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commissario forestale prove scritte
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| Da: In un pozzo poco cupo | 12/10/2011 18:13:37 |
In un pozzo poco cupo si specchiò una volta un lupo, che nel poco cupo pozzo andò a battere di cozzo con un cupo tonfo fioco da smaltire a poco a poco e credette di azzannare un feroce suo compare; ma rimase brutto e cupo il feroce sciocco lupo.. | |
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| Da: Che settimanaaaa | 12/10/2011 20:03:41 |
| Sempre peggio.... | |
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| Da: L''arcivescovo di Costantinopoli | 12/10/2011 20:26:24 |
| Se l'Arcivescovo di Costantinopoli si disarcivescoviscostantinopolizzasse, vi disarcivescoviscostantinopolizzereste anche voi? | |
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| Da: Dormi, dormi | 12/10/2011 20:26:59 |
| Dormi, dormi bel bambino vien dal monte un uccellino. Una stella vien dal mare, sul tuo capo vuol brillare, ti racconta cose belle imparate fra le stelle. | |
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| Da: Piumadoro e Piombofino | 12/10/2011 20:28:04 |
| I Piumadoro era orfana e viveva col nonno nella capanna del bosco. Il nonno era carbonaio ed essa lo aiutava nel raccattar fascine e nel far carbone. La bimba cresceva buona, amata dalle amiche e dalle vecchiette degli altri casolari, e bella, bella come una regina. Un giorno di primavera vide sui garofani della sua finestra una farfalla candida e la chiuse tra le dita. - Lasciami andare, per pietà!... Piumadoro la lasciò andare. - Grazie, bella bambina; come ti chiami? - Piumadoro. - Io mi chiamo Pieride del Biancospino. Vado a disporre i miei bruchi in terra lontana. Un giorno forse ti ricompenserò. E la farfalla volò via. Un altro giorno Piumadoro ghermì, a mezzo il sentiero, un bel soffione niveo trasportato dal vento, e già stava lacerandone la seta leggera. - Lasciami andare, per pietà!... Piumadoro lo lasciò andare. - Grazie, bella bambina. Come ti chiami? - Piumadoro. - Grazie, Piumadoro. Io mi chiamo Achenio del Cardo. Vado a deporre i miei semi in terra lontana. Un giorno forse ti ricompenserò. E il soffione volò via. Un altro giorno Piumadoro ghermì nel cuore d'una rosa uno scarabeo di smeraldo. - Lasciami andare, per pietà! Piumadoro lo lasciò andare. - Grazie, bella bambina. Come ti chiami? - Piumadoro. - Grazie, Piumadoro. Io mi chiamo Cetonia Dorata. Cerco le rose di terra lontana. Un giorno forse ti ricompenserò. E la cetonia volò via. II Sui quattordici anni avvenne a Piumadoro una cosa strana. Perdeva di peso. Restava pur sempre la bella bimba bionda e fiorente, ma s'alleggeriva ogni giorno di più. Sulle prime non se ne dette pensiero. La divertiva, anzi, l'abbandonarsi dai rami degli alberi altissimi e scender giù, lenta, lenta, lenta, come un foglio di carta. E cantava: Non altre adoro - che Piumadoro... Oh! Piumadoro, bella bambina - sarai Regina. Ma col tempo divenne così leggera che il nonno dovette appenderle alla gonna quattro pietre perché il vento non se la portasse via. Poi nemmeno le pietre bastarono più e il nonno dovette rinchiuderla in casa. - Piumadoro, povera bimba mia, qui si tratta di un malefizio! E il vecchio sospirava. E Piumadoro s'annoiava, così rinchiusa. - Soffiami, nonno! E il vecchio, per divertirla, la soffiava in alto per la stanza. Piumadoro saliva e scendeva, lenta come una piuma. Non altre adoro - che Piumadoro... Oh! Piumadoro, bella bambina - sarai Regina. - Soffiami, nonno! E il vecchio soffiava forte e Piumadoro saliva leggera fino alle travi del soffitto. Oh! Piumadoro, bella bambina - sarai Regina. - Piumadoro, che cosa canti? - Non son io. È una voce che canta in me. Piumadoro sentiva, infatti, ripetere le parole da una voce dolce e lontanissima. E il vecchio soffiava e sospirava: - Piumadoro, povera bimba mia, qui si tratta di un malefizio!... III Un mattino Piumadoro si svegliò più leggera e più annoiata del consueto. Ma il vecchietto non rispondeva. - Soffiami, nonno! Piumadoro s'avvicinò al letto del nonno. Il nonno era morto. Piumadoro pianse. Pianse tre giorni e tre notti. All'alba del quarto giorno volle chiamar gente. Ma socchiuse appena l'uscio di casa che il vento se la ghermì, se la portò in alto, in alto, come una bolla di sapone... Piumadoro gettò un grido e chiuse gli occhi. Osò riaprirli a poco a poco, e guardare in giù, attraverso la sua gran capigliatura disciolta. Volava ad un'altezza vertiginosa. Sotto di lei passavano le campagne verdi, i fiumi d'argento, le foreste cupe, le città, le torri, le abazie minuscole come giocattoli... Piumadoro richiuse gli occhi per lo spavento, si avvolse, si adagiò nei suoi capelli immensi come nella coltre del suo letto e si lasciò trasportare. - Piumadoro, coraggio! Aprì gli occhi. Erano la farfalla, la cetonia ed il soffione. - Il vento ci porta con te, Piumadoro. Ti seguiremo e ti aiuteremo nel tuo destino. Piumadoro si sentì rinascere. - Grazie, amici miei. Non altre adoro - che Piumadoro... Oh! Piumadoro, bella bambina - sarai Regina. - Chi è che mi canta all'orecchio, da tanto tempo? - Lo saprai verso sera, Piumadoro, quando giungeremo dalla Fata dell'Adolescenza. Piumadoro, la farfalla, la cetonia ed il soffione proseguirono il viaggio, trasportati dal vento. IV Verso sera giunsero dalla Fata dell'Adolescenza. Entrarono per la finestra aperta. La buona Fata li accolse benevolmente. Prese Piumadoro per mano, attraversarono stanze immense e corridoi senza fine, poi la Fata tolse da un cofano d'oro uno specchio rotondo. - Guarda qui dentro. Piumadoro guardò. Vide un giardino meraviglioso, palmizi e alberi tropicali e fiori mai più visti. E nel giardino un giovinetto stava su di un carro d'oro che cinquecento coppie di buoi trascinavano a fatica. E cantava: Oh! Piumadoro, bella bambina - sarai Regina. - Quegli che vedi è Piombofino, il Reuccio delle Isole Fortunate, ed è quegli che ti chiama da tanto tempo con la sua canzone. È vittima d'una malìa opposta alla tua. Cinquecento coppie di buoi lo trascinano a stento. Diventa sempre più pesante. Il malefizio sarà rotto nell'istante che vi darete il primo bacio. La visione disparve e la buona Fata diede a Piumadoro tre chicchi di grano. - Prima di giungere alle Isole Fortunate il vento ti farà passare sopra tre castelli. In ogni castello ti apparirà una fata maligna che cercherà di attirarti con la minaccia o con la lusinga. Tu lascerai cadere ogni volta uno di questi chicchi. Piumadoro ringraziò la Fata, uscì dalla finestra coi suoi compagni e riprese il viaggio, trasportata dal vento. V Giunsero verso sera in vista del primo castello. Sulle torri apparve la Fata Variopinta e fece un cenno con le mani. Piumadoro si sentì attrarre da una forza misteriosa e cominciò a discendere lentamente. Le parve distinguere nei giardini volti di persone conosciute e sorridenti: le compagne e le vecchiette del bosco natìo, il nonno che la salutava. Ma la cetonia le ricordò l'avvertimento della Fata dell'Adolescenza e Piumadoro lasciò cadere un chicco di grano. Le persone sorridenti si cangiarono subitamente in demoni e in fattucchiere coronate di serpi sibilanti. Piumadoro si risollevò in alto con i suoi compagni, e capì che quello era il Castello della Menzogna e che il chicco gettato era il grano della Prudenza. Viaggiarono due altri giorni. Giunsero verso sera in vista del secondo castello. Era un castello color di fiele, striato di sanguigno. Sulle torri la Fata Verde si agitava furibonda. Una turba di persone livide accennava tra i merli e dai cortili, minacciosamente. Piumadoro cominciò a discendere, attratta dalla forza misteriosa. Terrorizzata lasciò cadere il secondo chicco. Appena il grano toccò terra il castello si fece d'oro, la Fata e gli ospiti apparvero benigni e sorridenti, salutando Piumadoro con le mani protese. Questa si risollevò e riprese il cammino trasportata dal vento; e capì che quello era il grano della Bontà. Viaggia, viaggia, giunsero due giorni dopo al terzo castello. Era un castello meraviglioso, fatto d'oro e di pietre preziose. La Fata Azzurra apparve sulle torri, accennando benevolmente verso Piumadoro. Piumadoro si sentì attrarre dalla forza invisibile. Avvicinandosi a terra udiva un confuso clamore di risa, di canti, di musiche; distingueva nei giardini immensi gruppi di dame e di cavalieri scintillanti, intesi a banchetti, a balli, a giostre, a teatri. Piumadoro, abbagliata, già stava per scendere, ma la cetonia le ricordò l'ammonimento della Fata dell'Adolescenza, ed ella lasciò cadere, a malincuore, il terzo chicco di grano. Appena questo toccò terra, il castello si cangiò in una spelonca, la Fata Azzurra in una megera spaventosa e le dame e i cavalieri in poveri cenciosi e disperati che correvano piangendo tra sassi e roveti. Piumadoro, sollevandosi d'un balzo nell'aria, capì che quello era il Castello dei Desideri e che il chicco gettato era il grano della Saggezza. Proseguì la via, trasportata dal vento. La pieride, la cetonia ed il soffione la seguivano fedeli, chiamando a raccolta tutti i compagni che incontravano per via. Così che Piumadoro ebbe ben presto un corteo di farfalle variopinte, una nube di soffioni candidi e una falange abbagliante di cetonie smeraldine. Viaggia, viaggia, viaggia, la terra finì, e Piumadoro, guardando giù, vide una distesa azzurra ed infinita. Era il mare. Il vento si calmava e Piumadoro scendeva talvolta fino a sfiorare con la chioma le spume candide. E gettava un grido. Ma le diecimila farfalle e le diecimila cetonie la risollevavano in alto, col fremito delle loro piccole ali. Viaggiarono così sette giorni. All'alba dell'ottavo giorno apparvero sull'orizzonte i minareti d'oro e gli alti palmizi delle Isole Fortunate. VI Nella Reggia si era disperati. Il Reuccio Piombofino aveva sfondato col suo peso la sala del Gran Consiglio e stava immerso fino alla cintola nel pavimento a mosaico. Biondo, con gli occhi azzurri, tutto vestito di velluto rosso, Piombofino era bello come un dio, ma la malìa si faceva ogni giorno più perversa. Ormai il peso del giovinetto era tale che tutti i buoi del Regno non bastavano a smuoverlo d'un dito. Medici, sortiere, chiromanti, negromanti, alchimisti erano stati chiamati inutilmente intorno all'erede incantato. Non altre adoro - che Piumadoro... Oh! Piumadoro, bella bambina - sarai Regina. E Piombofino affondava sempre più, come un mortaio di bronzo nella sabbia del mare. Un mago aveva predetto che tutto era inutile, se l'aiuto non veniva dall'incrociarsi di certe stelle benigne. La Regina correva ogni momento alla finestra e consultava a voce alta gli astrologhi delle torri. - Mastro Simone! Che vedi, che vedi all'orizzonte? - Nulla, Maestà... La Flotta Cristianissima che torna di Terra Santa. E Piombofino affondava sempre. - Mastro Simone, che vedi?... - Nulla, Maestà... Uno stormo d'aironi migratori... - Mastro Simone, che vedi?... - Nulla, Maestà... Una galea veneziana carica d'avorio. Il Re, la Regina, i ministri, le dame erano disperati. Piombofino emergeva ormai con la testa soltanto; e affondava cantando: Oh! Piumadoro, bella bambina - sarai Regina. S'udì, a un tratto, la voce di mastro Simone: - Maestà!... Una stella cometa all'orizzonte! Una stella che splende in pieno meriggio! Tutti accorsero alla finestra, ma prima ancora la gran vetrata di fondo s'aprì per incanto e Piumadoro apparve col suo seguito alla Corte sbigottita, I soffioni le avevano tessuta una veste di velo, le farfalle l'avevano colorata di gemme. Le diecimila cetonie, cambiate in diecimila paggetti vestiti di smeraldo, fecero ala alla giovinetta che entrò sorridendo, bella e maestosa come una dea. Piombofino, ricevuto il primo bacio di lei, si riebbe come da un sogno, e balzò in piedi libero e sfatato, tra le grida di gioia della Corte esultante. Furono imbandite feste mai più viste. E otto giorni dopo Piumadoro la carbonaia sposava il Reuccio delle Isole Fortunate. | |
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| Da: Sezioni di PG: firmato il Decreto Interministerial | 12/10/2011 20:30:14 |
| Nella giornata odierna sono finalmente state rese note diverse notizie sulla tanto attesa emanazione del Decreto Interministeriale relativo alle sezioni di Polizia Giudiziaria del Corpo forestale dello Stato presso le Procure. Il responsabile dell'Urs, Ing. Martinelli, ha reso noto infatti che è stato firmato ed inviato al Capo di Gabinetto del Ministro il Decreto citato e che il prossimo 15 ottobre sarà ufficialmente disponibile sul B.U. del Ministero di Grazia e Giustizia, che vedrà l'individuazione puntuale delle Procure presso le quali saranno istituite le sezioni stesse (su tutto il territorio nazionale, ad esclusione della Valle d'Aosta e del Trentino alto Adige). Nell'individuazione di tali sedi, ci è stato spiegato che tra i criteri adottati, si è tenuto conto delle Procure presso le quali attualmente risulta già applicato personale del CFS. Diverse sono state le anticipazioni sul testo redatto: innanzitutto è stato specificato che il contingente di personale da inviare presso le sezioni di p.g. sarà pari complessivamente a 265 unità (all'attualità sono circa 160 unità), di cui 156 Ufficiali di p.g. e 109 Agenti di p.g.. Inoltre sono stati brevemente accennate le modalità di "arruolamento" del personale da assegnare, ovvero per ogni Procura sarà effettuato un appello i cui nominativi dei partecipanti saranno direttamente inoltrati dall'Amministrazione alle Procure interessate, che, sulla scorta di proprie determinazioni, provvederà alla scelta dei candidati. Inoltre, vista la cessazione prevista per tutti gli attuali applicati presso le Procure per il giorno 31/12/2011, gli appelli di cui sopra, dovranno per forza di cose essere emanati entro tale data, al fine di garantire il proseguimento dell'attività presso le Procure, secondo i nuovi dettami del Decreto citato, dal 1° gennaio 2012 in poi. | |
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| Da: effettivamente | 13/10/2011 08:54:05 |
| questa settimana non sanno proprio cosa farci fare... perchè allora due anni??E non credo che la prossima sarà diversa, per non parlare del resto dell'anno. | |
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| Da: familiare | 13/10/2011 09:55:07 |
| vorrei cortesemente sapere se i familiari possono partecipare alla festa del corpo, anche se è prevista la presenza del premier.prego datemi risposte certe. | |
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| Da: corsista | 13/10/2011 11:45:45 |
| se viene LUI, NO! | |
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| Da: benzina | 13/10/2011 12:47:59 |
| POLIZIA: SINDACATI IN PIAZZA IL 18, IL GOVERNO HA FALLITO SISTEMA AL COLLASSO, CHIEDIAMO DONAZIONE A CITTADINI PER BENZINA (ANSA) - ROMA, 12 OTT - Un sistema ormai 'al collasso' per colpa di un governo 'che si era presentato come quello della sicurezza ma che in realta' ha fallito a 360 gradi'. I sindacati del comparto tornano in piazza contro i tagli del governo e stavolta lo fanno con una provocazione: farsi dare dai cittadini i soldi per mettere la benzina alle volanti. L'appuntamento e' per il 18 ottobre davanti ai palazzi del potere - Senato, Camera, palazzo Chigi - e in decine di citta' per denunciare 'la paralisi del sistema sicurezza': tre anni di annunci e tagli continui - dice il segretario del Siulp, Felice Romano - ci hanno portato oggi a non avere piu' il controllo del territorio'. Agenti, guardie penitenziarie, vigili del fuoco e forestali porteranno in piazza dei bidoni di benzina per lanciare una provocazione: un fac simile di un'obbligazione 'per la sicurezza, la legalita' e lo sviluppo di questo paese' da consegnare ai cittadini che effettueranno una donazione sul fondo assistenza del ministero dell'Interno, finalizzata all'acquisto di carburante. 'Solo cosi' - dice Romano - potremmo continuare a far camminare le volanti'. Il fronte sindacale che scendera' in piazza e' ampio ed e' composto dai sindacati di polizia Siulp, Sap, Ugl, Consap, da quelli della polizia penitenziaria Sappe, Uil, Fns Cisl, Ugl, da quelli della forestale Sapaf, Ugl, Fesifo, Fns Cisl, Uil e da quelli dei vigili del fuoco Fns Cisl, Uil, Conapo e Ugl: tutti uniti per denunciare un governo che, secondo loro, ha fallito. 'Questo esecutivo - sintetizza il segretario del Sap Nicola Tanzi - ha lavorato soltanto sulla sicurezza percepita ma si e' dimenticato quella reale, che e' poi quella che interessa i cittadini' spendendo milioni di euro per 'pagliacciate' come la mini naja e le 'passeggiate cittadine dei poliziotti per accompagnare i militari'. 'Noi non ci stiamo a questa resa incondizionata del governo, scendiamo in piazza per non assumerci la corresponsabilita' del collasso del sistema sicurezza'. Oltre alle proteste, i sindacati rilanciano la proposta del Sap di unificazione e razionalizzazione delle forze di polizia. Uno 'spreco', dice Tanzi che, se eliminato, consentirebbe un recupero di risorse di circa 4-5 miliardi l'anno. (ANSA) GUI 12-OTT-11 17:05 NNNN | |
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| Da: x familiare... | 13/10/2011 12:49:54 |
| ad oggi: NO. | |
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| Da: x familiare | 13/10/2011 14:18:55 |
| ...sempre che non cada il governo nel frattempo! | |
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| Da: Csre Ptrn | 13/10/2011 14:45:06 |
| Silvio Berlusconi (Milano, 29 settembre 1936) è un politico e imprenditore italiano, detto "il Cavaliere" in ragione dell'onorificenza di Cavaliere del Lavoro conferitagli nel 1977. Dall'8 maggio 2008 è il Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana, al suo quarto incarico. Secondo la rivista americana Forbes, nel 2011 Silvio Berlusconi è il terzo uomo più ricco d'Italia e il 118º più ricco del mondo, con un patrimonio stimato in 7,8 miliardi di dollari USA. Ha iniziato la sua attività imprenditoriale nel campo dell'edilizia. Nel 1975 ha fondato la società finanziaria Fininvest e nel 1993 la società di produzione multimediale Mediaset. Nell'ottobre 1993 ha lanciato il movimento politico di centro-destra Forza Italia, strutturatosi nel gennaio successivo e confluito nel 2008 ne Il Popolo della Libertà. Da uomo politico siede alla Camera dei Deputati dal 1994, anno della sua prima elezione. Ha ottenuto quattro incarichi da presidente del Consiglio: il primo nella XII legislatura (1994), due consecutivi nella XIV (2001-2005 e 2005-2006);[5] ed infine nella XVI (2008). Complessivamente Silvio Berlusconi detiene il record di durata in carica come presidente del Consiglio dell'Italia repubblicana e ha presieduto il gabinetto di governo più longevo della Repubblica Italiana (Berlusconi II)[6]. È, inoltre, il terzo politico italiano per durata complessiva al governo, dal 1861 ad oggi (preceduto solo da Benito Mussolini e Giovanni Giolitti). Silvio Berlusconi è stato imputato in oltre venti procedimenti giudiziari, nessuno dei quali si è concluso con una sentenza definitiva di condanna, per via di assoluzioni, depenalizzazione dei reati contestati e prescrizioni. | |
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| Da: X familiare | 13/10/2011 16:54:15 |
| Qualcuno può partecipare, informatevi bene o magari il vostro lui o lei non ti ci vuole? | |
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| Da: x familiare | 13/10/2011 18:20:16 |
| Dipende se sei uomo o donna e in questo caso se sei gnocca o cesso, ventenne o quarantenne, Silvio si è raccomandato di selezionare gli ospiti! | |
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| Da: fiabe cinesi | 13/10/2011 19:00:49 |
| All'indomani della separazione tra il cielo e la terra, vivevano nel firmamento nove draghi giganteschi che venivano sovente a divertirsi tra le nuvole multicolori. Quando questi nei loro giochi si avvicinavano alla terra, tutto ciò che la copriva si disegnava sotto i loro occhi: le montagne, i fiumi, gli alberi, le piante, gli animaliâ Un giorno, furono affascinati da una gemma che sulla terra brillava di tutti i suoi bagliori ora rossi, ora verdi, ora violetti. Come era magnifica! La natura aveva voluto che i draghi avessero un debole per le pietre preziose, e così si precipitarono facendo a gara su questo tesoro per appropriarsene. Ma, cosa strana, la pietra che vedevano così bene dal cielo, scomparve al loro arrivo sulla Terra, sommersa nell'immensa foresta. Non volendo ritornare a mani vuote, i draghi restarono per continuare le loro ricerche. Il tempo passava senza che se ne accorgessero, e a forza di persistere nella ricerca di questo gioiello, finirono per metamorfizzarsi nel fiume Lancang. È per questo motivo che questo fiume si chiama anche il Fiume dei Nove Draghi. A fianco del Fiume dei Nove Draghi si ergeva un enorme picco chiamato Picco Dorato, ai piedi del quale c'era una grotta estremamente profonda, detta Grotta della Roccia d'Oro. Essendo questo un luogo spazioso e luminoso, i draghi decisero di trasformarlo in un palazzo e di istallarvisi. Parecchi anni più tardi uno di loro, il Re dei Draghi bianchi, mise al mondo una bambina. Questa, molto sincera, vivace e graziosa, aveva la pelle così bianca e fresca come quella delle radici di loto e gli occhi brillanti come delle perle. All'età di sedici anni la figlia dei draghi, annoiata di vivere sempre nel palazzo sotto il fiume, usciva sovente dalle acque per giocare. Un giorno, salita in superficie, scoprì lungo le rive dei ciottoli bianchi, delle sensitive verdeggianti, dei fiori rossi e degli alberi dai frutti color arancio. Ella si divertiva così tanto che si dimenticò che doveva tornare indietro. Dapprima, si divertì un mondo lungo il fiume, poi, desiderosa d'andare vedere altrove, giunse, seguendo un sentiero sinuoso, in cima ad una montagna a nord del fiume. Oltre la montagna scoprì una pianura verdeggiante coperta da palme, da bambù nani e da piante di areca molto slanciate. Estasiata, la figlia dei draghi continuò ad avanzare. Arrivata davanti alla pianura, vide degli uomini che tiravano dei buoi per arare, delle donne trapiantare del riso con dei cesti sulla schiena, dei bambini e dei bufali bagnarsi in uno stagno. Quanto la vita sulla terra era gioiosa e animata! A quella vista, presa da una grande passione per quel tipo esistenza, non ebbe più voglia di rientrare al Palazzo dei draghi. Proprio in quel momento, le si avvicinò un giovanotto dai che camminava su un sentiero tra i campi conducendo un bue. Aveva all'incirca vent'anni, ed era vestito con una giacca da contadino, con dei pantaloni voltati in su. Portava una fascia sulla testa e aveva le mani piene di fango. Vedendolo, la figlia dei draghi comprese immediatamente che era lavoratore ed onesto. E senza saperlo se ne innamorò. Gli andò incontro e chiese timidamente: - Fratello coltivatore, mi potresti dire il nome di questo luogo? Il ragazzo si fermò e rispose molto educatamente: - È la pianura Mengyang dei Dai. Da dove vieni, sorella? Perché sei tutta sola? La figlia dei draghi avrebbe ben voluto dirgli la verità ma per timore di non essere creduta, rispose in maniera sibillina: - Fratello coltivatore, abito vicino al fiume Lancang. Questa mattina, sono andata a cogliere delle verdure selvatiche nella montagna vicino al fiume. Là, mi sono perduta ed eccomi qui per casoâ Nel sentirla parlare in tale maniera, il ragazzo le disse affabilmente: - Vuoi venire a riposarti un po' a casa mia? Devi essere molto stanca. Casa mia, quella palafitta, è piccola ma comunque ci sono degli sgabelli per gli ospiti. La figlia dei draghi abbassò la testa, molto felice, e si lasciò condurre dal giovane. Il ragazzo si chiamava Yan Maoyang. I suoi genitori erano morti da molti anni. Senza fratelli, viveva solo in una piccola casa di bambù. Aveva lavorato come guardiano di buoi sin dall'infanzia e sapeva già arare la terra all'età di dieci anni. Era povero ma di grande bontà. Quando le persone avevano delle difficoltà, era sufficiente dire una sola parola perché lui andasse in loro aiuto. Tutti gli abitanti del villaggio lo trovavano molto simpatico. Parecchie donne molto premurose avevano da molto tempo l'intenzione di aiutarlo a fondare una famiglia. Ma non avevano ancora trovato la ragazza giusta. Il sole era già tramontato e gli uccelli sarebbe ben presto ritornati al loro nido. I paesani, stupiti di veder Yan Maoyang rientrare con una bella ragazza, andarono tutti sul balcone per guardarli. Il ragazzo era un po' infastidito ma per niente imbarazzato. «È naturale, si disse, condurre a casa qualcuno che si è smarrito, perché dovrei infastidirmi?» Rientrato a casa, Yan Manyang depose una catinella d'acqua sul balcone e chiese alla ragazza di lavarsi i piedi. Poi, dispose una tavola rotonda di striscioline di giunco sulla quale mise una ciotola di riso glutinoso, della zuppa di germogli di bambù e dei cetrioli salati. - Sorella smarrita, disse con tenerezza, avrai probabilmente fame dopo aver digiunato tutto il giorno, vieni subito a mangiare qualcosa! Vedendo che la giovane era arrossita e sembrava confusa, aggiunse: - Queste verdure selvatiche e la zuppa fredda non sono certamente molto appettite, ma il riso glutinoso, però, è buono, vieni ad assaggiarne! - Fratello coltivatore, come posso ringraziarti! Esclamò la figlia dei draghi. Era la prima volta che mangiava il cibo del mondo terrestre e lo trovava migliore di quello del Palazzo dei draghi. Finito di mangiare, era già buio. L'orfano si mise in agitazione. Cosa sarebbe accaduto se un uomo pieno di salute avesse dormito con una bella ragazza sotto lo stesso tetto? Ma la notte gli impediva di riaccompagnarla a casa. La figlia dei draghi era intelligente, e si era già accorta dell'angoscia del giovane. Pensando che era giunto il momento della verità, gli disse con franchezza e tenerezza: - Fratello coltivatore, scusami; in realtà io sono la figlia dei draghi e vivo nella Grotta della roccia d'oro del fiume Lancang. Il desiderio per la vita umana mi ha spinto a venire sino qui. Ti supplico di tenermi, diventerò volentieri tua moglie e ti coprirò di cure e tenerezza. A queste parole, Yan Maoyang fu costernato. Come era possibile che questa graziosa figliola fosse la figlia dei draghi del fiume Lancang? Scettico, egli la interrogò e rinterrogò per esserne certo. Ed ogni volta la giovane giurava di dire la verità. Yan Maoyang non insistette più. Che quello che diceva fosse vero o falso, egli decise di rispondere alla preghiera della ragazza. Così le disse sinceramente: - Figlia dei draghi, tu hai un'anima pura come una goccia d'acqua! Ma io sono un uomo molto povero. Hai pensato alle difficoltà alle quali andrai incontro se vivrai con me? - Se si ama veramente, rispose la figlia dei draghi, il più aspro dei frutti diventa dolce nella bocca degli innamorati. Essi procedettero alla cerimonia nuziale la sera stessa. L'indomani, a questa notizia, i paesani andarono a felicitarsi con dei fiori, del riso dell'ultimo raccolto e dello zucchero rosso in polvere. Vedendo che questi contadini erano tutti molto onesti e benevoli, la giovane sposa giunse le mani per esprimere loro i suoi ringraziamenti sinceri: - Mille volte grazie per avermi dato il diritto d'asilo nel vostro villaggio malgrado la mia bruttezza. A partire da oggi, se voi avrete delle difficoltà, io farò del mio meglio per aiutarvi. Queste parole colmarono di gioia i paesani che cominciarono ad esprimere i loro desideri: - Ebbene, figlia dei draghi, dacci più pioggia, il nostro villaggio non ha abbastanza risorse d'acqua, il trapianto del riso non si può fare senza la pioggia, implorò un vecchio. - E poi, proseguì una nonna, la gente di Mengyang non sa nuotare né condurre le zattere. Quando abbiamo bisogno di recarci in visita dai nostri parenti sull'altra riva del fiume, non potresti aiutarci ad attraversare il fiume? La nuova venuta acconsentì con gioia. Da allora, si dice, il tempo divenne molto favorevole per la risicoltura nel villaggio Mengyang. Quando la gente di Mengyang aveva voglia di andare al villaggio Jinghong, doveva solo gridare: «Sono del villaggio Mengyang, che la figlia dei draghi abbia la gentilezza di aiutarmi ad attraversare il fiume», perché apparisse un ponte sul fiume. Un anno più tardi, la figlia dei draghi era incinta. I paesani andavano sovente a trovarla a casa, augurandole di mettere al mondo un neonato paffuto senza difficoltà. Ma proprio in quel periodo accadde qualcosa di catastrofico. Con lo scopo di farsi costruire un altro palazzo, il nuovo capo del villaggio Jinghong ordinò a tutti gli uomini del villaggio di andare ad abbattere il legname necessario sulle montagne. Un mese dopo, essi ne avevano già raccolto la quantità necessaria. Ma al momento di attraversare il fiume, le zattere di bambù furono rovesciate dalle onde e tutto il carico di legname cadde nel fiume Lancang. I battellieri, diverse migliaia, si adoperarono per recuperare tutto quel legno per novantanove giorni, ma fu tutta fatica inutile. Come fare? Il capo del villaggio Jinghong era molto inquieto, quando un uomo molto intelligente andò a suggerirgli una soluzione: - Mio signore, gli disse, io mi reco sovente al villaggio Mengyang per rendere visita a dei parenti. Ho saputo che là un giovanotto ha sposato la figlia dei draghi. Se si chiedesse aiuto a quest'uomo, forse si ritroverebbe facilmente il legno perso nel fiume. A queste parole, il capo fece chiamare immediatamente Yan Maoyang. Costui era un uomo di cuore. Era sempre disponibile. Ma questa volta egli esitò, poiché sua moglie era incinta di nove mesi e avrebbe ben presto partorito. Ma il messaggero lo implorò tanto e ancor di più: - Se noi non possiamo recuperare il legname, il capo del nostro villaggio ci farà picchiare sino alla morte. Abbiate pietà di noi e aiutateci a venirne fuori. La figlia dei draghi si commosse e disse a suo marito: - Va', mio caro sposo. Aiutare gli altri a superare le difficoltà è nostro dovere. I paesani si occuperanno di me, stai tranquillo! Le parole della sua sposa lo rassicurarono e così si recò a Jinghong accompagnato da colui che aveva chiesto aiuto. Dopo la partenza di suo marito, la figlia dei draghi andò furtivamente sulle rive del piccolo fiume del villaggio Mengyang. Là, ella pregò il genio del fiume di dire al Re dei draghi di aiutare suo marito a recuperare il legname caduto, il più presto possibile. Il Re dei draghi del fiume Lancang, per far piacere a sua figlia, inviò immediatamente numerosi pesci e gamberi ad assistere Yan Maoyang nel ripescaggio. In meno di mezza giornata, essi riuscirono a tirare fuori dall'acqua più di un migliaio di tronchi d'albero. La gente di Jinghong ne era stupefatta. «Oh, diceva, è miracoloso! Solamente il genero del Re dei draghi è capace di fare questo!» Ma qualcuno ne aveva fatto partecipe il capo del villaggio Jinghong. Convinto dei talenti di Yan Maoyang, questi riconobbe che nessuno a Jinghong era capace quanto il giovane. Ma proprio in quel momento, un uomo gli mormorò all'orecchio: - Mio rispettabile maestro, il giorno della vostra morte è vicino! Il capo spalancò gli occhi e chiese: - Cosa succede? Qualcuno cerca di uccidermi? L'uomo rispose con astuzia: - Non ora, ma bisogna stare all'erta! Riflettete bene, Yan Maoyang è mille volte più forte di voi, se avesse l'intenzione di diventare, al posto vostro, il capo del villaggio Jinghong, sareste in grado di misurarvi con lui? - Allora cosa bisogna fare, secondo te? Chiese il capo con un tono ansioso. - La cosa migliore sarebbe quella di ucciderlo prima che egli sospetti qualcosa, rispose l'uomo estraendo la propria sciabola. Il capo scosse la testa, vedendo pagato con l'ingratitudine il suo benefattore. Ma subito gli balenò un'altra idea per la testa: «il capo del villaggio Jinghong deve essere un uomo del posto, non bisogna cedere questa carica ad un uomo del villaggio Mengyang. Sarà meglio agire per primo». Fece allora arrestare Yan Maoyang con l'intento di trascinarlo nella foresta per decapitarlo. A questa notizia, la gente del villaggio Jinghong che abitava lungo il cammino dove doveva passare il condannato andò ad intercedere in suo favore e a dissuadere il loro capo dall'agire alla leggera. Ma costui non non sentiva da questo orecchio e tranciò la testa di Yan Maoyang con un colpo di sciabola. Avendo appreso della morte di suo marito, la figlia dei draghi cadde in deliquio. Grazie alle cure dei paesani, ella ritornò poco a poco in sé. Nella sua collera, disse: - Non credevo che esistessero a questo mondo degli uomini così malvagi. Mio marito ha avuto la bontà di andare ad aiutarli. Ma invece di essergli riconoscenti, essi l'hanno ucciso, io non glielo perdonerò! La notte stessa, la giovane ritornò nel Palazzo dei draghi per far partecipe del suo dolore il Re dei draghi bianchi. Questi, preso dal furore, ordinò immediatamente ai soldati dei gamberi di gettare grosse pietre nel fiume Lancang. Subito le acque del fiume iniziarono a scorrere a ritroso e, in un niente, inondarono Jinghong e le sue risaie. Il capo e gli abitanti trovarono scampo sulla sommità delle montagne dove si nutrirono di foglie d'alberi e di frutti selvatici. - Perché le acque del fiume salgono così in fretta, visto che non è caduta una sola goccia di pioggia? S'interrogò il capo del villaggio Jinghong che dava per scontato che la cosa sarebbe stata di breve durata. Ma trascorsero otto o nove giorni senza che si avesse alcun segno di decrescita. I sinistrati avevano mangiato tutte le foglie degli alberi e i frutti selvatici e ora rischiavano di morire di fame. Allora un vecchio disse al responsabile: - Hai avuto torto ad uccidere il bravo giovane che ci ha aiutati a ripescare il legname. Ti rendi conto che è la tua cattiveria che ha provocato la collera della figlia dei draghi ed è indirettamente la causa di questa apocalisse! La sola via d'uscita che ti permette di sopravvivere è quella di andare a riconoscere i tuoi crimini davanti alla figlia dei draghi. Il capo comprese solo allora le cause di quella catastrofe. Rimpianse molto la sua imprudenza e fece fare una zattera di bambù che lo conducesse verso le montagne sull'altra riva in compagnia dei suoi consiglieri. Là, scesi dalla zattera, si recarono a piedi del villaggio Mengyang per domandare perdono alla giovane vedova: - Figlia dei draghi, disse il capo del villaggio Jinghong, la nebbia ha ostruito la mia vista, quanto me ne voglio d'aver ucciso tuo marito su istigazione di cattivi consiglieri. Uccidimi se vuoi, ma ti supplico di non annegare gli abitanti del villaggio Jinghong. La figlia dei draghi gli lanciò uno sguardo furioso, gli rimproverò la sua ingratitudine e gli chiese di rendergli suo marito. Incapace di assolvere a tale richiesta, il capo non sapeva che implorare la clemenza. Fu soltanto dopo aver lungamente pianto che la figlia dei draghi si calmò. Allora il capo le disse: - Figlia dei draghi, se tu ci perdoni e lasci gli abitanti del mio villaggio vivere tranquillamente, noi saremo felici di nutrirti di generazione in generazione. La figlia dei draghi, nonostante la sua tristezza e la sua indignazione, non se la sentiva di annegare tutti gli abitanti del villaggio Jinghong. Così acconsentì. La sera stessa, essa ritornò nel Palazzo dei draghi per domandare al Re dei draghi di far togliere lo sbarramento di pietre dal fiume. La mattina del giorno dopo, le acque del fiume avevano ripreso il loro corso normale, i villaggi e i campi emersero nuovamente dall'immensità delle acque. Da allora, per esprimere la loro riconoscenza, la gente del villaggio Jinghong considerano la figlia dei draghi come il genio del loro villaggio e vanno a venerarla ogni anno lungo le rive del fiume. Si narra anche che, poco dopo il suo ritorno al Palazzo dei draghi, la figlia dei draghi avesse partorito un bel neonato. E poiché durante la maternità ella aveva avuto bisogno di uova, quando la gente va a renderle omaggio le porta come offerta centoventi uova di differenti colori. | |
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| Da: fiabe cinesi | 13/10/2011 19:01:31 |
| Il cavallo e il fiume (una favola cinese, della Cina) Un cavallino viveva nella stalla con la madre e non era mai uscito di casa, né si era mai allontanato dal suo fianco protettivo. Un giorno la madre gli disse: "E' ora che tu esca e che impari a fare piccole commissioni per me. Porta questo sacchetto di grano al mulino!" Con il sacco sulla groppa, contento di rendersi utile, il puledro si mise a galoppare verso il mulino. Ma dopo un po' incontrò sul suo cammino un fiume gonfio d'acqua che fluiva gorgogliando. "Che cosa devo fare? Potrò attraversare?" Si fermò incerto sulla riva. Non sapeva a chi chiedere consiglio. Si guardò intorno e vide un vecchio bue che brucava lì accanto. Il cavallino si avvicinò e gli chiese: "Zio, posso attraversare il fiume?" "Certo, l'acqua non è profonda, mi arriva appena a ginocchio, vai tranquillo". Il cavallino si mise a galoppare verso il fiume, ma quando stava proprio sulla riva in procinto di attraversare, uno scoiattolo gli si avvicinò saltellando e gli disse tutto agitato: "Non passare, non passare! È pericoloso, rischi di annegare!" "Ma il fiume è così profondo?" Chiese il cavallino confuso. "Certo, un amico ieri è annegato" raccontò lo scoiattolo con voce mesta. Il cavallino non sapeva più a chi credere e decise di tornare a casa per chiedere consiglio alla madre. "Sono tornato perché l'acqua è molto profonda" disse imbarazzato "non posso attraversare il fiume". "Sei sicuro? Io penso invece che l'acqua sia poco profonda"replicò la madre. "E' quello che mi ha detto il vecchio bue, ma lo scoiattolo insiste nel dire che il fiume è pericoloso e che ieri è annegato un suo amico". "Allora l'acqua è profonda o poco profonda? Prova a pensarci con la tua testa". "Veramente non ci ho pensato". "Figlio mio, non devi ascoltare i consigli senza riflettere con la tua testa. Puoi arrivarci da solo. Il bue è grande e grosso e pensa naturalmente che il fiume sia poco profondo, mentre lo scoiattolo è così piccolo che può annegare anche in una pozzanghera e pensa che sia molto profondo". Dopo aver ascoltato le parole della madre, il cavallino si mise a galoppare verso il fiume sicuro di sé. Quando lo scoiattolo lo vide con le zampe ormai dentro il fiume gli gridò: "Allora hai deciso di annegare?" "Voglio provare ad attraversare". E il cavallino scoprì che l'acqua del fiume non era né poco profonda come aveva detto il bue, né troppo profonda come aveva detto lo scoiattolo. | |
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| Da: fiabe cinesi | 13/10/2011 19:02:54 |
| Fiabe e leggende cinesi: Yin e Yang Yin e Yang (una favola cinese, racconto e leggenda della Cina) Chang E e suo marito Hou Yi, il prodigioso arciere, vivevano durante il regno del leggendario imperatore Yao (2000 a.C. circa). Hou Yi era un valente membro della Guardia Imperiale che maneggiava un arco magico e scoccava frecce magiche. Un giorno nel cielo apparvero dieci soli. La gente sulla terra non riusciva più sopportare il caldo e la siccità che ormai continuavano da diversi anni. L'imperatore decise allora di chiamare Hou Yi ordinandogli di tirare ai soli in soprannumero per eliminarli dal cielo e soccorrere così la popolazione. Facendo uso della sua abilità, Hou Yi ne abbattè nove lasciandone solo uno. La sua fama si diffuse, allora, fino giungere alla Regina Madre d'Occidente (Xi Wang Mu) nei lontani Monti Kunlun. Essa lo convocò al suo palazzo per ricompensarlo con la pillola dell'immortalità, ma avvertendolo così: "Non devi mangiare la pillola immediatamente. Prima devi prepararti per 12 mesi con la preghiera e il digiuno". Essendo un uomo diligente, egli prese a cuore il consiglio e iniziò i preparativi nascondendo, prima di tutto, a casa sua la pillola. Sfortunatamente fu chiamato d'improvviso per una missione urgente. In sua assenza, la moglie Chang E notò una luce fioca e un dolce odore emanare da un angolo della stanza. Una volta presa la pillola nella mano, non riuscì a trattenersi dall'assaggiarla. Nel momento in cui la ingoiò la legge di gravità perse il suo potere su di lei. Poteva volare! Non molto tempo dopo sentì suo marito ritornare e terrorizzata volò fuori della finestra. Arco e frecce in mano, Hou Yi la inseguì per mezzo cielo, ma un forte vento lo riportò a casa. Chang E volò dritta sulla Luna , ma quando arrivò, ansimava così forte per lo sforzo compiuto, che sputò l'involucro della pillola, la quale si tramutò istantaneamente in un coniglio di giada, mentre Chang E divenne un rospo a tre zampe. Da allora vive sulla luna respingendo le frecce magiche che il marito le tira. Hou Yi si costruì un palazzo sul sole ed essi si vedono il quindicesimo giorno di ogni mese. Chang E e Hou Yi, simboli, rispettivamente della luna e del sole, sono divenuti espressione di yin e yang, negativo e positivo, buio e luce, femminile e maschile, ossia della dualità che governa l'universo. | |
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| Da: fiabe cinesi | 13/10/2011 19:03:48 |
| Paradiso e inferno (una favola cinese, fiaba della Cina) Dopo una lunga e coraggiosa vita, un valoroso samurai giunse nell'aldilà e fu destinato al paradiso. Era un tipo pieno di curiosità e chiese di poter dare prima un'occhiata anche all'inferno. Un angelo lo accontentò. Si trovò in un vastissimo salone che aveva al centro una tavola imbandita con piatti colmi di pietanze succulente e di golosità inimmaginabili. Ma i commensali, che sedevano tutt'intorno, erano smunti, pallidi, lividi e scheletriti da far pietà. "Com'è possibile?" chiese il samurai alla sua guida. "Con tutto quel ben di Dio davanti!" "Ci sono posate per mangiare, solo che sono lunghe più di un metro e devono essere rigorosamente impugnate all'estremità. Solo così possono portarsi il cibo alla bocca" Il coraggioso samurai rabbrividì. Era terribile la punizione di quei poveretti che, per quanti sforzi facessero, non riuscivano a mettersi neppure una briciola sotto ai denti. Non volle vedere altro e chiese di andare subito in paradiso. Qui lo attendeva una sorpresa. Il paradiso era un salone assolutamente identico all'inferno! Dentro l'immenso salone c'era un'infinita tavolata di gente seduta davanti ad un'identica sfilata di piatti deliziosi. Non solo: tutti i commensali erano muniti degli stessi bastoncini lunghi più di un metro, da impugnare all'estremità per portarsi il cibo alla bocca. C'era una sola differenza: qui la gente intorno al tavolo era allegra, ben pasciuta, sprizzante di gioia. "Ma com'è possibile?", chiese stupito il coraggioso samurai. L'angelo sorrise: "All'inferno ognuno si affanna ad afferrare il cibo e portarlo alla propria bocca, perché così si sono sempre comportati nella loro vita. Qui al contrario, ciascuno prende il cibo con i bastoncini e poi si preoccupa di imboccare il proprio vicino". Paradiso e inferno sono nelle tue mani. | |
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| Da: politic | 13/10/2011 19:10:55 |
| (*) Signori della Camera! Noi qui rappresentiamo una massa di popolo, che ancora non ha organizzato alcuna dimostrazione per il rincaro, perché ha ancora la convinzione politica piuttosto ingenua, che il muto linguaggio della miseria sia ascoltato ancora più prontamente delle grida dei dimostranti. In questa aspettativa ingenua vi sono elementi di ordine e di legalità, che il Governo deve sentire il dovere di conservare. Se noi invitiamo il Governo a non deludere queste speranze, lo facciamo mettendoci unicamente dal punto di vista della pura conservazione dello Stato. Possano il Governo ed il Parlamento concentrate la loro attenzione sulla miseria della totalità della popolazione sofferente, e non solo su quella di una determinata classe; vogliano essi tenere presente che il rincaro non è esclusivamente un fenomeno che si verifica nelle città e nei grandi centri, ma che è alle porte dei paesi dei piccoli agricoltori, degli artigiani, degli operai e alla periferia dell'Impero stesso. Questa miseria è tanto più grave in quanto colpisce strati della popolazione che già avevano ridotto ad un minimo le loro esigenze. Qui il rincaro generale è reso più acuto dalla posizione geografica. L'attuale politica doganale ci impedisce di acquistare carne e grano a migliore prezzo dalla vicina Italia, mentre siamo costretti a importare questi generi alimentari per la via più lunga, dall'Ungheria e dai Balcani. Lo stesso si dica per gli articoli dell'industria, che dobbiamo fare venire dai più lontani centri di produzione. Se a Vienna si parla di certe «molte mani» della mediazione commerciale, allora queste «molte mani» al confine sudoccidentale dell'Impero, diciamo per esempio a Primiero, sono diventate mille. Noi dobbiamo rallegrarci di ogni misura che venga presa per portare più vicino il consumatore al produttore: in questo modo si lotta contro la mediazione commerciale. Mi permetto, egregi signori della Camera, di ricordarvi che scienziati stranieri già da molto tempo hanno riconosciuto e dimostrato che in Austria particolarmente si soffre sotto il giogo della mediazione commerciale. Un economista torinese, il Leira, ci dice il numero delle persone che in Austria si occupano della mediazione commerciale per i generi alimentari, e ci dimostra come questo numero sia salito in dieci anni del 71,72%, mentre la popolazione vera e propria in questo periodo è aumentata soltanto del 9,35%. Nell'anno 1890 su 100.000 abitanti vi erano 1.183 commercianti mediatori per i generi alimentari, nell'anno 1900 già erano 1.726. Negli ultimi dieci anni questo numero è certamente ancora aumentato. Questo fenomeno significa già per se stesso un aumento automatico dei prezzi, e nel migliore dei casi, cioè quando la mediazione commerciale usa soltanto i mezzi legali. Soltanto una organizzazione di consumatori può stabilire un equilibrio dei prezzi in questo campo. Al riguardo il partito a cui appartengo, ha da molto tempo, riconosciuto quali sono i suoi doveri e ha cercato di compierli. In vaste zone del paese vi è una rete di cooperative di consumo, che in grandissima parte fanno capo ad una cooperativa centrale di consumo. Se perciò, da parte del partito socialdemocratico si chiede un appoggio a queste organizzazioni per i consumatori, noi possiamo pure approvare questa richiesta. La cosa strana invece in questo caso è che proprio la stampa socialdemocratica ha aggredito ripetutamente le organizzazioni di consumatori, partendo dal punto di vista singolare che questi consumatori non erano socialdemocratici e non avevano nessuna intenzione di diventarlo. Noi faremo tutti gli sforzi possibili in questa direzione per migliorare la situazione. Tramite le associazioni degli agricoltori, l'acquisto delle materie di prima necessità in campo agricolo dovrebbe trovare una base più ampia; i consorzi vinicoli dovranno fare nuovi sforzi per potersi mettere in contatto diretto con i consumatori di vino. Ma proprio su questo punto decisivo sappiamo che le nostre sole forze noti bastano. Qui noi veniamo a conflitto con quelle «molte mani», le quali a Vienna, per esempio, fanno rincarare i nostri vini di un terzo. Occorre che lo Stato intervenga, e non tanto con misure proibitive, quanto piuttosto appoggiando i molti deboli nella loro lotta economica contro i pochi forti. Noi siamo naturalmente dell'opinione che bisogna opporre le più severe misure a questo fenomeno del rincaro, sia per via legislativa che per via amministrativa; però, resta fermo che, secondo quanto ci insegna per esempio, anche l'esperienza dell'Inghilterra e dell'America, l'auto-aiuto delle organizzazioni, con l'appoggio dello Stato, sono il mezzo più efficace. In questa organizzazione, anche il modesto ceto medio, la «ultima mano», può avere la sua parte. Debbo però osservare che il concetto di ceto medio, come lo abbiamo noi, non ha ancora raggiunto il criterio di modernità della Neue Freie Presse, secondo cui un uomo con una rendita annuale di 10.000 corone fa parte del ceto medio, invece che del ceto dei duemila della classe superiore. Il nostro popolo fa ogni sforzo per potere, secondo i principii della riforma cristiano-sociale, influire e concorrere a deliberare sulla questione dei prezzi e con ciò indirettamente anche sul suo livello di vita. R dovere dello Stato dare tutto il suo appoggio a questo movimento, specialmente dove, come da noi, la conformazione geografico-politica contribuisce naturalmente a diminuire le possibilità di influsso. A questo riguardo, accenno brevemente a due circostanze, che hanno ancora aggravato la già sconsolata situazione generale, proprio quest'anno. Noi abbiamo, come molti altri paesi, subito la disgrazia di una epidemia di afta tra il bestiame e, disgrazia forse ancora maggiore, abbiamo subito gli effetti delle misure per lottare contro questa epidemia. La prima conseguenza fu il rincaro del latte, del burro e del formaggio, della carne e dei foraggi; molte delle nostre Alpi sono rimaste vuote e povere perché si è proibito ogni acquisto di bestiame in Italia. Il danno che ne deriva perciò ai nostri comuni è molto grande. Si aggiunga a questo anche il divieto di commerciare, che produce una depressione artificiale nel prezzo del mercato. Ciò avviene, signori, in zone abitate esclusivamente da agricoltori che, in linea di massima, non sono produttori, ma sono vittime di quello stesso rincaro di cui soffrono anche le popolazioni cittadine. Si può obiettare che i contadini stessi hanno contribuito ad allargare questa epidemia. Ammetto che in molte località gli allevatori di bestiame hanno creduto di saperne di più delle autorità; ma anche qui le autorità hanno mancato di coerenza In Vai di Fiemme, nella Valle di Fassa e a Primiero si è partiti dapprima da misure molto severe. In agosto poi andarono in questo distretto le forze militari per una manovra di Divisione ed ignorarono completamente tutte queste misure. Quando io mi sono lamentato di ciò presso una autorità politica superiore, ho avuto per risposta che lo dovevo pur sapere da me, che i militari dappertutto fanno il comodo loro, e che non vi è niente da fare. Certo con principii di questo genere, sarà molto difficile che i contadini arrivino ad una comprensione più approfondita delle leggi sulle epidemie del bestiame, Ma la colpa in questo caso è almeno divisa in due, mentre il danno purtroppo grava esclusivamente sui contadini. Vi è una seconda circostanza che rende ancora più grave questo anno la situazione generale, e sono i danni ingentissimi causati dal maltempo, Da parte nostra, a questo riguardo, sono state rivolte le interpellanze necessarie. In un solo distretto il danno ammonta, secondo sopraluoghi e perizie ufficiali, a oltre due milioni di corone. Di fronte a queste ben tristi condizioni, rese più gravi e difficili per il rincaro generale, noi chiediamo al Governo un intervento particolare per lo stato di emergenza, per mitigare il maggior danno, affinché il ceto dei nostri agricoltori non sia costretto ad ingrossare le file già abbastanza grandi degli emigranti. Tornando alle mozioni sul rincaro, sono favorevole all'importazione della carne d'oltremare, innanzi tutto perché ne abbiamo bisogno, in secondo luogo perché siamo convinti che, come dimostra anche l'esempio dell'Italia, l'importazione della carne argentina non può danneggiare l'allevamento del nostro bestiame. Noi voteremo anche a favore dell'abolizione delle dogane così opprimenti, particolarmente la dogana sui cereali, studiata a suo tempo, così come siamo propensi anche ad un eventuale alleggerimento per l'importazione. Questo punto di vista è stato difeso ripetute volte nelle mozioni ed interpellanze di deputati italiani negli ultimi dieci anni. Con piacere abbiamo constatato ora, ascoltando il discorso del signor Presidente dei Ministri, che il punto di vista del Governo a questo riguardo - anche se arriva piuttosto in ritardo - non è molto distante dal punto di vista nostro. Siamo al contrario piuttosto scettici quanto al progetto di istituire un calmiere generale dei prezzi per i generi alimentari. Troppo potere viene qui attribuito allo Stato moderno. Ed ancora meno efficace ci sembra la proposta di garantire il rifornimento dei generi alimentari mediante requisizioni forzate. È noto che questi metodi furono sperimentati in Francia al tempo della Rivoluzione e portarono a risultati catastrofici, proprio contrari a quelli desiderati, Siamo favorevoli al piano di assistenza per le abitazioni, nell'interesse dei nostri cittadini tanto più che anche qui la libera iniziativa ha fatto da pioniere. Esprimiamo il desiderio che finalmente si arrivi anche ad una riforma delle imposte sugli immobili, per potere alleggerire i nostri abitanti delle campagne, secondo le teorie che sono state enunciate dal mio collega Tonelli, nella sua proposta precedente, frutto della sua ficca esperienza e delle sue capacità di tecnico competente. Come rappresentante del partito popolare, noi siamo naturalmente favorevoli anche all'aumento degli stipendi degli impiegati di ultimo ordine, particolarmente per gli impiegati dello Stato e i ferrovieri, con la sola riserva che questo aumento non sia fatto a spese della classe popolare ed in particolare degli ambienti dei produttori agricoli, Questa necessità di una continua regolazione degli stipendi dovrebbe però convincerci al tempo stesso dell'urgenza di una riforma dell'Amministrazione, nel senso di una semplificazione e di una maggiore economia. Vi sono categorie dì impiegati e di salariati per i quali la vita certamente è diventata troppo cara, ma, per noi tutti certissimamente questa burocrazia è troppo cara. Signori della Camera! In tutte queste richieste e nella batta glia contro il rincaro, non vogliamo proclamare la onnipotenza dello Stato, per scaricare ogni responsabilità sul Governo. Noi conosciamo bene ciò che è possibile e ciò che è raggiungibile. Quanto abbiamo richiesto è nelle possibilità del Governo, anzi entro i limiti delle promesse che questo Governo ha fatto. E questo vale particolarmente per le misure atte ad incrementare la produzione agricola. Il meno che noi possiamo però chiedere a questo Stato è che non inibisca lo sviluppo delle nostre forze economiche. Purtroppo, dobbiamo constatare che è proprio lo Stato a mettere dogane protettive sul capitale e sul lavoro al nostro confine. Da molto tempo attendiamo inutilmente che il Governo ci permetta lo sfruttamento del capitale idrico con trasferimento della corrente oltre frontiera, e ultimamente abbiamo visto che le autorità militari hanno proibito la costruzione di una grande centrale elettrica, o per dir meglio, l'hanno permessa soltanto ad una condizione, cioè che non vi fosse investito alcun capitale del regno italiano, né che vi fossero impiegati lavoratori italiani. Se le consideriamo anche dal punto di vista sociale, queste misure rappresentano una diminuzione, anzi un impedimento alla produzione. Ma questo è veramente il compito di uno Stato moderno? Non ci troviamo di fronte a malformazioni e storture ancora maggiori di quelle che S. E. il Presidente dei Ministri vuole combattere con il suo proclama? Per il risanamento della malattia attuale, l'alto Governo ha consigliato diverse medicine. Siamo pronti a trangugiarle, ma non dimentichiamo il vecchio detto: Medice cura te ipsum! (*) Nel mese di ottobre 1911 si svolse al Parlamento austriaco un dibattito sulla questione relativa al rincaro dei prezzi. Nel corso della discussione il Governo propose un aumento degli stipendi degli impiegati statali, ricavando i fondi necessari dall'aumento delle imposte sui redditi superiori alle diecimila corone; ciò provocò le proteste della Neue Freie Presse, per la quale tali imposte venivano a colpire il ceto medio. Nella stessa discussione parlamentare il barone Gautsch propose di colpire le «molte mani» attraverso le quali passano i prodotti prima di arrivare ai consumatori; i socialisti chiesero l'intervento dello Stato per favorite le cooperative di consumo; da altri settori della Camera furono formulate le seguenti proposte: il controllo dello Stato sui cartelli, una tariffa obbligatoria per i generi di prima necessità, la requisizione forzosa dei viveri, l'importazione di carne argentina, ecc. Durante il dibattito prese la parola anche Alcide De Gasperi, che pronunciò il discorso, che viene qui pubblicato, nella seduta del 13 ottobre 1911. | |
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| Da: fff | 13/10/2011 19:13:41 |
| )Signori della Camera! permetteterni che cominci da quell'argomento che il primo contradditore nel corso del suo discorso ci ha spiegato, cioè l'argomento della politica estera. Gli oppositori della Facoltà naturalmente speculano sul malumore momentaneo, sorto a proposito della questione di Tripoli. È strano che nella loro psicologia vi sia un nesso tra la Facoltà e il regno osmanico. Quando due anni fa ci si trovava in condizioni di guerra di fronte all'alto Solio, c'è stato chi ha consigliato questa Facoltà come regalo occasionale per l'Italia. I partiti contrari hanno però respinto questa proposta con indignazione, dicendo che la politica estera doveva essere nettamente separata dalla politica interna e non influire su questa. Eppure, signori, si ristabilisce un certo nesso tra le siluranti del duca degli Abruzzi e la Facoltà di giurisprudenza. Mi permetto perciò di richiamare questi partiti alla loro índignazionc e chiedere alla Camera di voler guardate la questione non dal punto di vista turco, ma da quello austriaco. Tengo a stabilire che proprio dal punto di vista austriaco, questa Facoltà è una necessità, anzi un imperativo categorico. Innanzitutto, perché è indegno per lo Stato austriaco che una parte dei suoi studenti debba recarsi all'estero ed emigrare per poter studiare. In secondo luogo, non può protrarsi in eterno neanche in Austria, uno stato di cose secondo il quale i docenti vengono pagati affinché non insegnino, e gli studenti e i candidati debbono andare da un posto all'altro pagando come gli studenti medioevali, perché il Governo non è in grado di dare loro l'indirizzo dei loro professori e dove possono andarli ad ascoltare. Credete voi forse che giovi al prestigio dell'Austria quando tali professori si recano all'estero e si presentano alle associazioni scientifiche come regi imperiali docenti della Facoltà di giurisprudenza «in partibus infidelium»? Oppure credete voi - visto che si è voluto tirare in ballo anche l'irredentismo - che questo entrare, uscire e vagare degli studenti rafforzi in loro il senso di solidarietà con lo Stato austriaco? Si è detto che questa Facoltà contribuirebbe a formare una classe colta irredentista. Al contrario, signori, non questa Facoltà, ma la questione della Facoltà crea e acuisce il senso di amarezza nella nostra gioventù. Si irrigidisce il loro senso di giustizia, se si respinge la loro giustificata richiesta. Se si teme che tale Facoltà diverrebbe soltanto una palestra per la nostra borghesia, allora si dimostra assoluta ignoranza delle nostre condizioni. R vero esattamente il contrario. I figli della nostra borghesia possiedono anche attualmente i mezzi per potersi dedicare ad altri studi, sia a Roma, o a Firenze, a Lipsia oppure a Berlino. La Facoltà invece dovrebbe essere istituita per dare occasione ai figli dei nostri contadini di poter studiare a casa loro, comodamente senza troppa spesa. Chi è contro la Facoltà, non è dunque contro i cosiddetti figli degli irredentisti, ma pecca contro i figli dello stesso popolo, popolo che secondo un noto detto del nostro Imperatore - riportato ultimamente anche nelle Innsbrucker Nachrichten - la pensa in maniera molto più austriaca di quanto non si possa credere. Però, signori, dobbiamo intenderci su questo concetto di irredentismo. L'irredentismo generico con un fondamento storico non è altro che il corollario del principio nazionalistico, che accetta soltanto stati uniformi e formati dalla nazione. L'irredentismo però, al quale allude il dottor Erler, è il sentimento della appartenenza culturale alla nazione italiana, l'entusiasmo per la nostra storia e per il nostro modo di essere. Un tale sentimento e una tale coscienza sono gli elementi che ci ispirano la forza, per difenderci «unguibus et rostris» contro ogni tentativo di inibire la nostra evoluzione nazionale e dissociare le nostre proprietà nazionali. (Deputato Malik: se noi facciamo qualche cosa del genere ci chiamano alti traditori!!). Ciò avviene da noi tutti i giorni. Signori della Camera! Tra i popoli che sono rappresentati qui in questa Camera, ve ne è uno solo che consideri questa attività di carattere nazionale come un conflitto con le leggi fondamentali dello Stato? O non la considera come fatto pertinente ad un comune complesso politico? Lo raccomando loro di non volere considerare le tendenze degli italiani in Austria, attraverso gli occhiali di Innsbruck del deputato Erler. Perché questi sono gli occhiali di una politica miope, che confisca per la sua unilateralità il concetto austriaco compromettendolo molto di più di ogni presunto irredentismo. Il deputato di Innsbruck ha cercato di giustificare il suo atteggiamento negativo sostenendo che gli italiani sono soltanto un piccolo frammento di popolo, e che la loro cultura è di gran lunga al di sotto della media. Ora, non voglio parlare del nostro grado di cultura in genere e tanto meno voglio fare confronti. Poiché noi veramente siamo al di sotto della media culturale, come ha detto il deputato Erler, se faccio il confronto con i nostri fratelli del Regno. In tal caso, però, l'Austria ha più che mai il dovere di provvedere, affinché la appartenenza al suo territorio politico non rappresenti un elemento di inferiorità morale. Ma se la affermazione del deputato Erler non è esatta, grazie alla nostra cultura noi abbiamo il diritto di avere un Istituto serio. Voi non dovete dimenticare che i traduttori di Goethe e di Schiller erano trentini e che i letterati tridentini e triestini, all'epoca del Romanticismo, hanno fatto da tramite tra la letteratura italiana e quella tedesca; che del nostro «frammento di popolo» fanno parte Borsieri, Prati, Rosmini, Dal Pozzo, Barbacovi, Martini e molti altri nomi noti, né dimentichiamo il famoso filologo Ascoli, ed un certo Giovanni Segantini, la cui gloria potrebbe anche avere superato il Brennero. C'è un'altra affermazione del deputato Erler che non posso lasciare passare senza rettificare. Egli ha detto che fra di noi vi è un numero stragrande di analfabeti e che noi dovremmo cominciare con l'aver scuole elementari. Il deputato di Innsbruck è male informato anche su questo punto. Dopo il censimento dell'anno 1900, in un solo distretto (Primiero) noi avevamo una percentuale di 10,21 analfabeti, mentre perfino nell'Austria meridionale vi erano due distretti con questa percentuale. Che questa percentuale sia da distribuire solo tra le persone di età avanzato, è cosa ovvia per un conoscitore delle condizioni locali. Se noi ora invece consideriamo innanzi tutto i giovani, che potrebbero essere interessati a frequentare le facoltà, cioè coloro che sono nati tra gli anni 1890-1900, allora troviamo che nel Tirolo tedesco su 51.234 nati nel 1900, 34.032 non sapevano né leggere né scrivere e nel Trentino su 45.591, non sapevano né leggere né scrivere 30.129; nelle due regioni, nella stessa proporzione, il numero degli analfabeti era riferito solo a coloro che ancora non erano in età di frequentare le scuole. E sapete voi quanti giovani maschi, fra coloro che sono nati tra il 1880-1889, erano ancora analfabeti nel 1900? Nel Titolo italiano 597, nel Tirolo tedesco 349, cioè tra gli italiani vi erano solo 248 analfabeti in più di quanti ce ne fossero in Germania. E per questo plus di 248 persone, tutte anziane, gli altri dovrebbero avere il diritto ad una università completa e noi nemmeno il diritto ad una misera facoltà? Da allora ad oggi le condizioni sono molto migliorate. Nell'ultima statistica, la percentuale dei nostri analfabeti è al disotto al 6%, mentre quella del Tirolo tedesco è qualcosa di più del 6%. Nel 1908 vi erano nel Tirolo 1.283 scuole elementari, di cui 473 italiane e 799 tedesche, più II miste. Le scuole italiane erano frequentate da 61-017 allievi e quelle tedesche da 81.894. Di fronte a questo numero di 142.911 frequentanti le scuole elementari, ve n'erano soltanto 61 che non frequentavano alcuna scuola e che perciò vengono considerati analfabeti. Ora, per un solo momento ammettiamo che questi 61 analfabeti fossero tutti bambini italiani. Questo stato di fatto reale, che ho descritto secondo dati ufficiali, dà veramente al deputato Erler il diritto di parlare, fantasticare, di «un numero eccezionale di analfabeti» e di parlare di dover cominciare con la scuola elementare? In linea di massima vorrei date al signor deputato Erler un consiglio, di non scartabellate troppo fra le statistiche, poiché gli potrebbe accadere di trovare che Innsbruck, centro culturale con una università completa, abbia una percentuale di analfabeti maggiore che non un nostro centro rurale. Così, per esempio, Innsbruck, dopo il censimento dell'anno 1900 aveva una percentuale di 2,34% di analfabeti, mentre il distretto di Cles ne aveva una di 1,72%. La seconda ragione, addotta contro l'istituzione della nostra Facoltà, è che noi siamo poveri; in altre parole il deputato Erler ha detto veramente che noi paghiamo troppo poche tasse. E questo è vero, la nostra patria, il Trentino, paga meno tasse, in proporzione al numero della sua popolazione. Ma questo non è esatto per la nostra popolazione rurale. I nostri operai debbono emigrare e portare i loro maggiori consumi nel Vorarlberg, nel Tirolo tedesco, oppure in Germania, cosa che del resto non avveniva sempre, come giustamente ha detto il dr. Gentili nella sua interruzione, Lo spostamento del confine politico ha distrutto per esempio una fiorente industria seriea, ed altre fabbriche della piccola industria sono inoperose poiché non trovano a collocare il loro prodotto per il confine doganale ormai troppo vicino. Ma è giusto che noi ora veniamo puniti per il fatto che senza nostra colpa siamo diventati un paese di confine e siamo separati dal nostro mercato naturale di smercio, oppure siamo poniti perché siamo diventati una regione di fortezze militari, dove una mentalità militaresca paralizza e rende impossibile ogni sana politica di produzione, come io alcuni giorni fa ho cercato di dimostrare a questa Camera? Ma questo è un allevamento artificiale di puro irredentismo che lei sta qui facendo, signor deputato Erler! Ma vengo all'argomento principale, sul quale si sono appoggiati tutti gli oratori contrari. La Facoltà italiana di giurisprudenza, si dice, sarebbe una pericolosa fabbrica di funzionari, che farebbe aumentare ancora di più l'eccesso di produzione di funzionari italiani e ne conseguirebbe una inondazione di impiegati italiani nella zona tedesca. Io vorrei dimostrare ora, con statistiche alla mano, che una tale preoccupazione è priva di fondamento. Effettivamente il numero dei giuristi italiani non rientra neanche, in proporzione al numero degli impiegati tedeschi, nel numero che ci spetterebbe secondo la percentuale tra popolazione e popolazione. Il fatto è che in tutto il paese, presso le autorità politiche vi sono 115 giuristi, di cui soltanto 27 italiani; nei tribunali vi sono 330 giuristi, di cui 146 italiani; nelle ferrovie dello Stato 43 giuristi, tra i quali nessun italiano; nell'amministrazione delle finanze 120 giuristi, di cui 39 italiani; nell'amministrazione delle poste 30 giuristi, di cui 5 italiani; nell'ispettorato del lavoro 2 giuristi, di cui I italiano; nella direzione delle foreste e del demanio 4 giuristi, di cui I italiano; nella direzione mineraria un giurista, nessun italiano; nel direttorato finanziario II giuristi, di cui uno solo italiano; insomma 656 impiegati giuristi, tra i quali solo 220 italiani. Noi ci troviamo in numero ancora più esiguo se guardiamo alla classe impiegatizia, compresa quella statale. Secondo le statistiche del 1909, noi siamo ancora indietro di fronte al numero proporzionale che è di 43 impiegati nell'amministrazione del paese, 47 impiegati nelle autorità politiche, 38 nelle autorità finanziarie, alle poste 65 impiegati, in tutto 193 impiegati. Nel rilevare tutto ciò non dimentichiamo che gli impiegati italiani appartengono di solito alla classe più bassa degli impiegati. Al Tribunale provinciale di Innsbruck il Presidente è tedesco, il suo sostituto è anch'egli tedesco, e dei sette consiglieri, solo 2 sono italiani. Sono cifre, signori, che dimostrano che il cosiddetto pericolo di una inondazione di elementi italiani è soltanto un fantasma, che si tira in ballo esclusivamente e volentieri per spaventare la gente superficiale. In tutto ciò il deputato Erler ha dimenticato che il Trentino stesso è parte di quel «mercato» di assorbimento, per questa tanto temuta fabbrica di impiegati e che quest'ultima è anche un centro di produzione per Trieste, Venezia e le zone della costa. Signori della Camera! La deputazione italiana fino ad ora ha seguito una politica di perseveranza, priva di passione. I nostri deputati hanno resistito ad ogni politica di sentimento, si sono assunti da dieci anni a questa parte anche il ruolo molto ingrato di frenare la massa del loro popolo e la gioventù universitaria. Il nostro partito ha trascinato penosamente di ministero in ministero, di parlamento in parlamento le sue speranze, e questo anche quando molti disperavano e giudicavano la loro prudenza come un sintomo di debolezza. Finalmente il 15 febbraio 1911 sembravamo arrivati alla nostra meta provvisoria, poiché in questo giorno la maggioranza del comitato per il bilancio approvava la proposta del Governo. La nuova Camera dei Deputati si è assunta gli obblighi della precedente, e ha l'impegno di completarne l'opera, Noi cori questo esprimiamo la ferma fede e la ferma speranza che questi impegni verranno mantenuti. In ogni modo siamo fermamente decisi a superare questo stato crepuscolare tra timore e speranza. Noi ci appelliamo vivamente a tutti i partiti perché abbiano il coraggio e la schiettezza di prendere una posizione definita e chiara, con un preciso «sì» oppure «no». Con un «no» che afferma ed un «sì» che nega, non si arriva a nulla.. So che vi sono molti che per un loro punto di vista obiettivo e personale propenderebbero a dire di sì, ma che per ragioni politiche, in altre parole, per malattia della volontà, finiranno col dire di no. Io vorrei ammonirli, perché chi è debole di volontà è anche debole di comprendonio. E coloro che vorrebbero diventare i becchini di questa Facoltà, semplicemente per potersi levare di torno la questione della Facoltà una volta per sempre, si ingannano moltissimo, poiché dalla tomba di questa Facoltà sorgerà di nuovo la questione. dell'Università italiana, non perché sia stata artificiosamente evocata dai politicanti, ma per un sincero bisogno di cultura che è entrato nel nostro popolo e che si impone a loro ed a noi tutti. Proprio quei partiti, dunque, che fanno della questioni e della disputa nazionale uno scopo a se stesso, e che tendono verso riforme economiche generali, debbono aprirci la strada verso la cooperazione sociale, per arrivare alla soluzione di questioni vecchie e nuove. | |
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| Da: politic | 13/10/2011 19:15:02 |
| Sarò brevissimo. Ma non posso permettere, quale rappresentante della Venezia Tridentina, che qui si manifestino dissensi e dissonanze, quasi che nella nostra regione ci sia un'anima nazionale diversa da quella che fu manifestata nel mio discorso e in quelli degli altri colleghi popolari. (Interruzione del deputato Flor). Prego lasciarmi parlare. Non offenderò il collega Flor, come egli ha offeso me... FLOR. Non ho offeso nessuno! DE GASPERI. Quando di qualcuno non si dice la verità, lo si offende sempre. Anzitutto una semplice osservazione in confronto del collega Toggenburg. Nel mio discorso ho fatto un semplice cenno, molto lontano e molto storico, perché sentivo il dovere, come membro di un grande partito nella Camera italiana, di fronte ad un deputato tedesco, di essere molto generoso e dimenticavo quel tanto che avrei potuto ricordare. Ho detto che l'onorevole Toggenburg si trovava al banco dei ministri a difendere una politica che forse non sarebbe stata la sua, come direttiva di Governo, nel caso che egli fosse stato capo di Governo. Ancora oggi ritengo che l'onorevole Toggenburg, per la sua mitezza d'animo, per la sua educazione incline piuttosto ai compromessi e alle attenuazioni, non sarebbe stato l'uomo che avrebbe di sua iniziativa attuata la politica di repressione e di terrore come veniva fatta nel nostro paese. Però, dal momento che oggi egli si richiama a queste mie parole, come attestato di totale giustificazione, gli devo dire: onorevole conte Toggenburg, della vostra partecipazione a quel Governo giudicherà la storia, giudicheranno gli uomini, giudicherà Dio! (Rumori a sinistra - Interruzioni). Non voglio né posso presumere di giudicare io di questa sua collaborazione morale e intellettuale, né se egli, come ha detto il collega Grandi, non avrebbe potuto dare le dimissioni nel momento decisivo, in cui gli si chiedeva di applicare una politica che non approvava come ha detto oggi egli stesso. Noto poi che potevamo trovarci molto bene a collaborare insieme per la soluzione di comuni problemi economici. Il secondo fatto personale riguarda il collega Flor. Egli sente il bisogno di dire tutte le volte che noi parliamo: badate che il Trentino ha mandato qui due deputati internazionalisti e anche altri che al di là facevano gli austriacanti. Potrei rispondere in modo personale al collega Flor, che si dice della scuola di Battisti, ricordandogli certe sue dichiarazioni recenti fatte a proposito dell'attività di Cesare Battisti. Ma, colleghi Flor e Matteotti, vi rinunzio, riservandomi di farlo, se insisterete, altra volta. Non citerò il collega Flor, ma uno dei capi più autorevoli del suo partito, che era Renner, il cancelliere della monarchia austriaca, il quale nella sua relazione ufficiale che egli presentava pel trattato di S. Germano in nome della repubblica austriaca, faceva una dichiarazione che è per noi l'attestato più alto, la lode massima che possiamo augurarci, detta da avversari internazionalisti. Egli, dopo avere dimostrato che tanto i cecoslovacchi, che furono coloro che più contribuirono più tardi a mandare a picco l'Austria, quanto gli jugoslavi e i polacchi, fino all'ultimo momento non seppero sottrarsi al bisogno di fare delle dimostrazioni patriottiche, anche di fronte alle pressioni, nel momento decisivo dell'entente, afferma che l'unica deputazione la quale mantenne sempre logicamente un contegno contro l'Austria fu quella trentina. Eccovi le parole precise della sua testimonianza: «Nessuno dei popoli austriaci fu veramente contento, ma eccettuati gli italiani del Trentino, non ve ne ebbe alcuno in effetto tanto malcontento che, se le aspirazioni nazionali e politiche fossero state attuate, preferisse lo smembramento dello Stato alla sua conservazione». Termino ricordando che noi ci siamo comportati alla Camera austriaca, in confronto di altri partiti, in modo così indubbio che, tanto durante la guerra quanto durante le trattative di Versailles, gli avversari hanno detto che noi avevamo voluto in tutti i momenti che l'Austria cadesse e che le nostre terre venissero ricongiunte alla nazione. | |
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| Da: politic | 13/10/2011 19:18:40 |
| La scorsa primavera non ho potuto accogliere con mio grande rincrescimento, l'invito rivoltomi dal Comitato per le «Grandes Confèrences Catholiques» poiché mi trovavo impegnato nella campagna elettorale. Ancor oggi, le nostre difficoltà economiche terribilmente complesse e l'asprezza della lotta politica in Italia, m'avrebbero spinto a non interrompere il mio lavoro se questo rapido viaggio avesse dovuto realmente rappresentare una interruzione. Ma venendo a rendere omaggio a questa eroica terra del Belgio, modello di resistenza morale contro tutte le forme di violenza, ove la insufficienza delle armi materiali è largamente compensata dalle infinite risorse di una superiore civiltà, ho sentito che, ben lungi dall'interrompere il mio lavoro, io lo continuavo. E infatti, cosa facciamo, oggi, nel nostro paese, se non uno sforzo per rompere l'egoismo delle frontiere nazionali, ed estendere la nostra solidarietà vivente alle frontiere stesse della civiltà? Ma non è tutto. In quanto leader del maggior partito della coalizione che governa l'Italia, in quanto vecchio combattente del movimento sociale e politico dei cattolici, ho un debito antico nei confronti del Belgio, il paese che, primo sul Continente, ha saputo fondare un regime veramente libero. Certo, miei cari belgi, voi non avete alcun bisogno di questa mia tardiva testimonianza. Personalità ben più notevoli, hanno messo in luce, nel corso della vostra storia, quello che voi avete compiuto. Montalembert, a Malines, non faceva eccezione che per voi, allorché rimproverava ai cattolici di estraniarsi dalla vita pubblica: «questo glorioso appannaggio delle nazioni adulte, questo regime di libertà e di responsabilità che insegna all'uomo l'arte di aver fiducia in se stesso e di controllarsi da se stesso». Voi avete partecipato alla rivoluzione nazionale, voi avete collaborato alla preparazione di una Carta della Sovranità popolare, e nello spirito di una tale costituzione, avete governato il vostro paese. Ecco perché ogni partito di ispirazione cristiana, allorché dal terreno teorico si è trasfertio in quello concreto della libertà politica, ha dovuto seguire il vostro esempio. Di siffatto primato voi avete offerto la prova all'epoca del Kultur-kampf, allorché Bismarck lanciava il suo grido di allarme contro il governo «clericale» del Belgio, «vero pericolo â" diceva â" per la pace europea e ostacolo per la collaborazione con i paesi vicini». La risposta era superflua, ma il vostro Malou tenne tuttavia a rimettere le cose a posto. L'Europa, egli diceva, deve rendersi conto della calunnia. Ormai da quattro anni, noi diamo prova che la opinione cattolica vuole solamente l'applicazione saggia e leale delle nostre libere istituzioni, le vuole e le difende tutte. Non è a dire che i Belgi abbiano ignorato il valore delle diverse libertà; come noi sanno bene che le libertà essenziali sono quelle della personalità umana, della coscienza, della famiglia, delle comunità locali, della regione, delle associazioni, dei sindacati. Sì, di fronte a queste libertà originarie, anche la libertà politica, vale a dire la partecipazione di tutti i cittadini al governo, potrebbe rappresentare, in teoria, qualche cosa di secondario; ma il passato è là a dimostrare che, senza libertà politica, tutte le altre libertà sono minacciate. Si tratta innanzi tutto, di una sorta di difesa contro gli eccessi del potere pubblico e dello Stato centralizzatore. «Signori, non fidatevi dello Stato», raccomandava Charles Woeste, al congresso per il cinquantenario della «Jeunesse». A dire il vero, la pressione dei nuovi problemi sociali, esigeva, penseremmo noi, l'intervento dello Stato; tali prese di posizione, ripetute da parte di alcuni uomini politici belgi, scandalizzavano le nostre anime giovanili, piene d'entusiasmo per il movimento di riforma sociale. Ma più tardi, la storia e la vita ci hanno insegnato che era troppo semplice combattere in blocco tali sentimenti, non scorgendovi che degli «attacchi reazionari contro la giustizia sociale». I Belgi avevano l'esperienza delle proprie rivoluzioni; e questo passato ispirava loro diffidenza nei confronti del pubblico potere. Lo stesso pessimismo ha caratterizzato i pionieri nello sforzo di porre le fondamenta degli Stati Uniti d'America. Quei pionieri, quei profughi politici dell'Europa, provavano una diffidenza profonda verso lo Stato che tanto facilmente diviene tirannico. Così, con una saggezza politica notevole, decisero essi stessi di limitare quel potere per sempre. Ciò che spiega le molteplici istituzioni di controllo ed una macchina statale così complicata negli Stati Uniti. Si tratta di impedire che, per l'avvenire, una somma troppo forte di potere si trovi in una sola mano, o in un solo settore della vita nazionale. Ma è di nuovo la storia ad insegnarci altresì che nessuna precauzione di ordine costituzionale potrebbe impedire l'avvento della tirannide se una attiva coscienza democratica non fosse operante nel popolo. L'esperienza, nel mio paese, è stata tragica. Anche quelli tra noi che si ribellavano contro il pericolo pur presentito, non compresero subito a qual punto era insidioso l'attacco fascista. Non vi furono dei cattolici â" poco numerosi per fortuna â" che si lasciarono attrarre dal corporativismo totalitario, fino ad immaginare che la dittatura, grazie ad interventi radicali e rapidi, avrebbe fatto progredire la giustizia sociale? parecchi hanno creduto che, anche senza la libertà politica, la giustizia sociale avrebbe camminato innanzi, e che le libertà personali, familiari, sindacali e locali, avrebbero potuto, malgrado tutto, sopravvivere. Il contagio, partito dall'Italia, si è sparso in altri paesi: la dittatura di Lenin fu presa a pretesto per giustificare una dittatura preventiva, anticomunista. In questo periodo di tenebre, noi che vivevamo in esilio nella nostra patria, volgevamo spesso il nostro sguardo verso l'esempio luminoso del Belgio. Io ricordo la campagna elettorale, a Bruxelles, nel 1937. Con ansia seguivamo gli sforzi di ricostruzione economica che il primo ministro signor Van Zeeland compiva per difendere contro gli attacchi dell'estrema destra, il suo governo di concentrazione nazionale, e per lottare fino in fondo contro il pericolo di guerra. Anche oggi potremmo ripetere le parole che egli scriveva il 23 marzo di quell'anno: «Mai accetterei di considerare la guerra come un male necessario ed ineluttabile. Fino all'ultimo momento, un raddrizzamento è possibile, e noi vi tenderemo con tutte le nostre forze». Noi ricordiamo con speranza le parole del Signor Spaak, allora Ministro degli Affari esteri, allorché in una intervista a L'indèpendance Belge poneva a base nella nostra civiltà «i valori umani trasmessi dal cristianesimo», allorché insisteva sulla possibilità di una collaborazione tra le due correnti, di cui la prima rappresentava i valori d'ordine, d'autorità, di responsabilità, nel quadro della democrazia, e la seconda uno sforzo volto integralmente verso la giustizia sociale. Era il tempo in cui, in due Encicliche apparse contemporaneamente, il Sommo pontefice prendeva posizione sui due fronti: da una parte « contro il comunismo» e per l'instaurazione della giustizia sociale; dall'altra «contro il nazismo e per la difesa dei cattolici tedeschi». Non ci si poteva attendere di trovare in questi documenti più di una presa di posizione generale nel quadro della dottrina, mentre la lettera pastorale dei Vescovi del Belgio, che affrontava problemi particolari era concreta e perentoria. Potete immaginare quale risonanza avessero allora per noi parole come queste: «Noi disapproviamo formalmente â" diceva la lettera â" la tendenza in una forma o nell'altra, verso regimi totalitari o dittatoriali. Non ci aspettiamo nulla di buono per la Chiesa Cattolica nel nostro paese, da uno Stato autoritario che sopprimesse i nostri diritti costituzionali, anche se cominciasse promettendo la libertà religiosa. Noi vogliamo la conservazione di un sano regime di libertà che assicuri ai cattolici allo stesso titolo e nella stessa misura che a tutti i cittadini rispettosi delle leggi e dell'ordine pubblico, l'uso della loro libertà e dei loro diritti essenziali, con la possibilità di difenderli e riconquistarli con mezzi legali se un giorno venissero a trovarsi minacciati o violati» (Lettera pastorale 25 die. 1936). La guerra si scatenò e fu l'attacco schiacciante dello Stato totalitario. Una volta passato l'uragano, possiamo chiederci se la lezione sia stata compresa, e soprattutto se le nuove costituzioni del dopoguerra e le nuove direttive dei governi abbiano tenuto conto sufficientemente del pericolo corso dalla democrazia. Lasciatemi pur dire che mi sembra difficile affermarlo. Nel cammino della nostra civiltà occidentale due correnti di pensiero si disegnano ed esercitano la loro influenza sulla evoluzione politica. La prima, resa più realista e quindi più pessimista da esperienze secolari, mette in primo piano la debolezza naturale dell'uomo. Nel corso dei secoli, filosofi e legislatori si sono domandati «cosa sono le leggi senza il costume?». E gli autori della costituzione americana si sforzavano soprattutto di mettere il potere politico nella impossibilità di contrastare quelle libertà essenziali che corrispondono ad altrettante virtù morali nella vita sociale. Questa corrente dunque, suppone una atmosfera morale, all'interno della quale agiranno le istituzioni politiche, e scorge in queste ultime una protezione dell'ordine morale. In sostanza, alla base di tutto c'è la coscienza dei cittadini. Bisognerebbe esser ciechi, in effetti, per non rendersi conto che un regime democratico fondato sul popolo dipende più di qualsiasi altro non solamente dalla coscienza morale di cui son dotati i cittadini, ma anche dal costume che regge la loro comunità. L'obbedienza e la disciplina non bastano più. Il popolo sovrano deve ormai possedere altre virtù: il senso della responsabilità di governo, la forza morale di contenere spontaneamente la propria libertà, per lasciare un posto giusto ai diritti degli altri e infine l'energia di non abusare delle istituzioni democratiche per obbedire ad interessi di partito o di classe. Nei momenti decisivi, quando l'elettore democratico è chiamato ad esercitare il suo diritto di voto, egli deve essere incorruttibile di fronte alle menzogne dei demagoghi e ai ricatti dei potenti. Nelle manifestazioni collettive egli deve essere attento a non lasciar sommergere la propria coscienza morale dalla marea dissolvente della psicologia della folla. Eppure, bisogna che il suo animo sia aperto all'amore della collettività, al senso della fraternità e della democrazia. Non si tratta per l'elettore di un miscuglio di istituzioni coesistenti; si tratta di una filosofia intcriore che ha la sua ragione d'essere negli elementi razionali dell'interesse comune ma soprattutto negli elementi ideali che hanno ispirato la vita, le tradizioni e la storia della Nazione. Una seconda corrente ha esercitato in certe epoche una influenza predominante sulla evoluzione politica, e si sente riaffiorare, in questo dopoguerra, nei dibattiti delle Assemblee Costituenti, come anche nella maniera di prospettare le riforme. Si tratta dell'ottimismo sociale rivoluzionario. A questo ottimismo noi dobbiamo gli slanci di generosità e di idealismo creatore che, malgrado l'errore filosofico di base, ha spinto vigorosamente in avanti il cammino del progresso umano. Ma non dimentichiamo che anche la dittatura comunista è tributaria più di quel che comunemente non si creda dell'ottimismo di Rousseau. I grandi rivolu-zionari comunisti non esitano a trasformare lo Stato in una dittatura che servirà, dicono, da testa di ariete per smantellare le ingiustizie sociali. Rousseau diceva che l'uomo è cattivo solo a causa della vita sociale. Per i marxisti ortodossi la radice del male si trova nella proprietà privata. Una volta eliminata questa, l'uomo ritornerà buono e la dittatura si eliminerà da sé. Sfortunatamente la radice del male si trova nel cuore dell'uomo e questo uomo non è soltanto lo zimbello della «libido-pos-sidendi», ma anche della «libido-dominandi», della volontà di potenza. | |
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| Da: Vei | 13/10/2011 19:19:41 |
| Giuseppe Cangemi, Assessore alla Sicurezza ed agli Enti Locali della Regione Lazio, e Massimo Pezzella, Commissario Straordinario del Parco di Veio, hanno fatto il punto sul tema sicurezza del Parco. "E' entrato a pieno regime il nuovo sistema di vigilanza in funzione nel Parco di Veio, utile non solo per il controllo del territorio e della sicurezza, ma anche per vigilare sulle emergenze incendi. Indicativo infatti il primo rapporto e l'impatto sul mese di agosto per fronteggiare le situazioni di rischio ambientale in particolare per quanto riguarda i rifiuti e gli incendi con queste innovative apparecchiature". Ha dichiarato Cangemi. "Molteplici le funzioni delle 3 videocamere per il controllo del territorio, permettendo cosi' ai Guardiaparco di monitorare vaste zone in maniera costante, come le aree dell'Inviolatella Borghese, dell'area archeologica di Veio e del Parco Papacci di via Grottarossa. Proprio in questa ultima area - ha proseguito Cangemi - e' stata ripristinata ai fini della sicurezza la sbarra di accesso da via Veientana". "In questo periodo di agosto, sono stati effettuati 11 controlli su altrettante discariche e ripulita in via di S.Cornelia uno scarico di inerti di circa 10 metri cubi nello stesso luogo dove si era proceduto sempre con i finanziamenti per Roma sicura allo sgombero e alla bonifica di un insediamento abusivo. Nella Valle del Sorbo sono stati rimossi dai Guardiaparco 320 kg di rifiuti soprattutto nell'are del SIC (sito di importanza comunitario) mentre alcuni rifiuti ingombranti sono stati rimossi dall'area archeologica di Veio", ha spiegato Massimo Pezzella illustrando il rapporto sulle attivita' nel periodo fino a questi ultimi giorni di questo mese di agosto. "Costante e' il controllo sugli incendi che viene svolto da pattuglie dedicate che oltre ad effettuare un costante controllo da una postazione fissa, sono in grado di intervenire tempestivamente con l'ausilio di due moduli Aib (Assistenza Incendi Boschivi) di cui uno da 1000 litri montato su un mezzo Land Rover che si avvale di tecnologia professionale acquistato recentemente. Siamo ancora - ha continuato Massimo Pezzella - nel pieno dello stato di grave pericolosita' dichiarato dalla Regione Lazio per gli incendi boschivi ma finora il bilancio e' molto positivo nel Parco". "Il giorno 20 agosto - ha aggiunto - c'e' stato un incendio che poteva propagarsi nella Valle di Marvaiata ma e' stato spento dai Guardiaparco e i danni non superano i 500 metri quadrati. Il parco e' intervenuto con il suo personale anche per aiutare nel caso di incendi vicini all'area protetta come nel caso di Labaro e Prima Porta nel giorno 13 agosto". "Altre iniziative vedono gli operatori del parco impegnati in questa fine di Agosto, per esempio sono stati smaltiti in discarica 50 cartelli pubblicitari precedentemente rimossi perche' abusivi, liberati 4 cinghiali catturati con trappole illecite (e' stato possibile intervenire attraverso le telecamere di sorveglianza) che producono danni alla fauna selvatica in generale. I Guardiaparco continuano inoltre il controllo sulle aree di maggior fruizione anche per garantire la tranquillita' e la sicurezza dei cittadini che scelgono il parco in questi giorni di caldo, controllo che si e' tradotto in 20 sanzioni amministrative", ha concluso Massimo Pezzella. | |
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| Da: Vei | 13/10/2011 19:22:54 |
| Per Mirtilloo, scusa forse non mi sono espresso corretttamente. Io dicevo che se nel 2012, continueranno le assunzioni, come si prospetta e come si sono fatte sino ad ora, il bacino dei visitati si esaurirà entro fine 2012. Detto ciò l'ipotesi di ulteriori visite da iniziare presto non è molto azzardata, anzi sarebbe opportuno che si facessero per tempo per poi avere a disposione personale già pronto. Saluti. | |
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| Da: zopiù | 13/10/2011 19:23:48 |
| se la persona che hai sentito è vicino ai sindacati al 99,9 % (con il virgola 9 periodico!) stai pur certo che è l'ennesima panzana. Anche perchè se a metà novembre dovrebbero riprendere le visite, nella pagina personale già avresti comunicazione (oggi siamo al 12). Con tutte le maledizioni che ho tirato addosso a questi soggetti che mirano a diffondere "panico" e "isterismi di massa", penso qualcuno avrà passato notti insonni..... Cosa non si fà per avere una tessera in più nella propria sigla sindacale. Domattina ti diranno che sulla Luna cè un APS in servizio. Che tristezza.... | |
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| Da: familiare | 13/10/2011 19:24:30 |
| IUSTAMENTE xò mi facevano notare..: appunto xkè nel 2012 termineranno le assunzioni di tutti i visitati precedentemente, sarebbe anke plausibile ke le riaprano, nel senso ke kiamano altre persone a visita x poi farle aspettare quanto hanno aspettato quelli ke partiranno col 72!!! (SEMPRE SEGUENDO LA NON LOGICA DI TUTTO STO CONCORSO) | |
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| Da: corsista | 13/10/2011 19:26:01 |
| e stai preparando il Concorso Agenzia entrate ho 2 manuali che ti posso spedire online ad un prezzo simbolico. I manuali sono questi: http://www.alphatest.it/libri/libro.php?codice=978-88-483-1355-1 Il manuale Alphatest di 500 pagine, per 1ï¿° e 2ï¿° prova, luglio 2011. Ho anche un manuale della simone per la preparazione completa, solo teoria 1050 pagine. Se li vuoi entrambi 5 euro, e che ci compri un pacchetto di sigarette? | |
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| Da: corsista vero | 13/10/2011 19:27:05 |
| non lo so, considerate che per la prima volta vengono messi a concorso i posti al sud e che il novantapercento dei funzionari meridionali che oggi lavorano al NORD partecipano al concorso per potersi riavvicinare (tenete presente che chi è gia funzionario non farà lo stage ne l'orale) e quindi le domande sono d'avvero tante. | |
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| Da: veramente? | 13/10/2011 19:30:51 |
| « La Cambogia è un Regno con un Re che regnerà in accordo con la Costituzione e i principi di libera democrazia e del pluralismo. Il regno di Cambogia sarà uno stato indipendente, sovrano, pacifico e permanentemente neutrale e non allineato. » (Costituzione della Cambogia, art.1[1]) Il Regno di Cambogia (in lingua khmer: áá'ááááááááááá'á ááá'áá»áá, Preăh Réachéanachâkr Kâmpŭchea) è uno Stato (181.040 km², 14.494.293 abitanti al 30 luglio 2009, capitale Phnom Penh)[2] del Sud-Est asiatico. Confina a nord con Thailandia e Laos, ad est col Vietnam, a sud ancora con Vietnam e il Golfo del Siam, ad ovest ancora con Golfo del Siam e Thailandia. La Cambogia è una monarchia costituzionale, l'attuale capo di stato è il re Norodom Sihamoni e il capo del governo è Hun Sen.[2] La lingua ufficiale è il khmer.[2] La religione ufficiale è il Buddhismo e la maggior parte della popolazione ne pratica la dottrina Theravada.[4] In seguito alla caduta del prospero Impero khmer, la Cambogia subì per secoli l'influenza politico-militare dei paesi limitrofi, per poi diventare un protettorato francese nel 1863. Ottenuta l'indipendenza nel 1953, la Cambogia attraversò un periodo di instabilità e guerre con il coinvolgimento nel conflitto vietnamita, il colpo di stato di Lon Nol, il regime di terrore degli Khmer Rossi e l'invasione vietnamita. A seguito delle elezioni del 1993, tenute sotto l'egida dell'ONU, è stata promulgata una nuova Costituzione: la Cambogia è attualmente una monarchia parlamentare indipendente basata su un sistema democratico multipartito. Indice [nascondi] 1 Storia 1.1 Preistoria 1.2 I regni di Funan e Chenla 1.3 Impero khmer 1.4 Età moderna 1.5 Dominazione francese 1.6 Il governo di Norodom Sihanouk 1.7 Coinvolgimento nel conflitto vietnamita e regime dei Khmer Rossi 1.8 Il ripristino del Regno di Cambogia 2 Geografia 2.1 Geologia 2.2 Morfologia 2.3 Idrografia 2.4 Clima 2.5 Copertura vegetale e suoli agrari 3 Popolazione 3.1 Demografia 3.2 Lingua 3.3 Religione 3.4 Istruzione 4 Ordinamento dello stato 4.1 Ordinamento statale 4.2 Rivendicazioni territoriali 4.3 Città principali 4.4 Istituzioni 4.4.1 Ordinamento scolastico 4.4.2 Sistema sanitario 4.4.3 Forze armate 5 Politica 5.1 Politica interna 5.2 Politica estera 5.3 Critiche 5.3.1 Corruzione 5.3.2 Speculazione straniera 5.3.3 Diritti umani 5.3.4 Minori 6 Economia 6.1 Esportazioni 6.2 Importazioni 6.3 Turismo 6.4 Trasporti 7 Natura e ambiente 7.1 Flora 7.2 Fauna 8 Cultura 8.1 Arte 8.1.1 Architettura 8.1.2 Scultura 8.1.3 Pittura 8.1.4 Letteratura 8.1.5 Musica 8.2 Tradizioni 8.2.1 Festività 8.2.2 Danza 8.2.3 Gastronomia 9 Sport 10 Note 11 Bibliografia 12 Voci correlate 12.1 Storia 12.2 Geografia 12.3 Luoghi 12.4 Persone 12.5 Altro 13 Altri progetti 14 Collegamenti esterni Storia [modifica] Per approfondire, vedi la voce Storia della Cambogia. Preistoria [modifica] Una presenza umana antichissima sul territorio cambogiano, risalente all'Acheuleano, è testimoniata da ciottoli lavorati in quarzo e quarzite rinvenuti in terrazzamenti lungo il Mekong, nelle province di Kratié e Stung Treng, e nella provincia di Kampot.[5][6] Nella cava di Laang Spean, nella provincia di Battambang, abitata pare già nel periodo Hoabinhiano (6000 a.C.),[5] sono stati ritrovati manufatti in terracotta tra i più antichi del sudest asiatico.[7] La fondamentale coltivazione del riso venne importata da popolazioni austroasiatiche Mon-Khmer, che attuarono una lenta penetrazione da nord nel terzo millennio a.C. e costituiranno il nucleo della popolazione cambogiana.[8] Secondo i dati attualmente disponibili, si ritiene che il Neolitico in Cambogia ebbe una durata breve, meno di un migliaio di anni.[9] A partire da questo periodo compaiono dei caratteristici terrapieni circolari ("circular earthworks"), scoperti a partire dalla fine degli anni cinquanta nella provincia di Kampong Cham a cavallo del confine vietnamita, la cui funzione è ancora discussa.[10] La transizione all'età del bronzo è ancora poco conosciuta, ma non ci sono evidenze di autorità od organizzazioni che si estendano aldilà del singolo villaggio.[11] L'entrata dell'area nell'età del ferro si stima sia avvenuta intorno al V secolo a.C.[12] A differenza del bronzo (importato dall'Isan, oggi regione thailandese), il ferro veniva estratto e lavorato anche in loco, ma la maggior parte dei siti finora rinvenuti e studiati di quest'epoca sono situati anch'essi in Thailandia, sull'altopiano di Khorat, nelle valli dei fiumi Mun e Chi. Dalle sepolture si evidenzia un aumento della disponibilità alimentare, della ricchezza, del commercio tra le comunità e dell'organizzazione sociale. Nella tarda età del ferro sono documentati i commerci con India e Cina. Spesso i siti rimarranno occupati anche in età storica, ad esempio gli strati preistorici di Non Dua si trovano sotto un templio angkoriano e il sito di Lovea si trova pochi chilometri a nord-ovest di Angkor stessa.[13] I regni di Funan e Chenla [modifica] Per approfondire, vedi le voci Regno del Funan e Regno di Chenla. Il regno di Funan. Il regno di Chenla Il primo regno a sorgere nell'area indocinese fu il regno del Funan, presso il delta del Mekong; la sua capitale è stata ritenuta per molto tempo "c Eo, ma probabilmente questo sito era solo uno dei suoi centri più importanti[14].[15] L'area era adatta alla pesca e alla coltivazione del riso, che divenne la base dell'economia del regno.[16] Il regno doveva la sua prosperità al commercio e alla sua posizione nodale per il commercio via mare tra India e Cina; reperti testimoniano che il regno era in contatto anche con la Persia e l'Occidente (sono state trovate monete raffiguranti Antonino Pio e Marco Aurelio, oltre a monili di origine alessandrina).[15] È proprio grazie al commercio con l'India che si deve la diffusione dell'arte e della religione indiana nel regno e probabilmente delle tecniche di irrigazione indiane;[15] una seconda "indianizzazione" è attestata nel V secolo,[15] in cui l'elite culturale indianizzata, la corte, la struttura e l'ordinamento politico fu ispirato ai modelli indiani, la lingua largamente più utilizzata era il sanscrito, furono adottate le Leggi di Manu e fu introdotto un alfabeto basato sulla scrittura indiana.[16] Al suo apice, il Funan esercitava il controllo sul tratto basso del Mekong, il Tonle Sap e piccole aree nel Nord della Cambogia attuale, del Sud del Laos, del Sud della Thailandia e del nordo della penisola malese.[16] Nel VI secolo, mentre la capitale fu spostata più a nord, ad Angkor Borei, sull'altopiano di Phnom Dà, le città thai assunsero sempre più potere nel commercio contribuendo, insieme alle guerre civili e ai contrasti dinastici,[16] al declino del regno del Funan che venne assoggettato dal regno di Chenla, un regno a nord del Funan.[15] Secondo le cronache cinesi del periodo, il regno di Chenla era stato un regno vassallo del Funan fin quando il suo sovrano non si ribellò dopo che i suoi predecessori avevano accresciuto la potenza del regno.[17] La rivolta del Chenla fu guidata da due fratelli: Bhavavarman e Chitrasena.[17] Nonostante le fonti che affermano che l'ultimo re del Funan morì nel 550, si pensa che il regno non fu assoggettato del tutto fino alla metà del secolo successivo, poiché in quest'ultimo periodo risulta che il Funan continuasse ad inviare ambascerie in Cina.[17] Durante il regno di Bhavavarman, l'esercito di Chenla - comandato da Chitrasena - fu impegnato in continui scontri con i regni vicini poiché questi non l'avevano riconosciuto ufficialmente.[17] La completa inglobazione del Funan nel regno di Chenla si completò nel 627 grazie al sovrano Isanavarman, figlio di Chitrasena - che aveva regnato dopo il fratello col nome di Mahendravarman.[17] In seguito Isanavarman conquistò il regno limitrofo di Aninditapura - situato nella valle del fiume Stung Sen - e fondò sul fiume una nuova capitale: Isanapura.[17] Come il Funan, anche il Chenla era composto da un popolo di etnia khmer. La nuova élite regnante si integrò a quella del Funan; le istituzioni, la politica e la cultura indianizzata fu mantenuta.[18] Lo sfascio del regno di Chenla trova le sue cause nel regno di Jayavarman I.[17] Il sovrano conquistò le regioni del Laos settentrionale e centrale senza però mai acificare completamente queste zone e durante il suo regno alcune regioni presero una certa autonomia per mano di signori locali. Jayavarman non lasciò eredi maschi e dopo il suo regno il Chenla entrò progressivamente in crisi fino allo sfascio. Impero khmer [modifica] Per approfondire, vedi la voce Impero khmer. Cartina dell'Impero khmer. Nell'VIII secolo le dispute tra fazione interne alla corte portarono alla scissione del regno in Alto e Basso Ch"n-la; quest'ultimo subì un costante periodo di instabilità, il re fu ucciso da un monarca di Giava e dal seguente conflitto ascese al trono Jayavarman II, che segnò la fine della sottomissione degli khmer da parte di Java e la nascita di uno stato khmer autonomo conosciuto allora come "Angkor".[15][18] Jayavarman II si fece consacrare "sovrano universale"; le sue azioni da re e quelle di tutti gli altri sovrani khmer ci sono note grazie alle iscrizioni murarie incise nella pietra.[15] La seconda figura di rilievo nella storia del regno è Indravarman I (il cui regno va dal 877 al 889): è a lui che si deve la realizzazione del grande bacino di Lolei, sul fiume Roluos; quest'ultima fu un'opera importantissima, frutto dell'unione delle tecniche Funan e Ch"n-la, che permetteva di raccogliere l'acqua del fiume e delle piogge e quindi di irrigare i campi indipendentemente dal regime del fiume o dalla stagione.[15] Il sistema di bacini che si creò aveva però bisogno di continua manutenzione e vigilanza, possibile solo con la presenza di un potere centrale forte e di una buona organizzazione amministrativa.[15] Indravarman inoltre, facendo costruire un tempio in onore agli antenati di Preah Ko e il tempio-montagna di Bakong, il primo tempio-montagna nella storia del regno,[19] ha dato inizio ad un ritmo di costruzione continuato da tutti i suoi successori: ogni sovrano infatti costruirà durante il suo regno un tempio degli antenati ed un tempio-montagna.[15] L'evoluzione architettonica arriva al suo apice nel XII secolo con la costruzione di Angkor Wat da parte del re Suryavarman II, sovrano celebrato per le sue vittorie, soprattutto sul Champa, e fervente visnuita.[15] I sovrani khmer sono prevalentemente shivaisti; il primo re buddhista fu Dharanindravarman, a cui succede il figlio Jayavarman VII, che edifica una rete di ospedali e di stazioni di sosta e templi di chiaro culto Mahayana.[15] È durante il regno di questo sovrano che l'impero raggiunge l'apice politico,controllando la maggior parte dell'area del Sud-Est asiatico: parte dell'odierno Vietnam, Laos, Thailandia, Myanmar e penisola malese, inoltre il regno riceveva tributi da piccoli regni del Nord, dell'Est e dell'Ovest,[20] e culturale, a cui seguirà il lento declino del regno e il potenziamento dell'emergente regno thai.[21] Alla sua morte vi è una violenta reazione dei brahmini che porterà alla distruzione di molte immagini di culto buddhista; fra la popolazione andava invece diffondendosi il Buddhismo Theravada.[15] All'apice della sua potenza il regno controllando la maggior parte dell'area del Sud-Est asiatico: parte dell'odierno Vietnam, Laos, Thailandia, Myanmar e penisola malese, inoltre il regno riceveva tributi da piccoli regni del Nord, dell'Est e dell'Ovest e conduceva commerci con la Cina.[20] Per molteplici cause ancora da approfondire, si verificò un indebolimento del potere centrale; di conseguenza il sistema di irrigazione saltò.[15] Ne approfittarono della situazione i Thai, che per ben tre volte conquistarono e distrussero Angkor (nel 1335, nel 1353 e nel 1431). Alla terza distruzione di Angkor il centro politico si sposterà a sud, negli antichi territori dove si trovava il regno di Ch"n-la.[15] Dalla metà del XV secolo fino alla dominazione francese nel 1863, il regno khmer attraversò un periodo di stagnazione economica, sociale e politica e passò sempre più sotto l'influenza dei regni vicini di Thailandia e Vietnam; questi quattro secoli di declino sono chiamati dagli storici "anni bui" ("dark ages").[22] Età moderna [modifica] Nei due secoli precedenti la conquista coloniale francese, la Cambogia fu sotto l'influenza degli stati vicini, ovvero Vietnam, regno Thai, Malaysia e Cham.[23] Esse esercitavano la loro influenza sulla Cambogia aiutando una fazione a prendere il potere sugli avversari, che si rivolgevano a loro volta verso gli altri stati in cerca di supporto.[23] Dall'inizio del XVIII secolo i paesi che determinarono le lotte interne al paese per il potere furono Vietnam ed il regno Thai[23]; chiunque regnasse in Cambogia lo poteva fare solo con l'appoggio o siamese o vietnamita[24]. In cambio del loro supporto nelle varie lotte per il trono cambogiano i sovrani di queste due nazioni ricevevano donazioni territoriali.[24] Durante questo periodo di influenze straniere vi furono sporadiche rivolte popolari contro i Thai e specialmente i Viet, ma mai nessun leader o re cambogiano lottò contro entrambi gli invasori allo stesso tempo.[24] Infatti se una forza si ribellava al comando della fazione dominante lo faceva con l'appoggio dello stato tra quello Thai e Viet che già non appoggiava il sovrano al comando.[24] In questo periodo non ci furono mai incurisioni cambogiane in territorio siamese o vietnamita.[24] Dal 1794 al 1806, mentre il Vietnam era impegnato nella fase finale della guerra civile, la Cambogia fu principalmente sotto l'influenza dei re Thai.[24] Dal 1806 al 1814 la Cambogia aveva un rapporto di doppia fedeltà con Thailandia e Vietnam, tra cui il primo era predominante, mentre dal 1814 al 1830 predominante fu il Vietnam rispetto al regno Thai.[24] Avendo supportato l'incoronazione di Nak Ong Chan nel 1813, il Vietnam fece della Cambogia un protettorato.[24] Dopo il 1830 l'influenza vietnamita aumentò[24] ed alla morte di Nak Ong Chan alla fine del 1834 la Cambogia divenne una regione del Vietnam sotto il controllo diretto dell'imperatore vietnamita[23] nel periodo compreso tra 1835 e 1845[24]. Il Vietnam cercò di cambiare la cultura cambogiana per imporre la propria: tentò di cambiare il linguaggio, i vestiti, l'agricultura e la religione, cercando d'imporre il Buddhismo Mahayana sino-vietnamita al posto del Buddhismo Theravada cambogiano.[23] Dominazione francese [modifica] Per approfondire, vedi la voce Indocina francese. Bandiera dell'Indocina francese. La dominazione francese inizia nel 1863: in quell'anno infatti la Francia accetta l'invito del re cambogiano di fare della Cambogia un protettorato così da fermare lo smembramento del paese da parte dei Thai e dei Vietnamiti.[20] Per i successivi 90 anni la Cambogia fu praticamente sotto il controllo della Francia che, tuttavia, mantenne indisturbati il Buddhismo, le istituzioni, tra cui la monarchia, e i ritmi della vita rurale e inoltre sviluppò gradualmente una pubblica amministrazione sulla traccia di quella francese.[20] L'amministrazione francese trascurò l'educazione, ma in compenso costruì strade, ponti, strutture portuali e altre opere pubbliche; inoltre restaurarono il complesso di Angkor e ne decifrarono le scritture.[20] L'amministrazione francese investì relativamente poco in Cambogia rispetto al Vietnam, comunque svilupparono la coltura degli alberi della gomma nella Cambogia orientale e sotto il loro controllo il regno esportò quantità abbastanza grandi di riso.[20] Con un trattato tra il governatore francese della Cochinchina e il re Norodom nel giugno 1884 fu abolita la schiavitù, ci fu l'istituzione di terre a proprietà privata e l'establishment dei résident nelle città di provincia; le élite locali si ribellarono alla firma del trattato, soprattutto per l'abolizione della schiavitù, ma furono debellate.[25] La Cambogia come parte dell'Indocina francese. Negli anni trenta la Francia iniziò a spendere di più per l'educazione in Cambogia; ciò portò ad importanti cambiamenti sociali nella capitale Phnom Penh.[26] Fece infatti la sua comparsa una nuova élite cambogiana educata nelle scuole francesi che negli ultimi anni del decennio continuò a crescere ed a promuovere l'indipendenza della Cambogia.[27] Nel 1936 uscì il primo numero del Nagaravatta, il primo giornale in lingua khmer contraddistinto da un forte spirito nazionalistico e indipendentistico.[26] Durante la seconda guerra mondiale, i giapponesi invasero l'Indocina Francese, ma acconsentirono che il regime di Vichy partecipasse alla gestione del territorio.[28] Nel 1941 morì il re cambogiano Sisowath Monivong; al suo posto i francesi fecero re il suo nipote diciottenne Norodom Sihanouk.[29] Egli era ritenuto il più adatto dai francesi a causa della sua giovane età, la mancanza di esperienza e la sua malleabilità.[28] Il 9 marzo 1945, negli ultimi mesi della guerra, nel tentativo di convincere la popolazione favorevole al Giappone, quest'ultimo sciolse l'amministrazione coloniale francese e spinse il paese a dichiarare la sua indipendenza dentro la "Grande area di prosperità dell'Asia orientale"; il 13 marzo il re Norodom Sihanouk dichiarò l'indipendenza della "Kâmpŭchea"; il 5 agosto 1945, il giorno della resa giapponese, fu fondato un nuovo governo con Son Ngoc Thanh primo ministro; in ottobre una forza Alleta occupò Phnom Penh e arrestò Thanh per collaborazione con i giapponesi e lo trasferirono in Francia agli arresti domiciliari; i suoi sostenitori si trasferirono nel Nord-Ovest del paese, allora ancora sotto il controllo thailandese, e con il sostegno di quest'ultimi costituirono la fazione degli Khmer Issarak.[28] La Francia di De Gaulle voleva ripristinare l'Indocina Francese, sebbene avessero offerto alla Cambogia e ad altri paesi del Sud-Est asiatico una limitata forma di auto-governo, ma né la popolazione urbana né quella comune era attratta da questo accordo.[30] Il re Sihanouk era in una situazione delicata, impegnato a negoziare con la Francia, a difendersi dalle accuse di collaborazionismo con i francesi da parte dei Khmer Issarak e dei Viet Minh ed a confrontarsi continuamente con i democratici, che gli si opponevano in tutto.[30] Alla fine del 1948 Sihanouk concluse un accordo con la Francia ed ottenne un'indipendenza parziale della Cambogia; nel 1951 invece, nel tentativo di ottenere approvazione dal popolo, chiese ed ottenne il rilascio di Son Ngoc Thanh, che poi fuggì per unirsi ai Khmer Issarak.[30] Nel giugno 1952 Sihanouk abdicò, sospese la costituzione, sciolse l'Assemblea Nazionale, assunse la carica di primo ministro, proclamò re suo padre, Norodom Suramarit, e mise in vigore la legge marziale, governando direttamente il paese per 3 anni fino al febbraio 1955.[30] Nel frattempo, nel marzo del 1953 Sihanouk si recò in Francia per trattare l'indipendenza totale della Cambogia, altrimenti il favore del popolo sarebbe andato a Son Ngoc Thanh ed ai Khmer Issarak; non avendo ottenuto nulla, denunciò la triste situazione della Cambogia ai media internazionali, dichiarando di restare in esilio finché la Francia non avesse garantito l'indipendenza del paese e non avesse compiuto quella che lui chiamava "crociata monarchica per l'indipendenza"; si ritirò quindi prima a Bangkok, poi nella zona militare autonoma comandata dal colonnello Lon Nol, presso la propria villa ad Angkor, organizzando la resistenza contro la Francia se questa non avesse concesso l'indipendenza.[30] Il governo di Norodom Sihanouk [modifica] Per approfondire, vedi la voce La Cambogia sotto il regime di Sihanouk. Norodom Sihanouk in visita in Romania nel 1972. La Francia avrebbe potuto sostituire Norodom Sihanouk con un'altra figura più malleabile, ma, essendo l'esercito francese in difficoltà per tutta l'Indocina, il governo francese stesso concesse l'indipendenza a Cambogia, Laos e Vietnam.[30] Norodom Sihanouk fece ritorno a Phnom Penh accolto in trionfo come un eroe; il giorno dell'indipendenza fu fissato al 9 novembre 1953.[30] Le fazioni non comuniste degli Khmer Issarak si unirono al nuovo governo, ma i comunisti Viet Minh attraversarono il confine cambogiano; le forze reali li fronteggiarono, ma non riuscirono a farli ritirare completamente.[31] Gli accordi di Ginevra stabilirono il ritiro delle truppe francesi e Viet Minh dal territorio cambogiano e che la Cambogia avesse un atteggiamento neutrale, garantendo di non chiedere aiuto militare esterno, a meno di minacce alla propria sicurezza.[31] L'obiettivo di Sihanouk era quello di battere i democratici e per farlo fondò un nuovo partito: il "Sangkum Reastr Niyum", o "Sangkum", che dominò la scena politica cambogiana fino al colpo di stato del generale Lon Nol del 1970.[32] In politica estera, Sihanouk si mantenne non allineato.[33] Dalla metà degli anni sessanta la situazione per Sihanouk peggiorò: la presenza di basi Nord Vietnamite e Viet Cong e i sempre più frequenti voli delle aviazioni statunitensi e del Vietnam del Sud avevano compromesso la promessa di neutralità della Cambogia e dal 1966 al 1969 vi furono violenti focolai di insurrezione a carattere comunista che vennero repressi duramente e con difficoltà;[34] il 18 marzo 1970 l'Assemblea Nazionale votò all'unanimità la deposizione da capo dello Stato di Sihanouk, che nel frattempo era all'estero, e affidò poteri d'emergenza al primo ministro Lon Nol, sostenuto dall'istruita classe media di Phnom Penh, ma avversato dalla popolazione rurale, ancora fedele a Sihanouk e incoraggiata da quest'ultimo a resistere all'usurpatore.[35] Non ci sono prove di un coinvolgimento degli Stati Uniti nel colpo di stato di Lon Nol, ma ci sono ragioni per cui alcuni elementi del personale dell'intelligence militare americano potrebbero aver appoggiato la presa del potere da parte di Lon Nol; nella corrispondenza diplomatica si possono trovare elementi che suggeriscono un ruolo americano nel colpo di stato o almeno una preconoscenza americana.[36] Coinvolgimento nel conflitto vietnamita e regime dei Khmer Rossi [modifica] Per approfondire, vedi le voci Guerra civile cambogiana, Kampuchea Democratica e Guerra cambogiana-vietnamita. Bandiera della Kampuchea Democratica. Da Pechino, Sihanouk formò il Fronte Nazionale Unito Khmer che si alleò con i Khmer Rossi di Pol Pot, alleati a loro volta dei Viet Cong; essendo i Viet Cong in guerra con gli Stati Uniti, la Cambogia venne coinvolta nel conflitto vietnamita; l'aviazione americana bombardò vaste zone del paese, uccidendo un numero imprecisato di persone; le stime vanno dai 30 000 ai 500 000 morti.[37] Quando Vietnam del Nord e Stati Uniti firmarono gli Accordi di pace di Parigi nel 1973, i Khmer Rossi non parteciparono al trattato e perciò lo scontro con gli Stati Uniti continuò.[37] Il 17 aprile 1975, nonostante gli aiuti statunitensi, i Khmer Rossi presero Phnom Penh.[38] I Khmer Rossi vinsero per varie ragioni. Il supporto continuo della Cina e del Vietnam del Nord, al contrario di quello statunitense verso Lon Nol, che diminuì col tempo; la corruzione dei leaders politici e militari della repubblica di Lon Nol; la risolutezza e la disciplina delle truppe khmer rosse; l'attrazione per la visione dei Khmer Rossi di una nuova società che portò un nucleo di seguaci dediti alla causa; l'apporto di Norodom Sihanouk, che isolò diplomaticamente la repubblica di Lon Nol e la cui figura portò popolarità al fronte di liberazione nazionale promosso dal sovrano e di cui i Khmer Rossi presero il controllo.[39] Le truppe khmer rosse entrarono nella città acclamate dalla popolazione che vedeva nella vittoria dei Khmer Rossi la fine della guerra e quindi la fine della fame patita dai cittadini della capitale, che si era sovraffollata durante il conflitto.[40] Anche chi era anticomunista pensava che la pace avrebbe comunque migliorato la propria vita.[41] Le truppe khmer rosse però non celebrarono la vittoria, ma iniziarono a cercare officiali governativi e ordinarono ai cittadini di lasciare la città e trasferirsi nella campagna minacciandoli con le armi.[42] Se venivano chieste delle spiegazioni, i soldati rispondevano che si riteneva che gli Stati Uniti avrebbero potuto bombardare la città, o in alternativa non ne fornivano alcuna.[42] Le truppe affermavano che l'ordine di evacuazione fu dato da l'"Angkar", la leadership dei Khmer Rossi, di cui le stesse truppe avevano solo una vaga idea.[42] Lon Nol e i diplomatici statunitensi abbandonarono il paese[38]; gli appartenenti ai ranghi più alti della burocrazia e dell'esercito di Lon Nol vennero uccisi[43]. Con i Khmer Rossi al potere, iniziò un periodo di terrore che durò 4 anni, fino alla conquista del paese da parte del Vietnam nel 1979; le stime del numero delle vittime del regime va dal milione e 200 000 morti del Dipartimento di Stato americano ai 2 milioni e 300 000 stimati da padre François Ponchaud.[44] I Khmer Rossi chiamarono il nuovo stato "Kampuchea Democratica".[45] La politica estera dei Khmer Rossi nell'area del Sud-Est asiatico fu a carattere belligerante: all'inizio vi furono delle schermaglie con le truppe nordvietnamite, poi altri scontri si verificarono ai confini di Thailandia e Laos, con le truppe della Kampuchea impegnate a saccheggiare villaggi.[46] Le truppe cambogiane procedettero ad una serie di attacchi provocatori contro le truppe vietnamite per un periodo di 5 anni, arrivando al culmine nel biennio 1977-1978.[47] Il comportamento dei Khmer Rossi non ebbe apparentemente senso: la Cambogia era inferiore militarmente al Vietnam, e lo stesso rapporto di inferiorità vi era tra i rispettivi alleati Cina e Russia. All'origine degli attacchi dei Khmer Rossi contro il Vietnam vi sarebbero stati secondo lo storico Stephen J. Morris il risentimento cambogiano rispetto al vicino più forte ed il reciproco disprezzo che è sempre esistito tra le élite politiche dei due paesi. Inoltre la nuova visione ideologica rivoluzionaria dei Khmer Rossi li portò a voler dimostrare di essere più forti ed avanzati "ideologicamente" del nemico, fattore che avrebbe dotuto permettere alla Cambogia di vincere anche un paese militarmente più forte come il Vietnam.[48] Non bisogna inoltre dimenticare che sulle coste meridionali del Vietnam vive la minoranza dei Khmer Krom, che il regime cambogiana voleva ricongiungere alla nazione. Tuttavia, il netto fallimento dell'esercito cambogiano portò delusione e paranoia tra i leader Khmer Rossi, che si convinsero che la loro situazione disperata fosse dovuta a traditori interni, i quali dovevano essere distrutti.[48] Il 7 gennaio 1979 Phnom Penh cede all'avanzata dell'esercito vietnamita; Pol Pot e gli altri gerarchi Khmer Rossi radunarono gli uomini, effettuando una nuova chiamata alle armi e continuando il conflitto nella zona nord e ovest della Cambogia, lasciando il paese ancora per molti anni in uno stato di insicurezza.[46] Il ripristino del Regno di Cambogia [modifica] Dopo la cacciata dal potere degli Khmer Rossi, il 10 gennaio 1979 il Vietnam mise Heng Samrin a capo della neonata Repubblica Popolare di Kampuchea, suo stato satellite.[49] L'occupazione vietnamita del paese durò fino al settembre 1989, ma essa trovò resistenza; le truppe del regime di Heng Samrin furono afflitte da una vasta diserzione e dal morale basso; il resto delle truppe Khmer Rossi elusero l'esercito vietnamita e si rifugiarono nelle regioni di confine.[49] Il ritiro delle truppe vietnamite iniziò nel 1986 e finì nel settembre 1989. Le successive trattative di pace stabilirono il ritiro completo delle truppe vietnamite dal suolo cambogiano, l'intervento delle Nazioni Unite a visionare il cessate il fuoco e la presa di contromisure verso i Khmer Rossi.[49] Sotto l'egida dell'ONU si svolsero nel marzo 1993 le elezioni e parteciparono al voto più di 4 milioni di persone (ovvero più del 90% degli aventi diritto di voto) nonostante le forze degli Khmer Rossi cercassero di impedire alla popolazione di andare a votare.[49] Il 24 settembre 1993 fu promulgata la nuova costituzione che faceva della Cambogia una monarchia costituzionale a struttura democratica multipartito e di Norodom Sihanouk re.[49] Nel 1997 gran parte dei guerriglieri Khmer Rossi accettarono l'amnistia e deposero le armi, ponendo fine a trent'anni di guerra civile.[49] Nel 2004 Norodom Sihanouk ha abdicato per problemi di salute.[49] Il Concilio reale del trono il 14 ottobre[50] ha nominato nuovo re all'unanimità Norodom Sihamoni, uno dei figli di Sihanouk, che è stato incoronato il 29 ottobre di quell'anno[51]. Geografia [modifica] Cartina dettagliata della Cambogia La Cambogia ha una superficie di 181.035 km²[52] e si trova nella porzione sud-orientale dell'Indocina.[53] Fisicamente corrisponde al basso bacino del Mekong e alla depressione del Tonle Sap, una vasta regione di colmamento fluviale delimitata verso la Thailandia e verso il golfo del Siam da bassi rilievi, ovvero i Monti Dângrêk e i Monti Cardamomi, mentre ad Est le ultimi propaggini della Catena Annamita lo separano dal Mar Cinese Meridionale.[53] Confina a Nord-Ovest con la Thailandia per circa 800 km[54], a Nord con il Laos per circa 541 km[54] e ad Est con il Vietnam per oltre 1.200 km[54]; ha inoltre 443 km di costa affacciate sul Golfo di Thailandia[54], che si trova a Sud del paese.[52] Il confine dello stato segue per la maggior parte il corso naturale dei fiumi ad eccezione del confine orientale col Vietnam, stabilito non seguendo confini naturali ma da vicissitudini politiche a partire già dal periodo coloniale.[52][55] I due paesi, pur attraversando momenti di aperta tensione, hanno comunque deciso di affrontare la questione confinaria attraverso commissioni di studio e trattati diplomatici già nei primi anni ottanta, a seguito dell'instaurazione del regime filo-vietnamita della Repubblica Popolare di Kampuchea.[55] Facendo seguito agli accordi dell'ottobre 2005 (basati sul trattato del dicembre 1985), causa di un forte dissidio interno con l'opposizione, che ha accusato Hun Sen di essersi piegato agli interessi vietnamiti, nel 2007 è iniziata una vasta operazione di posa di segnali confinari.[56] L'opera è tuttora in corso e la conclusione è prevista per il 2012.[57] Geologia [modifica] Il territorio della Cambogia si può dividere geologicamente in due sezioni: la bassa pianura centrale e gli altipiani periferici.[58] L'ampia regione pianeggiante, che occupa buona parte del paese, è stata creata dal Mekong, il cui corso è stato orientato dalla geomorfologia del territorio, caratterizzata appunto dall'esistenza in origine di un'ampia sinclinale.[58] Nei rilievi che circondano la pianura affiorano le antiche formazioni paleozoiche, sovrastate da lembi di terreni del Mesozoico, che costituiscono i resti delle depositazioni sedimentarie accumulatesi quando la depressione cambogiana era occupata dal mare. In particolare, i Cardamomi e i Dângrêk fanno parte del più antico zoccolo paleozoico dell'Indocina; la catena del Khorat è composta di roccia arenaria; gli altipiani del Moi sono costituiti da un basamento molto antico.[58] Morfologia [modifica] La Cambogia è una regione prevalentemente pianeggiante, con circa il 75% del territorio che si trova a meno di 100 m s.l.m., e presenta catene montuose relativamente basse.[54] La pianura alluvionale centrale presenta colline sinuose, mentre nella zona al di sotto di Phnom Penh la pianura diventa pianeggiante.[59] La caratteristica peculiare è la depressione lacustre del lago Tonle Sap; quest'ampia pianura, densamente popolata, è in gran parte coperta da coltivazioni di riso.[54] Complessivamente la pianura centrale occupa i ¾ dell'intero territorio cambogiano ed è alta pochi metri sul livello del mare e depressa al centro in corrispondenza del lago Tonle Sap.[60] La pianura è totalmente drenata dal Mekong ma, causa il pendio troppo lieve, il drenaggio si effettua con difficoltà, per cui essa è soggetta una volta l'anno ad inondazione.[60] Il resto del paese è costituito dagli altopiani che circondano la pianura centrale.[60] A Sud-Ovest si trova un territorio montuoso formato dalle due catene dei Cardamomi (che culminano a 1770 m[59]) e dei monti dell'Elefante, che fanno da barriera tra il bassopiano della pianura centrale e la zona costiera. Al confine settentrionale con la Thailandia si trovano i monti Dângrêk[61] (altezza media di 500 metri[54]). A Nord si trova anche una scarpata composta di arenaria del Khorat (alta dai 150 ai 400 m), sempre nella sezione settentrionale verso il confine thailandese.[60] Ad Est si trovano gli altipiani del Moi che raggiungono i 1200 metri.[60] Nella punta nord-orientale del paese si trova un'altra regione montagnosa formata dagli altipiani orientali e che raggiunge i 900 metri.[61] Idrografia [modifica] Cartina fisica della Cambogia. L'idrografia cambogiana si riduce in pratica al Mekong[60], uno dei fiumi più lunghi dell'Asia con i suoi 4500 km[60] ed il 10º più grande al mondo[61]. Esso drena il bacino di alimentazione interamente soggetto al ritmo monsonico. Il suo regime è molto ineguale: nella stagione secca la portata è di 15.000 m³ al secondo, mentre nella piena annuale (giugno-febbraio con picco in ottobre) di 60.000 m³ al secondo all'altezza di Phnom Penh.[60] Il livello del fiume si alza di 12 metri al di sopra del livello di magra, provocando l'inondazione di tutta la conca cambogiana.[60] Il deflusso delle acque è maggiore di quanto possano smaltire i bracci del delta e perciò viene smaltito da un altro braccio del Mekong, Tonle Sap, che sfocia nel Tonle Sap; il lago, che ha una superficie nella stagione secca di appena 250 km², raggiunge quindi i 10.000 km² di estensione ed una profondità massima i 15 metri.[60] La lenta crescita delle acque prosegue per tutta l'estate e il rientro nei limiti normali termina durante l'inverno, lasciando allo scoperto grandi quantità di limo.[60] Il Mekong nasce in Tibet, passa in Laos e quindi entra in Cambogia formando delle rapide tra le più vaste al mondo (circa 9 chilometri; ne riformerà altre a Nord-Est di Phnom Penh); da qui diventa navigabile.[62] Il Mekong scorre per 315 chilometri in Cambogia per poi dividersi in due braccia: il Bassac ed il Mekong vero e proprio.[62] Quindi si divide in numerosi tributari formando un delta di 49,520 km2.[62] Nel Tonle Sap si pescano circa 80 000 tonnellate di pesce ogni anno, che insieme alla pesca nel Golfo del Siam servono come alimento base della popolazione cambogiana.[63] Il Tonle Sap, riserva della biosfera dell'UNESCO dal 1997, presenta gravi problemi di inquinamento dovuti ai pesticidi usati nelle risaie poste intorno al bacino, al carburante di vecchi modelli di barche ancora utilizzate e, in generale, all'aumento dell'inquinamento delle acque; inoltre sia la fauna ittica che volatile sono in pericolo per la pesca e la caccia indiscriminata e la distruzione dell'habitat.[63] Lungo le sue coste vi sono una sessantina di insediamenti costituiti da abitazioni, in parte su palafitte, in parte galleggianti; si possono trovare addirittura villaggi galleggianti con templi, moschee, negozi e ristoranti.[63] Nell'antichità il Tonle Sap era la base del sostenimento di Angkor, l'antica capitale dell'Impero khmer: esso forniva alla città cibo, acqua per l'irrigazione e limo; inoltre rappresentava l'"Oceano Sacro" della cosmologia induista.[63] Clima [modifica] La Cambogia vista dal satellite. La Cambogia rientra nell'area monsonica, ma sul clima del paese risentono alcuni fattori locali come la vicinanza all'equatore, che tende a prolungare il periodo piovoso, e la presenza periferica di alteterre che riparano alquanto la depressione centrale, dove si hanno valori pluviometrici moderati, inferiori a 1500 mm annui (media annuale di Phnom Penh: 1125 mm).[60] La stagione delle piogge va da maggio a ottobre (cielo coperto, temperature moderatamente elevate); il massimo delle precipitazioni si concentra in ottobre, quando cadono i 2/3 delle piogge.[60] La stagione secca va da novembre a febbraio, con un minimo di precipitazioni in febbraio.[60] Vi è bel tempo e temperature relativamente fresche, che tendono ad aumentare in misura notevole fino alla seconda metà di maggio in cui, avvicinandosi la stagione piovosa, si vanno facendo torride.[60] Gli altopiani periferici hanno condizioni climatiche diverse: temperature più fresche e soprattutto un'umidità più diffusa ed abbondante, con precipitazioni superiori ai 2000 mm, ed una stagione secca ridotta a 3 mesi.[60] I monti Cardamomi, direttamente esposti al monsone di sud-ovest, ricevono sui loro versanti marittimi precipitazioni superiori a 5000 mm, tra i più alti valori della zona monsonica.[60] Di seguito un grafico delle precipitazioni e delle temperature medie a Phnom Penh:[64] Mese Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Anno Temperatura media (°C) 26 27 29 30 29 29 28 28,5 28 27 27 26 27,87 Piogge (mm) 7,6 10,2 35,6 78,2 144,8 147,2 152,4 154,2 226,1 251,5 139,7 43,2 1390,7 Copertura vegetale e suoli agrari [modifica] Benché le foreste coprano ancora il 60% del suolo cambogiano, la copertura della foresta pluviale primaria è scesa drasticamente dal 73% del 1965 al 3,1% nel 2005; ciò è dovuto al disboscamento illegale e al rapido sviluppo del paese.[65] Fiumi e paludi coprono il 3% della superficie del paese, mentre i territori coltivabili ne corrispondono al 20,5%, ma non tutti sono coltivati.[65] Oltre il 70% del territorio cambogiano è coperto dalla grande foresta monsonica; la sua relativa conservazione si deve alla tenue espansione demografica del paese: si calcola infatti che solo il 10% della superficie della Cambogia sia effettivamente coltivato, mentre il resto è costituito da regioni del tutto disabitate.[60] La foresta tropicale decidua ospita specie vegetali tipiche, come il teak, adatto ad un clima in cui una stagione piovosa si alterna ad una secca.[60] Sui versanti dei Cardamomi si passa invece alla foresta sempreverde, dove però l'intervento dell'uomo praticante da secoli la coltura itinerante, ha causato una larga degradazione che lascia sempre più spazio alla savana.[60] Infine nelle parti incolte della depressione cambogiana si estende la foresta paludosa.[60] Nella maggior parte dei casi il suolo delle zone periferiche del paese sono lateritici, ovvero provenienti dalla decomposizione superficiale delle rocce: trattasi quindi di suoli poveri, che non hanno mai favorito l'insediamento agrario.[60] Al contrario, i suoli di decomposizione basaltica che si estendono sugli altipiani del Sud-Est sono particolarmente fertili e si prestano alle piantagioni di albero della gomma.[60] La regione vitale della Cambogia è la depressione del Tonle Sap dove si estendono i suoli alluvionali, arricchiti ogni anno dalle inondazioni.[60] Popolazione [modifica] Musulmani di etnia Chăm. Demografia [modifica] Il 90% della popolazione è di etnia khmer; le altre etnie minori sono Vietnamiti (5% della popolazione) e Cinesi (1%) più altre etnie tra cui le piccole tribù delle colline, i Lao e i Chăm (quest'ultimi concentrati soprattutto nelle città e villaggi rurali e di pescatori situati sulle rive del Mekong o del Tonle Sap e nella provincia di Kampot)[4] che compongono il restante 4% della popolazione.[2] I dati stimati del 2009 indicano che la speranza di vita media è di 64.27 anni per le donne e 60,03 anni per gli uomini mentre l'età media della popolazione è di 22,1 anni, in particolare 21,4 per gli uomini e 22,8 per le donne. Sempre secondo le stime del 2009 la media della mortalità infantile è di 54,79 morti su 1000 nati, in particolare per i neonati maschi è 61,84 morti e per le femmine 47,42.[2] Proprio la riduzione della mortalità infantile è uno degli obiettivi primari del governo cambogiano, che da 124 morti ogni 1000 nascite nel 1998 è passato alle cifre attuali, ma la crisi economica del 2009 sta rendendo vani gli sforzi dello stato poiché ha aumentato i prezzi degli alimenti causando un aumento della malnutrizione acuta tra i bambini al di sotto dei 5 anni.[66] Lingua [modifica] La lingua ufficiale è il khmer, parlato dal 95% della popolazione.[49] Il francese è ancora parlato nelle aree urbane; l'inglese è divenuta nel frattempo la seconda lingua del paese.[49] Entrambe le lingue erano considerate durante il regime di Pol Pot come segno di uno stile di vita corrotto e chiunque parlasse una di queste due lingue era soggetto ad esecuzione.[67] Queste restrizioni furono rimosse dopo la vittoria vietnamita e la conquista del paese, ma negli anni della ricostruzione del paese era poco sentito il bisogno di parlare altre lingue.[67] Dalla metà degli anni novanta è rinato un grande interesse per l'inglese poiché il parlare fluentemente questa lingua è associato al progresso economico. Contrariamente il francese, non essendo una lingua dello stesso peso dell'inglese nell'ambito del commercio internazionale, ha avuto meno successo.[67] Questo nonostante il sovrano Norodom Sihanouk abbia tentato di invertire questa tendenza facendo stampare i libri di testo scolastici in khmer e francese; una protesta da parte di mille studenti nella capitale fece tornare sui suoi passi il sovrano mostrando la loro preferenza per l'inglese.[67] Tuttavia l'apprendimento della lingua francese presso le giovani generazioni ha ricevuto un nuovo slancio in seguito all'adesione della Cambogia all'Organizzazione Internazionale della Francofonia, anche attraverso la creazione, in costante progresso, di percorsi di educazione francofoni (specie in campo scientifico) che vanno dalla scuola primaria all'università.[68] Religione [modifica] Un monaco buddhista theravada. La religione di stato è il Buddhismo e il 93% della popolazione ne pratica la dottrina Theravada.[4] La Costituzione cambogiana concede la libertà di religione e ne condanna la discriminazione; le relazioni amichevoli tra i vari culti nella società ne contribuiscono al mantenimento.[4] La radicata e antica tradizione buddhista ha inoltre il merito di aver fatto sì che l'alfabetizzazione è nel paese sia sempre stata relativamente elevata.[69] La tradizione Theravada è diffusa e radicata in tutte le province con ben 4100 pagode diffuse in tutto il paese. Dato che la maggior parte dei cambogiani di etnia Khmer è buddhista, c'è uno stretto legame tra Buddhismo, tradizione e cultura khmer e vita quotidiana. L'aderenza al Buddhismo è generalmente considerata intrinseca all'etnia e all'identità culturale del paese. Il ramo mahayana del Buddhismo è praticato da 150.000 seguaci ed ha 63 templi diffusi per tutto il paese.[4] Approssimativamente vi sono 700.000 musulmani in Cambogia, ovvero il 5% della popolazione, prevalentemente di etnia Chăm; nel paese vi sono 2207 moschee appartenenti ai 4 rami dell'Islam presenti in Cambogia: il ramo Shafi'ita, influenzato dai Malay e che costituisce l'88% dell'etnia Chăm, quello Salafi, che rappresenta il 6% dell'intera popolazione musulmana, quello Iman-San e quello Kadiani, che rappresentano il 3% a testa. La comunità cristiana rappresenta il 2% dei fedeli, benché sia in crescita.[4] Per professare, le varie confessioni devono sottoporre la richiesta al Ministero degli Affari di Culto e Religione cambogiano.[4] Istruzione [modifica] Il tasso di alfabetizzazione della popolazione totale adulta dai 15 anni in avanti è del 74%: esattamente 85% per gli uomini e 64,1% per le donne.[49] Importante è stata l'antica tradizione buddhista del paese, che ha sempre fatto sì che la Cambogia, anche attualmente, avesse un basso tasso di analfabetismo rispetto alle altre aree della regione.[69] Molti bambini però lavorano invece di andare a scuola.[70] Ai docenti mancano invece adeguate qualificazioni; poiché le classi istruite e colte furono giudicate sovversive e quindi eliminate; ciò ha portato anche alla mancanza di un tessuto socio-culturale a cui i giovani possano ispirarsi.[71] Il tasso di studenti universitari è del 2%, contro una media del 20% nel resto dei membri dell'Asean.[71] Ordinamento dello stato [modifica] Ordinamento statale [modifica] Per approfondire, vedi la voce Divisioni amministrative della Cambogia. Le province della Cambogia La Cambogia è suddivisa amministrativamente ad un primo livello in 23 province (khet) e nella capitale. A loro volta le province sono ulteriormente suddivise in municipalità (krong) e distretti (srok), mentre la capitale è suddivisa in 8 khan. I distretti presentano una suddivisione di terzo livello in comuni (khum) e quartieri sangkat. Le municipalità e i khan sono suddivisi in quartieri. Le entità amministrative e geografiche di base sono i villaggi (phum). Province Nome khmer Capoluogo Codice Bântéay Méanchey á"á"á'áááááá"á Sisophon KH-1 Băttâmbâng á"áááááá"á Battambang KH-2 Kâmpóng Cham áááááááá Kampong Cham KH-3 Kâmpóng Chhnăng ááááááá'á"ááá Kampong Chhnang KH-4 Kâmpóng Speu ááááááá'áẠKampong Speu KH-5 Kâmpóng Thom áááááá'á Kampong Thom KH-6 Kâmp´t áááá Kampot KH -7 Kândal ááá'ááá Ta Khmau KH-8 Koh Kŏng ááááá»á Koh Kong KH-9 Kep ááá" Kep KH-23 Kratié áá'áááá Kratié KH-10 Mondulkiri ááá'áááááá Sen Monorom KH-11 Oddar Méancheay ááá'ááááá"ááá Samraong KH-22 Pailin á"áááá·á" Pailin KH-24 Phnom Penh áá'á"ááááá Phnom Penh KH-12 Sihanoukville áá'áááááá"á» Sihanoukville KH-18 Preăh Vihéar áá'áááá·ááá Tbeng Meanchey KH-13 Pursat ááá'á·ááááá Pursat KH-15 Prey Vêng áá'ááááá Prey Veng KH-14 Ratanakiri ááá"áááá Banlung KH-16 Siem Reap áááááá" Siem Reap KH-17 Stung Treng áá'ááááá'ááá Stung Treng KH-19 Svay Rieng áá'áááááá Svay Rieng KH-20 Takéo ááááá Takéo KH-21 (*)= Indice delle province e dei capoluoghi Il 22 dicembre 2008, re Norodom Sihamoni ha firmato un decreto reale che ha trasformato le municipalità di Kep, Pailin e Sihanoukville in province e apportato modifiche a diversi confini provinciali.[72] Rivendicazioni territoriali [modifica] Vista dall'alto del tempio di Preah Vihear, oggetto della disputa tra Cambogia e Thailandia. La Cambogia è attualmente in disputa con la Thailandia per il possesso dell'area del tempio di Preah Vihear, al confine tra i due stati, e per alcune zone non di confine non marcate, mentre col Vietnam è in disputa per il possesso di alcune isole vicino alla costa sul confine marittimo tra i due stati.[2] In particolare, la disputa per il territorio di Preah Vihear è diventata ormai una questione politica all'interno dei due paesi: in Thailandia il premier è stato accusato dai nazionalisti, che vogliono rovesciare il governo, di svendere un pezzo della storia del paese, mentre in Cambogia il premier Hun Sen l'ha strumentalizzata a proprio favore nella propria campagna elettorale.[73][74] Per approfondire, vedi la voce Tempio di Preah Vihear#Nuovo conflitto per la proprietà. Città principali [modifica] Phnom Penh Istituzioni [modifica] Questa sezione è ancora vuota. Aiutaci a scriverla! Ordinamento scolastico [modifica] L'istruzione, gratuita e obbligatoria, prevede nove anni di scuola dell'obbligo.[49] L'istruzione superiore è data dalle università e dagli istituti superiori, che danno soprattutto un'educazione tecnica e professionale.[69] Il sistema, a causa di problematiche come la mancanza di qualificazione ed i salari bassi dei docenti o i bambini che preferiscono andare a lavorare, riesce a malapena a sopravvivere; le scuole private invece nascono ovunque finanziate da donatori e organizzazioni non governative.[71] Attualmente sono in atto forme di cooperazione tra la Cambogia e i paesi francofoni occidentali al fine di creare percorsi di studio in lingua francese, soprattutto in campo scientifico e tecnico.[68] Sistema sanitario [modifica] Questa sezione è ancora vuota. Aiutaci a scriverla! Forze armate [modifica] Questa sezione sugli argomenti Asia e guerra è solo un abbozzo. Contribuisci a migliorarla secondo le convenzioni di Wikipedia. Segui i suggerimenti del progetto di riferimento. L'esercito cambogiano è il più grande al mondo rispetto al numero degli abitanti e le spese per il suo mantenimento coprono quasi la metà del bilancio di spesa annuo.[75] Il servizio di leva è obbligatorio per gli uomini dai 18 ai 30 anni, con l'obbligo di 18 mesi di servizio.[2][75] Politica [modifica] Politica interna [modifica] Norodom Sihamoni, Re di Cambogia. La Cambogia è una monarchia costituzionale, la cui costituzione prevede un sistema democratico multipartito.[49] Il potere legislativo è bicamerale, ovvero esercitato da due camere: l'Assemblea Nazionale, composta da 123 membri eletti dal popolo con mandato di 5 anni, ed il Senato, composto da 61 di cui 2 scelti eletti dal re, 2 dall'Assemblea Nazionale ed i restanti eletti dai parlamentari a seduta comune.[2] Il re è nominato dal Concilio reale del trono, il Primo Ministro è nominato dal presidente dell'Assemblea Nazionale tra i membri del partito o coalizione maggiore e poi incaricato dal re e i membri del consiglio dei ministri sono nominati dal Primo Ministro e incaricati dal re.[2] Il re, il Primo Ministro e il consiglio dei Ministri costituiscono il ramo esecutivo del governo.[2] La magistratura è composta da un Consiglio Supremo, previsto dalla costituzione e formato nel 1997), da una Corte Suprema, corti inferiori e da una corte internazionale con giurisdizione sui crimini dell'era degli Khmer rossi.[2][49] La costituzione riconosce e rispetta un'ampia gamma di diritti umani riconosciuti dalla comunità internazionale, tra cui la libertà di stampa e di religione;[4][49] l'articolo n°1 afferma infatti che il paese sarà governato rispettando i principi della libera democrazia e del pluralismo.[76] Politica estera [modifica] La Cambogia è membro delle maggiori organizzazioni internazionali, incluse ONU e UNESCO;[2] dal 1998 è membro dell'ASEAN; è inoltre membro della Banca Mondiale, dell'Asian Development Bank e del Fondo Monetario Internazionale; dal 30 ottobre 2004 la Cambogia è diventata il 148º membro dell'Organizzazione Mondiale del Commercio.[49] La Cambogia ha ambasciate in 21 paesi tra cui Francia, Stati Uniti, Cina, Russia, Germania e Cuba[77], mentre in Cambogia sono presenti presenti 20 ambasciate straniere.[78] Critiche [modifica] Corruzione [modifica] Nelle classifiche redatte da Transparency International che indicano gli stati dal meno al più corrotto, la Cambogia negli ultimi anni si è posizionata 151º su 163 stati nel 2006,[79] 162º su 179 stati nel 2007[80] e 166º su 180 nel 2008[81]. In accordo con questa lista, nel 2008 la Cambogia è stato il secondo paese più corrotto del Sud-Est Asiatico, superato solo dal Myanmar, penultimo.[81] Nel 2005 la BBC riporta che la corruzione è dilagante nel mondo politico, nell'esercito e nella magistratura cambogiana;[76] sempre nel 2005, la banca mondiale ha minacciato addirittura di sospendere i milioni di dollari di aiuto umanitario verso la Cambogia poiché tali soldi vengono illegalmente trasferiti in conti privati.[82] Nonostante l'operato dell'UNTAC, risalente al 1992, per trasformare la Cambogia in un regime democratico, nel paese dilagano corruzione e mafia politica.[75] La notte prima delle elezioni è chiamata "Notte dei cani che abbaiano", durante la quale i politici ed i loro portaborse fanno gli ultimi giri di visite elargendo favori o facendo minacce, conquistandosi voti con promesse e paura.[75] Il Cpp, il partito governato da Hun Sen, è diventato inattaccabile grazie a questi metodi, conquistando il 98% dei voti nelle elezioni locali del 1º aprile 2007; l'unico altro paese in cui un partito abbia ricevuto tale maggioranza è stato l'Iraq di Saddam Hussein.[75] Il Cpp e il suo leader inoltre non esitano a manipolare la legge per raggiungere i loro scopi, riuscendo prima a far esiliare nel 2005 Sam Rainsy, capo dell'opposizione (poi riammesso nel paese solamente grazie al perdono del re), quindi anche l'ex leader democratico della Cambogia, il principe Norodom Ranariddh; inoltre Hun Sen esercita interferenze sul Comfrel, un organo indipendente con funzione di controllo sulle elezioni.[75] Spesso anche esponenti del governo, dell'esercito e della polizia sono coinvolti o corrotti nell'ambito del traffico di narcotici e nel riciclaggio del denaro sporco.[2] Speculazione straniera [modifica] La Cambogia è diventata negli ultimi anni il luogo ideale per gli speculatori, in fuga dai mercati europei paralizzati e in crisi ed attirati dal boom turistico del paese.[83] Molti speculatori fondiari, la maggior parte britannici, francesi e svizzeri, sono arrivati nel paese con l'obiettivo di comprare grandi aree per poi aspettare che il loro prezzo salga grazie all'aumento del turismo.[83] La Cambogia permette alle aziende di poter formare società con il 100% di capitale straniero, di poter comprare terra e proprietà immobiliari e di poter essere titolari di contratti di concessione d'uso validi per duecento anni; nessun altro paese al mondo offre tali condizioni, nemmeno gli stati vicini di Thailandia e Vietnam, dove spuculazioni edili e finanziarie sono all'ordine del giorno.[83] Nel luglio 2007 il primo ministro Hun Sen, contando sull'esile legame che lega i cambogiani alla loro terra e alla possibilità di poter sfidare la Thailandia come calamita turistica, ha dato il via ad una vendita intensiva di spiagge sulla terraferma e già nel marzo 2008 tutta la costa accessibile e sabbiosa era di proprietà privata.[83] Il governo ha venduto le terre dei contadini e dei pescatori a società straniere senza il consenso dei residenti; tutte le persone che vi abitavano o lavoravano sono state cacciate, alcuni sono stati picchiati perché non volevano lasciare le rovine delle proprie abitazioni, alcuni sono finiti in prigione; nessuno ha avuto un'adeguata indennità.[83] Gli accordi privati tra Hun Sen e queste società erano privati, non sono mai state fatte gare d'appalto e tutti i progetti erano segreti.[83] Secondo la Banca mondiale ed Amnesty International, con questi accordi privati Hun Sen ha favorito la disgregazione sociale a scapito del benessere della popolazione.[83] Nell'agosto 2008 150.000 persone rischiavano lo sfratto, invece il 45% del territorio cambogiano era stato venduto.[83] Le prime regioni ad essere state oggetto di queste speculazioni sono state le isole sulla costa, quindi è toccato alle spiagge sulla terraferma ed infine alle zone ad interesse turistico dell'entroterra, come Phnom Penh e le aree intorno al tempio di Angkor Wat.[83] Diritti umani [modifica] Amnesty International afferma che un diritto inadeguato e le gravi deficienze nel sistema giudiziario fanno sì che in Cambogia vi sia una sistematica mancanza di protezione dei diritti umani: i partiti di opposizione a quello di Hun Sen, attivisti per i diritti umani e giornalisti hanno subìto minacce e intimidazioni; il Rappresentante speciale del Segretario generale per i diritti umani in Cambogia si è dimesso denunciando la mancanza di collaborazione del governo; migliaia di persone vengono forzatamente sgomberate dai terreni espropriategli a causa di dispute e progetti di riqualificazione industriale e urbana; la polizia effettua raid arrestando senza rispettare il codice di procedura penale della Cambogia e violando il diritto internazionale.[84] Per quanto riguarda la prostituzione la Cambogia, come i paesi vicini del Laos e Vietnam, è rimasta esclusa dal business sessuale a causa dei vari conflitti ed il divieto della prostituzione; fu l'arrivo delle truppe militari delle Nazioni Unite nel 1991 a dare avvio ad uno sviluppo senza precedenti della prostituzione: i soldati offrivano un'elevata domanda per il sesso a pagamento ed una valuta pregiata.[85] Ciò diede inizio ad un traffico di donne dalle aree rurali alle città.[85] Nel 1993, quando le truppe dell'ONU iniziarono il ritiro dal paese, si calcolarono circa 20000 prostitute nel paese.[85] Con il ritiro dei soldati il mercato della prostituzione iniziò a indirizzarsi verso la clientela locale.[85] Nel 1996 si contavano 57000 donne sfruttate nel circuito della prostituzione e nel 2002 il numero di prostitute minorenni era di almeno 16000 persone, un terzo del totale.[85] Hun Sen in passato ha dovuto compiere alcune riforme e garantire maggior rispetto per i diritti umani per avere accesso ai finanziamenti di donatori esteri; con la scoperta dei nuovi giacimenti nel golfo di Thailandia e i profitti che ne ricaverà, alcuni esperti temono che il capo del governo possa fare a meno di tali finanziamenti e che quindi non garantisca rispetto per i diritti umani che prima era obbligato a garantire.[86] Minori [modifica] Secondo l'Unicef la Cambogia è uno dei paesi con i maggiori problemi di traffico di bambini al mondo.[87] Spesso sono gli stessi genitori (o i parenti in caso di orfani) che vendono i bambini spinti dalla povertà, dalla fame, dal degrado e dall'ignoranza.[87] I bambini oggetto di sfruttamento vengono obbligati a vendere per strada, a prostituirsi (sono 100 000 le prostitute minorenni e il 42% di esse ha contratto il virus dell'HIV) o vengono storpiati per costringerli ad elimosinare; altri vengono venduti dai propri genitori alle coppie sterili occidentali, che arrivano a pagare 2000 dollari per un bambino (il numero di adozioni è aumentato da 59 nel 1995 a 600 nel 2001, ma i numeri reali sono sconosciuti e le agenzie intermediarie sono moltissime).[87] Poiché molte nascite non vengono registrate all'anagrafe è impossibile stabilire il numero di minori venduti dai propri genitori.[87] Il 70% del traffico di bambini passa da Poipet, città al confine tra Cambogia e Thailandia.[87] Le organizzazioni non governative si stanno occupando del reinserimento nelle famiglie dei bambini venduti e poi fuggiti dai loro sfruttatori.[87] Solo nella capitale Phnom Penh le organizzazioni umanitarie hanno contato 23 000 bambini che vivono in strada, nell'intero paese invece vi sono circa 380 000 orfani i cui parenti non possono mantenere.[87] A causa della crisi economica del 2008 e al seguente aumento dei prezzi del cibo, i casi di malnutrizione acuta tra i bambini al di sotto dei 5 anni sono cresciuti dal 9,6% del 2005 al 15,9% nel 2008, colpendo soprattutto i bambini delle aree urbane.[66] Economia [modifica] Il Fondo Monetario Internazionale scrive nel rapporto dell'economia cambogiana del 8 dicembre 2009 che nella precedente decade l'economia cambogiana ha avuto un alto tasso di crescita (8% di crescita media).[88] Il CIA World Factbook riporta una crescita economica del 10% dal 2004 al 2007 grazie all'espansione del settore vestiario, del turismo, del settore edile e dell'agricoltura.[2] Il paese ha subito però un duro colpo dalla crisi economica globale.[88] Il CIA World Factobook riporta un calo dell'economia del 7% nel 2008[2]. Il rapporto del Fondo Monetario Internazionale riporta una contrazione del PIL a causa del vacillamento di settori chiave dell'economia cambogiana; le esportazioni e il turismo sono calati bruscamente ripercuotendosi sulla ristretta base di produzione, sull'alto numero di esportazioni e provocando una restrizione della domanda estera (anche il CIA World Factbook riporta una diminuzione delle esportazioni a causa della crisi[2]).[88] A.[2] L'abbassamento dell'afflusso di capitali esteri ha contratto l'attività edilizia.[88] D'altra parte, la diminuzione delle importazioni ha portato ad un abbassamento del deficit del paese facendo scendere bruscamente l'inflazione.[88] Le stime dell'Istituto Economico di Cambogia riportano che il PIL del paese nel 2009 era pari a 10,338 milioni di dollari statunitensi con una contrazione del 1,0%[89] mentre le stime del Fondo Monetario Internazionale vedevano per il 2009 di un PIL di 11,892 miliardi di dollari.[90] Secondo le stime dell'Istituto Economico di Cambogia il PIL pro capite della Cambogia nel 2009 è stato pari a 693 dollari[89] mentre le previsioni del Fondo Monetario Internazionale hanno stimato per il 2009 un PIL pro capite di 853,026 dollari.[90] Le previsioni del Fondo Monetario Internazionale hanno stimato per tutto il 2009 un'inflessione del PIL pari al 2,7%, mentre per il 2010 ne hanno previsto una crescita del 4,3%; per l'inflazione hanno previsto invece un'inflessione dello 0,5% nel 2009 ed un aumento del 5,4% nel 2010[88] L'istituto Economico di Cambogia ha previsto invece un PIL di 11,135 milioni di dollari con una tasso di crescita del 3,0%.[89] Il riso è una colonna portante dell'economia cambogiana. I principali prodotti del settore primario sono riso, gomma, grano, ortaggi, anacardi, tapioca e seta.[2] Le principali industrie sono tessili, turistiche, vestiarie, macinazione del riso, lignee e lavorazione del legno, produzione di gomma, edilizie e minerarie.[2] L'industria vestiaria, che occupa più di 320000 persone, dopo la scadenza del Accordo multifibre il primo gennaio 2005, è costretta a competere con i bassi prezzi di Cina, India, Vietnam e Bangladesh.[2] Il turismo è una delle risorse principali per l'economia cambogiana, ma, dopo l'incremento degli ultimi anni (2 milioni di turisti all'anno hanno visitato la Cambogia nel 2007 e nel 2008)[2], quest'industria ha risentito degli effetti della crisi economica mondiale e nella prima metà del 2009 si è contratta del 15%.[49] Anche il mercato dell'industria edilizia è in calo.[2] Nel 2005 sono stati trovati giacimenti sfruttabili di petrolio entro le acque territoriali della Cambogia;[2] se attuabili, le estrazioni inizieranno probabilmente all'inizio della prossima decade,[49] mentre le autorità cambogiane sperano di iniziare a sfruttarle entro il 2009.[91] Secondo le previsioni dell'ONU, della Banca Mondiale e dell'Università di Harvard, grazie alla scoperta dei giacimenti la Cambogia potrebbe diventare protagonista del mercato mondiale dell'energia a livello regionale, se non mondiale, aumentandone l'importanza geostrategica.[91] Sempre secondo la Banca Mondiale le riserve energetiche complessive del paese ammontano a 2 miliardi di barili di petrolio e 283 miliardi di metri cubi di gas naturale e potrebbero fruttare fino a 1,5 miliardi di euro all'anno.[91] Inter press service riporta nel febbraio 2009 le dichiarazioni della Global Witness che affermano che il petrolio inizierà ad affluire nel 2011 e i ricavi saranno di 174 milioni di dollari in questo primo anno, mentre il picco delle estrazioni sarà nel 2021 e il ricavo arriverà a 1,7 miliardi di dollari.[92] Esperti affermano che gli enormi nuovi introiti derivanti da questi giacimenti possono permettere ad Hun Sen di fare a meno di finanziamenti esterni.[93] Inoltre il governo cambogiano ha accennato di un possibile avvio di un'industria mineraria, soprattutto nel nord del paese, con la possibilità di estrarre bauxite, oro, ferro e gemme preziose.[2] Dal 13 giugno 2009, la Cambogia, assieme al Laos, non è più considerata dagli Stati Uniti un paese marxista-leninista, ma un paese che rispetta la libertà di mercato; grazie a questo riconoscimento, le imprese statunitensi che hanno rapporti commerciali con questi due paesi hanno diritto a ricevere fondi pubblici.[94] Esportazioni [modifica] Varie banconote di Riel cambogiano. Il maggior prodotto da esportazione è il riso, altri sono pesce, legna, vestiario, calzature, gomma, tabacco e pepe.[2][49] I maggiori compratori di tali prodotti sono Stati Uniti, Germania, Regno Unito, Singapore, Giappone e Vietnam.[49] La crisi economica del 2008 ha diminuito le esportazioni del paese; solo le esportazioni della gomma sono diminuite del 15% a causa della caduta mondiale dei prezzi di mercato.[2] Importazioni [modifica] I maggiori prodotti di importazione sono i prodotti di derivazione petrolifera, sigarette, oro, materiali per l'edilizia, macchinari, veicoli a motore e prodotti farmaceutici.[2] I maggiori fornitori sono Thailandia, Singapore, Cina, Hong Kong, Vietnam, Taiwan e Stati Uniti.[49] Turismo [modifica] Il turismo è una delle risorse principali per l'economia cambogiana ed ha subito un grande incremento degli ultimi anni (2,015 milioni di turisti hanno visitato la Cambogia nel 2007 e 2,125 milioni nel 2008)[2][95], ma l'industria ha risentito degli effetti della crisi economica del 2008 e nella prima metà del 2009 si è contratta del 15%.[96] Nel 2007 il 55,61% dei visitatori ha visitato la provincia di Siem Reap, dove si trova il sito di Angkor, mentre il restante 44,39% ha visitato Phnom Penh o altre località; nel 2008 invece è stato più bilanciato: 49,87% i visitatori arrivati nella provincia di Siem Reap mentre il restante 50,13% ha visitato Phnom Penh o altri località.[95] Le destinazioni turistiche principali sono Phnom Penh, la provincia di Siem Reap (che ospita i siti di Angkor), le aree costiere di Sihanoukville, Kampot, Kep e Koh Kong, più altre destinazioni tra cui la Provincia di Battambang e il tempio di Preah Vihear.[97] Il boom di turisti degli ultimi anni ha attratto molti speculatori stranieri che, abbandonando i mercati occidentali paralizzati dalla crisi, hanno deciso di investire in Cambogia grazie anche alle agevolazioni del governo.[83] Trasporti [modifica] Un cambogiano naviga sul Tonle Sap. La guerra ha influito negativamente sul sistema di trasporti della Cambogia, ma gli aiuti internazionali (principalmente da Cina e Giappone) hanno permesso di ristabilire un sistema autostradale che rientra negli standard internazionali, soprattutto nelle tratte del Asian Highway Network che corrono sul territorio cambogiano (AH1 e AH2).[98] Al di fuori delle tratte autostradali, lo stato delle strade è spesso precario, soprattutto durante o subito dopo la stagione delle piogge.[99] Nel 2004 la lunghezza complessiva del sistema stradale raggiungeva i 38257 km, di cui solo 2406 asfaltati.[2] La Cambogia ha due linee ferroviarie, per un totale di 602 km[2] di ferrovia: la prima, costruita dai francesi tra il 1930 e il 1940, Aeroporto internazionale di Siem Reap-Angkor collega la capitale Phnom Penh a Paoy Paet, mentre la seconda, costruita tra il 1960 e il 1969, costruita con l'assistenza di Francia, Germania e Cina, collega Phnom Penh a Sihanoukville.[100] Le vie d'acqua, costituite dai fiumi Mekong, Tonle Sap, dai loro affluenti e dal lago Tonle Sap, sono sempre state d'importanza fondamentale per il commercio all'interno del paese; infatti per molti villaggi, in assenza di strade e ferrovie, sono le uniche vie di transito.[100] I dati del Cia World Factbook del 2008 affermano che le vie d'acqua del paese sono lunghe totalmente 2400 chilometri.[2] I due maggiori porti della Cambogia sono Phnom Penh e Sihanoukville, quest'ultimo costruito con l'assistenza della Francia nel 1960; vi sono inoltre altri cinque porti minori; di tutti i porti in Cambogia, Sihanoukville è il solo affacciato sul mare.[101] Nel 2009 in Cambogia vi erano 17 aeroporti: 6 con piste asfaltate e 11 con piste non asfaltate.[2] L'aeroporto più grande è il Siem Reap-Angkor International Airport, da dove partono e arrivano la maggior parte dei voli internazionali. Il secondo aeroporto del paese è il Pochentong International Airport, a Phnom Penh. Gli altri maggiori aeroporti sono a Sihanoukville e nella provincia di Battambang. Natura e ambiente [modifica] Flora [modifica] Foresta tropicale nella provincia di Banteay Meanchey. La flora delle zone più basse del paese è condizionata dall'agricoltura: la caratteristica principale del paesaggio è il riso, oltre ad altri cereali come il tabacco ed il granturco.[102] Nella parte settentrionale del paese, dominata dai rilievi, si trovano foreste di sempreverdi.[102] Nel Sud-Ovest del paese si trovano tratti di foresta primaria e tek.[102] Il tek è un albero molto comune in Cambogia nonostante non sia nativo della regione, ma sia stato importato nel XVII secolo ed è importante e prezioso perché fonte di legno resistente all'acqua.[102] Sempre in questa regione crescono, a temperature più elevate, pini.[102] Lungo i 440 chilometri di costa si trovano foreste di mangrovie, mentre lungo i fiumi dell'entroterra si trova comunemente il loto della Cambogia, che si trova anche in Cina e in India ed è considerato sacro e associato tradizionalmente al Buddha.[102] Fauna [modifica] In Cambogia si possono trovare nelle campagne molte specie di grossa taglia che nel resto del mondo stanno diventando sempre più rare; non sono insoliti elefanti, leopardi, tigri e buoi selvatici.[102] La guerra che iniziò nel 1970, i bombardamenti statunitensi e il bracconaggio hanno causato un danno ambientale di vasta scala diminuendo drasticamente la popolazione di animali selvatici.[102] L'animale più insolito della Cambogia è il kouprey, una specie di bue scoperta nel 1937 che è diventato l'animale-simbolo del paese, e che è adesso quasi estinto.[102] La Cambogia ospita una popolazione di volatili ricca e variegata, che include pellicani, ardeidi, aironi, gru, pappagalli tropicali e martin pescatori.[102] Sono comuni anche cormorani, fagiani, galli cedroni e, specialmente nell'area del Tonlé Sap, specie di uccelli pescatori, presenti soprattutto quando le inondazioni portano nel lago una grande quantità di pesce.[102] Anche i serpenti sono molto comuni in Cambogia, e vi si trovano quattro specie particolarmente letali: il cobra, il cobra reale, la vipera di Russell e il bungaro fasciato.[102] Cultura [modifica] Arte buddhista (Phnom Sentuk, regione del Kompong Thom). La cultura in Cambogia è stata influenzata dalla religione (Buddhismo Theravada e induismo) e dagli avvenimenti storici (era culturale di Angkor, colonizzazione francese, dominio degli khmer rossi, globalizzazione); essa comprende non solo le arti e la tradizione dell'etnia principale, gli khmer, ma anche delle altre tribù che abitano le montagne, chiamati comunemente khmer loeu, termine coniato da Norodom Sihanouk per indicare queste tribù. Il Ministero cambogiano della Cultura e delle Belle Arti è responsabile della promozione dello sviluppo della cultura nel paese. La cultura khmer, sviluppatasi e prodotta durante l'Impero khmer, ha stili caratteristici di danza, architettura e scultura, che sono stati oggetto di scambi culturali con i vicini Laos e Thailandia attraverso i secoli. Il tempio di Angkor Wat è il migliore esempio di cultura khmer dell'era di Angkor e centinaia di altri templi sono stati scoperti nella regione. Con il regime degli Khmer Rossi si ferma ogni tipo di arte, la lettura è bandita e punibile con la morte; dopo la dittatura il primo spettacolo a Phnom Penh tenne luogo nel 1980 al Teatro Nazionale con uno spettacolo di danza.[103] Arte [modifica] Il tempio di Angkor Wat ad Angkor. Il tempio è un esempio dell'arte e dell'architettura durante l'Impero khmer. Nella sua storia, l'arte in Cambogia è stata guidata e ispirata dalla storia e dai fondamenti religiosi del paese, quali i culti animistici indigeni, l'induismo e il buddhismo, quest'ultimi arrivati dall'India al Sud-Est asiatico nei primi secoli dopo Cristo portando con sé la scrittura in sanscrito e altri elementi.[104] I traffici commerciali misero in contatto la nascente cultura cambogiana con altre culture facendole assorbire influenze culturali Thai, giavanesi e cinesi.[104] Tra il nono e il XV secolo si forma l'Impero khmer che si ispira all'India per politica, religione e letteratura; il linguaggio della corte è il sanscrito, ma il popolo parla khmer.[104] La capitale del regno è ad Angkor e i templi di Angkor Wat e Angkor Thom sono i testimoni della sua grandezza; l'arte, l'architettura, la musica e la danza di questo periodo sarebbero poi stati i modelli per il successivo sviluppo della cultura cambogiana.[104] L'arte della Cambogia antica si può dividere in tre periodi, periodo pre-angkoriano, angkoriano e post-angkoriano; all'interno di questi periodi si possono individuare ulteriori stili (o scuole). Per il periodo pre-angkoriano si possono individuare tre stili per l'architettura, di Sambor Prei Kuk e i posteriori di Prei Kmeng e di Kompong Prah, e ulteriori due per la scultura: le scuole di Prasat Andèt e Phnom Dà.[105] Per il periodo angkoriano si possono individuare gli stili del Kulen, del Bakheng, di Koh Ker, di Pre Rup, di Khleang, del Baphuon, il classicismo khmer (o stile di Angkor Wat), lo stile del Bayon e del post-Bayon.[106] Quindi si ha il periodo post-angkoriano, influenzata dall'arte di Ayutthaya e di altre regioni.[107][108] La città di Angkor e i suoi templi caddero in rovina inghiottiti dalla giungla dopo lo spostamento della capitale a Phnom Penh e del sempre minor controllo dei monarchi sul territorio a causa degli attacchi dei Thai; tuttavia uno stato cambogiano con capitale Phnom Penh sopravvisse fino al XIX secolo.[104] Dal XIX secolo inizia la dominazione francese; i francesi riscoprono le rovine dei templi di Angkor e intraprendono lavori per preservarle dagli inizi del XX secolo.[104] La cultura tradizionale della Cambogia e le rovine dei templi di Angkor rischiarono di essere vittime della guerra civile cambogiana e del regime dei Khmer rossi, i quali si erano opposti ad ogni tipo di religione ed educazione e proibirono tutti i tipi di arte della Cambogia e il suo linguaggio scritto.[104] Dal 1991, quando le fazioni in guerra della Cambogia siglarono un accordo di pace, organizzazioni internazionali hanno aiutato il nuovo governo a restaurare i siti archeologici a far rivivere le arti tradizionali del paese.[104] L'arte è rimasta in stasi fino ai nostri giorni, ma la situazione è difficile: esiste solo un indirizzo scolastico specifico e i materiali artistici non sono disponibili; per un artista è praticamente impossibile riuscire ad esporre un proprio lavoro.[109] Fra gli artisti serpeggia un senso di frustrazione e precarietà, giacché le condizioni di vita sono al limite della sopravvivenza; queste problematiche insieme all'esistenza tormentata da lutti e atrocità, come quelle subite sotto il regime dei Khmer Rossi, sono diventate il tema predominante dei loro lavori.[109] Anche gli sforzi legati alla riorganizzazione di una nuova identità dell'istruzione artistica sono promossi e sostenuti solo dall'azione individuale.[109] Inoltre l'isolamento e la conseguente mancanza di informazioni disponibili sulla realtà artistica internazionale e sulla relativa storia dell'arte hanno fatto sì che gli artisti cambogiani non abbiano adottato le tecniche collaudate nel corso di tutto il XX secolo; di conseguenza le uniche forme di arte espressiva praticate attualmente sono derivate dalla debole tradizione francese, ovvero la pittura o la scultura realistica e simbolica.[109] Le arti tradizionali della cambogia sono la tessitura, la lavorazione dell'argento, l'arte di intagliare e lavorare il legno, la scultura della pietra e la pittura.[104] Con il cotone si tessono i krama e i sampot, elementi di vestiario tradizionali della Cambogia. I capi più pregiati possono essere tessuti in seta e avere finiture in oro e argento; i fabbri e gli argentieri riproducono gli oggetti antichi.[104] Importante per la cultura tradizionale khmer è il poema epico del Reamker; i maestri musicisti, i coreografi e gli insegnanti di musica che sono sopravvissuti al genocidio dei Khmer rossi continuano ancora ad insegnare gruppi designati di studenti le rappresentazioni del Reamker[110]. Architettura [modifica] Per approfondire, vedi la voce Architettura della Cambogia. Sala del trono del palazzo reale di Phnom Penh. Il palazzo reale è un tipico esempio di architettura classica khmer. Il periodo pre-angkoriano permette la definizione di tre stili architettonici: quello di Sambor Prei Kuk, identificabile nell'omonimo tempio, e quelli posteriori di Prei Kmeng e di Kompong Prah.[111] La successione di stili in questo periodo non si è però verificata dappertutto con la stessa cadenza e non è difficile imbattersi in un tempio che presenta caratteristiche di più stili insieme.[111] Sambor Prei Kuk è probabilmente il sito con i più antichi monumenti khmer attualmente conosciuti al giorno d'oggi; con Sambor Prei Kuk si ha una lontana prima configurazione, sia dei canoni di costruzione che simbolico-religiosi, di quello che sarà il tempio-montagna khmer del periodo angkoriano; inoltre, con la costruzione di questo sito, inizia l'uso dei materiali che saranno utilizzati dagli architetti delle successive grandi opere khmer: mattone (preferito in età pre-angkoriana e dal XIII secolo) e la pietra; il laterizio è usato per le parti del complesso meno nobili e l'arenaria per alcune decorazioni.[112] L'architettura khmer del periodo angkoriano si distingue per la sua opulenza e grandezza ed era soggetta a rigidi, ma non paralizzanti, canoni tecnici e simbolici[108]; per quanto riguarda i materiali, a differenza del periodo pre-angkoriano si ha adesso anche un largo uso dell'arenaria[113]. Il classico tempio khmer è il tempio-montagna, termine nato nel XIX secolo per indicare i templi con cui si materializzava in terra il monte Meru, la dimora delle divinità e asse dell'universo secondo la cosmologia indù; ognuno di questi templi non era uguale all'altro, anche per quanto riguarda il loro valore specificatamente simbolico cui li si attribuiscono.[114] Per quanto riguarda le decorazioni, i templi erano decorati con raffigurazioni di divinità induiste e di Buddha; non a caso sono queste due religioni ad aver influenzato maggiormente l'antica cultura khmer.[104] Anche nel periodo angkoriano si possono distinguere vari stili: stile del Phnom Kulen, del Bakheng, di Koh Ker, di Pre Rup, di Khleang, del Baphuon, il classicismo khmer (o stile di Angkor Wat), lo stile del Bayon e del post-Bayon.[106] Le sculture mostrano che le costruzioni di tutti i giorni nel periodo angkoriano erano in legno, come quelle della Cambogia odierna;[115] il legno, in generale, è stato il materiale più usato in tutte le epoche, ma il clima tropicale della Cambogia non ha permesso la conservazione di resti lignei.[113] Durante il periodo post-angkoriano, caratterizzato per la sua visione severa e rigorosa dell'arte, la quasi totalità degli edifici, sia religiosi che non, è costruita in legno, facendo sì che le guerre e il clima tropicale non permettessero la conservazione di questo patrimonio architettonico, mentre i chedi edificati dal XVI al XIX secolo testimoniano un'influenza dell'arte di Ayutthaya.[108] Molti edifici pubblici attuali, come il Palazzo Reale di Phnom Penh, sono decorati nello stile di architettura khmer; nel caso del palazzo reale, le decorazioni hanno per tema la figura divina indù Garuda.[104] Attualmente sono patrimonio dell'umanità il sito di Angkor dal 1992[116] e il tempio di Preah Vihear dal 2008[117].[118] Sono candidati a diventare patrimonio dell'umanità i complessi di Banteay Chhmar, Banteay Prei Nokor, Beng Mealea e Preah Khan Kompong Svay, il gruppo di Sambor Prei Kuk, e i siti di Koh Ker, Angkor Borei e Phnom Dà, Oudong e Kulen, tutti candidati dal 1º settembre 1992.[119] Scultura [modifica] Bassorilievo raffigurante delle "devata" ad Angkor Wat. Peculiarità generali della scultura antica cambogiana è la sua impronta di severità il suo adattamento di volta in volta al contesto politico-religioso del regno.[108] La scultura aveva il compito di narrare storie e miti di viaggi di uomini e gesta eroiche, divine, o del Buddha.[70] Sono state identificate nel periodo pre-angkoriano cinque scuole di scultura a tutto tondo basandosi sulle modifiche nell'abbigliamento e delle acconciature delle statue nel corso del tempo; le scuole erano: quella di Sambor Prei Kuk (la più antica), quella di Prei Kmeng (caratterizzata da uno snellimento dei corpi e una semplificazione delle vesti e delle capigliature), la scuola di Prasat Andèt (impressività dei volti, qualità del modellato e realismo della veste), quella di Kompong Prah (schematizzazione dello stile di Prasat Andèt) e la scuola di Phnom Dà (isolata dal contesto artistico dell'epoca).[120] Più nota è la statuaria in bronzo di piccole dimensioni, giacché se ne è conservato un maggior numero di esemplari, di cui la maggior parte sono immagini buddhiste, soprattutto di bodhisattva.[120] I pochi esemplari di scultura a tutto tondo in legno pre-angkoriana sono invece tutti rappresentanti il Buddha e tutti ritrovati nel sud della regione.[120] Con un'ulteriore considerazione si deve dire che l'arte della regione ebbe rapporti stretti con l'arte delle regioni vicine e che gli sculturi di questo periodo utilizzano sempre sostegni per le loro opere.[120] Statua raffigurante il re Jayavarman VII. Durante il suo regno furono scolpite numerose raffigurazioni del sovrano in vari momenti della sua età.[121] Il periodo angkoriano inizia con lo stile del Kulen, che presenta una statuaria omogenea e un abbandono degli archi di sostegno; la plasticità delle opere dà sensazione di morbidezza e di agilità nelle prime fasi dello stile, mentre nell'ultima fase si ha un modellato più turgido.[122] Nello stile di Prah Ko si ha un'evoluzione radicale delle vesti delle statue, sia a tutto tondo che i rilievi.[123] Della statuaria dell'stile del Bakheng, di non minore bellezza dell'architettura, ci sono arrivati pochi esemplari; le caratteristiche principali sono un'accentuazione della geometria del corpo umano; l'abbigliamento, è freddo e rigido, tipico dello stile dell'epoca, mentre i diademi cambiano poco rispetto allo stile di Prah Ko.[124] La statuaria dello stile di Koh Ker presenta un'originalità sotto gli aspetti iconografico, tecnico e decorativo, una grande forza di rappresentazione, dinamismo, aspetto colossale, deciso ammorbidimento del modellato; l'abbigliamento invece non presenta significativi cambiamenti.[125] Lo stile di Pre Rup presenta una scultura arcaicizzante e ripropone le formule elaborate degli stili di Bakheng, ma senza la sua rigorosità e grandezza, e di Koh Ker, senza però il dinamismo e la raffinatezza di quest'ultimo.[126] La scuola di Banteay Srei presenta morbidezza del modellato e dolcezza dei volti.[127] La statuaria dello stile di Khleang presenta pochi sviluppi rispetto a quella di Pre Rup; si ha una perdita della vitalità: la produzione è stereotipata, le statue fredde e i volti delle divinità si addolciscono tanto da divenire insipidi; importante è il rinnovamento della produzione buddhista, soprattutto di committenza mahayana.[128] Lo stile del Baphuon si colloca ai margini dell'arte khmer tradizionale: benché l'iconografia induista non cambia e rimane poco variata, quella buddhista presenta rilevanti cambiamenti: il Buddha è rappresentato seduto a gambe incrociate in atteggiamento di meditazione.[129] La statuaria durante il classicismo khmer (o stile di Angkor Wat) effettua un ritorno al passato: le vesti delle divinità si rifanno a quelle degli stili di Pre Rup, Koh Ker e Bakheng, anche se lo stile di Angkor Wat mantiene un'impronta peculiare; la statuaria di questa scuola presenta una maggiore ricchezza iconografica, morbidezza e una maggiore arditezza tecnica; la piccola statuaria in bronzo è in via di sviluppo.[130] Lo stile del Bayon presenta una rottura totale con gli stili precedenti, un ritorno al naturalismo ed è l'unico in cui si può parlare di ritrattismo; l'eccellenza dei bronzisti khmer continua ad essere costante anche durante questo periodo.[121] La statuaria dello stile del post-Bayon presenta originalità nella produzione, ma mancano ancora approfonditi studi stilistici.[107] Nel periodo post-angkoriano la statuaria è principalmente in legno, mentre la pietra è utilizzata raramente e le opere in bronzo non si distinguono da quelle thailandesi. Le opere di questo periodo però non perdono il confronto con quelle del periodo angkoriano, da cui si differenziano molto per l'estetica; le più importanti appartengono al XVI secolo.[108] Importante scultore odierno è Songnarikum Kim, uno dei pochi in attività nel paese ed uno dei principali artisti attuali; è anche uno dei pochi ad aver praticato l'arte del restauro prima e durante il regime dei Khmer Rossi.[109] Pittura [modifica] La pittura è l'aspetto della cultura khmer meno conosciuta: infatti la maggior parte delle opere, prevalentemente pitture murali, conservatesi fino a tempi recenti hanno subito negli ultimi decenni così tanti danni che non si può praticamente farsene un'idea; la composizione e il cromatismo comunque sono affini alle opere ritrovate in Thailandia, meglio conservate.[108] I soggetti erano la vita del Buddha, gli jataka, il Ramayana o il Reamker (versione khmer del Ramayana[131]).[108] I principali pittori attuali sono Sothy Hout, Phalleang Yim, Radi Yin, Sothy Chhim, Dara Soun Chan e Monorith Chhea per quanto riguarda la pittura con tema guerra, violenza o Khmer Rossi; Sompear Hong Sot e Narath Tan invece dipingono tele riguardanti la cultura cambogiana che rischia di scomparire.[109] Letteratura [modifica] Per molto tempo in Cambogia le storie sono state tramandate senza aver bisogno di trascriverle: queste venivano scolpite sulle pareti dei templi o dipinte su quelle delle pagode e potevano raccontare avventure di uomini, gesta eroiche o le vicende del Buddha.[70] Esempio di opera letteraria cambogiana dell'antichità è il Reamker, versione cambogiana del poema sacro indù del Ramayana.[70] I testi sacri erano sempre custoditi nei templi.[70] Attualmente la Cambogia non ha una letteratura contemporanea: il regime dei Khmer Rossi, che puniva la lettura con la morte, ha ucciso chi sapeva leggere e scrivere.[70] Al giorno d'oggi i libri sono una rarità in Cambogia e non ci sono biblioteche a parte la Biblioteca Nazionale a Phnom Penh, riaperta nel 1980 e che sopravvive solo grazie alle donazioni.[70] Gli ultimi libri cambogiani sono quelli scritti dai sopravvissuti ai massacri degli Khmer Rossi, ma non esiste una letteratura del periodo successivo a Pol Pot tranne che racconti per bambini o libri su Angkor.[70] I cambogiani stessi non si interessano granché alla letteratura a causa della povertà e della continua lotta per la sopravvivenza.[70] La stampa fu introdotta in Cambogia con il dominio coloniale francese e fu catalizzatore di nuove forme letterarie.[132] Le usuali forme di scrittura letterarie erano in versi.[132] La prima opera in prosa fu Suphat di Rim Kin, pubblicato nel 1938.[132] Musica [modifica] Assieme al Laos, la Cambogia è il paese musicalmente più interessato dell'Indocina; la musica cambogiana continua in molti aspetti fondamentali la tradizione iniziata durante l'Impero khmer con una serie di prodotti sonori di grande originalità.[133] La musica del Sud-Est Asiatico è il risultato di vari apporti stilistici: un sostrato indigeno, un primo superstrato indiano e un secondo cinese; questi tre elementi hanno diverso peso tra i vari paesi dell'area indocinese.[133] La base della musica cambogiana è indiana, ma di carattere antico, non dei modi moderni dell'espressività indiana: infatti, con la fine dell'Impero khmer, l'India è stata esclusa dai successivi cambiamenti evolutivi della musica; anche la successiva influenza cinese ha avuto meno risultati che negli altri paesi della zona.[133] L'elemento strutturale della musica cambogiana è quindi di tipo indiano-khmer di tipo arcaico, con segni di origine cinese, poi giavanese e quindi europea.[133] Come in tutto il Sud-Est Asiatico, la musica è considerata un'offerta alle divinità e ha carattere sacro; è trasmessa per tradizione orale e segue il principio organizzativo della stratificazione polifonica, ovvero il sovrapporre a una melodia di riferimento comune variazioni improvvisate della stessa melodia da parte degli altri strumentisti.[133] La scala musicale utilizza i 7 suoni della scala diatonale; il ritmo è sempre binario e l'accento principale cade sull'ultima pulsazione di ogni unità ritmica.[133] Le orchestre possono essere di tre tipi: "pinpeat", "mohori" e "phleng khmer".[133] L'orchestra pinpeat è la principale e presenta xilofoni e carillon di gong di registro grave e acuto, oboe ("sralai"), flauto ("khloi"), tamburo a due membrane ("samphor") e cimbali a mano; è usata per accompagnare cerimonie o opere teatrali e danzate.[133] La mohori, usata soprattutto per l'intrattenimento, presenta rispetto al pinpeat l'aggiunta di cordofoni.[133] La phleng khmer è invece l'orchestra di tipo più arcaico e tradizionale.[133] Le composizioni si suddividono in varie sequenze ("choan") che vengono di volta in volta rielaborate e sviluppate musicalmente. Durante il regime degli Khmer rossi e la soppressione di ogni traccia culturale e artistica del paese tra il 1975 e il 1978, la musica tradizionale è forse la branca artistica che ha resistito di più a questo periodo.[133] Sono poi state istituite alcune istituzioni per salvaguardare e valorizzare il patrimonio musicale della nazione.[133] Come negli altri paesi dell'Indocina, anche in Cambogia c'è una forte presenza di musica occidentale: in particolare, il jazz si è molto affermato nelle città.[133] Tradizioni [modifica] Una danzatrice con addosso un sampot si esibisce in una danza tradizionale khmer. I capi di vestiario tradizionali tipici della Cambogia, tessuti in cotone, sono il krama, una specie di sciarpa rettangolare a motivi quadrati e a strisce colorata vivacemente, e il sampot, veste femminile, i cui modelli più pregiati sono tessuti in seta ed hanno rifinimenti in oro e argento.[104] Le festività tradizionali principali in Cambogia sono il Songkran, la festa dell'indipendenza, il compleanno del re padre Norodom Sihanouk, il popolarissimo Water Festival, varie feste religiose, gli anniversari della costituzione e dell'accordo di Parigi più le feste internazionali.[104] Sport tradizionali sono le arti marziali; tecniche tradizionali del popolo khmer sono il Bokator, da cui deriva la disciplina sportiva Pradal Serey, e il wrestling tradizionale khmer ("Bok Cham Bad" in lingua khmer). Gli alimenti principali sono composti da riso e pesce, essendo questi gli alimenti principali della popolazione. Festività [modifica] In Cambogia si festeggiano, oltre alle feste internazionali, anche molte festività tradizionali e tipiche del paese. In Cambogia si festeggiano due feste di capodanno, una il 1º gennaio ed è il capodanno internazionale, l'altro è il Songkran, ovvero il capodanno solare, che si festeggia il 14 15 e 16 aprile, ed è una delle maggiori feste dell'anno durante la quale gli Khmer puliscono e decorano la propria casa, fanno offerte e giocano a giochi tradizionali.[104] Il "Bonn Dak Ben" e il "Bonn Pchoum Ben" sono due parti della stessa festività che si festeggia in agosto/settembre; la prima consiste nella commemorazione degli spiriti dei morti, l'altra, attuata 15 giorni dopo, consiste nel portare offerte ai templi.[104] Il "Bonn Kathen" è un'altra festività religiosa, festeggiata in ottobre, lunga 29 giorni e consiste in un festival religioso e la popolazione marcia in processione verso i templi e i monaci cambiano da loro la loro vecchia roba con della nuova.[104] Il 18 giugno si festeggia il compleanno della regina madre, Norodom Monineath Sihanouk, madre di Norodom Sihanouk.[104] Il 24 settembre si festeggia il giorno della costituzione e il 23 ottobre l'accordo di pace di Parigi.[104] Il 30 e 31 ottobre e il 1º novembre si festeggia il compleanno del re padre Norodom Sihanouk.[104] Il Water Festival cambogiano, in lingua khmer chiamato "Bon Om Touk" o con altre varianti, è un'annuale e tradizionale festa cambogiana che si svolge durante la luna piena del mese di Kadeuk del calendario buddhista, si festeggia il 7, l'8 e il 9 novembre, ovvero durante la luna piena del mese Kadeuk del calendario buddhista; in questa occasione si festeggia per tutto il paese con festival, esibizioni e gare navali, fuochi d'artificio e baldoria generale.[104][134] Danza [modifica] « La danza è l'anima, la storia e la tradizione della Cambogia. » (Bopha Devi, figlia prediletta di Norodom Sihanouk e responsabile del Balletto Reale Khmer.[103]) La danza tipica della Cambogia è quella Khmer, tratta dal poema sacro del Rāmāyaáa e riprodotta sulle pareti dei templi.[103] La storia della danza cambogiana si data a circa un migliaio di anni fa: fu frutto dell'influenza indiana sulle corti reali, che incoraggiarono questa forma artistica.[135] Le danzatrici in Cambogia erano mantenute nei ginecei dei templi induisti ed erano equiparate alle Apsaras, ovvero figure minori della mitologia indiana; fu Norodom Sihanouk nei suoi primi anni di regno a permettere alle danzatrici di poter danzare anche per la gente comune.[103] Sotto il regime degli Khmer Rossi la maggior parte delle danzatrici fu stata uccisa o mutilata; alla fine del regime la danza ha dovuto ripartire da zero, con fretta e fatica; si è dovuto ricucire tutti i costumi, ritrovare le danzatrici, gli artigiani che sapessero tessere le stoffe dei costumi e soprattutto le insegnanti e le coreografe.[103] La danza khmer è caratterizzata da una dettagliata attenzione per il più piccolo movimento della danzatrice[135]: negli spettacoli le ragazze cambiano espressione con lo sguardo o con movimenti del collo, i movimenti non sono plateali, ma minimi e aggraziati, i movimenti delle mani sono delicati e complicati[103]; una danzatrice è scelta soprattutto per l'aspetto fisico, per l'espressività del viso e per la lunghezza delle mani[103]. Gastronomia [modifica] Esempio di cucina cambogiana: in basso a sinistra un piatto di riso, in alto un piatto con combava e citronella e in basso a destra del prahok. Il riso, anche sotto forma di tagliolini in zuppa (kyteow), è l'alimento principale della dieta cambogiana e il cibo per antonomasia, tanto che uno dei modi per riferirsi al generico cibarsi lo comprende (nyum bai o nam bai, alla lettera "mangiare riso").[99] Il pesce, di regola proveniente dalle acque del Tonlé Sap e del Mekong, ne è un'altra parte importante, spesso sotto forma di zuppa con erbe varie. La dieta comprende anche i molti frutti tropicali locali, anche in insalata: mango (svay, la varietà cambogiana è assai prelibata), ananas (menoa), durian, banane (chek). I turisti apprezzano molto il mangostano e il rambutan.[136] La cucina cambogiana è in genere piuttosto povera di grassi. Tra gli ingredienti secondari e gli aromatizzanti più usati vi sono la combava, la citronella, aglio, salsa di pesce, salsa di soia, curry, tamarindo, zenzero, salsa di ostrica, latte di cocco, pepe nero e diverse erbe utilizzate fresche e tradizionalmente raccolte nelle risaie. Buona parte delle ricette tradizionali richiedono l'utilizzo di materie prime fresche e sono di epoca antica, prima dell'introduzione del peperoncino nella regione da parte dei portoghesi nel 1600. Anche per questo la cucina cambogiana è in generale meno piccante e più equilibrata nei sapori di altre della zona.[137] Uno dei piatti nazionali khmer è l'amok, pesce d'acqua dolce cotto in una foglia di banano con latte e polpa verde di cocco e diversi aromatizzanti, tra cui il kroeung, un impasto speziato peculiare, usato in numerosissimi piatti in diverse varianti, in cui è comunque presente il galangal (il rizoma della "Kaempferia galanga"), spesso servito in un cocco verde scavato. Prodotto caratteristico è il prahoc, una salsa salata di pesce fermentato dal forte odore. È un antico sistema per conservare le proprietà nutritive del pesce e arricchire così la cucina a base di riso, oggi usato come condimento in molti piatti.[138] Altro piatto diffuso in Cambogia sono delle tagliatelle di riso con salsa di noce di cocco (khao phoune).[139] Esempio dell'influenza francese nella cucina è il consumo di baguette, che vengono tostate, inzuppate nel curry rosso e mangiate. Il curry rosso viene mangiato anche con riso o vermicelli di riso. La bevanda nazionale è il tè cinese, che viene offerto al cliente all'inizio del pasto in quasi tutti i ristoranti khmer e cinesi del paese.[140][141] La birra però sta soppiantando il tè come bevanda più bevuta nel paese; è possibile trovarla addirittura nei piccoli villaggi rurali venduta in lattina in piccoli chioschi.[140] Il caffè è servito in quasi tutti i ristoranti.[141] Il vino è prodotto soprattutto col riso ed è diffuso fra le minoranze nella zona nord-orientali della Cambogia; si trovano poi altri due tipi di vino prodotti rispettivamente con zenzero e foglie di palma da zucchero (quest'ultima dà un vino più leggero).[140] Per quanto riguarda i liquori e i vini di marche straniere, essi si trovano a basso costo nonostante siano prodotti d'importazione.[140] Per quanto riguarda l'acqua, è da evitare quella del rubinetto per questioni di igiene, mentre per quanto concerne l'acqua inbottigliata in Cambogia, i Cambogiani tendono a fidarsi solo delle marche migliori.[141] Il ghiaccio viene invece preso dalle locali fabbriche di ghiaccio, residuo del periodo coloniale francese, che sono affidabili poiché depurano l'acqua prima della produzione.[141] In Cambogia si trovano anche tutte le marche più famose di bibite analcoliche.[141] Molto popolari in tutto il paese sono i frullati di frutta, in genere consumati dopo il pasto.[141] Sport [modifica] I giochi e sport più popolari sono le arti marziali, il combattimento fra galli, il calcio e una sottospecie di footbag giocato con un tipo di pallone chiamato sey. Le corse di Dragonboat sono molto diffuse, soprattutto durante il Water Festival. Tra le arti marziali praticate in Cambogia vi è il Bokator, tecnica di combattimento a mani nude non praticata a livello agonistico dato che un incontro porterebbe probabilmente alla morte di uno dei partecipanti. Dal Bokator è nata una disciplina moderna e praticata a livello di competizione sportiva, il Pradal Serey. Altro stile di combattimento tradizionale khmer è il wrestling tradizionale khmer. Note [modifica] ^ a b (EN)Constitution of Cambodia. Sito web del governo cambogiano. URL consultato il 12 luglio 2009. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z aa ab ac ad ae af ag ah ai aj ak al am an ao ap aq (EN)CIA - The World Factbook -- Cambodia. CIA, 26 giugno 2009. URL consultato il 10 luglio 2009. ^ a b c (EN)Report for Selected Countries and Subjects - Cambodia. International Monetary Fund, 2009. 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ISBN 978-88-96026-42-7 Voci correlate [modifica] Storia [modifica] Capi di stato cambogiani Storia della Cambogia Impero Khmer Indocina francese La Cambogia sotto il regime di Sihanouk Guerra civile cambogiana Kampuchea Democratica Partito Comunista di Kampuchea Khmer Rossi Guerra cambogiana-vietnamita UNAMIC UNTAC Geografia [modifica] Golfo del Siam Indocina Mekong Monti Cardamomi Sud-est asiatico Tonle Sap Luoghi [modifica] Angkor Angkor Wat Persone [modifica] Hun Sen Jayavarman II Khieu Samphan Norodom Sihamoni Norodom Sihanouk Pol Pot Altro [modifica] ASEAN Architettura della Cambogia Fantasmi (libro) Khmer (popolo) Linea di successione al trono della Cambogia Lingua khmer Riel cambogiano Sentiero di Ho Chi Minh | |
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