattm, promuove anche una serie di attività consistenti in: ï inclusione delle attività forestali negli accordi bilaterali nell'ambito delle azioni di cooperazione internazionale; ï coordinamento della Global Partnership on Bio-Energy (GPBE), istituita in ambito G8; ï coordinamento nazionale della campagna della Commissione Europea "Energia Sostenibile per l'Europa" ove particolare importanza riveste il settore delle bio-energie; ï supporto a diverse iniziative di promozione forestale (Parchi per Kyoto, ecc.). Inoltre il Ministero, attraverso l'applicazione del "Piano d'Azione per la sostenibilità ambientale dei consumi nel settore della pubblica amministrazione" a favore una politica di Acquisti Pubblici Verdi (Green Public Procurement o GPP), mira ad integrare considerazioni di carattere ambientale nei processi d'acquisto delle pubbliche amministrazioni per incidere positivamente - in particolare - anche sui prodotti pertinenti la filiera forestale, del legno e suoi derivati. Infine cura anche altre attività di interesse forestale come: l'identificazione delle linee, fondamentali dell'assetto del territorio nazionale, con riferimento ai valori naturali ed ambientali ed alla offesa del suolo, nonché con riguardo al relativo impatto dell'articolazione territoriale delle reti infrastrutturali e delle opere di PQSF 24 competenza statale e delle trasformazioni territoriali; i rapporti con l'U.E. e supporto alle attività internazionali connesse alla convenzione per la lotta contro la desertificazione e la siccità e l'attuazione in sede nazionale dei relativi impegni; l'attuazione a livello amministrativo della normativa comunitaria ed internazionale in materia di difesa del suolo. 1.5.4 Regioni e Province Autonome L'emanazione del D.P.R. n. 11 del 15.1.1972 e del D.P.R. n. 616 24.7.1977, hanno segnato l'avvio del trasferimento alle Regioni a statuto ordinario delle funzioni amministrative statali in materia di agricoltura e foreste. L'evoluzione normativa successiva ha portato ad una regionalizzazione via via più spinta delle funzioni in materia di boschi e foreste come evidenziato, in tempi più recenti, dalla emanazione della Legge costituzionale n. 3 del 2001 "Modifiche al titolo V della parte seconda della costituzione, essenzialmente per ciò che attiene ai contenuti dell'articolo 117, e del D.lgs n. 227 del 2001 "Orientamento e modernizzazione del settore forestale, a norma dell'articolo 7 della legge 5 marzo 2001, n. 57. Con il decentramento delle competenze amministrative alle Regioni e Province Autonome previsto dalla Legge Costituzionale n. 3/2001, le Regioni assumono la podestà legislativa e regolamentare in "materia forestale", anche se non espressamente prevista nell'art. 117, commi secondo e terzo della Costituzione e, pertanto, da ascriversi alla propria competenza "residuale-esclusiva", di cui all'art.117, quarto comma, della Costituzione. Attualmente il punto di riferimento normativo per le Regioni rimane il D.lgs n. 227/2001che nel definire i criteri generali nella programmazione del settore forestale (art.3 D.lgs n.337/2001), sancisce che le Regioni definiscano le linee di tutela, di conservazione, valorizzazione e sviluppo del settore forestale con propri Piani e programmi forestali Regionali. L'obiettivo fondamentale cui tendono le regioni è quello di potenziare e valorizzare, attraverso la "gestione attiva", le risorse forestali, facendo propri gli indirizzi suggeriti in sede nazionale ed europea, relative alla "Gestione Forestale Sostenibile", dove la sostenibilità viene intesa nelle tre dimensioni della valorizzazione economica, della tutela ambientale e della ottimizzazione degli impatti sociali connessi allo sviluppo del settore. Nello specifico, sulla base delle caratteristiche ambientali, ecologiche e socioeconomiche del territorio regionale, il lavoro delle Regioni è indirizzato a: ï disciplinare il settore, individuando gli obiettivi di politica forestale regionale nei suoi aspetti, ambientali, economici e sociali, secondo principi dettati a livello comunitario, inoltre definiscono strumenti di pianificazione e programmazione regionale avendo a riferimento norme ed indirizzi internazionali, comunitari e nazionali seguita e monitorata l'attuazione dei piani di forestazione e dei programmi nel settore forestale in riferimento alle ricadute occupazionali, alla valorizzazione ed alla tutela del patrimonio forestale; ï programmazione e implementazione delle politiche comunitarie (Sviluppo rurale, Ambiente, ecc); ï esercitare le funzioni inerenti la pianificazione, programmazione e attuazione per la difesa dei boschi dagli incendi e dalle avversità biotiche ed abiotiche; ï garantire l'assetto idrogeologico del proprio territorio tramite idonei interventi di sistemazione idraulico forestale; ï promuovere, approvare e controllare l'attuazione dei Piani di gestione forestale (proprietà pubbliche, private, Aree protette, Natura2000, ecc); ï promuovere l'inventario forestale regionale e gli strumenti informativi del patrimonio forestale regionale; ï gestire, tutelare e valorizzare i beni immobili e le opere esistenti appartenenti al patrimonio regionale forestale; PQSF 25 ï disciplinare e gestire la trasformazione dei terreni forestali e non sottoposti a vincolo idrogeologico autorizzandone la trasformazione e le forme di compensazione; ï sostenere l'attività di ricerca e sperimentazione in ambito forestale favorendo l'interscambio tra la comunità politica, imprenditoriale, professionale e scientifica ; ï disciplinare e controllare le utilizzazioni legnose di proprietà pubbliche e private; raccolta dei dati relativi alla filiera foresta-legno anche a fine statistico; ï curare la tenuta e l'aggiornamento del libro dei boschi da seme regionale, istituito ai sensi del D.lgs n. 386/03 al fine di tutelare e conservare la biodiversità degli ecosistemi forestali e, nell'ambito di questo settore, controllare la produzione vivaistica pubblica e privata per la produzione di piante da rimboschimento e certificarne la provenienza; ï promuovere lo sviluppo energetico dei boschi secondo modelli di filiera multiscala; ï realizzare i interventi di ampliamento, manutenzione e ricostituzione del patrimonio boschivo pubblico direttamente e/o prevedendo forme di sostegno per gli interventi a macchiatici negativo; ï disciplinare, promuovere e controllare la raccolta dei prodotti non legnosi e del sottobosco; ï promuovere la valorizzazione dei servigi immateriali offerti dai boschi esaltandone la multifunzionalità attraverso programmi di sensibilizzazione e educazione didattica; ï promuovere l'attività di formazione degli addetti al settore forestale e delle imprese boschive, anche attraverso la istituzione e tenuta di patenti ed albi, al fine di migliorarne la qualità professionale, la sicurezza e rendere più efficienti ed efficaci gli interventi; ï promuovere e incentivare forme di gestione associata integrale (produzione, utilizzazione, commercializzazione) delle proprietà forestali pubbliche e private; ï promuovere nuove forme di Gestione Forestale Sostenibile ivi compresa la certificazione forestale di processo e di prodotto; Infine, conducono attività di assistenza e consulenza agli EE.LL. ed alle altre istituzioni presenti sul territorio regionale per le attività di programmazione e gestione degli interventi a tutela del patrimonio forestale. PQSF 27 Tabella riassuntiva di sintesi di Istituzioni e Compiti Compiti istituzionali in ambito forestale Istituzioni Mipaaf Mattm Regioni e Province Autonome Convenzioni internazionali di interesse forestale per: Di cui CFS Tutela delle foreste Coordinamento della programmazione ed attuazione interventi per la difesa dei boschi dalle avversità biotiche ed abiotiche. Coordinamento delle attività di monitoraggio, vigilanza e controllo dellâattuazione CBD - FLEGT Programmazione ed attuazione interventi per la difesa dei boschi dalle avversità biotiche ed abiotiche. Salvaguardia biodiversità Coordinamento della programmazione di tutela e conservazione, tutela dei patrimoni genetici e regolazione delle sementi tutela e valorizzazione della biodiversità vegetale e animale ai fini del miglioramento della produzione agricola e forestale Coordinamento delle attività di monitoraggio vigilanza e controllo dellâattuazione Coordinamento della programmazione di tutela e conservazione CBD Tutela e conservazione della Flora, della Fauna e degli habitat in applicazione delle direttive comunitarie e delle norme nazionali e regionali di settore. Tutela del paesaggio Aspetti relativi al paesaggio rurale nellâelaborazione e coordinamento della politica di sviluppo rurale, in coerenza con gli indirizzi dellâUnione europea Vigilanza e controllo dellâattuazione Europe for Environment (PLEBLDS-PEEN) Pianificazione , tutela e vigilanza delle aree soggette a vincolo paesaggistico. Norme in materia di tutela di beni culturali, ambientali e paesistici Assorbimento del Carbonio Registro dei serbatoi forestali di concerto con il Mattm CCC e Prot. Kyoto Registro dei serbatoi forestali di concerto con il CFS e le Regioni Promozione e autorizzazione per selvicoltura sostenibile e imboschimenti Cambiamento climatico e desertificazione Coordinamento delle attività di monitoraggio CCC e CCD Applicazione direttive comunitarie delle leggi nazionali e regionali inerenti la Biodiversità Convenzioni comunitarie di interesse forestale Direttiva Habitat e Uccelli Reg. CE 1698/05 Sviluppo rurale Elaborazione e coordinamento delle linee di politica di sviluppo rurale, ivi compresi gli aspetti relativi alla politica forestale, della montagna e del paesaggio rurale, in coerenza con quelle dellâUnione europea Coordinamento nazionale FEASR Programma Strategico Nazionale Vigilanza e controllo dellâattuazione regolato da specifiche convenzioni Definizione ed attuazione dei Programmi regionali FEASR, Altri fondi Comunitari Coordinamento e coerenza Coordinamento e coerenza Programmazione e attuazione regionale dei FES, FESR e Aiuti di stato Parchi e aree protette Gestione di 130 riserve naturali statali , attività di polizia nei Parchi nazionali tramite i Coordinamenti Territoriali per lâAmbiente (CTA) L. 394/91 Programmazione, coordinamento, esecuzione e controllo degli interventi in materia di Parchi, Riserve e Aree tutelate ivi compresa lâindividuazione di nuovi ambiti territoriali di protezione. Interventi per la salvaguardia e lo sviluppo di aree di elevato interesse botanico e naturalistico. Programmazione forestale L. 227/2001 Linee guida programmazione forestale D.lgs 227/2001 Linee guida programmazione forestale D.lgs 227/2001 Linee guida programmazione forestale L. 227/2001 Linee guida programmazione forestale Norme relative alla gestione del patrimonio forestale Piani e programmi forestali Regionali Rilevazione qualitativa e quantitativa delle risorse forestali Inventario forestale nazionale (INFC) Monitoraggio dello stato delle foreste . Registro dei serbatoi forestali di carbonio Piano per il parco e Piano AIB di aree protette statali Definiscono ed aggiornano lâinventario Forestale regionale. Regione e Province autonome eseguono direttamente. Controlli sullo stato di salute degli ecosistemi forestali Programmazione e monitoraggio per la difesa dei boschi dalle avversità biotiche ed abiotiche. Disastri e calamità naturali Servizi di ordine pubblico, pubblica sicurezza, soccorso e protezione civile L. 349/86 danno ambientale Programmazione ed attuazione interventi per la difesa dei boschi dalle avversità biotiche ed abiotiche. Disposizioni in materia di protezione civile. Incendi Coordinamento e supporto operativo , statistiche, RAPF (rilievo aree percorse dal fuoco), fascicolo territoriale, indagini (NIAB) L. 353/2000 art. 8 c.2 Coordinamento, supporto e intesa reg. per Piani AIB di aree protette statali Programmazione e attuazione, lotta attiva e prevenzione Piani AIB Carte forestali Elaborazione prototipo per la Regione Liguria Realizzazione della Carta Forestale regionale. Gestione forestale e pianificazione Approvazione piani AIB delle aree protette nazionali Piani Ambientali Promozione e approvazione di Piani di gestione e altri strumenti equivalenti Vincolo idrogeologico Controlli e sanzioni (anche in relazione alle PMPF) Autorizzano gli interventi, definiscono normative e regolamenti e PMPF. Controllo e sanzioni. PQSF 28 2. LE STATISTICHE FORESTALI La conoscenza della struttura e dello stato degli ecosistemi forestali e dei settori produttivi a essi collegati, assume fondamentale importanza per poter definire indirizzi e intraprendere efficaci e calibrate politiche economiche, ambientali e sociali sostenibili con il territorio. Le fonti statistiche e informative nazionali sul settore forestale sono oggi però insufficienti e non coprono aspetti del settore di particolare interesse per la collettività, fornendo spesso dati a prima vista contrastanti e di difficile interpretazione, e risultano inadeguate sia per soddisfare le necessità informative del settore sia per rispondere agli obblighi di monitoraggio e valutazione delle politiche. In risposta alla crescente attenzione della politica comunitaria e nazionale verso gli aspetti ambientali e tenuto conto degli impegni assunti dal nostro Paese in ambito internazionale, è stato avviato un profondo processo di rinnovamento del sistema delle statistiche nazionali per il settore forestale, che tuttavia avrebbe bisogno di maggior e più convinto impulso da parte delle Istituzioni e delle Amministrazioni coinvolte. Con il nuovo Inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi forestali del carbonio (INFC) si sono, infatti, poste le basi per un riassetto delle informazioni relative alle caratteristiche delle risorse forestali, sanando così in parte una reale situazione di difficoltà interpretativa. Il compito di progettare e attuare il nuovo Inventario è stato affidato al Corpo forestale dello stato (CFS) che si avvalso della consulenza tecnica dell'Unità di Ricerca per il Monitoraggio e la Pianificazione Forestale del Consiglio per la Ricerca e sperimentazione in Agricoltura (CRA-MPF). Inoltre il CFS agisce da "struttura di riferimento", essendo titolare di una serie di indagini statistiche (INFC, Incendi, Stato di salute delle foreste, e parzialmente ancora chiamato da alcune Regioni ad effettuare la raccolta dati relativa ad alcune rilevazioni congiunturali effettuate dall'ISTAT: utilizzazioni, tagliate, ecc.). Il CFS inoltre mantiene le relazioni internazionali con l'Ue e le Nazioni Unite in tema di statistiche forestali e predispone i più importanti rapporti informativi del settore (FRA per la FAO, JFQ per CE e UN/ECE, Indicatori MCPFE). La realizzazione dell'Inventario rappresenta sicuramente un passo significativo ed innovativo verso l'armonizzazione delle statistiche nazionali del settore forestale, che vedono oggi l'INFC come principale strumento volto a soddisfare la domanda informativa posta dalle esigenze dell'attività di reporting internazionale e in particolare da quelli del Forest Resources Assessment della FAO (FRA). Tuttavia, con la presenza e la disponibilità dell'ultimo IFNC gli sforzi a cui sono chiamati gli Enti di ricerca e statistica coinvolti sono innanzitutto quelli di armonizzare le serie storiche in base a nuove definizioni e classificazione dei fenomeni rilevati. Queste armonizzazioni richiedono ancora tempo ed, in taluni casi, uno sforzo di ricerca metodologica e modellistica ancora da mettere a punto. Sicuramente anche l'adozione della definizione FAO, almeno a fini statistici, da parte delle regioni aiuterebbe in tal senso. L'introduzione dell'INFC nella lista delle rilevazioni di interesse statistico nazionale per il triennio 2007-2009 è un primo passo che vedrà, nel processo di miglioramento del sistema, l'inserimento nel PSN (Programma statistico nazionale), delle fonti attualmente in grado di produrre informazioni soddisfacenti su aspetti non ancora coperti dalla statistica ufficiale, previa documentazione e verifica da parte del SISTAN del soddisfacimento dei principali requisiti di qualità. La comparabilità dei dati raccolti nel primo Inventario Forestale del 1985 (MAF, 1988), con quelli di recente acquisizione (INFC,2005), è realizzabile solamente mediante apposite matrici di confronto a causa della differenza operativa nella base di campionamento e nelle definizioni di foresta adottate. Dal 1985 ad oggi sono stati realizzati numerosi inventari su base regionale o provinciale, che non hanno trovato continuità all'azione intrapresa e contribuendo solo parzialmente a tracciare il trend delle foreste del Paese: questi infatti interessano poco più della metà delle regioni e presentano talune importanti differenze negli obiettivi, nella "definizione di bosco" adottata, nello schema di campionamento, nelle procedure, negli standard di misura e nel periodo di riferimento. L'ISTAT ha prodotto annualmente statistiche sulle superfici forestali, disponibili per aggregazione regionale, composizione principale, classi altimetriche, forme di governo e classi di proprietà. Purtroppo non coincidendo le definizioni adottate dall'Istituto con quelle armonizzate su scala internazionale (FAO-FRA), PQSF 29 l'Istituto Nazionale di Statistica stesso ha ritenuto di non proseguire con la pubblicazione rimandando gli utenti ai dati pubblicati dall'IFNC. Il nuovo inventario nazionale costituisce l'elemento chiave su cui basare il riassetto delle informazioni relative all'intero settore, in quanto fornisce un aggiornamento accurato della stima della superficie forestale nel nostro Paese, coerente con la definizione richiesta per l'attività di reporting internazionale. Il nuovo inventario ha lo scopo di rispondere alle più moderne esigenze della società italiana con particolare riferimento alle tematiche ambientali. L'organizzazione dell'INFC, che lo porta negli ultimi intenti ad essere un inventario continuo, fa si che potrà essere aggiornabile e modificabile, su base quinquennale, analizzando di volta in volta aspetti diversi della situazione forestale e fornendo informazioni attuali e in grado di rispondere alle maggiori richieste provenienti dalla situazione attuale. Gli obiettivi perseguita dall'INFC (ISAFA 2005) sono: ï Creare un nuovo sistema nazionale di statistiche forestali, maggiormente integrato a quello europeo; ï Impostare il sistema italiano di monitoraggio dei boschi e di vari altri ambienti naturali, per adempiere agli impegni assunti dall'Italia con il del Protocollo di Kyoto riguardanti il contenimento dei gas a effetto serra; ï Rafforzare le azioni italiane finalizzate a rispettare le convenzioni delle nazioni unite sui temi della biodiversità e contrastano e lotta alla desertificazione; L'inventario, tra i suoi scopi principali, oltre all'acquisizione di dati riferiti alle caratteristiche e alla struttura dei boschi (copertura e uso del suolo, composizione specifica, struttura dei popolamenti, caratteristiche dendroauxometriche, forme di governo e trattamento e descrizione della stazione, massa legnosa, assortimenti commerciali ritraibili, ritmi di accrescimento degli alberi), prende anche in considerazione lo stato fitosanitario del bosco, la sua importanza dal punto di vista naturalistico, l'aspetto di ambiente di protezione e di sviluppo della fauna selvatica, la funzione turistico-ricreativa e la funzione di assorbimento e immagazzinamento del carbonio atmosferico. Lo schema di campionamento adottato, previa stratificazione, prevede una struttura articolata in tre fasi, e consente errori contenuti e misurabili in fase di stima. Il sistema di classificazione utilizzato prevede tre insiemi campionari: Classi e sottoclassi di uso del suolo; Categorie inventariali; Categorie forestali (composizione specifica e fitocenosi, contenuto in carbonio nella fitomassa arborea). L'errore sulla stima della superficie forestale totale ottenuto per alcune delle Regioni più estese, quali ad esempio la Toscana e il Piemonte, si attesta su valori molto prossimi all'1%, che sono paragonabili a quello ottenuto a livello nazionale con il precedente Inventario Forestale Nazionale (MAF-ISAFA, 1988), che risultò pari allo 0.9%. Anche per le Regioni meno estese, quali il Molise e la Valle d'Aosta, il grado di precisione delle stime è molto buono, con un errore standard percentuale intorno a 3%. Questi risultati confermano che uno degli obiettivi principali che si era proposto il progetto del nuovo inventario, cioè quello di fornire stime affidabili anche a livello regionale, è stato pienamente raggiunto, almeno per le classi di aree boscate di maggiore estensione. La definizione di "FORESTA" adottata, la stessa impiegata (FRA2000) dalle Nazioni unite e consente la comparazione delle statistiche forestali a livello mondiale. Tale definizione risponde inoltre alle specifiche dettate dal Protocollo di Kyoto, nell'ambito del quale l'Italia dovrà fornire dati puntuali relativamente al contenuto di carbonio stoccato nelle foreste. Tali definizioni, hanno valore esclusivamente inventariale e attualmente nessuna implicazione di carattere giuridico. Per la classificazione dell'uso del suolo si è fatto invece riferimento al sistema di classificazione europeo CORINE Land Cover (Commissione Europea, 1993). Come anno di riferimento delle stime di superficie dell'INFC è stato fissato il 2005, anno centrale del periodo di realizzazione dell'inventario (2003-07) coincidente con il momento in cui è stata completata la classificazione definitiva delle superfici forestali. I dati relativi alle stime di superficie sono stati pubblicati in un esteso rapporto INFC, "Stime di superficie 2005", costituito di due parti, una riferita alle statistiche principali e l'altra che fornisce informazioni di maggiore dettaglio (INFC, 2007). Queste informazioni sono consultabili e scaricabili integralmente dal sito www.infc.it. PQSF 30 Definizioni FAO-FRA2000 adottate dall'INFC: Bosco Territorio con copertura arborea maggiore del 10% su unâestensione maggiore di 0,5 ettari. Gli alberi devono poter raggiungere unâaltezza minima di 5 metri a maturità in situ. Può trattarsi di formazioni chiuse o aperte. Soprassuoli forestali giovani, anche se derivati da piantagione, o aree temporaneamente scoperte per cause naturali o per lâintervento dellâuomo, ma suscettibili di ricopertura a breve termine secondo i requisiti sopra indicati, sono inclusi nella definizione di bosco. Sono inoltre inclusi: ï vivai forestali e arboreti da seme (che costituiscono parte integrante del bosco); ï strade forestali, fratte tagliate, fasce tagliafuoco e altre piccole aperture del bosco; ï boschi inclusi in parchi nazionali, riserve naturali e altre aree protette; ï barriere frangivento e fasce boscate di larghezza superiore a 20m, purché maggiori di 0,5 ettari; Sono incluse anche le piantagioni finalizzate a scopi forestali comprese alberi da gomma e le sugherete. Altre terre boscate Territorio con copertura arborea del 5-10% di alberi in grado di raggiungere unâaltezza minima di 5m a maturità in situ oppure territorio con una copertura maggiore del 10% costituita da alberi che non raggiungono unâaltezza di 5m a maturità in situ o da arbusti e cespugli. Schema di classificazione adottato per l'INFC (con esclusione del quarto livello-sottocategorie forestali. Macro categorie Inventariali Categorie inventariali Categorie forestali Bosco Boschi alti: Specie arboree con copertura maggiore del 10%; Altezza potenziale in situ maggiore di 5 m; Boschi di larice e cembro Boschi di abete rosso Boschi di abete bianco Pinete di pino silvestre e montano Pinete di pino nero, laricio e loricato Pinete di pini mediterranei Altri boschi di conifere, pure o miste Faggete Querceti a rovere, roverella e farnia Cerrete, boschi di farnetto, fragno, vallonea Castagneti Ostrieti, carpineti Boschi igrofili Altri boschi caducifogli Leccete Sugherete Altri boschi di latifoglie sempreverdi Impianti di arboricoltura da legno Impianti di Pioppeti artificiali Arboricoltura Piantagioni di altre latifoglie da legno Piantagioni di conifere Aree temporaneamente prive di soprassuolo Altre terre boscate Boschi bassi: Specie arboree con copertura maggiore del 10%; Altezza potenziale in situ compresa tra i 2 e i 5 m; (come per i boschi alti) Boschi radi: Specie arboree con copertura compresa tra il 5 e 10%; Altezza potenziale in situ maggiore di 5 m; (come per i boschi alti) Boscaglie: Specie arboree con copertura maggiore del 10%; Altezza potenziale in situ inferiore ai 2 m; (come per i boschi alti) Arbusteti: Specie arbustive e con copertura di almeno il 10%; Alberi, se presenti, non superano il 5% di copertura; Arbusteti subalpini Arbusteti di clima temperato Macchia, arbusteti mediterranei Aree boscate inaccessibili o non classificate PQSF 31 I dati dell'INFC costituiscono, inoltre, la fonte primaria di informazione anche per la realizzazione delle banche dati previste dal "Registro Nazionale dei serbatoi di carbonio agroforestali", che saranno inserite nel Piano Statistico Nazionale ISTAT. L'inventario di "Uso delle Terre" (IUTI), in particolare, si prefigge di completare l'informazione statistica sulle foreste fornendo un quadro conoscitivo dettagliato dell'uso del suolo secondo la classificazione UNFCCC6 in grado, di identificare le aree che dal 1990 al 2012 risultano soggette ad uso forestale predominante, con identificazione di quelle che, nello stesso periodo, hanno variato la propria destinazione di uso a favore o a scapito della foresta. Per le informazioni riguardanti i parametri socio-economici delle foreste (utilizzazioni boschive, prezzi dei prodotti forestali, import-export, occupazione, dati sulle imprese, ecc.), l'ISTAT rappresenta la fonte quasi esclusiva in quanto si tratta spesso di informazioni su scala regionale e/o sub regionale. A causa delle difformità presenti nei procedimenti amministrativi condotti a livello regionale, i dati sui prelievi legnosi a disposizione, sebbene ufficiali, risultano sensibilmente sottostimati. Una riorganizzazione di questi processi è sicuramente opportuna quanto necessaria, anche avvalendosi di nuove metodologie, ma non va dimenticato che la prima causa di parzialità ed imprecisione del dato è da ricercarsi nei processi autorizzativi e nella raccolta dei dati attuata dalle Regioni. A parziale integrazione, pur non trattandosi di fonti statistiche ufficiali, vanno ricordati i dati di produzione industriale e di performance economica pubblicate annualmente dalle principali associazioni di categoria nel settore legno-mobile, carta ed editoria. I dati di import-export vengono registrati in sede doganale e successivamente elaborati per ottenere le aggregazioni previste dalle nomenclature vigenti a livello internazionale. Ultimamente le attività di compilazione del JFSQ e del rapporto nazionale per il Forest Resources Assessment (FRA2010) della FAO sono state inserite nel programma statistico nazionale 2009-2011 con i seguenti e rispettivi codici identificativi: RIL PAC 00070 ed ELA PAC 00069. Il Corpo forestale dello stato, che coordina le suddette attività e rappresenta il Paese in seno alle organizzazioni internazionali di settore, si avvale di gruppi di lavoro interistituzionali. 6 Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), "Good Practice Guidance on Land Use, Land Use Change and Forestry", 2003. PQSF 32 3. IL PATRIMONIO FORESTALE NAZIONALE Le caratteristiche geografiche, geomorfologiche, pedologiche e climatiche del territorio italiano determinano una elevata diversità specifica e fisionomica delle formazioni forestali. L'attuale paesaggio forestale italiano è il risultato di profonde trasformazioni territoriali e socio-economiche avvenute nei secoli, al fine di ottenere principalmente superfici utilizzabili come aree agricole e/o urbanizzate. Le attività selvicolturali, hanno fortemente modellato e modificato la struttura, la composizione, la complessità e la diversità degli ecosistemi forestali, proponendo anche nuovi equilibri ecologici. Le formazioni forestali italiane possono essere ricondotte, secondo la direttiva Habitat, alla regione biogeografica alpina (32%), a quella continentale (16%) e a quella mediterranea (circa il 52%). Ciò determina, secondo le stime della Società Italiana di Botanica e dell'Accademia di Scienze forestali, una elevata diversità specifica e fisionomica con la presenza di ben 117 specie differenti soltanto per lo strato arboreo delle cenosi boschive, di cui alcune a serio rischio di estinzione (Abies nebrodensis, Zelkova sicula). L'elevata diversità specifica e fisionomica, aggiunta alle difficoltà orografiche, contraddistingue i nostri boschi da quelli di molti altri paesi europei, rendendoli molto pregiati dal punto di vista ambientale (biodiversità), ma anche più complessi da gestire e quindi meno redditizi da un punto di vista produttivo. Analizzando i risultati disponibili dell'Inventario nazionale (INFC 2005), la superficie forestale italiana è stimata in 10.673.589 ettari, pari al 34,7% del territorio nazionale. Considerando la contrazione delle aree agricole e pastorali (la SAU dal 1992 al 2002 è diminuita del 10,8%), la superficie stimata e risulta in progressivo aumento. Dalle indagini congiunturali ISTAT risulta che la superficie forestale italiana è cresciuta dai 5,6 milioni di ettari del 1950 fino a 6,8 milioni di ettari nel 2005. Il tasso di crescita è stato piuttosto veloce nei primi decenni, mentre negli ultimi tempi la superficie è rimasta pressoché invariata per la maggior parte dei distretti regionali di indagine. Ferme restando le diverse metodologie di censimento e monitoraggio, la principale ragione della discrepanza dei dati sull'estensione della superficie forestale tra ISTAT e INFC è rappresentata dal fatto che l'ISTAT ascrive alla classe "bosco" solo le formazioni con grado di copertura maggiori del 50%. Tale processo evidente, ma difficilmente quantificabile, negli ultimi 30 anni è stato rafforzato dagli incentivi nella piantagione di specie forestali e da legno su terreni agricoli. I primi 15 anni sono stati caratterizzati soprattutto piantagioni a scopo produttivo nel Mezzogiorno d'Italia attraverso il Progetto Speciale 24 della ex CASMEZ che ha comportato nuovi impianti forestali (soprattutto conifere a rapido accrescimento ed eucalipti) su circa 100.000 ettari; i secondi 15 anni sono stati interessati dall'applicazione del Reg. CEE 2080/92 nel periodo 1994-2000, ha portato alla realizzazione di circa 104.000 ettari di impianti, costituiti per il 57% da latifoglie "nobili" (ciliegio, noce, frassino, rovere), per il 40% da specie a rapido accrescimento (pioppeti) e in minima parte da conifere (3%). Gli impianti di arboricoltura da legno sono caratterizzati da piantagioni regolari, a fini strettamente produttivi, gestiti quasi come colture agrarie, con un notevole apporto esterno di energia e lavoro (concimazioni, prodotti fitosanitari, potature, ecc.). I numerosi rimboschimenti, messi in atto a più riprese nei decenni prima e dopo la seconda guerra mondiale, hanno generalmente l'obiettivo di costituire boschi naturali o naturaliformi, a finalità multipla, anche se spesso sono stati realizzati con fini prevalentemente protettivi. Nei paragrafi successivi verranno riportati i principali risultati sulle caratteristiche delle risorse forestali nazionali emersi dall'INFC 2005. PQSF 33 3.1 Estensione e composizione dei boschi italiani Secondo le recenti stime dell'INFC la superficie forestale totale è costituita per 83,7% dalla macrocategoria Bosco (8.759.200 ettari) e copre il 29,1% dell'intero territorio nazionale (tab1 in Allegato 1). Di questa il 98% è rappresentato dalla categoria inventariale Boschi alti. Gli Impianti di arboricoltura raggiungono invece 1,14% (122.252 ettari), mentre la superficie delle Aree temporaneamente prive di soprassuolo è lo 0,5% (53.981 ettari). Le Regioni più densamente boscate sono la Liguria e il Trentino con un grado di copertura percentuale rispettivamente di 62,6 e 60,5%, le meno ricche di boschi risultano essere invece la Puglia (7,5%) e la Sicilia (10,0%). I Boschi alti italiani risultano essere costituiti per circa il 68% da popolamenti a prevalenza di latifoglie. Con un diverso grado di eterogeneità specifica le formazioni più diffuse a livello nazionale sono i Boschi di rovere, roverella e farnia, le Faggete, i Castagneti e i Boschi di cerro, farnetto, fragno e vallonea, che superano ciascuna il milione di ettari. La predominanza dei boschi di latifoglie è comune a tutto il panorama regionale italiano, ad eccezione di alcuni contesti alpini (Valle d'Aosta, Trentino Alto Adige). Il 13,3% dei Boschi alti è costituito da popolamenti a prevalenza di conifere in cui predominano quelli di abete rosso con un'estensione di 586.082 ettari corrispondono al 6,7% della superficie totale dei boschi in Italia. Anche per gli Impianti di arboricoltura da legno i dati evidenziano la prevalenza delle latifoglie con l'84% della superficie occupata da specie di latifoglie coltivate in purezza, costituiti prevalentemente da Pioppeti artificiali (66.269 ettari), mentre le Piantagioni di altre latifoglie (40.985 ettari) sono costituite in misura uguale da piantagioni di latifoglie nobili ed eucalipti. La pioppicoltura è concentrata prevalentemente nella Pianura Padana e riveste una notevole importanza nella filiera produttiva italiana, anche se la superficie investita è in progressiva diminuzione (136.581 ettari nel 1982). Per la categoria conifere il contributo dei popolamenti artificiali fuori areale sembra del tutto trascurabile. In particolare il Censimento Generale dell'Agricoltura del 2000 segnalava 55.418,27 ettari di "superfici in azienda agricola boscate a turno breve", costituite principalmente da impianti di specie a rapido accrescimento per produzioni industriali (47.584,61 ettari), per la produzione di energia (7.070,94 ettari) e di abeti destinati a diventare alberi di Natale (762,72 ettari). Le Altre terre boscate, la cui estensione risulta di 1.708.333 ettari (16,3% della superficie dell'intero Paese) sono costituite per il 58,0% dagli Arbusteti, cui concorre considerevolmente la categoria forestale della Macchia e Arbusteti mediterranei, formazioni di estrema importanza per la protezione di habitat sensibili, ma anche per la salvaguardia della stabilità dei versanti e per la protezione idrogeologica, per contro il ruolo economico di tali formazioni è assolutamente marginale. Alle categorie inventariali elencate si aggiunge la classe delle Aree boscate inaccessibili o non classificate, per la quale è stata stimata un'estensione complessiva di circa 398.000 ettari, di cui il 75% riguarda situazioni di completa inaccessibilità e il 25% è rappresentato da punti privi per qualche altro motivo delle informazioni richieste per un loro corretto inquadramento. L'unica informazione disponibile per questi punti deriva dalla fotointerpretazione, che ha evidenziato la presenza di copertura arboreo-arbustiva. Per questo motivo essi sono stati comunque attribuiti alle aree boscate, nonostante la mancanza di dati di seconda fase. Più del 70% della superficie forestale totale si trova ad una quota inferiore ai 1.000 m s.l.m., fra 1.000 e 1.500 metri il 17,4% e oltre i 1.500 metri solamente l'8,5%, con la concentrazioni in ambienti alpini delle superfici del Bosco sopra i 2.000 metri. Sebbene a livello nazionale l'incidenza del Bosco a tali quote sia molto bassa (poco meno dell'1%), questa diventa di un certo rilievo in realtà locali come la Valle d'Aosta (13,2%), l'Alto Adige (8,6%) e il Trentino (4,5%). PQSF 34 3.2 Origine dei soprassuoli forestali La maggior parte del Bosco in Italia ha avuto origine7 attraverso processi seminaturali (69,2%), ossia in seguito ad attività selvicolturali. I boschi di origine naturale, che includono anche i soprassuoli originatisi con il concorrere di attività antropiche indirette, sono meno di un sesto della superficie complessiva del Bosco (15,4%). I boschi di origine artificiale costituiscono la frazione meno rappresentata (6,3%), mentre per il 9,1% della macrocategoria Bosco non si dispone di informazioni circa l'origine. La ripartizione in classi di origine del Bosco nell'ambito delle singole Regioni presenta valori molto eterogenei. La maggiore percentuale di boschi con origine naturale si evidenzia in Sicilia (36,6%), in Abruzzo (32,3%), in Valle d'Aosta (32,0%) e in Puglia (31,9%). Per i boschi di origine seminaturale la loro proporzione a livello nazionale (69%) è superata in un gruppo consistente di Regioni, fra le quali il Molise (90,3%), l'Umbria (87,1%) e l'Alto Adige (84,6%), mentre altre Regioni, e in particolare la Sicilia, presentano valori molto più bassi(27,4%). Infine, riguardo ai boschi di origine artificiale, questi sono notevolmente più rappresentati in alcune Regioni, quali la Sicilia (28,4%), la Calabria (15,9%), la Puglia (12,8%) e la Sardegna (12,8%). Sottraendo dalla superficie complessiva del Bosco di origine artificiale quella degli Impianti di arboricoltura da legno (piantagione), è possibile stimare l'estensione dei rimboschimenti e degli imboschimenti di origine artificiale, che risulta pari a 425.493 ettari. Per le "Altre terre boscate" è nettamente superiore la percentuale di cenosi di origine naturale (37,2%) e le formazioni di origine seminaturale sono meno di un quarto in termini di superficie, mentre i soprassuoli di origine artificiale non raggiungono l'uno per cento. Per questa macrocategoria, la superficie priva dell'informazione relativa all'origine delle cenosi è considerevole (37,7% del totale). Riguardo all'epoca di insediamento, dato rilevato soltanto per le formazioni di origine seminaturale o artificiale, si evidenzia che la superficie di Bosco insediatasi a partire dal 1990 per cause attribuibili totalmente o parzialmente all'azione dell'uomo è stimata pari a quasi 250.000 ettari; per le "Altre terre boscate" lo stesso fenomeno ha riguardato circa 28.000 ettari. In termini percentuali, si può affermare che, tra il 1990 e il 2005, circa il 2.6% della superficie forestale totale si è costituito per cause attribuibili totalmente o parzialmente all'azione dell'uomo mentre, rispetto alla superficie territoriale nazionale, questo dato corrisponde a un po' meno dell'1% (0,9%). 3.3 Struttura delle foreste nazionali Con 3.663.143 ettari i cedui costituiscono il 41,8% dei boschi italiani, in cui le specie più diffuse sono il castagno (Castanea sativa), i carpini (Carpinus betulus, Ostrya carpinifolia) e le querce (Quercus spp.) nei boschi di collina, mentre in quelli montani, sia alpini sia appenninici, domina il faggio (Fagus selvatica). Vi è una netta prevalenza di cedui matricinati che, da soli, rappresentano il 28% dei soprassuoli afferenti alla categoria inventariale dei Boschi alti. Si tratta per lo più di popolamenti prossimi al turno di utilizzazione o invecchiati (gli stadi adulto e invecchiato rappresentano infatti l'89% dell'intera superficie governata a ceduo). Una frazione molto limitata nell'ambito della forma di governo (21.471 ettari), è costituita da cedui a sterzo, caratterizzati da una marcata localizzazione in senso geografico (otto Regioni su ventuno). Le fustaie si estendono su una superficie complessiva di 3.157.965 ettari, il 36,1% della totalità dei boschi italiani, con una leggera prevalenza di quelle di tipo coetaneo (15,8% dei Boschi alti) rispetto alle disetanee (13,5% dei Boschi alti). Il 55,6% delle fustaie coetanee si trova ad uno stadio di sviluppo giovane o adulto, ma una aliquota rilevante (35,1%) spetta anche a quelle mature o stramature, con circa 530.000 ettari. Le 7 Per origine dei soprassuoli si intende la modalità con la quale lâattuale soprassuolo si è costituito, con riferimento alla naturalità o meno del processo di rinnovazione e agli eventuali interventi da parte dellâuomo. PQSF 35 fustaie sono rappresentate per quasi il 50% da formazioni pure di conifere, in particolare abete rosso (Picea abies), abete bianco (Abies alba), larice (Larix decidua) e pini montani e mediterranei. Le fustaie più produttive, soprattutto di conifere, sono localizzate nelle Regioni del Nord-Est (Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia), mentre i cedui sono predominanti nel Centro Italia. I tipi colturali speciali (castagneti da frutto, noceti e sugherete) rappresentano l'insieme nel complesso meno esteso, che interessa una superficie complessiva pari solo al 1,3% dei boschi italiani (118.311 ettari), con una ripartizione regionale evidentemente influenzata anche dagli areali delle specie caratteristiche. A livello nazionale il 67,5% della superficie della macrocategoria Bosco è costituito da formazioni piuttosto chiuse (con copertura totale superiore all'80%). Si riscontrano in alcune Regioni dell'Italia meridionale (Sicilia, Basilicata, Puglia) e in alcune Regioni alpine (Valle d'Aosta e Trentino), le aliquote più basse di copertura, (inferiore all'80%) dove però la percentuale di superficie boscata ritorna elevata se si considera la classe di copertura tra il 50% e l'80%. A livello nazionale la presenza di boschi più aperti (con copertura inferiore al 50%) riguarda solo il 6,4% della superficie. Per le Altre terre boscate, che includono anche i Boschi radi, l'aliquota di boschi densi a livello nazionale è ovviamente inferiore (il 27.7% della superficie ha copertura totale superiore all'80% e il 45% copertura superiore al 50%). Anche fra gli Arbusteti per il 60.3% della superficie prevalgono formazioni dense (copertura totale superiore al 50%) e per il 38,6% con si copertura molto densa (maggiore dell'80%). La percentuale di superficie di Altre terre boscate per la quale mancano o non sono stati elaborati i dati sulla copertura totale è però elevata, pari al 38,8%. Se si considera soltanto la copertura arborea, si nota che 313.338 ettari di Bosco e 937.710 ettari di Altre terre boscate risultano avere un grado di copertura arborea inferiore al 20%, soglia adottata per la definizione di bosco del primo Inventario forestale nazionale, che prevedeva però una superficie minima di 2.000 m2 anziché di 5.000 m2. La conoscenza della densità e dello sviluppo dei margini del bosco (le linee di contatto tra le aree boscate e gli altri usi del suolo) è alla base della caratterizzazione ecologica del paesaggio forestale e possono fornire informazioni utili sulla frammentazione del bosco. A livello nazionale, la presenza di margini è stata riscontrata sul 19,2% della superficie del Bosco e con valori analoghi anche per le Altre terre boscate. Esaminando la distribuzione a livello regionale, il paesaggio forestale italiano appare molto diversificato. La presenza di margini nel Bosco è dovuta principalmente alla vicinanza di aree agricole (44,4% della superficie di Bosco in prossimità di margini), ma sono piuttosto frequenti anche i contatti con aree meno antropizzate riferibili alle classi di uso del suolo "praterie, pascoli ed incolti" (28,0%), "zone aperte con vegetazione rada o assente" (8,7%) e, in misura minore, a quella delle "acque" (4,7%), mentre i margini con le "zone umide" sono piuttosto rari (0,9%). Nella macrocategoria Bosco, la gran parte dei soprassuoli (76,9%) non risultata interessata da "fenomeni di dissesto". Il più diffuso tra quelli considerati è risultato la "caduta o rotolamento di pietre" (6%), seguito dai fenomeni alluvionali (4,3%), dalle frane e smottamenti (3,3%) e infine dalle slavine e valanghe (0.5%). A livello regionale alcuni fenomeni possono talora assumere proporzioni più significative (in Emilia Romagna le frane e gli smottamenti interessano il 13,7% della superficie, in Umbria l'erosione idrica e i fenomeni alluvionali l'8,7%, mentre in Valle d'Aosta la caduta e il rotolamento di pietre riguardano il 14,9% dei boschi). Nella macrocategoria Bosco il 91,5% della superficie risulta "accessibile" e i valori più bassi si registrano per le Regioni Campania (84,5%) e Basilicata (80,3%). Nella macrocategoria Altre terre boscate il dato scende sensibilmente, attestandosi a livello nazionale sul 66,9% di aree accessibili, con significative differenze fra le diverse Regioni. Inoltre la superficie forestale interessata dalla presenza di "infrastrutture" è pari a 1.854.659 ettari, corrispondente al 17,7% della superficie totale. La presenza di infrastrutture è sensibilmente superiore nel Bosco (19,2%) rispetto alle Altre terre boscate (10,1%), macrocategoria questa ultima che include molte formazioni a elevato grado di naturalità e interessate in misura minore dall'impatto delle attività antropiche. Considerando la distribuzione delle diverse classi di infrastrutture la prossimità a viabilità ordinaria e di servizio prevale su tutte le altre. Nel 14,4% della superficie dei Boschi alti è presente una strada (di qualunque tipo) nel raggio di 25km. La vicinanza di elettrodotti riguarda il 2,2% delle superfici dei Boschi alti, quella di altre infrastrutture l'1,7% della superficie. Queste ultime sono costituite presumibilmente da PQSF 36 costruzioni rurali e altri edifici (baite, capanni forestali, di caccia, ecc.) diversi da quelli compresi nella classe "fabbricati vari", segnalati nell'1,2% della superficie dei Boschi alti. Le rimanenti classi riguardano superfici trascurabili, sotto il punto percentuale. La presenza di viali parafuoco o strutture per l'anti incendio boschivo, interessa aliquote di superficie sensibilmente superiori nelle Pinete di pini mediterranei (3,3%) e negli Altri boschi di latifoglie sempreverdi (4,4%). Da notare che la presenza di infrastrutture di protezione in genere (viali tagliafuoco e altri tipi di infrastrutture) riguarda una superficie molto ridotta dei boschi in tutte le categorie forestali. Le categorie che presentano le maggiori percentuali di superficie interessata da "altre infrastrutture" (tutte le classi) sono le Pinete di pini mediterranei, gli Altri boschi di conifere e gli Altri boschi caducifogli. 3.4 Disponibilità al prelievo legnoso Circa l'81% della superficie forestale nazionale (8.510.104 ettari) risulta disponibile al prelievo legnoso8. Nelle singole regioni l'aliquota di superficie forestale potenzialmente utilizzabile per la produzione di legname è sempre superiore al 50%, con i valori più bassi in Friuli (55,1%) e Valle d'Aosta (62,5%) e i più elevati in Umbria e Marche (per entrambe maggiori del 94%). La minore disponibilità al prelievo legnoso in alcune regioni si spiega quasi sempre con una maggiore aliquota di superfici inaccessibili. L'aliquota di superficie disponibile al prelievo legnoso per la macrocategoria Bosco raggiunge 88,4%, rispetto a quella delle Altre terre boscate, dove solo il 45,1% della superficie risulta disponibile al prelievo. A livello di categorie inventariali, gli Impianti di arboricoltura da legno risultano ovviamente tutti disponibili al prelievo legnoso, mentre tra le Altre terre boscate sono gli Arbusteti la categoria che risulta disponibile con minore frequenza (57,4%). 3.5 Proprietà forestali Complessivamente il 63,5% della superficie forestale totale (Bosco e Altre terre boscate) risulta di proprietà privata, il 32,4% è di proprietà pubblica, (il 4% della superficie non è stata classificata per tale carattere). | |
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| Da: Ora et Labora | 28/09/2011 07:49:58 |
| Capitolo I - Le varie categorie di monaci E' noto che ci sono quattro categorie di monaci. La prima è quella dei cenobiti, che vivono in un monastero, militando sotto una regola e un abate. La seconda è quella degli anacoreti o eremiti, ossia di coloro che non sono mossi dall'entusiastico fervore dei principianti, ma sono stati lungamente provati nel monastero, dove con l'aiuto di molti hanno imparato a respingere le insidie del demonio; quindi, essendosi bene addestrati tra le file dei fratelli al solitario combattimento dell'eremo, sono ormai capaci, con l'aiuto di Dio, di affrontare senza il sostegno altrui la lotta corpo a corpo contro le concupiscenze e le passioni. La terza categoria di monaci, veramente detestabile è formata dai sarabaiti: molli come piombo, perché non sono stati temprati come l'oro nel crogiolo dell'esperienza di una regola, costoro conservano ancora le abitudini mondane, mentendo a Dio con la loro tonsura. A due a due, a tre a tre o anche da soli, senza la guida di un superiore, chiusi nei loro ovili e non in quello del Signore, hanno come unica legge l'appagamento delle proprie passioni, per cui chiamano santo tutto quello che torna loro comodo, mentre respingono come illecito quello che non gradiscono. C'è infine una quarta categoria di monaci, che sono detti girovaghi, perché per tutta la vita passano da un paese all'altro, restando tre o quattro giorni come ospiti nei vari monasteri, sempre vagabondi e instabili, schiavi delle proprie voglie e dei piaceri della gola, peggiori dei sarabaiti sotto ogni aspetto. Ma riguardo alla vita sciagurata di tutti costoro è preferibile tacere piuttosto che parlare. Lasciamoli quindi da parte e con l'aiuto del Signore occupiamoci dell'ordinamento della prima categoria, ossia quella fortissima e valorosa dei cenobiti. | |
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| Da: Basta... | 28/09/2011 08:03:34 |
| Basta con i gavettoni....ora inizia anche a far fresco la sera... Certo non si proprio più che fare. Che organizzazione tutto il corso, anche gli esterni si sono resi conto che l'amm fa acqua, ora basta xo' manco i docenti vogliono venire e noi qui ad oziare quando invece saremo utili (x lo meno come numero,non siamo mica pochi)!!! | |
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| Da: Gavettoni.. | 28/09/2011 08:53:56 |
| ..alla grigliata? | |
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| Da: ...?! | 28/09/2011 13:11:41 |
| Chi li fa e chi li subisce sanno dove, son sempre i soliti (gruppetto super elettrico) | |
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| Da: B0t4nn1c4 | 28/09/2011 19:06:25 |
| Il tasso (Taxus baccata L.) è un albero dell'ordine delle conifere, molto usato come siepe ornamentale o pianta isolata potata secondo i criteri dell'ars topiaria. Il tasso è un albero sempreverde di seconda grandezza (tra i 10 e i 20 metri d'altezza), con una crescita molto lenta, per questo motivo in natura spesso si presenta sotto forma di piccolo albero o arbusto, tuttavia in condizioni ottimali può raggiungere i 15 - 20 metri di altezza; la chioma ha forma globosa irregolare, con rami molto bassi. Corteccia [modifica] È di colore bruno rossastro, inizialmente è liscia ma con l'età si solleva arricciandosi e dividendosi in placche. I giovani rami sono verdi. Foglie [modifica] Le foglie sono lineari, leggermente arcuate, lunghe fino a 3 cm e di colore verde molto scuro nella pagina superiore, più chiare inferiormente; sono inserite sui rami con un andamento a spirale, in due file opposte. Sono molto velenose. Fiori [modifica] È una specie per lo più dioica ma esistono segnalazioni di individui monoici. I fiori maschili sono raggruppati in amenti, quelli femminili si trasformano in arilli. L'impollinazione è anemofila. Frutti [modifica] Particolare degli arilli Illustrazione di T. baccata La pianta, essendo una Pinophyta, non produce frutti (solamente le Angiosperme ne producono). Quelli che sembrano i frutti in realtà sono degli arilli, ovvero delle escrescenze carnose che ricoprono il seme. Inizialmente verdi, rossi a maturità, contengono un solo seme, duro e molto velenoso; la polpa invece è innocua e commestibile. Gli uccelli favoriscono la diffusione della pianta: mangiano gli arilli e ne digeriscono la polpa, mentre i semi veri e propri riescono ad attraversare intatti il processo digestivo e, espulsi, si insediano nel terreno dando origine ad un nuovo esemplare. Il tasso è quindi una pianta zoofila, che si serve degli animali per riprodursi: senza gli animali gli arilli cadrebbero al suolo e non crescerebbero per la mancanza di luce e la concorrenza con la pianta madre per i sali minerali del terreno. Un seme di tasso può impiegare fino a due anni dalla messa a dimora per germinare, pertanto i propagatori utilizzano principalmente le talee, che comunque richiedono alte concentrazioni di ormone radicale per sviluppare le prime radici.[1] Distribuzione e habitat [modifica] L'areale di questa specie comprende le zone dall'Europa settentrionale al Nordafrica e al Caucaso. Preferisce i luoghi umidi e freschi, ombrosi, con terreno calcareo. In Italia si trova in zone montane, non molto frequentemente. Nella foresta Umbra del Gargano, nella zona di Palena, Pescocostanzo provincia dell'Aquila, nella Vallelonga Prati D'Angro - Villavallelonga (AQ) e nella Riserva naturale guidata Zompo lo Schioppo (AQ) sono presenti diversi esemplari imponenti. Il Parco dei Nebrodi ospita, all'interno del bosco della Tassita, alcuni annosi esemplari all'interno di una faggeta del versante settentrionale di Monte Pomiere. Numerosi esemplari si trovano anche nell'Area naturale protetta di interesse locale Nuclei di Taxus Baccata di Pratieghi. Principi attivi [modifica] Il principio attivo responsabile della tossicità di rami, foglie e semi, dove è presente in percentuale variabile fra lo 0,5 e il 2%, è un alcaloide, la tassina. Ha effetto narcotico e paralizzante sull'uomo e su molti animali domestici. Gli organi che ne contengono di più sono le foglie vecchie. Molte di queste sostanze tossiche, alle dosi presenti nella pianta, possono essere usate come principi attivi di prodotti chemioterapici per la lotta ad alcune forme di cancro, in particolar modo la tassina è utilizzata in alcune forme neoplastiche a livello ovarico.[2] Farmacognosia [modifica] Il tasso è una tra le piante più tossiche presenti sul territorio italiano. Diversi sono i principi attivi in esso contenuti:[senza fonte] Tassina -> Glucoside cardioattivo Olio di tasso -> Sostanza fortemente irritante Altri principi attivi, tra cui: Efedrina Tutte le parti della pianta sono tossiche ad eccezione dell'arillo (parte carnosa di colore rosso che circonda il seme); il loro grado di tossicità varia a seconda della stagione, del sesso della pianta e dalla sua età. Anche processi denaturanti, quali essiccazione e disidratazione non diminuiscono il suo potere tossico. Sintomatologia: Apparato Gastroenterico: Il soggetto presenta forti dolori colici, con diarrea e vomito. Apparato Cardiocircolatorio: L'animale va incontro a vasodilatazione periferica, con aumento della frequanza cardiaca e diminuzione dell'intensità del polso periferico. La vasodilatazione porta l'animale ad andare incontro a ipotermia Apparato respiratorio: Le alterazioni vasodinamiche che si creano portano il soggetto ad avere un ridotto afflusso ematico a livello polmonare con sintomatologia quale dispnea, atteggiamento a "fame d'aria", polipnea Altre notizie [modifica] Etimologia [modifica] Il nome comune deriva dal greco taxon che significa "freccia", e l'appellativo di albero della morte nasce proprio dal suo impiego nella fabbricazione di dardi velenosi e dalla sua caratteristica tossicità, oltre al fatto che veniva utilizzato nelle alberature dei cimiteri. Propagazione e coltivazione [modifica] Cresce molto lentamente e si propaga abbastanza facilmente per talea oppure per propaggine e abbastanza difficilmente per seme. È stato molto usato come specie da ars topiaria e tuttora viene spesso impiegato per formare grandi siepi formali, oltre che come esemplare singolo. Sono state selezionate varie cultivar ornamentali, caratterizzate da portamento colonnare, fogliame di colore giallo dorato o caratterizzate da crescita ridotta. Interessante è la sua propagazione ornitogama del seme. Alcuni uccelli si cibano dell'arillo prodotto dal Tasso e ingoiando interamente il seme contenuto nell'arillo stesso. Il seme viene successivamente defecato dall'uccello e così trasportato altrove. Molto longevo, è difficile stabilirne l'età perché gli anelli di crescita del legno non sono sempre visibili a causa di particolari strutture (chiamate cordoni di risalita) che ne impediscono la corretta datazione, inoltre spesso il centro del tronco diventa cavo con il passare del tempo. Nel Giardino dei semplici di Firenze è presente un tasso piantato da Pier Antonio Micheli nel 1720. A Cavandone, Verbania, esiste un tasso messo a dimora agli inizi del XVII secolo, con quasi quattrocento anni di età. Ne esistono esemplari di 1500 - 2000 anni di età. Utilizzo [modifica] Storicamente il tasso è il legno per eccellenza nella costruzione di archi, e sin dalla preistoria è attestato il suo utilizzo per la fabbricazione di quest'arma. Per esempio, l'arco della mummia del Similaun era in tasso. Ma la fama acquisita dal legno di questa pianta è dovuta soprattutto alla larghissima diffusione che ebbe durante il Medioevo nella costruzione di archi da guerra, soprattutto in Inghilterra (il famoso arco lungo era di tasso). Le caratteristiche che lo rendono così adatto alla fabbricazione di archi sono l'enorme resistenza, sia alla compressione che alla trazione, e l'incredibile elasticità. | |
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| Da: B0t4nn1c4 | 28/09/2011 19:07:27 |
| Taxus baccata Tasso-Taxaceae Generalità: conifera sempreverde molto longeva originaria dell'Europa e dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Ha crescita abbastanza lenta e gli esemplari adulti possono raggiungere i venti metri di altezza; la corteccia è marrone rossastro, diviene grigia con il tempo e tende a squamarsi. Foglie piccole, strette, lucide e verde scuro sulla pagina superiore, verde chiaro sulla pagina inferiore; la chioma è tondeggiante, molto densa. Gli esemplari femminili in estate producono semi tondeggianti ricoperti da polpa rossa, molto vistosi e decorativi. I tassi vengono molto utilizzati per l'arte topiaria, poichè sopportano le potature anche drastiche e il fogliame denso cresce anche sulla parte interna della chioma. Esistono cultivar con foglie variegate o completamente gialle, solitamente hanno sviluppo minore e più compatto. I frutti e le foglie dei tassi sono fortemente tossici. Esposizione: queste piante prediligono i luoghi soleggiati, ma crescono senza problemi anche a mezz'ombra e tollerano benissimo anche l'ombra completa. Non teme l'inquinamento e i venti forti costieri. Il tasso viene molto utilizzato come pianta da siepe, anche se gli esemplari antichi ancora presenti in Europa sono solitari. Terreno: non necessita di particolari accorgimenti per quanto riguarda il terreno in cui essere posta a dimora, anche se preferisce i terreni ben drenati a quelli umidi. Non teme la siccità, quindi non necessita di annaffiature ulteriori oltre all'acqua delle piogge. Alla fine dell'inverno interrare alla base della pianta del concime organico ben maturo. Per una crescita più vigorosa si consiglia di potare con parsimonia e di asportare regolarmente i polloni basali che si sviluppano con facilità a spese della pianta madre. Moltiplicazione: avviene prevalentemente per seme, in autunno; porre i semi in una composta costituita da sabbia e torba in parti uguali, che va mantenuta umida fino a germinazione completa dei semi, in serra fredda. Le piantine vanno coltivate in vaso per almeno due anni prima di essere poste a dimora, preferibilmente in primavera. Si possono anche praticare talee, oppure utilizzare i polloni basali per costituire nuove piante. Parassiti e malattie: questa pianta è molto rustica e solitamente non viene attaccata da parassiti o da malattie. | |
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| Da: Csre Ptrn | 28/09/2011 23:15:30 |
| CORSO VICE ISPETTORI Moduli didattici (Periodi / ore) Illeciti ambientali (72) Illeciti agroalimentari (32) Controlli CITES t,>t(-ss,a Rosanna Passaretti PROO RAMIVI A I I corso si propone di introdurre gli studenti HÌ principali temi, modelli teorici e paradigmi di ricerca della Psicologia OeneraJe, ÌScI corso della prima parte delle legioni, verrà tracciato J' inquadramento storico della Psicologìa dallia sua rilascila come disciplina scientìfica <Wundt)r attraverso le principali; eorrenii. Tino a{?Li sviluppi e alle prospettiva di ricerca più recenti. Un particolare approfondimento verrà riservato nìlu corrente psicodinamica e ai suoi principali esponenti (Freud, Jimg. Adler). Completata la. cornice storica, sì proseguirà cori la trattazione della vasta fiamma degli argomenti concernenti t processi psicologici di base cognitivi ed emotivi, oggetto di studio della psicologia genera le. In particolare, i terni che si tratteranno sono: la memoria, l'apprendimento, la comunicazione e il lingua^p.io, la rnotivazìone, le einov.ioni, la personalità, la frustrazione e U corifHuo, i disturbi psichici, il metodo psicometrico e quello psicoanalitjcii. t,e legioni saranno arricchite da discussioni congiunte docente studenti che a partire dall'analisi di eventi di cronaca contemporanea siano da stimolo e aumentino la capacità crìtica di leggere t comportamenti umani [n relazione alla specifichi* del corso di laurea si approfondiranno tematiche, quaM: meccanismi di ditesa, comunicazione non verbale, di-sturbì di personalità, e il trauma. TKSXI O'FSATVIF, Parte generale: Oancstrari. Godano "l^a psicolo^ui sci^ntìnca. nuovo trattato di psicologia" CLUBB. 2OU7, (tranne i capìtoli 11 e V) Un lesto di approfondimento a scelta tra J seguenti testi: - Lovven "M narcìsJstno", Feltrine I! ù 1985 - Rossi Zappalaà "Personalità e crimine'\ Cisroccì, 2005 -PcriHi, Parìs "Nuove frontiere per la psicologia** Benedetti Ad integraxione potranno essere utHi^y-aLc le sHdes pubblicate Tanno precedente . RICEVIMENTO: Dopo le legioni. Per ogni ulteriore m formarci ne è possibile utili^.x.arc la ma i I dr. passateti i (c^hotma il.it IVIOHAI-ITA' | |
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