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commissario forestale prove scritte
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| Da: da cosenza | 03/10/2011 19:58:46 |
| LONGOBUCCO (COSENZA), 2 OTT - Sorpreso a rubare 10 quintali di legna, ha malmenato un sottufficiale del Corpo forestale ed e' scappato forzando anche un posto di blocco: Luigi De Martino, di 38 anni, di Rossano, e' ricercato da forestale e carabinieri. Il fatto e' accaduto a Longobucco. De Martino, fermato subito dopo aver caricato la legna sul suo furgone, si e' scagliato contro la guardia forestale che lo aveva colto in flagranza di reato provocandogli la frattura del setto nasale. | |
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| Da: sicurezza agroalimentare | 03/10/2011 19:59:55 |
| Biella, 30 settembre 2011 - Si è conclusa in questi giorni e con riscontri positivi una campagna di controlli sugli alveari del biellese, che ha visto impegnati per settimane tutti i Comandi Stazione Forestali della provincia. Compito dei Forestali era verificare il rispetto delle disposizioni della Legge Regionale emanata nel 1998 e tuttora vigente, che contiene norme per la disciplina, la tutela e lo sviluppo dell'apicoltura in Piemonte. Tale legge obbliga tra l'altro gli apicoltori alla denuncia annuale del numero degli alveari allevati, alla redazione di un libretto sanitario che ne certifichi lo stato di salute, a collocare gli apiari a più di 10 metri da strade di pubblico transito e a più di 5 dai confini di proprietà . Tutte norme stabilite per garantire la qualità del miele, la cui produzione in Italia è in aumento al contrario di quanto avviene in altri paesi europei, come si evince dai dati dell'Istituto Nazionale di Economia Agraria. I risultati dei controlli, effettuati su circa 100 apiari sparsi in provincia, sono molto positivi. Solo in due casi sono state riscontrate irregolarità per la mancata apposizione sull'apiario del codice relativo all'allevatore. I Forestali hanno emesso in questo caso due sanzioni di circa 100 euro ciascuna nei confronti degli allevatori inadempienti. | |
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| Da: trasporto rifiuti | 03/10/2011 20:00:48 |
| Vibo Valentia, 27 settembre 2011 - Un autocarro che trasportava in maniera illecita oltre 5 quintali di rifiuti è stato intercettato lungo una Strada Provinciale del comune di Ricadi e poi bloccato dagli agenti del Comando Stazione Forestale di Spilinga (VV). Il vano posteriore del veicolo traboccava di rifiuti speciali pericolosi e non: rottami ferrosi, plastica, frammenti di eternit e scarti derivanti da attività di demolizione edile, ma anche solventi, vernici e altro ancora. Un carico di oltre mezza tonnellata finito sotto sequestro insieme al veicolo che lo trasportava. A bordo dell'autocarro c'erano due operai, residenti uno a Ricadi e l'altro a Tropea (VV), trovati sprovvisti sia dell'iscrizione all'Albo Nazionale dei Gestori Ambientali senza la quale non è lecito svolgere attività di trasporto dei rifiuti, sia di documenti dai quali si potessero evincere l'origine, il tragitto e la destinazione dei rifiuti stessi. I due sono stati pertanto denunciati dalla Forestale per trasporto illecito di rifiuti speciali. Il veicolo e il carico sequestrati sono stati affidati in custodia giudiziaria al legittimo proprietario dell'automezzo, un imprenditore edile la cui posizione, in merito alla vicenda, è ancora al vaglio degli inquirenti. L'operazione condotta dai Forestali va a collocarsi in un periodo nel quale vige lo stato di emergenza nel settore rifiuti in tutto il territorio della Regione Calabria, decretato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri lo scorso dicembre e valido fino al 31 dicembre 2011. | |
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| Da: congedi,permessi ed aspettative | 03/10/2011 20:09:15 |
| Nella Gazzetta Ufficiale del 27 luglio 2011 è stato pubblicato il decreto legislativo 18 luglio 2011, n. 119, emanato in attuazione della delega contenuta nell'articolo 23 della legge 4 novembre 2010, n. 183, in tema di riordino della normativa in materia di congedi, aspettative e permessi. Siamo ben lungi dalle finalità previste dalla delega, che erano invece indirizzate ad una rivisitazione di tutta la disciplina sia per consentire un coordinamento formale e sostanziale del testo delle disposizioni vigenti in materia, sia per adeguare, aggiornare e semplificare il linguaggio e per razionalizzare e semplificare la documentazione da presentare per la fruizione dei vari congedi e aspettative. Seppure si può prendere atto che il provvedimento introduce alcune norme di maggior favore per i lavoratori rispetto al passato, va detto che lo stesso contiene anche importanti misure restrittive, che in concreto limitano la platea dei beneficiari di alcune forme di agevolazione lavorativa. Infatti, sono state introdotte disposizioni intese a limitare la fruizione dei permessi, previsti dall'articolo 33 della legge n. 104/1992. Su tale aspetto esprimiamo la nostra contrarietà . Come al solito, si tenta di creare difficoltà oggettive ai lavoratori, in particolare a quelli in situazioni di disagio. Al riguardo, non dovrebbe essere mai dimenticato che l'assistenza a familiari affetti da handicap grave determina in capo a coloro che assumono la titolarità del beneficio incombenze di ordine pratico e implicazioni di natura psicologica di notevole entità . ( Leggi tutto.....) Come al solito, si tenta di creare difficoltà oggettive ai lavoratori, in particolare a quelli in situazioni di disagio. Ormai è una consuetudine assimilare i pubblici dipendenti ad una sorta di truffaldini pronti solo a sfruttare i benefici previsti dalle norme, omettendo che spesso trattasi di disposizioni volute dal legislatore per la tutela di situazioni meritevoli di particolare attenzione sociale. Al riguardo, va evidenziato che svilire la tutela dei soggetti che prestano assistenza ai portatori di handicap significa di fatto svilire proprio la tutela di questi ultimi. Riportiamo, di seguito, le modifiche più importanti previste dal decreto legislativo: Lavoratrici madri: in caso di interruzione spontanea o terapeutica della gravidanza, successiva al 180° giorno dall'inizio della gestazione nonché in caso di decesso del bambino alla nascita o durante il congedo di maternità , le lavoratrici hanno facoltà di riprendere in qualunque momento l'attività lavorativa, a condizione che il medico specialista del Servizio sanitario Nazionale o con esso convenzionato e il medico competente ai fini della prevenzione e tutela della salute nei luoghi di lavoro attestino che tale opzione non arrechi pregiudizio alla salute delle lavoratrici. Congedo parentale per i genitori dei minori con handicap in situazione di gravità : al fine di superare alcune incertezze applicative in materia di congedo parentale, si chiarisce che per ogni minore con handicap in situazione di gravità , accertata ai sensi dell'articolo 4, comma 1, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, la lavoratrice madre o, in alternativa, il lavoratore padre hanno diritto a fruire, entro il compimento dell'ottavo anno di vita del bambino, del congedo parentale, in misura continuativa o frazionata, per un periodo massimo non superiore a tre anni. Congedo straordinario art. 42 d.lgs. 151/2001: la normativa vigente in materia di congedo straordinario è stata oggetto di numerosi interventi della Corte costituzionale. In particolare, con la pronunzia n. 19 del 2009, la Corte ha ampliato la platea dei possibili beneficiari del congedo straordinario, dichiarando costituzionalmente illegittimo - per contrasto con gli artt. 2, 3 e 32 Cost. - l'art. 42, comma quinto, del D.lgs. n. 151/2001 nella parte in cui non include nel novero dei soggetti legittimati a fruire del congedo il figlio convivente, in assenza di altri soggetti idonei a prendersi cura della persona in situazione di disabilità grave. Nel riconoscere la fondatezza della questione prospettata, la Consulta ribadisce che l'interesse primario cui è preposta la disposizione è quello di assicurare in via prioritaria "la continuità nelle cure e nell'assistenza del disabile che si realizzino in ambito familiare". In relazione a quanto precede, il provvedimento provvede a ridefinire la platea dei soggetti legittimati ad usufruire del congedo straordinario, prevedendo un ordine di priorità tra gli stessi, che degrada soltanto in caso di decesso, mancanza, o in presenza di patologie invalidanti dei primi. Si chiarisce, inoltre, che durante il periodo di congedo, il richiedente ha diritto a percepire un'indennità corrispondente all'ultima retribuzione, con riferimento alle voci fisse e continuative del trattamento, e il periodo medesimo è coperto da contribuzione figurativa. Congedo dottorato di ricerca: si interviene sull'art. 2, della l. 13 agosto 1984, n. 476, in materia di congedo straordinario per motivi di studio del pubblico dipendente ammesso ai corsi di dottorato di ricerca, precisando, in particolare che il dipendente che interrompe il rapporto di lavoro alle dipendenze di una qualsiasi Pubblica Amministrazione, nei due anni successivi, è tenuto a restituire gli emolumenti percepiti durante il periodo di aspettativa. Inoltre, si stabilisce che le disposizioni di cui al citato articolo 2 si applicano anche al personale dipendente dalla pubbliche amministrazioni disciplinato in base all'articolo 2, commi 2 e 3, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, con riferimento all'aspettativa prevista dalla contrattazione collettiva. Assistenza nei confronti di portatori di handicap: con la modifica all'art. 33 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, si restringe la platea dei dipendenti che ha diritto di prestare assistenza nei confronti di più persone in situazione di handicap grave. In particolare, si stabilisce, con riferimento ai gradi di parentela, che il dipendente può assistere il coniuge o un parente o affine entro il primo grado o entro il secondo grado, solo qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto i 65 anni di età oppure siano anch'essi affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti. Inoltre, si introduce l'obbligo, per il dipendente che usufruisce dei permessi per assistere la persona in situazione di handicap, residente in comune situato a distanza stradale superiore a 150 Km rispetto a quello di residenza del lavoratore, di attestare, con un titolo di viaggio o altra documentazione idonea, il raggiungimento del luogo di residenza dell'assistito. Congedo per cure per i lavoratori mutilati e invalidi civili: a coloro cui sia stata riconosciuta una riduzione della capacità lavorativa superiore al 50 per cento, è data la possibilità di fruire ogni anno, anche in maniera frazionata, di un congedo per cure per un periodo non superiore a trenta giorni. Il trattamento economico è calcolato secondo il regime economico delle assenze per malattia. Inoltre, il lavoratore è tenuto a documentare in maniera idonea l'avvenuta sottoposizione alle cure | |
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| Da: congedi,permessi ed aspettative | 03/10/2011 20:10:44 |
| Nella Gazzetta Ufficiale del 27 luglio 2011 è stato pubblicato il decreto legislativo 18 luglio 2011, n. 119, emanato in attuazione della delega contenuta nell'articolo 23 della legge 4 novembre 2010, n. 183, in tema di riordino della normativa in materia di congedi, aspettative e permessi. Siamo ben lungi dalle finalità previste dalla delega, che erano invece indirizzate ad una rivisitazione di tutta la disciplina sia per consentire un coordinamento formale e sostanziale del testo delle disposizioni vigenti in materia, sia per adeguare, aggiornare e semplificare il linguaggio e per razionalizzare e semplificare la documentazione da presentare per la fruizione dei vari congedi e aspettative. Seppure si può prendere atto che il provvedimento introduce alcune norme di maggior favore per i lavoratori rispetto al passato, va detto che lo stesso contiene anche importanti misure restrittive, che in concreto limitano la platea dei beneficiari di alcune forme di agevolazione lavorativa. Infatti, sono state introdotte disposizioni intese a limitare la fruizione dei permessi, previsti dall'articolo 33 della legge n. 104/1992. Su tale aspetto esprimiamo la nostra contrarietà . Come al solito, si tenta di creare difficoltà oggettive ai lavoratori, in particolare a quelli in situazioni di disagio. Al riguardo, non dovrebbe essere mai dimenticato che l'assistenza a familiari affetti da handicap grave determina in capo a coloro che assumono la titolarità del beneficio incombenze di ordine pratico e implicazioni di natura psicologica di notevole entità . ( Leggi tutto.....) Come al solito, si tenta di creare difficoltà oggettive ai lavoratori, in particolare a quelli in situazioni di disagio. Ormai è una consuetudine assimilare i pubblici dipendenti ad una sorta di truffaldini pronti solo a sfruttare i benefici previsti dalle norme, omettendo che spesso trattasi di disposizioni volute dal legislatore per la tutela di situazioni meritevoli di particolare attenzione sociale. Al riguardo, va evidenziato che svilire la tutela dei soggetti che prestano assistenza ai portatori di handicap significa di fatto svilire proprio la tutela di questi ultimi. Riportiamo, di seguito, le modifiche più importanti previste dal decreto legislativo: Lavoratrici madri: in caso di interruzione spontanea o terapeutica della gravidanza, successiva al 180° giorno dall'inizio della gestazione nonché in caso di decesso del bambino alla nascita o durante il congedo di maternità , le lavoratrici hanno facoltà di riprendere in qualunque momento l'attività lavorativa, a condizione che il medico specialista del Servizio sanitario Nazionale o con esso convenzionato e il medico competente ai fini della prevenzione e tutela della salute nei luoghi di lavoro attestino che tale opzione non arrechi pregiudizio alla salute delle lavoratrici. Congedo parentale per i genitori dei minori con handicap in situazione di gravità : al fine di superare alcune incertezze applicative in materia di congedo parentale, si chiarisce che per ogni minore con handicap in situazione di gravità , accertata ai sensi dell'articolo 4, comma 1, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, la lavoratrice madre o, in alternativa, il lavoratore padre hanno diritto a fruire, entro il compimento dell'ottavo anno di vita del bambino, del congedo parentale, in misura continuativa o frazionata, per un periodo massimo non superiore a tre anni. Congedo straordinario art. 42 d.lgs. 151/2001: la normativa vigente in materia di congedo straordinario è stata oggetto di numerosi interventi della Corte costituzionale. In particolare, con la pronunzia n. 19 del 2009, la Corte ha ampliato la platea dei possibili beneficiari del congedo straordinario, dichiarando costituzionalmente illegittimo - per contrasto con gli artt. 2, 3 e 32 Cost. - l'art. 42, comma quinto, del D.lgs. n. 151/2001 nella parte in cui non include nel novero dei soggetti legittimati a fruire del congedo il figlio convivente, in assenza di altri soggetti idonei a prendersi cura della persona in situazione di disabilità grave. Nel riconoscere la fondatezza della questione prospettata, la Consulta ribadisce che l'interesse primario cui è preposta la disposizione è quello di assicurare in via prioritaria "la continuità nelle cure e nell'assistenza del disabile che si realizzino in ambito familiare". In relazione a quanto precede, il provvedimento provvede a ridefinire la platea dei soggetti legittimati ad usufruire del congedo straordinario, prevedendo un ordine di priorità tra gli stessi, che degrada soltanto in caso di decesso, mancanza, o in presenza di patologie invalidanti dei primi. Si chiarisce, inoltre, che durante il periodo di congedo, il richiedente ha diritto a percepire un'indennità corrispondente all'ultima retribuzione, con riferimento alle voci fisse e continuative del trattamento, e il periodo medesimo è coperto da contribuzione figurativa. Congedo dottorato di ricerca: si interviene sull'art. 2, della l. 13 agosto 1984, n. 476, in materia di congedo straordinario per motivi di studio del pubblico dipendente ammesso ai corsi di dottorato di ricerca, precisando, in particolare che il dipendente che interrompe il rapporto di lavoro alle dipendenze di una qualsiasi Pubblica Amministrazione, nei due anni successivi, è tenuto a restituire gli emolumenti percepiti durante il periodo di aspettativa. Inoltre, si stabilisce che le disposizioni di cui al citato articolo 2 si applicano anche al personale dipendente dalla pubbliche amministrazioni disciplinato in base all'articolo 2, commi 2 e 3, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, con riferimento all'aspettativa prevista dalla contrattazione collettiva. Assistenza nei confronti di portatori di handicap: con la modifica all'art. 33 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, si restringe la platea dei dipendenti che ha diritto di prestare assistenza nei confronti di più persone in situazione di handicap grave. In particolare, si stabilisce, con riferimento ai gradi di parentela, che il dipendente può assistere il coniuge o un parente o affine entro il primo grado o entro il secondo grado, solo qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto i 65 anni di età oppure siano anch'essi affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti. Inoltre, si introduce l'obbligo, per il dipendente che usufruisce dei permessi per assistere la persona in situazione di handicap, residente in comune situato a distanza stradale superiore a 150 Km rispetto a quello di residenza del lavoratore, di attestare, con un titolo di viaggio o altra documentazione idonea, il raggiungimento del luogo di residenza dell'assistito. Congedo per cure per i lavoratori mutilati e invalidi civili: a coloro cui sia stata riconosciuta una riduzione della capacità lavorativa superiore al 50 per cento, è data la possibilità di fruire ogni anno, anche in maniera frazionata, di un congedo per cure per un periodo non superiore a trenta giorni. Il trattamento economico è calcolato secondo il regime economico delle assenze per malattia. Inoltre, il lavoratore è tenuto a documentare in maniera idonea l'avvenuta sottoposizione alle cure | |
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| Da: linee guida mipaaf | 03/10/2011 20:17:58 |
| INDICE DELLE LINEE GUIDA DELL'AZIONE DEL MINISTRO ROMANO - Sulla politica della qualità - Sulla promozione - Sulla tutela - Sulla certezza - Sulla competitività INDICE DEI TEMI CONTENUTI NELLA RELAZIONE PROGRAMMATICA DEL MINISTRO ROMANO AL PARLAMENTO DEL 19 APRILE 2011 - Il futuro della PAC - Organismi geneticamente modificati (Ogm) - Politica a tutela degli indigenti - Agroenergie e filiere minori - Bonifica ed irrigazione - Attività di vigilanza, controllo della qualità e contrasto alle frodi - Accordi internazionali - Pesca marittima e acquacoltura - Attività legislativa - Attività programmate e in corso di perfezionamento SULLA POLITICA DELLA QUALITÀ Etichettatura dei prodotti alimentari e politica della qualità In coerenza con l'impegno assunto di garantire un corretto e funzionale uso dell'etichetta dei prodotti alimentari, lo scorso 8 giugno è stato emanato un provvedimento con il quale si intende assicurare la massima leggibilità alle indicazioni di origine dei prodotti alimentari già obbligatorie per legge. Partendo dal concetto che l'etichetta deve essere informativa e deve avere i requisiti di chiarezza ed esaustività , si è ritenuto necessario intervenire affinché le informazioni di origine, qualora rese obbligatorie, vengano fornite in modo immediatamente distinguibile dal consumatore, evitando che siano celate dal produttore laddove ritenuto conveniente ai fini di una maggiore remunerazione del prodotto. Il provvedimento riguarda i seguenti prodotti: l'olio di oliva, le carni bovine e di pollame, il miele, il latte fresco e la passata di pomodoro. Nel comparto vitivinicolo, il tema dei diritti di impianto ha generato perplessità condivise nell'intero settore. Per questo il Ministro Romano ha sottoscritto la lettera congiunta con altri Paesi dell'Ue ed inviata al Commissario all'agricoltura Ciolos per ribadire la contrarietà italiana all'ipotesi di liberalizzazione e per chiedere il mantenimento dei diritti di impianto nel settore vitivinicolo oltre il 2015. L'obiettivo comune è tutelare la qualità delle produzioni italiane e la garanzia del reddito per i vitivinicoltori, finalità certamente non perseguibili attraverso l'aumento incontrollato del prodotto immesso al consumo. Prodotti DOP E IGP I prodotti a denominazione d'origine rappresentano un patrimonio di valore per l'Italia e dimostrano la vocazione dei nostri territori a produrre eccellenza. In tale ambito è stato forte l'impegno per proteggere nuovi prodotti meritevoli di tutela. In particolare negli ultimi sei mesi sono state riconosciute nuove DOP e IGP che riconfermano la posizione di leadership del nostro Paese nel settore (Vedere Tabella numeri). Parallelemente forte è stato l'impegno nel settore vinicolo per la tutela di nuove DOCG, DOC e IGT (Vedere Tabella numeri). Tabacco Il Ministro ha firmato quattro accordi programmatici che garantiscono l'acquisto della produzione italiana da parte di Philip Morris, British American Tobacco Italia, Japan Tobacco International e Manifatture Sigaro Toscano. L'obiettivo di queste intese è quello di garantire una prospettiva di crescita e di sviluppo al comparto tabacchicolo italiano, che occupa circa 60 mila persone. SULLA PROMOZIONE Si riportano qui di seguito le iniziative varate: a) OCM Vino - Promozione nei mercati dei Paesi terzi. Nel periodo sono stati approvati 12 progetti di varia durata (annuale, biennale, triennale) per la promozione del vino nei mercati dei Paesi terzi a valere sulla quota nazionale per complessivi euro 47.799.820,77; b) Programmi di informazione e promozione dei prodotti agricoli e agroalimentari nei mercati dei Paesi terzi. Nel periodo sono stati preselezionati e trasmessi alla Commissione per la seconda fase di valutazione e l'approvazione 5 progetti di informazione e promozione dei prodotti agricoli e agroalimentari (olio di oliva, agricoltura biologica, mela, floricoltura, formaggi) nei mercati dei Paesi terzi; c) Programmi di informazione e promozione dei prodotti ortofrutticoli freschi destinati al mercato interno e ai Paesi terzi. In considerazione dell'emergenza per effetto dell'epidemia causata dal batterio E. Coli e della conseguente crisi del settore ortofrutticolo, sono stati preselezionati e trasmessi alla Commissione per il secondo livello di valutazione e l'eventuale approvazione 2 progetti di informazione e promozione del settore ortofrutticolo; d) Promozione del vino "Friulano" (ex Tocai). Nell'ambito del protocollo d'intesa sottoscritto il 2 aprile 2009 tra il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, si è provveduto a concedere euro 1.500.000,00 per la realizzazione del programma di iniziative calendarizzate nel 2011 per la promozione del vino "Friulano" (ex Tocai) in ambito nazionale; e) Progetto "Pesche in spiaggia". È stato concesso un contributo di euro 384.000,00 in favore del Consorzio di tutela della Pesca e Nettarina di Romagna IGP, Consorzio di tutela della Pesca di Leofonte, per la realizzazione di iniziative di informazione e promozione nelle principali spiagge italiane con l'obiettivo di incrementare il consumo di frutta; f) Contributi ad iniziative di informazione e di comunicazione per la valorizzazione delle produzioni, la tutela della salute dei consumatori, l'educazione alimentare e le altre attività di competenza del Ministero delle politiche agricole e forestali. Nel periodo sono stati concessi contributi per complessivi euro 4.357.675,00 in favore di vari beneficiari per la realizzazione di iniziative di informazione e comunicazione relative a programmi di educazione alimentare, promozione del patrimonio agroalimentare, promozione dei prodotti di qualità , promozione di prodotti tipici e del territorio, tutela della salute del consumatore, ecc., promossi da soggetti pubblici e privati; Agli interventi in questione si aggiungono quelli demandati alla Gestione Commissariale ex Agensud che, per quanto di competenza, ha provveduto alla individuazione di criteri e modalità per la concessione di contributi in favore di piccole e medie imprese attive nel settore della produzione di prodotti agricoli di qualità . Attività di comunicazione ed educazione in tema di prodotti di qualità Particolare attenzione è stata dedicata al tema dell'educazione alimentare annunciando lo sviluppo del programma "Frutta nelle scuole". E' stata conclusa con esito positivo la seconda annualità (anno scolastico 2010-2011) del programma per un impiego di risorse assegnate dalla Commissione Europea che ammonta a circa 36 milioni di euro. La terza annualità , anno scolastico 2011-2012, (assegnazione di circa 34 milioni di euro) è in procinto di partire. Piano di Comunicazione e Promozione del Ministero È stato elaborato ed approvato il Piano di Comunicazione e Promozione del Ministero. Si tratta di uno strumento di fondamentale importanza per la promozione e la comunicazione della qualità dei nostri prodotti agroalimentari e nel sostegno alle filiere del comparto agricolo e della pesca. Il Piano prevede investimenti in Italia e all'estero e mira ad una valorizzazione efficiente del brand Made in Italy. SULLA TUTELA Che il libero mercato non possa prescindere da regole che ne controllino la correttezza dei rapporti tra soggetti è un dato di fatto; che tali regole siano rese sempre più urgenti da scambi commerciali che interessano grandi volumi e lunghe distanze è poi evidente. Per tale motivo si è proceduto all'emanazione di appositi atti che garantiscano la correttezza delle transazioni commerciali delle carni bovine e suine, in particolare per quel che riguarda la classificazione delle carcasse, a tutela dell'acquirente, ma anche a garanzia della competitività dell'impresa fornitrice. SULLA CERTEZZA La certezza del diritto rappresenta un pilastro di ogni democrazia, e la sua garanzia deve essere assicurata a tutela di tutti i cittadini: su questa base si è deciso di adeguare alcune disposizioni relative al sistema delle quote latte, così come indicato nella relazione conclusiva della Commissione di indagine istituita nel 2009. Le nuove regole consentiranno di determinare in modo univoco i quantitativi di latte prodotti, in modo da rendere inoppugnabile l'imputazione delle multe per il futuro. SULLA COMPETITIVITÀ Escherichia coli La crisi conseguente ai casi di contagio da Escherichia coli, che ha coinvolto numerosi prodotti ortofrutticoli estivi, in particolare pesche e nettarine, ha evidenziato la debolezza delle misure attualmente previste dalla regolamentazione comunitaria per la prevenzione e la gestione delle crisi. La necessità di fornire agli Stati membri strumenti di intervento adeguati ha portato il nostro Paese, di concerto con Francia e Spagna (partner del Gruppo Misto ortofrutta), a intensificare, a tutti i livelli, la pressione sulla Commissione europea affinché vengano prese in considerazione una serie di proposte, tra le quali: l'incremento delle indennità di ritiro, l'aumento della percentuale di prodotti ritirabile, la creazione di un osservatorio comunitario per i prezzi e le produzioni e l'estensione degli aiuti ai produttori non associati in OP (nei casi conclamati di grave crisi). L'azione unitaria dei tre Paesi si è sviluppata anche in seno al Consiglio dei Ministri europei del 20 settembre ed ha riguardato anche la necessità di lavorare a un intervento su larga scala sui prezzi di entrata dei prodotti agricoli che garantisca stabilità al mercato Fondi comunitari per lo sviluppo rurale Entro il 31 dicembre 2011 devono essere spesi 871 milioni di euro, di cui 475 milioni sono messi a disposizione dall'Unione europea. Per tenere alto il livello di attenzione su questo settore, le cui competenze sono in capo alle Regioni, già nel mese di luglio è stato trasmesso alla Conferenza Stato Regioni un dettagliato rapporto sulla spesa di ciascun programma, in cui sono contenute proposte concrete per recuperare i ritardi accumulati. Tra queste, si ricorda il potenziamento delle postazioni di assistenza tecnica delle Regioni più in difficoltà , la condivisione con le Regioni delle iniziative volte a facilitare il dialogo con il mondo del credito e la semplificazione, in accordo con Agea, delle procedure per l'accesso agli aiuti, in particolare per le misure a superficie. Aldilà delle problematiche burocratico-amministrative, sulle quali si è già lavorato, la carenza di liquidità non permette alle imprese di procedere nella realizzazione degli investimenti programmati, rallentando conseguentemente le richieste di contributo sui Programmi di sviluppo rurale. Per questo, è stata prospettata alle Regioni un'ulteriore iniziativa, volta al trasferimento sui Programmi di sviluppo rurale di una serie di progetti per infrastrutture strategiche nel settore della bonifica e dell'irrigazione che, in quanto immediatamente cantierabili, sarebbero in grado di utilizzare i finanziamenti comunitari in tempi molto rapidi. Zootecnia L'intenso lavoro di negoziazione svolto di concerto con le Regioni, ha consentito di sbloccare i fondi destinati al miglioramento genetico del bestiame e al mantenimento di una rete unitaria di assistenza tecnica sul territorio nazionale. L'accordo raggiunto in Conferenza Stato Regioni ha portato all'assegnazione di 25 milioni di euro in favore del settore zootecnico e sono stati destinati anche 5,7 milioni di euro al potenziamento dei servizi fitosanitari regionali, le cui carenze avevano provocato l'avvio di una complessa procedura d'infrazione da parte della Commissione europea. Calamità naturali Con decreto del 29 agosto 2011, d'intesa con la Conferenza Stato-Regioni, il Ministro ha provveduto a ripartire le risorse 2011 del Fondo di solidarietà nazionale, pari a 29,5 milioni di euro, tra quelle Regioni e Province autonome nei cui territori si sono verificate avversità atmosferiche, la cui eccezionalità è stata riconosciuta dal Mipaaf, per consentire alle stesse di erogare agli agricoltori aiuti per la ripresa economica e produttiva. Assicurazioni agevolate Le incertezze degli anni passati, causate dall'assenza di risorse finanziarie, sono state superate grazie anche alla possibilità di attingere ai finanziamenti comunitari. Nella campagna 2010, le assicurazioni agevolate hanno infatti potuto beneficiare di fondi aggiuntivi, rispetto a quelli stanziati inizialmente (da 113,333 milioni di euro a circa 143,947 milioni di euro), grazie alle procedure attuate dal Mipaaf, che hanno permesso di intercettare le economie di spesa realizzate da altre misure previste dai programmi dell'articolo 68 del regolamento Ce 73/2009 e dell'Organizzazione Comune di Mercato del vino. In questo senso, quindi, oltre a rappresentare un risparmio per lo Stato, la misura assicurazioni ha anche permesso al nostro Paese di utilizzare a pieno le risorse comunitarie messe a disposizione dall'Unione europea che, diversamente, sarebbero tornate nelle casse di Bruxelles. Cooperazione agricola E' stata istituita, presso il Ministero, la Consulta permanente di confronto sulla Cooperazione Agricola, fortemente attesa dalle Organizzazioni di Rappresentanza Cooperativa, quale supporto nella definizione di una politica agricola volta allo sviluppo del settore cooperativo agricolo ed agroalimentare, con l'obiettivo di affrontare specifiche tematiche e individuare le relative linee di intervento e sviluppo. Alla Consulta permanente presieduta dal Ministro partecipano oltre al Capo di Gabinetto e ai Capi Dipartimento del Mipaaf, i Presidenti delle Organizzazioni di rappresentanza delle cooperative agricole ed Esperti in materia di politica agricola. IL FUTURO DELLA PAC Con la presentazione da parte della Commissione Europea della comunicazione sul futuro della PAC, avvenuta nel mese di novembre 2010, ha avuto inizio una prima fase negoziale. Il negoziato si presenta molto difficile ed articolato. Il percorso intrapreso con le precedenti riforme della PAC e basato sul principio del disaccoppiamento sarà maggiormente esasperato nella prossima riforma, che rischia di essere improntata a semplicistici criteri basati sul mero concetto dell'estensione delle aziende, abbandonando, di fatto, qualsiasi criterio legato alla produttività , alla qualità ed agli investimenti. La successiva presentazione delle proposte afferenti alle prospettive finanziarie dell' Unione Europea per il periodo programmatico 2014/2020, avvenuta nel mese di giugno scorso, ha completato il quadro riguardante le dotazioni finanziarie della PAC, che si presentano penalizzanti per il nostro Paese. Sull'intera vicenda è stato profuso da subito il massimo impegno ed il massimo livello di attenzione. Un'analisi approfondita della tematica è stata immediatamente avviata dai servizi del Ministero. Costante è stato l'impegno a Bruxelles. Il Ministro ha avuto periodici incontri con i Commissari all'Agricoltura Ciolos e alla Pesca Damanaki, nonché con il Presidente della Commissione agricoltura del PE De Castro. In ambito nazionale sono stati effettuati una serie di incontri con gli altri Dicasteri competenti per coordinare al meglio la posizione italiana in ambito europeo ed affrontare, di conseguenza, con la massima determinazione le problematiche afferenti alla dotazione finanziaria della PAC. Per favorire il raggiungimento di una posizione unitaria di tutto il comparto, infatti, il Ministro Romano ha convocato per il prossimo novembre il Forum nazionale dell'Agricoltura, che si terrà a Cremona ed al quale parteciperanno tutte le organizzazioni del comparto. ORGANISMI GENETICAMENTE MODIFICATI (OGM) Tenuto conto della posizione assunta dalle Regioni sulle linee guida di coesistenza tra colture geneticamente modificate, convenzionali e biologiche, è stato chiesto di verificare l'esistenza delle condizioni per l'attivazione della clausola di salvaguardia nei confronti del mais transgenico. A livello europeo, è stata sostenuta la proposta legislativa della Commissione europea, che assegna agli Stati membri un ruolo più importante nell'autorizzazione alla coltivazione di OGM. Per quanto riguarda la sperimentazione, è stato concluso l'iter di definizione di un protocollo di sperimentazione di una varietà di riso OGM, utilizzabile nella produzione di farmaci per malattie rare, sul quale siamo in attesa del parere tecnico del Ministero dell'Ambiente. POLITICA A TUTELA DEGLI INDIGENTI Il programma di distribuzione delle derrate alimentari agli indigenti rappresenta la misura della PAC con il più ampio consenso da parte dell'opinione pubblica: esso ha consentito di supportare i bisogni primari della parte più debole della popolazione europea, quella che più di altre non ha alcuna possibilità di reazione di fronte alle difficoltà economiche. La dotazione della misura è pari a 500 milioni di euro di cui solo l'Italia ne impegna 120 milioni. Oltre ad una concreta funzione sociale, questo programma ha svolto anche un ruolo assai importante negli equilibri complessivi della PAC, sia per la gestione delle scorte d'intervento che per la stabilizzazione dei prezzi. Oggi, a seguito di una sentenza della Corte di giustizia europea, il programma rischia una forte riduzione delle proprie risorse, con conseguenze nefaste per le fasce di popolazione che ne beneficiavano. Per tale ragione, nel corso del Consiglio Agricoltura e Pesca del 20 settembre, l'Italia ha chiesto agli altri Paesi membri di evitare il preventivato taglio di risorse, garantendo al contrario la massima copertura dei bisogni primari delle persone meno fortunate. AGROENERGIE Il Ministero è fortemente impegnato nel favorire lo sviluppo del settore della produzione di energia da fonti rinnovabili agricole, le cosiddette "agroenergie", attraverso le quali è possibile contribuire a valorizzare le filiere agro-alimentari presenti sul territorio, integrando il reddito dei produttori primari e, in molti casi, anche contribuendo a risolvere problemi di natura ambientale legati alla valorizzazione di sottoprodotti e di biomasse agricole, al miglioramento della sostenibilità delle pratiche agricole. In questo senso il Ministero, per quanto di sua competenza, sta lavorando a una serie di Decreti attuativi che riguardano il sistema degli incentivi, le certificazioni, i rapporti con il Gestore dei servizi energetici e l'istituzione di un tavolo di filiera. Ulteriori possibilità di sviluppo per il settore possono derivare dal sostegno alla crescita della filiera del biogas e dalle altre energie da fonti rinnovabili, come l'eolico e il solare. BONIFICA ED IRRIGAZIONE Sono state ultimate le procedure per l'avvio del Piano irriguo nazionale, che prevede la realizzazione di 418 milioni di euro di investimenti nel Regioni Centro Nord, in opere infrastrutturali strategiche nel settore dell'irrigazione e della bonifica. Per le Regioni del Sud, le cui competenze sono in capo alla Gestione Commissariale ex Agensud, si segnala che la Delibera CIPE n. 92 del 18/11/2010 che finanzia il Nuovo Programma Irriguo per le Regioni dell'Italia meridionale è stata pubblicata sulla G.U. del 28/3/2011. La Gestione Commissariale ha quindi provveduto a dare impulso all'effettiva attuazione del Programma fissando separate riunioni con ciascuna delle 8 Regioni interessate (Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna), e con la presenza dei 29 Consorzi di Bonifica beneficiari del finanziamento di complessivi 36 interventi infrastrutturali irrigua per un valore di oltre 176 Milioni di euro. ATTIVITÀ DI VIGILANZA, CONTROLLO DELLA QUALITÀ E CONTRASTO ALLE FRODI L'attività di contrasto e di repressione delle frodi e delle contraffazioni alimentari rappresenta una delle priorità per il Ministero e si sviluppa attraverso l'azione degli organismi di controllo preposti, ovvero l'Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari, il Corpo forestale dello Stato, il Comando Carabinieri politiche agricole e alimentari e la Guardia Costiera. Per favorire la massima cooperazione e efficacia il Ministro ha sostenuto il lavoro di coordinamento dei vari organi sotto la supervisione dell'Icqrf. Il lavoro congiunto di questi quattro organismi ha consentito di realizzare quasi 300 mila controlli, più di 25 mila sanzioni e sequestri per oltre duecento milioni di euro di milioni di euro. ACCORDI INTERNAZIONALI I negoziati per la revisione degli accordi di libero scambio con i Paesi del Mediterraneo sono proseguiti e si sono conclusi quelli con la Tunisia. L'obiettivo in questo ambito è stato quello di assicurare una adeguata protezione delle produzioni mediterranee e la reciprocità in tema di regole di produzione a cui sono sottoposti i produttori nazionali, nonché il reciproco riconoscimento delle Indicazioni geografiche. Riguardo l'inizio dei negoziati con i paesi del Mercosur, la Commissione ha presentato studi di impatto per un possibile accordo di libero scambio. Su questa base sono stati predisposti i documenti sulla posizione che l'Italia dovrebbe assumere nel corso dei negoziati a sostegno e difesa delle produzioni nazionali. Sono inoltre continuati i negoziati per accordi di libero scambio tra l'UE e l'India, la Malaysia, Singapore, il Canada. Con la Cina sono continuati gli incontri per un reciproco riconoscimento delle Indicazioni geografiche. Lo scorso mese di giugno si sono chiusi i lavori del G20 agricolo, nel corso del quale è stato adottato l'Action Plan per contrastare il fenomeno della volatilità dei prezzi dei beni agricoli ed alimentari. In tale contesto si è costituito l'AMIS (sistema informativo dei mercati agricoli), strumento di coordinamento e monitoraggio delle informazioni a livello internazionale sulle statistiche agricole, finalizzato al miglioramento dei sistemi informativi e dei collegamenti con i sistemi di allerta in grado di valutare e percepire i rischi della volatilità dei prezzi. L'Action Plan prevede inoltre un'azione di coordinamento in materia di ricerca sul frumento, compreso il frumento duro. Ciò porterà sicuramente beneficio all'Italia non solo a livello scientifico, ma a cascata anche per i produttori impegnati nella coltivazione di questa eccellenza italiana. L'Action Plan adottato dal G20 sulla volatilità dei prezzi dei beni agricoli sarà integrato nella dichiarazione dei Capi di Stato e di Governo che si terrà a Cannes nel prossimo mese di novembre PESCA MARITTIMA E ACQUACOLTURA Riforma della Politica comune della pesca Nell'ambito della riforma della Politica comune della pesca, è stato istituito un Gruppo ad hoc con la presenza di tutte le componenti rappresentative del settore, ivi compresa la componente scientifica, con l'obiettivo di individuare una strategia condivisa nella presentazione delle proposte di riforma. Al riguardo, il 21 luglio scorso si è tenuto un incontro con i funzionari della Commissione europea per la presentazione di un primo pacchetto di proposte. La proposta di base -finalizzata a sostituire il Regolamento (CE) n. 2371/2002 - concerne alcuni principi fondamentali quali l'eliminazione dei rigetti in mare, l'introduzione delle concessioni trasferibili, l'adattamento della dimensione delle flotte alle possibilità di pesca, il miglioramento dei servizi nell'ambito dell'organizzazione dei mercati. Per la definizione della posizione italiana è stato programmato per il gennaio 2012 il Forum nazionale della Pesca che si terrà a Mazara del Vallo. Testo unico per il riassetto, il riordino, il coordinamento e l'integrazione della normativa nazionale in materia di pesca e di acquacoltura L'art. 28 della Legge Comunitaria 2009 ha delegato il Governo ad adottare un unico testo normativo per il riassetto, il riordino, il coordinamento e l'integrazione della normativa nazionale in materia di pesca e di acquacoltura anche al fine di dare completa attuazione agli obiettivi previsti dall'istituzione di un regime comunitario per prevenire, scoraggiare ed eliminare la pesca illegale. I criteri direttivi indicati dalla norma attengono, in particolare, il ricambio generazionale e la valorizzazione del ruolo multifunzionale delle imprese di pesca e dell'acquacoltura, l'individuazione di fonti alternative di reddito nell'ottica dello sviluppo sostenibile del settore e della gestione razionale delle risorse biologiche del mare, nonché l'incentivazione della multifunzionalità delle imprese. Un primo schema di decreto attuativo, unitamente alle relazioni di rito, è stato inoltrato dall'Ufficio Legislativo alla Presidenza del Consiglio-Dipartimento delle Politiche Europee - per il successivo iter del provvedimento ed è prevista una riunione con tutti gli altri Ministeri per il prossimo 4 ottobre, presso il Dipartimento delle politiche europee. Interruzione temporanea dell'attività di pesca per l'anno 2011 - Fermo Lo scorso 4 agosto è stato adottato il decreto direttoriale recante modalità attuative del Decreto del 15 luglio 2011 inerente la determinazione dei criteri e delle modalità di erogazione degli aiuti alle imprese di pesca che effettuano l'interruzione temporanea obbligatoria. Si tratta di un provvedimento che vede coinvolte circa 2.600 unità abilitate ai sistemi strascico e volante con una media di tre imbarcati per unità . La relativa copertura finanziaria è stata garantita con il decreto legge 6 luglio 2011, n. 98 che ha, tra l'altro, stanziato 22 milioni di euro per l'attuazione di un fermo obbligatorio dell'attività di pesca per un periodo massimo di 45 giorni consecutivi. In parallelo è stata anche adottata un'iniziativa che impegna le aziende marinare ad assicurare interventi ambientali di pulizia dei fondali e delle spiagge da materiale di risulta. Gestione e conservazione risorse ittiche Sono stati emanati atti e/o decreti significativi relativi all'esercizio dell'attività di pesca, come i due decreti disciplinanti l'uso delle reti derivanti e in particolare le "ferrettare": il primo, formalmente adottato con D.M, il primo luglio, è stato oggetto di impugnazione e verrà deciso nel merito in primo grado, mentre il secondo è stato approvato in sede di Commissione Consultiva Centrale del 13 settembre. Nella medesima occasione è stata decisa la proroga dell'attrezzo "idrorasca" nelle aree assentite in concessione dalla Regione Emilia Romagna. ATTIVITÀ LEGISLATIVA Sono stati adottati interventi normativi di primaria importanza, in grado di incidere significativamente sul quadro giuridico che disciplina il settore agricolo, alimentare e della pesca. In particolare si ricorda il decreto-legge 13 maggio 2011, n. 70, convertito dalla legge 12 luglio 2011, n. 106 che contiene disposizioni in materia di IVA per le cessioni o le importazioni di tabacco lavorato nonché chiarimenti relativi ai requisiti di ruralità degli immobili ai fini dell'applicazione dell'Ici. Inoltre il decreto contiene disposizioni in tema di cessione dei crediti comunitari, erogati nell'ambito della Politica Agricola Comune. Con il decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98 recante "Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria coerenti con gli obiettivi di manovra condivisi in sede europea" , convertito con modificazioni dalla L. 15 luglio 2011, n. 111 sono state introdotte ulteriori misure. In particolare il decreto in questione contiene lo stanziamento per il "fermo temporaneo dell'attività di pesca" disposizioni innovative per la difesa delle imprese agricole in stato di crisi attraverso la revisione dei meccanismi di esposizione debitoria. In particolare, per le imprese agricole in difficoltà la manovra prevede: - lo strumento della cosiddetta esdebitazione (Legge Romano), che consentirà agli imprenditori di usufruire delle norme in materia di assistenza alle imprese già vigenti per altri settori economici. Si tratta di un'estensione giuridica al comparto agricolo finora escluso e che permetterà di affrontare le situazioni di crisi o di insolvenza attraverso gli accordi di ristrutturazione dei debiti che libereranno l'imprenditore dai pesi residui verso i creditori concorsuali non soddisfatti. La ripresa dell'attività sarà altresì supportata da garanzie fornite dall'Ismea. - la transazione fiscale che permetterà agli agricoltori indebitati con il fisco la soluzione potranno delle proprie pendenze debitorie con finanziamenti statali. La norma introduce un sistema che rappresenta una svolta epocale nel quadro giuridico settoriale andando a favorire gli agricoltori nel rapporto con le agenzie fiscali e gli enti gestori di forme di previdenza e assistenza obbligatoria. Riforma Assi ex-Unire Al fine di dare risposta alla perdurante crisi dell'ippica e raggiungere gli obiettivi di crescita del settore, di riduzione della spesa di funzionamento delle amministrazioni pubbliche coinvolte, d'incremento dell'efficienza e miglioramento della qualità dei servizi oltre a quello di assicurare la trasparenza e l'imparzialità dello svolgimento delle attività di gara nel settore l'Unire è stato trasformato in Assi e sono in corso di definizione i regolamenti necessari a completare tale riforma. Riorganizzazione dell'amministrazione e degli uffici di diretta collaborazione E' stato dato corso alla riorganizzazione dell'amministrazione degli uffici di diretta collaborazione al fine di rendere sempre più efficaci ed efficienti l'azione del Ministero e l'attuazione dell'indirizzo politico. Tale processo è stato avviato con l'approvazione dello schema di Dpr di riordino ministeriale adottato dal Consiglio dei ministri il 28 luglio scorso e che si concluderà entro fine ottobre con l'approvazione definitiva. ATTIVITÀ PROGRAMMATE E IN CORSO DI PERFEZIONAMENTO Nazionali Forum nazionale dell'Agricoltura che si terrà a Cremona nel mese di novembre 2011 Forum nazionale della Pesca che avrà luogo a Mazara del Vallo nel mese di gennaio 2012 Internazionali Partecipazione del Ministro alla Fiera dell'agroalimentare di Anuga (Colonia) 8 ottobre 2011 Visita di Stato nella Federazione Russa ed incontro con il Ministro omologo Missioni economiche nella Repubblica Popolare Cinese, nella Repubblica Argentina e Repubblica dell'India con i cui Governi sono in corso i relativi contatti preparatori. | |
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| Da: di pietro | 04/10/2011 08:05:31 |
| Dunque... spiego a chi non avesse capito perchè è in atto un boicottaggio del forum. Alla Scuola sono stati commessi fatti di RILEVANZA PENALE!!!!! Alcuni loschi figuri, indegni di indossare una divisa di un Corpo dello Stato, Hanno messo l'attack sui moschettoni che reggono la bandiera! Hanno commesso vilipendio durante una cerimonia solenne! Ho sentito anche parlare di gente assente che invece risulta presente grazie a firme false!!!!! Chi è assente è responsabile di TRUFFA AI DANNI DELLO STATO!!! Chi ha firmato per i colleghi assenti, oltre che FAVOREGGIAMENTO E CONCORSO nella truffa, è pure responsabile di falso!!! Ma vi rendete conto?????? E chi è che deve vigilare???? I tutor o qualcun altro???? Ci vuole tanto a verificare, al di là del foglio firme, se i presenti ci sono tutti???? Non si vedono i vuoti in aula?????? C'è la culpa in vigilando????? CHIEDO: QUALCUNO HA PRESO I PROVVEDIMENTI PREVISTI DALLA LEGGE? | |
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| Da: avete | 04/10/2011 08:30:02 |
| scassato la m.....a sia Di Pietro che il boicottatore. Per un moschettone che palle! certo adesso invece di leggere la rassegna stampa apro questo forum e mi faccio una cultura... però hai rotto. | |
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| Da: lucarelli | 04/10/2011 09:39:57 |
| reati? provvedimenti? espulsione dal corpo? paura, ehhhh?!?! | |
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| Da: | 04/10/2011 10:40:28 |
| vi prego smettiamola con il riportare continuamente a galla questa storia probabilmente è stata commessa una leggerezza, non avevamo considerato le reali dimensioni del gesto, ma di questo si è trattato, una leggerezza e niente di più continuare a parlarne non serve a niente, cerchiamo di ripristinare un buon rapporto tra di noi, e di svelenire il clima siamo o non siamo colleghi? | |
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| Da: espulsione??? | 04/10/2011 15:06:43 |
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| Da: espulsione???? | 04/10/2011 15:12:08 |
| Ma quale espulsione? E che per caso la nostra è una Amministrazione seria, che caccia via i cialtroni magnapane a tradimento che campano solo aspettando lo stipendio arrubbato a fine mese???? Qui cialtroni, incapaci, buffoni etc abbondano. Qui c'è di tutto, e l'attack sui moschettoni della bandiera è un niente confronto a quello che succede. Di pietro, chiama wudcok in aiuto che da solo non ce la fai | |
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| Da: il giornale | 04/10/2011 15:21:21 |
| per riportare il foruma sui binari della correttezza, posto un interessante articoletto preso da "il giornale" """indiscreto a palazzo CAMBIO DELLA GUARDIA DOPO SETTE ANNI Una poltrona per tre alla Forestale • Cambio in vista al vertice della Polizia Forestale. Potrebbe essere una donna, il vicequestoreCinzia Clementina Gagliardi, a prendereil postodi Cesare Patrone, alemannianodiferroincarica da 7 anni, ben oltre la naturale scadenza su una poltrona che garantisce un potere strategico nei settori dell'ambiente, della Protezione civile e dell'agroforestale. La scelta della Gagliardi avrebbe il doppio vantaggio di essere una soluzione interna (è responsabile delle Risorse umane) e di rispondere al criterio delle quote rosa. A contenderle il posto è Marco Celechini, anche lui interno alla Forestale, capo delle relazioni internazionali. Non è però escluso che a prevalere sia un terzo nome, magari di provenienza esterna, per dare una scossa a un corpo che da più parti all'interno del ministero dell'Agricoltura è considerato immobilista e poco innovativo"""" | |
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| Da: ------ | 04/10/2011 17:28:22 |
| come si permettono di dire che è un corpo poco innovativo?? di innovazione ce n'è fin troppa noi siamo stati i primissimi in assoluto a trasformare l'alzabandiera in una pagliacciata indecorosa.... gli altri non ci raggiungeranno mai!!!!! | |
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| Da: 27/09/2011 | 04/10/2011 19:55:29 |
| Una pattuglia del Corpo Forestale dello Stato di Spilinga (Vv), nell'ambito di servizi di controllo del territorio atti a prevenire lo smaltimento e la gestione illecita di rifiuti, durante un giro di perlustrazione, ha intercettato e intimato l'alt ad un autocarro che stava percorrendo la Strada Provinciale n. 22, nei pressi dell'abitato del Comune di Ricadi. Gli Agenti ispezionato il veicolo fermato, hanno trovato all'interno del cassone posteriore un quantitativo di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi stimato in oltre mezza tonnellata. Un vero e proprio ricettacolo di immondizia di ogni genere tra cui materiale proveniente da demolizione, rottami ferrosi, materie plastiche, vernici, solventi, scarti di materiale adoperato nell'attività edilizia e tanto altro ancora. I due fermati, F.A. e B.G., entrambi operai, residenti rispettivamente a Ricadi e Tropea, dopo essere stati sottoposti a controllo, non hanno esibito alcuna documentazione sull'origine, il tragitto e la destinazione dell'ingente carico inquinante. Ulteriori indagini hanno evidenziato che gli improvvisati trasportatori non erano peraltro muniti di alcuna autorizzazione per lo svolgimento di tale tipologia di attività , non essendo iscritti all'albo nazionale dei gestori ambientali. Ciò ha fatto scattare immediatamente il sequestro penale del carico di rifiuti e del veicolo, che sono stati affidati in custodia giudiziaria al legittimo proprietario dell'automezzo, un imprenditore edile la cui posizione, in merito alla vicenda, è ancora al vaglio degli inquirenti del CFS. La Procura della Repubblica di Vibo Valentia ha convalidato il sequestro operato dal CFS di Spilinga, iscrivendo i due operai nel registro degli indagati che dovranno ora rispondere del reato di trasporto illecito di rifiuti speciali. | |
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| Da: La gestione delle dispersioni idriche.......... | 04/10/2011 20:06:59 |
| La gestione delle dispersioni idriche nelle reti di trasporto acquedottistiche Il rapido aumento del costo dell'acqua destinata al consumo umano e la necessità di un'adeguata salvaguardia della risorsa, ha favorito un rinnovato interesse circa il problema della ricerca delle perdite e della loro eliminazione ovvero della loro riduzione dalle reti idrauliche di adduzione e distribuzione, che rappresentano uno spreco valutato in termini d'impatto economico (diseconomia), sociale (disservizio), ambientale e nutrizionale (irrazionalità ). Per una pratica valutazione delle perdite, nei sistemi acquedottistici, si ricorre al bilancio idrico annuale della rete (concetto introdotto con il DM LLPP 8 gennaio 1997, n. 99 - Regolamento sui criteri e sul metodo in base ai quali valutare le perdite degli acquedotti e delle fognature), secondo la metodologia di calcolo internazionale suggerita da IWA (International Water Association; H, Alegre ed A. Lambert, 2000). Questo tipo di approccio, tiene conto delle molteplici componenti d'utilizzo dell'acqua (vedi Tabella 1), per determinare in modo corretto le perdite e finalizzare la ricerca delle stesse (quasi mai, infatti, le perdite sono la semplice differenza tra il volume immesso in rete meno quello fatturato, consumato dalle utenze). Le cause più frequenti di perdite, nelle reti idriche, a parte gli abusi ed i prelievi non autorizzati, sono riconducibili, essenzialmente, ai seguenti fattori (A. Muraca, 2011): • pressioni di esercizio della rete non adeguate, in particolare durante le ore di minimo consumo; • utilizzo di materiali giunzioni con scarsa affidabilità e durabilità ; • esecuzione non corretta degli allacciamenti all'utenza e pianificazione pianificazione poco accurata della manutenzione della rete; • Insufficiente controllo dei regimi transitori, specialmente in presenza di valvole motorizzate o di rilanci in rete. Le modalità di lettura ovvero la precisione dei contatori, spesso non sostituiti per decenni, possono variare in modo non trascurabile il significato e l'attendibilità di uno dei valori del bilancio considerato in genere assolutamente ottenibile. Le perdite idriche, pur in assenza di una definizione univoca e condivisa, sono generalmente suddivise in due tipologie (A. Muraca, 2011): • perdite fisiche (cd reali), causate da rottura (basse temperature, movimenti terra, traffico, età , corrosione, eccetera) o inadeguatezze e difetti (costruttivi e/o di montaggio) nella rete (raccordi, connessioni, eccetera); • perdite commerciali (cd apparenti), causate da consumi non contabilizzati o da errori di misura del volume. Considerando solo le prime, all'interno di questa tipologia, si possono distinguere le seguenti componenti (G. R. Tommasicchio et Al., 2005): • perdite di sottofondo, cioè piccole infiltrazioni per mancanza di tenuta nelle giunzioni (identificate, nella letteratura anglosassone, come Background Losses); • rotture segnalate o non segnalate (identificate come Reported Burst o Unreported Burst), cioè fuoriuscite localizzate (che sono quelle oggetto della ricerca delle dispersioni idriche). In generale, la prevenzione delle perdite e la riduzione delle rotture e conseguenti costi per la manutenzione della rete, dipendono essenzialmente dalla pressione di esercizio, dalla densità ed accuratezza delle prese di allaccio (inclusi i raccordi), dalla scelta dei materiali e loro relativa condizione di messa in opera. Poiché, dunque, l'entità delle perdite dipende primariamente dalla pressione interna uno dei metodi più semplici e più applicato per contenere le perdite stesse consiste nel ridurre tale pressione fino ai valori minimi necessari per assicurare un livello di servizio accettabile. Per valutare i vantaggi che si possono ottenere con quest'accorgimento, è molto importante conoscere la legge di variazione delle perdite con la pressione interna. Alcuni dati sperimentali mostrerebbero che le perdite dipendono dalla pressione interna in misura molto più marcata, di quanto lascerebbe supporre la teoria della foronomia, secondo la quale esse dovrebbero essere proporzionali alla radice quadrata del carico piezometrico, per cui il controllo della pressione, nella rete acquedottistica, risulterebbe molto più importante di quanto la stessa teoria lascerebbe supporre. Ciò può essere spiegato con il fatto che, all'aumentare della pressione interna, aumenta non solo la velocità di efflusso, ma anche l'ampiezza delle zone da cui si verifica la fuoriuscita d'acqua (J. May, 1994), secondo il concetto FAVAD (Fixed And Variable Area Discarge) usato, appunto, per spiegare le diversità delle relazioni, tra portata delle perdite e pressione. A. Lambert (2001), in base a studi ed esperienze effettuate in vari parti del mondo, in particolare da S. Hiki (1981) e da A. Lambert et Al. (1999), ritiene che l'aumento di pressione interna possa provocare nuove fessure od un ampliamento delle fessure esistenti, con un processo che spesso risulta irreversibile. Per molti materiali, in particolare per quelli plastici, è provato, infatti, che la dimensione del foro o della fenditura varia in funzione della pressione (V. Milano, 2006). In definitiva, quindi, la velocità di efflusso (U), attraverso un foro, di piccolo diametro (d), della tubazione, si valuta con la seguente equazione: U = Cd · (2 · g · H)n [1] essendo: U = velocità di efflusso [m/s]; Cd = coefficiente adimensionale di efflusso, funzione del numero di Reynolds (Re = U · d/ν) con d diametro dell'orificio [m] e ν viscosità cinematica dell'acqua [m2/s]: nel regime di moto laminare, Cd aumenta da 0,40 a 0,60 al crescere di Re da poche unità (7 ÷ 8) fino a 2000 circa e continua ad aumentare fino ad un valore massimo di 0,80 al crescere di Re fino a 3000, per poi diminuire, leggermente, fino a 0,75 circa, nel campo valoriale: 3000 ≤ Re ≤ 8000 (regime di transizione); mentre per Re > 8000 (regime turbolento), resta costante e pari a 0,75; H = (p/γ) carico piezometrico di esercizio [m c.a.]; g = 9,80665 accelerazione di gravità [m/s2] n = coefficiente esponenziale, adimensionale, funzione del materiale (vedi Tabella 2, delle vulnerabilità dei materiali, a parità di pressione; A. Lambert, 2001); L = (U · Ω) portata di efflusso [m3/s], con Ω area del foro [m2]. Secondo A. Lambert, l'area del foro ( Ω = Ï€ · d2/4), non resta sempre costante al crescere del carico (H). Fa, quindi, due ipotesi estreme: • aumento lineare con il carico solo delle dimensioni longitudinali delle fessure; • aumento lineare con il carico di entrambe le dimensioni delle fessure. Quindi, a parte l'eventuale variazione di Cd nella [1], che peraltro si verifica quasi esclusivamente in regime laminare, si perviene nella prima ipotesi ad un aumento delle perdite con il carico di 1,50 e nella seconda ad un aumento con il carico di 2,50 che è tipico delle tubazioni in materiale plastico (aumento rapido, delle dimensioni delle fessure, nel tempo; Figura 2 da M. Fantozzi, 2005). A. Lambert ritiene, poi, che si possa assumere l'esponente che figura nella [1], pari a 0,50 ÷ 0,55 per le perdite da tubazioni metalliche (s'ipotizza, cioè, che l'area attraverso cui si verifica la perdita resti pressoché costante al variare del carico stesso; Figura 1). In assenza di precise conoscenze delle perdite e sui materiali delle tubazioni (anche in presenza, quindi, di reti con diversi materiali e lunghezze), lo stesso A. Lambert consiglia, infine, di assumere un valore dell'esponente n = 1. Da varie registrazioni e misurazioni della pressione effettuate durante le fasi di collaudo di molte tubazioni di materiale e diametro diversi, si è costatato che, se la tenuta della tubazione non è soddisfacente, la pressione interna cala, a partire dal valore iniziale P0, con una legge esponenziale, tendendo ad un valore limite Pl, in corrispondenza del quale la tubazione presenta buona tenuta e le perdite cessano (Tabella 3; V. Milano, 2006). La relazione tra pressione e tasso di perdita può, dunque, essere espressa attraverso la seguente equazione: Ll/L0 = (Pl/P0)N [2] È importante notare che il rapporto delle pressioni (Pl/P0), non la differenza nelle pressioni è influente in questa equazione, che lo confronta con quello delle portate (Ll/L0). Il valore dell'esponente N, può variare da 0,5 per le perdite ad "area fissa" a 1,50 e più, per le perdite ad "area variabile", ove l'area efficace (Cd × Ω) varia con la pressione Le prove pressorie hanno confermato, quindi, che le perdite dipendono dalla pressione interna in modo più marcato di quanto indichi la legge della foronomia, per cui, nella gestione delle reti, è molto importante limitare la pressione di esercizio ai valori minimi necessari per garantire un soddisfacente servizio, al fine di eliminare o contenere le perdite. Questa considerazione trova già applicazione, in parte, nelle reti di adduzione interna degli edifici dove, a valle del singolo contatore dell'utente, è installato un riduttore di pressione (Figura 4), con campo di regolazione, in uscita, di: 0,5 bar (pressione minima di cui alle norme UNI 9182:2010 ed UNI EN 806-4:2010) ÷ 5,0 bar (≡ 5 Kgf/cm2 ≡ 50 m c.a.). Inoltre, per alcuni materiali, come il PVC, sembra che, quando la pressione interna supera determinati valori, si verifichi un collasso delle giunzioni, per cui le perdite aumentano, con la pressione, in modo più che lineare. Un comportamento migliore si avrebbe, invece, con altri materiali, quali il PRFV. Queste prove potrebbero indicare, a parte il costo, la superiorità delle tubazioni strutturate o composite per la riduzione delle perdite fisiche delle reti in pressione. Anche questa conclusione è già , in parte, riscontrabile nelle reti interne degli edifici, dove l'utilizzo di materiali compositi sembra essere una soluzione efficace per contrastare i cosiddetti trafilamenti. Indipendentemente dal materiale, comunque, è evidente che il controllo di pressione consente di contenere notevolmente il valore delle perdite. Valori in eccesso, della pressione, comportano costi elevati in termini di "acqua persa", di uso superfluo di energia e di un inutile surplus sollecitatorio, sulle infrastrutture, che si traduce, di fatto, in un accorciamento della vita utile delle stesse. Le perdite fisiche reali non possono essere eliminate completamente ma potranno essere ridotte al massimo fino al livello fisiologico di perdita reale (cd Unavoidable Annual Real Losses o UARL; Figura 5 - Mod. AA Vari, 2005), che rappresenta il valore minimo di perdita reale tecnicamente raggiungibile ed economicamente più conveniente in sistemi idrici gestiti e mantenuti in modo efficiente. Il valore di UARL per ogni specifico sistema idrico può essere calcolato usando la metodologia sviluppata dal Water Losses Task Force dell'IWA. I parametri necessari per il suo calcolo, sono i seguenti: • numero di prese (NC); • lunghezza della rete di distribuzione, in metri (Lm); • lunghezza delle prese, tra il confine di proprietà ed il contatore dell'utente, in metri (LP); • pressione operativa media, in metri di colonna d'acqua (P). La formula pratica generale dell'UARL [L/giorno], quando la rete è in pressione, risulta essere la seguente: UARL = (0,018 · Lm + 0,800 · Nc + 0,025 · Lp) · P [3] Il rapporto tra le perdite reali annuali (cd Current Annual Real Losses o CARL) e le perdite fisiologiche annuali (UARL), è definito come indice di dispersione dell'infrastruttura (Infrastructure Leakage Index o ILI) e, quindi, oltre che un efficace strumento diagnostico, rappresenta un utile indicatore di qualità delle prestazioni di una rete idrica L'ILI misura l'efficacia delle attività (gestione di tubazioni ed assets, gestione della pressione, rapidità e qualità delle riparazioni, controllo delle perdite) eseguite sulle infrastrutture idriche gestite ad un definito livello di pressione: ILI = CARL/UARL [4] In teoria il livello economico di perdita (ELL), viene a corrispondere al livello di perdita per il quale le attività di riduzione delle perdite, pareggiano il costo dell'acqua recuperata e, pertanto, fra un valore compreso tra l'attuale valore del CARL e quello corrispondente all'UARL (AA Vari, 2005). Un elemento importante per il controllo delle perdite fisiche reali è la velocità con cui esse vengono riparate, in quanto la durata vitale di una perdita è uno dei principali parametri che determinano l'entità del volume idrico perso. Il volume disperso da una perdita (V), è il prodotto della portata (L) per il tempo (T) che intercorre tra la nascita e la riparazione della fessura (cd tempo di esecuzione), con la sua definitiva chiusura. Questo tempo è costituito da tre componenti: • tempo di conoscenza (Awareness o A) = tempo, in giorni, che intercorre tra la nascita e la consapevolezza della presenza della perdita; • tempo di localizzazione (Location o L) = tempo, in giorni, necessario per localizzare la perdita; • tempo di riparazione (Repair o R) = tempo, in giorni, necessario per riparare la perdita. Per quanto sopra dedotto, uno degli obiettivi, per il controllo delle dispersioni, è quello di ridurre la durata media delle perdite riducendo, il più possibile, il tempo di riparazione (R). Il tempo di conoscenza (A) è influenzato dal metodo di raccolta delle informazioni utilizzato: • misure della portata notturna (vedi Figura 7; Fantozzi, 2005); • controlli sistematici (nel periodo che intercorre tra due controlli successivi). Il tempo di localizzazione (L) dipende, principalmente, dal personale, dalle attrezzature e dalle tecniche disponibili per il monitoraggio e la localizzazione (misure di portata in telemetria, geofoni localizzatori con correlatore acustico, noise logger, eccetera). Il tempo di riparazione è, generalmente, lo stesso sia per le perdite di alta portata che per quelle di bassa portata. A tal proposito, la "Teoria delle perdite" (Morrison et Al., 2004), distingue le perdite, in due tipologie: 1 - Background Leakage (piccole perdite cosiddette di fondo); 2 - Breaks o Burst Leakage (grandi perdite da rotture o scoppi). La prima è la perdita che avviene attraverso tutte le falle della rete che hanno singolarmente dimensioni troppo piccole perché sia possibile o conveniente individuarle (piccole crepe, giunti non a tenuta, ecc.). Questo tipo di perdita è, praticamente, sempre presente nelle reti in esercizio, al punto da potersi assimilare ad una perdita distribuita, il cui valore in un tratto di condotta può essere ritenuto proporzionale alla lunghezza della stessa ed alla pressione. Nel secondo caso (breaks o burst), la perdita avviene attraverso le fratture e i fori di maggiori dimensioni che si manifestano nei componenti della rete. L'invecchiamento del sistema idrico comporta il naturale aumento delle perdite fisiche reali a causa del generarsi di nuove rotture. La tendenza a questo aumento, può essere contrastata e gestita con uso integrato delle quattro componenti delle perdite reali (Figura 10; Fantozzi e Lambert, 2004): • monitoraggio delle perdite; • gestione della pressione (distrettualizzazione idrica; vedi Figura 9 - L. Falcomer, 2009); • rapidità e qualità delle riparazioni; • gestione di tubazioni ed assets. Un elemento importante per il controllo e la riduzione delle perdite è, pertanto, la definizione di un programma di manutenzione e riabilitazione della rete idrica che preveda interventi mirati su una precisa conoscenza degli assets, del loro valore e del loro grado di efficienza operativa. Ogni anno, vengono immessi, nelle reti italiane, oltre 5.308 · 106 m3 di acqua, ma più di 1.980 · 106 m3, non arrivano ai rubinetti delle utenze domestiche dei nostri agglomerati urbani (Tabella 4; COVIRI, 2009). Dal confronto tra volume annuale fatturato (Vf) con il volume totale immesso (Vi), emerge una sensibile differenza. In particolare, il rapporto: Î"V% = (Vi - Vf) /Vi = 37,30 % [5] indica un fattore di perdita, relativo al volume immesso, di assoluta rilevanza e, indubbiamente, meritevole di attenzione. Facendo riferimento ai dati gestionali della Tabella 5, se si definisce, ora, come "indice di consumo" Ic, il rapporto tra l'energia consumata per il pompaggio dell'acqua nel sistema ed il volume annuo disperso (come percentuale del volume immesso nel sistema), è possibile stimare, sommariamente, la seguente energia dispersa annualmente (A. Muraca, 2011): Energia dispersa = Ic · Î"V% · Vi = 0,70 kWh/m3 · 0,309 · 5.308.459.533 m3 = 1.148.219.797 kWh/anno [6] Nonostante gli interventi dedicati alla riduzione delle perdite (Tabella 5), la media italiana nel 2004, pari al 29,3 %, è addirittura cresciuta, anche se di poco, nel 2006, al 30,9 %. Un dato che ha portato, il COmitato per la VIgilanza sull'uso delle Risorse Idriche (COVIRI), a scrivere sul suo rapporto (2009): "Pur nell'ampia dispersione dei dati a disposizione, è possibile ipotizzare che la sostanziale stabilità dei valori delle perdite sia dovuta ad una quota di investimenti capace solo di mantenere l'attuale stato di conservazione delle infrastrutture idrauliche e non di incidere positivamente sulla funzionalità delle stesse". Attestazione che ricalca, pedissequamente, la politica di gestione operata, sino ad oggi, sulle nostre reti acquedottistiche ossia: se una tubazione perde, non la si cambia (come, correttamente, si dovrebbe fare), ma ci si limita a chiudere la falla. Considerando, invero, che le infrastrutture di trasporto (adduzione e distribuzione), in Italia, hanno un'età media di circa 35 anni, se in una loro tubatura costituente, si apre una falla in un punto, anche se la si ripara celermente, molto probabilmente se ne formerà , ben presto, un'altra, in un altro punto. Insomma, quando una tubatura vecchia si fora, la buona pratica gestionale suggerirebbe (più che porre una toppa) la sua integrale sostituzione in quanto, la presen- za della stessa fessura sta a significare il fatto che, in quelle determinate condizioni (strutturali ed idrauliche; Figura 11), la condotta non è più fisicamente in grado di resistere a quella pressione interna d'esercizio. | |
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| Da: i vespri siciliani | 04/10/2011 20:18:58 |
| Abbiamo accennato nella precedente puntata, che la misura era colma, giunta al massimo la tirannide, così acuta l'angoscia e così profondo l'odio del popolo di Sicilia verso l'Angioino, che bastò una sola goccia per far traboccare il vaso. Un ultimo sopruso, non certo il più perverso dei molti altri sofferti, doveva spingere gli esasperati Siciliani alla grande vendetta.Ecco come la descrive Michele Amari nella sua magistrale opera sulla "Guerra del Vespro siciliano", dalla quale ricaviamo queste notizie:"I Siciliani maledissero e sopportarono fino alla primavera del 1282. Dei preparativi di guerra in Spagna si sapeva poco, e se in Sicilia c'era qualcuno che n'era a conoscenza, non è che nutrisse molte speranze. Sulle spalle del popolo incombeva e c'erano gli smisurati preparativi della guerra di re Carlo contro Costantinopoli; l'isola era imbrigliata da quarantadue castelli regi posti o in luoghi strategici o nelle maggiori città , più ce n'era un alto numero che era in mano ai feudatari francesi; già raccolti e con le armi al piede quelli stanziali; tutte pronte a radunarsi ad un cenno le milizie baronali, che erano la maggior parte dei suffeudatari stranieri. In tale condizione di cose, i saggi meditando e predicendo, non avrebbero mai puntato sulla nascita di un movimento di ribelli; e così gli ufficiali di Carlo si ripromettevano di farla diventare perpetua la pazienza e continuavano imperterriti e senza tanti timori a flagellare il popolo siciliano. "La Pasqua di risurrezione di quell'anno, fu amarissima per i nuovi oltraggi fatti a Palermo, città che gli stranieri odiavano più d'ogni altra, ed era la più ingiuriata e con cinico piacere la più angariata. A Messina c'era ERBERTO D'ORLÉANS, vicario del re nell'isola; mentre il "giustiziere" di Val di Mazzara governava Palermo ed era questi GIOVANNI di SAN REMIGIO, un ministro degno di Carlo; e degni del giustiziere del principe erano i suoi ufficiali che come normale attività la loro era quella di fare rapine e violenze. "Ma il popolo sopportava. E avvenne che cittadini di Palermo, dalle terrene tribolazioni cercando conforto in Dio, nei giorni sacri della passione di Cristo erano entrati in un tempio a pregare, ma anche lì, tra i riti di penitenza e di cristiana pace trovarono i più crudeli oltraggi. Gli agenti persecutori del fisco adocchiarono fra i fedeli i debitori delle tasse; li strapparono a forza dal luogo sacro, e dopo averli ammanettati li portarono in carcere, intanto gridavano ingiurie in faccia alla folla accorsa: "Pagate, paterini, pagate !" E il popolo sopportava! Ma il martedì seguente dopo la Pasqua, il 31 marzo 1282, si celebrò nella chiesa di Santo Spirito un'altra festa religiosa, e quel giorno ci fu un altro oltraggio alla libertà , e allora il popolo si stancò di sopportare (Amari)".In questa chiesa, che sorge a mezzo miglio dalle mura meridionali della città , affluivano quel giorno, nelle ore del vespro, seguendo una vecchia consuetudine, gli abitanti di Palermo. Erano gruppi di uomini e donne, tranquille famiglie, accolte pacificamente da amici, che, dimenticando le sofferenze del giogo, volevano per qualche ora essere felice; e chi andava nel tempio che risuonava del canto delle vergini, chi ne usciva dopo le preghiere, altri passeggiavano nella circostante campagna ricoperta dal primo verde, altri facevano merenda sui prati con i primi fiori della primavera, e altri ancora intrecciavano danze e facevano sentire il suono degli strumenti musicali. Ed ecco, a turbar la letizia della festa campestre, apparire, non desiderati, gruppi di Francesi, che si mescolarono alle brigate, volevano partecipare alle danze e, non contenti di questo, iniziarono a usare un contegno poco licenzioso con le donne al cospetto dei padri, degli sposi e dei fratelli.I più vecchi tra i cittadini consigliarono gli stranieri a lasciare in pace le donne, ma i più giovani rimproverarono aspramente i Francesi; nel loro viso si leggeva chiaramente che avevano la voglia di menar le mani e di rispondere alle provocazioni. Insospettiti dallo spavaldo contegno dei cittadini, credendo che fossero armati, alcuni si diedero a frugarli, altri con bastoni e scudisci cominciarono a percuoterli se si rifiutavano. I Siciliani fremevano per l'ira, quando ad un tratto si vide una giovane maritata di rara bellezza, accompagnata dal consorte e seguita dai parenti, avviarsi al tempio. Un francese di nome DROUET, avvicinatosi a lei per vedere se teneva armi nascoste, frugò il petto alla giovane donna che per la paura e la vergogna cadde svenuta in braccio allo sposo. Un grido di collera si levò allora dalle labbra del marito offeso: "Ah ! Muoiano ! Muoiano questi Francesi !" e subito, dalla ressa, che incominciava a farsi intorno, avanzò un giovane siciliano e, impadronitasi della spada del Drouet, con la sua stessa arma lo trafisse. A quella vista, l'ira compressa nei petti scoppiò, l'odio da molto tempo maturato e tenuto nascosto, esplose violento, gli occhi s'iniettarono di sangue, le mani strinsero convulsamente i coltelli, altri si armarono di pietre raccolte in terra, e un solo grido si alzò, che fu ripetuto rabbiosamente da mille bocche: "Muoiano i Francesi !" In breve, attorno alla chiesa s'ingaggiò una mischia furibonda; la campagna, che un momento prima era allietata da mense, da canti e da liete danze, risuonò ora di urla minacciose, di lamenti, di rantoli, di grida di donne spaurite; si rovesciarono le tavole, sassi di ogni dimensione solcarono l'aria, balenarono lame di coltelli e di spade, roteavano bastoni, e iniziò a macchiarsi di sangue il verde dei prati.A dispetto del fatto che erano ricoperti di armi, i Francesi furono sopraffatti e dopo una lotta sanguinosa caddero tutti. La morte dei provocatori non calmò lo sdegno dei provocati; ormai il sangue sparso voleva altro sangue, la vittoria accresceva l'ira, la vista poi dei parenti e degli amici uccisi spingeva ad un'altra strage. Impadronitisi delle armi dei vinti, i sollevati si avviarono verso la città lanciando il pauroso grido di "Morte ai Francesi !" ; e quanti stranieri incontravano tanti ne massacrarono.In breve la rivolta penetrò a Palermo, serpeggiò furiosa in tutte le vie, rumoreggiò in tutte le case, guidata da un certo RUGGERO MASTRANGELO, alimentata dall'odio e dalla sete della vendetta. Non fu battaglia contro un nemico che si difendeva, ma una caccia spietata agli Angioini che non tentavano neppure di opporre resistenza e, circondati dalle turbe inferocite, porgevano le armi e imploravano pietà . Si frugarono le case, le caserme, i magazzini, ogni angolo; si narra che il popolo, incontrando qualche sconosciuto, per accertarsi della sua nazionalità , gli imponeva di proferire la parola dialettale "ciciri" e davanti a una storpiata pronuncia forestiera lo passavano per le armi.Per i malcapitati Francesi non furono ricoveri sicuri nemmeno i templi e i conventi dei Minori e dei Predicatori; gli altari furono macchiati di sangue e i frati francesi che erano nei chiostri furono trucidati pure loro; né il sesso o l'età , né le preghiere e i pianti ottennero dalla folla rabbiosa pietà , perché i Siciliani ricordavano le patite sofferenze, le prepotenze, i ratti, i furti, gli stupri, l'eccidio feroce della generosa Augusta e quei ricordi eccitavano il popolo alla vendetta e alla strage. Alle madri furono strappati dal petto i lattanti e sfracellati; non furono risparmiate le incinte e "alle siciliane ingravidate dai francesi - narra l'Amari - con atroce supplizio gli aprivano il corpo, e facevano scempio con i sassi il frutto di quel mescolamento di sangue d'oppressori e d'oppressi".Al primo segno del tumulto della folla il giustiziere GIOVANNI di SAN REMIGIO si era chiuso nel palazzo sperando forse di resistere; ma il popolo circondò la casa, urlando contro il ministro della tirannide, sfondò le porte, irruppe dentro le stanze ed avrebbe fatto a pezzi il carnefice se questi, favorito dalle prime ombre della sera, ferito in volto, non fosse riuscito a montare in sella e a prendere la fuga in compagnia di due suoi familiari.La notte non pose fine alla strage; continuò spietata e infuriò ancora il mattino dopo; cessò solo quando non vi fu più un francese nella città . Duemila, altri dicono tremila, altri ancora quattromila, Francesi caddero in quella prima rivolta e all'inizio i cadaveri furono lasciati sulle vie, poi qua e là furono scavate delle grandi fosse e riempite di corpi insanguinati. Ancora oggi, in una piazza di Palermo, si vede una colonna, sormontata da una Croce, che forse in tempi posteriori fu innalzata sul luogo dove la tradizione assicura che lì fu scavata una di quelle fosse. Non era ancor cessato l'eccidio quando, nella stessa notte del 31 marzo, il popolo siciliano, riunitosi a parlamento, dichiarò Palermo libera dalla dominazione angioina e stabilì di reggersi a comune, formare una federazione con gli altri e mettersi sotto la protezione della Chiesa. RUGGERO MASTRANGELO, ARRIGO BARESI, NICOLA D'ORTOLEVA e NICCOLÃ' D'EBDEMONIA furono eletti capitani del popolo."Alle primi luci dell'alba, sul terreno insanguinato, tra una rumoreggiante calca di armati, con la sublime pompa del tumulto, s'inaugurò il magistrato repubblicano; i suonatori diedero fiato alle trombe e migliaia di voci gioiosamente gridarono "buono stato e libertà !". L'antico vessillo della città , l'aquila d'oro in campo rosso, fu spiegato a nuova gloria, e ad ossequio della Chiesa vi aggiunsero le chiavi (Amari)". Primo pensiero dei Palermitani fu di inseguire il giustiziere, il quale, rifugiatosi nel forte castello di Vicari, con una numerosa guarnigione francese si era velocemente preparato alla difesa. Circondato il castello, i Palermitani intimarono ai difensori di arrendersi, promettendo salva loro la vita e libera partenza per le coste della Provenza; ma quelli rifiutarono e tentarono una sortita disperata, che finì tragicamente; catturato e "giustiziato" il "giustiziere" GIOVANNI DI SAN REMIGIO, trucidati tutti gli altri fu occupato il castello. Così -si iniziava la famosa rivolta che doveva passare alla storia col nome di "Vespro siciliano" e rappresentava solo la prima fase di una guerra lunga e piena di vicende che, combattuta per terra e per mare, doveva strappare per sempre all'Angioino la Sicilia e a minacciare seriamente il possesso di quello che fu poi il reame di Napoli. Più che non come avvenimento in sé, e nel suo esito fortunato, la ribellione al "Vespro" assunse il suo significato storico, e un incancellabile ricordo nella coscienza collettiva come pochi altri fatti. L'ASSEDIO DI MESSINA - 64 GIORNI DI EROISMI Si spargeva, intanto, rapidamente per tutta l'isola la notizia della rivoluzione palermitana e dovunque il vasto incendio portava la scintilla che procurava altri incendi, che prestissimo divamparono in tutta la Sicilia. La prima a seguir l'esempio della capitale fu Corleone, che giurò alleanza con Palermo il 3 aprile ed eletto capitano del popolo un certo BONIFACIO, lo s'inviò con tremila uomini a distruggere le vicine tenute reali, gli armenti di Carlo, ad espropriare i castelli in mano degli Angioini e a fare a pezzi tutti i Francesi dei territori vicini. In pochissimo tempo un buon tratto d'isola era sgombro di stranieri e i capitani del popolo delle terre liberate, riunitisi in parlamento a Palermo, infiammati dalle ardenti parole di Ruggero Mastrangelo, decisero di far sollevare contro Carlo tutta la Sicilia. A Palermo si radunarono le milizie della rivoluzione, che, divise in tre schiere, furono inviate la prima verso Occidente, la seconda verso Oriente la terza nell'interno; le insegne distese dal Comune - scrive Michele Amari - portavano le chiavi della Chiesa, dipinte intorno; mentre la fama precorreva le aspirazione degli animi anche in coloro che erano digiuni di arte bellica. Poi senza ulteriori contrasti ogni territorio rimosse il nome di re Carlo, in piena intesa, anche se non cessò lo spargimento del sangue dei francesi. A questi diedero la caccia per monti e boschi; li espugnarono nei castelli, li perseguitarono in cento modi, con tale rabbia che ai pochi scampati nelle mani dei popolani venne in odio la vita; dalle più munite rocche, dai luoghi più nascosti il popolo voleva i francesi nelle proprie mani per linciarli; e alcuni piuttosto che finire a pezzi si lanciavano dall'alto di una torre. "In qualche luogo le stragi di Francesi non ci furono, furono soltanto scacciati, e spogliati di ogni cosa si rifugiarono a Messina. In altri posti furono perfino generosi, come con GUGLIELMO PORCELET, feudatario o governatore di Calatafimi. Lui era stato giusto ed umano rispetto agli altri colleghi, e nell'ora della vendetta, giunta a Calatafimi i rivoltosi di Palermo, non toccarono né lui né i suoi, lo rimandarono semplicemente in Provenza da dove era venuto: il che mostra che qualche volta il popolo è capace di contenere anche i suoi eccessi" (Amari) Baluardo della tirannia straniera era però rimasta Messina dove risiedeva il vicario D'ORLÉANS, che disponeva di parecchi uomini. Ma non rimase a lungo la generosa città sotto il giogo francese; il popolo aspettava solo il momento buono per vendicarsi delle sofferenze patite. Stimolati dall'esempio di Taormina che, qualche giorno prima, aveva fatto a pezzi gli angioini, e con l'aiuto di Palermitani approdati con una galea, il 28 aprile i Messinesi si levarono a tumulto e al grido di "Morte ai Francesi !", uccisero quanti stranieri trovarono, inalberarono il vessillo della città , costrinsero ERIBERTO D'ORLÉANS a chiudersi nel castello di Matagrifone ed elessero capitano del popolo il nobile BALDOVINO MUSSONE. Alcuni giorni dopo mandarono libero il vicario, ma, essendo questi venuto meno alla promessa fatta di tornarsene in Provenza, il popolo prese le armi e trucidò spietatamente lui e tutti gli altri soldati francesi che erano rimasti a Messina (7 maggio 1282). Così un mese dopo circa dai "Vespri" palermitani, quasi tutta l'isola fu libera dal giogo angioino, le città si diedero un governo repubblicano, si federarono tra loro e, decisero a non ritornare più sotto l'odiata dominazione di Carlo; e si prepararono a fronteggiare un ritorno offensivo del re vettovagliando la strategica città di Messina per due anni e inviarono presidii di uomini e di navi a Siracusa, ad Augusta, a Catania, a Milazzo, a Patti e a Cefalù. CARLO D'ANGIÃ' si trovava presso il Pontefice quando gli fu portata la notizia della rivoluzione siciliana. Corso a Napoli e, informato della gravità della situazione, si diede a fare preparativi per risottomettere l'isola e richiese perfino l'aiuto di uomini e di denaro al re di Francia. Aiuti finanziari glieli fornì pure papa Martino IV (ricordiamo che era stato eletto grazie a Carlo), che tentò a favore del re le armi spirituali, e, ad Orvieto, il giorno dell'Assunzione ordinò a tutta la Cristianità di non prestare aiuto di qualsiasi sorta ai ribelli e a questi minacciò la scomunica se non tornavano all'obbedienza dell'Angioino. Ma i Siciliani non si lasciarono intimorire né dall'ira del sovrano né dalle minacce del Pontefice, al quale però giustificarono la loro rivolta con una particolareggiata esposizione delle angherie sofferte. Vani sforzi questi di convincere un Papa che, come MARTINO IV, non era protettore degli italiani ma un ostinato protettore di Carlo. Pontefice e sovrano, insieme tentarono di riportare l'isola all'obbedienza con mezzi pacifici; il primo inviò come suo legato il cardinale GHERARDO da PARMA, il secondo promulgò uno statuto in cui, riversata la responsabilità del malgoverno agli ufficiali inferiori, "moderava", al dir dell'Amari, "i più grossi aggravi del fisco, dei magistrati e dei loro familiari, la crudeltà di alcune leggi, le usurpazioni dei castellani nelle faccende municipali, e loro violenze nei contadi". Ma non era con le lusinghe che Carlo poteva convincere e vincere i Siciliani. Lo comprese pure lui e con tutte le forze che aveva radunato per l'impresa a Costantinopoli le rivolse contro l'isola ribelle; e a Catona, in Calabria, posta davanti a Messina, radunò duecento navi e un poderoso esercito di quindicimila pedoni e sessantamila fanti. Messina, la quale sapeva benissimo che contro di lei sarebbe stato fatto il primo spietato castigo dell'Angioino, si preparò a resistere energicamente all'urto; rafforzò come meglio poté le deboli mura, eresse numerose barricate, armò le non poche navi francesi che erano state catturate nel porto e chiuse questo con catene e travi.Il primo fatto d'armi avvenne il 24 giugno del 1282 presso Milazzo, dove una schiera di Messinesi, sorpresa da millecinquecento tra fanti e cavalli, dopo un'accanita zuffa fu sbaragliata. La colpa della sconfitta fu data all'inettitudine del comandante, che era BALDOVINO MUSSONE, e il popolo, levatosi a ribellione, lo depose dalla carica di capitano del popolo ed elesse in sua vece ALAIMO di LENTINI, già avanti negli anni, ma ancora vigoroso, dotato di grand'energia e molto esperto in cose di guerra (fu infatti lui l'eroe di Messina). A lui si deve se Carlo, sbarcando con tutto il suo esercito in Sicilia il 25 luglio 1282, trovò Messina perfettamente preparata e le milizie cittadine - formate da cittadini che non avevano mai prima di allora preso un'arma in mano- pronte a difendere "fino alla morte" la propria città ; e per come poi andarono le cose, e che leggeremo più avanti, non era per nulla demagogica né campata in aria quella frase; mai fu usata con così tanta determinazione dalla popolazione di una città , che aveva davanti a sé duecento navi e settantacinquemila angioini, e che se fosse stata espugnata l'avrebbero ridotta in cenere. L'Angioino pose il suo campo alla badia di Santa Maria Roccamadore, a quattro miglia dalla città , e il primo saluto che diede alla terra siciliana fu quello che poteva dare un uomo crudele come lui; fece come prima atto distruggere tutt'intorno la campagna, tranciare le vigne, tagliare gli alberi, saccheggiare e bruciare i casali; e poiché i Messinesi, trattenuti dal prudente Alaimo, non erano usciti per impedire queste devastazioni, anzi, non potendolo fortificare per mancanza di tempo e di materiali, avevano volontariamente abbandonato il borgo meridionale di Santa Croce, Carlo con tutta la sua boriosa impudenza, il terzo giorno dallo sbarco, l'occupò con le sue truppe e lui stesso stabilì il suo quartiere nel convento dei Frati Predicatori. Sperava il superbo sovrano di avere Messina stipulando dei patti ed era contrario al parere di molti dei suoi che consigliavano di espugnarla a viva forza; non certo per amore alla città , ma perché non voleva che una città così ricca fosse saccheggiata dal suo poderoso esercito. Quelle "cavallette" non avrebbero risparmiato nulla. Ma i suoi capitani chiesero con insistenza che si tentasse di forzare la difesa, insomma di attaccare, e Carlo dovette il 6 agosto 1282 inviare un numeroso corpo d'armati contro il convento del Salvatore che, sorgendo all'imboccatura del porto, ne costituiva la difesa principale. Cento uomini lo presidiavano, eppure, nonostante l'enorme l'inferiorità numerica dei difensori, questi resistettero magnificamente al terribile assalto e, dopo un aspro combattimento, costrinsero i regi a ritirarsi con gravissime perdite. Era il primo smacco, che l'umiliazione e l'ostinazione ne procurò una serie infinita fino alla beffa. Infatti, migliore fortuna non arrise due giorni dopo alle truppe di Carlo un nuovo tentativo in forze di conquistare un guarnigione sul monte della Capperina, che ALAIMO era solito far presidiare da un gruppo di cittadini improvvisatisi arcieri. Era quella una postazione strategica, molto delicata, perderla significava mettere in mano al nemico un altura micidiale per la sottostante città "Ma accadde che questi uomini del presidio, comportandosi come dei novellini -e del resto lo erano perché erano normali cittadini- quel giorno, l'8 agosto, nel tardo pomeriggio a seguito di un gran rovescio di pioggia, per mettersi in un riparo, abbandonarono i loro posti di guardia, di modo che i Francesi colta l'occasione, furono pronti a salire l'erta attraverso gli uliveti. ALAIMO appena gli fu data la brutta notizia, comprese che se passava un altro istante Messina era perduta; ma l'istante lo sfruttò straordinariamente bene, in un fiato si lanciò alla riscossa, portandosi dietro tutto il popolo, e urtò e poi riconquistò la strategica postazione facendo una strage di francesi; poi caduta la notte, al lume delle fiaccole tornarono a ripristinare le barricate. "La "Notte del Campidoglio" trascorse a Messina con l'infaticabile ALAIMO che impartiva ordini perentori e assegnava i compiti ad ogni singolo messinese, uomini e donne di ogni età . Drappelli di uomini validi giorno e notte dovevano avvicendarsi per vegliare le postazioni fisse; mentre pattuglie di donne dovevano fare la guardia girando in continuazione per gettare gli allarmi. I Francesi a notte fonda, tentarono un altro l'assalto al monte Capperina; ma superati in silenzio i ripari, s'imbatterono proprio in una pattuglia di due donne DINA e CLARENZA; due coraggiose donnette di cui l'ingiusta storia tramanda appena il nome, eppure salvarono loro due la città . Fu la prima, la DINA a gridare "all'arme", scagliando nello stesso tempo sui nemici intravisti un masso, che atterrò parecchi soldati; mentre la CHIARENZA andò a martellare a stormo le campane; l'allarme si espanse in un baleno e si sentì nella notte un solo grido: "Alla Capperina il nemico !"; e verso là andarono tutti senza chiedersi se c'era pericolo o no, o tutti così là , a notte fonda, forse guidati per il solo gran piacere di trovarlo il pericolo, a patto che ci fosse un odiato francese. "Sul posto c'era già ALAIMO, che sugli attoniti nemici piombò con tutta la popolazione accorsa come una furia; e non solo li ricacciarono indietro, ma un gruppo di spavaldi uscirono fuori dalle mura, e a piedi, mentre quelli erano a cavallo, li incalzarono fin sotto il quartier generale di Carlo d'Angiò" (Amari). L'Angioino, che prima di partire per la Sicilia aveva assicurato i suoi che avrebbero combattuto contro "gente miserevole", che era solo una "vile accozzaglia", si accorgeva ora che aveva a che fare con gente audace, che si batteva con eroismo e non era proprio per nulla scoraggiata nel difendere la propria città e proprio per nulla intimorita che lui il "feroce" Carlo con la sua accozzaglia era a due passi, al poco lontano convento dei Frati Predicatori. In verità , era veramente magnifico il contegno della popolazione messinese: tutti si prodigavano per la difesa senza distinzione di età , di ceto, di sesso, nobili e popolani, mercanti e giuristi, vecchi e giovani lavoravano giorno e notte a riparar le brecce, a rinforzare le mura, a costruir palizzate; e le donne erano infaticabili nell'aiutare gli uomini, così infaticabili da ispirare la musa popolare che le immortalò nel canto; e, quando queste "guardiane ancelle" martellavano le campane, tutti lasciavano i lavori e correvano sulle mura a respingere il nemico, sprezzando il pericolo e la morte. Non erano quelli solo "abitanti" di Messina, erano l'"anima" di Messina, e tutti insieme formavano una sola anima. Dopo la battaglia della Capperina, vi furono alcuni giorni di tregua e ne approfittò il vescovo GHERARDO da Parma per tentare le vie pacifiche. Entrato a Messina e accolto dai sospettosi cittadini, tuttavia da questi ricevette le chiavi della città e da ALAIMO il bastone del comando. I Messinesi lo pregarono di regger lui, a nome della Chiesa, la città , ed essi avrebbero pagato i tributi e prestata obbedienza, ma che tenesse lontani i Francesi, di cui non volevano sentirne più parlare. Ma Gherardo disse ch'era venuto non solo per conciliar la città con la Santa Sede ma anche per darla al suo legittimo sovrano, e che Carlo avrebbe saputo perdonare. Ed ecco Alaimo, sdegnato, ritogliere il bastone appena dato al prelato ed urlare: "A Carlo no!". E la folla ad urlar con lui: "A Cardo no; mai più i Francesi fin che avremo sangue e spade!".Quietatosi il tumulto, furono scelti trenta tra i più ragguardevoli cittadini, ai quali dal popolo fu affidato l'incarico di svolger le trattative con il legato pontificio. Proposero la cessazione delle ostilità alle seguenti condizioni: a) Carlo doveva perdonare la città ; b) dargli la costituzione di Guglielmo il Buono; c) farla governare a un italiano; d) nessun soldato e nessun funzionario francese doveva entrare a Messina. Erano condizioni che Gherardo -filo-angioino come il Papa, eletto grazie a Carlo- non poteva accettare: le trattative furono troncate e il vescovo ritornò al campo angioino con le pive nel sacco. Fu tale lo sdegno delle milizie francesi all'annuncio del fallimento della missione di Gherardo, che i soldati di loro iniziativa più eccitati che organizzati presero le armi e assalirono impetuosamente la città . Ma anche questa volta furono respinti pagando caro l'irrazionale iniziativa. Carlo furente per questi veri e propri smacchi del suo esercito e ancora più infuriato per la tenacissima resistenza della "vile accozzaglia" che stavano però dimostrandosi uomini migliori dei suoi, pensò di stancarli con ripetuti quotidiani assalti, stringendo sempre di più il cerchio intorno alla città ; ma tutto gli riuscì vano; ogni giorno per gli angioini era uno scacco, una frustrazione, anche piuttosto pesante, perché i Messinesi nel ributtarli indietro continuavano a far subire ai Francesi pesanti perdite; inoltre quelle continue mortificazioni inflitte dai Messinesi, contribuivano a questa "vile accozzaglia" a far aumentare la propria audacia, e nemmeno li sfiorava il dubbio di una resa. Ma Carlo non si arrese; il re tentò ancora l'impresa della Capperina il 15 agosto 1282, lanciando contro la fortificazione il meglio delle sue truppe: ma queste dovettero rientrare nel campo dopo avere inutilmente combattuto e dopo aver lasciato sul terreno un gran numero di loro compagni morti; nonostante quest'altro fiasco, Carlo assalì ancora il 2 settembre con più vigore le mura settentrionali; ma ancora una volta l'assalto s'infranse di fronte alla tenacia e all'eroismo degli abitanti. Allora l'impotente Carlo sfogò la sua ira sul contado; saccheggiò ancora la campagna con orribili scorrerie, e nulla fu risparmiato, neppure le chiese, i cui arredi furono presi e portati al campo, malmenati i sacerdoti che si opponevano. Poi tentò un ultimo e generale assalto, consigliato da nuovi preoccupanti avvenimenti (che accenneremo più avanti): l'arrivo in Sicilia di Pietro d'Aragona. Era il 14 settembre 1282. Carlo sferrò l'assalto della disperazione. "Allo schiarir del giorno - riportiamo l'efficace narrazione dell'Amari -predispose la sua macchina di guerra a cerchio, dal piano, dal monte, in ordine, con macchine e infiniti ordigni; tutti splendenti nelle loro armature cavalcano le schiere di baroni; Carlo esorta i suoi a "non solo a combattere" ma strepita "dovete fare un gran macello".Nello stesso tempo la flotta armata con una tramontana favorevole nel golfo lanciata in avanti investì la bocca del porto; in prima fila un grandissimo naviglio, pieno di uomini e di macchine, dotato di difese contro i fuochi, e un rostro possente per spezzare la catena del porto per poi entrarvi. Ma il porto Alaimo l'aveva con attenta cura rafforzato molto dentro, e aveva steso fuori delle micidiali trappole. Dentro la catena, nel porto messinese c'erano schierate quattordici galee con un equipaggio giovane audace; in mezzo altre sei navi, cariche di mangani e altri congegni; mentre fuori dalla catena molto bene occultate si nascondevano tese a pochi palmi sotto la superficie dell'acqua delle grosse reti che dovevano rompere l'eventuale movimento dei navigli nemici che s'impigliavano a quelle: sorgeva inoltre sulla riva un fortino, e dentro questo i combattenti più feroci muniti oltre che di ottime armi di tanti altri micidiali ordigni. Proprio qui iniziò la prima zuffa. Dirigendosi la grande nave sopra il fortino impigliatasi nelle reti, con sassi e dardi i Messinesi la tempestarono, gli gettarono spezzoni infuocati, squarciarono le vele. Teneva la nave tuttavia la battaglia, ma saltato il vento a favore, con lo scafo sfasciato e le vele lacerate, i suoi uomini rimasero sgomenti, la grande nave allora si ritrasse da quell'impaccio, ma arretrando anche tutta la flotta si ritrasse. Altro umiliante smacco! Se dal mare il pericolo era stato così bene neutralizzato, tutta l'attenzione fu allora rivolta all'attacco a terra, dove le turbe di francesi avevano sferrato il grande assalto; facendo cozzare i "gatti" contro le mura per aprire una breccia; appoggiando scale sulle stesse mura mentre nuvole di saette della fanteria investivano i Messinesi sugli spalti. Ma questi per nulla intimoriti, sfidando la morte ogni volta che si affacciavano, facevano grandinare pietre, massi, buttavano olio e pece bollente, e col fuoco greco incendiavano le scale facendo ruzzolare giù i Francesi a grappoli.A quel punto la sorte nell'accanita lotta ondeggiava, la situazione era diventata critica per entrambi. Eppure ALAIMO, infaticabile, non perdeva la testa; anzi era raggiante in volto, correva in ogni luogo, agli steccati delle barricate, agli spalti delle mura, si precipitava dove era necessario, dove urgeva, dove c'era all'improvviso il maggior pericolo e a dire cosa e come fare. Intanto seguiva attento i movimenti del nemico, reggeva tutta la difesa, cambiava i soldati stanchi con quelli freschi, faceva rifornire di armi e di ordigni chi era rimasto senza, esortava acombattere. E con lui condottiero, tutti i cittadini, compresi quelli di maggior nome s'impegnavano in quella che doveva essere ormai la prova estrema, e anche la più disperata. Come negli assalti dei giorni precedenti, non vi era nessuna indecisione, timori, tentennamenti. I più audaci, i più eccitati, gridano "Viva Messina e la libertà ", quelli che non gridano però ascoltano; e agli uni e agli altri torna la lena nei petti e si raddoppia il vigore chi nelle braccia e chi nell'ingegnarsi a come battere sia la morte a un passo, sia i Francesi a due passi a decina di migliaia. Poi c'erano le donne, anche loro a sgusciare in mezzo ai tiri delle saette; nei grembiuli portavano i rifornimenti di sassi, frecce, olio, pece, e qualche volta per rincuorare i mariti, i figli, i fratelli, portavano qualche fiasco di vino, le cibarie, e qualche sorriso d'incoraggiamento. Giravano anche con i bambini in braccio, e ogni tanto quelle più esasperate, li alzavano mostrandoli ai Francesi e gridavano "li vedete, li sgozzeremo noi piuttosto che lasciarli a voi", e un'altra gridava "non ci rapirete più le nostre vergini, non contaminerete più i nostri letti, perché quando entrerete -se entrerete perché noi lotteremo fin quando avremo fiato- noi stessi spianeremo la città e di noi non ne troverete una viva". Tutto un popolo unito in armi e in una sola virtù. Fuori, la città , in effetti, era già spianata; la furia degli assalti e l'accanimento della difesa aveva sfasciato tutto. Ai piedi delle mura, c'erano montagne di scale e macchine d'assedio fracassate, e poi di assediati e assedianti c'era attorno alle mura una ghirlanda di cadaveri, o uomini feriti a lamentarsi o nelle convulsioni della morte. Le perdite dei Francesi erano enormi perché erano uomini mandati con una irrazionale ostinazione, al macello, mentre quelle dei messinesi erano molto inferiori avendo una posizione dominante. Il re in sosta nei pressi della chiesa di Santa Maria, si rodeva dalla rabbia per quegli assalti che erano tutta una serie di cocenti fallimenti; ma gli mancava ancora la sua personale disfatta, e questa arrivò dalle mura che lui voleva conquistare; dall'alto di una di quelle, il messinese BONACCORSO un dottore che nell'occasione era addetto ai lanci dal mangano, con un magistrale tiro mirava con un bel macigno proprio al sovrano; Carlo non ci lasciò la pelle, solo perché due suoi ufficiali con un atto eroico scansarono il re e furono colpiti loro due, ma fu tuttavia sufficiente a far perdere l'indomito coraggio al sovrano, che abbandonò il luogo dove la fortuna non gli era proprio più propizia. Da dove si era rifugiato iniziò a vedere il ripiegamento non di un esercito ma una marmaglia di sbandati, zoppi, sanguinanti, afflitti, e dato che era giunta anche la sera a quel punto fece suonare la ritirata generale. E se per i Francesi sul campo quello era il suono umiliante della disfatta, e per alcuni l'ultimo che udivano, lo stesso suono arrivò anche oltre le mura, e allora si sentì un boato che i gridi di tripudio avevano fatto esplodere, fatto ridere e insieme fatto piangere dalla gioia. Alcuni arditi uscirono fuori le mura, a inseguire qualche sbandato, a beffeggiarlo, altri andarono a spogliare i cadaveri dei francesi quasi sotto gli occhi del re. Nella stessa notte un altro ardito, un certo LEUCCIO, che voleva saziarsi di nemici e gli piacevano le beffe, con un gruppo di spavaldi come lui, si spinse fino al campo dei Francesi, e dopo aver fatto una strage fra gli stanchi, assonnati e miseri soldati di quell'esercito fantasma, se ne tornò dentro in città carico di un ricco bottino. Così, sotto le mura dell'eroica Messina fu punita l'arroganza angioina e tramontava da questo momento e per sempre la fortuna di Carlo, mentre contemporaneamente nell'altra parte dell'isola la rivoluzione prendeva tutta un'altra via, la repubblica che era sorta dopo il vespro, sboccava un'altra volta nella monarchia; pure questa straniera. PIETRO D'ARAGONA IN SICILIA FINE DELL'ASSEDIO DI MESSINA Se l'annuncio della rivolta palermitana del "Vespro", aveva fatto fremere di rabbia Carlo d'Angiò, ovviamente recò esultanza nell'animo dell'indeciso PIETRO D'ARAGONA. La rivoluzione veniva a facilitare tutti i suoi piani e pensò seriamente che sarebbe stata a lui d'immenso aiuto se avesse saputo indirizzarla a suo favore. Intensificò pertanto i contatti con i frustrati baroni siciliani, consigliandoli forse di prendere parte al moto, a parteciparvi e, potendo, mettersi al governo delle città insorte; inoltre affrettò i preparativi, concluse segretamente gli accordi col principe saraceno di Costantina, scrisse al Papa che gli mandasse qualche aiuto per la guerra che stava per intraprendere contro i Mori d'Africa, pur sapendo che non li avrebbe ricevuti; si diede da fare con cura e nello stesso tempo con celerità a sistemare le cose della sua famiglia e del regno, affrettando il matrimonio del figlio Alfonso con Eleonora d'Inghilterra, facendo testamento con il quale istituiva Alfonso erede dei reami d'Aragona e Valenza e della contea di Barcellona e destinando come reggenti il figlio medesimo e la regina Costanza. Il 3 giugno 1282, con poche migliaia di cavalli e fanti leggeri salpò dal porto di Fangos presso Tortosa e il 28 dello stesso mese giunse al porto di Collo nella provincia di Costantina, dove seppe che il principe alleato era nel frattempo morto e trovò piuttosto ostili gli abitanti. Nonostante questo contrattempo, re Pietro non abbandonò l'impresa, che faceva parte dei suoi disegni, si impadronì del territorio e iniziò le operazioni contro Arabi e Berberi che difendevano Costantina e si opponevano energicamente all'avanzata dell'Aragonese. Pur combattendo con grande entusiasmo, pensava l'Aragonese che, non essendo l'Africa lo scopo principale della sua impresa, era inopportuno esaurire lì tutte sue forze. Alla Sicilia, dove i suoi emissari lavoravano, lui mirava, ma gli era pur necessario un pretesto per recarvisi onde giustificare il proprio intervento alla Santa Sede che temeva più di Carlo. Per consiglio di RUGGERO di LAURIA e di altri fuorusciti siciliani, inviò al Pontefice, con due galee, GUGLIELMO di CASTELNUOVO e PIETRO di QUERAULT affinché gli annunciassero l'iniziata guerra contro i Musulmani e a nome del re chiedere quegli aiuti che la Chiesa di solito era abituata ad accordare alle crociate in Terrasanta. Di un'altra missione più delicata erano però incaricati i due ambasciatori: dovevano scendere in Sicilia, esplorare gli animi degli abitanti e indurli a chiamare Pietro e il suo esercito nell'isola. Ripartiti da Roma, fingendo di esservi stati costretti dai venti contrari, i due messi dell'Aragonese approdarono a Palermo proprio quando, nella chiesa di Santa Maria dell'Ammiraglio, i rappresentanti delle città siciliane e i baroni riuniti in Parlamento, erano preoccupati per la sorte di Messina e non sapevano cosa decidere; se cadeva quella città Carlo avrebbe invaso l'Isola. (Carlo come abbiamo visto sopra aveva appena iniziato il terribile assedio della città con tutte le sue truppe. Quindi molti nutrivano poche speranze per la sorte dei Messinesi in una così impari lotta). Presentatosi all'assemblea, il QUERAULT, toccò l'argomento eredità , parlò dei diritti che Costanza aveva sul Regno Siciliano, e consigliò il parlamento di eleggere re Pietro, che era già pronto con il suo esercito in poche ore a intervenire. Vinti i pochi e deboli oppositori, fu deliberato di offrire a Pietro la corona purché mantenesse tutte le leggi del tempo di Guglielmo il Buono ed aiutasse con le sue armi i Siciliani a scacciare Carlo; inoltre furono mandati in Africa NICOLÃ' COPPOLA e PAIN PORCELLA con lettere per il re, mentre il Castelnuovo e il Querault riprendevano il loro viaggio per Montefiascone dove il Pontefice era solito passare in vacanza l'estate. MARTINO IV si mostrò lieto delle prime vittorie di Pietro, ma rifiutò gli aiuti richiesti e a quel punto gli ambasciatori, fingendo sdegno, subito se ne tornarono a casa. Intanto in Africa l'Aragonese riceveva i messi da Palermo e, accettata la corona, il 25 agosto 1282, con ventidue galee, oltre legni minori, e circa diecimila tra cavalieri e fanti, partiva alla volta di Trapani, dove giungeva il 30 dello stesso mese accolto festosamente dal popolo e dai nobili (Messina intanto lottava ed era in piena disperata resistenza) A Trapani Pietro non ci rimase a lungo: la settimana dopo, il 4 settembre, spedita a Palermo la flotta, lui si mise in marcia via terra, verso la capitale dell'isola, dove quando vi arrivò furono grandiose le accoglienze che gli furono tributate e tre giorni dopo Pietro accordò le franchigie del tempo di Guglielmo e ricevette il giuramento di fedeltà . Terminate le feste, fatte per solennizzare l'avvenimento, Pietro scrisse al Pontefice per informarlo di essere sbarcato in Sicilia per sostenere i diritti della moglie e dei figli e perché vi era stato chiamato dalla popolazione. Stimolato dai Siciliani, Pietro ordinò che tutti gli uomini dei dintorni, dai quindici ai sessant'anni si riunissero in Palermo entro un mese con armi e viveri per trenta giorni e, prima ancora che l'adunata fosse terminata, con le milizie condotte dalla Spagna e con quelle più numerose dell'isola che già si erano raccolte, marciò per la via di Nicosia e Randazzo alla volta di Messina e contemporaneamente inviò la flotta verso il faro con il proposito evidente di tagliar le comunicazioni con la Calabria a Carlo, al quale spedì pure un'ambasciata composta da Pietro QUERAULT, RUY XIMENS DE LUNA e GUGLIELMO AYMERICH. Gli ambasciatori però non furono ricevuti subito: Carlo d'Angiò preparava allora quel fatidico decisivo assalto -che abbiamo narrato sopra- del 14 settembre con il quale era sicuro che in una sola giornata si sarebbe impadronito di Messina, e fece rispondere che avrebbe dato loro udienza entro due giorni. Fallito l'assalto con una disfatta, l'Angioino ricevette i messi dell'Aragonese e non riuscì a frenare la sua collera quando il Querault, a nome del suo sovrano, gl'intimò di lasciar la Sicilia a torto da lui occupata e angariata, al cui aiuto ora il re d'Aragona si era mosso per far trionfare i diritti dei suoi figliuoli e dei Siciliani. E' fama che Carlo, mordendo per la rabbia il bastone che di solito portava, rispondesse "non esser la Sicilia né sua né di Pietro d'Aragona, ma della Santa Romana Chiesa; che lui difendeva e avrebbe saputo come far pentire un audace occupatore". Intanto giungevano a Messina cinquecento balestrieri dell'esercito di Pietro. Questo notevole rinforzo e la notizia che dal porto di Palermo era già uscita la flotta, con il proposito di tagliar le comunicazioni degli angioini con la terraferma e, ancora, che un pericoloso malumore serpeggiava pure sulla terraferma a Reggio, provocarono al campo del re un consiglio di guerra in cui fu deciso di togliere l'assedio a Messina e ripassare il mare. Prima però Carlo volle fare gli ultimi tentativi: e non sdegnò di ricorrere al tradimento. Fallitogli anche questo colpo per la vigilanza dei Messinesi, indugiava ancora a passare lo Stretto, quando a partire lo costrinse un'audace sortita degli assediati, i quali, la notte del 24 settembre, ruppero sanguinosamente un corpo di milizie nemiche rafforzate presso le mura e superate queste andarono a portare lo scompiglio nel campo di Carlo. Più che l'ultimo atto di guerra dei Messinesi, quella era l'ultima beffa, che convinse a mettere le ali ai piedi all'umiliato sovrano. Il 25 settembre iniziò la ritirata degli Angioini, con la partenza della regina; il 26 partì il re, poi seguì l'esercito, e parve una fuga più che una ritirata, tanto era il disordine e così grande la fretta d'imbarcarsi che lasciarono al campo bagagli, vettovaglie, macchine e cavalli. A render più disastrosa la partenza concorsero i Messinesi, che molestarono l'esercito angioino in così malo modo che i capitani nemici si trovarono nella necessità di costruire ripari sulla spiaggia per proteggere la ritirata, durante la quale i Francesi vi lasciarono altri centinaia di morti e una quantità enorme di materiali di guerra. Questo fu il memorabile esito - osserva giustamente Michele Amari - dell'assedio di Messina. Tra le gare, fanciullesche sì, ma anche parricide, dove l'Italia cadde lacera e schiava, splende congiunta la gloria delle due maggiori città nella rivoluzione del vespro. Ne levò alto l'insegna Palermo che così aggregò la Sicilia intera al gran fatto; ma non assestò il reame proprio per nulla, che minacciato da tanti conflitti, solo Messina si salvò - e con le sole sue forze- nell'eroica difesa. Così s'iniziò a celebrare la fama di Messina, del suo eroico capitano Alaimo, dei cittadini e… delle donne, anche queste ferite nella battaglia disperata durata sessantaquattro giorni; damigelle della guerra poi cantate nella rinascente musa d'Italia; le altre siciliane spose e donzelle, mosse da ammirazione, iniziarono ad imitare la magnificenza delle Messinesi, le loro fogge e gli ornamenti; giacché, dileguato il pericolo, a Messina fu ripreso ogni delicato vivere tra i commerci, le industrie e le ricchezze della valente città ". Di stranieri nell'assedio combatterono non più di sessanta Spagnoli; parteciparono circa cento fra Genovesi, Veneziani, Anconitani, Pisani. Non vi erano né cittadini esercitati alle armi prima dell'assedio, né vi erano possenti fortificazioni; la maggior parte erano rovinate e fu necessario rimediarvi con delle barricate; molti assalti proprio su queste improvvisate barriere furono respinti. Provvisti d'ingegnose macchine fatte da loro stessi, obbedienti, ordinati, gli abitanti all'inizio di quell'assedio come numero, nemmeno contando i poppanti e i vecchi decrepiti, raggiungevano il numero degli assedianti. Eppure per sessantaquattro giorni diedero prima scacco e poi umiliarono un così potente esercito, la sua flotta e il Re in persona che li comandava, ma che commise tanti grossolani errori, e che come superiorità aveva una sola cosa in abbondanza: la superbia che con la virtù, i Messinesi prima la respinsero, poi la umiliarono e alla fine derisero pure. La vittoria non sola salvò Messina da un nuovo e più pericoloso giogo angioino (e chissà con quale tremenda punizione la città avrebbe pagato il suo ardire) ma, inchiodando per due mesi Carlo in quest'angolo della Sicilia, fece in modo che salvasse il resto dell'isola sicuramente da altri successivi attacchi angioini. Di modo che i Siciliani, sotto la guida dell'Aragonese, ritrovata l'antica energia, passarono risolutamente all'offensiva, balzando alle cronache del tempo con tante vittorie navali e terrestri e diedero per parecchi anni l'equivalente smacco al più spavaldo degli stranieri e al più crudele e sleale tra i nemici d'Italia. Carlo D'Angiò dopo Messina, contro Pietro D'Aragona iniziò la sua ormai "perdente guerra", che durerà fino alla sua fine; con una conseguenza: che nel Mezzogiorno, s'insediò un'altra monarchia, e causò quella separazione -Regno di Sicilia dal Regno di Napoli- che sarebbe durata fino al 1816. Tutto grazie ad Innocenzo IV, quando pochi mesi prima di morire chiamò l'angioino in Italia, con delle intenzioni che forse erano buone, ma non altrettanto lo erano i suoi principi; enorme fu il danno di questa scelta e poi l'influenza sul corso della storia: fu causa della rovina dell'impero, diede inizio al declino del papato, modellò i destini d'Italia. I fatti di questa guerra fra Aragonesi-Angioini è il prossimo… | |
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| Da: poemi epici cavallereschi | 04/10/2011 20:21:32 |
| Il genere epico produce manifestazioni artistiche in straordinario valore in epoca medievale. In Germania l'esempio più significativo è costituito dalla saga dei Nibelunghi, composta presumibilmente all'inizio del XIII secolo d. C, ma in cui confluiscono elementi di una tradizione molto più antica, risalente al IX-X secolo. La Spagna celebra le guerre contro i Mori nei cantari del Cid ( sec. XII), ma è soprattutto la Francia che offre una produzione di particolare interesse, espressa in lingua d'oil, l'antico francese. Essa, infatti, con Chanson de Roland, avvia il ciclo Carolingio, in cui si esaltano le imprese di Carlo Magno e dei suoi paladini, che ebbero ampia popolarità in Italia. Tale produzione prende il nome anche di materia di Francia o di chansons de geste; opera di autori colti, poi divulgata dai giullari itineranti lungo le vie dei pellegrinaggi. L'epica francese, tutta via, si esprime con esiti assai felici anche nella poesia narrata nella prosa della materia di Bretagnia o ciclo Bretone, più incline al tema dell'amore della magia, che ha come protagonisti re Artù e i Cavalieri della Tavola Rotonda (da cui anche le definizioni di >, per contrapposizioni a quello >). Essa si sviluppa verso il XII secolo presso le corti feudali per celebrare le gesta dei Cavalieri e i valori della cortesia. Il maggiore esponente è Chrétien de Troyes ( attivo tra il 1160 e il 1180). In Italia il genere trova la sua massima espressione durante il Rinascimento, in cui la materia cavalleresca, sottoforma di poemi in versi, risulta essere la prediletta sia dagli autori che dal pubblico. Il Morgante di Luigi Pulci ( 1432-1484) riprende la guerra tra Franchi e saraceni con toni spesso comici e bizzarri, l'Orlando innamorato di Matteo Maria Boiardo ( 1440 o 1441-1494) ampli il tema amoroso, fissa il tipo del poema cavalleresco e costituisce il modello dell'Orlando Furioso di Ludovico Ariosto (1474-1535). Queste due ultime opere anno entrambe per oggetto l'amore del famoso paladino di Carlo Magno, Orlando, per Angelica la figlia del Re del Katai. Finalità e caratteri ancora diversi assume il poema di Torquato Tasso ( 1544-1595) La Gerusalemme Liberata: il poeta si pone come fine non tanto quello di creare un testo di intrattenimento in cui il pubblico di corte possa veder rispecchiati i propri ideali, quanto quello di saltare gli austeri ideali religiosi della Controriforma cattolica, concretizzandoli nel tema della crociata per liberare il Santo Sepolcro. Dopo il Cinquecento la produzione epica decade: la sua funzione di rappresentare una società , un modo di vivere di pensare o di evadere è assunta un altro genere letterario, il romanzo, espressione della nuova classe in ascesa, la borghesia. I Caratteri del Poema Cavalleresco. Il poema epico-cavalleresco, così chiamato perché i protagonisti delle vicende sono cavalieri o , comunque, appartenenti alla nobiltà feudale, possiede oltre, alle caratteristiche generali dell'epica, degli elementi specifici che lo contraddistinguono. Molteplicità delle vicende: I poemi cavallereschi tendono a privilegiare, nella struttura del poema, la molteplicità delle vicende indipendenti, convergenti o divergenti rispetto all'argomento centrale. Questa caratteristica trova il suo esempio più significativo nei poemi di Boiardo e di Ariosto, nei quali risulta persino difficile fornire un riassunto completo per il grandissimo numero di vicende narrate di personaggi che vi compaiono. Elementi Fantastici: Sono presenti elementi fantastici e non verosimili, sovente legati alla sfera del magico. A questo proposito bisogna precisare che il discorso è più complesso per quanto riguarda Tasso. Questo poeta, infatti, ritiene che il meraviglioso debba essere tratto dal meraviglioso cristiano e si configuri, dunque, come un soprannaturale divino o demoniaco, ma comunque legittimo della fede. Egli, pertanto, esclude dalla sua opere inspiegabili, divinità pagane, maghi sia appartenenti alla cultura classica sia a quella medievale, presenti nella tradizione cavalleresca. L'eroe cavaliere: L'eroe esaltato nei poemi cavallereschi e il Cavaliere. Egli è il difensore della giustizia, al servizio di Dio e del suo sovrano, e risulta caratterizzato da alcuni valori fondamentali quali: - la fedeltà , essenziale in tutti i generi di rapporto (d'amore, di amicizia e, soprattutto di vassallaggio); - Il coraggio; - La lealtà ; - L'eroismo guerriero unito alla saggezza. Le Opere più belle: 1.L'Orlando Furioso. La Vicenda dell'Orlando Furioso: La moltitudine di personaggi che popolano il poema e le innumerevoli vicende di cui sono protagonisti rende assai difficile il compito di formulare uno schema organico, esaustivo e chiaro. Molti episodi e altrettanti personaggi non verranno, quindi citati e si seguiranno le storie solo degli eroi più importanti. L'azione dell'Orlando furioso comprende tre nuclei principali, attorno ai quali ruota una miriade di vicende: 1. la guerra di Carlo Magno contro Agramente, re musulmano dei Mori, popolazioni che abitano il Nordafrica. 2. L'amore del paladino Orlando per l'avvenente Angelica, figlia del re del Katai e la sua pazzia quando scopre che la fanciulla è innamorata di uno scudiero saraceno di nome Medoro; 3. L'amore di Ruggiero, cavaliere saraceno, e di Bradamante, guerriera cristiana e sorella del paladino Rinaldo, dalla cui unione avrà origine la casa d'Este, di cui fa parte il cardinale Ippolito, protettore di Ariosto, a cui è dedicato il poema. Lo sfondo della guerra e la pazzia di Orlando. Angelica, consegnata al re Carlo in custodia a Namo, in attesa di vedere quale dei due cavalieri, Orlando o Rinaldo, meriterà di sposarla, fugge, approfittando del fatto che la prima battaglia tra cristiani e musulmani è finita in favore di quest'ultimi. Nella selva dove si è rifugiata viene inseguita da Rinaldo, che dopo varie peripezie, grazie ad un incantesimo operato da un eremita intervenuto in aiuto di Angelica, torna a ricercare la donna a Parigi. Da qui Carlo Magno, temendo un assedio da parte dei Mori, lo invia in Inghilterra da re Carlo a chiedere soccorsi. In seguito, proprio grazie agli aiuti giunti dalla Scozia e dall'Inghilterra, Agramente e il suo alleato Marsilio, re di Spagna, saranno sconfitti e dovranno ritirarsi. Orlando, avvertito da sogni premonitori, lascia il campo cristiano alla ricerca di Angelica che teme possa correre qualche pericolo e va incontro a svariate avventure. La donna intanto si imbatte in un giovane saraceno ferito, Medoro; lo cura, se ne innamora e nel giro di pochi giorni lo sposa. I due giovani trascorrono un po' di tempo nella casa di un pastore e lasciano i loro nomi incisi intrecciati sugli alberi e nella roccia, poi partono insieme per il Katai. Orlando capita nella selva che ha ospitato l'amore di Angelica e Medoro e scorge i nomi intrecciati dei due amanti disseminati un po' ovunque. Colpito da un insostenibile dolore, dopo aver ricevuto dopo aver ricevuto dal pastore la conferma di quanto ha già intuito, impazzisce e compie azioni indicibili, travolgendo con la sua forza sovraumana tutto quello che gli si pone davanti percorrendo in questo modo la Francia, La Spagna, e riesce persino a raggiungere a nuoto l' Africa. Qui incontra Astolfo, suo cugino e anch'egli paladino cristiano, il quale in sella all'ippogrifo, si reca sulla Luna, dove finiscono tutte le cose smarrite sulla terra. Là recupera il senno di Orlando, chiuso in una ampolla. L'eroe, dopo aver inalato il contenuto della bottiglietta, subito rinsavisce compie imprese straordinarie che cancellano la triste avventura del passato. L'amore di Ruggero e Bradamante. Ruggero è personaggio di rilievo nel poema: saraceno di nascita ed allevato dal mago Atlante che cerca di tenerlo lontano dall'Europa segregandolo in un castello fatato, perché il suo destino prevede che muterà confessione, si sposerà con Bradamante, guerriera cristiana, e dalle loro nozze avrà inizio la stirpe estense. Il racconto dell'amore fra i due eroi adempie, dunque, ad un intento economiastico, non estraneo al genere epico. Bradamante, sorella del paladino Rinaldo è innamorata di Ruggiero riesce a impadronirsi di un anello magico che rende invisibili. Con esso sconfigge il mago Atlante e libera dal castello Ruggiero e altri cavalieri in esso imprigionati. Il giovane, tutta via, viene con un inganno indotto dal mago a salire sull'ippogrifo, che lo trasporta nuovamente lontano dalla sua amata. Egli affronta altre straordinarie avventure in cui talvolta si riunisce con Bramante, per poi separarsene subito, in un continuo gioco di ritrovamenti e successive sparizioni, come nel secondo castello di Atlante, in cui i giovani si rivedono, vengono liberati dal cavaliere Astolfo e poi divisi. Ruggiero, mentre navigava verso l'Africa, viene gettato da una tempesta su un'isola, nella quale un eremita lo istruisce ai principi della fede cristiana e lo battezza. Qui lo trovano Orlando e Rinaldo e insieme ripartono per la Provenza. Intanto Bradamante è stata promessa dal padre in sposa a Leone, figlio dell'imperatore greco, e quando Ruggiero viene a sapere la notizia va a guerreggiare insieme ai Bulgari contro i Greci. Preso prigioniero, entra nelle simpatie di Leone che lo fa liberare e lo prega di combattere per lui in duello contro Bradamante: la fanciulla ha infatti ottenuto di essere data in sposa a chi la vincerà in combattimento. Il duello si conclude alla pari e si decide, allora, che avrà Bradamante chi vincerà Ruggiero. Nuovamente Leone, chiede all'eroe per lui, ma a questo punto Ruggiero, non può più nascondere la sua identità . Svelatosi, Leone rinuncia a Bradamante e ai due giovani, finalmente insieme, possono sposarsi alla presenza di Carlo Magno. A turbare il banchetto giunge il gigantesco Rodomonte, re di Algeri, che accusa Ruggiero di viltà per essersi convertito alla fede cristiana e lo sfida. Nella contesa il fiero Rodomonte, viene sconfitto e ucciso e con questo epico scontro termina il poema. 2.Gerusalemme Liberata Un poema epico su un tema cristiano: La Gerusalemme liberata, ideata nei suoi primi abbozzi a Venezia, fu composta e pubblicata per le prima volta, nel 1581 alla corte di Ferrara, cioè nello stesso ambiente in cui era sorto, alcuni decenni prima, il poema epico di Ariosto, l'Orlando Furioso. L'opera ha per argomento un fatto storico, cioè l'assedio e la conquista di Gerusalemme avvenuta del percorso della Prima Crociata (1096-1099). Le motivazioni che indussero Tasso a scrivere un poema epico ispirandosi al tema delle crociate è agli ideali religiosi che ne costituiscono il fondamento teorico sono molte. Possiamo ricordare: - La fama che gli sarebbe derivata dalla composizione di un poema epico che esaltasse i valori della cultura contemporanea entro una struttura regolare, a differenza dell'epoca ariosteca, per molti aspetti strana e anomale rispetto al genere; - La sua tendenza a concepire la poesia come il mezzo con cui si esprimono ideali alti e nobili passioni eroiche e grandi come testimoniano già le prime scritture giovanili: a soli 16 anni, aveva iniziato a comporre un poema sulla prima crociata. Pochi anni più tardi pubblicava un poema cavalleresco, il Rinaldo; - Le esperienze direttamente vissute, come il pericolo concreto rappresentato dai pirati turchi che in quel periodo assalivano la costiera amalfitana (e avevano, in una occasione, messo a repentaglio la vita della sorella) e il ricordo delle storie dei crociati che gli venivano raccontate nell'infanzia; - L'attualità dell'argomento, vista l'esistenza di reali timori di un pericolo turco diffusi un po' in tutta l'Europa cristiana, causati non solo dalle incursioni dei pirati sulle coste del Mediterraneo, ma del conflitto aperto fra potenze cristiane coalizzate e Turchi. Lo scontro si era momentaneamente concluso con la sconfitta dei musulmani nella battaglia navale di Lepanto, avventura nel 1571, proprio durante la stesura del poema; - Il clima religioso che è creato della controriforma che è, imbattere le eresie che avevano staccato dalla chiesa Roma diversi stati Europei, richiedeva delle opere letterarie animate da valori religiosi e morali volti alla diffusione di tali principi. I personaggi: I cristiani: Goffredo di Buglione: duca della bassa Lorena, comandante supremo della prima crociata, su cui pesa, come sull' Enea di Virgilio la responsabilità di portare a termine un impresa grande e voluta dal cielo. Rinaldo: il più valoroso cavaliere cristiano, da cui avrà origine la casa d'Este. Egli, se pur vittima dell'inganno, riuscirà a liberarsene e a sciogliere le trappole diaboliche che impediscono la conquista della città Santa. Tancredi D'Alta Villa: principe normanno innamorato della pagana Clorinda e amato da Erminia. Egli è un valente guerriero, ma si lascia facilmente coinvolgere dell'insidia e dal tormento dell'amore, da qui non riesce mai a liberarsi. I Musulmani: Aladino: re di Gerusalemme, spesso guidato dalle sue azioni dal diabolico mago Ismeno . Argante: prode condottiero pagano proveniente del Caucaso e capo delle truppe inviate dal sultano d'Egitto. Solimano: Valoroso guerriero saraceno, stremante e audace e tragicamente consapevole della sconfitta che incombe su di lui e i suoi compagni. Le donne: Clorinda: guerriera saracena, valorosa e spericolata amazzone, figlia del re cristiano d'Etiopia, Senapo, apprende le sue origini soltanto poco prima del duello mortale con Tancredi. Erminia: fanciulla pagana i cui genitori sono stati uccisi dai cristiani, si trova nella situazione tormentata da chi ama un nemico: Tancredi Armida: principessa saracena figlia del re di Damasco; conosce le arti magiche delle quali si serve, unitamente alla sua bellezza. 3. La spada di Shannara. La trama del Romanzo: Il genere umano giunto ad un avanzatissimo livello di progresso tecnico scientifico, si è quasi completamente autodistrutto in preda all'odio e alla violenza, durante le Grandi Guerre. Duemila anni dopo, in un mondo geograficamente indefinito, regredito da un livello di Medioevo barbarico in cui nuove razze di esseri fantastici si sono sviluppate ( Nani, Gnomi, Troll...), il Signore degli Inganni e i suoi fedeli sono ricomparsi nelle Terre del nord per tornare a minacciare i popoli della terra. Li aiutano gli gnomi, creature infide e crudeli. Soltanto il giovane Shea Ohmsford, inconsapevole discendente del re degli Elfi, può sventare il grossissimo pericolo come gli rivela Allanon, un druido ( un sapiente sacerdote) difensore del Bene. Questi, svelata a Shea la sua nobile e lontana origine, gli fa dono delle Pietre Magiche, le cui facoltà lo proteggeranno nel corso dell'impresa. Shea, partito insieme con il fratello Flick e con pochi altri compagni, si avvia verso le Terre del nord per recuperare la leggendaria spada di Shannara, l'unica arma che sarà in grado, una volta pervenuta nelle sue mani, di eliminare il Signore degli Inganni. Al gruppo si uniscono Menion, una sorta si simpatico avventuriero, e Balior, principe guerriero. Il cammino si rivela lungo, irto di innumerevoli pericoli e tranelli disseminati dal Signore degli Inganni per formare i suoi nemici. La Spada di Shannara, caduta in possesso di uno gnomo, fortunosamente ritrovata: brandendola, Shea può ingaggiare l'ultimo drammatico duello con il Signore degli Inganni, provocandone la disintegrazione e liberandone la Terra dalla sua tremenda minaccia. I temi e i personaggi: Il potere del Male. Nelle parole del saggio druido Allanon si riuniscono la sfida che gli uomini la natura, l'uso improprio delle conoscenze scientifiche, l'inquietante capacità di avvicinarsi sempre più al segreto della vita perverso delirio di onnipotenza che trascina verso la catastrofe. Dal suo discorso, scaturisce una ferma condanna contro chi si appropria del potere assoluto (Brona) per dominare i popoli, ignorando il monito dei saggi (Il Consiglio dei Druidi) e formando un gruppo dei fedeli mostruosa ricca di potere. 4. Lancillotto e Ginevra, infelici amanti. La trama del romanza: Morgana, personaggio fondamentale del romanzo, è figlia di Gorlois, duca di Cornovaglia e di Igraine, discendente del popolo delle tribù, gli antichi abitatori di quelle terre prima della dominazione romana. Il fratellastro di Morgana, Artù, è figlio della stessa madre e di Uther Pendragon, Grande re di Britannia, che Igraine ha sposato in seconde nozze. Mentre Artù viene allevato presso una fedele vassallo, per difenderlo dagli avversari del re che mirano al trono, Morgana viene inviata, ragazzina, presso la zia Viviana, sorella maggiore di Igraine e signora di Avalon, il magico regno sull'isola di un lago dei druidi delle Tribù solo grazie ad un incantesimo. Viviana, > e sacerdotessa della Dea, la potente divinità adorata dalle Tribù, educa Morgana, che possiede il dono della preveggenza affinché le succede nel regno di Avalon. La giovane, durante una cerimonia rituale, concepisce un figlio dal fratellastro Artù, senza che i due si riconoscano. Quando scopre la realtà Morgana si rifugia disperata nel castello della zia Morgause, dove partorisce il figlio Gwydion, che affida alle cure della zia. Nel frattempo, alla morte di Uther Pendragon, Artù viene nominato Grande Re della Britannia grazie all'intervento di Viviana e del druido Merlino, che egli assicurano l'appoggio del popolo delle Tribù e gli fanno dono della magica spada di Excalibur, il cui fodero ricamato da Morgana è in tessuto e incantesimi, ha il potere di fermare il flusso del sangue delle ferite. Artù giura fedeltà al popolo di Avalon sia al popolo cristiano, ma in occasione della battaglia di Mount Badon contro i Sassoni che minacciano il suo regno, egli scende in campo con i doveri cristiani secondo il volere della morte, la pia Ginevra. Viviana lo accusa allora di tradimento nei confronti delle Tribù e gli impone di riconsegnarle Excalibur, ma viene uccisa da un cavaliere di Artù. Da Ginevra, che rispetta Artù ma ama da anni, ricambiata, il prode cavaliere Lancillotto, Artù non ha avuto ricredi; perciò egli designa come suo successore Galahad, figlio di Lancillotto e di Elaide, cugina di Ginevra. A questa notizia, Morgana sdegnata, rivela a Ginevra e ad Artù di aver avuto un figlio da lui: Gwydion, unico vero e degno successore del trono di Camelot. Il giovane, allevato da Morgause, è stato educato ad Avalon ai sacri misteri. Divenuto poi cavaliere di Artù, come nel nome di Moldred cerca invano di ottenere Excalibur, mentre Morgana, con i suoi incantesimi, riesce a impadronirsi del magico fodero della spada e a disperderlo nelle acque del lago di Avalon. Quindi si reca a Camelot in incognito, per impedire che i sacri simboli della Dea - un Calice, un piatto ed una lancia - vengano dedicati da Artù e dal Vescovo Patrizio a Cristo durante la celebrazione della messa. Grazie ad un sortilegio, Morgana li fa scomparire, ma tutti i presenti credono di aver visto materializzarsi e scomparire sull'altare il Graal, il Calice dell'Ultima Cena di Cristo . I migliori cavalieri si mettono in cammino alla ricerca del sacro Calice. E Galahad ha trovarlo, ma di fronte alla sacra reliquia muore, sopraffatto dall'estasi di beatitudine. A Camelot, intanto, Lancillotto e Ginevra, sentendo rinascere l'antica passione, diventano amanti. Mordred approfitta della situazione per sobillare contro il Re gli altri cavalieri e cogliere gli amanti in flagrante adulterio. L'agguato però non riesce! E Lancillotto, dopo aver fatto strage di avversari, fugge con Ginevra. La gioia della libertà è di breve durata: la regina capisce che Lancillotto, colto dai rimorsi per avere tradito Artù, con il tempo finirebbe con l'odiarla. Si ritira perciò in un monastero, dicendo addio per sempre al suo amore. La magica barca che può superare le nebbie che avvolgono Avalon reca a Morgana il cadavere di Moldred che, avendo sfidato Artù, è stato da lui ucciso. Ma sull'imbarcazione si trova anche il re, ferito a morte dell' avversario, insieme con Lancillotto: e a lui che Artù consegna Excalibur prima di esalare l'ultimo respiro tra le braccia di Morgana. La spada, scagliata nel lago, viene afferrata da una mano misteriosa emersa dall'acqua, che la trascina a fondo. Dopo qualche tempo, il Graal appare a Lancillotto, da ordinato prete, e anch'egli a quella vista provando un ineffabile senso di pace. Morgana comprende che ormai il potere della Dea si è completamente trasfuso nel potere e nella fede del Dio cristiano, ponendo fine al misterioso mondo di Avalon. Lancillotto e gli altri cavalieri della Tavola Rotonda hanno fatto ritorno a Camelot. Durante un sontuoso banchetto per festeggiare la vittoria di Artù contro gli uomini del nord, Gwydion cerca di convincere gli altri cavalieri che Artù si rende ridicolo tollerando la relazione tra Lancillotto e Ginevra. Organizza pertanto un agguato ai due amanti per coglierli in flagrante e accusarli di alto tradimento. | |
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| Da: La pecora Chiaretta | 04/10/2011 20:24:09 |
| Immaginate un prato verde alle spalle di una montagna con margherite e tanti fiorellini di tutti i colori, una brezza che accarezza i vostri capelli ed un leggero profumo di campagna, è l'ora del tramonto e gli ultimi raggi di sole fanno capolino tra le cime della montagna. Li, a due passi da un piccolo laghetto di montagna, un gregge di pecore sta brucando gli ultimi ciuffi d'erba prima di rientrare all'ovile. D'un tratto uno strano rumore mette in allarme tutto il gregge, le pecore si radunano in gruppo e richiamandosi l'un l'altra si incamminano verso l'ovile mormorando: "presto c'è odore di lupo nelle vicinanze, dobbiamo rientrare subito". Una di loro, Chiaretta, un po' attardata, viene richiamata dalle colleghe …… "ei cosa fai non vieni ? c'è un lupo nelle vicinanze, se sente la nostra presenza sicuramente viene qui e ci mangia tutte, corri!" Chiaretta incurante dei richiami continua a brucare rassicurando le colleghe …."andate pure avanti, poi vi raggiungo" Ma le compagne di Chiaretta non hanno fatto a tempo a sentire la risposta, tanta la paura che sono rapidamente scomparse lungo il sentiero che dietro la collina porta all'ovile. Tranquilla tranquilla Chiaretta continua a brucare saltellando di qua e di là incurante del pericolo incombente, ed ecco che di li a poco un grosso lupo spunta dal vicino bosco, si avvicina quatto quatto a Chiaretta pronto a saltargli addosso. D'un tratto un silenzio di tomba corre su tutta la spianata, il lupo è a pochi passi dalla pecora, e sta per spiccare il salto fatale. Ma …….. che succede ………… la pecora, attratta da un magnifico ciuffo di margherite salta sulla destra e il lupo, che ormai aveva spiccato il salto, …….. atterra proprio dove poco prima avevano pascolato delle mucche………. Potete immaginare il lupo come era conciato, già sporco di suo di fango, ora aveva cacca di mucca su tutto il corpo ed ancor peggio nuvole di mosche e moscerini gli ronzavano attorno, come danzando per il rinnovato pasto a disposizione. Chiaretta accortasi di quanto è successo, scoppia fragorosamente a ridere. Il lupo, ripresosi dall'impatto con il "pranzo delle mosche" dice con voce rauca e qualche colpo di tosse (un po' di cacca gli era andata a finire anche in bocca): "Cos'hai da ridere, tra poco ti sbrano e così la smetti di divertirti". Chiaretta, per nulla impressionata ribatte al lupo "… va beeeeene non sono fuggita come le altre colleghe e così ti ho facilitato il compito pertanto questa sera sarò la tua cena, ma avrò almeno diritto al desiderio del condannato o no?" Va bene dice il lupo, "dimmi quale è il tuo desiderio e facciamola finita presto che ho fame", con voce decisa la pecorella risponde: " … io sono una pecorella bella e tutta pulita e voglio essere mangiata da un lupo anche lui tutto lavato e pulito" "Ma che cavolfiore di desiderio e mo che dovrei fa", dice il lupo, "ma proprio la più matta mi doveva capitare, speriamo almeno sia tenera, e ……. dimmi cosa dovrei fare?" conclude il lupo. "molto semplice" risponde la Chiaretta, "fai un bel bagno nel laghetto qui di fronte a te, anzi prima di bagnarti guardati nello specchio d'acqua e così ti renderai conto di come sei conciato, non si va a tavola così sporchi, non te lo ha insegnato mamma lupa?". "Ma guarda cosa mi tocca subire" borbotta il lupo, "del resto io sono un lupo d'onore e mantengo le promesse". Il lupo si avvicina allo stagno e quasi si sorprende nel vedersi tramite lo specchio d'acqua tutto inzaccherato di fango e cacca di mucca, "in effetti non hai tutti i torti " dice il lupo con voce accomodante. "Se ti sbrano così conciato poi finisco di mangiarmi anche fango e cacca, se invece mi lavo poi potrò gustare tutto il vero sapore di una giovane e tenera pecorella". Il lupo spicca un salto e giù nello stagno, poco dopo ne esce tutto pulito, e tornato a guardarsi sullo specchio d'acqua quasi quasi non si riconosce. Affianco a lui la pecorella lo elogia e si vanta del fatto che a sbranarla non sarà il solito lupo zozzo e rozzo, ma un bellissimo lupo lindo e pinto come pochi se ne sono visti nel bosco. "che bello che sei", dice la pecorella e prosegue: "è un peccato però……." "Un peccato cosa?" , ribadisce il lupo, "ho esaudito il tuo ultimo desiderio, e cosa ti manca ora, dimmi sono curioso ed …….. AFFAMATO, spiegami, non ho altro tempo da perdere" "Beeeeeeeeeee", dice la pecorella ," pensa che peccato, tu adesso, come è tuo diritto, mi sbrani, mi mangi e sazio di me ti metti subito a dormire nuovamente a sporco , questa volta di sangue, e tutta la tua bellezza dove è andata a finire?". "Fammi capire dove vuoi arrivare" borbotta il lupo gonfiandosi il petto quasi per ribadire che qui comanda lui e che le chiacchiere stanno a zero. "Beeeee", prosegue la pecorella, "non potresti rimandare la cena di questa sera ad una bella colazione mattutina, pensa che bello svegliarsi bello pulito, la mattina comincerebbe sicuramente di buon umore specie se c'è con una bella pecorella per colazione." Il lupo acciglia la fronte ci riflette, sembra quasi convinto, e poi risponde "metti che accetto la tua proposta, dimmi, poi che mi mangio questa sera per cena?" "Sai" risponde subito con fare suadente la pecorella, "la sera è meglio stare leggeri, anche noi pecorelle la mattina mangiamo di più, la sera ci limitiamo a qualche ciuffo di margherite, sai facilitano il sonno, pensa pure il pastore vedo che ogni tanto ne prende un po' per prepararsi una bevanda che sorseggia prima di andare a dormire, pertanto per questa sera potresti provare un pranzo vegetariano". "Ma guarda dove mi sono andato a cacciare", borbotta tra se e se il lupo con oramai le spalle a terra, "ma perché non mi sono sbranato quella piccola volpe che mi ha tagliato la strada mentre andavo in cerca di pecore, è vero chi si accontenta gode ed a quest'ora avrei avuto la pancia piena." Esausto, anche un po' assonnato il lupo acconsente "e vabbbe (i lupi raddoppiamo le b) andiamo a mangiare un po' d'erba". Con una certa serenità , per la giornata di vita guadagnata e assumendo anche un fare da esperta dietologa, Chiaretta mostra al lupo le erbe da mangiare: "prendi questa è buonissima, stai attento a quest'altra masticala bene senno ti rimane sullo stomaco, vedi quest'erba verde scura, se qualche volta sei costretto a mangiare una pecora un po' vecchia e pensi ti possa restare di difficile digestione, mangiane due o tre ciuffi, ti aiuterà a digerirla, ora mangia anche un po' di questa erba camomilla ti aiuterà a rilassarti dopo questa giornata faticosa", e proseguendo nella cena vegetariana, la pecorella mostra tutte le proprietà delle varie erbe e fiori che inverdiscono la spianata. Il sole è oramai tramontato, solo qualche lucciola illumina con flebili lampi la spianata, il lupo e la pecorella si accasciano abbracciati nel sottobosco nei pressi di un grosso albero. State tranquilli, non è nata nessuna storia d'amore, il lupo abbraccia la pecora perché, nonostante l'erba camomilla, ha chiaro nella sua mente che la pecora non gli deve scappare, è la sua colazione di domani. Il sole con i suoi primi raggi dall'orizzonte comincia ad illuminare la spianata creando fantastici riflessi di luci sul piccolo laghetto, i primi uccelli cominciano a cinguettare sugli alberi. Risvegliato dal cinguettio degli uccelli che si lucidano le piume bagnandosi sul laghetto, il lupo comincia a stiracchiarsi e ancora sotto l'effetto di quell'erba, cerca di capire il perché e il come è mai si trova con una pecorella tra le braccia. La situazione è confusa pur sentendosi sazio il lupo non capisce perché la pecorella al suo fianco è ancora viva, pochi secondi ancora e il lupo riprende a pieno il suo ruolo di lupo cattivo, sveglia la pecorella e la informa di ciò che le sta per accadere. "Ma …….." con voce flebile e nello stesso tempo via via più decisa Chiaretta chiede al lupo " vuoi vuoi ….. almeno dirmi come ti senti? Di la verità hai dormito bene e stamani ti senti tutto arzillo, perché rovinare questo momento, se mi mangi pensa cosa perdi, torneresti subito un brutto e sporco lupo e non avresti più un'…… amica pronta a farti apprezzare le altre belle cose oltre della vita". Il lupo "bello" a questo punto non sa più che fare, riflette sull'accaduto e pensa che tutto sommato l'idea della pecorella non gli dispiaceva e pertanto decide di approfondire la materia e per non dare soddisfazione a Chiaretta, le dice "senti, tutto sommato mi sento ancora sazio della cena di ieri, e poi quell'insalatina non era nulla male, ogni tanto pure a noi lupi fa bene mangiare vegetariano". La giornata prosegue nella spianata con il lupo che affianco alla pecorella impara a riconoscere le erbe ed i fiori buoni da mangiare fino a tarda sera quando, stanchi ma ambedue soddisfatti per la bella giornata trascorsa assieme ambedue si accasciano nei pressi di una quercia per il meritato riposo. Ambedue sono già appisolati, le margherite hanno fatto subito effetto, qualche raggio di luce fende ancora il vicino bosco colorando di rosso intenso il vicino laghetto c'è ancora luce abbastanza perché ………… ….. un altro lupo possa scorgere le due sagome appisolate sotto la quercia, con passo da lupo (non poteva essere altrimenti) si avvicina silenziosamente alla coppia e come sa fare un lupo, alza la zampa del lupo bello, e sfila via la pecora senza fare il minimo rumore. Presa ben saldamente la pecorella tra le zampe, il lupo "Brutto", a passo sempre più svelto, comincia ad allontanarsi pregustando i gustoso banchetto che farà di li a poco. Ancora una volta un silenzio di tomba scende su tutta la spianata, cala il vento e gli uccellini smettono di cantare quasi per dare la possibilità al lupo bello di sentire il rumore causato dal calpestio delle foglie del lupo brutto in fuga nella speranza che si possa destare dal profondo sonno e correre i aiuto alla pecorella bella. Svegliatasi e ripresasi dallo spavento la pecorella bella comincia a gridare "lupo bello aiuto, aiutoooo c'è un lupo brutto e cattivo che mi vuole mangiare, aiutoo….", grazie al silenzio di tomba le grida della pecorella fanno svegliare di soprassalto il lupo bello che subito accortosi dell'accaduto prende con se tutte le energie e parte alla carica del lupo brutto per riprendersi Chiaretta. Fiero della necessità di correre in salvo della pecorella che tante cose gli aveva insegnato correndo sempre più velocemente si avvicina sempre più con passo deciso verso il lupo brutto che accortosi dell'inseguimento grida "ma dai facciamo metà per uno la prossima volta penso io a portarti una pecorella in cambio tu non ce la farai mai a mangiarla tutta in un boccone". Il lupo bello, che nel frattempo aveva raccolto da per terra un nodoso ramo di quercia, raggiunge il lupo brutto, ed a suon di legnate lo costringe a lasciare la pecorella ed a darsela velocemente a gambe. I due finalmente si trovano nuovamente assieme, contenti per il pericolo scampato, e felici e contenti (le favole finiscono sempre così) decidono di restare amici per sempre. Morale della favola: Affronta il pericolo con la massima calma e trasformi un nemico in un tuo alleato. | |
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| Da: Accordo Parco - CNB Bosco Fontana | 04/10/2011 20:26:49 |
| VERBALE DI DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE Seduta del 3/05/2011 OGGETTO: ACCORDO CON IL MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI PER IL TRAMITE DELL'UFFICIO TERRITORIALE PER LA BIODIVERSITÀ DI VERONA, CENTRO NAZIONALE PER LO STUDIO E LA CONSERVAZIONE DELLA BIODIVERSITÀ FORESTALE "BOSCO FONTANA" PER L'ATTUAZIONE DI UN MONITORAGGIO SULLA FAUNA INVERTEBRATA NELL'AMBITO DEL PROGETTO DI POTENZIAMENTO DELLA CONNETTIVITÀ ECOLOGICA NEI CORRIDOI FLUVIALI DELLA RETE ECOLOGICA REGIONALE. L'anno duemilaundici, addì tre, del mese di maggio, alle ore 18 e minuti 30, presso la sala delle adunanze previa l'osservanza di tutte le formalità prescritte dall'art.15 del vigente Statuto del Consorzio sono stati convocati i Rappresentanti del Consiglio di Amministrazione, nelle persone dei Signori: Cognome e Nome Carica Pr. As. Benatti Alessandro Presidente X Bellini Giuseppe Consigliere X Bianchini Laura Consigliere X Faccioli Giovanni Consigliere X Ferrari Enzo Consigliere X Goletti Giuseppe Consigliere X Martani Roberto Consigliere X Viola Gilberto Consigliere X Sali Maurizio Consigliere X Assiste all'adunanza il Direttore/Segretario dell'Ente, dott.ssa Cinzia De Simone, con voto consultivo. Il Presidente, riconosciuta legale l'adunanza, dichiara aperta la seduta e pone in discussione l'argomento sopra indicato. CONSORZIO DEL PARCO DEL MINCIO IL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE Vista la deliberazione di Giunta della Regione Lombardia n.VIII/01415 del 28/10/2009 di approvazione del progetto di interesse regionale "Dai parchi alla Rete Ecologica Regionale (R.E.R.)" finalizzato a realizzare i corridoi ecologici necessari a garantire la connettività tra habitat e popolazioni animali e vegetali e definizione delle modalità di attuazione e di riparto dei relativi finanziamenti tra Parchi regionali e Province; Atteso che con Deliberazione di Condiglio di Amministrazione n.16 del 3/03/2010 è stata approvata la Convenzione tra il Parco del Mincio e la Provincia di Mantova per la realizzazione del progetto ad oggetto: "Interventi per il potenziamento della connettività ecologica nei corridoi fluviali della R.E.R. Fiumi Po Mincio e Secchia in Provincia di Mantova", progetto con il quale i suddetti Enti hanno partecipato congiuntamente al succitato Bando Regionale; Considerato che: - il Parco del Mincio sta attuando il progetto denominato: "Valorizzazione degli aspetti ecologici, paesaggistici e fruitivi del canale Diversivo di Mincio", finanziato da Regione Lombardia nell'ambito della D.G.R. VII/10415/2009; - Il Parco del Mincio ha ricevuto come prescrizione tecnica al progetto esecutivo, trasmessa da ERSAF il 4 gennaio 2011 per conto di Regione Lombardia, l'obbligo di effettuare un monitoraggio della funzionalità ecologica delle aree di intervento prima e dopo la realizzazione delle opere nonché di definire le modalità di monitoraggio future delle aree di intervento; Ritenuto necessario affidare tale monitoraggio ad un Ente accreditato, specializzato in tali attività di approfondimento scientifico; Individuato idoneo a tal fine il Centro Nazionale per lo Studio e la Conservazione della Biodiversità Forestale (CNBF) di "Bosco Fontana", diretto dal dott. Franco Mason,, Vice Questore del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali dell'Ufficio Territoriale di Verona , che interpellato ha fornito la propria disponibilità ; Vista la bozza di Accordo, elaborata congiuntamente con lo scopo di formalizzare i reciproci impegni, che si allega in bozza quale parte integrante e sostanziale del presente atto; Atteso che ai sensi dell'articolo 49, comma 1, TUEL. D.Lgs. n.267/2000 e successive modifiche, in data 03/05/2011 il Direttore dell'Ente dott.ssa Cinzia de Simone ha espresso il proprio parere favorevole sulla regolarità tecnica e contabile del presente atto; A voti unanimi e palesi DELIBERA 1) Di approvare l'Accordo tra il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali - per il tramite dell'Ufficio Territoriale per la Biodiversità di Verona, Centro Nazionale per lo Studio e la Conservazione della Biodiversità Forestale (CNBF) Bosco Fontana - per l'attuazione di un monitoraggio sulla fauna invertebrata nell'ambito del progetto del Parco del Mincio denominato: "Potenziamento della connettività ecologica nei corridoi fluviali della RER: fiumi Po, Mincio e Secchia; lotto funzionale Valorizzazione degli aspetti ecologici, paesaggistici e fruitivi del canale Diversivo di Mincio" allegato in bozza quale parte integrante e sostanziale del presente atto; 2) Di demandare al Presidente del Consorzio la firma di tale documento; 3) Di demandare al Direttore l'adozione di ogni atto necessario, conseguente e successivo alla presente deliberazione; 4) Di dare atto che sul presente provvedimento sono stati espressi favorevolmente i pareri previsti dall'articolo 49, comma 1, del D.Lgs. n.267/2000 così come dettagliatamente richiamati in premessa ed allegati all'originale del presente atto. DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE n.52 del 3/05/2011 Il presente verbale viene letto, approvato e sottoscritto come segue: IL PRESIDENTE F.to Benatti Alessandro IL SEGRETARIO F.to dott.ssa Cinzia De Simone Copia conforme all'originale per uso amministrativo. Mantova, 27/05/2011 IL SEGRETARIO ( dott.ssa Cinzia De Simone) CERTIFICATO DI PUBBLICAZIONE (Art.124, comma 3, D.Lgs.267/00 e ss.mm.ii.) Si certifica che copia della presente deliberazione viene pubblicata secondo la vigente normativa all'Albo Pretorio on line per gg. 15 consecutivi con decorrenza dal 27/05/2011 come prescritto dall'art. 124 TU.EL. D.Lgs. 267/2000. Mantova, 27/05/2011 IL SEGRETARIO F.to dott.ssa Cinzia De Simone CERTIFICATO DI ESECUTIVITA' (Art.134 comma 3 D.Lgs.267/00 e ss.mm.ii.) La presente deliberazione è stata pubblicata nelle forme di Legge, all'Albo Pretorio on line del sito dell'Ente www.parcodelmincio.it , dal 27/05/2011 al 11/06/2011. Non essendo intervenute denunce di vizi di legittimità nei successivi 10 gg, la medesima è divenuta esecutiva il . Mantova , IL SEGRETARIO ( dott.ssa Cinzia De Simone) PROPOSTA DI DELIBERAZIONE PER IL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE OGGETTO: ACCORDO CON IL MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI PER IL TRAMITE DELL'UFFICIO TERRITORIALE PER LA BIODIVERSITÀ DI VERONA, CENTRO NAZIONALE PER LO STUDIO E LA CONSERVAZIONE DELLA BIODIVERSITÀ FORESTALE "BOSCO FONTANA" PER L'ATTUAZIONE DI UN MONITORAGGIO SULLA FAUNA INVERTEBRATA NELL'AMBITO DEL PROGETTO DI POTENZIAMENTO DELLA CONNETTIVITÀ ECOLOGICA NEI CORRIDOI FLUVIALI DELLA RETE ECOLOGICA REGIONALE. PARERE DI REGOLARITÀ TECNICA: Si esprime parere FAVOREVOLE in ordine alla regolarità tecnica della proposta in oggetto, ai sensi dell'art. 49, comma 1, D.Lgs 18 agosto 2000, n. 267. F.to dott.ssa Cinzia De Simone Mantova, lì 2/05/2011 ……………………………………………………………………………………………………................. PARERE DI REGOLARITÀ TECNICO - AMMINISTRATIVO: Si esprime parere FAVOREVOLE, in ordine alla regolarità contabile della proposta in oggetto, ai sensi dell'art. 49 - comma 1-2 del D.Lgs. 18 agosto 2000, n. 267. Il Resp. del procedimento F.to dott.ssa Cinzia De Simone Mantova, lì 2/05/2011 ……………………………………………………………………………………………………................. PARERE DI REGOLARITÀ CONTABILE: Si esprime parere FAVOREVOLE, in ordine alla regolarità contabile della proposta in oggetto, ai sensi dell'art. 49 - comma 1 - del D.Lgs. 18 agosto 2000, n. 267. Il Direttore F.to dott.ssa Cinzia De Simone Mantova, lì 2/05/2011 ……………………………………………………………………………………………………................. Pareri inseriti nella deliberazione del CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE N. 52 del 3/05/2011 | |
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| Da: Accordo nazionale quadro | 04/10/2011 20:28:38 |
| SEZIONE III (Turni di servizio e orario di lavoro) DEFINIZIONI UFFICIO AMMINISTRATIVO COMPETENTE: Ufficio amministrativo gerarchicamente sovraordinato alla struttura, ufficio o articolazione del CFS. ORDINE DI SERVIZIO: Atto formale emesso dal Responsabile dell'Ufficio o della Struttura con il quale vengono previste specifiche disposizioni per il personale riguardanti orario di lavoro, compiti da svolgere e luogo dove prestare la propria attività lavorativa. Ogni O.d.S. deve essere notificato al personale al quale è rivolto con almeno cinque giorni di preavviso, quando trattasi di servizi che comprendono più giorni o quando viene modificato il normale orario di lavoro o la normale sede lavorativa. Sono ammesse deroghe solamente in caso di accertata urgenza e necessità di cui vengono tempestivamente informate le OO.SS. RESPONSABILE DELLA STRUTTURA: Soggetto al quale è demandata l'organizzazione e la responsabilità della struttura di appartenenza. Per i Comandi Stazione o strutture similari, nelle more della definizione di specifico provvedimento che formalizzi l'incarico di comando, tale figura è individuata nel personale di qualifica più elevata in forza a tale struttura. PATTUGLIA: Complesso di almeno due unità , incaricato di espletare un turno di servizio. CAMBIO TURNO: Si intende la modifica dell'orario di lavoro previsto dalla programmazione mensile trasmessa dal responsabile della struttura all'Ufficio amministrativo competente. ARTICOLO 12 (Criteri per i turni di servizio e di lavoro) 1- Le tipologie dei turni di servizio previste nel presente Accordo sono dirette a fornire la piena efficienza ed efficacia dei servizi svolti dall'Amministrazione, tenuto conto delle diverse esigenze operative, nel rispetto di quanto stabilito dall'articolo 16 del D.P.R. n° 164/02. Il numero delle ore lavorative individuali giornaliere non può comunque eccedere le 9 (nove) ore, con le eccezioni di cui al precedente articolo 8, comma 2. 2- Prima di pervenire alla definizione dell'articolazione dei turni di servizio, il responsabile della delegazione di parte pubblica delle sedi di Contrattazione Decentrata, di cui all'articolo 3, commi 1 e 2 (nel rispetto dei relativi ambiti), è tenuto ad informare preventivamente le OO.SS. e ad attivare, ai sensi degli articoli 25 e 26, del D.P.R. n°164/02, le procedure previste. 3- I criteri che devono essere osservati nella predisposizione delle turnazioni sono i seguenti: a) i responsabili di tutti gli Uffici e le strutture del CFS predispongono i turni di servizio con programmazione mensile aventi valenza di formali ordini di servizio; b) gli ordini di servizio mensili riportano gli orari di lavoro giornalieri del personale dipendente e devono essere sottoscritti dal personale interessato per presa visione prima dell'invio al superiore Ufficio amministrativamente competente, e comunque con almeno cinque giorni di anticipo. c) i turni possono anche prevedere la parziale sovrapposizione tra il personale subentrante e quello del turno precedente; per le esigenze del passaggio delle consegne è richiesto un intervallo di tempo non superiore ad 1 ora; d) per i servizi continuativi (con turni in H24) il numero dei turni notturni effettuabili nell'arco del mese da ciascun dipendente non può essere superiore a 8 (otto) e comunque mai per due turni consecutivi, ed il numero dei turni festivi effettuabili nell'anno da ciascun dipendente non può essere superiore ad un terzo dei giorni festivi dell'anno ed in via eccezionale, ove concordato con le OO.SS. con le procedure di cui all'articolo 4, comma 5, non può essere mai superiore ai tre quarti dei giorni festivi dell'anno; e) per i servizi non continuativi il numero dei turni notturni effettuabili nell'arco del mese da ciascun dipendente non può essere superiore a 4 (quattro), e comunque mai per due turni consecutivi, ed il numero dei turni festivi effettuabili nell'anno da ciascun dipendente non può essere superiore ad un quarto dei giorni festivi dell'anno ed in via eccezionale, ove concordato con le OO.SS. con le procedure di cui all'articolo4, comma 5, non può essere mai superiore alla metà dei giorni festivi dell'anno; f) a ciascun dipendente, fra lo svolgimento di un turno e quello successivo, deve essere garantito obbligatoriamente un periodo di riposo di almeno 12 (dodici) ore consecutive, periodo che deve essere garantito anche dopo ogni turno notturno. g) ciascun turno di servizio deve prevedere inderogabilmente l'impiego di almeno due unità ; h) i responsabili dei Comandi Provinciali e delle altre strutture che sovrintendono ai Comandi Stazione ed ai Posti fissi con un solo dipendente in servizio devono provvedere affinché detto personale svolga almeno 5 giorni di servizio in abbinamento a personale delle strutture limitrofe; i) la turnazione deve essere tale da garantire la fruizione di almeno 1 (uno) giorno di riposo settimanale. j) nel caso dei turni non continuativi almeno 2 (due) riposi settimanali nel mese devono ricadere in giornata domenicale; k) nel caso dei turni continuativi l'Amministrazione individua, per un periodo di almeno 7 (sette) giorni, il nucleo di persone necessario allo svolgimento del servizio specifico. 4- Il dipendente che si trovi in particolari situazioni personali, sociali e familiari può, a richiesta motivata, essere escluso dalla effettuazione di turni notturni, dal lavoro notturno e dai servizi di durata superiore ai cinque giorni. 5- Sono comunque fatte salve le previsioni stabilite dall'articolo 17 del D.P.R. n°164/02, nonché quelle stabilite dalla L. n°53/00 e dal D.L.vo n°151/01, e successive modifiche. 6- Ferme restando le tipologie di turni previste, il cambio di turno può essere disposto: a) a richiesta scritta del personale interessato; b) d'ufficio, fatta eccezione per il turno ricadente nell'orario notturno, per motivate esigenze di servizio, con preavviso, ove possibile, di almeno tre giorni, e per un massimo di 3 (tre) volte al mese per ciascun dipendente e comunque non più di una volta nella stessa settimana. ARTICOLO 13 (Tipologie dei turni per i servizi continuativi e non continuativi) 1- Le tipologie adottabili per l'articolazione dei turni per i servizi continuativi, su base giornaliera sono le seguenti: a) quattro turni di sei ore ciascuno; b) tre turni di otto ore ciascuno; c) tre turni di nove ore ciascuno, prevedendo la sovrapposizione di un'ora tra il turno precedente e quello successivo, al fine di consentire il passaggio delle consegne. 2- Il personale non può essere impiegato in servizio nei due turni precedenti l'inizio del riposo. 3- Le tipologie adottabili per l'articolazione dei turni per i servizi non continuativi, su base giornaliera sono le seguenti: a) su arco temporale di 18 (diciotto) ore, prevedendo tre turni di sei ore, o due turni di nove ore ciascuno; b) su arco temporale di 12 (dodici) ore, prevedendo due turni di sei ore ciascuno; c) su arco temporale di 9 (nove) ore, prevedendo un unico turno di nove ore; d) su arco temporale costituito da un unico turno di lavoro giornaliero di 7,12 ore. e) su arco temporale costituito da un unico turno di lavoro giornaliero. 4- Il personale non può essere impiegato nella giornata antecedente quella del riposo nelle 12 ore precedenti l'inizio del riposo medesimo e nel turno notturno successivo. 5- Possono essere stabilite, in sede di Contrattazione Decentrata, differenti tipologie per l'articolazione dei turni inerenti ai servizi continuativi e non continuativi, anche sulla base di quanto previsto dall'articolo 8, comma 2, e nel rispetto dell'orario obbligatorio settimanale. | |
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| Da: bb | 04/10/2011 20:35:21 |
| - Decreto del 16 maggo 1995 (GU 119 del 24/05/1995) "Modificazioni ed integrazioni alla tabella relativa alle zone climatiche di appartenenza dei comuni italiani". - Decreto del Presidente della Repubblica 15 novembre 1996, n. 660 (GU 302 del 27/12/1999) "Regolamento per l'attuazione della direttiva 92/42/CEE concernente i requisiti di rendimento delle caldaie ad acqua calda, alimentate con combustibili liquidi o ga - Decreto del Presidente della Repubblica 21 dicembre 1999, n. 551 (GU 81 del 06/04/2000) "Regolamento recante modifiche al decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993 n. 412, in materia di progettazione, installazione, esercizio e manutenzione - Decreto 27 luglio 2005 del MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI Norma concernente il regolamento d'attuazione della legge 9 gennaio 1991, n. 10 (articolo 4, commi 1 e 2), recante: "Norme per l'attuazione del Piano energetico nazionale in materia di uso razionale dell'energia, di risparmio energetico e di sviluppo dell - Decreto Legislativo 19 agosto 2005, n. 192 (Gazzetta Ufficiale 23-09-2005, n. 222, Suppl. ord. n. 158), Attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell'edilizia. - Decreto del Presidente della Repubblica 2 aprile 2009, n. 59 (G.U. n. 132 del 10/06/2009) "Regolamento di attuazione dell'articolo 4, comma 1 , lettere a) e b), del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, concernente attuazione della direttiva 2002/ - Decreto Legislativo 29 dicembre 2006, n. 311 (Gazzetta Ufficiale 01-02-2007, n. 26, Suppl. ord. n. 26), Disposizioni correttive ed integrative al decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, recante attuazione della direttiva 2002/91/CE, relativa al rendimento energetico nell'edilizia. - Norma UNI 10349 - Riscaldamento degli edifici - dati climatici e norme ad essa correlate. - Norma UNI 10351 - Materiali da costruzione - valori della conduttività e permeabilità al vapore e norme ad essa correlate. - Norma UNI 10355 - Murature e solai. Valori della resistenza termica e metodi di calcolo e norme ad essa correlate. - Norma UNI-TS 11300-1:08 - Determinazione del fabbisogno di energia termica dell'edificio per la climatizzazione estiva ed invernale e norme ad essa correlate. - Norma UNI-TS 11300-2:08 - Determinazione del fabbisogno di energia primaria e dei rendimenti per la climatizzazione invernale e per la produzione di acqua calda sanitaria e norme ad essa correlate. - Norma UNI EN ISO 13790:08 - Prestazione termica degli edifici - Calcolo del fabbisogno di energia per il riscaldamento e il raffrescamento e norme ad essa correlate. I parametri e gli algoritmi utilizzati per il calcolo del fabbisogno energetico stagionale sono esclusivamente quelli riportati nella normativa tecnica vigente. I dati climatici di riferimento sono quelli contenuti nella norma UNI 10349 e nel DPR 26 Agosto 1993, n.412: valori medi mensili delle temperature dell'aria esterna, degli irraggiamenti solari, delle velocità del vento. Nel caso delle località non compres Il flusso termico che attraversa le superfici esterne dell'edificio viene calcolato sulla base della differenza tra la temperatura operante dell'involucro edilizio e quella dell'aria esterna. Come periodo convenzio | |
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| Da: bb | 04/10/2011 20:35:21 |
| - Decreto del 16 maggo 1995 (GU 119 del 24/05/1995) "Modificazioni ed integrazioni alla tabella relativa alle zone climatiche di appartenenza dei comuni italiani". - Decreto del Presidente della Repubblica 15 novembre 1996, n. 660 (GU 302 del 27/12/1999) "Regolamento per l'attuazione della direttiva 92/42/CEE concernente i requisiti di rendimento delle caldaie ad acqua calda, alimentate con combustibili liquidi o ga - Decreto del Presidente della Repubblica 21 dicembre 1999, n. 551 (GU 81 del 06/04/2000) "Regolamento recante modifiche al decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993 n. 412, in materia di progettazione, installazione, esercizio e manutenzione - Decreto 27 luglio 2005 del MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI Norma concernente il regolamento d'attuazione della legge 9 gennaio 1991, n. 10 (articolo 4, commi 1 e 2), recante: "Norme per l'attuazione del Piano energetico nazionale in materia di uso razionale dell'energia, di risparmio energetico e di sviluppo dell - Decreto Legislativo 19 agosto 2005, n. 192 (Gazzetta Ufficiale 23-09-2005, n. 222, Suppl. ord. n. 158), Attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell'edilizia. - Decreto del Presidente della Repubblica 2 aprile 2009, n. 59 (G.U. n. 132 del 10/06/2009) "Regolamento di attuazione dell'articolo 4, comma 1 , lettere a) e b), del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, concernente attuazione della direttiva 2002/ - Decreto Legislativo 29 dicembre 2006, n. 311 (Gazzetta Ufficiale 01-02-2007, n. 26, Suppl. ord. n. 26), Disposizioni correttive ed integrative al decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, recante attuazione della direttiva 2002/91/CE, relativa al rendimento energetico nell'edilizia. - Norma UNI 10349 - Riscaldamento degli edifici - dati climatici e norme ad essa correlate. - Norma UNI 10351 - Materiali da costruzione - valori della conduttività e permeabilità al vapore e norme ad essa correlate. - Norma UNI 10355 - Murature e solai. Valori della resistenza termica e metodi di calcolo e norme ad essa correlate. - Norma UNI-TS 11300-1:08 - Determinazione del fabbisogno di energia termica dell'edificio per la climatizzazione estiva ed invernale e norme ad essa correlate. - Norma UNI-TS 11300-2:08 - Determinazione del fabbisogno di energia primaria e dei rendimenti per la climatizzazione invernale e per la produzione di acqua calda sanitaria e norme ad essa correlate. - Norma UNI EN ISO 13790:08 - Prestazione termica degli edifici - Calcolo del fabbisogno di energia per il riscaldamento e il raffrescamento e norme ad essa correlate. I parametri e gli algoritmi utilizzati per il calcolo del fabbisogno energetico stagionale sono esclusivamente quelli riportati nella normativa tecnica vigente. I dati climatici di riferimento sono quelli contenuti nella norma UNI 10349 e nel DPR 26 Agosto 1993, n.412: valori medi mensili delle temperature dell'aria esterna, degli irraggiamenti solari, delle velocità del vento. Nel caso delle località non compres Il flusso termico che attraversa le superfici esterne dell'edificio viene calcolato sulla base della differenza tra la temperatura operante dell'involucro edilizio e quella dell'aria esterna. Come periodo convenzio | |
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| Da: moschettone | 04/10/2011 20:36:49 |
| Ragazzi ho partecipato oggi alla selezione...l'ho trovato difficile soprattutto per quanto riguarda i diversi calcoli delle percentuali, si perdeva un sacco di tempo perche' in alcuni casi ti dovevi calcolare anche i totali! Cmq secondo voi un punteggio intorno al 45 potrebbe bastare? Io spero proprio di si altrimenti per me non credo ci sia speranza! | |
| Rispondi | |
| Da: moscone | 04/10/2011 20:37:17 |
| SECONDO ME E TROPPO ALTA.. MA KI HA 7.75 CON DIPLOMA ED ECCELLENTE, PUO SPERARE NELLA SECONDA ALIQUOTA, O NELL' AUMENTO DEI POSTI SE NON CE LA FA NEI 1600... DOPO ESSERE STATO IDONEO OVVIAMENTE???RISPONDETE PERSONE SERIE | |
| Rispondi | |
| Da: moschino | 04/10/2011 20:38:14 |
| provate a vedere nell'albo Marche...interrogate i titolari di fascia C..........COME MAI C'E' QUALCUNO CHE RISULTA TITOLARE, PUR ESSENDO ASSEGNATO IN ALTRA REGIONE? Controllate la graduatoria e le assegnazioni!!! | |
| Rispondi | |
| Da: care mosche... | 04/10/2011 23:03:04 |
| perchè non andate a "scrivere" in un forum più coerente con la vostra problematica? | |
| Rispondi | |
| Da: wudcoc | 05/10/2011 07:44:12 |
| Dunque... spiego a chi non avesse capito perchè è in atto un boicottaggio del forum. Alla Scuola sono stati commessi fatti di RILEVANZA PENALE!!!!! Alcuni loschi figuri, indegni di indossare una divisa di un Corpo dello Stato, Hanno messo l'attack sui moschettoni che reggono la bandiera! Hanno commesso vilipendio durante una cerimonia solenne! Ho sentito anche parlare di gente assente che invece risulta presente grazie a firme false!!!!! Chi è assente è responsabile di TRUFFA AI DANNI DELLO STATO!!! Chi ha firmato per i colleghi assenti, oltre che FAVOREGGIAMENTO E CONCORSO nella truffa, è pure responsabile di falso!!! Ma vi rendete conto?????? E chi è che deve vigilare???? I tutor o qualcun altro???? Ci vuole tanto a verificare, al di là del foglio firme, se i presenti ci sono tutti???? Non si vedono i vuoti in aula?????? C'è la culpa in vigilando????? CHIEDO: QUALCUNO HA PRESO I PROVVEDIMENTI PREVISTI DALLA LEGGE? | |
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| Da: .....X | 05/10/2011 08:18:54 |
| Prendi te i provvedimenti del caso se reputi e smettila di boicottare, sei capace solo di questo.... Ti piace vincere facile??? Come sempre dimostriamo di essere dei bimbetti viziati invece di assumerci le responsabilità , quando finirà questa pagliacciata??? I colpevoli come hanno scritto si son resi conto che hanno sbagliato, quanto la devi far lunga te..... | |
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| Da: familiare | 05/10/2011 13:30:59 |
| si, hanno sbagliato e se ne sono resi conto, ma credo che sia anche giusto che qualcuno ogni tanto paghi. non si può far passare sempre ogni angheria e ogni malefatta sotto silenzio. soprattutto in un Corpo di polizia. quando parli di bimbetti viziati che non si assumono le loro responsabilità , dovresti riferirti proprio a loro e a chi li copre, non a chi vedendo l'ingiustizia e l'arroganza impunita continua insistentemente a postare sempre lo stesso messaggio. se poi come sembra ci sono dei reati, in una scuola di polizia qualcuno avrà il dovere di provvedere, o no? | |
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