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commissario forestale prove scritte
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Da: ...11/10/2011 23:12:00
confermo....familiari venite e state vicini ai vostri cari e quando il vostro lui o la vostra lei si imbarazza..sappiate che vicino c'è l'amante..fate la prova no??
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Da: .??11/10/2011 23:46:57
Che schifo....
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Da: unoduetre12/10/2011 13:18:46
Era l'ultimo giorno dell'anno: faceva molto freddo e cominciava a nevicare. Una povera bambina camminava per la strada con la testa e i piedi nudi. Quando era uscita di casa, aveva ai piedi le pantofole che, però, non aveva potuto tenere per molto tempo, essendo troppo grandi per lei e già troppo usate dalla madre negli anni precedenti. Le pantofole erano così sformate che la bambina le aveva perse attraversando di corsa una strada: una era caduta in un canaletto di scolo dell'acqua, l'altra era stata portata via da un monello. La bambina camminava con i piedi lividi dal freddo. Teneva nel suo vecchio grembiule un gran numero di fiammiferi che non era riuscita a vendere a nessuno perché le strade erano deserte. Per la piccola venditrice era stata una brutta giornata e le sue tasche erano vuote. La bambina aveva molta fame e molto freddo. Sui suoi lunghi capelli biondi cadevano i fiocchi di neve mentre tutte le finestre erano illuminate e i profumi degli arrosti si diffondevano nella strada; era l'ultimo giorno dell'anno e lei non pensava ad altro! Si sedette in un angolo, fra due case. Il freddo l'assaliva sempre più. Non osava ritornarsene a casa senza un soldo, perché il padre l'avrebbe picchiata. Per riscaldarsi le dita congelate, prese un fiammifero dalla scatola e crac! Lo strofinò contro il muro. Si accese una fiamma calda e brillante. Si accese una luce bizzarra, alla bambina sembrò di vedere una stufa di rame luccicante nella quale bruciavano alcuni ceppi. Avvicinò i suoi piedini al fuoco... ma la fiamma si spense e la stufa scomparve. La bambina accese un secondo fiammifero: questa volta la luce fu così intensa che poté immaginare nella casa vicina una tavola ricoperta da una bianca tovaglia sulla quale erano sistemati piatti deliziosi, decorati graziosamente. Un'oca arrosto le strizzò l'occhio e subito si diresse verso di lei. La bambina le tese le mani... ma la visione scomparve quando si spense il fiammifero. Giunse così la notte. "Ancora uno!" disse la bambina. Crac! Appena acceso, s'immaginò di essere vicina ad un albero di Natale. Era ancora più bello di quello che aveva visto l'anno prima nella vetrina di un negozio. Mille candeline brillavano sui suoi rami, illuminando giocattoli meravigliosi. Volle afferrarli... il fiammifero si spense... le fiammelle sembrarono salire in cielo... ma in realtà erano le stelle. Una di loro cadde, tracciando una lunga scia nella notte. La bambina pensò allora alla nonna, che amava tanto, ma che era morta. La vecchia nonna le aveva detto spesso: Quando cade una stella, c' è un'anima che sale in cielo". La bambina prese un'altro fiammifero e lo strofinò sul muro: nella luce le sembrò di vedere la nonna con un lungo grembiule sulla gonna e uno scialle frangiato sulle spalle. Le sorrise con dolcezza.
- Nonna! - gridò la bambina tendendole le braccia, - portami con te! So che quando il fiammifero si spegnerà anche tu sparirai come la stufa di rame, l'oca arrostita e il bell'albero di Natale.
La bambina allora accese rapidamente i fiammiferi di un'altra scatoletta, uno dopo l'altro, perché voleva continuare a vedere la nonna. I fiammiferi diffusero una luce più intensa di quella del giorno:
"Vieni!" disse la nonna, prendendo la bambina fra le braccia e volarono via insieme nel gran bagliore. Erano così leggere che arrivarono velocemente in Paradiso; là dove non fa freddo e non si soffre la fame! Al mattino del primo giorno dell'anno nuovo, i primi passanti scoprirono il corpicino senza vita della bambina. Pensarono che la piccola avesse voluto riscaldarsi con la debole fiamma dei fiammiferi le cui scatole erano per terra. Non potevano sapere che la nonna era venuta a cercarla per portarla in cielo con lei. Nessuno di loro era degno di conoscere un simile segreto!
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Da: vu12/10/2011 13:19:52
Si racconta che c'era una volta un Re, il quale avea dietro il palazzo reale un magnifico giardino. Non vi mancava albero di sorta; ma il più raro e il più pregiato, era quello che produceva le arance d'oro.
Quando arrivava la stagione delle arance, il Re vi metteva a guardia una sentinella notte e giorno; e tutte le mattine scendeva lui stesso a osservare coi suoi occhi se mai mancasse una foglia.
Una mattina va in giardino, e trova la sentinella addormentata. Guarda l'albero... Le arance d'oro non c'eran più!
- Sentinella sciagurata, pagherai colla tua testa.
- Maestà, non ci ho colpa. È venuto un cardellino, si è posato sopra un ramo e si è messo a cantare. Canta, canta, canta, mi si aggravavano gli occhi. Lo scacciai da quel ramo, ma andò a posarsi sopra un altro. Canta, canta, canta, non mi reggevo dal sonno. Lo scacciai anche di lì, e appena cessava di cantare, il mio sonno svaniva. Ma si posò in cima all'albero, e canta, canta, canta..., ho dormito finora!
Il Re non gli fece nulla.
Alla nuova stagione, incaricò della guardia il Reuccio in persona.
Una mattina va in giardino e trova il Reuccio addormentato. Guarda l'albero...; le arance d'oro non c'eran più!
Figuriamoci la sua collera!
- Come? Ti sei addormentato anche tu?
- Maestà, non ci ho colpa. È venuto un cardellino, si è posato sopra un ramo e si è messo a cantare. Canta, canta, canta, mi s'aggravavano gli occhi. Gli dissi: cardellino traditore, col Reuccio non ti giova! Ed esso a canzonarmi: il Reuccio dorme! il Reuccio dorme! Cardellino traditore, col Reuccio non ti giova! Ed esso a canzonarmi: il Reuccio fa la nanna! il Reuccio fa la nanna! E canta, canta, canta..., ho dormito finora!
Il Re volle provarsi lui stesso; e arrivata la stagione si mise a far la guardia. Quando le arance furon mature, ecco il cardellino che si posa sopra un ramo, e comincia a cantare. Il Re avrebbe voluto tirargli, ma faceva buio come in una gola. Intanto aveva una gran voglia di dormire!
- Cardellino traditore, questa volta non ti giova! - Ma durava fatica a tener aperti gli occhi.
Il cardellino cominciò a canzonarlo:
- Pss! Pss! Il Re dorme! Pss! Pss! Il Re dorme!
E canta, canta, canta, il Re s'addormentava peggio d'un ghiro anche lui.
La mattina apriva gli occhi: le arance d'oro non ci eran più!
Allora fece un bando per tutti i suoi Stati:
- Chi gli portasse, vivo o morto, quel cardellino, riceverebbe per mancia una mula carica d'oro.
Passarono sei mesi, e non si vide nessuno.
Finalmente un giorno si presenta un contadinotto molto male in arnese:
- Maestà, lo voIete davvero quel cardellino? Promettetemi la mano della Reginotta, e in men di tre giorni l'avrete.
Il Re lo prese per le spalle, e lo messe fuor dell'uscio.
Il giorno appresso quegli tornò:
- Maestà, lo volete davvero quel cardellino? Promettetemi la mano della Reginotta, e in men di tre giorni l'avrete.
Il Re lo prese per le spalle, gli diè una pedata e lo messe fuor dell'uscio.
Ma il giorno appresso, quello, cocciuto, ritornava:
- Maestà, lo volete davvero il cardellino? Promettetemi la mano della Reginotta, e in men di tre giorni l'avrete.
Il Re, stizzito, chiamò una guardia e lo fece condurre in prigione.
Intanto ordinava si facesse attorno all'albero una rete di ferro; con quelle sbarre grosse, non c'era più bisogno di sentinella. Ma quando le arance furon mature, una mattina va in giardino...; l'arance d'oro non c'eran più.
Figuriamoci la sua collera! Dovette, per forza, mettersi d'accordo con quel contadinotto.
- Portami vivo il cardellino e la Reginotta sarà tua.
- Maestà, fra tre giorni.
E prima che i tre giorni passassero era già di ritorno.
- Maestà, eccolo qui. La Reginotta ora è mia.
Il Re si fece scuro. Doveva dare la Reginotta a quello zoticone?
- Vuoi delle gioie? Vuoi dell'oro? Ne avrai finché vorrai. Ma quanto alla Reginotta, nettati la bocca.
- Maestà, il patto fu questo.
- Vuoi delle gioie? Vuoi dell'oro?
- Tenetevi ogni cosa. Sarà quel che sarà!
E andò via.
Il Re disse al cardellino:
- Ora che ti ho tra le mani, ti vo' martoriare.
Il cardellino strillava, sentendosi strappare le penne ad una ad una.
- Dove son riposte le arance d'oro?
- Se non mi farete più nulla, Maestà, ve lo dirò.
- Non ti farò più nulla.
- Le arance d'oro sono riposte dentro la Grotta delle sette porte. Ma c'è il mercante, col berrettino rosso, che fa la guardia. Bisogna sapere il motto; e lo sanno due soli: il mercante e quel contadino che mi ha preso.
Il Re mandò a chiamare il contadino.
- Facciamo un altro patto. Vorrei entrare nella Grotta delle sette porte, e non so il motto. Se me lo sveli, la Reginotta sarà tua.
- Parola di Re?
- Parola di Re!
- Maestà, il motto è questo:

«Secca risecca!
Apriti, Cecca.»

- Va bene.
Il Re andò, disse il motto, e la Grotta s'aperse. Il contadino rimase fuori ad attenderlo.
In quella grotta i diamanti, a mucchi per terra, abbagliavano. Vistosi solo, sua Maestà si chinava e se ne riempiva le tasche. Ma nella stanza appresso, i diamanti, sempre a mucchi, eran più grossi e più belli. Il Re si vuotava le tasche, e tornava a riempirsele di questi. Così fino all'ultima stanza, dove, in un angolo, si vedevano ammonticchiate le arance d'oro del giardino reale.
C'era lì una bisaccia, e il Re la colmò. Or che sapeva il motto, vi sarebbe ritornato più volte.
Uscito fuor della Grotta, colla bisaccia in collo, trovò il contadino che lo attendeva.
- Maestà, la Reginotta ora è mia.
Il Re si fece scuro. Dovea dare la Reginotta a quello zoticone?
- Domanda qualunque grazia e ti verrà concessa. Ma per la Reginotta nettati la bocca.
- Maestà, e la vostra parola?
- Le parole se le porta il vento.
- Quando sarete al palazzo ve ne accorgerete.
Arrivato al palazzo, il Re mette giù la bisaccia e fa di vuotarla. Ma invece di arance d'oro, trova arance marce.
Si mette le mani nelle tasche, i diamanti son diventati tanti gusci di lumache!
Ah! quel pezzo di contadinaccio gliel'avea fatta!
Ma il cardellino la pagava.
E tornò a martoriarlo.
- Dove sono le mie arance d'oro?
- Se non mi farete più nulla, Maestà, ve lo dirò.
- Non ti farò più nulla.
- Son lì dove le avete viste; ma per riaverle bisogna conoscere un altro motto, e lo sanno due soli: il mercante e quel contadino che mi ha preso.
Il Re lo mandò a chiamare:
- Facciamo un altro patto. Dimmi il motto per riprendere le arance e la Reginotta sarà tua.
- Parola di Re?
- Parola di Re!
- Maestà il motto è questo:

«Ti sto addosso:
Dammi l'osso.»

- Va bene.
Il Re andava e ritornava più volte colla bisaccia colma, e riportava a palazzo tutte le arance d'oro.
Allora si presentò il contadino:
- Maestà, la Reginotta ora è mia.
Il Re si fece scuro. Dovea dare la Reginotta a quello zoticone?
- Quello è il tesoro reale: prendi quello che ti piace. Quanto alla Reginotta, nettati la bocca.
- Non se ne parli più.
E andò via.
Da che il cardellino era in gabbia, le arance d'oro restavano attaccate all'albero da un anno all'altro.
Un giorno la Reginotta disse al Re:
- Maestà, quel cardellino vorrei tenerlo nella mia camera.
- Figliuola mia, prendilo pure; ma bada che non ti scappi.
Il cardellino nella camera della Reginotta non cantava più.
- Cardellino, perché non canti più?
- Ho il mio padrone che piange.
- E perché piange?
- Perché non ha quel che vorrebbe.
- Che cosa vorrebbe?
- Vorrebbe la Reginotta. Dice:

«Ho lavorato tanto,
E le fatiche mie son sparse al vento.»

- Chi è il tuo padrone? Quello zotico?
- Quello zotico, Reginotta, è più Re di Sua Maestà.
- Se fosse vero, lo sposerei. Va' a dirglielo, e torna subito.
- Lo giurate?
- Lo giuro.
E gli aperse la gabbia. Ma il cardellino non tornò.
Una volta il Re domandò alla Reginotta:
- O il cardellino non canta più? È un bel pezzo che non lo sento.
- Maestà, è un po' malato.
E il Re s'acchetò.
Intanto la povera Reginotta viveva in ambascia:
- Cardellino traditore, te e il tuo padrone!
E come s'avvicinava la stagione delle arance, pel timore del babbo, il cuore le diventava piccino piccino.
Intanto venne un ambasciatore del Re di Francia che la chiedeva per moglie. Il padre ne fu lieto oltremodo, e rispose subito di sì. Ma la Reginotta:
- Maestà, non voglio: vo' rimanere ragazza.
Quello montò sulle furie:
- Come? Diceva di no, ora che avea impegnato la sua parola e non potea più ritirarla?
- Maestà, le parole se le porta il vento.
Il Re non lo potevan trattenere: schizzava fuoco dagli occhi. Ma quella, ostinata:
- Non lo voglio! Non lo voglio! Vo' rimanere ragazza.
Il peggio fu quando il Re di Francia mandò a dire che fra otto giorni arrivava.
Come rimediare con quella figliolaccia caparbia?
Dallo sdegno, le legò le mani e i piedi e la calò in un pozzo:
- Di' di sì, o ti faccio affogare!
E la Reginotta zitta. Il Re la calò fino a metà.
- Di' di sì, o ti faccio affogare!
E la Reginotta zitta. Il Re la calava più giù, dentro l'acqua; le restava fuori soltanto la testa:
- Di' di sì, o ti faccio affogare!
E la Reginotta zitta.
- Dovea affogarla davvero?
E la tirò su; ma la rinchiuse in una stanza, a pane ed acqua. La Reginotta piangeva:
- Cardellino traditore, te e il tuo padrone! Per mantenere la parola ora patisco tanti guai!
Il Re di Francia arrivò con un gran seguito, e prese alloggio nel palazzo reale.
- E la Reginotta? Non vuol farsi vedere?
- Maestà, è un po' indisposta.
Il Re non sapeva che rispondere, imbarazzato.
- Portatele questo regalo.
Era uno scatolino tutto d'oro e di brillanti. Ma la Reginotta lo posò lì, senza neppur curarsi d'aprirlo. E piangeva.
- Cardellino traditore, te e il tuo padrone!
- Non siamo traditori, né io, né il mio padrone.
Sentendosi rispondere dallo scatolino, la Reginotta lo aperse.
- Ah, cardellino mio! Quante lagrime ho sparse.
- La tua sorte volea così. Ora il destino è compito.
Sua Maestà, conosciuto chi era quel contadino, le diè in dote l'albero che produceva le arance d'oro, e il giorno appresso la Reginotta sposò il Re di Francia.
E noi restiamo a grattarci la pancia.
Rispondi

Da: bee12/10/2011 13:21:05
C'era una volta un Re che aveva tre figli in età da prender moglie. Perché non sorgessero rivalità sulla scelta delle tre spose, disse:
- Tirate con la fionda più lontano che potete: dove cadrà la pietra là prenderete moglie.
I tre figli presero le fionde e tirarono. Il più grande tirò e la pietra arrivo sul tetto di un Forno ed egli ebbe la fornaia.
Il secondo tirò e la pietra arrivò alla casa di una tessitrice. Al più piccino la pietra cascò in un fosso.
Appena tirato ognuno correva a portare l'anello alla fidanzata.
Il più grande trovò una giovinotta bella soffice come una focaccia, il mezzano una pallidina, fina come un filo, e il più piccino, guarda guarda in quel fosso, non ci trovò che una rana.
Tornarono dal Re a dire delle loro fidanzate.
- Ora - disse il Re - chi ha la sposa migliore erediterà il regno. Facciamo le prove - e diede a ognuno della canapa perché gliela riportassero di lì a tre giorni filata dalle fidanzate, per vedere chi filava meglio.
I figli andarono delle fidanzate e si raccomandarono che filassero a puntino; e il più piccolo tutto mortificato, con quella canapa in mano, se ne andò sul ciglio del fosso e si mise a chiamare:

- Rana, rana!
- Chi mi chiama?
- L'amor tuo che poco t'ama.
- Se non m'ama , m'amerà quando bella mi vedrà.

E la rana salto fuori dall'acqua su una foglia.
Il figlio del Re le diede la canapa e disse che sarebbe ripassato a prenderla filata dopo tre giorni.
Dopo tre giorni i fratelli maggiori corsero tutti ansiosi dalla fornaia e dalla tessitrice a ritirare la canapa.
La fornaia aveva fatto un bel lavoro, ma la tessitrice - era il suo mestiere - l'aveva filata che pareva seta.
E il più piccino? Andò al fosso:

- Rana, rana!
- Chi mi chiama?
- L'amor tuo che poco t'ama.
- Se non m'ama , m'amerà quando bella mi vedrà.

Saltò su una foglia e aveva in bocca una noce.
Lui si vergognava un po' di andare dal padre con una noce mentre i fratelli avevano portato la canapa filata; ma si fecero coraggio e andò.
Il Re che aveva già guardato per dritto e per traverso il lavoro della fornaia e della tessitrice, aperse la noce del più piccino, e intanto i fratelli sghignazzavano.
Aperta la noce ne venne fuori una tela così fina che pareva tela di ragno, e tira tira, spiega spiega, non finiva mai , e tutta la sala del trono ne era invasa.
"Ma questa tela non finisce mai!" disse il Re, e appena dette queste parole la tela finì.
Il padre, a quest'idea che una rana diventasse regina, non voleva rassegnarsi.
Erano nati tre cuccioli alla sua cagna da caccia preferita, e li diede ai tre figli: - Portateli alle vostre fidanzate e tornerete a prenderli tra un mese: chi l'avrà allevato meglio sarà regina.
Dopo un mese si vide che il cane della fornaia era diventato un molosso grande e grosso, perché il pane non gli era mancato; quella della tessitrice, tenuto più a stecchetto, era venuto un famelico mastino. Il più piccino arrivò con una cassettina, il Re aperse la cassettina e ne uscì un barboncino infiocchettato, pettinato, profumato, che stava ritto sulle zampe di dietro e sapeva fare gli esercizi militari e far di conto.
E il Re disse: - Non c'è dubbio; sarà re mio figlio minore e la rana sarà regina.
Furono stabilite le nozze, tutti e tre i fratelli lo stesso giorno.
I fratelli maggiori andarono a prendere le spose con carrozze infiorate tirate da quattro cavalli, e le spose salirono tutte cariche di piume e di gioielli.
Il più piccino andò al fosso, e la rana l'aspettava in una carrozza fatta d'una foglia di fico tirata da quattro lumache.
Presero ad andare: lui andava avanti, e le lumache lo seguivano tirando la foglia con la rana. Ogni tanto si fermava ad aspettare, e una volta si addormentò.
Quando si svegliò, gli s'era fermata davanti una carrozza d'oro, imbottita di velluto, con due cavalli bianchi e dentro c'era una ragazza bella come il sole con un abito verde smeraldo.
- Chi siete? - disse il figlio minore.
- Sono la rana -, e siccome lui non ci voleva credere, la ragazza aperse uno scrigno dove c'era la foglia di fico, la pelle della rana e quattro gusci di lumaca.
- Ero una Principessa trasformata in rana, solo se un figlio di Re acconsentiva a sposarmi senza sapere che ero bella avrei ripreso la forma umana.
Il Re fu tutto contento e ai figli maggiori che si rodevano d'invidia disse che chi non era neanche capace di scegliere la moglie non meritava la Corona.
Re e regina diventarono il più piccino e la sua sposa.
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Da: unoduetre12/10/2011 13:22:20
L'Università degli Studi di Milano - d'ora innanzi "Università" - è una comunità di docenti, ricercatori, studenti e personale tecnico-amministrativo impegnata a costituire un elemento centrale e propulsivo della vita scientifica e culturale italiana e internazionale. Essa si ispira ai principi e ai valori riconosciuti dalla Costituzione della Repubblica Italiana, dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea e dagli altri atti e convenzioni internazionali sui diritti umani, con particolare riferimento alle norme poste a tutela della conoscenza e del suo sviluppo, della ricerca, della formazione e della cultura, in quanto fondamenti essenziali della pacifica convivenza fra esseri umani.
L'Università promuove la valorizzazione delle competenze e assume il metodo critico nello svolgimento degli studi e delle ricerche. A tal fine, è aperta al libero confronto con ogni altra istituzione scientifica italiana o estera che si ispiri agli stessi principi e persegua le stesse finalità.
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È dovere dei docenti prestare attenzione alle esigenze degli studenti, rispondere alle loro domande e raccogliere le loro sollecitazioni.
La valutazione della preparazione degli studenti deve essere attuata dai docenti, nel rispetto delle norme di legge e regolamentari, nonché secondo procedure prestabilite e rese note pubblicamente in tempi compatibili con le esigenze di preparazione e organizzazione degli studi.


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Articolo 10
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Articolo 12
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L'Università pone in essere le misure necessarie per diffondere la conoscenza del presente Codice, ottenerne da tutti il puntuale rispetto e sanzionarne la violazione, secondo quanto previsto dal proprio Statuto.
Nessuna sanzione potrà essere inflitta senza che la persona interessata sia stata preavvertita con congruo anticipo, ascoltata e messa in condizione di difendersi anche con l'assistenza di un esperto.


Articolo 13
Comitato etico
Il Comitato etico dell'Università può esprimere pareri sull'interpretazione e sull'applicazione del presente Codice.
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Da: unoduetre12/10/2011 13:23:36
C'era una volta un Re e una Regina. La Regina partorì e fece una bambina più bella del sole. Insuperbita di questa figliolina così bella, spesso diceva:
- Neppur le Fate potrebbero farne un'altra come questa.
Ma una mattina, va per levarla di culla e la trova contraffatta, con una testa di rospo.
- Oh Dio, che orrore!
Benché fosse figlia unica e le volesse un gran bene, quella testa di rospo le facea schifo, e non volle più allattarla.
Il Re, angustiato, disse a un servitore:
- Prendila e portala giù; mettila fra i cagnolini figliati dalla cagna. Però se morisse, sarebbe meglio per lei!
Non morì. La cagna, tre, quattro volte il giorno tralasciava di dar latte ai cagnolini, e porgeva le poppe a Testa-di-rospo. La leccava, la ripuliva, la scalducciava tenendosela accosto, e non permetteva che alcuno stendesse la mano a toccarla.
Quando il Re e la Regina scendevano giù per vedere, la cagna ringhiava, mostrava i denti; e un giorno che la Regina fece atto di voler riprendere la figliuola, le saltò addosso e le morse mani e gambe.
Testa-di-rospo nel canile prosperava. Quando crebbe, non volle più lasciarlo. Durante la giornata abitava su nelle stanze reali; pranzava a tavola col Re, colla Regina, con tutta la corte, e prima di toccar le pietanze, metteva da parte i meglio bocconi; poi ne riempiva il grembiule e scendeva giù, nel canile.
- Mamma cagna, mangiate; la mia vera mamma siete voi!
La notte dormiva lì, con mamma cagna. Non c'era mai stato verso di indurla a dormire nel suo letto.
La Regina, sentendole ripetere ogni giorno: - Mamma cagna, mangiate; la mia vera mamma siete voi! -, cominciò a odiarla terribilmente, come se non fosse stata sua figliuola.
E una volta disse al Re:
- Maestà, no, costei non è la nostra figliuola. Ce la scambiarono quand'era in culla. Che ne facciamo di questo mostro? Io direi di farla ammazzare.
Il Re non ebbe animo di commettere questa crudeltà:
- Mostro o non mostro, è una creatura di Dio.
Talché la Regina giurò di disfarsene in segreto.
E che pensò? Pensò di dar ad intendere al Re che era nuovamente gravida e, quando fu l'ora, gli fece presentare una bambina nata di fresco, che lei aveva fatto comprare a peso d'oro in un altro paese.
Il Re fu molto contento; e alla bambina mise nome Gigliolina; perché era bianca come un giglio.
Allora la Regina gli disse:
- Ora che abbiamo quest'altra figliuola, che ne facciamo di quel mostro? Io direi di farla ammazzare.
Per amore di quest'altra figliuola, il Re, benché a malincuore acconsentì.
Ma come andarono per prendere Testa-di-rospo e farla ammazzare, sulla soglia del canile trovarono mamma cagna, che abbaiava e ringhiava mostrando i denti.
E Testa-di-rospo non voleva uscir fuori.
- Perché non vieni fuori?
- Perché mi farete ammazzare.
- E chi ti ha detto questo?
- Me l'ha detto mamma cagna.
La Regina, maliziosa, voleva indurla colle buone:
- Non è vero, sciocchina. Vieni su, vieni a vedere che bella sorellina ti è nata.

- Sorellina non me n'è nata,
A peso d'oro fu comprata.
Mamma cagna, mamma cagna,
Siete voi la vera mamma.

- Che significa? - domandò il Re.
- O che gli date retta? Testa-di-rospo parla da bestia.
Ma il Re disse:
- Chi tocca Testa-di-rospo l'ha da fare con me. Mostro o non mostro, è una creatura di Dio. Lei è la vera Reginotta, perché nata la prima.
La Regina, arrabbiata per lo smacco, che pensò? Pensò di ricorrere ad una Strega:
- Fammi due vestiti compagni, tutti oro e diamanti; ma uno dev'essere incantato: deve bruciare addosso a chi se lo mette.
- Fra un anno li avrete.
In questo mentre la Regina fingeva di voler bene egualmente alle due figliuole; anzi, se comprava un balocco, un ninnolo per la Gigliolina, ne comprava uno più bello per Testa-di-rospo.
La Gigliolina, vedendo il regalo più bello, si metteva a strillare:
- Quello lì lo voglio io!
E Testa-di-rospo glielo dava.
Passato l'anno, la Regina tornò alla Strega.
- Maestà, i vestiti sono pronti; ma badate di non scambiarli. Per non sbagliare in questo incantato ci ho messo un diamante di più.
- Ho capito.
Chiamò le due figliuole e disse:
- Ecco due bei vestiti; provateveli subito, per vedere se vanno bene. Questo è il tuo, Testa-di-rospo.
Ma la Gigliolina, contati i diamanti e visto che in quello di Testa-di-rospo ce n'era uno di più, comincia a strillare:
- Quello lì lo voglio io!
La Regina non permise che lo toccasse.
Intanto la Gigliolina continuava a strillare, e pestare coi piedi:
- Quello lì lo voglio io! Quello lì lo voglio io!
Accorse il Re e disse:
- Non ti persuadi che quello è un po' più grande? Provalo, e vedrai.
E stava per infilarglielo.
- No, Maestà - disse Testa-di-rospo.

Vestito bello, fatto da poco,
Vestito nuovo fatto di fuoco,
Mamma cagna, mamma cagna,
Siete voi la vera mamma.

- Che significa? - domandò il Re.
- O che gli date retta. Testa-di-rospo parla da bestia.
Ma il Re disse:
- Chi fa danno a Testa-di-rospo, fa il proprio danno. Lei è la vera Reginotta, perché nata la prima.
La Regina, arrabbiata per quest'altro smacco, non sapeva più che inventare.
E la sua rabbia si accrebbe quando vide arrivare a corte il Reuccio del Portogallo, che andava cercando una principessa reale per moglie.
La Regina disse al Re:
- Almeno facciamogli vedere tutte e due le figliuole; così sceglierà.
Il Re, per contentarla, rispose:
- Sia pure.
Il Reuccio voleva visitare le principesse negli appartamenti ov'esse abitavano; e la Regina lo condusse prima nel magnifico appartamento della Gigliolina. La Gigliolina, vestita cogli abiti più sfarzosi, sfolgorava come una stella.
Il Reuccio disse:
- È mai possibile che l'altra principessa sia bella quanto questa? Andiamo a vederla. Ma dove andiamo?
- Nel canile. L'altra abita nel canile.
Il Reuccio, stupito, scese giù insieme col Re e con la Regina, e trovò Testa-di-rospo nel canile:
- Reuccio, entrate voi solo; c'è posto soltanto per uno.
Il Reuccio entrò, e Testa-di-rospo chiuse lo sportello.
Mamma cagna si accovacciò lì dietro, ringhiando.
Aspetta un'ora, aspetta due, il Reuccio non compariva. La Regina, sopra tutti, era impaziente pel ritardo:
- Chi sa che brutto scherzo Testa-di-rospo stava per farle!
Il brutto scherzo fu che il Reuccio, uscito dal canile, disse al Re:
- Maestà, vi chieggo la mano di Testa-di-rospo.
La Regina non rinveniva dallo sbalordimento:
- Ma che cosa avete fatto tante ore lì dentro?
- Ho visitato tutto il palazzo. Di fronte al palazzo di Testa-di-rospo, il palazzo reale sembrerebbe una stalla.
Il Re e la Regina si guardarono, meravigliati.
- Reuccio, dite davvero?
- Dico davvero.
La Regina dovette inghiottire quest'altra pillola amara, e che pensò? Pensò di accertarsi coi suoi occhi di quello che il Reuccio aveva detto:
- Testa-di-rospo, vorrei vedere il tuo palazzo.
- Maestà, quel canile lo chiamate palazzo?
- Testa-di-rospo, una notte vorrei dormire con te.
- Chiedetene il permesso a mamma cagna: è lei la padrona.
La Regina andò a trovare mamma cagna:
- Mamma cagna, vorrei visitare il vostro palazzo.
- Bau! Bau!
- Che cosa dice?
- Dice di sì.
- Mamma cagna, una notte vorrei dormire con Testa-di-rospo.
- Bau! Bau!
- Che cosa dice?
- Dice di sì.
La Regina, per entrare nel canile, dovette quasi piegarsi in due.
- Ed è questo il tuo gran palazzo?
- Questo: non ve lo dicevo?
La Regina, indispettita, uscì fuori brontolando contro il Reuccio, che le avea dato ad intendere tante sciocchezze; e appena fuori, cominciò a sentire per tutto il corpo un brulichio e un brucìo insoffribile. Era, da capo a piedi, ripiena di pulci; e, siccome montava a corsa le scale e scoteva le vesti, ne seminava per terra cataste che annerivano il pavimento.
Così per le stanze del palazzo; ma più scoteva e più gliene brulicavano addosso e se la rodevano viva viva.
In un momento, Re, ministri, dame di corte, gente di palazzo, tutti si videro assaliti da quelle bestiole affamate, che davano morsi da portar via la pelle; e tutti urlavano:
- Accidempoli alla Regina che volle entrare nel canile!
Il Re corse subito da Testa-di-rospo:
- Figliuola mia, dàcci aiuto!
- Mamma cagna, dategli aiuto!
Mamma cagna si mise a girellare per le stanze:
- Bau, bau! Bau, bau!
E sentendola abbaiare, tutte le pulci saltavano addosso a lei.
La Regina non si stimò castigata abbastanza e insistette:
- Testa-di-rospo, questa notte vengo a dormire con te.
- Maestà, in un giaciglio!
- Per una volta, potrò provare.
Si acconciò alla meglio, e finse di dormire.
- In quel canile ci doveva essere un mistero; voleva scoprirlo.
Verso mezzanotte, sentì un romore come di un crollo di muro. Aprì gli occhi, e rimase abbagliata.
Avea davanti una fila di stanze, così ricche e così splendide, che quelle del palazzo reale, in confronto, sarebbero parse vere stalle; e Testa-di-rospo che dormiva, in fondo, sopra un letto lavorato d'oro e di pietre preziose, con cortinaggi di seta e lenzuola bianche più della spuma.
E non aveva più quella schifosa testa di rospo; ma era così bella, che, al paragone, la Gigliolina, bella e bianca come un giglio, sarebbe parsa proprio una megera.
Accecata dal furore, la Regina pensò:
- Ora entro, e mentre dorme, la strozzo colle mie mani.
Ma il muro si richiuse a un tratto, e lei vi batté la faccia e si ammaccò il naso.
Senza aspettare che facesse giorno, tornò su in camera.
Sentiva nelle carni un brucìo, un gonfiore!... Stende una mano, e si scorge che, da capo a piedi, era piena di zecche.
Si sveglia il Re: è pieno di zecche anche lui.
Si svegliano i ministri, le dame di corte, insomma tutte le persone del palazzo reale; son tutti, da capo a piedi, pieni di zecche; e, dal prurito e dal dolore, non possono reggere:
- Accidempoli alla Regina, che volle dormire nel canile!
Il Re corse di nuovo da Testa-di-rospo.
- Figliuola mia, dàcci aiuto!
- Mamma cagna, dategli aiuto!
Mamma cagna, Bau, bau! No, no! Non ne vuol sapere.
- Figliuola mia, dàcci aiuto!
Che aiuto poteva dargli? Mamma cagna rispondeva sempre:
- Bau, bau! No, no!
Intanto tornava il Reuccio per sposare Testa-di-rospo.
Tutti erano occupati a tagliar le zecche, colle forbici, perché strappare non si potevano; facevano più male. E più ne tagliavano e più ne rimaneva da tagliare:
- Accidempoli alla Regina, che volle dormire nel canile!
Allora il Re montò in furore. Afferrò la Regina pel collo, e disse:
- Trista femmina, che cosa hai tu fatto, da attirarci addosso tanti guai?
La Regina non ne poteva più e confessò ogni cosa: che avea detto come le Fate non potrebbero farne una pari; che avea comprato quella bambina a peso di oro; che avea fatto fare il vestito incantato per bruciare viva Testa-di-rospo.
- Ora son proprio pentita, e domando perdono alla Fata!
Disse appena così, che alla Reginotta cadde giù quella schifosa testa di rospo, e la Gigliolina si trovò vestita come una figliuola di contadini, qual era. La Reginotta splendeva come il sole, sicché, per guardarla, bisognava mettersi una mano agli occhi. Le zecche erano sparite, e non se ne vedeva neppure il segno.
Il Reuccio di Portogallo e la Reginotta si sposarono; e se ne stettero e se la godettero e a noialtri nulla dettero.
Rispondi

Da: qqw12/10/2011 13:24:34
comunque non si è mai vista un'amministrazione che fa un comunicato sullo stato di correzione delle prove...che io ricordi
si sono sempre pubblicati i risultati e basta
Rispondi

Da: asdf12/10/2011 13:25:42
Si in effetti il comunicato sull'andamento delle correzioni mi pare alquanto irrituale, quanto ad una revoca del bando di concorso francamente non saprei anche se mi sembrerebbe una cosa senza senso - piuttosto procederà tutto a rilento - anche perchè poi se revocassero questo concorso non avrebbero alcun titolo a bandire un coaVI, quantomeno in tempi brevi. Si, so benissimo che te ne uscirai con la storiella trita e ritrita che non c'è bisogno di segretari, che ci sono segretari disoccupati, ecc. ma, ripeto, sta storia della revoca non mi convince proprio
Rispondi

Da: qqw12/10/2011 13:28:23
C'era una volta...
- Un re! - diranno subito i miei piccoli lettori.
No, ragazzi, avete sbagliato. C'era una volta un pezzo di legno.
Non era un legno di lusso, ma un semplice pezzo da catasta, di quelli che d'inverno si mettono nelle stufe e nei caminetti per accendere il fuoco e per riscaldare le stanze.
Non so come andasse, ma il fatto gli è che un bel giorno questo pezzo di legno capitò nella bottega di un vecchio falegname, il quale aveva nome mastr'Antonio, se non che tutti lo chiamavano maestro Ciliegia, per via della punta del suo naso, che era sempre lustra e paonazza, come una ciliegia matura.
Appena maestro Ciliegia ebbe visto quel pezzo di legno, si rallegrò tutto e dandosi una fregatina di mani per la contentezza, borbottò a mezza voce:
- Questo legno è capitato a tempo: voglio servirmene per fare una gamba di tavolino.
Detto fatto, prese subito l'ascia arrotata per cominciare a levargli la scorza e a digrossarlo, ma quando fu lì per lasciare andare la prima asciata, rimase col braccio sospeso in aria, perché sentì una vocina sottile, che disse raccomandandosi:
- Non mi picchiar tanto forte!
Figuratevi come rimase quel buon vecchio di maestro Ciliegia!
Girò gli occhi smarriti intorno alla stanza per vedere di dove mai poteva essere uscita quella vocina, e non vide nessuno! Guardò sotto il banco, e nessuno; guardò dentro un armadio che stava sempre chiuso, e nessuno; guardò nel corbello dei trucioli e della segatura, e nessuno; apri l'uscio di bottega per dare un'occhiata anche sulla strada, e nessuno! O dunque?...
- Ho capito; - disse allora ridendo e grattandosi la parrucca, - si vede che quella vocina me la sono figurata io. Rimettiamoci a lavorare.
E ripresa l'ascia in mano, tirò giù un solennissimo colpo sul pezzo di legno.
- Ohi! tu m'hai fatto male! - gridò rammaricandosi la solita vocina.
Questa volta maestro Ciliegia resta di stucco, cogli occhi fuori del capo per la paura, colla bocca spalancata e colla lingua giù ciondoloni fino al mento, come un mascherone da fontana. Appena riebbe l'uso della parola, cominciò a dire tremando e balbettando dallo spavento:
- Ma di dove sarà uscita questa vocina che ha detto ohi?... Eppure qui non c'è anima viva. Che sia per caso questo pezzo di legno che abbia imparato a piangere e a lamentarsi come un bambino? Io non lo posso credere. Questo legno eccolo qui; è un pezzo di legno da caminetto, come tutti gli altri, e a buttarlo sul fuoco, c'è da far bollire una pentola di fagioli... O dunque? Che ci sia nascosto dentro qualcuno? Se c'è nascosto qualcuno, tanto peggio per lui. Ora l'accomodo io!
E cosi dicendo, agguantò con tutt'e due le mani quel povero pezzo di legno e si pose a sbatacchiarlo senza carità contro le pareti della stanza.
Poi si messe in ascolto, per sentire se c'era qualche vocina che si lamentasse. Aspettò due minuti, e nulla; cinque minuti, e nulla; dieci minuti, e nulla!
- Ho capito, - disse allora sforzandosi di ridere e arruffandosi la parrucca, - si vede che quella vocina che ha detto ohi, me la sono figurata io! Rimettiamoci a lavorare.
E perché gli era entrata addosso una gran paura, si provò a canterellare per farsi un po' di coraggio.
Intanto,posata da una parte l'ascia, prese in mano la pialla, per piallare e tirare a pulimento il pezzo di legno; ma nel mentre che lo piallava in su e in giù, senti la solita vocina che gli disse ridendo:
- Smetti! tu mi fai il pizzicorino sul corpo!
Questa volta il povero maestro Ciliegia cadde giù come fulminato. Quando riaprì gli occhi, si trovò seduto per terra.
Il suo viso pareva trasfigurato, e perfino la punta del naso, di paonazza come era quasi sempre, gli era diventata turchina dalla gran paura.

Maestro Ciliegia regala il pezzo di legno al suo amico Geppetto, il quale lo prende per fabbricarsi un burattino maraviglioso che sappia ballare, tirar di scherma e fare i salti mortali.

In quel punto fu bussato alla porta.
- Passate pure, - disse il falegname, senza aver la forza di rizzarsi in piedi.
Allora entrò in bottega un vecchietto tutto arzillo, il quale aveva nome Geppetto; ma i ragazzi del vicinato, quando lo volevano far montare su tutte le furie, lo chiamavano col soprannome di Polendina, a motivo della sua parrucca gialla che somigliava moltissimo alla polendina di granturco.
Geppetto era bizzosissimo. Guai a chiamarlo Polendina! Diventava subito una bestia e non c'era più verso di tenerlo.
- Buon giorno, mastr'Antonio, - disse Geppetto. - Che cosa fate costì per terra?
- Insegno l'abbaco alle formicole.
- Buon pro vi faccia!
- Chi vi ha portato da me, compar Geppetto?
- Le gambe. Sappiate, mastr'Antonio, che son venuto da voi, per chiedervi un favore.
- Eccomi qui, pronto a servirvi, - replicò il falegname, rizzandosi su i ginocchi.
- Stamani m'è piovuta nel cervello un'idea.
- Sentiamola.
- Ho pensato di fabbricarmi da me un bel burattino di legno; ma un burattino maraviglioso, che sappia ballare, tirare di scherma e fare i salti mortali. Con questo burattino voglio girare il mondo, per buscarmi un tozzo di pane e un bicchier di vino; che ve ne pare?
- Bravo Polendina! - gridò la solita vocina, che non si capiva di dove uscisse.
A sentirsi chiamar Polendina, compar Geppetto diventò rosso come un peperone dalla bizza, e voltandosi verso il falegname, gli disse imbestialito:
- Perché mi offendete?
- Chi vi offende?
- Mi avete detto Polendina!...
- Non sono stato io.
- Sta un po' a vedere che sarò stato io! Io dico che siete stato voi.
- No!
- Si!
- No!
- Si!
E riscaldandosi sempre più, vennero dalle parole ai fatti, e acciuffatisi fra di loro, si graffiarono, si morsero e si sbertucciarono.
Finito il combattimento, mastr'Antonio si trovò fra le mani la parrucca gialla di Geppetto, e Geppetto si accorse di avere in bocca la parrucca brizzolata del falegname.
- Rendimi la mia parrucca! - gridò mastr'Antonio.
- E tu rendimi la mia, e rifacciamo la pace.
I due vecchietti, dopo aver ripreso ognuno di loro la propria parrucca, si strinsero la mano e giurarono di rimanere buoni amici per tutta la vita.
- Dunque, compar Geppetto, - disse il falegname in segno di pace fatta, - qual è il piacere che volete da me?
- Vorrei un po' di legno per fabbricare il mio burattino; me lo date?
Mastr'Antonio, tutto contento, andò subito a prendere sul banco quel pezzo di legno che era stato cagione a lui di tante paure. Ma quando fu lì per consegnarlo all'amico, il pezzo di legno dette uno scossone e sgusciandogli violentemente dalle mani, ando a battere con forza negli stinchi impresciuttiti del povero Geppetto.
- Ah! gli è con questo bel garbo, mastr'Antonio, che voi regalate la vostra roba? M'avete quasi azzoppito!...
- Vi giuro che non sono stato io!
- Allora sarò stato io!...
- La colpa è tutta di questo legno...
- Lo so che è del legno: ma siete voi che me l'avete tirato nelle gambe!
- Io non ve l'ho tirato!
- Bugiardo!
- Geppetto, non mi offendete; se no vi chiamo Polendina!...
- Asino!
- Polendina!
- Somaro!
- Polendina!
- Brutto scimmiotto!
- Polendina!
A sentirsi chiamar Polendina per la terza volta, Geppetto perse il lume degli occhi, si avvento sul falegname; e lì se ne dettero un sacco e una sporta.
A battaglia finita, mastr'Antonio si trovo due graffi di piu sul naso, e quell'altro due bottoni di meno al giubbetto. Pareggiati in questo modo i loro conti, si strinsero la mano e giurarono di rimanere buoni amici per tutta la vita.
Intanto Geppetto prese con se il suo bravo pezzo di legno, e ringraziato mastr'Antonio, se ne tornò zoppicando a casa.

Geppetto, tornato a casa, comincia subito a fabbricarsi il burattino e gli mette il nome di Pinocchio. prime monellerie del burattino.

La casa di Geppetto era una stanzina terrena, che pigliava luce da un sottoscala. La mobilia non poteva essere più semplice: una seggiola cattiva, un letto poco buono e un tavolino tutto rovinato. Nella parete di fondo si vedeva un caminetto col fuoco acceso; ma il fuoco era dipinto, e accanto al fuoco c'era dipinta una pentola che bolliva allegramente e mandava fuori una nuvola di fumo, che pareva fumo davvero.
Appena entrato in casa, Geppetto prese subito gli arnesi e si pose a intagliare e a fabbricare il suo burattino.
- Che nome gli metterò? - disse fra sé e sé. - Lo voglio chiamar Pinocchio. Questo nome gli porterà fortuna. Ho conosciuto una famiglia intera di Pinocchi: Pinocchio il padre, Pinocchia la madre e Pinocchi i ragazzi, e tutti se la passavano bene. Il più ricco di loro chiedeva l'elemosina.
Quando ebbe trovato il nome al suo burattino, allora cominciò a lavorare a buono, e gli fece subito i capelli, poi la fronte, poi gli occhi.
Fatti gli occhi, figuratevi la sua maraviglia quando si accorse che gli occhi si muovevano e che lo guardavano fisso fisso.
Geppetto, vedendosi guardare da quei due occhi di legno, se n'ebbe quasi per male, e disse con accento risentito:
- Occhiacci di legno, perché mi guardate?
Nessuno rispose.
Allora, dopo gli occhi, gli fece il naso; ma il naso, appena fatto, cominciò a crescere: e cresci, cresci, cresci diventò in pochi minuti un nasone che non finiva mai.
Il povero Geppetto si affaticava a ritagliarlo; ma più lo ritagliava e lo scorciva, e più quel naso impertinente diventava lungo.
Dopo il naso, gli fece la bocca.
La bocca non era ancora finita di fare, che cominciò subito a ridere e a canzonarlo.
- Smetti di ridere! - disse Geppetto impermalito; ma fu come dire al muro.
- Smetti di ridere, ti ripeto! - urlò con voce minacciosa.
Allora la bocca smesse di ridere, ma cacciò fuori tutta la lingua.
Geppetto, per non guastare i fatti suoi, finse di non avvedersene, e continuò a lavorare.
Dopo la bocca, gli fece il mento, poi il collo, le spalle, lo stomaco, le braccia e le mani.
Appena finite le mani, Geppetto senti portarsi via la parrucca dal capo. Si voltò in su, e che cosa vide? Vide la sua parrucca gialla in mano del burattino.
- Pinocchio!... rendimi subito la mia parrucca!
E Pinocchio, invece di rendergli la parrucca, se la messe in capo per sé, rimanendovi sotto mezzo affogato.
A quel garbo insolente e derisorio, Geppetto si fece triste e melanconico, come non era stato mai in vita sua, e voltandosi verso Pinocchio, gli disse:
- Birba d'un figliuolo! Non sei ancora finito di fare, e già cominci a mancar di rispetto a tuo padre! Male, ragazzo mio, male!
E si rasciugò una lacrima.
Restavano sempre da fare le gambe e i piedi.
Quando Geppetto ebbe finito di fargli i piedi, sentì arrivarsi un calcio sulla punta del naso.
- Me lo merito! - disse allora fra sé. - Dovevo pensarci prima! Ormai è tardi!
Poi prese il burattino sotto le braccia e lo posò in terra, sul pavimento della stanza, per farlo camminare.
Pinocchio aveva le gambe aggranchite e non sapeva muoversi, e Geppetto lo conduceva per la mano per insegnargli a mettere un passo dietro l'altro.
Quando le gambe gli si furono sgranchite, Pinocchio cominciò a camminare da sé e a correre per la stanza; finché, infilata la porta di casa, saltò nella strada e si dette a scappare.
E il povero Geppetto a corrergli dietro senza poterlo raggiungere, perché quel birichino di Pinocchio andava a salti come una lepre, e battendo i suoi piedi di legno sul lastrico della strada, faceva un fracasso, come venti paia di zoccoli da contadini.
- Piglialo! piglialo! - urlava Geppetto; ma la gente che era per la via, vedendo questo burattino di legno, che correva come un barbero, si fermava incantata a guardarlo, e rideva, rideva e rideva, da non poterselo figurare.
Alla fine, e per buona fortuna, capitò un carabiniere, il quale, sentendo tutto quello schiamazzo e credendo si trattasse di un puledro che avesse levata la mano al padrone, si piantò coraggiosamente a gambe larghe in mezzo alla strada, coll'animo risoluto di fermarlo e di impedire il caso di maggiori disgrazie.
Ma Pinocchio, quando si avvide da lontano del carabiniere che barricava tutta la strada, s'ingegnò di passargli, per sorpresa, frammezzo alle gambe, e invece fece fiasco.
Il carabiniere, senza punto smoversi, lo acciuffò pulitamente per il naso (era un nasone spropositato, che pareva fatto apposta per essere acchiappato dai carabinieri), e lo riconsegnò nelle proprie mani di Geppetto; il quale, a titolo di correzione, voleva dargli subito una buona tiratina d'orecchi. Ma figuratevi come rimase quando, nel cercargli gli orecchi, non gli riuscì di poterli trovare: e sapete perché? Perché, nella furia di scolpirlo, si era dimenticato di farglieli.
Allora lo prese per la collottola, e, mentre lo riconduceva indietro, gli disse tentennando minacciosamente il capo:
- Andiamo a casa. Quando saremo a casa, non dubitare che faremo i nostri conti!
Pinocchio, a questa antifona, si buttò per terra, e non volle più camminare. Intanto i curiosi e i bighelloni principiavano a fermarsi lì dintorno e a far capannello.
Chi ne diceva una, chi un'altra.
- Povero burattino! - dicevano alcuni, - ha ragione a non voler tornare a casa! Chi lo sa come lo picchierebbe quell'omaccio di Geppetto!...
E gli altri soggiungevano malignamente:
- Quel Geppetto pare un galantuomo! ma è un vero tiranno coi ragazzi! Se gli lasciano quel povero burattino fra le mani, è capacissimo di farlo a pezzi!...
Insomma, tanto dissero e tanto fecero, che il carabiniere rimise in libertà Pinocchio e condusse in prigione quel pover'uomo di Geppetto. Il quale, non avendo parole lì per lì per difendersi, piangeva come un vitellino, e nell'avviarsi verso il carcere, balbettava singhiozzando:
- Sciagurato figliuolo! E pensare che ho penato tanto a farlo un burattino per bene! Ma mi sta il dovere! Dovevo pensarci prima!...
Quello che accadde dopo, è una storia da non potersi credere, e ve la racconterò in quest'altri capitoli.

La storia di Pinocchio col Grillo-parlante, dove si vede come i ragazzi cattivi hanno a noia di sentirsi correggere da chi ne sa più di loro.

Vi dirò dunque, ragazzi, che mentre il povero Geppetto era condotto senza sua colpa in prigione, quel monello di Pinocchio, rimasto libero dalle grinfie del carabiniere, se la dava a gambe giù attraverso ai campi, per far più presto a tornarsene a casa; e nella gran furia del correre saltava greppi altissimi, siepi di pruni e fossi pieni d'acqua, tale e quale come avrebbe potuto fare un capretto o un leprottino inseguito dai cacciatori. Giunto dinanzi a casa, trovò l'uscio di strada socchiuso. Lo spinse, entrò dentro, e appena ebbe messo tanto di paletto, si gettò a sedere per terra, lasciando andare un gran sospirone di contentezza.
Ma quella contentezza durò poco, perché sentì nella stanza qualcuno che fece:
- Crì -crì -crì !
- Chi è che mi chiama? - disse Pinocchio tutto impaurito.
- Sono io!
Pinocchio si voltò e vide un grosso Grillo che saliva lentamente su su per il muro.
- Dimmi, Grillo: e tu chi sei?
- Io sono il Grillo-parlante, ed abito in questa stanza da più di cent'anni.
- Oggi però questa stanza è mia, - disse il burattino, - e se vuoi farmi un vero piacere, vattene subito, senza nemmeno voltarti indietro.
- Io non me ne anderò di qui, - rispose il Grillo, - se prima non ti avrò detto una gran verità.
- Dimmela e spicciati.
- Guai a quei ragazzi che si ribellano ai loro genitori e che abbandonano capricciosamente la casa paterna! Non avranno mai bene in questo mondo; e prima o poi dovranno pentirsene amaramente.
- Canta pure, Grillo mio, come ti pare e piace: ma io so che domani, all'alba, voglio andarmene di qui, perché se rimango qui, avverrà a me quel che avviene a tutti gli altri ragazzi, vale a dire mi manderanno a scuola e per amore o per forza mi toccherà studiare; e io, a dirtela in confidenza, di studiare non ne ho punto voglia e mi diverto più a correre dietro alle farfalle e a salire su per gli alberi a prendere gli uccellini di nido.
- Povero grullerello! Ma non sai che, facendo così, diventerai da grande un bellissimo somaro e che tutti si piglieranno gioco di te?
- Chetati. Grillaccio del mal'augurio! - gridò Pinocchio. Ma il Grillo, che era paziente e filosofo, invece di aversi a male di questa impertinenza, continuò con lo stesso tono di voce:
- E se non ti garba di andare a scuola, perché non impari almeno un mestiere, tanto da guadagnarti onestamente un pezzo di pane?
- Vuoi che te lo dica? - replicò Pinocchio, che cominciava a perdere la pazienza. - Fra tutti i mestieri del mondo non ce n'è che uno solo, che veramente mi vada a genio.
- E questo mestiere sarebbe?...
- Quello di mangiare, bere, dormire, divertirmi e fare dalla mattina alla sera la vita del vagabondo.
- Per tua regola, - disse il Grillo-parlante con la sua solita calma, - tutti quelli che fanno codesto mestiere finiscono sempre allo spedale o in prigione.
- Bada, Grillaccio del mal'augurio!... se mi monta la bizza, guai a te!
- Povero Pinocchio! Mi fai proprio compassione!...
- Perché ti faccio compassione?
- Perché sei un burattino e, quel che è peggio, perché hai la testa di legno.
A queste ultime parole, Pinocchio saltò su tutt'infuriato e preso sul banco un martello di legno lo scagliò contro il Grillo-parlante. Forse non credeva nemmeno di colpirlo: ma disgraziatamente lo colse per l'appunto nel capo, tanto che il povero Grillo ebbe appena il fiato di fare crì -crì -crì , e poi rimase lì stecchito e appiccicato alla parete.

Pinocchio ha fame, e cerca un uovo per farsi una frittata; ma sul più bello, la frittata gli vola via dalla finestra.

Intanto cominciò a farsi notte, e Pinocchio, ricordandosi che non aveva mangiato nulla, senti un'uggiolina allo stomaco, che somigliava moltissimo all'appetito.
Ma l'appetito nei ragazzi cammina presto; e di fatti dopo pochi minuti l'appetito diventò fame, e la fame, dal vedere al non vedere, si converti in una fame da lupi, una fame da tagliarsi col coltello.
Il povero Pinocchio corse subito al focolare, dove c'era una pentola che bolliva e fece l'atto di scoperchiarla, per vedere che cosa ci fosse dentro, ma la pentola era dipinta sul muro. Figuratevi come restò. Il suo naso, che era già lungo, gli diventò più lungo almeno quattro dita.
Allora si dette a correre per la stanza e a frugare per tutte le cassette e per tutti i ripostigli in cerca di un po' di pane, magari un po' di pan secco, un crosterello, un osso avanzato al cane, un po' di polenta muffita, una lisca di pesce, un nocciolo di ciliegia, insomma di qualche cosa da masticare: ma non trovò nulla, il gran nulla, proprio nulla.
E intanto la fame cresceva, e cresceva sempre: e il povero Pinocchio non aveva altro sollievo che quello di sbadigliare: e faceva degli sbadigli cosi lunghi, che qualche volta la bocca gli arrivava fino agli orecchi. E dopo avere sbadigliato, sputava, e sentiva che lo stomaco gli andava via.
Allora piangendo e disperandosi, diceva:
- Il Grillo-parlante aveva ragione. Ho fatto male a rivoltarmi al mio babbo e a fuggire di casa... Se il mio babbo fosse qui, ora non mi troverei a morire di sbadigli! Oh! che brutta malattia che è la fame!
Quand'ecco gli parve di vedere nel monte della spazzatura qualche cosa di tondo e di bianco, che somigliava tutto a un uovo di gallina. Spiccare un salto e gettarvisi sopra, fu un punto solo. Era un uovo davvero.
La gioia del burattino è impossibile descriverla: bisogna sapersela figurare. Credendo quasi che fosse un sogno, si rigirava quest'uovo fra le mani, e lo toccava e lo baciava, e baciandolo diceva:
- E ora come dovrò cuocerlo? Ne farò una frittata?... No, è meglio cuocerlo nel piatto!... O non sarebbe più saporito se lo friggessi in padella? O se invece lo cuocessi a uso uovo da bere? No, la più lesta di tutte è di cuocerlo nel piatto o nel tegamino: ho troppa voglia di mangiarmelo! Detto fatto, pose un tegamino sopra un caldano pieno di brace accesa: messe nel tegamino, invece d'olio o di burro, un po' d'acqua: e quando l'acqua principiò a fumare, tac!;.. spezzò il guscio dell'uovo, e fece l'atto di scodellarvelo dentro.
Ma invece della chiara e del torlo, scappò fuori un pulcino tutto allegro e complimentoso, il quale, facendo una bella riverenza, disse:
- Mille grazie, signor Pinocchio, d'avermi risparmiata la fatica di rompere il guscio! Arrivedella, stia bene e tanti saluti a casa!
Ciò detto distese le ali e, infilata la finestra che era aperta, se ne volò via a perdita d'occhio.
Il povero burattino rimase lì, come incantato, cogli occhi fissi, colla bocca aperta e coi gusci delI'uovo in mano. Riavutosi, peraltro, dal primo sbigottimento, cominciò a piangere, a strillare, a battere i piedi in terra, per la disperazione, e piangendo diceva:
- Eppure il Grillo-parlante aveva ragione! Se non fossi scappato di casa e se il mio babbo fosse qui, ora non mi troverei a morire di fame! Oh! che brutta malattia che è la fame!...
E perché il corpo gli seguitava a brontolare più che mai, e non sapeva come fare a chetarlo, pensò di uscir di casa e di dare una scappata al paesello vicino, nella speranza di trovare qualche persona caritatevole che gli avesse fatto l'elemosina di un po' di pane.
Pinocchio si addormenta coi piedi sul caldano, e la mattina dopo si sveglia coi piedi tutti bruciati
Per l'appunto era una nottataccia d'inferno. Tuonava forte forte, lampeggiava come se il cielo pigliasse fuoco, e un ventaccio freddo e strapazzone, fischiando rabbiosamente e sollevando un immenso nuvolo di polvere, faceva stridere e cigolare tutti gli alberi della campagna. Pinocchio aveva una gran paura dei tuoni e dei lampi: se non che la fame era più forte della paura: motivo per cui accostò l'uscio di casa, e presa la carriera, in un centinaio di salti arrivò fino al paese, colla lingua fuori e col fiato grosso, come un cane da caccia.
Ma trova tutto buio e tutto deserto. Le botteghe erano chiuse; le porte di casa chiuse; le finestre chiuse; e nella strada nemmeno un cane. Pareva il paese dei morti.
Allora Pinocchio, preso dalla disperazione e dalla fame, si attaccò al campanello d'una casa, e cominciò a suonare a distesa, dicendo dentro di sé:
- Qualcuno si affaccierà.
Difatti si affacciò un vecchino, col berretto da notte in capo, il quale gridò tutto stizzito:
- Che cosa volete a quest'ora?
- Che mi fareste il piacere di darmi un po' di pane?
- Aspettami costì che torno subito, - rispose il vecchino, credendo di aver da fare con qualcuno di quei ragazzacci rompicollo che si divertono di notte a suonare i campanelli delle case, per molestare la gente per bene, che se la dorme tranquillamente.
Dopo mezzo minuto la finestra si riaprì e la voce del solito vecchino gridò a Pinocchio:
- Fatti sotto e para il cappello.
Pinocchio si levò subito il suo cappelluccio; ma mentre faceva l'atto di pararlo, sentì pioversi addosso un'enorme catinellata d'acqua che lo annaffiò tutto dalla testa ai piedi, come se fosse un vaso di giranio appassito.
Tornò a casa bagnato come un pulcino e rifinito dalla stanchezza e dalla fame e perché non aveva più forza di reggersi ritto, si pose a sedere, appoggiando i piedi fradici e impillaccherati sopra un caldano pieno di brace accesa.
E lì si addormentò; e nel dormire, i piedi che erano di legno, gli presero fuoco e adagio adagio gli si carbonizzarono e diventarono cenere.
E Pinocchio seguitava a dormire e a russare, come se i suoi piedi fossero quelli d'un altro. Finalmente sul far del giorno si svegliò, perché qualcuno aveva bussato alla porta.
- Chi è? - domandò sbadigliando e stropicciandosi gli occhi.
- Sono io, - rispose una voce.
Quella voce era la voce di Geppetto.
Geppetto torna a casa, rifà i piedi al burattino e gli dà la colazione che il pover'uomo aveva portata con sé
Il povero Pinocchio, che aveva sempre gli occhi fra il sonno, non s'era ancora avvisto dei piedi, che gli si erano tutti bruciati: per cui appena sentì la voce di suo padre, schizzò giù dallo sgabello per correre a tirare il paletto; ma invece, dopo due o tre traballoni, cadde di picchio tutto lungo disteso sul pavimento.
E nel battere in terra fece lo stesso rumore, che avrebbe fatto un sacco di mestoli. cascato da un quinto piano.
- Aprimi! - intanto gridava Geppetto dalla strada.
- Babbo mio, non posso, - rispondeva il burattino piangendo e ruzzolandosi per terra.
- Perché non puoi?
- Perché mi hanno mangiato i piedi.
- E chi te li ha mangiati?
- Il gatto, - disse Pinocchio, vedendo il gatto che colle zampine davanti si divertiva a far ballare alcuni trucioli di legno.
- Aprimi, ti dico! - ripetè Geppetto, - se no quando vengo in casa, il gatto te lo do io!
- Non posso star ritto, credetelo. O povero me! povero me che mi toccherà a camminare coi ginocchi per tutta la vita!...
Geppetto, credendo che tutti questi piagnistei fossero un'altra monelleria del burattino, pensò bene di farla finita, e arrampicatosi su per il muro, entrò in casa dalla finestra.
Da principio voleva dire e voleva fare: ma poi quando vide il suo Pinocchio sdraiato in terra e rimasto senza piedi davvero, allora sentì intenerirsi; e presolo subito in collo, si dette a baciarlo e a fargli mille carezze e mille moine, e, coi luccioloni che gli cascavano giù per le gote, gli disse singhiozzando:
- Pinocchiuccio mio! Com'è che ti sei bruciato i piedi?
- Non lo so, babbo, ma credetelo che è stata una nottata d'inferno e me ne ricorderò fin che campo. Tonava, balenava e io avevo una gran fame e allora il Grillo-parlante mi disse: "Ti sta bene; sei stato cattivo, e te lo meriti", e io gli dissi: "Bada, Grillo!...", e lui mi disse: "Tu sei un burattino e hai la testa di legno" e io gli tirai un martello di legno, e lui morì ma la colpa fu sua, perché io non volevo ammazzarlo, prova ne sia che messi un tegamino sulla brace accesa del caldano, ma il pulcino scappò fuori e disse: "Arrivedella... e tanti saluti a casa" e la fame cresceva sempre, motivo per cui quel vecchino col berretto da notte, affacciandosi alla finestra mi disse: "Fatti sotto e para il cappello" e io con quella catinellata d'acqua sul capo, perché il chiedere un po' di pane non è vergogna, non è vero? me ne tornai subito a casa, e perché avevo sempre una gran fame, messi i piedi sul caldano per rasciugarmi, e voi siete tornato, e me li sono trovati bruciati, e intanto la fame l'ho sempre e i piedi non li ho più! Ih!... ih!... ih!... ih!...
E il povero Pinocchio cominciò a piangere e a berciare così forte, che lo sentivano da cinque chilometri lontano.
Geppetto, che di tutto quel discorso arruffato aveva capito una cosa sola, cioè che il burattino sentiva morirsi dalla gran fame, tirò fuori di tasca tre pere, e porgendogliele, disse:
- Queste tre pere erano per la mia colazione: ma io te le do volentieri. Mangiale, e buon pro ti faccia.
- Se volete che le mangi, fatemi il piacere di sbucciarle.
- Sbucciarle? - replicò Geppetto meravigliato.
- Non avrei mai creduto, ragazzo, mio, che tu fossi così boccuccia e così schizzinoso di palato. Male! In questo mondo, fin da bambini, bisogna avvezzarsi abboccati e a saper mangiare di tutto, perché non si sa mai quel che ci può capitare. I casi son tanti!...
- Voi direte bene, - soggiunse Pinocchio, - ma io non mangerò mai una frutta, che non sia sbucciata. Le bucce non le posso soffrire.
E quel buon uomo di Geppetto, cavato fuori un coltellino, e armatosi di santa pazienza, sbucciò le tre pere, e pose tutte le bucce sopra un angolo della tavola.
Quando Pinocchio in due bocconi ebbe mangiata la prima pera, fece l'atto di buttar via il torsolo: ma Geppetto gli trattenne il braccio, dicendogli:
- Non lo buttar via: tutto in questo mondo può far comodo.
- Ma io il torsolo non lo mangio davvero!... - gridò il burattino, rivoltandosi come una vipera.
- Chi lo sa! I casi son tanti!... - ripetè Geppetto, senza riscaldarsi.
Fatto sta che i tre torsoli, invece di essere gettati fuori dalla finestra, vennero posati sull'angolo della tavola in compagnia delle bucce.
Mangiate o, per dir meglio, divorate le tre pere, Pinocchio fece un lunghissimo sbadiglio e disse piagnucolando:
- Ho dell'altra fame!
- Ma io, ragazzo mio, non ho più nulla da darti.
- Proprio nulla, nulla?
- Ci avrei soltanto queste bucce e questi torsoli di pera.
- Pazienza! - disse Pinocchio, - se non c'è altro, mangerò una buccia.
E cominciò a masticare. Da principio storse un po' la bocca; ma poi, una dietro l'altra, spolverò in un soffio tutte le bucce: e dopo le bucce, anche i torsoli, e quand'ebbe finito di mangiare ogni cosa, si battè tutto contento le mani sul corpo, e disse gongolando:
- Ora sì che sto bene!
- Vedi dunque, - osservò Geppetto, - che avevo ragione io quando ti dicevo che non bisogna avvezzarsi né troppo sofistici né troppo delicati di palato. Caro mio, non si sa mai quel che ci può capitare in questo mondo. I casi son tanti!...
Geppetto rifa i piedi a Pinocchio e vende la propria casacca per comprargli l'Abbecedario
Il burattino, appena che si fu levata la fame, cominciò subito a bofonchiare e a piangere, perché voleva un paio di piedi nuovi.
Ma Geppetto, per punirlo della monelleria fatta lo lasciò piangere e disperarsi per una mezza giornata: poi gli disse:
- E perché dovrei rifarti i piedi? Forse per vederti scappar di nuovo da casa tua?
- Vi prometto, - disse il burattino singhiozzando, - che da oggi in poi sarò buono...
- Tutti i ragazzi, - replicò Geppetto, - quando vogliono ottenere qualcosa, dicono così.
- Vi prometto che anderò a scuola, studierò e mi farò onore...
- Tutti i ragazzi, quando vogliono ottenere qualcosa, ripetono la medesima storia.
- Ma io non sono come gli altri ragazzi! Io sono più buono di tutti e dico sempre la verità. Vi prometto, babbo, che imparerò un'arte e che sarò la consolazione e il bastone della vostra vecchiaia.
Geppetto che, sebbene facesse il viso di tiranno, aveva gli occhi pieni di pianto e il cuore grosso dalla passione di vedere il suo povero Pinocchio in quello stato compassionevole, non rispose altre parole: ma, presi in mano gli arnesi del mestiere e due pezzetti di legno stagionato, si pose a lavorare di grandissimo impegno.
E in meno d'un'ora, i piedi erano bell'e fatti; due piedini svelti, asciutti e nervosi, come se fossero modellati da un artista di genio.
Allora Geppetto disse al burattino:
- Chiudi gli occhi e dormi!
E Pinocchio chiuse gli occhi e fece finta di dormire. E nel tempo che si fingeva addormentato, Geppetto con un po' di colla sciolta in un guscio d'uovo gli appiccicò i due piedi al loro posto, e glieli appiccicò così bene, che non si vedeva nemmeno il segno dell'attaccatura.
Appena il burattino si accorse di avere i piedi, saltò giù dalla tavola dove stava disteso, e principiò a fare mille sgambetti e mille capriole, come se fosse ammattito dalla gran contentezza.
- Per ricompensarvi di quanto avete fatto per me, - disse Pinocchio al suo babbo, - voglio subito andare a scuola.
- Bravo ragazzo!
- Ma per andare a scuola ho bisogno d'un po' di vestito.
Geppetto, che era povero e non aveva in tasca nemmeno un centesimo, gli fece allora un vestituccio di carta fiorita, un paio di scarpe di scorza di albero e un berrettino di midolla di pane.
Pinocchio corse subito a specchiarsi in una catinella piena d'acqua e rimase così contento di sé, che disse pavoneggiandosi:
- Paio proprio un signore!
- Davvero, - replicò Geppetto, - perché, tienlo a mente, non è il vestito bello che fa il signore. ma è piuttosto il vestito pulito.
- A proposito, - soggiunse il burattino, - per andare alla scuola mi manca sempre qualcosa: anzi mi manca il più e il meglio.
- Cioè?
- Mi manca l'Abbecedario.
- Hai ragione: ma come si fa per averlo?
- è facilissimo: si va da un libraio e si compra.
- E i quattrini?
- Io non ce l'ho.
- Nemmeno io, - soggiunse il buon vecchio, facendosi tristo.
E Pinocchio, sebbene fosse un ragazzo allegrissimo, si fece tristo anche lui: perché la miseria, quando è miseria davvero, la intendono tutti: anche i ragazzi.
- Pazienza! - gridò Geppetto tutt'a un tratto rizzandosi in piedi; e infilatasi la vecchia casacca di fustagno, tutta toppe e rimendi, uscì correndo di casa.
Dopo poco tornò: e quando tornò aveva in mano l'Abbecedario per il figliuolo, ma la casacca non l'aveva più. Il pover'uomo era in maniche di camicia, e fuori nevicava.
- E la casacca, babbo?
- L'ho venduta.
- Perché l'avete venduta?
- Perché mi faceva caldo.
Pinocchio capì questa risposta a volo, e non potendo frenare l'impeto del suo buon cuore, saltò al collo di Geppetto e cominciò a baciarlo per tutto il viso.
Pinocchio vende l'Abbecedario per andare a vedere il teatrino dei burattini
Smesso che fu di nevicare, Pinocchio col suo bravo Abbecedario nuovo sotto il braccio, prese la strada che menava alla scuola: e strada facendo, fantasticava nel suo cervellino mille ragionamenti e mille castelli in aria, uno più bello dell'altro.
E discorrendo da sé solo diceva:
- Oggi, alla scuola, voglio subito imparare a leggere: domani poi imparerò a scrivere e domani l'altro imparerò a fare i numeri. Poi, colla mia abilità, guadagnerò molti quattrini e coi primi quattrini che mi verranno in tasca, voglio subito fare al mio babbo una bella casacca di panno.
Ma che dico di panno? Gliela voglio fare tutta d'argento e d'oro, e coi bottoni di brillanti. E quel pover'uomo se la merita davvero: perché, insomma, per comprarmi i libri e per farmi istruire, è rimasto in maniche di camicia... a questi freddi! Non ci sono che i babbi che sieno capaci di certi sacrifizi!...
Mentre tutto commosso diceva così gli parve di sentire in lontananza una musica di pifferi e di colpi di grancassa: pì pì pì zum, zum, zum, zum.
Si fermò e stette in ascolto. Quei suoni venivano di fondo a una lunghissima strada traversa, che conduceva a un piccolo paesetto fabbricato sulla spiaggia del mare.
- Che cosa sia questa musica? Peccato che io debba andare a scuola, se no...
E rimase lì perplesso. A ogni modo, bisognava prendere una risoluzione: o a scuola, o a sentire i pifferi.
- Oggi anderò a sentire i pifferi, e domani a scuola: per andare a scuola c'è sempre tempo, - disse finalmente quel monello facendo una spallucciata.
Detto fatto, infilò giù per la strada traversa, e cominciò a correre a gambe. Più correva e più sentiva distinto il suono dei pifferi e dei tonfi della grancassa: pì pì
pì.. zum, zum, zum, zum.
Quand'ecco che si trovò in mezzo a una piazza tutta piena di gente, la quale si affollava intorno a un gran baraccone di legno e di tela dipinta di mille colori.
- Che cos'è quel baraccone? - domandò Pinocchio, voltandosi a un ragazzetto che era lì del paese.
- Leggi il cartello, che c'è scritto, e lo saprai.
- Lo leggerei volentieri, ma per l'appunto oggi non so leggere.
- Bravo bue! Allora te lo leggerò io. Sappi dunque che in quel cartello a lettere rosse come il fuoco c'è scritto: GRAN TEATRO DEI BURATTINI...
- è molto che è incominciata la commedia?
- Comincia ora.
- E quanto si spende per entrare?
- Quattro soldi.
Pinocchio, che aveva addosso la febbre della curiosità, perse ogni ritegno, e disse senza vergognarsi al ragazzetto, col quale parlava:
- Mi daresti quattro soldi fino a domani?
- Te li darei volentieri, - gli rispose l'altro canzonandolo, - ma oggi per l'appunto non te li posso dare.
- Per quattro soldi, ti vendo la mia giacchetta, - gli disse allora il burattino.
- Che vuoi che mi faccia di una giacchetta di carta fiorita? Se ci piove su, non c'è più verso di cavartela da dosso.
- Vuoi comprare le mie scarpe?
- Sono buone per accendere il fuoco.
- Quanto mi dai del berretto?
- Bell'acquisto davvero! Un berretto di midolla di pane! C'è il caso che i topi me lo vengano a mangiare in capo!
Pinocchio era sulle spine. Stava lì lì per fare un'ultima offerta: ma non aveva coraggio; esitava, tentennava, pativa. Alla fine disse:
- Vuoi darmi quattro soldi di quest'Abbecedario nuovo?
- Io sono un ragazzo, e non compro nulla dai ragazzi, - gli rispose il suo piccolo interlocutore, che aveva molto più giudizio di lui.
- Per quattro soldi l'Abbecedario lo prendo io, - gridò un rivenditore di panni usati, che s'era trovato presente alla conversazione.
E il libro fu venduto lì sui due piedi. E pensare che quel pover'uomo di Geppetto era rimasto a casa, a tremare dal freddo in maniche di camicia, per comprare l'Abbecedario al figliuolo!
I burattini riconoscono il loro fratello Pinocchio e gli fanno una grandissima festa; ma sul più bello, esce fuori il burattinaio Mangiafoco, e Pinocchio corre il pericolo di fare una brutta fine
Quando Pinocchio entrò nel teatrino delle marionette, accadde un fatto che destò mezza rivoluzione.
Bisogna sapere che il sipario era tirato su e la commedia era già incominciata.
Sulla scena si vedevano Arlecchino e Pulcinella, che bisticciavano fra di loro e, secondo il solito, minacciavano da un momento all'altro di scambiarsi un carico di schiaffi e di bastonate.
La platea, tutta attenta, si mandava a male dalle grandi risate, nel sentire il battibecco di quei due burattini, che gestivano e si trattavano d'ogni vitupero con tanta verità, come se fossero proprio due animali ragionevoli e due persone di questo mondo.
Quando all'improvviso, che è che non è, Arlecchino smette di recitare, e voltandosi verso il pubblico e accennando colla mano qualcuno in fondo alla platea, comincia a urlare in tono drammatico:
- Numi del firmamento! sogno o son desto? Eppure quello laggiù è Pinocchio!...
- è Pinocchio davvero! - grida Pulcinella.
- è: proprio lui! - strilla la signora Rosaura, facendo capolino di fondo alla scena.
- è: Pinocchio! è Pinocchio! - urlano in coro tutti i burattini, uscendo a salti fuori delle quinte.
è Pinocchio! è il nostro fratello Pinocchio! Evviva Pinocchio.
- Pinocchio, vieni quassù da me, - grida Arlecchino, - vieni a gettarti fra le braccia dei tuoi fratelli di legno!
A questo affettuoso invito Pinocchio spicca un salto, e di fondo alla platea va nei posti distinti; poi con un altro salto, dai posti distinti monta sulla testa del direttore d'orchestra, e di lì schizza sul palcoscenico.
è: impossibile figurarsi gli abbracciamenti, gli strizzoni di collo, i pizzicotti dell'amicizia e le zuccate della vera e sincera fratellanza, che Pinocchio ricevè in mezzo a tanto arruffio dagli attori e dalle attrici di quella compagnia drammatico-vegetale.
Questo spettacolo era commovente, non c'è che dire: ma il pubblico della platea, vedendo che la commedia non andava più avanti, s'impazientì e prese a gridare:
- Vogliamo la commedia, vogliamo la commedia!
Tutto fiato buttato via, perché i burattini, invece di continuare la recita, raddoppiarono il chiasso e le grida, e, postosi Pinocchio sulle spalle, se lo portarono in trionfo davanti ai lumi della ribalta.
Allora uscì fuori il burattinaio, un omone così brutto, che metteva paura soltanto a guardarlo. Aveva una barbaccia nera come uno scarabocchio d'inchiostro, e tanto lunga che gli scendeva dal mento fino a terra: basta dire che, quando camminava, se la pestava coi piedi. La sua bocca era larga come un forno, i suoi occhi parevano due lanterne di vetro rosso, col lume acceso di dietro, e con le mani faceva schioccare una grossa frusta, fatta di serpenti e di code di volpe attorcigliate insieme.
All'apparizione inaspettata del burattinaio, ammutolirono tutti: nessuno fiatò più. Si sarebbe sentito volare una mosca. Quei poveri burattini, maschi e femmine, tremavano tutti come tante foglie.
- Perché sei venuto a mettere lo scompiglio nel mio teatro? - domandò il burattinaio a Pinocchio, con un vocione d'Orco gravemente infreddato di testa.
- La creda, illustrissimo, che la colpa non è stata mia!...
Rispondi

Da: zxc12/10/2011 13:29:27
Il Consiglio Comunale

- Visto che il Comune di Roma, secondo l'articolo 2 comma 12 del proprio Statuto, fissa fra i propri compiti "la tutela degli animali e favorisce la condizioni di coesistenza fra le diverse specie esistenti";
- Visto l'articolo 3 del D.P.R. 31 marzo 1979 in materia di vigilanza sulla osservanza delle leggi e dei regolamenti generali e locali, relativi alla protezione degli animali;
- Visto il Decreto del Presidente della Repubblica 8 febbraio 1954, n.320 "Regolamento di Polizia Veterinaria";
- Vista la legge nazionale 14 agosto 1991, n.281 e la legge regionale 21 ottobre 1997, n.34 per la tutela degli animali d'affezione e la prevenzione del randagismo;
- Visto il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 28 febbraio 2003 Recepimento dell'accordo recante disposizioni in materia di benessere degli animali da compagnia e pet-therapy;
- Vista la legge regionale 6 ottobre 2003 n.33 Norme in materia di cani da presa, molossoidi e loro incroci;
- Vista la Legge 14 ottobre 1985, n.623 Ratifica ed esecuzione delle convenzioni sulla protezione degli animali negli allevamenti e sulla protezione degli animali da macello, adottate a Strasburgo rispettivamente il 10 marzo 1976 e il 10 maggio 1979;
- Visto il Decreto Legislativo 26 marzo 2001 n.146 Attuazione della direttiva 98/58/CE relativa alla protezione degli animali negli allevamenti;
- Visto il Decreto Legislativo 30 dicembre 1992, n.532 Attuazione della direttiva 91/628/CEE relativa alla protezione degli animali durante il trasporto così come modificato dal Decreto Legislativo 20 ottobre 1998, n.388;
- Visto il Decreto Legislativo 1° settembre 1998, n.333 Attuazione della direttiva 93/119/CE relativa alla protezione degli animali durante la macellazione o l'abbattimento;
- Vista la Legge 7 febbraio 1992, n.150 Disciplina dei reati relativi all'applicazione in Italia della Convenzione sul commercio internazionale delle specie animali e vegetali in via d'estinzione, firmata a Washington il 3 marzo 1973, di cui alla legge 19 dicembre 1975, n.874, e del Regolamento (CEE) n.3626/82, e successive modificazioni, nonchà© norme per la commercializzazione e la detenzione di esemplari vivi di mammiferi e rettili che possono costituire pericolo per la salute e l'incolumità  pubblica;
- Visto il Decreto Legislativo 27 gennaio 1992, n.116 Attuazione della direttiva n.86/609/CEE in materia di protezione degli animali utilizzati a fini sperimentali o ad altri fini scientifici;
- Vista la Legge 11 febbraio 1992, n.157 Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio;
- Vista la legge regionale 5 aprile 1988 n.18 Tutela di alcune specie di fauna minore;
- Vista la legge regionale 14 dicembre 1990 n.89 Norme sulla detenzione, l'allevamento ed il commercio di animali esotici;
- Visto l'articolo 70 del Regio Decreto 18 giugno 1931, n.773 Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, l'articolo 129 del Regio Decreto 6 maggio 1940, n.635 Regolamento per l'esecuzione del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza e la relativa Circolare del Ministro dell'Interno 3 ottobre 1994, n.559/LEG/200.112.bis interpretativa del Decreto Legislativo 13 luglio 1994 n.480;
- Vista la legge 20 luglio 2004, n.189 Disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali, nonchà© di impiego degli stessi in combattimenti clandestini o competizioni non autorizzate;
- Visti gli articoli 544-bis, 544-ter, 544-quater, 544-quinquies, 544-sexies, 638, 672 e 727 del Codice penale;
- Vista l'Ordinanza del Ministro della Salute 27 agosto 2004 Tutela dell'incolumità  pubblica dall'aggressività  di cani;
- Vista l'Ordinanza del Ministro della Salute 5 luglio 2005 Divieto dell'uso del collare elettrico e di altro analogo strumento sui cani;
- Letta la Dichiarazione Universale dei diritti dell'animale proclamata all'Unesco il 15 ottobre 1978;
- Considerate le Ordinanze Sindacali n. 356/96, 372/97, 431/97, 268/00 e 255/04;
- Considerato il Regolamento Veterinario del Comune di Roma;
- Rilevata la necessità  di coordinare in un Regolamento la tutela degli animali che si trovano o dimorano temporaneamente o stabilmente nel territorio comunale
- Visto che, fin dal 1994, è stato istituito l'Ufficio Diritti degli Animali
delibera il seguente Regolamento
sulla tutela degli animali
COMUNE di ROMA

REGOLAMENTO COMUNALE
SULLA TUTELA DEGLI ANIMALI

Approvato all'unanimità  dal Consiglio Comunale il 24 ottobre 2005
In vigore dal 9 novembre 2005
Titolo I - PRINCIPI
Art. 1 - Profili istituzionali.
1. Il Comune di Roma, nell'ambito dei principi e indirizzi fissati dalle Leggi e dal proprio Statuto, promuove il rispetto, la cura ed il diritto alla presenza nel proprio territorio degli animali, quale elemento fondamentale e indispensabile di una morale biocentrica e dell'ambiente.
2. Il Comune di Roma riconosce agli individui ed alle specie animali non umane il diritto ad un'esistenza compatibile con le proprie caratteristiche biologiche ed anche su proposta degli Organi di vigilanza può adottare provvedimenti per la loro tutela.
3. La città  di Roma, comunità  portatrice di elevati valori di cultura e civiltà , individua nella tutela degli animali uno strumento finalizzato anche al rispetto ed alla tolleranza verso tutti gli esseri viventi.
4. Al fine di favorire la corretta convivenza fra umani e animali e di tutelare la salute pubblica e l'ambiente, il Comune promuove e sostiene iniziative e interventi rivolti alla conservazione degli ecosistemi, degli equilibri ecologici che interessano le popolazioni animali.
5. Le modifiche degli assetti del territorio dovranno tener conto anche degli habitat a cui gli animali sono legati per la loro esistenza.

Art. 2 - Valori etici e culturali.
1. Il Comune di Roma, in base all'articolo 2 della Costituzione della Repubblica Italiana, riconosce la libertà  di ogni cittadino di esercitare, in modo singolo o associato, le attività  connesse con l'accudimento e la cura degli animali.
2. Il Comune di Roma, opera affinchà© sia promosso nel sistema educativo ed informativo dell'intera popolazione, e soprattutto in quello rivolto all'infanzia, il rispetto degli animali, la conoscenza delle loro caratteristiche biologiche e il principio della corretta convivenza con gli stessi.
3. Il Comune di Roma, valorizza la tradizione e la cultura animalista della città  ed incoraggia le forme espressive che attengono al rispetto e alla difesa degli animali.

Art. 3 - Competenze del Comune.
1. Il Comune esercita la tutela degli animali presenti allo stato libero nel territorio comunale. Ai fini dell'esercizio della tutela il Comune è l'unico soggetto che esprime il consenso informato relativamente all'applicazione di terapie veterinarie nonchà© al ricorso all'autanasia per gli animali allo stato libero.
2. In applicazione della Legge 11 febbraio 1992 n. 157, il Comune esercita la cura e la tutela delle
specie di mammiferi ed uccelli che vivono stabilmente o temporaneamente allo stato libero nel territorio comunale.
3. Al Comune, in base al D.P.R. 31 marzo 1979, spetta la vigilanza sulla osservanza delle leggi e delle norme relative alla protezione degli animali, nonchà© l'attuazione delle disposizioni previste nel presente Regolamento anche mediante l'adozione di specifici provvedimenti applicativi.

Art. 4 - Tutela degli animali.
1.Il Comune riconosce validità  etica e morale a tutte le forme di pensiero che si richiamano al rispetto ed ai diritti degli animali ed alla promozione di iniziative per la sopravvivenza delle loro specie.
2.Il Comune, in base alla Legge 281/91 ed alla conseguente legge regionale, promuove e disciplina la tutela degli animali da affezione, condanna e persegue gli atti di crudeltà  contro di essi, i maltrattamenti ed il loro abbandono.
3.Il Comune si adopera altresì a diffondere e promuovere l'effettività  delle garanzie giuridiche poste dalla normativa vigente a tutela degli animali.

Titolo II - DEFINIZIONI ED AMBITO DI APPLICAZIONE

Art. 5 - Definizioni
1. La definizione generica di animale, quando non esattamente specificata, di cui al presente Regolamento, si applica a tutte le specie di animali vertebrati ed invertebrati, tenuti in qualsiasi modo e detenuti a qualsiasi titolo, anche in stato di libertà  o semilibertà .

Art. 6 - Ambito di applicazione.
1. Le norme di cui al presente Regolamento si applicano agli individui di tutte le specie animali che si trovano o dimorano, anche temporaneamente, nel territorio del Comune di Roma.
Titolo III - DISPOSIZIONI GENERALI

Art. 7 - Obblighi dei detentori di animali.
4. Chi a qualunque titolo detiene un animale dovrà  averne cura e rispettare le norme dettate per la sua tutela.
2. Gli animali, di proprietà  o detenuti a qualsiasi titolo, dovranno essere fatti visitare da un medico veterinario ogni qualvolta il loro stato di salute lo renda necessario.
3. I proprietari, o detentori a qualsiasi titolo, di animali, dovranno accudirli e alimentarli secondo la specie, classi d'età  , sesso, stato fisiologico e la razza alle quali appartengono.
4. A tutti gli animali di proprietà , o tenuti a qualsiasi titolo, dovrà  essere garantita costantemente la possibilità  di soddisfare le proprie fondamentali esigenze, relative alle loro caratteristiche anatomiche, fisiologiche e comportamentali.
5. I proprietari e i detentori a qualsiasi titolo di un animale devono assicurare la regolare pulizia degli spazi di dimora dell'animale stesso.
6. Il competente Ufficio per la tutela degli animali promuove ed incentiva annualmente anche con l'aiuto dei Servizi Veterinari delle Aziende USL, dei veterinari liberi professionisti e della Polizia Municipale, campagne di sterilizzazione per i cani e gatti detenuti a qualsiasi titolo ed i relativi adempimenti di iscrizione all'anagrafe canina e apposizione del sistema identificativo (microchip).

Art. 8 - Maltrattamento di animali.
4. E' vietato mettere in atto qualsiasi maltrattamento o comportamento lesivo nei confronti degli animali
e che contrasti con le vigenti disposizioni.
2. E' vietato tenere gli animali in spazi angusti, privarli dell'acqua e del cibo necessario o sottoporli a temperature climatiche tali da nuocere alla loro salute.
3. E' vietato tenere cani ed altri animali all'esterno sprovvisti di un idoneo riparo. In particolare la cuccia deve essere adeguata alle dimensioni dell'animale, dovrà  avere il tetto impermeabilizzato; deve essere chiusa su tre lati, alzata dal suolo, e non posta in ambienti che possano risultare nocivi per la salute dell'animale.
4. E' vietato tenere animali in isolamento e/o condizioni di impossibile controllo quotidiano del loro stato di salute o privarli dei necessari contatti sociali intraspecifici ed interspecifici tipici della loro specie.
5. E' vietato tenere permanentemente cani e gatti in terrazze o balconi o, anche per gli altri animali, per periodi di tempo ed in spazi comunque non compatibili con il loro benessere psico-fisico e con le rispettive caratteristiche etologiche, isolarli in cortili, rimesse, box o cantine oppure segregarli in contenitori o scatole, anche se poste all'interno dell'appartamento.
6. E' vietato separare i cuccioli di cani e gatti dalla madre prima dei 60 giorni di vita se non per gravi motivazioni certificate da un medico veterinario.
7. E' vietato detenere permanentemente animali in gabbia ad eccezione di casi di trasporto e di ricovero per cure e ad eccezione di uccelli, piccoli roditori e di quelli detenuti nel Bioparco.
8. E' vietato addestrare animali ricorrendo a violenze, percosse, costrizione fisica o psichica; è altresì vietato addestrare animali in ambienti inadatti (angusti o poveri di stimoli) che impediscono all'animale di manifestare i comportamenti tipici della specie.
9. E' vietato addestrare animali appartenenti a specie selvatiche.
10. E' vietato utilizzare animali a scopo di scommesse e combattimenti tra animali.
11. E' vietato colorare in qualsiasi modo gli animali tranne come sistema di marcaggi temporanei con metodi incruenti e che non creino alterazioni comportamentali effettuati da enti di ricerca ufficialmente riconosciuti.
12. E' vietato trasportare animali in condizioni e con mezzi tali da procurare loro sofferenza, ferite o danni fisici anche temporanei; gli appositi contenitori dovranno consentire la stazione eretta, ovvero la possibilità  di sdraiarsi e rigirarsi.
13. E' vietato condurre animali al guinzaglio tramite mezzi di locomozione in movimento siano essi a trazione meccanica, animale o a mano.
14. E' vietato esporre animali in luoghi chiusi a suoni, rumori o musiche ad un volume tale da essere considerato nocivo. L'effettuazione di giochi pirotecnici all'interno o in prossimità  di aree verdi deve essere comunicata in anticipo al competente Ufficio comunale per la tutela degli animali al fine di escludere possibili danni agli animali.
15. E' vietato lasciare animali chiusi in qualsiasi autoveicolo e/o rimorchio o altro mezzo di contenzione al sole dal mese di aprile al mese di ottobre compreso di ogni anno; è altresì vietato lasciare soli animali chiusi, in autoveicoli e/o rimorchi permanentemente anche se all'ombra e con i finestrini aperti. E' altresì vietato trasportare animali in carrelli chiusi.
16. E' vietato non garantire agli animali detenuti a qualsiasi titolo l'alternanza naturale del giorno e della notte salvo parere scritto e motivato di un medico veterinario, il quale dovrà  stabilirne la data d'inizio e fine del trattamento;
17. E' vietato trasportare o porre animali nel baule dell'autovettura, anche se ferma, quando questo è separato o non è tutt'uno con l'abitacolo; il divieto vale anche se il portellone posteriore è parzialmente aperto o sono stati predisposti areatori;
18.E' vietato mantenere e/o stabulare animali con strumenti di contenzione che non permettano la posizione eretta e il rigirarsi su se stessi, salvo parere scritto e motivato di un medico veterinario, il quale dovrà  stabilire la data d'inizio e fine del trattamento;
19. E' vietato stabulare animali in gabbie con la pavimentazione in rete, tale precetto non si applica a quelle gabbie che hanno una pavimentazione di almeno il 50% della superficie piena o laddove la pavimentazione venga considerata comunque soddisfacente per assicurare il benessere agli animali;
20. E' vietato mettere gatti alla catena o portarli al guinzaglio al collo, lasciarli chiusi in gabbie per pi๠di sei ore salvo motivata disposizione scritta del medico veterinario che ha l'obbligo di indicare la data d'inizio e fine del trattamento;
21. E' vietato mantenere animali selvatici o esotici alla catena, permanentemente legati al trespolo o senza la possibilità  di un rifugio ove nascondersi alla vista dell'uomo, questo rifugio dovrà  essere di grandezza adeguata e tale da contenere tutti gli animali stabulati nella gabbia; per gli animali solitari ve ne dovrà  essere una per soggetto;
22. E' fatto obbligo ai detentori di animali esotici e selvatici detenuti in cattività  di riprodurre per quanto possibile le condizioni climatiche, fisiche ambientali dei luoghi ove queste specie si trovino in natura ottimali per evitare stress psico-fisico, e di non condurli in luoghi pubblici o aperti al pubblico.
23. E' vietata la detenzione, il commercio e l'immissione in natura su tutto il territorio comunale di animali alloctoni ad eccezione dei centri autorizzati in base a leggi nazionali e regionali e del Bioparco. Tale eccezione ai soli fini della detenzione temporanea si applica anche ai privati per il solo fine del primo soccorso;
24. E' vietato l'uso di animali vivi per alimentare altri animali, ad esclusione di quelli per cui non sia possibile altro tipo di alimentazione attestata da un medico veterinario e per quelli degli enti autorizzati dal competente Ufficio comunale per la tutela degli animali. Tale dichiarazione in copia deve essere inviata al competente Ufficio per la tutela degli animali con l'indicazione dei rivenditori dove si acquistano od ottengono a qualsiasi titolo gli animali per l'alimentazione.
25. Se non per motivi di tutela degli stessi animali e salvo quanto previsto dal Regolamento d'Igiene, è vietato fissare un numero massimo di animali domestici detenibili in abitazioni, è vietato impedire ai proprietari o detentori di animali domestici di tenerli nella propria abitazione. L'accesso degli animali domestici all'ascensore condominiale deve essere disciplinato dal Regolamento di condominio ove esistente.
26. E' vietato l'allevamento di animali al fine di ottenere pellicce.
27. E' vietata la vendita, la detenzione e l'uso di collari che provochino scosse elettriche, di collari a punte e di collari che possono essere dolorosi e/o irritanti per costringere l'animale all'obbedienza o per impedire l'abbaiare naturale.
28. E' vietato l'uso per i cani di collari a strangolo, di museruole "stringi bocca", salvo speciali deroghe certificate dal medico veterinario "o da un educatore cinofilo iscritto all'Albo regionale degli esperti di cui alla Deliberazione della Giunta Regionale 3 settembre 2004, n.847, che ne attesti la necessità . Il certificato, in originale, dovrà  prevedere il periodo di utilizzo e deve sempre accompagnare l'animale.
29. Ai sensi dell'articolo 10 della Convenzione ETS n.125 del Consiglio d'Europa per la protezione degli animali da compagnia è fatto divieto di tagliare o modificare code ed orecchie di animali domestici, tagliare la prima falange del dito dei gatti ovvero praticare la onisectomia, operare la devocalizzazione.
30. E' vietato l'uso, la detenzione e la vendita di colle per catturare mammiferi, rettili,anfibi ed uccelli.
31. E' vietato l'uso di macchine per il lavaggio o l'asciugatura di animali che non consentono all'animale una respirazione esterna alle macchine stesse.

Art. 9 - Cattura, detenzione e commercio di fauna selvatica.
1. E' fatto divieto sul territorio comunale di molestare, catturare, detenere e commerciare le specie appartenenti alla fauna selvatica, fatto salvo quanto stabilito dalle leggi vigenti che disciplinano l'esercizio della protezione della fauna selvatica, della pesca e delle normative sanitarie.
2. Sono sottoposte a speciale tutela sul territorio comunale, per la loro progressiva rarefazione, tutte le specie di Anfibi e Rettili, sia che si tratti di individui adulti che di uova o larve ed i microhabitat specifici a cui esse risultano legate per la sopravvivenza; in particolare sono quindi protette le zone umide riproduttive degli anfibi, in tutte le loro forme e tipologie e qualsiasi prelievo operato dai soggetti autorizzati dalla normativa regionale deve essere comunicato in anticipo al competente Ufficio per la tutela degli animali
3. La pulizia di fontane pubbliche, degli alvei dei laghetti artificiali o naturali e dei corsi d'acqua, con presenza di mammiferi, uccelli, rettili o anfibi, dovrà  sempre avvenire comunicando tale intenzione in anticipo alla data d'inizio dei lavori al competente Ufficio per la tutela degli animali per i necessari eventuali controlli che escludano danni agli animali.

Art. 10 - Abbandono di animali.
1. E' vietato abbandonare qualsiasi tipo di animali, sia domestici che selvatici, sia appartenenti alla fauna autoctona o esotica, in qualunque parte del territorio comunale, compresi giardini, parchi e qualsiasi tipologia di corpo idrico.
2. Chiunque sia stato sanzionato per abbandono di un animale o per maltrattamento non può detenere animali a qualsiasi titolo.
3. E' fatta salva la liberazione in ambienti adatti di individui appartenenti alle specie di fauna autoctona provenienti da Centri di Recupero o Istituti scientifici autorizzati ai sensi delle leggi vigenti.

Art. 11 - Avvelenamento di animali.
1. Su tutto il territorio comunale, ad eccezione delle abitazioni private, è proibito a chiunque, in osservanza alla normativa vigente per l'esercizio della caccia ed alle relative sanzioni e fatte salve eventuali responsabilità  penali, detenere, spargere, depositare, liberarsi e/o disfarsi in qualsiasi modo, di esche avvelenate o altro materiale contenente veleni o altre sostanze che siano tossiche o irritanti, in luoghi ai quali possano accedere animali, escludendo le operazioni di derattizzazione e disinfestazione, che devono essere eseguite con modalità  tali da non interessare e nuocere in alcun modo ad altre specie animali e con pubblicizzazione delle stesse tramite avvisi scritti da diffondere nelle zone interessate.
Chiunque venga a conoscenza di avvelenamenti o spargimento di sostanze velenose, lo segnala oltre che ai soggetti previsti dalla legge all'Ufficio comunale competente per la tutela degli animali indicando, ove possibile, specie e numero degli animali, la sintomatologia a carico degli animali avvelenati, le sostanze di cui si sospetta l'utilizzo, nonchà© i luoghi in cui gli avvelenamenti si sono verificati.
2. L'Ufficio competente per la tutela degli animali determinerà  proposte di tempi e modalità  di sospensione delle attività  svolte nell'area interessata e solleciterà  la bonifica del terreno e/o luogo interessato dall'avvelenamento, che dovrà  essere segnalato con apposita cartellonistica per il periodo ritenuto necessario.

Art. 12 - Attraversamento di animali, barriere antiattraversamento, sottopassaggi e cartellonistica, cantieri.
1. A tutela dell'incolumità  pubblica e per garantire la tutela degli animali, nei punti delle sedi stradali di nuova costruzione o oggetto di rifacimento dove si rilevi un frequente attraversamento di animali, il Comune predispone appositi attraversamenti sotterranei atti a facilitare il passaggio di tali animali e contemporaneamente barriere fisse o mobili antiattraversamento stradale per impedire l'accesso degli stessi sulla carreggiata. Deve essere apposto un adeguato numero di sagome anticollisione sui pannelli fonoassorbenti e sulle vetrate che possono mettere a repentaglio la sicurezza degli uccelli.
2. Nelle zone sedi di attraversamento, in superficie o sotterraneo, l'Ufficio competente per la tutela degli animali propone l'installazione di apposita cartellonistica per segnalare l'attraversamento di animali.
3. I vari soggetti pubblici e/o privati che intendono eseguire opere edili e/o di restauro conservativo, di carattere pubblico e/o privato, i cui interventi siano ricadenti in zone ed aree interessate dalla presenza anche temporanea di animali domestici o selvatici, devono prevedere, in fase di progettazione, un'idonea collocazione temporanea e/o permanente per gli animali domestici e forme di tutela diretta per gli animali selvatici e darne comunicazione all'Ufficio competente per la tutela degli animali almeno sessanta giorni prima dall'inizio previsto dai lavori. A tal fine l'Ufficio competente per la tutela degli animali potrà  far modificare le indicazioni e collaborerà  con le associazioni di volontariato presenti sul territorio per l'individuazione entro sessanta giorni dei sito in cui collocare gli animali e per le eventuali attività  connesse.
4. Tale collocazione di norma deve essere ubicata in una zona adiacente al cantiere e dovrà  essere in grado di ospitare tutti gli animali appartenenti alle colonie interessate dagli interventi; dovrà  altresì essere consentita alle gattare/i di cui all'articolo 37 comma 3, od in alternativa a persona incaricata dall'Ufficio competente per la tutela degli animali, con le modalità  pi๠opportune, la possibilità  di continuare ad alimentare tali animali.
5. Al termine dei lavori gli animali, anche previa collocazione di appositi ed adeguati insediamenti, dovranno se possibile essere reimmessi sul territorio loro di origine, ovvero in siti immediatamente adiacenti a quello originario di provenienza e comunque assicurando agli animali un adeguato rispetto del benessere.
6. Ai fini dello sviluppo di una maggiore e migliore conoscenza ed il rispetto delle esigenze biologiche, la presenza anche temporanea di animali in aree pubbliche come giardini, ville storiche e parchi deve essere segnalata dal Comune con apposita cartellonistica indicando specie, caratteristiche etolologiche, comportamenti umani da favorire e da evitare, eventuali divieti normativi in vigore.

Art. 13 - Accesso degli animali sui servizi di trasporto pubblico e negli arenili.
1. E' consentito l'accesso degli animali domestici negli arenili e su tutti i mezzi di trasporto pubblico operanti nel Comune di Roma secondo le modalità  e con i limiti di cui al presente articolo. .
2. Per i cani sui mezzi di trasporto è obbligatorio l'uso del guinzaglio e della museruola, per i gatti è obbligatorio il trasportino. La salita sui mezzi di superficie è concessa dalla porta anteriore mentre sui mezzi su rotaia la salita e la discesa sono possibili sul primo e sull'ultimo vagone.
3. Il proprietario, o detentore a qualsiasi titolo, che conduce animali sui mezzi di trasporto pubblico dovrà  posizionarsi in prossimità  del conducente ed aver cura che gli stessi non sporchino o creino disturbo o danno alcuno agli altri passeggeri o alla vettura.
4. Non potranno essere trasportati sui mezzi di trasporto pubblico cani di grande taglia ed animali appartenenti a specie selvatiche, ad eccezione di quelli oggetto di primo soccorso.
5. Nel caso specifico del trasporto pubblico su taxi, i conducenti degli stessi hanno la facoltà , tramite preventiva comunicazione telefonica se prenotati, di rifiutare il trasporto di animali di grossa taglia; quelli di piccola taglia, quali ad esempio gatti e piccoli cani, sono sempre ammessi al trasporto.
6. Per la regolamentazione dell'accesso agli arenili dedicati entro il 31 marzo di ogni anno l'Ufficio competente per la tutela degli animali proporrà  le modalità  di utilizzo degli spazi opportunamente individuati a tal fine.
7. Temporanei esoneri per le previsioni del presente articolo possono essere concessi all'obbligo della museruola per i cani con particolari condizioni anatomiche, fisiologiche o patologiche, su certificazione veterinaria che indichi il periodo di tale esenzione e che sarà  esibita a richiesta degli Organi di controllo. Tali cani sono comunque condotti sotto la responsabilità  del proprietario e del detentore che adotterà  gli accorgimenti necessari.

Art. 14 - Divieto di accattonaggio con animali.
1. E' fatto assoluto divieto di detenere o utilizzare animali di qualsiasi specie ed età  per la pratica dell'accattonaggio.
2. Oltre alla sanzione amministrativa prevista dal presente Regolamento, gli animali di cui al comma 1 saranno sottoposti a confisca.

Art. 15 - Divieto di offrire animali in premio, vincita, oppure omaggio.
1. E' fatto assoluto divieto su tutto il territorio comunale di offrire direttamente o indirettamente, con qualsiasi mezzo, animali, sia cuccioli che adulti, in premio o vincita di giochi oppure in omaggio a qualsiasi titolo nelle mostre, nelle manifestazioni itineranti, nelle sagre, nei luna park, nelle lotterie, nelle fiere, nei mercati, in qualsiasi tipo di gioco o pubblico intrattenimento. E' altresì vietata la cessione a qualsiasi titolo di animali in luoghi pubblici e cani non iscritti all'anagrafe canina.
2. La norma di cui al punto precedente non si applica alle Associazioni animaliste e ambientaliste (regolarmente iscritte all'Albo regionale del volontariato nella sezione animali o ambiente) nell'ambito delle iniziative a scopo di adozione in iniziative preventivamente comunicate all'Ufficio competente per la tutela degli animali.

Art. 16 - Divieti e regolamentazione di spettacoli e intrattenimenti con l'utilizzo di animali.
1. Nelle more dell'approvazione di legge regionale, è vietata su tutto il territorio qualsiasi forma di spettacolo o di intrattenimento pubblico o privato effettuato con o senza scopo di lucro che contempli, in maniera totale o parziale, l'utilizzo di animali, sia appartenenti a specie domestiche che selvatiche.
Il divieto di cui sopra si applica a fiere, mostre di animali, esposizioni, concorsi, sagre, manifestazioni itineranti, spettacoli in strada ad eccezione di quelle senza fine di lucro autorizzate previo parere dell'Ufficio competente per la tutela degli animali. Non si applica alle gare ippiche svolte in luoghi autorizzati, purchà© non ledano la dignità  degli animali in esse impiegati.
2. E' vietata altresì qualsiasi forma di addestramento di animali finalizzata alle attività  di cui al presente articolo.
3. Per quanto concerne gli animali di cui al comma 1, e' consentito l'attendamento esclusivamente a circhi nel rispetto delle disposizioni del presente Regolamento e dei requisiti prescritti dalla Commissione CITES, istituita presso il Ministero dell'Ambiente, con sua delibera del 10 maggio 2000, "Criteri per il mantenimento di animali nei circhi e nelle mostre viaggianti", emessa in ottemperanza alla Legge n.426 del 9 dicembre 1998. Non saranno concessi permessi in assenza di dichiarazioni e verifiche in loco.
4. E' vietato l'impiego di animali di qualsiasi specie come richiamo del pubblico per esercizi commerciali, mostre e circhi.
5. Nei confronti dei soggetti che contravvengono alle disposizioni di cui ai commi precedenti del presente articolo, nel caso si tratti di forme di spettacolo o di intrattenimento pubblico, viene disposta la sospensione immediata dell'attività  e quindi definitiva, oltre all'applicazione della sanzione amministrativa di cui al presente regolamento.
6. L'utilizzo di animali per riprese di cinema, tv, pubblicità , deve essere preventivamente comunicato, specificando modalità , condizioni di impiego e provenienza degli animali, all'Ufficio comunale competente per la tutela degli animali che potrà  stabilire di volta in volta in maniera specifica le modalità  di tutela dei soggetti che si intendono impiegare fra le quali la presenza sul luogo delle riprese di un proprio delegato al controllo.
7. E' vietata la pubblicizzazione e la diffusione di materiali ed informazioni riguardanti strutture di detenzione di animali, ad eccezione del Bioparco, attraverso strutture e mezzi comunali di ogni tipo.

Art. 17 - Smarrimento-Rinvenimento-Affido
1.In caso di smarrimento di un animale il detentore ne dovrà  fare tempestiva denuncia entro 48 ore alla Polizia Municipale che lo comunicherà  al Servizio veterinario Azienda USL competente per territorio.
2. Chiunque rinvenga animali randagi, vaganti o abbandonati è tenuto a comunicarlo senza ritardo al Servizio veterinario Azienda USL competente per territorio ed al competente Ufficio comunale per la tutela degli animali. Per quanto riguarda i cani la comunicazione va effettuata al Canile Municipale.
3. Chiunque rinvenga animali feriti è tenuto a comunicare il loro rinvenimento al Servizio Veterinario dell'Azienda Usl competente per territorio ed al competente Ufficio comunale per la tutela degli animali. Per quanto riguarda cani e gatti la comunicazione va effettuata anche al Canile Municipale mentre per i selvatici va effettuata ai Centri di Recupero autorizzati dalla Provincia.
4. In caso di rinvenimento di un animale il cittadino, per quanto possibile, può effettuare la messa in sicurezza dell'animale stesso. Il primo soccorso può essere svolto solo da personale comunale, da medici veterinari o da volontari qualificati delle associazioni che a tal fine possono utilizzare anche mezzi o strutture proprie al fine di garantire il buon esito dell'intervento.
5. Gli animali non possono essere dati in adozione, anche temporanea,nà© ceduti a qualsiasi titolo, a coloro che abbiano riportato condanna o abbiano patteggiato pene per abbandono, maltrattamento, combattimenti o uccisione di animali. Tale dichiarazione avverrà  tramite autocertificazione.

Art. 18 - Fuga, cattura, uccisione di animali
1. La fuga di un animale pericoloso dovrà  essere immediatamente segnalata al Servizio Veterinario dell'Azienda USL competente per territorio, all'Ufficio competente per la tutela degli animali ed alle Forze dell'Ordine. Qualora l'animale non possa essere catturato con i normali metodi di contenimento, l'Azienda USL può richiedere l'intervento di veterinari specificatamente autorizzati alla detenzione ed all'utilizzo di strumenti di narcosi a distanza. Solo quando è minacciata gravemente la pubblica incolumità  e si dovrà  procedere all'abbattimento dell'animale, tale decisione dovrà  essere presa ove le esigenze di sicurezza lo permettano consultando l'Ufficio competente per la tutela degli animali.
2. La soppressione degli animali, detenuti in canili o di proprietà  è consentita esclusivamente se gravemente malati e non pi๠curabili o di comprovata pericolosità , con attestazione del veterinario che la effettua con metodi eutanasici e con trasmissione del certificato di morte al Servizio Veterinario dell'Azienda USL competente per territorio ed all'Ufficio competente per la tutela degli animali con specificazione delle cause che hanno portato alla decisione.
3. La soppressione di cani e gatti ospitati presso i canili municipale o convenzionati con il Comune di Roma potrà  avvenire soltanto se gravemente malati e non pi๠curabili o di comprovata pericolosità  e soltanto previo benestare dell'Ufficio competente per la tutela degli animali

Art. 19 - Pet therapy
1. Il Comune di Roma promuove nel suo territorio le attività  di cura, riabilitazione e assistenza con l'impiego di animali.
2. A condurre le attività  dovranno essere persone che dimostrino di aver conseguito titolo di studio confacente allo scopo.
3. La cura e la salute degli umani in queste attività  non potrà  essere conseguita a danno della salute e dell'integrità  degli animali.
4. Quanti vogliano avviare o gestiscono attività  di pet therapy dovranno presentare comunicazione all'Ufficio competente per la tutela degli animali che farà  conoscere queste disposizioni e vigilerà  sulla loro applicazione.
5. Ai fini della corretta attuazione dei programmi di attività  assistite dagli animali (AAA) e di terapie assistite dagli animali (TAA) è vietata l'utilizzazione di cuccioli, di animali selvatici ed esotici.
6. Tutti gli animali impiegati in attività  e terapie assistite devono superare una valutazione interdisciplinare che ne attesti lo stato sanitario, le capacità  fisiche e psichiche, fra le quali in particolare la socievolezza e la docilità , nonchà© l'attitudine a partecipare a programmi di AAA e di TAA. In nessun caso le loro prestazioni devono comportare per l'animale fatiche o stress psichici o fisici, nà© consistere in attività  che comportino dolore, angoscia, danni psico-fisici temporanei o permanenti, ovvero sfruttamento.
7. Gli animali impiegati in programmi di AAA e di TAA sono sottoposti a controlli periodici relativi al permanere delle condizioni di salute e in generale di benessere richieste ai fini del loro impiego da parte del medico veterinario, in collaborazione con l'addestratore. Gli animali che manifestano sintomi o segni di malessere psico-fisico sono esclusi dai programmi di AAA e TAA e fatti adottare. Al termine della carriera, agli animali viene assicurato il corretto mantenimento in vita, anche attraverso al possibilità  di adozione da parte di associazioni e privati escludendo esplicitamente la possibilità  di macellazione per quelli utilizzati a fini alimentari.
8. Gli animali impiegati in programmi di AAA e TAA devono provenire da canili e rifugi pubblici e privati gestiti da Onlus o da allevamenti per fini alimentari o da maneggi o essere di proprietà  delle persone di cui al precedente comma 2.

Art. 20 - Allevamento, esposizione e cessione a qualsiasi titolo di animali.
1. Le manifestazioni pubbliche che coinvolgono animali sono soggette ad autorizzazione sentito il parere dell'Ufficio competente per la tutela degli animali in relazione al benessere degli animali che si prevede di utilizzare e per i quali gli organizzatori faranno richiesta almeno trenta giorni prima dell'evento, specificando il nominativo del medico veterinario responsabile dell'assistenza zooiatrica presente per tutta la durata della manifestazione, elenco, origine e proprietari di tutti gli animali.
2. E' fatto divieto agli esercizi commerciali fissi di vendita di animali da compagnia di esporre animali dalle vetrine o all'esterno del punto vendita.
3. Gli animali detenuti all'interno dell'esercizio commerciale per il tempo ritenuto necessario, dovranno essere sempre riparati dal sole, oltre ad essere provvisti regolarmente a seconda della specie di acqua e di cibo.
4. Non sono consentite le attività  commerciali ambulanti ed occasionali, inerenti la vendita diretta o indiretta di animali.
5. La vendita degli animali negli esercizi commerciali in possesso delle regolari autorizzazioni previste deve avvenire nel rispetto delle disposizioni stabilite all'articolo 7, al fine di evitare situazioni di stress o di sovraffollamento.
6. Gli esercizi commerciali devono osservare le disposizioni relative alle dimensioni minime delle gabbie dei volatili e degli acquari e quelle inerenti la detenzione degli animali stessi fissate dal presente Regolamento.
7. Con Determinazione Dirigenziale dell'Ufficio competente per la tutela degli animali potranno essere dettate ulteriori specifiche disposizioni relative alle caratteristiche ed alle dimensioni di gabbie, teche, e recinti nei quali vengono custoditi ed esposti gli animali negli esercizi commerciali.
8. Copia conforme dei registri di carico e scarico degli animali previsti dalle normative nazionali e locali per le attività  commerciali, nonchà© una dichiarazione sulla sorte degli animali invenduti, dovranno essere consegnati dagli esercenti all' Ufficio competente per la tutela degli animali del Comune con cadenza trimestrale.
9. Non potranno essere effettuate vendite e cessioni a qualsiasi titolo di animali a minori di anni 18.
10. L'attivazione degli impianti gestiti da privati per l'allevamento, l'addestramento, il commercio o la custodia di animali deve ottenere il parere dell'Ufficio competente per la tutela degli animali ai fini di poter assicurare condizioni di benessere degli animali.
11. La vendita, la cessione a qualsiasi titolo o l'affidamento di cani e gatti può avvenire solo dopo i due mesi di vita, in allevamenti autorizzati, negli esercizi commerciali a norma di legge e nel canile comunale, nei canili convenzionati e in quelli privati previo rilascio all'acquirente, quindi al nuovo proprietario, di un certificato veterinario di buona salute e di almeno una copia di pubblicazione sulle necessità  etologiche dell'animale in questione ed informazioni scritte sugli obblighi di leggi e regolamenti.
12. E' vietata qualsiasi operazione di selezione o di incrocio tra razze di
cani con lo scopo di svilupparne l'aggressività .

Art. 21 - Macellazione degli animali.
1. La macellazione di suini, ovi-caprini, volatili e conigli per uso privato familiare può essere consentita a domicilio ai sensi delle leggi vigenti, previa autorizzazione del Comune ai sensi dell'articolo 13 del Regio Decreto 3298/29, sentito il parere del competente servizio del Dipartimento di Prevenzione dell'Azienda USL. L'autorizzazione sarà  rilasciata a condizione che sia previsto ed utilizzato apposito sistema di stordimento dell'animale ai sensi del Decreto Legislativo 333 del 1998.
2. La macellazione a domicilio dei bovini per uso privato familiare è vietata ai sensi delle leggi vigenti.
3. E' fatto divieto di macellare animali nelle "fattorie didattiche" durante la visita di minorenni.

Art. 22 - Inumazione di animali.
1. Oltre all'incenerimento negli appositi impianti autorizzati di animali deceduti è consentito al proprietario il sotterramento di animali da compagnia, previo consenso in terreni privati allo scopo e solo qualora sia stato escluso qualsiasi pericolo di malattie infettive ed infestive trasmissibili agli umani ed agli animali ai sensi del Regolamento CEE n.1774/2002 con autorizzazione del Servizio Veterinario dell'Azienda Usl competente per territorio.
2. ll Comune di Roma può concedere anche ai sensi della normativa regionale vigente appositi terreni recintati in comodato finalizzati a diventare cimiteri per cani, gatti ed altri animali.

Art. 23 - Destinazione di cibo per animali
1. Anche ai sensi del Decreto Legislativo n. 22 del 5 febbraio 1997, come modificato dalla Legge n. 179 del 31 luglio 2002 "Disposizioni in materia ambientale", le associazioni animaliste regolarmente iscritte all'Albo regionale e i privati cittadini che gestiscono strutture di ricovero per animali d'affezione e coloniefeline possono rivolgersi alle mense di amministrazioni pubbliche e aziende private e ad esercizi commerciali per il prelievo dei residui e delle eccedenze derivanti dalla preparazione nelle cucine di qualsiasi tipo di cibi solidi, cotti o crudi, non entrati nel circuito distributivo di somministrazione, di generi alimentari non consumati, da destinare all'alimentazione degli animali ospitati nelle suddette strutture ed in colonie feline.

Art. 24 - Scelte alimentari
1. Nelle mense direttamente o indirettamente gestite dal Comune di Roma viene garantita, a chiunque ne faccia espressa dichiarazione scritta, la possibilità  di optare per un men๠vegetariano (nessun prodotto derivante dall'uccisione di animali, uova da allevamento all'aperto) oppure vegan (nessun prodotto di origine animale).

Art. 25 - Associazioni animaliste e zoofile
1. Le Associazioni animaliste e le associazioni zoofile iscritte negli elenchi ambiente o sanità  del Registro regionale del volontariato, nonchà© gli altri enti pubblici e privati il cui statuto preveda precipui compiti di protezione animale, collaborano con il Comune per sviluppare il benessere delle popolazioni degli animali urbanizzati e i rapporti fra uomo e animale. A tal fine:
a) possono gestire in convenzione, strutture di ricovero per animali ed eventuali servizi collegati al raggiungimento del benessere animale;
b) collaborano alla vigilanza sulle problematiche connesse alle varie specie animali presenti sul territorio comunale ed all'applicazione del presente Regolamento;
2. Il Comune promuove lo sviluppo dell'associazionismo e lo sostiene attraverso le iniziative e i programmi di cui al presente Regolamento, attraverso finanziamenti di progetti mirati alla tutela delle popolazioni animali.
Titolo IV - CANI

Art. 26 - Attività  motoria e rapporti sociali.
1. Chi detiene a qualsiasi titolo un cane dovrà  provvedere a consentirgli, ogni giorno, l'opportuna attività  motoria. I cani custoditi in appartamento, in box o recinto con spazio all'aperto devono poter effettuare regolari uscite giornaliere. Tale obbligo non sussiste qualora il recinto abbia una superficie di almeno otto volte superiore da quella minima richiesta dal successivo articolo 28.
2. Ove sia custodito almeno un cane in abitazioni con giardino è fatto obbligo al proprietario o al detentore di segnalarne la presenza con almeno un cartello ben visibile, collocato al limite esterno della proprietà  in prossimità  dell'ingresso.
3. Ogni canile o rifugio pubblico o privato deve disporre di un'adeguata area di sgambamento per i cani, da usare con regolarità  per ogni cane detenuto.
4. Al fine di tutelarne il benessere, in deroga all'articolo 12 del Regolamento di Polizia Urbana, è consentito far abbeverare animali domestici o attingere acqua per lo stesso fine, dalle fontane pubbliche.

Art. 27 - Divieto di detenzione a catena.
1. E' vietato detenere cani legati o a catena. E' permesso, per periodi di tempo non superiori ad otto ore nell'arco della giornata, detenere i cani ad una catena di almeno 6 metri a scorrere su di un cavo aereo della lunghezza di almeno metri 5 e di altezza metri 2 dal terreno; la catena dovrà  essere munita di due moschettoni rotanti alle estremità .

Art. 28 - Dimensioni dei recinti.
1. Per i cani custoditi in recinto la superficie di base non dovrà  essere inferiore a metri quadrati 20; ogni recinto non potrà  contenere pi๠di due cani adulti con gli eventuali loro cuccioli in fase di allattamento; ogni cane in pi๠comporterà  un aumento minimo di superficie di metri quadrati 6.
2. Per i cani custoditi in box la superficie di base non dovrà  essere inferiore a metri quadrati 9 per cane. Ogni cane in pi๠comporterà  un aumento minimo di superfice di metri quadrati 4.

Art. 29 - Guinzaglio e museruola
1. I cani di proprietà  circolanti nelle vie ed in altri luoghi aperti frequentati dal pubblico, nonchà© nei luoghi in comune degli edifici in condominio, sono condotti con guinzaglio, estensibile o non estensibile, o con museruola. I soggetti di indole aggressiva sono condotti con entrambe i dispositivi.
2. Nei luoghi aperti dove non sono presenti altre persone e nelle aree appositamente attrezzate i cani possono essere condotti senza guinzaglio e senza museruola sotto la responsabilità  del proprietario e del detentore. I cani di indole aggressiva sono comunque condotti con guinzaglio e museruola.
3. I cani possono essere tenuti senza guinzaglio e senza museruola anche entro i limiti dei luoghi privati purchè non aperti al pubblico e purchè detti luoghi siano opportunamente recintati, in modo da non consentirne l'uscita sul luogo pubblico; quando trattandosi di cani usati per la caccia o da pastore, sono utilizzati per lo scopo; quando sono utilizzati dalle Forze dell'ordine, dalle Forza Armate, per il salvataggio in acqua, in emergenza per calamità  naturali e quelli che partecipano a programmi di pet therapy.
4. Temporanei esoneri possono essere concessi all'obbligo della museruola per i cani con particolari condizioni anatomiche, fisiologiche o patologiche, su certificazione veterinaria che indichi il periodo di tale esenzione e che sarà  esibita a richiesta degli Organi di controllo. Tali cani sono comunque condotti sotto la responsabilità  del proprietario e del detentore che adotterà  gli accorgimenti necessari.

Art. 30 - Accesso ai giardini, parchi ed aree pubbliche, luoghi privati.
1. Ai cani muniti di guinzaglio estensibile o non estensibile o museruola accompagnati dal proprietario o da altro detentore è consentito l'accesso a tutte le aree pubbliche e di uso pubblico compresi i giardini e i parchi ad eccezione di quelli dove sia espressamente vietato previo parere vincolante del competente Ufficio per la tutela degli animali mediante apposita segnaletica che riporti l'indicazione dell'area verde accessibile ai cani pi๠vicina.
2. Nei luoghi aperti dove non è presente il pubblico e nelle aree appositamente attrezzate i cani possono essere condotti senza guinzaglio e senza museruola sotto la responsabilità  del proprietario e del detentore. I cani di indole aggressiva sono comunque condotti con guinzaglio e museruola.
3. E' vietato l'accesso ai cani nel raggio di cento metri dalle aree destinate e attrezzate ad aree giochi per bambini.
4. In deroga al Regolamento di Polizia Cimiteriale, ai cani muniti di guinzaglio estensibile o non estensibile e museruola accompagnati dal proprietario o da altro detentore è consentito l'accesso in tutti i cimiteri. Temporanei esoneri possono essere concessi all'obbligo della museruola per i cani con particolari condizioni anatomiche, fisiologiche o patologiche, su certificazione veterinaria che indichi il periodo di tale esenzione e che sarà  esibita a richiesta degli Organi di controllo. Tali cani sono comunque condotti sotto la responsabilità  del proprietario e del detentore che adotterà  gli accorgimenti necessari.

Art. 31 - Aree e percorsi destinati ai cani.
1. Nell'ambito di giardini, parchi ed altre aree a verde di uso pubblico, sono individuati, autorizzati e realizzati dall'Ufficio competente per la tutela degli animali, ove possibile, mediante appositi cartelli e delimitazioni fisiche, spazi destinati ai cani, dotati anche delle opportune attrezzature.
2. Negli spazi a loro destinati, i cani possono muoversi, correre e giocare liberamente, senza guinzaglio e museruola, sotto la responsabilità  degli accompagnatori, senza determinare danni alle strutture presenti.

Art. 32 - Accesso negli esercizi pubblici (bar, ristoranti).
1. I cani, accompagnati dal proprietario o detentore a qualsiasi titolo, hanno libero accesso, nei modi consentiti dal comma 2 del presente articolo, a tutti gli esercizi pubblici situati nel territorio del Comune di Roma.
2. I proprietari, o detentori a qualsiasi titolo, che conducono gli animali negli esercizi pubblici, dovranno farlo usando sia guinzaglio che museruola, avendo inoltre cura che non sporchino e che non creino disturbo o danno alcuno. Temporanei esoneri possono essere concessi all'obbligo della museruola per i cani con particolari condizioni anatomiche, fisiologiche o patologiche, su certificazione veterinaria che indichi il periodo di tale esenzione e che sarà  esibita a richiesta degli Organi di controllo. Tali cani sono comunque condotti sotto la responsabilità  del proprietario e del detentore che adotterà  gli accorgimenti necessari.
Viene concessa la facoltà  di non ammettere gli animali al proprio interno a quegli esercizi che inviano comunicazione all'Ufficio competente per la tutela degli animali.

Art. 33 - Cani liberi accuditi
1. Quale strumento alternativo per la lotta al fenomeno del randagismo e per evitare la reclusione a vita nei canili, ai sensi della normativa regionale che prevede la figura del cane di quartiere e della Circolare del Ministro della Sanità  14 Maggio 2001 n. 5, il Comune di Roma riconosce e promuove la figura del cane libero accudito.
2. Le associazioni animaliste, o i privati cittadini che abitualmente si prendono cura dei cani che vorrebbero far riconoscere come cani liberi accuditi, propongono all'Ufficio competente per la tutela degli animali ed al Servizio veterinario della Azienda USL territorialmente competente per i parere tecnico il riconoscimento dei singoli cani, dei quali assumono l'onere della gestione volto a garantire all'animale i parametri minimi di sostentamento dei cani.
3.I cani liberi accuditi devono essere vaccinati e sterilizzati gratuitamente dal Servizio veterinario della Azienda USL territorialmente competente, o da un medico veterinario libero professionista convenzionato con il Servizio Veterinario della Azienda USL territorialmente competente o da un medico veterinario indicato dalle associazioni di volontariato animalista e per la protezione degli animali regolarmente iscritte all'Albo regionale.
4.I cani liberi accuditi, dopo vaccinazioni e sterilizzazioni, devono essere iscritti all'anagrafe canina, muniti di microchip a nome dell'associazione animalista di riferimento o del privato cittadino o del competente Ufficio comunale per la tutela degli animali e portare una medaglietta ben visibile dove devono essere indicati chiaramente la dicitura "cane libero accudito", recapito telefonico e dati del privato cittadino che abitualmente si prende cura dell'animale.
5. I cani liberi accuditi sono reimmessi sul territorio e sono seguiti a titolo gratuito, per quanto di competenza, dal Servizio Veterinario Azienda USL competente per territorio, o da un medico veterinario libero professionista convenzionato con il Servizio Veterinario della Azienda USL territorialmente competente o da un medico veterinario indicato dalle associazioni di volontariato animalista e per la protezione degli animali regolarmente iscritte all'Albo regionale e dall'Ufficio comunale competente per la tutela degli animali.

Art. 34 - Raccolta deiezioni
1. I cani, per i bisogni fisiologici, devono essere condotti negli spazi di terra in prossimità  di alberi, negli spazi verdi ed in prossimità  degli scolatoi a margine dei marciapiedi. In ogni caso i proprietari o i detentori sono tenuti alla raccolta delle feci emesse dai loro animali, in modo tale da evitare l'insudiciamento dei marciapiedi, delle strade e delle loro pertinenze.
2. Tale obbligo deve essere rispettato anche nelle aree attrezzate dei parchi pubblici, o altre aree ritenute idonee, destinate alle attività  motorie, ludiche e di socializzazione degli animali. A tal fine gli accompagnatori dei cani debbono essere muniti di palette ecologiche o altra attrezzatura idonea all'asportazione delle deiezioni. Sono esentati i non vedenti accompagnati da cani guida e particolari categorie di portatori di handicap impossibilitati alla effettuazione della raccolta delle feci.
3. Non è ammesso lasciar defecare i cani nel raggio di metri cento dalle aree attrezzate per il gioco dei bambini.

Art. 35 - Centri di addestramento-educazione
1.Chi intende attivare un centro di addestramento-educazione per cani deve presentare richiesta al Sindaco. L'autorizzazione verrà  rilasciata previo parere favorevole dell'Ufficio competente per la tutela degli animali sentito il Servizio Veterinario Azienda USL competente per territorio.
2.All'atto della domanda il responsabile del Centro di addestramento-educazione fornisce il curriculum degli addestratori impiegati ed una dichiarazione nella quale si impegna a non utilizzare metodi coercitivi, a non eseguire addestramenti intesi ad esaltare l'aggressività  dei cani e rispettare le disposizioni del presente Regolamento.
3.I centri in funzione all'entrata in vigore del presente Regolamento dovranno adempiere al procedimento di cui ai precedenti commi presentando la domanda entro 120 giorni dall'entrata in vigore del presente Regolamento.

Art. 36 - Adozioni da canili e da privati cittadini, sterilizzazione
1. Gli affidi temporanei e le adozioni di cani e gatti possono essere effettuati esclusivamente presso il Canile Comunale o con garante un Associazione riconosciuta di volontariato animalista. Per tale pratica l'Ufficio competente per la tutela degli animali adotterà  un modulo ufficiale per l'operazione entro 60 giorni dall'entrata in vigore del presente Regolamento che potrà  essere aggiornato quando necessario.
2. La pratica della sterilizzazione di cani e gatti, che deve essere incentivata in ogni forma per la detenzione presso i cittadini, è obbligatoria nei canili pubblici e privati ad esclusione degli allevamenti iscritti al relativo Albo della Regione Lazio.
Titolo V - GATTI

Art. 37 - Definizione dei termini usati nel presente titolo.
1. Per "gatto libero" si intende un animale che vive in libertà , di solito insieme ad altri gatti.
2. Per "colonia felina" si intende un gruppo di gatti, minimo due, che vivono in libertà  e frequentano abitualmente lo stesso luogo. La presenza della colonia felina può essere segnalata tramite apposito cartello.
3. La persona che si occupa della cura e del sostentamento delle colonie di gatti che vivono in libertà  è denominata "gattaro" o "gattara".

Art. 38 - Tutela dei gatti liberi.
1. I gatti liberi che vivono nel territorio sono tutelati dal Comune.

Art. 39 - Compiti dell'Azienda USL.
1. L'Azienda USL provvede in base alla normativa vigente, alla sterilizzazione dei gatti liberi reimmettendoli in seguito anche tramite gattare ed associazioni animaliste all'interno della colonia di provenienza. Provvede altresì alla vigilanza sanitaria sulla corretta gestione delle colonie stesse.

Art. 40 - Cura delle colonie feline da parte dei/delle gattari/e.
1. Il Comune riconosce l'attività  benemerita dei cittadini che, come gattari/e, si adoperano per la cura ed il sostentamento delle colonie di gatti liberi e promuove periodici corsi di informazione in collaborazione con il Servizio Veterinario dell'Azienda Sanitaria USL competente per territorio e le Associazioni di volontariato animalista.
2. Chi intende accudire una colonia felina deve fare richiesta al Servizio Veterinario dell'Azienda USL. In caso di accettazione della domanda, verrà  rilasciata apposita attestazione che sarà  inviata per conoscenza al competente Ufficio comunale per la tutela degli animali.
3. Al cittadino o cittadina gattaro/a è permesso l'accesso, al fine dell'alimentazione e della cura dei gatti, a qualsiasi habitat nel quale i gatti trovano cibo, rifugio e protezione.
4. La cattura dei gatti liberi, per la cura e la sterilizzazione, potrà  essere effettuata dai/dalle gattari/e o da personale appositamente incaricato dall'Amministrazione Comunale.

Art. 41 - Colonie feline.
1. Le colonie feline sono tutelate dal Comune di Roma che, nel caso di episodi di maltrattamento, si riserva la facoltà  di procedere a querela nei confronti dei responsabili secondo quanto disposto dal Codice Penale.
2. Le colonie feline che vivono all'interno del territorio comunale sono censite dal Servizio Veterinario Azienda USL competente per territorio in collaborazione con l'Ufficio competente per la tutela degli animali, le associazioni ed i singoli cittadini. Tale censimento deve essere regolarmente aggiornato sia al riguardo del numero dei gatti che delle loro condizioni di salute.
3. Le colonie feline non possono essere spostate dal luogo dove abitualmente risiedono; eventuali trasferimenti potranno essere effettuati in collaborazione con il competente Servizio Veterinario Azienda USL competente per territorio ed esclusivamente per comprovate e documentate esigenze sanitarie riguardanti persone o gli stessi animali o comprovate motivazioni di interesse pubblico.

Art. 42 - Alimentazione dei gatti.
1. I/le gattari/e potranno rivolgersi anche alle mense delle scuole comunali per il prelievo di avanzi alimentari da destinare all'alimentazione dei gatti, oppure ad altre forme di approvvigionamento alimentare che potranno essere successivamente istituite allo stesso scopo.
2. I/le gattari/e sono obbligati a rispettare le norme per l'igiene del suolo pubblico e del decoro urbano evitando la dispersione di alimenti, provvedendo alla pulizia della zona dove i gatti sono alimentati dopo ogni pasto ed asportando ogni contenitore utilizzato per i cibi solidi ad esclusione dell'acqua.
TITOLO VI - CAVALLI

Art. 43 - Principi distintivi
1. Il cavallo destinato alla trazione di vetture pubbliche, alle corse ed all'attività  ippica in genere non è ritenuto un mero strumento di trazione o sport, ma in quanto essere vivente va trattato con rispetto e dignità  e deve essere tutelato il suo benessere sia durante le ore di lavoro che in quelle di riposo.
2. Il cavallo non pi๠idoneo al servizio per decisione del vetturino, del proprietario o per mancata idoneità  all'abilitazione così come il cavallo utilizzato per compagnia o attività  sportiva, non potrà  essere macellato o ceduto a qualunque titolo per la macellazione.
3.Gli equini che vivono all'aperto, con esclusione di quelli che vivono allo stato brado, devono disporre di una struttura coperta, chiusa almeno su tre lati, atta a ripararli, devono avere sempre disposizione dell'acqua fresca e devono essere nutriti in modo soddisfacente.
4.E' fatto assoluto divieto di tenere equini sempre legati in posta, i box dovranno essere di misura minima di tre metri per tre metri;
5.Gli equini non dovranno essere sottoposti a sforzi o a pesi eccessivi e/o incompatibili con le loro caratteristiche etologiche, e non dovranno essere montati o sottoposti a fatiche cavalli anziani o malati;
6.Gli equini adibiti ad attività  sportive o da diporto nei maneggi devono essere sempre dissellati quando non lavorano;
7.Il Comune si impegna ad autorizzare lo svolgimento di gare di equidi, o altri ungulati, solo nel caso in cui: a) la pista delle corse sia ricoperta da materiale idoneo ad attutire i colpi degli zoccoli degli animali sul terreno asfaltato o cementato; b) il percorso della gara sia circoscritto con adeguate sponde tali da ridurre considerevolmente il danno agli animali, in caso di caduta, nonchà© per garantire la sicurezza delle persone che assistono; c) il Servizio Veterinario Azienda Usl verifichi lo stato di salute e l'identità  degli animali.

Art. 44 - Razze di cavallo idonee per il trasporto pubblico
1. Sono considerate idonee al lavoro di trazione di vetture per il trasporto pubblico le seguenti razze di cavalli e loro incroci:
- T.P.R. (Tiro pesante rapido) o altre razze da tiro
- Lipizzani
- Maremmani
- Trottatori,soggetti a valutazione morfologica e di categoria di peso.
2. Il rilascio di nuove licenze è subordinato al possesso di uno o pi๠cavalli appartenenti alle razze indicate nel comma precedente.
3. Per le licenze attualmente vigenti è autorizzato l'utilizzo di cavalli già  in esercizio anche se diversi dalle razze indicate al comma 1), purchà© ritenuti idonei da specifica certificazione veterinaria.

Art. 45 - Abilitazione del cavallo
1. L'abilitazione di idoneità  al lavoro del cavallo è requisito necessario per l'esercizio dell'attività  di trasporto con vettura a trazione animale e per il rilascio e la validità  della licenza.
2. Tale abilitazione sarà  rilasciata dal Servizio Veterinario Azienda USL competente per territorio in base al luogo di dimora stabile del cavallo, che provvederà  alla redazione e tenuta dell'anagrafe dei cavalli abilitati per le licenze di vetture a trazione ippica.
3. L' iscrizione all'anagrafe dei cavalli abilitati è attestata in forma scritta e tramite microchip applicato da un veterinario sull'animale.
4. Il titolare di licenza di vettura a trazione animale dovrà  provvedere al rinnovo del certificato di idoneità  al traino prima della scadenza annuale, presso il Servizio Veterinario dell'Azienda USL competente per territorio.

Art. 46 - Limitazioni all'uso del cavallo
1. I cavalli che svolgono attività  di trazione di vetture pubbliche non possono lavorare per pi๠di sei ore al giorno ed hanno diritto a delle pause adeguate di riposo tra un tragitto e l'altro, in estate da svolgersi all'ombra; i conduttori devono provvedere ad abbeverarli regolarmente. I cavalli che svolgono attività  di trazione devono essere dotati di appositi supporti atti a contenere le deiezioni.
2. E' fatto divieto di trasportare un numero di persone superiore a quello dei posti per i quali
la carrozza è omologata, non a cassetta, e la sola andatura consentita è il passo. E' altresì proibito percorrere strade in salita fuori dalla Zona a Traffico Limitato.
3. Dal 1° giugno al 15 settembre è vietato far lavorare i cavalli dalle ore 13,00 alle ore 16,00.

Art. 47 - Revoca della licenza
Il Comune dispone la revoca della licenza al vetturino in caso di condanna definitiva per maltrattamento di animali, o in caso di macellazione o cessione per la macellazione del cavallo, o in caso di utilizzo di un cavallo privo dell'abilitazione.
Titolo VII - AVIFAUNA

Art. 48 - Detenzione e tutela dell'avifauna.
1. Per gli uccelli detenuti in gabbia, le stesse non potranno essere esposte a condizioni climatiche sfavorevoli ed i contenitori dell'acqua e del cibo all'interno della gabbia dovranno essere sempre riforniti.
2. Al fine di contenere l'incremento delle colonie dei colombi Columbia livia domestica, per salvaguardarne la salute, per tutelare l'aspetto igienico sanitario e il decoro urbano, nonchà© per perseguire l'equilibrio dell'ecosistema territoriale:
è fatto divieto su tutto il territorio comunale di somministrare in modo sistematico alimenti ai colombi allo stato libero. Il Comune incentiverà , per le persone che stabilmente forniscono mangime a questi animali, la distribuzione di mangime adatto che dovrà  essere somministrato in apposite aree individuate;
è fatto obbligo ai proprietari degli stabili di porre in essere quanto necessario per evitare l'insediamento e la nidificazione dei colombi, nel rispetto del benessere degli animali. A tal fine può essere consultato l'Ufficio competente per la tutela degli animali.
3. Le azioni di contenimento del numero dei volatili in libertà  o tutela di talune aree, non possono essere esercitate con metodi cruenti e comunque devono ottenere autorizzazione dell'Ufficio competente per la tutela degli animali
4. E' vietato il rilascio in ambiente, anche in occasione di cerimonie o feste, di volatili ad eccezioni di quelli curati dagli autorizzati Centro di Recupero Animali Selvatici.
5. E' consentita la detenzione in ambito urbano di singoli o piccoli gruppi di animali da cortile previa comunicazione al Servizio Veterinario dell'Azienda USL competente per territorio. Tale detenzione deve avvenire salvaguardando gli aspetti igienico-sanitari, la quiete pubblica ed il benessere degli animali.

Art. 49 - Dimensioni delle gabbie.
1. Al fine di garantire lo svolgimento delle funzioni motorie ed il rispetto delle caratteristiche eco-comportamentali delle singole specie, devono essere garantite dimensioni sufficienti per le gabbie che detengono uccelli. Con Ordinanza Sindacale, su proposta dell'Ufficio comunale competente per la tutela degli animali, potranno essere specificate tale dimensioni.
2. E' obbligatorio inoltre posizionare sulle voliere e sulle gabbie mantenute all'aperto una tettoia che copra almeno la metà  della parte superiore.
3. Le disposizioni di cui al presente articolo non si applicano nei casi inerenti viaggi a seguito del proprietario, purchà© non superino le 4 ore, o il trasporto e/o il ricovero per esigenze sanitarie debitamente certificate da un medico veterinario.
4. E' fatto assoluto divieto di:
a) lasciare permanentemente all'aperto senza adeguata protezione specie esotiche tropicali e/o subtropicali o migratrici;
b) strappare, tagliare le penne salvo per ragioni mediche e chirurgiche e/o forza maggiore nel qual caso deve essere effettuato da un medico veterinario che ne attesti per iscritto la motivazione da conservarsi a cura del detentore dell'animale; detto certificato segue l'animale nel caso di cessione dello stesso ad altri;
c) amputare le ali o altri arti salvo per ragioni chirurgiche e/o forza maggiore nel qual caso l'intervento chirurgico deve essere effettuato da un medico veterinario che ne attesti per iscritto la motivazione da conservarsi a cura del detentore dell'animale; detto certificato segue l'animale nel caso di cessione dello stesso ad altri;
d) mantenere i volatili legati al trespolo;
e) distruggere, limitare l'accesso, imbrattare con qualsiasi sostanza, avvelenare o porre in essere qualsiasi azione che possa direttamente od indirettamente portare nocumento, anche momentaneo, agli animali che sono nel nido o rifugio ed ai loro genitori.
f) danneggiare o distruggere i nidi di uccelli nel periodo riproduttivo. In caso di restauro o ristrutturazione di un immobile, il proprietario dovrà  porre domanda di esecuzione della rimozione all'Ufficio Diritti Animali del Comune.
g) effettuare potature di siepi ed alberi impiantati su suolo pubblico che danneggino o rimuovano nidi o ricoveri utilizzati da uccelli o altri animali nel periodo riproduttivo.
h) esporre volatili selvatici.
i) è vietato l'uso di dissuasori acustici per uccelli tranne quelli autorizzati dal competente Ufficio comunale per la tutela degli animali.
l) il presente comma 4 non si applica agli autorizzati Centri di Recupero animali selvatici.

Titolo VIII - ANIMALI ACQUATICI

Art. 50 - Detenzione di specie animali acquatiche.
1. Gli animali acquatici devono essere tutelati anche in base alle loro caratteristiche etologiche.

Art. 51 - Dimensioni e caratteristiche degli acquari.
1. Il volume dell'acquario non deve essere inferiore a 2 litri per centimetro della somma delle lunghezze degli animali ospitati ed in ogni caso non deve mai avere una capienza inferiore a 30 litri d'acqua.
2. Gli acquari non devono avere forma sferica o comunque non devono avere pareti curve di materiale trasparente.
3. In ogni acquario devono essere garantiti il ricambio, la depurazione, l'ossigenazione dell'acqua, le cui caratteristiche chimico-fisiche e di temperatura devono essere conformi alle esigenze fisiologiche delle specie ospitate.

Art. 52 - Divieti.
1. Oltre a quanto già  vietato dalla normativa vigente in materia di maltrattamento degli animali, nonchà© di pesca marittima e di pesca in acque interne, di acquicoltura, di polizia veterinaria e di igiene degli alimenti di origine animale, è fatto assoluto divieto di:
a) lasciare l'ittiofauna in acquari che non abbiano le dimensioni e le caratteristiche di cui al precedente articolo 51;
b) conservare ed esporre per la commercializzazione sia all'ingrosso che al dettaglio, nonch੠per la somministrazione, prodotti della pesca vivi ad esclusione dei molluschi 28 lamellibranchi (cosiddetti frutti di mare), al di fuori di adeguate vasche munite di impianto di ossigenazione e depurazione dell'acqua con lunghezza minima quattro volte superiore alla lunghezza dell'animale pi๠grande; oltre i due esemplari la dimensione minima va aumentata del 20% per ogni animale aggiunto;
c) procedere alla macellazione dei prodotti della pesca negli esercizi di vendita al dettaglio, dove detti animali ad esclusione dei molluschi lamellibranchi, dovranno essere mantenuti in vasche con le caratteristiche descritte al precedente punto b) fino alla consegna al consumatore finale;
d) mettere in palio e cedere in premio in occasione di tiri a segno, pesche, riffe, lotterie o analoghe situazioni ludiche, animali acquatici di qualsiasi specie;
e) Tenere permanentemente le chele legate ai crostacei.

Titolo IX - PICCOLA FAUNA

Art. 53 - Tutela della piccola fauna.
1. In sintonia con i principi e le norme contenute nella Convenzione di Berna 19.09.1979 (recepita con Legge 06.08.1981 n.503), nella Direttiva Habitat Consiglio CEE 92/43 21.05.1992 (recepita con DPR 08.09.1997, n.357 e successive integrazioni), nella Legge n.157/92, nella L.R. 5 aprile 1988 n.18, il Comune di Roma tutela le specie di piccola fauna di importanza nazionale durante tutte le fasi biologiche della loro esistenza, nel loro habitat naturale e durante le rotte di migrazione, svernamento, raduno, alimentazione, riproduzione e muta.
2. Le specie animali - le relative ed eventuali sottospecie, nonchà© le specie autoctone mediterranee o europee occasionalmente presenti sul suolo comunale - oggetto di tutela sono:
a) tutte le specie appartenenti alla classe degli Anfibi
b) tutte le specie autoctone appartenenti alla classe dei Rettili
c) tutti i mammiferi ad eccezione di quanto previsto dalla legge 157 del 1992, il topolino delle case, il ratto nero ed il ratto delle chiaviche;
d) tutti i crostacei di specie autocotone;
e) tutte le popolazioni di specie endemiche e di importanza comunitaria di invertebrati dulciacquicoli e terragnoli. E' tutelato, inoltre, l'intero popolamento animale proprio delle cavità  ipogee ed è vietato detenere chirotteri di specie autoctone.
3. Sono vietate l'uccisione, il ferimento, la cattura, il maltrattamento in ogni sua forma, la detenzione a qualsiasi scopo, il trasporto, la traslocazione ed il commercio delle specie di cui al precedente punto, fatte salve le deroghe per gli Enti di cui al seguente comma 5.
4. Quanto indicato al precedente punto 1 è esteso anche alle uova e alle forme larvali delle medesime specie animali elencate al precedente punto 2.
5. Chiunque detenga, a qualsiasi scopo e prima dell'entrata in vigore del presente Regolamento, individui appartenenti alle specie di cui al punto 2, è obbligato a denunciarne il possesso, entro 180 giorni dall'entrata in vigore del presente Regolamento, mediante comunicazione scritta da inviare all'Ufficio competente per la tutela degli animali.

Titolo X - ARTROPODI (insetti e ragni)

Art. 54 - Tutela degli artropodi
1. Constatato che alcuni insetti sono parte fondamentale non solo dell'equilibrio ecologico del territorio ma anche del patrimonio culturale e storico della città  e sono segnalati ai cittadini ed agli educatori perchà© siano rispettati e si rafforzi la consapevolezza della loro importanza, in giardini, ville storiche e parchi è particolarmente tutelata la presenza di tutti gli animali invertebrati ad eccezione di infestazioni nocive alle specie vegetali o animali, autorizzate dal competente Ufficio comunale per la tutela degli animali. Il Comune curerà  con attenzione la preservazione delle aree, delle essenze e delle piante di cui questi insetti hanno particolare necessità .

Titolo XI - ANIMALI ESOTICI

Art. 55 - Tutela degli animali esotici
1. Ai sensi della legge regionale n.89 del 12 dicembre 1990 per animali esotici si intendono le specie di mammiferi, uccelli, rettili e anfibi facenti parte della fauna selvatica esotica, viventi stabilmente o temporaneamente in stato di naturale libertà  nei territori dei paesi di origine e dei quali non esistono popolazioni stabilizzate in ambiente naturale sul territorio nazionale.
2. I possessori di animali esotici sono tenuti a presentare domanda di autorizzazione alla detenzione al Comune per il tramite del Servizio veterinario Azienda USL territorialmente competente.
3. La domanda deve essere corredata dalle certificazioni e dagli atti che consentano la identificazione degli animali e ne dimostrino la legittima provenienza, anche ai sensi della legge 19 dicembre 1975, n. 874 e successive modificazioni e integrazioni. 4. L'autorizzazione alla detenzione e euro ˜ nominativa ed è rilasciata esclusivamente al legittimo possessore dell' animale.
5. La domanda di autorizzazione alla detenzione di cui al precedente comma deve essere presentata dal possessore entro otto giorni dal momento in cui ha avuto inizio la detenzione o dalla nascita dell' animale in stato di cattività .
6. I possessori sono altresì tenuto a denunciare al Comune, entro otto giorni, la morte o l' alienazione per qualsiasi causa degli animali detenuti.
7. L' allevamento per il commercio ed il commercio di animali esotici sono subordinati al rilascio di apposita autorizzazione del Comune.
8. La domanda di autorizzazione deve essere inoltrata al servizio veterinario della unità  sanitario locale territoriale competente.
9. L' autorizzazione è valida esclusivamente per l' allevamento ed il commercio delle specie animali indicate nella domanda.
10. In caso di cessazione dell' attività  di cui al precedente primo comma, dovrà  pervenire segnalazione al Comune entro trenta giorni.
11. Chi commercia animali esotici appartenenti a specie minacciate di estinzione è tenuto a dimostrare, a richiesta, la legittima provenienza, ai sensi della legge 19 dicembre 1975, n. 874 e successive modifiche ed integrazioni.
12. Le autorizzazioni sono rilasciate dal Comune, su istruttoria a parere favorevole del servizio veterinario delle unità  sanitarie locali competenti per territorio, sentito il parere obbligatorio della Commissione regionale di cui all'articolo 7 della legge regionale vigente.
13. Nella fase istruttoria, spetta al Servizio veterinario dell'Azienda USL accertare:
a) la conoscenza, da parte del possessore degli animali, delle principali nozioni di zoologia, etologia ed igiene, indispensabili per il corretto governo degli animali oggetto della domanda di autorizzazione alla detenzione, all' allevamento per il commercio ed al commercio;
b) che i ricoveri e/ o le aree destinati agli animali possiedano requisiti strutturali ed igienico - sanitari rapportati alle esigenze degli animali da detenersi e forniscano garanzie idonee alla prevenzione di rischi od incidenti alle persone.
14. La detenzione, l'allevamento ed il commercio di animali esotici, senza apposita autorizzazione o in condizioni diverse da quelle previste all' atto dell' autorizzazione o ritenute non idonee dagli operatori della vigilanza veterinaria, comportano la revoca della eventuale autorizzazione e l' emissione, da parte del Comune, del provvedimento di sequestro cautelativo degli animali, nonchè l'eventuale trasferimento degli stessi, a spese del detentore ad un idoneo centro di ricovero indicato dalla medesima commissione.

Titolo XII - DISPOSIZIONI FINALI

Art. 56 - Sanzioni.
1. Chiunque commette una violazione del presente Regolamento, che non sia già  punita da altra norma di legge, è soggetto al pagamento di una somma da euro 50,00 ad euro 300,00, a titolo di sanzione amministrativa pecuniaria e con le modalità  stabilite dalla legge 24 novembre 1981, n.689. Per gli stessi articoli la sanzione è proporzionata anche in relazione al numero di animali coinvolti nelle violazioni.
2. Chiunque commette una violazione degli articoli 8,9, 11,15,16 e 20 del presente Regolamento, che non sia già  punita da altra norma di legge o Regolamento, è soggetto al pagamento di una somma da euro 200,00 ad euro 500,00, a titolo di sanzione amministrativa pecuniaria e con le modalità  stabilite dalla legge 24 novembre 1981, n.689. Per gli stessi articoli la sanzione è proporzionata anche in relazione al numero di animali coinvolti nelle violazioni.
3. Nei casi previsti dalla medesima legge n.689/81 e fatte salve le fattispecie di rilevanza penale, si procede, altresì, al sequestro e alla confisca dei mezzi utilizzati per commettere la violazione, nonchà© - ove prescritto o, comunque, ritenuto necessario - dell'animale che ne è stato oggetto. Il sequestro e la confisca sono effettuati secondo le procedure disposte dal D.P.R. 29 luglio 1982, n.571, con oneri e spese a carico del trasgressore e, se individuato, del proprietario responsabile in solido. L'animale sequestrato viene affidato in custodia ad un'apposita struttura di accoglienza, in possesso dei requisiti di legge e previa convenzione. Dopo la confisca, l'animale viene assegnato alla stessa struttura di accoglienza, che ne è depositaria, per essere consegnato in proprietà  a chiunque ne faccia richiesta e garantisca, in maniera documentata, il benessere dell'animale.
4. La violazione compiuta nell'esercizio di un'attività  di allevamento, trasporto, addestramento e simili, o comunque commerciale, subordinata al rilascio di un'autorizzazione, licenza o altro atto di consenso comunque denominato, comporta l'obbligo di sospensione dell'attività , fino a che non venga rimossa l'inadempienza, e la successiva revoca del titolo abilitativo, qualora l'infrazione permanga oltre 30 giorni dalla notifica del provvedimento di sospensione o qualora lo stesso tipo di infrazione sia sanzionata pi๠di due volte.
5. Al fine di assicurare una corretta ed informata esecuzione del presente Regolamento, delle leggi e di altri Regolamenti generali e locali, relativi alla protezione degli animali, l'Ufficio competente per la tutela degli animali anche in collaborazione con la Polizia Municipale provvede alla redazione ed alla diffusione capillare con periodicità  almeno annuale di campagne informative anche presso scuole, sedi comunali, associazioni, negozi di animali, allevamenti, ambulatori veterinari.

Art. 57 - Vigilanza.
1. Sono incaricati di far rispettare il presente Regolamento gli appartenenti al Corpo di Polizia Municipale e le Guardie Zoofile delle associazioni di volontariatoeuro Å", ed il Servizio Ispettivo Annonario relativamente alla vigilanza delle attività  commerciali.
2. La Polizia Municipale e le Guardie Zoofile delle associazioni di volontariato vigilano ai sensi dell'articolo 13 comma 3 del Decreto Legislativo 30 dicembre 1992, n.532 sulla protezione degli animali durante il trasporto.
3. Il Comandante della Polizia Municipale dispone la formazione del personale, appositamente e periodicamente aggiornato su etologia e legislazione che opera in sinergia con l'Ufficio competente per la tutela degli animali ed in collaborazione con le Associazioni di volontariato animalista riconosciute nell'Albo regionale del volontariato, sezioni ambiente o sanità , e le Onlus.
4. Entro 180 giorni dall'entrata in vigore del presente Regolamento è creata dall'Ufficio Diritti Animali una Sala operativa d'intervento con personale e collaboratori appositamente formati e periodicamente aggiornati su etologia e legislazione che opera anche in sinergia con la Polizia Municipale, il personale della Polizia Municipale formato ai sensi del precedente comma 3 ed in collaborazione con le Associazioni riconosciute di volontariato animalista.
5. Ai sensi delle Circolari del Ministro della Sanità  il Comune esercita con le Guardie Zoofile delle associazioni di volontariato il controllo sul divieto di uso di animali randagi per la sperimentazione.

Art. 58 - Incompatibilità  ed abrogazione di norme.
1. Dalla data di entrata in vigore del presente Regolamento decadono tutte le norme con esso incompatibili contenute nel Regolamento Veterinario, l'Ordinanza Sindacale 296 del 9.12.1999, l'Ordinanza Sindacale 431 del 10.10.1997 in deroga all'Ordinanza 2560/86, l'Ordinanza Sindacale n.372 del 21.7.1997, l'Ordinanza Sindacale n.255 del 16.11.2004.

Art. 59 - Norme transitorie
1. Al fine di facilitare l'adeguamento da parte del proprietario, o detentore a qualsiasi titolo, nonchè dei rivenditori di animali alle innovazioni normative introdotte dal presente Regolamento, ove il termine non sia già  diversamente e perentoriamente stabilito dal Regolamento medesimo, si fissa in 180 giorni dalla sua entrata in vigore il termine concesso per la messa a norma delle strutture di manutenzione e detenzione degli animali, in applicazione di quanto stabilito dagli articoli 20, 28, 32, 49, 51.
2. Le previsioni dell'articolo 24 per quanto riguarda le uova d'allevamento all'aperto e per la scelta alimentare vegan sono da intendersi applicabili dal primo nuovo appalto successivo all'entrata in vigore del presente Regolamento.

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Da: bbb12/10/2011 13:30:49
Impugnata la legge sul personale approvata due mesi fa Stabilizzazione
dei precari:
il Governo contro la Regione Sarà la Corte costituzionale a valutare
la legge sul personale della Regione, approvata dall'assemblea
legislativa sarda lo scorso 4 agosto: ieri il Governo, su proposta del
ministro per i rapporti con le Regioni Raffaele Fitto, ha deciso di
ricorrere alla Consulta contro il provvedimento. La legge numero 16
del 2011 conterrebbe norme che �«esulano dalla competenza legislativa
della Regione, risultando invasive della normativa statale e
costituzionale�».
I RILIEVI In particolare, i dubbi riguardano l'attribuzione delle
funzioni di dirigente a dipendenti in possesso dei requisiti per
l'accesso alla qualifica dirigenziale, i cosiddetti facenti funzioni;
l'assunzione a tempo determinato (sei mesi) nei Consorzi di bonifica
per chi vi ha già operato; l'incremento della dotazione organica del
Corpo forestale della Regione di 20 unità; e il nuovo inquadramento
per il personale, che violerebbe il principio di coordinamento della
finanza pubblica in materia di contenimento della spesa.
PRECARIATO Sotto accusa, inoltre, la mancata copertura finanziaria del
reclutamento di personale archivistico, la nuova qualifica
dirigenziale da istituire nel Corpo forestale, l'indennità aggiuntiva
ai coordinatori dell'amministrazione regionale e l'incentivo economico
per l'esodo del personale. Infine il Governo considera sua competenza
esclusiva l'aggiornamento del piano pluriennale per il superamento del
precariato nella sanità: tema che aveva suscitato polemiche in
Consiglio, dividendo sia la maggioranza che l'opposizione:
Nessuna impugnazione invece per la nuova legge sulle Unioni dei Comuni.
Rispondi

Da: bn12/10/2011 13:35:46
tutti di napoli siete!
venite al nord che vi facciamo vedere come si fa a fare la raccolta differenziata. Cancro d'italia.
A proposito ho degli appartamenti da affittare... ahahha
Rispondi

Da: allora12/10/2011 13:36:41
Rifiuti organici? Ma se farebbe schifo ad un uovo marcio?
Si possono denunciare i post come quello sopra?
Però mi dispiacerebbe un pochino, giusto perchè è uno sfigato. Invidioso, chissà cosa avrà mangiato per cena...forse ha girato tra i rifiuti che gli stanno tanto a cuore.

Noi a lavorare tu a rosicare!
Rispondi

Da: quì12/10/2011 13:47:04
Si comunica che nelle pagine relative ai concorsi a 108 posti C3 amministrativo ed a 50 posti B1 amministrativo, è stato inserito il modulo per la scelta delle sedi. Si precisa che lo stesso dovrà essere compilato ed inviato ESCLUSIVAMENTE dai candidati che riceveranno apposita comunicazione con lettera raccomandata.
Rispondi

Da: governo12/10/2011 13:48:35
"Interrogativi e preoccupazioni dopo la mancata approvazione dell'articolo 1 del Rendiconto Generale dello Stato"
"Ho finora sempre preso imparzialmente atto della convinzione espressa dal governo e dai rappresentanti dei gruppi parlamentari che lo sostengono circa la solidità della maggioranza che attraverso reiterati voti di fiducia ha confermato il suo appoggio all'attuale esecutivo. Ma la mancata approvazione, da parte della Camera, dell'articolo 1 del Rendiconto Generale dell'Amministrazione dello Stato, e, negli ultimi tempi, l'innegabile manifestarsi di acute tensioni in seno al governo e alla coalizione, con le conseguenti incertezze nell'adozione di decisioni dovute o annunciate, suscitano interrogativi e preoccupazioni i cui riflessi istituzionali non possono sfuggire". Lo ha dichiarato il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in relazione al voto espresso ieri dall'Assemblea di Montecitorio.

"La questione che si pone - si legge ancora nella dichiarazione del Capo dello Stato - è se la maggioranza di governo ricompostasi nel giugno scorso con l'apporto di un nuovo gruppo sia in grado di operare con la costante coesione necessaria per garantire adempimenti imprescindibili come l'insieme delle decisioni di bilancio e soluzioni adeguate per i problemi più urgenti del paese, anche in rapporto agli impegni e obblighi europei. E' ai soggetti che ne sono costituzionalmente responsabili, Presidente del Consiglio e Parlamento, che spetta una risposta credibile".
Rispondi

Da: mnbv12/10/2011 13:51:18
E PER TUTTI VOI.....SOLO PER VOI.....UN IMMENSO, INCOMPARABILE,STRATOSFERICO, UNIVERSALE.........PUPPAAAAAAAA!!!!!!!!!!!!!!!!!
Rispondi

Da: U.E.12/10/2011 14:09:06
La Francia (in francese France), ufficialmente Repubblica francese (in francese République française), è uno Stato membro dell'Unione europea. Ubicata in Europa occidentale, confina con Belgio, Lussemburgo, Germania, Svizzera, Italia, Principato di Monaco, Andorra e Spagna.

Il Paese ha una superficie di 543.965 km² e una popolazione di oltre 61 milioni di abitanti, che salgono rispettivamente a 675.417 km² e 65,4 milioni di abitanti, se si prendono in considerazione anche i dipartimenti e i territori d'oltremare d'America, Asia e Oceania[5]. Con questi ultimi la Francia è il secondo Stato più vasto (dopo la Russia) e il terzo più popolato d'Europa (dopo la Russia e la Germania). Attraverso il suo Presidente della Repubblica, Coprincipe di Andorra insieme al vescovo catalano di Urgell, la Francia esercita inoltre un potere di fatto sul Principato d'Andorra.

Di tutti i principali Stati Europei, è quello di più antica formazione[6]. Membro del Consiglio d'Europa è uno dei paesi fondatori dell'Unione europea, della zona euro e dell'area Schengen. È uno dei cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e fa parte degli otto Paesi più industrializzati del Mondo (G8), dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), della Francofonia e dell'Unione latina. È tornata a far parte, dal 2002, della NATO (da cui era uscita nel 1966) ed è attualmente la terza potenza nucleare mondiale, dietro Stati Uniti e Russia.

La sua capitale è Parigi, che è anche la città più popolosa ed importante dello Stato e la principale meta turistica in Francia e nel mondo (con 45 milioni di visitanti).

Il francese è la lingua ufficiale della Repubblica, ma si contano 77 lingue regionali[7]. La religione più diffusa in Francia è il cattolicesimo (dal 51% al 64% della popolazione)[8], tuttavia una proporzione significativa dei cattolici è agnostica; il 32% della popolazione è ateo[9].

Paese profondamente romanizzato, fu culla, in età medievale, di due fiorenti civiltà (una nella Francia settentrionale e l'altra, di matrice occitana, in Provenza e Linguadoca). Subì l'influenza del Rinascimento italiano, e, nel XVII secolo (Grand Siècle), sviluppò una forma di classicismo originale che si impose nelle arti e nel pensiero. Massimo centro dell'Illuminismo, ha influenzato le rivoluzioni americane, e attraverso la Rivoluzione francese ha dato slancio ed esempio di democrazia nel mondo, portando valori di libertà, uguaglianza, e fraternità, e di laicità (dal 1905). Fra il diciottesimo e XIX secolo, la Francia aveva creato un impero coloniale di vastissime proporzioni, che, in parte, ha conservato la lingua e la cultura della madrepatria (Canada, Africa ex-francese e alcune zone del Medio Oriente, dell'Asia e del Pacifico).

La Francia è attualmente la quinta potenza economica mondiale, dietro Stati Uniti d'America, Cina, Giappone, e Germania e la seconda in Europa (subito dopo la Germania). Gli alti livelli di reddito della sua popolazione, una legislazione sociale particolarmente avanzata e un'amministrazione pubblica efficiente ne fanno uno degli stati con la qualità della vita migliore al mondo. Il paese è anche, grazie alle sue numerose bellezze naturali, storiche ed artistiche, la prima meta turistica internazionale (79 milioni di visitatori nel 2006 secondo l'Organizzazione Mondiale del Turismo)[10].
Indice
[nascondi]

    * 1 Storia
          o 1.1 La Francia merovingia e carolingia
          o 1.2 La Francia Capetingia
          o 1.3 Rinascita e assolutismo
          o 1.4 La Rivoluzione e l'Impero
          o 1.5 XIX secolo
          o 1.6 La Terza Repubblica e la Liberazione del 1945
          o 1.7 Quarta e Quinta Repubblica
    * 2 Geografia
          o 2.1 Confini
          o 2.2 Morfologia e idrografia
          o 2.3 Demografia
                + 2.3.1 Città
          o 2.4 Lingue
          o 2.5 Religioni
    * 3 Ordinamento dello Stato
          o 3.1 Organizzazione politica
          o 3.2 Suddivisione amministrativa
          o 3.3 Territori d'oltremare
    * 4 Geopolitica
          o 4.1 Relazioni internazionali
          o 4.2 Forze armate
    * 5 Economia
          o 5.1 Settore primario
          o 5.2 Settore secondario
          o 5.3 La produzione di energia
          o 5.4 Settore terziario
          o 5.5 Commercio con l'estero
          o 5.6 Altri aspetti socio-economici
          o 5.7 Situazione dell'amministrazione pubblica
          o 5.8 Caratteristiche del sistema economico
          o 5.9 Turismo
          o 5.10 Trasporti
    * 6 Cultura
          o 6.1 Letteratura
          o 6.2 Emblemi della Francia
          o 6.3 Festività
          o 6.4 Sport
    * 7 Classifiche internazionali
    * 8 Organizzazioni internazionali
    * 9 Note
    * 10 Voci correlate
    * 11 Altri progetti
    * 12 Collegamenti esterni

Storia [modifica]
Exquisite-kfind.png     Per approfondire, vedi la voce storia della Francia.

La presenza umana sul territorio dell'attuale Francia risale al Paleolitico inferiore. Uno dei siti più antichi (1.800.000 anni fa), contestato da alcuni autori, è il sito di Chilhac (Alta Loira). Il territorio francese presenta un numero significativo di grotte decorate del Paleolitico superiore, di cui la più famosa è probabilmente Lascaux (Dordogna, 15.000 anni fa). A partire da circa 7.000 anni fa, tutta la regione entra nel Neolitico, il più antico villaggio noto fu il sito di Courthézon (Vaucluse), datato 4560 a.C.
Vercingetorige al cospetto di Cesare.
Carlo Magno e Ludovico il Pio.

Arrivati in Francia intorno al 900 a.C. i Celti (Galli) ne occuparono gran parte del territorio verso il III secolo a.C. Nel 680 a.C. circa la costa mediterranea vide l'arrivo dei primi coloni greci, con la fondazione di una colonia presso Antibes.

La regione più meridionale della Gallia passò sotto la dominazione romana nel 125 a.C. (Gallia Narbonense), e successivamente il resto del territorio nel 51 a.C., dopo la guerra di Gallia. Sotto l'Impero romano, si sviluppò una civiltà gallo-romana prospera, portando alla Francia una base di cultura latina e, indirettamente, alla successiva cristianizzazione, che si verifica lentamente tra il II e il VI secolo.
La Francia merovingia e carolingia [modifica]

Dopo la caduta dell'impero romano la Gallia fu occupata da varie popolazioni germaniche: gli Alemanni a nord, i Burgundi nel sud-est (da cui deriva il nome della regione della Borgogna) e soprattutto i Franchi che presero il sopravvento sulle altre popolazioni del Paese ed espansero ulteriormente i loro domini.

Gran parte delle regioni che costituiscono l'attuale Francia vennero unite sotto Clodoveo (dinastia merovingia), nel 507. A partire dalla metà del VIII secolo Pipino il Breve, divenne il primo re dei Franchi non merovingio. Il regno si estende considerevolmente, e venne eretto a Impero durante il regno di suo figlio Carlo Magno. Dopo la morte del figlio di Carlo Magno, Ludovico il Pio, l'autorità centrale crollò rapidamente. Con il giuramento di Strasburgo dell'842 e la spartizione di Verdun dell'843 l'impero verrà diviso in tre parti: la Francia orientalis (a est), la Francia occidentalis (a ovest), e fra le due l'effimero regno di Lotario I. La parte orientale corrispondeva a ciò che più tardi sarebbe divenuto il Sacro Romano Impero e la parte occidentale alla Francia. Il giuramento di Strasburgo è stato spesso presentato come l'atto fondatore della Francia (e Germania).
La Francia Capetingia [modifica]

I discendenti di Carlo Magno - i Carolingi - mantennero una simbolica influenza sui territori che grosso modo corrispondono alla Francia fino al 987, quando Ugo Capeto, iniziatore della dinastia dei Capetingi, duca di Francia e conte di Parigi, venne incoronato re. I suoi discendenti governarono fino al 1792, quando, con la rivoluzione Francese, il Paese si diede una forma di governo repubblicana, deponendo Luigi XVI.

I primi re della dinastia estesero progressivamente il dominio reale, rafforzare il regno franco malgrado l'opposizione dei Plantageneti, che si materializzò con la guerra dei cent'anni. Ma fu solo verso la fine del XII secolo, con Filippo Augusto, che l'autorità dei re franchi riuscì ad estendersi, per la terza volta in un millennio, dai Pirenei al canale della Manica. E fu in questo momento che si iniziò ad utilizzare il termine regno di Francia, che acquisisce un peso paragonabile a quella d'Inghilterra o del Sacro Romano Impero. Gli ultimi secoli del Medioevo, segnato dalla crisi della guerra dei cent'anni e dalla peste nera, in ultima analisi, rafforzarono l'autorità reale, che diventò innegabile nel XV secolo, con Luigi XI.
Rinascita e assolutismo [modifica]
Ritratto di Luigi XIV, di Hyacinthe Rigaud (1701).

Nel tardo Medioevo i re cattolici di Spagna e possedimenti degli Asburgo si unirono dando vita all'impero di Carlo V. Francesco I e suo figlio Enrico II lottarono contro questo nuovo potere alternando successi a battute d'arresto. Ma sarà solo con Enrico IV e Luigi XIII e il suo ministro Richelieu, che la preponderanza spagnola verrà messa in discussione a vantaggio della Francia.

Sul fronte del dominio coloniale, nonostante le iniziali espansioni portate in America con la spedizione di Jacques Cartier sotto Francesco I, e gli insediamenti nel mar dei Caraibi, Louisiana, e Senegal sotto Luigi XIV, la mancanza di determinazione di Luigi XV farà pendere l'ago della bilancia in favore dell'Inghilterra in India e in Canada. Un altro esponente dell'assolutismo francese fu Luigi XIV, ovvero il "Re Sole".
La Rivoluzione e l'Impero [modifica]

Le difficoltà finanziarie, il rifiuto alle riforme e l'impazienza del popolo portarono alla rivoluzione francese, dal 1789 al 1799. Questo episodio, pietra miliare nella costruzione della storia nazionale francese, vide sorgere la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino del 1789 e la promozione degli ideali di libertà, di uguaglianza e fraternità.

La Rivoluzione si svolse in più fasi, iniziando con una prova di Monarchia costituzionale, con la riunione dell'Assemblea generale, la presa della Bastiglia il 14 luglio 1789, sconvolgimenti politici e sociali, e la caduta della monarchia il 10 agosto 1792.
Napoleone Bonaparte.

Nel 1799, Napoleone Bonaparte prese il potere, prima come Primo Console, poi come imperatore (1804). Le sue armate combatterono e vinsero nei grandi teatri di guerra europei, assoggettando ampi territori e interi Stati e fondando nuovi regni, alcuni dei quali governati dai familiari di Napoleone. A seguito della sua sconfitta nel 1815, la monarchia venne restaurata in Francia, per essere successivamente abolita legislativamente e sostituita dalla Seconda Repubblica francese.
XIX secolo [modifica]

Il 2 dicembre 1851 il Presidente della Repubblica, Luigi Napoleone Bonaparte, nipote di Napoleone, organizzò un colpo di stato. Il 4 gennaio 1852 venne proclamato imperatore con il nome di Napoleone III. Moriva la Seconda Repubblica francese, e nasceva il Secondo Impero.

Inizialmente il paese visse un'importante fase di industrializzazione, guidato da una politica liberale in campo economico, basata su una forte struttura capitalistica (banche, imprese ferroviarie e marittime, tessili e industrie pesanti, grandi magazzini, ecc,). Napoleone III si assicurò la fiducia nel Regno Unito (Guerra di Crimea), aumentò l'influenza della Francia in Medio Oriente, e le sue azioni in Italia contro l'Austria permisero l'annessione delle regioni piemontesi della Savoia e di Nizza. Ma gravi battute d'arresto offuscarono notevolmente l'immagine del regime e lotta contro la Prussia di fatto ne precipitò la caduta. Nel 1870 dopo la sconfitta di Sedan, e la perdita di Alsazia e Lorena aumentarono il risentimento nazionale. Altro fatto significativo riguardava il fronte demografico, la Francia non era più il paese più popoloso d'Europa, come prima della Rivoluzione francese, ma si vedeva oramai sopravanzato dalla popolazione tedesca.
La Terza Repubblica e la Liberazione del 1945 [modifica]
Charles de Gaulle.

La guerra franco-prussiana del 1870 portò alla caduta del Secondo Impero e al ritorno della Repubblica. Sotto la Terza Repubblica la Francia estende il proprio impero coloniale, la cui conquista era iniziato sotto la monarchia del XIX secolo (Africa Occidentale Francese, Marocco, Tunisia, Madagascar, Indocina).

Uscita vittoriosa, ma a un notevole prezzo in termini demografici ed economici, dalla prima guerra mondiale, la Francia visse un periodo di crisi economica e politica negli anni trenta.

La Francia dichiarò guerra alla Germania assieme alla Gran Bretagna dopo l'aggressione tedesca alla Polonia il 3 settembre 1939. Tuttavia l'invasione tedesca della Francia settentrionale nel maggio 1940 portarono alla firma dell'armistizio con la Germania (22 giugno) e con l'Italia (25 giugno). La Francia del nord veniva posta sotto l'occupazione militare tedesca, mentre il Sud rimaneva libero sotto la competenza di uno Stato francese di legittima formazione. L'Italia, che nella battaglia di Francia aveva dimostrato la propria impreparazione militare riuscendo ad avanzare solamente fino a Mentone a prezzo di moltissime vite umane, ricevette l'amministrazione di alcuni territori al confine con le Alpi. Il Parlamento affidò i pieni poteri al maresciallo Philippe Pétain, che si pose alla guida della collaborazionista Francia di Vichy. Il nuovo regime di stampo fascista, pur formalmente neutrale, si ritrovò in alcune occasioni a battersi a fianco dei tedeschi e contro gli ex alleati, soprattutto dopo l'attacco britannico alla flotta francese stanziata a Mers el Kebir, che fu distrutta per impedire che cadesse nelle mani tedesche. Ma il generale Charles de Gaulle, fuggito a Londra dopo la disfatta, creò il movimento "France Libre" che s'impegnò al proseguimento della guerra combattendo al fianco degli inglesi con ogni mezzo possibile. Le colonie dell'Africa Equatoriale Francese furono la base di questo movimento di riscossa francese, che portò De Gaulle entro il 1942 a ripristinare il controllo sull'intero impero coloniale africano, grazie all'aiuto americano e alla resistenza fittizia opposta dalla Francia di Vichy, ostile al proprio aguzzino tedesco. Grazie a questa riscossa, la Francia poté comunque partecipare con proprie truppe sia all'invasione dell'Italia, sia allo sbarco in Normandia a fianco degli angloamericani. Parigi fu liberata da un esercito francese dopo che i partigiani avevano messo in fuga i tedeschi e Charles de Gaulle fu accolto come un liberatore. L'offensiva antitedesca continuò poi per tutto il 1945, permettendo alle forze francesi di invadere la Germania e stanziare un esercito di occupazione oltre il Reno.
Quarta e Quinta Repubblica [modifica]

Alla fine della seconda guerra mondiale la Francia fu inclusa a pieno titolo tra le potenze vincitrici, in virtù del costante sforzo diplomatico e militare antitedesco sostenuto, soprattutto dopo il 1942, sia nelle colonie che in patria dalla resistenza e dalle forze francesi libere. Nella Conferenza di Potsdam furono infatti riconosciuti a Parigi una zona d'occupazione in Germania e un settore di Berlino (ambedue ritagliati dalla zona britannica). La Quarta Repubblica fu promulgata il 27 ottobre 1946, ma dovette affrontare gravi difficoltà nell'impero coloniale, prima in Indocina e poi in Algeria, oltre alla decolonizzazione attraverso negoziati. Nonostante l'instabilità politica il Paese partecipò attivamente alla creazione della Comunità europea del carbone e dell'acciaio nel 1950, e alla firma del Trattato di Roma del 1957 come membro fondatore del mercato comune. Inoltre, la politica di sviluppo del nucleare, sia civile che militare, contribuì ad una politica indipendente negli anni sessanta.

La Costituzione della Quinta Repubblica, venne adottata il 4 ottobre 1958 rendendo la Repubblica più resistente alle instabilità. Dal 1973 l'economia francese ha conosciuto un susseguirsi di crisi economiche e dei periodi di crescita lenta, con frequente alternanza al potere. Dagli anni cinquanta, la riconciliazione e la cooperazione con la Germania hanno consentito alla Francia di svolgere un ruolo di forza trainante nel processo di integrazione europea, in particolare con la Comunità economica europea. È diventata uno dei principali paesi dell'Unione europea, a favore di un'Europa politica forte, anche se ha respinto la Costituzione europea con il 55% dei voti il 29 maggio 2005.
Geografia [modifica]
Topografia della Francia.
Zona Economica Esclusiva della Francia.
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Con i suoi 551.602 km² e i 64 milioni di abitanti (compresi i territori d'oltremare), la Francia è il secondo Stato più vasto e il terzo più popolato d'Europa (comprendendo i suoi territori d'oltremare). È inoltre il 47º Stato per superficie terrestre e il 2º per superficie della zona economica esclusiva[11].
Confini [modifica]

Il suo territorio europeo[12] è bagnato dall'oceano Atlantico a ovest, dal Canale della Manica (che la separa dal Regno Unito) e dal Mare del Nord a nord, confina con Belgio, Lussemburgo, Germania, Svizzera e Italia a est e con Mar Mediterraneo, Andorra, Principato di Monaco e Spagna a sud.

Il territorio europeo della Francia si trova nella parte occidentale del continente. La Francia possiede territori sotto diversi statuti amministrative al di fuori dell'Europa: in America settentrionale, Caraibi, America meridionale, oceano Indiano, oceano Pacifico e Antartide. Condivide in Europa 2.970 km di frontiere terrestri con otto paesi: Spagna (650 km), Belgio (620 km), Svizzera (572 km), Italia (515 km), Germania (450 km), Lussemburgo (73 km), Andorra (57 km), Monaco (4,5 km). In Guyana, i confini corrono per 700 km con il Brasile e 520 km con il Suriname. Esiste un confine lungo 10,2 km sull'isola di Saint-Martin nelle Antille tra la parte sovranità francese e quella di sovranità dei Paesi Bassi. Infine, la Terra Adelia (TAAF - Terre Australi e Antartiche Francesi) rivendicata dalla Francia, è racchiusa in una parte dell'Antartide rivendicato dall'Australia. Nella parte europea la Francia ha quattro sbocchi su quattro diversi mari: mare del Nord, Canale della Manica, oceano Atlantico e mar Mediterraneo. La lunghezza totale della sua costa raggiunge i 3.427 km (escluse le coste della Corsica, che misurano da sole circa 1.000 km).

Con una superficie europea di 543.965 km² (675.417 km² con i territori d'oltre mare)[13], la Francia si estende per oltre 1.000 km da nord a sud e altrettanti da est a ovest (maggiore distanza nord-sud : Bray-Dunes - Cerbère). La maggior parte del territorio è costituito dalla Regione Gallica;la Francia si estende peraltro anche su regioni geografiche limitrofe;in particolare lo Stato Francese occupa quella porzione della Regione Italica che si estende da Antibo a Mentone e che storicamente coincide pressappoco con l'antica Contea di Nizza,politicamente annessa nel 1860 e,per quanto riguarda Briga e Tenda, nel 1947.È il terzo paese più grande d'Europa, dopo Russia e Ucraina (2º se si contano i territori al di fuori dell'Europa) e il più grande nell'Unione europea. Inoltre, la Francia possiede la seconda più grande Zona Economica Esclusiva (ZEE), che ricopre 11.035.000 di chilometri quadrati, circa l'8% della superficie totale di tutte le zone economiche esclusive del mondo, dietro agli Stati Uniti d'America (11.351.000 km²) e prima dell'Australia (8.232.000 km²).[14]

Ad eccezione della sua frontiera nord-est, in Europa il paese è prevalentemente delimitato da confini naturali, quali il mare, il Reno, Alpi e Pirenei.
Morfologia e idrografia [modifica]
Campi di lavanda vicino al Mont Ventoux in Provenza.

La Francia metropolitana possiede una grande varietà di paesaggi, che spaziano dalle grandi pianure costiere del nord e dell'ovest, alle catene montuose che caratterizzano il sud-est (Alpi) e il sud-ovest (Pirenei). Le Alpi francesi si elevano fino a toccare il punto più elevato dell'Europa occidentale in comproprietà con l'Italia, il Monte Bianco, che culmina a 4.810 metri sul livello del mare. Ci sono anche altre regioni montane di più antica formazione, come le montagne della Corsica, il Massiccio Centrale, il Giura, i Vosgi, il Massiccio armoricano e le Ardenne che sono una regione molto rocciosa e boscosa. La Francia possiede anche un ampio sistema fluviale che è composto principalmente da fiumi quali la Loira, il Rodano (le cui fonti sono in Svizzera), la Garonna (le cui fonti sono in Spagna), la Senna, parte del Reno, della Mosa, della Mosella, della Somme, della Vilaine, che costituiscono propri bacini fluviali.
Demografia [modifica]
Exquisite-kfind.png     Per approfondire, vedi la voce Demografia della Francia.
Densità della popolazione (per dipartimento).
Evoluzione demografica (1961-2003 Cifre della FAO). Popolazione in milioni di abitanti.

I dati al 1º gennaio 2010 rivelano che la Repubblica francese possedeva 65.447.374 di abitanti, di cui 62.793.432 milioni residenti nella Francia metropolitana[2] (circa l'1% della popolazione mondiale). Un censimento generale nazionale è stato organizzato a intervalli regolari dal 1801, ma dal gennaio 2004, il censimento è permanente[15].

La crescita della popolazione francese si presentava come una delle più forti dell'Europa, combinando una tasso di natalità superiore alla media europea (830.900 nascite a fronte di 531.200 morti), e un saldo migratorio positivo (circa 100.000 individui l'anno): la popolazione francese era quindi cresciuta dello 0,61% su base annua. Per quanto riguarda il tasso di fecondità, era pari a 2,14 bambini per donna fertile, mentre il tasso medio in Europa era nello stesso periodo di 1,52 figli per donna. La Francia si presenta come il paese più prolifico nel continente assieme all'Irlanda[16].

La piramide delle età all'inizio del XXI secolo presenta una struttura caratterizzata da una quota di popolazione anziana in espansione, dovuto sia l'aumento della speranza di vita (Francia gode di una delle speranze di vita più elevate del mondo[17]) e all'arrivo alla terza età della generazione del baby boom.

Nel 2010 l'Istituto nazionale di statistica e degli studi economici (INSEE) stima che ci siano 6,7 milioni di immigrati (stranieri nati al di fuori del territorio), che rappresentano l'11% della popolazione. Questo la pone al sesto posto nel mondo, dopo gli Stati Uniti (42,8 milioni), la Russia (12,3), l'Arabia Saudita (7,3), il Canada (7,2), la Germania (7,1) precedendo il Regno Unito (6,5) e la Spagna (6,4). I figli d'immigrati, discendenti diretti di uno o due immigrati, rappresentano nel 2008 6,5 milioni di persone, cioè un altro 11 % della popolazione. Tre milioni di loro avevano entrambi i genitori immigrati[18]. La percentuale di stranieri in Francia è paragonabile ad altri paesi dell'Europa occidentale, come Regno Unito (11,4%), Germania (8,7%), Spagna (12,2%), ed inferiore a Paesi Bassi (20,6%), e Svizzera (20,7%). Gli immigrati sono principalmente originari dell'Unione europea (34 %), del Maghreb (30 %), dell'Asia (14 %, di cui un terzo della Turchia) e dell'Africa subsahariana (11 %)[19].

L'immigrazione in Francia ha inizio nel XIX secolo (380.000 stranieri residenti nel 1851)[20]. La maggior parte degli immigrati provengono dall'Europa (Belgio, Germania, Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Armenia, ma anche Polonia, Romania e dagli Stati nati dallo scioglimento dell'ex-Jugoslavia), dai paesi del Maghreb e dell'Africa nera, sue ex colonie, della Cina (1.000.000 cinesi in Francia nel 2007[21]), della Turchia (500.000 nel 2007[22]) e dell'ex Indocina francese, soprattutto del Vietnam (250.000 nel 2008[23]). Gli Zingari che vivono in Francia sono più di 500.000[24] ma secondo il rapporto di Dominique Steinberger del 2000 in Francia vivrebbero almeno un milione di zingari[25] (moltissimi sono francesi da varie generazioni). I rom di origini rumene e bulgare presenti in Francia sono circa 15 000[26] (rom irregolari).

Secondo uno studio condotto nel 1999, quasi 14 milioni di persone avevano almeno un genitore o un nonno nato all'estero (23 % della popolazione francese).[27]

Secondo uno studio pubblicato dalla rivista La France africaine[28] (2000), il 13% della popolazione francese è di origine nordafricana e africana (8/9 milioni di persone ; meno di 4 milioni nel 1975).
Città [modifica]

Dati espressi in milioni di abitanti, rappresentanti la popolazione delle città elencate.
Communauté urbaine     Area Metropolitana     Città Metropolitana     Comune
Parigi

9.794.000
Marsiglia

1.349.772
Lione

1.348.832
Lilla

1.000.900
Nizza

888.784
Tolosa

761.090
Bordeaux

753.931
Nantes

544.932
Tolone

519.640
Montpellier

516.360
Lens

461.662
Strasburgo

292.781
Le maggiori città francesi.

Le altre principali città della Francia sono:

    Aix-en-Provence, Ajaccio, Albi, Amiens, Angers, Angouleme, Arras, Bastia, Belfort, Besançon, Brest, Brive-la-Gaillarde, Caen, Calais, Cannes, Carcassonne, Charleville-Mézières, Cherbourg, Clermont-Ferrand, Colmar, Digione, Dunkerque, Evreux, Grenoble, La Rochelle, Le Havre, Le Mans, Limoges, Metz, Mulhouse, Nîmes, Orléans, Perpignan, Poitiers, Quimper, Reims, Rennes, Roubaix, Rouen, Saint-Étienne, Saint-Nazaire, Tarbes, Tourcoing, Tours e Valence.

Lingue [modifica]
Exquisite-kfind.png     Per approfondire, vedi la voce lingue della Francia.

La lingua ufficiale è il francese. Esistono diverse lingue locali (basco, bretone, catalano, corso, olandese (fiammingo), alsaziano, occitano e francoprovenzale), ma il governo francese e il sistema scolastico ne hanno scoraggiato l'uso fino a poco tempo fa. Le lingue regionali vengono ora insegnate in alcune scuole, anche se il francese rimane l'unica lingua ufficiale in uso dal governo, locale o nazionale.

Con legge costituzionale del 1992 adottata per consentire il Trattato di Maastricht, è stata aggiunta infatti la previsione secondo cui «La lingua della Repubblica è il francese», nel timore che il processo di integrazione europea potesse favorire l'espansione di altre lingue a danno del francese. La tutela delle minoranze linguistiche è quindi sempre stata malvolentieri accettata, se non proprio rifiutata, in quanto lesiva del principio di eguaglianza e di indivisibilità del popolo francese. In applicazione della legge costituzionale, venne approvata nell'agosto del 1994 la legge Toubon, dichiarata poi parzialmente incostituzionale dalla Corte Costituzionale, in quanto in contrasto con il principio della libera comunicazione del pensiero e delle idee proclamato dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. A oggi il legislatore può regolare unicamente il vocabolario impiegato dalle persone giuridiche di diritto pubblico e dalle le persone di diritto privato nel compimento di una missione di servizio pubblico. L'influenza rimane comunque notevole, dato il ruolo svolto dal servizio pubblico nella vita economica e quotidiana dei privati e delle imprese (servizio radiotelevisivo, amministrazione pubblica, ecc.).
Una tendenza al superamento di questa visione accentratrice, la si ha a partire dal 1998, quanto si concede alla Nuova Caledonia di avere maggiori competenze e assemblee provinciali decentralizzate. Minor fortuna ha avuto il tentativo di introdurre all'articolo 2 il comma "La Repubblica riconosce e valorizza le lingue e le culture regionali". Tale modifica, resa necessaria dalla ratifica da parte della Francia della Carta Europea delle lingue regionali, venne osteggiata dallo stesso Presidente Jacques Chirac, il quale nel 1999 disse che non l'avrebbe sostenuta in quanto lesiva dei principi fondamentali della Repubblica. La Carta è stata così ratificata solo in via amministrativa.
Religioni [modifica]
La Cattedrale di Notre-Dame a Parigi.
Exquisite-kfind.png     Per approfondire, vedi le voci Chiesa cattolica francese e Chiesa Riformata di Francia.

A seguito della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino del 1789, la Francia garantisce la libertà di religione come diritto costituzionale. Una legge del 1905 istituisce la separazione tra Chiesa e stato e proibisce al governo di riconoscere, stipendiare o sussidiare qualsiasi religione. Nella situazione precedente, stabilita nel 1801-1808 dal Concordat, lo stato appoggiava la Chiesa cattolica, la Chiesa luterana, la Chiesa calvinista e la Religione ebraica e forniva l'insegnamento scolastico delle suddette (per ragioni storiche, questa situazione vige ancora nell'Alsazia-Mosella).

Il governo francese non mantiene statistiche sulla religione. Un sondaggio CSA del 2006-2007 individua le appartenenze religiose in Francia come: Cattolici Romani 51%, Protestanti 3%, Ebrei 1%, Musulmani 4%, atei 31%.[29][30]

Ancora in un sondaggio telefonico del 2003[31] sulla base di 1000 persone è emerso che il 41% dichiara che l'esistenza di Dio è "esclusa" o "improbabile". Il 33% dichiara che il termine ateo li descrive abbastanza o molto bene, mentre il 51% si dichiara cristiano. Quando interrogati sulla loro religione, il 62% ha risposto cattolico romano, il 6% musulmano, il 2% protestante, l'1% ebraico, il 2% appartenente ad altre religioni (eccetto per ortodossi o buddisti, che avevano percentuali trascurabili), il 26% di nessuna religione e l'1% si è rifiutato di rispondere. La discrepanza tra il numero di atei (41%) e il numero di «nessuna religione» (26%) può essere attribuito a persone che si sentono culturalmente vicine a una religione, seguono i suoi valori morali e le sue tradizione, ma difficilmente credono in Dio. In Francia esiste una forte distinzione tra religione e vita civile.

La comunità ebraica è la prima per consistenza dell'Europa occidentale (600.000[32]).

La comunità musulmana è la più numerosa d'Europa. Circa 5-6 milioni di musulmani vivono in Francia[33] (7 milioni secondo il demografo francese Jean-Paul Gourévitch[34]; 8 milioni secondo il Fronte Nazionale[35]). In Francia ci sono 2.125 luoghi di culto islamici (2008)[36] su un totale di oltre 9 000 luoghi di culto islamici in tutta Europa[37].
Ordinamento dello Stato [modifica]
Organizzazione politica [modifica]
Exquisite-kfind.png     Per approfondire, vedi le voci Sistema politico della Francia e Politica francese.
Il Senato a palazzo del Luxembourg.
Il logo della Repubblica francese.
L'Assemblée nationale a palazzo Borbone.

La Francia è una Repubblica costituzionale, "indivisibile, laica, democratica e sociale" (articolo I della Costituzione del 1958) a regime parlamentare semi-presidenziale (con forti poteri in mano al Presidente della Repubblica). La riforma costituzionale del 28 marzo 2003 (Atto II del decentramento), ai sensi dello stesso articolo, ha aggiunto che l'organizzazione della Repubblica fosse decentrata.

Prima del 1962 il presidente della Repubblica francese era eletto a suffragio universale indiretto da un collegio elettorale ampliato, al fine di evitare il predominio del potere legislativo sul potere esecutivo che si era prodotto nell'ambito della quarta Repubblica e che aveva causato il blocco istituzionale. Nel novembre 1962, il presidente indisse un referendum per poter essere eletto a suffragio universale diretto, in base all'articolo 11 della Costituzione (e non all'articolo 89). L'articolo 11 consente di sottoporre a referendum leggi in materia di governo, organizzazione delle istituzione e trattati internazionali, mentre l'articolo 89 consente di presentare una revisione costituzionale da parte del popolo, ma dopo l'approvazione del Parlamento riunione in Congresso.

Nella Costituzione della Quinta Repubblica, il potere esecutivo è rafforzato a scapito del potere legislativo. Il Presidente ha acquisito competenze proprie come ad esempio il diritto di sciogliere l'Assemblée nationale (articolo 12 della Costituzione), il diritto di indire un referendum (articolo 11 della Costituzione), il potere di nominare il Primo ministro (articolo 8 della Costituzione), in quanto, a differenza del sistema presidenziale (si pensi agli Stati Uniti d'America), egli non è anche capo dell'esecutivo. Per quanto riguarda il governo, ne determina e ne dirige la politica. Stabilisce anche i 3/4 degli ordini del giorno dell'Assemblée nationale. Il presidente è eletto per cinque anni a suffragio universale diretto (prima era 7 anni).

L'ordinamento politico della quinta Repubblica prevede una Camera dei deputati (Assemblée nationale) di 577 membri, eletti per 5 anni a suffragio universale diretto, e un Senato (Sénat) composto di 331 senatori (che saranno 346 nel 2010 e rinnovati da questa data per la metà ogni tre anni), eletti per 6 anni a suffragio universale indiretto. Il potere legislativo del Senato è limitato; l'Assemblée nationale ha l'ultima parola in caso di disaccordo tra le due camere.

I cittadini francesi all'estero vedono i loro interessi difesi in Parlamento da parte dell'Assemblea dei francesi dell'estero (Assemblée des Français de l'Étranger).
Exquisite-kfind.png     Per approfondire, vedi le voci Elenco di monarchi francesi, Capi di stato francesi e Primi ministri della Francia.
[espandi]
v · d · m
Flag of France.svg Elezioni in Francia
Elezioni Legislative     1958 • 1962 • 1967 • 1968 • 1973 • 1978 • 1981 • 1986 • 1988 • 1993 • 1997 • 2002 • 2007 • 2012
Elezioni Presidenziali     1958 • 1965 • 1969 • 1974 • 1981 • 1988 • 1995 • 2002 • 2007 • 2012
Elezioni Europee     1979 • 1984 • 1989 • 1994 • 1999 • 2004 • 2009
Elezioni Regionali     1965 • 1974 • 1980 • 1986 • 1992 • 1998 • 2004 • 2010


Suddivisione amministrativa [modifica]
Exquisite-kfind.png     Per approfondire, vedi le voci divisioni amministrative della Francia, Francia metropolitana e Francia d'oltremare.
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Questa voce è parte della serie su: Divisioni amministrative della Francia
Voce principale
Regioni

(incl. Regioni d'oltremare)
Dipartimenti

(incl. Dipartimenti d'oltremare)
Arrondissements
Cantoni
Intercomunalità

Comunità urbane
Comunità di agglomerazione
Comunità di comuni
Syndicat d'agglomération nouvelle
Comuni

Comuni associati
Arrondissements municipali
Altre nella Francia d'oltremare

Collettività d'oltremare
Collettività sui generis
Paese d'oltremare
Territori d'oltremare
Proprietà demaniale dello Stato

Départements et régions de France - Noname.svg
Alvernia
Limosino
Borgogna
Centro
ÃŽle-de-France
Alta
Normandia
Bassa
Normandia
Bretagna
Paesi
della Loira
Poitou-
Charentes
Aquitania
Midi-Pirenei
Linguadoca-
Rossiglione
Provenza-Alpi-
Costa Azzurra
Rodano-Alpi
Piccardia
Champagne-
Ardenne
Lorena
Alsazia
Franca
Contea
Nord-
Passo di Calais
Corsica

Le principali divisioni amministrative francesi sono le regioni, che sono 27 (di cui 22 nella Francia metropolitana), i dipartimenti (101 di cui 5 d'oltremare) e gli arrondissements (circondari, cioè suddivisioni amministrative dei dipartimenti).

Questi circondari (arrondissements) sono divisi in cantoni (per i collegi elettorali) e in comuni (per un totale di 36.783) per l'amministrazione locale territoriale. I cantoni corrispondono per la maggior parte a comuni completi, tuttavia, alcuni importanti comuni sono suddivisi in più cantoni, che possono anche comprendere altri comuni limitrofi meno popolati.

Infine, alcune importanti comuni (Parigi, Lione, Marsiglia) sono a loro volta suddivisi in circoscrizioni di comuni per l'amministrazione locale con sindaci locali con a disposizione una certa autonomia finanziaria e amministrativa all'interno dello stesso Consiglio comunale.

Il dipartimento di Parigi comprende un solo comune. Le 5 regioni d'oltremare (Guadalupa, Martinica, Guyana, Riunione, Mayotte) dispongono ciascuno ad un singolo dipartimento. La regione della Corsica (che comprende due dipartimenti) ha uno speciale status di collettività territoriali leggermente diverso rispetto alle altre regioni metropolitane. Queste regioni sono tuttavia parte integrante dell'Unione europea.

In seguito alle leggi Defferre del 1982-1983 e Jean-Pierre Raffarin del 2003-2004, la Francia è uno Stato decentralizzato. La riforma costituzionale del febbraio 2003 ha affermato che l'organizzazione della Repubblica è decentralizzata. Il decentramento, che è stato in prima accompagnato dalla devoluzione, sostiene ora pienamente l'emergere di un vero potere locale il cui equilibrio è ancora dibattuto.

A parte le amministrazioni locali con piena realizzazioni, quali sono i comuni, i dipartimenti e le regioni, esiste anche un'organizzazione intercomunale che è portata a esercitare sempre maggiori competenze (quali lo sviluppo economico, l'uso del territorio, la politica degli alloggi, il trasporto pubblico, l'igiene). Infatti i comuni sono invitati a unirsi sotto il regime dell'intermunicipalità che dispone oramai di un'autonomia finanziaria e fiscale propria, oltre che ad un riconoscimento giuridico (établissement public de coopération intercommunale o EPCI). Nel 2006, 2.573 comunità (comunità di comuni, le comunità di agglomerazioni e comunità urbane) hanno ricomposto il territorio nazionale, rappresentano il 90% di comuni e l'85% della popolazione francese. Certe intermunicipalità includono comuni di differenti dipartimenti o regioni, allo scopo anche di agevolare la gestione delle attrezzature comuni, o per politiche in materia di trasporti.

La Francia è "una e indivisibile", ma questo formula crea qualche tensione in alcuni "paesi" o "regioni", la cui specificità, tra cui la lingua, non è sufficientemente riconosciuta da alcuni movimenti regionalisti (Alsazia, Bretagna, Catalogna del Nord, Corsica, Fiandre, Paesi Baschi, Occitania, ecc).
Territori d'oltremare [modifica]
Exquisite-kfind.png     Per approfondire, vedi le voci Impero coloniale francese, Unione francese e Comunità francese.
Francia d'oltremare e metropolitana (in blu).

Nel corso del XIX secolo la Francia dispose di un vasto impero coloniale. Il processo di decolonizzazione iniziato verso la metà del XX secolo ha portato all'autodeterminazione della maggior parte delle sue ex-colonie. Una parte scelse, tramite referendum, di rimanere all'interno della nazione francese, con statuti molto diversi. L'insieme di questi territori, generalmente definito come Francia d'oltremare, è composto da cinque dipartimenti d'oltremare, da collettività d'oltremare con status che offrono un'ampia autonomia, dalla Nuova Caledonia a statuto speciale, e da diversi territori disabitati, come le Terre australi e antartiche francesi.

I dipartimenti e le regioni d'oltremare hanno status identico a quello dei dipartimenti della Francia metropolitana e sono anche regioni ultraperiferiche dell'Unione europea. Essi sono Guadalupa, Martinica, Guyana francese, Riunione e Mayotte.

Le collettività d'oltremare sono dei territori con status molto diversi di autonomia. Attualmente godono di questo regime Polinesia francese, Saint Pierre e Miquelon, Wallis e Futuna, Saint Martin e Saint Barthelemy. La comunità di Saint Pierre e Miquelon ha un'amministrazione locale che unisce le funzioni conferite di solito alle regioni e ai dipartimenti metropolitani. Questa collettività, anche se posta fuori dall'Unione europea utilizza l'euro come moneta. La collettività di Wallis e Futuna è costituita da tre monarchie tradizionali, i cui re governano con consigli eletti e condividendo il potere con il rappresentante dello Stato francese. Il sistema giudiziario in materia penale e civile è costituito dall'unico tribunale di primo grado che è competente per l'intero territorio. Questo territorio non è amministrativamente diviso in comuni, ma in circoscrizioni, il soggetto a capo della circoscrizione ha poteri equivalenti a quelle di un sindaco. La Polinesia francese ha un alto grado di autonomia, che comporta un governo territoriale e un'assemblea in grado di gestire il bilancio del territorio, l'imposizione fiscale, e la legislazione sull'arcipelago. L'amministrazione di alcune funzioni (quali difesa, polizia, giustizia, e tesoro pubblico) è affidata allo Stato francese, rappresentato sul territorio da un Alto Commissario della Repubblica.

Nell'ambito dei territori d'oltremare francesi, la Nuova Caledonia ha uno status particolare. Anche se ancora organizzata su una divisione in amministrazioni comunali, la Nuova Caledonia non è divisa in dipartimenti, ma in province e villaggi (in base ad una tradizione locale) con funzioni normalmente assegnate, sul continente e nelle regioni d'oltremare, ai dipartimenti e ai comuni, in particolare nei settori della giustizia, dell'istruzione e della cittadinanza. Inoltre, la funzione della regione è trasferita ad un governo locale. In futuro è previsto un referendum per determinare se il territorio rimarrà entro la Repubblica francese con ampia autonomia, o diverrà indipendente, con una possibile associazione. Utilizza il Franco francese del Pacifico, adottato insieme alla Polinesia francese e a Wallis e Futuna.

Altri territori d'oltremare francese, poco o per nulla abitati, sono gestiti da un amministratore nominato dallo Stato e costituiscono le Terre australi e antartiche francesi (TAAF, Oceano Indiano meridionale); le isole Éparses (nell'Oceano Indiano, sparse tra il Madagascar, Mayotte, e Mauritius) sono governate dall'amministrazione della Riunione; infine Clipperton (nell'Oceano Pacifico orientale, al largo del Messico) è amministrata dal governo Polinesia francese. Queste terre non possiedono un'amministrazione locale propria.
Geopolitica [modifica]
Relazioni internazionali [modifica]

La Francia è un membro delle Nazioni Unite e siede come uno dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'ONU con diritto di veto. È anche membro dell'Organizzazione mondiale del commercio (WTO), del Segretariato della Comunità del Pacifico (SPC) e della Commissione dell'Oceano Indiano (COI). È un membro associato della Associazione degli Stati Caraibici (ACS) e membro di spicco della Organizzazione internazionale francofona (OIF) che raggruppa cinquantuno paesi francofoni in tutto il mondo. La Francia ospita la sede di importanti organizzazioni internazionali quali OCSE, UNESCO, Interpol, Alliance Base e l'Ufficio internazionale dei pesi e delle misure.

La politica estera francese è stata in gran parte influenzata dall'adesione all'Unione europea, di cui è membro fondatore. A partire dagli anni '90, la Francia ha sviluppato stretti legami con la Germania riunificata al fine di creare un influente blocco trainante dell'Unione europea. Nei primi anni '90, il paese ha attirato forti critiche dalle altre nazioni per i suoi test nucleare sotterraneo nella Polinesia francese. La Francia si oppose vigorosamente all'invasione dell'Iraq nel 2003, stringendo relazioni bilaterali con Stati Uniti e Regno Unito. La Francia mantiene una forte influenza politica ed economica verso le ex colonie africane. In particolare ha fornito aiuti economici e sostegno militare alle missioni di pace in Costa d'Avorio e Ciad.
Forze armate [modifica]
La portaerei nucleare Charles de Gaulle (R 91).

La Francia fa parte dei cinque paesi che sono legalmente riconosciuti come "Stati dotati dell'arma nucleare" per il trattato di non proliferazione nucleare. L'Armée française, insieme a quello del Regno Unito, è uno dei più attrezzati finanziariamente in Europa. In effetti assieme rappresentano oltre il 40% delle spese militari dell'Unione europea. La Francia dedica il 2,5% del suo PIL alle spese militari (con un bilancio di 38 miliardi di euro nel 2006), dove i suoi omologhi in Europa (escluse Regno Unito e Grecia) spendono mediamente l'1,5% del PIL.

Le forze militari sono divise in:

    * Armée de terre (esercito)
    * Marine nationale (marina)
    * Armée de l'air (aviazione)
    * Gendarmerie nationale (Gendarmeria nazionale).

Dal 1996 le forze armate sono diventate professionali. Con una capacità di oltre 350.000 uomini, è distribuito in tutto il mondo, compreso Kosovo, Costa d'Avorio, nei territori d'oltremare, ma anche in Medio Oriente.
Economia [modifica]
Exquisite-kfind.png     Per approfondire, vedi la voce economia della Francia.

Come si è già avuto modo di segnalare, l'economia francese è una delle più forti del mondo e seconda in Europa dopo quella tedesca. Pur essendo di tipo capitalista è caratterizzata da un significativo intervento dello Stato, soprattutto a partire dalla fine della seconda guerra mondiale. Tuttavia, dalla metà degli anni ottanta, riforme successive hanno portato a un progressiva privatizzazione di diverse imprese pubbliche. Grazie all'utilizzo di tecniche altamente sofisticate, la Francia è al primo posto in Europa, e tra i primi nel mondo, per la quantità e la qualità dei suoi prodotti nel campo dell'agricoltura ed allevamento. L'industria si articola in un fitto tessuto di piccole e medie imprese legate al territorio ma anche nei grandi colossi legati principalmente ai settori automobilistico, cosmetico, farmaceutico, gastronomico e della moda. Il settore terziario impiega la maggior parte della forza lavoro e prospera grazie alla quantità e qualità dei servizi offerti dallo Stato e al turismo (la Francia occupa il quarto posto mondiale per introiti derivati dal turismo). Le stime del PIL nominale per l'anno 2008 pongono infatti la Francia al quinto posto tra i paesi più ricchi del globo.

Il suo peso economico è stato in grado di assicurare alla Francia un ruolo di primo piano sulla scena internazionale. Il Paese ha beneficiato innegabilmente dalla sua posizione geografica al centro d'Europa e lungo i principali flussi commerciali che attraversano il continente, con importanti porti sul mar Mediterraneo, Canale della Manica e oceano Atlantico.

Il mercato comune europeo istituito nel 1957 ha rappresentato un forte motore di sviluppo per le imprese francesi, che hanno beneficiato, nel contempo, dei forti legami commerciali che le ex-colonie hanno mantenuto con l'antica madrepatria.
Settore primario [modifica]

La Francia è il primo produttore agricolo dell'Unione europea[38] con il 23% della produzione agricola nel 1999, è seguita a debita distanza da Italia (15,4%) e Germania (15,2%). Le colture principali sono i cereali (grano e mais), zucchero, vino, prodotti lattiero-caseari, frutta, verdura, l'allevamento animale e la produzione di carne.

Il settore ha subito un ammodernamento che ha aumentato la sua produttività. La popolazione attiva in agricoltura continua a diminuire dai massimi dell'immediato dopo guerra, tuttavia si segnala un relativo ringiovanimento della forza lavoro, legata principalmente al massiccio pensionamento: nel 2000 il 53% dei proprietari di azienda agricola avevano meno di 50 anni, contro il 42,6% del 1988. Le attività agricole si sviluppano sul 60% della Francia metropolitana corrispondenti a circa 28 milioni di ettari, ma solo la metà di questa superficie è posta a coltura.
La Francia è il secondo produttore mondiale di uva con 7.800.000 tonnellate secondo la FAO; un vitigno presso Myans, nel Rodano-Alpi.

Nel 2000, secondo INSEE, il valore di ciascuna produzione agricola è stato il seguente:

   1. Prodotti vegetali diversi (piante foraggere, piante e fiori): 10,8%
   2. Frutta e verdura: 10,4%
   3. Altri prodotti di origine animale (prodotti lattiero-caseari, conigli, ecc.): 13,3%
   4. Prodotti avicoli: 6,4%
   5. Allevamenti: 18,4%
   6. Pinte industriali: 6,8%
   7. Cereali: 15,5%
   8. Vini: 14,2%
   9. Servizi (agriturismo, ecc.): 4,2%

In termini di produzione, l'allevamento, con 11,9 miliardi di euro in valore nel 2000, si pone al primo posto nel panorama agricolo francese, davanti ai cereali (10 miliardi di euro e 66 milioni di tonnellate) e alle produzioni vinicole (8,9 miliardi di euro). Con 22,6 miliardi di litri di latte prodotti nel 2000, sebbene in calo rispetto al 1990, la Francia rappresenta un quinto del totale europeo. Se la pesca ha oggi un peso ridicolo sia a livello europeo che mondiale (341.000 tonnellate nel 1999, principalmente tonno tropicale) la flotta è costituita da circa 6.000 navi e circa 20.500 marinai. Infine, il legname raccolto, pari a 36,2 milioni di metri cubi nel 1999, alimentando un settore (segherie, lavorazione del legno, produzione di carta e cartone), che impiega circa 100.000 persone. La produzione agricola alimenta inoltre il settore delle industrie di trasformazione alimentare, che alla fine del 1999 assommava a circa 3.000 aziende che davano lavoro a 370.000 dipendenti, dove l'industria legata alla lavorazione della carne impiegava da sola 122.000 persone.
Settore secondario [modifica]
Il primo Airbus A380 a Tolosa il 18 gennaio 2005. Airbus è un simbolo della globalizzazione dell'economia francese e europea.

Il settore secondario rappresentava il 20,6% del PIL francese nel 2006 e occupava il 24,4% della forza lavoro[39].

La Francia è una delle più grandi potenze industriali del mondo. Nelle loro attività, diversi gruppi francesi occupano un posto di primo piano rispetto ai loro concorrenti stranieri, come nel caso L'Oréal, Michelin e Alcatel.

I rami che occupano il più grande numero di lavoratori dipendenti sono le industrie della meccanica, elettrica ed elettronica (25% nel 1998), dei prodotti in metallo (11,7%) e il settore legno, carta e stampa (10,2%). Inoltre il settore automobilistico riveste una notevole importanza, con una produzione annuale di circa 5 milioni di veicoli, forte di circa 300.000 dipendenti, con grandi gruppi quali Peugeot-Citroen e Renault).

Con l'88% delle imprese con meno di 200 dipendenti nel 1998, l'industria francese appare scarsamente concentrata. A fianco dei gruppi di grandi dimensioni coesistono e prosperare molte piccole e medie imprese (PMI) che spesso lavorano in subappalto.
La produzione di energia [modifica]

L'industria nucleare francese è ora un settore leader dell'economia e uno dei pilastri della sua politica energetica. La Francia è il secondo maggior produttore di energia nucleare del mondo dietro solo agli USA. Con 58 reattori nucleari, tutte gestite dall'EDF, la Francia possiede il secondo parco al mondo (preceduta sempre dagli USA), mentre la quota di energia nucleare sulla produzione totale di energia elettrica corrisponde a quasi il 79%, ponendo la Francia come leader a livello mondiale.
La centrale nucleare di Cattenom nel dipartimento di Mosella.

Distribuzione della produzione totale di energia elettrica nel 2005[40]:

    * energia nucleare: 79%
    * Energia da fonti rinnovabili: 11%
    * Energia da fonti fossili: 10%

   

Caratteristiche del nucleare francese, secondo il Ministero dell'Ecologia[41]:

    * 78% dei kWh di energia elettrica prodotta in Francia sono d'origine nucleare
    * 59 sono i reattori nucleari in funzione in tutto il territorio nazionale distribuiti su 19 centrali
    * La capacità installata del parco è di circa 63 GWe
    * Il costo degli investimenti nelle centrali nucleari di potenza è stato nell'ordine di 77 miliardi di euro  nel 2003
    * Il parco nucleare ha permesso un risparmio di 10 miliardi di euro  nel 2005 rispetto ad un parco di pari potenza alimentato a energia termica a gas naturale;
    * L'energia nucleare francese permette di evitare 31 milioni di tonnellate di emissioni di carbonio nell'atmosfera.
    * Da 1.100 a 1.200 tonnellate di rifiuti irradiati sono prodotte ogni anno dalle centrali francesi dell'EDF.

La scelta strategica di puntare sulle centrali nucleari di potenza ha costantemente ridotto la bolletta energetica della Francia. Inoltre, il tasso di indipendenza energetica del paese è in netta crescita: il 26% nel 1973, circa il 50% dalla fine degli anni '80. L'energia nucleare ha anche permesso al paese di ridurre le emissioni che contribuiscono all'effetto serra. La Francia ha così uno dei più bassi tassi di emissioni di CO2 fra i paesi dell'OCSE. Le sue emissioni di anidride carbonica causate dalla produzione energetica sono pari a 1,68 tonnellate pro capite nel 2002, contro le 2,30 tonnellate. della media dei paesi dell'Unione europea a 15 (di cui 2,80 tonnellate per la Germania e 2,44 tonnellate per il Regno Unito) e le 5,36 t. per gli Stati Uniti d'America.[41] La Francia, in tal modo, ha emissioni di gas serra pro capite del 21% al di sotto della media europea, e dal 30% al 40% inferiori a quelli dei suoi principali paesi confinanti.
Settore terziario [modifica]
Il quartiere degli affari de La Défense a Parigi.

Il settore terziario ha un posto di rilievo nell'economia francese a immagine degli sviluppi compiuti negli altri principali paesi industrializzati. Il settore terziario impiega il 71,5% della popolazione attiva, più di 16 milioni di francesi.[39] Questo è il settore che contribuisce maggiormente alla crescita economica.[38]

Il settore commerciale è stato caratterizzato negli ultimi anni da perturbazioni da cui ha tratto vantaggio la grande distribuzione, spesso attraverso fusioni e acquisizioni di grandi dimensioni. Alcuni nomi dei principali gruppi hanno risonanza in tutto il mondo (Carrefour, Auchan, Group Casino, E.Leclerc, Intermarché solo per citarne alcuni).[42]
Commercio con l'estero [modifica]

Per 30 anni l'industria francese si è considerevolmente internazionalizzata. Lo sviluppo delle esportazione però varia notevolmente da un settore all'altro:

   1. I settori in declino sono quelli del legno e della carta, tessile, apparecchiature elettriche, elettrodomestici, abbigliamento e cuoio.
   2. I settori in aumento sono quelli della cantieristica navale, aereo e ferroviario, farmaceutico, dei profumi, l'industria automobilistica, il settore agroalimentare e dei componenti elettronici.

Molto importante per la bilancia commerciale è il settore agroalimentare, che ha prodotto 9,4 miliardi di euro di eccedenza nel 2000. In questo settore figurano produzioni quali quello delle bevande alcoliche (champagne, vino, cognac), seguita dalle produzioni cerealicole (grano) e dell'allevamento animale e delle carni. In termini di saldo esportazioni-importazioni, l'agroalimentare è seguito dall'industria automobilistica (9,3 miliardi di euro).

I principali partner commerciali della Francia sono ovviamente i paesi dell'Unione europea, con i quali presentava un surplus commerciale, concentrando il 62% delle esportazioni e il 60% delle importazioni nel 2000. A distanza i paesi europei sono seguiti dall'America e dall'Asia. La Germania è il partner tradizionale e principale in territorio europeo; seguono Regno Unito, Italia e Spagna.

Per quanto riguarda le importazioni francesi ruolo principale veste il settore dell'energia. I principali fornitori di petrolio sono Norvegia, Arabia Saudita, Russia e la vicina Gran Bretagna. Altre merci d'importazione sono gli elettrodomestici e i prodotti dell'abbigliamento-cuoio.

A partire dal 2004, la Francia ha conosciuto un disavanzo della sua bilancia commerciale sempre più importante.
Altri aspetti socio-economici [modifica]

Il tasso di disoccupazione, al 7,5% nel marzo 2008, è fra i più elevati d'Europa, e da circa 30 anni questo problema è ufficialmente una priorità del governo, indipendentemente dal partito al potere. La disoccupazione colpisce in particolare le donne, le persone oltre i 50 anni e la gioventù (anche se le stime sono leggermente alterate dal fatto che solamente una minoranza cerca un lavoro prima dei 22 anni).

Nel 2008 3,68 milioni di persone (6,4% della popolazione) vivevano al di sotto della soglia di povertà del 50%, e 7,13 milioni di persone (12,1% della popolazione) vivono al di sotto della soglia di povertà del 60%. La povertà assoluta è in costante declino in Francia, ma la povertà relativa diminuisce in maniera inferiore (la povertà relativa è definita in relazione alla media del tenore di vita, e difficilmente può scomparire).

Il 15% delle famiglie più ricche possiedono il 55,8% del totale del patrimonio nazionale (e nella maggior parte dei casi sono delle persone anziane).[43]
Situazione dell'amministrazione pubblica [modifica]

Il deficit pubblico, come il deficit di bilancio, sono molto elevati: per il 2007 lo stato delle spese nette ammontava a 271 miliardi di euro, mentre il totale delle entrate nette ammontano a 228 miliardi di euro. Secondo il ministero delle Finanze francese, il disavanzo era pari a circa 42 miliardi di euro.[44]

Il debito pubblico del governo (Stato, enti locali, Sicurezza sociale, ODAC) era pari a 1.150 miliardi di euro alla fine del 2006, che costituisce il 64,2% in rapporto al PIL (i criteri del Patto di stabilità e di crescita del trattato sull'Unione europea limita il disavanzo al 3,0% del PIL e il debito al 60% del PIL).[45]
Caratteristiche del sistema economico [modifica]

L'organizzazione economica è tipico capitalista con un forte intervento statale (neo-colbertismo) dalla fine della seconda guerra mondiale, tanto che si parla spesso del capitalismo francese:

Per quanto riguarda il sistema di produzione, la Francia è il quarto esportatore del mondo (come somma di tutti i prodotti), nonostante l'intrinseca debolezza, dal momento che non controlla il sistema di produzione, dominata a monte da parte di coloro che producono macchine utensili. L'economia francese è prevalentemente un'economia dei servizi, per i quali è il secondo più grande esportatore del mondo (è al primo posto nel mondo come destinazione turistica con più di 60 milioni di visitatori stranieri l'anno).

Il settore terziario impiega il 72% della forza lavoro. Ma è soprattutto nel sistema della distribuzione che la Francia si distingue: la grande distribuzione in Francia ha un peso molto forte per l'economia.

È il secondo più grande esportatore mondiale di prodotti alimentari, dietro gli Stati Uniti, anche se il settore primario (agricoltura, pesca) rappresenta solo il 4% della forza lavoro.

La Francia possiede un importante apparato industriale. Fra i settori di punta vi sono la produzione di treni commerciali per l'alta velocità e una potente industria automobilistica (Peugeot-Citroën, Renault, Michelin). Possiede il primo gruppo globale per la costruzione di centrali nucleari, collabora nel settore aeronautico e aerospaziale con gruppi quali Airbus, Eurocopter, Ariane, Safran, ha importanti aziende farmaceutiche (Sanofi Aventis, Istituto Pasteur). Presenta eccellenze nel settore gastronomico e nel settore di lusso. Il settore secondario occupa il 24% della forza lavoro.
Turismo [modifica]
La Torre Eiffel a Parigi, il monumento più visitato.

La Francia è il paese più visitato nel mondo (per numero di visitatori stranieri, da 37 anni), e lo stesso vale per Parigi, che è la prima città turistica in termini di arrivi (da 75 anni) e, infine, la Torre Eiffel che è il monumento più visitato del mondo. La Francia è al 4° posto per siti riconosciuti dall'Unesco (patrimonio artistico dell'umanità) preceduta da Cina, Spagna e Italia (che ne presenta 11 in più). I siti sono 33 per la Francia, 37 per la Cina, 40 per la Spagna e 44 per l'Italia. In Francia, nella città di Lione, si trova la più grande superficie riconosciuta dall'Unesco (500 ettari). Il paese si presenta come leader indiscusso in questo settore e presenta una grande varietà di monumenti e siti di notevole interesse. Tuttavia le entrate del turismo internazionale sono più elevate negli Stati Uniti (81,7 miliardi di dollari) rispetto alla Francia (42,3 miliardi di dollari). Da un lato soggiorni in Francia sono generalmente di breve durata e, in secondo luogo il tipo di turismo è differente rispetto agli Stati Uniti (un turismo familiare invece che un turismo d'affari). Nel 2000 è stato segnato il record assoluto con 75,5 milioni di arrivi.[42] La bilancia turistica francese è in positivo: nel 2000 si sono generate entrate per 32,78 miliardi di euro, mentre i turisti francesi nei viaggi all'estero hanno contribuito ad una spesa di soli 17,53 miliardi di euro. La grande varietà di paesaggi, la lunghezza di costa, il numero e la diversità dei monumenti presenti, oltre al prestigio della cultura francese (cucina, stile di vita, ecc.) e il ricco patrimonio (letteratura, pittura) spiega senza dubbio l'attrattività del paese, anche se si prevede che lo sviluppo del turismo in Cina potrebbe strappare nei prossimi anni il trono alla Francia come paese più visitato del mondo.[46]

Secondo i dati del 2003 i siti turistici più visitati sono stati:[47] Torre Eiffel (6,2 milioni), Museo del Louvre (5,7 milioni), reggia di Versailles (2,8 milioni), Museo d'Orsay (2,1 milioni), Arco di Trionfo (1,2 million), Centre Pompidou (1,2 milioni), Mont Saint-Michel (1 milione), Castello di Chambord (711.000), Sainte-Chapelle (683.000), Castello di Haut-KÅ"nigsbourg (549.000), Puy de Dôme (500.000), Musée Picasso (441.000), Carcassonne (362.000).
Trasporti [modifica]
La rete TGV e Eurostar.
Exquisite-kfind.png     Per approfondire, vedi le voci compagnie aeree francesi, autostrade in Francia, elenco degli aeroporti francesi e trasporti in Francia.

La rete ferroviaria della Francia, che si estende per 31.840 chilometri è la più ampia dell'Europa occidentale. È gestita dalla SNCF, e i treni ad alta velocità comprendono il Thalys, l'Eurostar e il TGV, che viaggia ad oltre 320 km/h. L'Eurostar unisce la Francia al Regno Unito attraverso il tunnel sotto la Manica, e il Thalys con il Belgio. Esistono collegamenti ferroviari con tutti gli altri paesi limitrofi, ad eccezione di Andorra.

Approssimativamente ci sono 893.300 chilometri di rete stradale in Francia. La regione di Parigi è avvolta dalla più fitta rete di strade e autostrade che la collegano con tutte le altre parti del paese. Le strade francesi supportano un certo traffico internazionale, con collegamenti verso le città dei paesi vicini come Andorra, Belgio, Germania, Italia, Lussemburgo, Monaco, Spagna e Svizzera. Non vi è in uso nessuna tassa annuale di circolazione, tuttavia, l'utilizzo delle autostrade è regolamentato attraverso il pagamento di un pedaggio. Il mercato dell'auto è dominato dai marchi nazionali, come la Renault (27% delle autovetture vendute in Francia nel 2003), Peugeot (20,1%) e Citroën (13.5%).[48] Oltre il 70% delle nuove autovetture vendute nel 2004 montava motori diesel, di gran lunga più contenuti i motori a benzina o a GPL.[49] La Francia possiede il più alto ponte stradale del mondo: il viadotto di Millau, e ha costruito molti ponti importanti fra i quali il Ponte di Normandia.

Nel paese sono presenti 478 tra aeroporti e aerodromi. L'aeroporto internazionale Charles de Gaulle situato nelle vicinanze di Parigi è il più grande e trafficato aeroporto di Francia e il secondo d'Europa dopo Londra Heathrow, e movimenta la stragrande maggioranza del traffico commerciale del paese e collega Parigi praticamente con tutte le principali città del mondo. L'Air France è la compagnia aerea di bandiera, anche se diverse compagnie aeree private offrono voli nazionali e internazionali. Ci sono dieci grandi porti in Francia, il più grande dei quali è a Marsiglia. Si contano 14.932 km di corsi d'acqua e canali navigabili, compreso il Canal du Midi, che collega il mar Mediterraneo con l'oceano Atlantico tramite il fiume Garonna.
Cultura [modifica]
Exquisite-kfind.png     Per approfondire, vedi le voci Académie française, Cucina francese, Cinema francese e Architettura francese.

La cultura francese è ricca, varia e antica, e riflette le sue culture regionali e l'influenza delle ondate migratorie avvenute nel corso delle varie epoche. La sua capitale, Parigi - la Ville lumière - è stata a lungo un crocevia culturale importantissimo (la Sorbona), accogliendo artisti provenienti da ogni settore, ed oggi ospita il maggior numero di siti culturali nel mondo (musei, edifici e altro). Alcuni di questi siti sono dedicati alle tematiche più diverse (il museo del Louvre) e questa ricca cultura ha fatto della Francia, e di Parigi, le prime località turistiche del mondo.

Patria di molti filosofi (il XVII secolo o Grand Siecle, e il XVIII secolo, o Età dei Lumi, sono stati i secoli d'oro per la Francia), la cultura francese ha lasciato al mondo la lingua della diplomazia, alcuni delle concezioni universali dell'uomo, oltre a numerose scoperte e realizzazioni tecniche e mediche.

Dopo aver inventato il cinema a Lione, la Francia ha sviluppato una delle poche industrie cinematografiche in Europa a resistere alla macchina hollywoodiana.[50]
Letteratura [modifica]
Exquisite-kfind.png     Per approfondire, vedi la voce Letteratura francese.
Molière drammaturgo e attore teatrale della Comédie-Française.

La prima letteratura francese risale al Medioevo, quando l'area dell'odierna Francia non possedeva ancora un'unica e uniforme lingua e di conseguenza gli scrittori si cimentarono con le diverse lingue e dialetti. Gli autori di molti testi medievali francesi non sono noti, come nel caso di Tristano e Isotta e Lancillotto e il Santo Graal. Gran parte della letteratura e della poesia medievale francese venne ispirata da leggende del ciclo carolingio, come la Chanson de Roland. Il "Roman de Renart", scritto nel 1175 da Perrout de Saint-Cloude è un altro esempio dell'epoca. Alcuni nomi di autori di questo periodo sono Chrétien de Troyes e Guglielmo IX d'Aquitania, che scrisse in occitano.

Un importante scrittore del XVI secolo fu François Rabelais che influenzò il moderno vocabolario francese.
Victor Hugo, scrittore del XIX secolo.

Nel corso del XVII secolo un patrimonio importante venne lasciato da Pierre Corneille, Jean Racine, Molière, Blaise Pascal e René Descartes, che influenzò la morale e la filosofia e gli autori dei decenni successivi. Jean de La Fontaine fu un importante poeta di questo secolo.

Letteratura francese e la poesia fiorirono nel XVIII-XIX secolo. Il XVIII secolo vide le opere di scrittori, e moralisti come Voltaire, Denis Diderot e Jean-Jacques Rousseau. Charles Perrault fu un prolifico scrittore di racconti per bambini (Il gatto con gli stivali, Cenerentola, La bella addormentata nel bosco e Barbablù).

Nel XIX secolo videro la luce molti romanzi francesi di fama mondiale con Victor Hugo (I Miserabili), Alexandre Dumas (I tre moschettieri e Il Conte di Montecristo), e Jules Verne (Ventimila leghe sotto i mari) tra i più noti, ma anche Émile Zola, Guy de Maupassant, Théophile Gautier e Stendhal. La poesia simbolista fu un movimento importante nella letteratura francese, con poeti come Charles Baudelaire, Paul Verlaine e Stéphane Mallarmé.

Importanti scrittori del XX secolo inclusero Louis-Ferdinand Céline, Albert Camus, e Jean-Paul Sartre. Antoine de Saint-Exupéry scrisse Il piccolo principe, che rimase popolare per decenni tanto per la letteratura per ragazzi, quanto fra gli adulti di tutto il mondo.
Emblemi della Francia [modifica]
Exquisite-kfind.png     Per approfondire, vedi le voci Emblemi della Francia e Marianne.
Festività [modifica]
Data     Nome Italiano     Nome Locale     Note
1º gennaio     Capodanno     Jour de l'An     
-     Pasqua     Pâques     Domenica, data variabile (non è una festa pubblica)
-     Lunedì di Pasqua     Lundi de Pâques     il lunedì dopo Pasqua
1º maggio     Festa del lavoro     Fête du Travail     
8 maggio     Giorno della vittoria     Victoire 1945     fine della seconda guerra mondiale
-     Ascensione     Ascension     giovedì, 40 giorni dopo Pasqua
-     Pentecoste     Pentecôte     domenica, 50 giorni dopo Pasqua (non è una festa pubblica)
-     Lunedì di Pentecoste     Lundi de Pentecôte     il lunedì dopo Pentecoste (non è più una festa pubblica)
14 luglio     Festa nazionale     Fête Nationale     Presa della Bastiglia (1789) / Festa della Federazione (1790)
15 agosto     Assunzione di Maria     Assomption     
1º novembre     Ognissanti     Toussaint     
11 novembre     Giorno dei veterani
Giorno dell'armistizio
Giorno del ricordo     Armistice 1918     Fine della prima guerra mondiale
25 dicembre     Natale     Noël     
Sport [modifica]
Tour de France.

Gli sport più popolari comprendono il calcio, il rugby e, in alcune regioni, la pallacanestro e la pallamano. La Francia ha ospitato eventi di rilievo internazionale, come la Coppa del Mondo di calcio nel 1938 e nel 1998, e la Coppa del Mondo di Rugby nel 2007. Lo stadio più grande della Francia è lo Stade de France di Parigi sede della finale della Coppa del Mondo di Calcio del 1998, e della Coppa del Mondo di Rugby dell'ottobre 2007. Inoltre, la Francia ospita l'annuale Tour de France, la più famosa corsa di ciclismo su strada di tutto il mondo. Altro evento sportivo di rilievo è la 24 Ore di Le Mans, corsa automobilistica di resistenza che si tiene nel dipartimento di Sarthe. Si svolgono diversi grandi tornei di tennis, compresi di Paris Masters e il Open di Francia, uno dei quattro tornei del Grande Slam.
Partita di rugby allo Stade de France.

La Francia ha una stretta associazione con le Olimpiadi, in quanto patria del barone Pierre de Coubertin, che suggerì la rinascita dei Giochi alla fine del XIX secolo. Parigi ospitò la seconda Olimpiade nel 1900. Parigi fu anche la prima sede del Comitato Olimpico Internazionale, prima che questa fosse trasferita a Losanna. Dopo l'edizione del 1900, la Francia ospitò le Olimpiadi in altre quattro occasioni: le olimpiadi estive del 1924 (sempre a Parigi) e tre Giochi Olimpici invernali (1924 a Chamonix, 1968 a Grenoble e Albertville nel 1992).
La nazionale di baseball francese

Il campionato francese di baseball è denominato Championnat de France de baseball il quale è costituito dai migliori otto club francesi. La nazionale rappresenta la Fédération française de baseball et softball e partecipa regolarmente ai campionati mondiali organizzati dalla IBAF e ai campionati europei organizzati dalla CEB.
Il miglior risultato di sempre nell'europeo è il 3º posto nel 1999.

Sia la Nazionale di calcio e la Nazionale di rugby sono soprannominate Les Bleus in riferimento al colore della divisa. La squadra di calcio è considerata come una delle più forti del mondo, ed ha vinto l'edizione della Coppa del Mondo del 1998, e ottenendo un secondo posto nel 2006, oltre ad aver vinto due Campionati europei nel 1984 e il 2000. La principale competizione calcistica nazionale è la Ligue 1. Il rugby è molto popolare soprattutto a Parigi e nel sud-ovest della Francia. La squadra nazionale di rugby ha gareggiato in tutte le Coppe del Mondo di questo sport, e prende parte annualmente al campionato delle Sei Nazioni. La nazionale ha vinto sedici Campionati del Sei Nazioni, di cui otto grandi slam, e hanno raggiunto le semifinali e la finale della Coppa del Mondo di rugby.
Classifiche internazionali [modifica]

    * Indice di sviluppo umano, 2005: 8ª su 177 nazioni (nel 2009)[51].

Organizzazioni internazionali [modifica]

La Francia è membro di: Consiglio d'Europa, EBRD, NATO, OCDE, OSCE, UE.
Rispondi

Da: AMM12/10/2011 14:11:04
E' di oggi la pubblicazione di un nuovo bando per l'assunzione di 40 assistenti amministrativi in Lazio. Le assunzioni saranno assegnate agli uffici della Giunta regionale del Lazio a tempo indeterminato.
Si avranno notizie sulla data di preselezione il 12 maggio 2011.
Per saperne di più eccovi il bando completo:
Rispondi

Da: Senior Member12/10/2011 14:12:06
E' stato appena pubblicato il bando per la selezione di 1548 allievi carabinieri effettivi, è possibile candidarsi fino al 26 aprile 2011
Rispondi

Da: Member12/10/2011 14:12:32
Ma chi ha fatto il vfa non può farlo vero?
Rispondi

Da: Eiffel12/10/2011 14:13:20
La Torre Eiffel (in lingua francese Tour Eiffel) è il monumento più famoso di Parigi ed è conosciuta in tutto il mondo come simbolo della città stessa e della Francia. Fu chiamata così dal nome del suo progettista, l'ingegnere Gustave Eiffel, che costruì anche la struttura interna della Statua della libertà. È visitata mediamente ogni anno da oltre cinque milioni e mezzo di turisti. Nel 2006 è stata al nono posto tra i siti più visitati della Francia, ed è il monumento a pagamento più frequentato del mondo con 6.893.000 visitatori nel 2007[1].

La sua manutenzione, dal 1981 al 2005, è stata curata dalla Societé Nouvelle d'Exploitation de la Tour Eiffel (SNTE). Dal 2006 al 2015 essa è affidata alla Société d'exploitation de la tour Eiffel (SETE).

La struttura, che con i suoi 324 metri è la più alta di Parigi, venne costruita in meno di due anni, dal 1887 al 1889; sarebbe dovuta servire da entrata all'Esposizione Universale del 1889, una Fiera Mondiale organizzata per celebrare il centenario della Rivoluzione francese. Inaugurata il 31 marzo del 1889, fu aperta ufficialmente il 6 maggio dello stesso anno dopo appena 2 anni, 2 mesi e 5 giorni di lavori.

Trecento metalmeccanici assemblarono i 18.038 pezzi di ferro forgiato, utilizzando 2 milioni e mezzo di bulloni (che furono sostituiti, durante la costruzione stessa, con rivetti incandescenti). Considerate le condizioni di sicurezza esistenti a quell'epoca, è sorprendente osservare che solo un operaio abbia perso la vita durante i lavori del cantiere (durante l'installazione degli ascensori).

La torre è alta con la sua antenna 324 metri (le antenne della televisione sulla sommità sono alte 20 metri), pesa 10.000 tonnellate ma le sue fondamenta discendono di appena 15 metri al di sotto del livello del terreno. Per 40 anni è stata la struttura più alta del mondo. Per il suo mantenimento servono anche 50 tonnellate di vernice ogni 7 anni. A seconda della temperatura ambientale l'altezza della Torre Eiffel può variare di diversi centimetri a causa della dilatazione del metallo (sino a 15 cm più alta durante le calure estive). Nelle giornate ventose sulla cima della torre si possono verificare oscillazioni sino a 12 cm.

Per salire fino in cima vi sono due possibilità: i 1665 scalini oppure due ascensori trasparenti. La struttura è divisa in tre livelli aperti al pubblico, raggiungibili sia con l'ascensore sia con le scale. A sud-est della torre si allunga una distesa erbosa da cui un tempo partivano i primi voli in mongolfiera.

Quando fu costruita, si registrò una certa resistenza da parte del pubblico, in quanto si pensava che sarebbe stata una struttura poco valida esteticamente (ancora oggi è poco apprezzata da alcuni parigini, che la chiamano l'"asparago di ferro"). Tra l'altro, nel 1909 la Torre Eiffel rischiò di essere demolita perché contestata dall'élite artistica e letteraria della città; fu risparmiata solamente perché si rivelò una piattaforma ideale per le antenne di trasmissione necessarie alla nuova scienza della radiotelegrafia. Tuttavia è generalmente considerata uno degli esempi di arte in architettura più straordinari e costituisce indiscutibilmente uno dei simboli di Parigi più rappresentativi nel mondo ed è stata proposta per le sette meraviglie del mondo moderno.

Il monumento ha mantenuto il record di costruzione più alta del mondo fino al 1930, anno in cui fu completato il Chrysler Building di New York.

Al 3º livello Gustave Eiffel aveva creato un appartamento in cui riceveva gli ospiti più illustri; oggi vi si trovano le statue di Eiffel insieme a Thomas Edison ed alla figlia Claire durante l'incontro avvenuto durante la Fiera Mondiale del 1889 in cui Edison portò un esemplare di Fonografo.

I meccanismi degli ascensori sono quelli originali del 1889 e percorrono, all'anno, 100.000 km.
Indice
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    * 1 Dati tecnici
    * 2 Utilizzi
    * 3 Eventi
    * 4 Incisioni
          o 4.1 La facciata Trocadéro
          o 4.2 La facciata Grenelle
          o 4.3 La facciata École Militaire
          o 4.4 La facciata La Bourdonnais
    * 5 Trasmissioni
          o 5.1 Radio FM
    * 6 Canali televisivi
          o 6.1 TV analogica, fine trasmissione 8 marzo 2011
          o 6.2 TV Digitale, dal 31 marzo 2005
    * 7 Riproduzioni e imitazioni
    * 8 Informazioni utili
          o 8.1 Accesso
    * 9 Galleria
    * 10 Note
    * 11 Voci correlate
    * 12 Collegamenti esterni
    * 13 Altri progetti

Dati tecnici [modifica]

La tabella riporta i principali dati tecnici relativi alla Torre Eiffel.

Materiale di costruzione: ferro forgiato.
Dimensions tour Eiffel.JPG
Un fulmine colpisce la torre Eiffel il 3 giugno 1902 alle 21:20. Questa è una delle più antiche fotografie di un fulmine in un ambiente urbano. Estratto da "Thunder and Lightning" di Camille Flammarion, tradotto da Walter Mostyn e pubblicato nel 1906
â–¼ espandi
Principali misure

Fondazioni

    * Altezza del suolo (sul livello del mare) â†' 37,50 metri
    * Lunghezza interna dello scarto tra 2 pilastri â†' 74,24 metri
    * Lunghezza esterna dello scarto tra 2 pilastri â†' 124,90 metri

1º livello

    * Altezza del pavimento rispetto al suolo â†' 57,63 metri
    * Altezza del pavimento rispetto al livello del mare â†' 91,13 metri
    * Lato esterno (al livello del pavimento) â†' 70,69 metri
    * Superficie (al livello del pavimento) â†' 4200 m2

2º livello

    * Altezza del pavimento rispetto al suolo â†' 115,73 metri
    * Altezza del pavimento rispetto al livello del mare â†' 149,23 metri
    * Lato esterno (al livello del pavimento) â†' 40,96 metri
    * Superficie (al livello del pavimento) â†' 1650 m2

3º livello

    * Altezza del pavimento rispetto al suolo â†' 276,13 metri
    * Altezza del pavimento rispetto al livello del mare â†' 309,63 metri
    * Lato esterno (al livello del pavimento) â†' 18,65 metri
    * Superficie (al livello del pavimento) â†' 350 m2

Pinnacolo

    * Altezza totale con antenna (misure 2 aprile 2005) â†' 325 metri
    * Altezza totale con antenna (misure 2000) â†' 324 metri
    * Altezza totale con antenna (misure 1994) â†' 318,70 metri
    * Altezza totale con antenna (misure 1991) â†' 317,96 metri
    * Altezza totale con bandiera (misure 1889) â†' 312,27 metri
    * Altezza totale senza bandiera (misure 1889) â†' 300 metri


    * Peso totale â†' 7224 t

Utilizzi [modifica]
L'aspetto della cima della torre è assai cambiato rispetto a quello iniziale (visibile nelle vecchie immagini in basso) per la presenza di stazioni meteorologiche, ripetitori radio e televisivi.

Inizialmente ad Eiffel era stato concesso di lasciare in piedi la Torre per 20 anni, ma, vista la grande utilità di questa struttura sia a causa del grande sviluppo che in quegli anni ebbero le comunicazioni via etere sia come laboratorio per studi scientifici, le fu permesso di restare anche per le generazioni future.
Monumento in onore a Gustave Eiffel

Eiffel, che all'inizio non aveva altra ambizione che celebrare con questa costruzione i progressi della tecnica, si sentì presto obbligato a trovare delle utilità scientifiche alla sua Torre, come misurazioni meteorologiche, analisi dell'aria, esperienze come quella del pendolo di Foucault, e così via. Egli stesso contribuì da allora a tali ricerche che portarono all'installazione di un barometro, di un parafulmini e di un apparecchio per la radiotelegrafia.

Non sarebbe stato solo un oggetto di curiosità per il pubblico, sia durante l'esposizione che dopo, ma avrebbe reso ancora servigi alla scienza e alla difesa nazionale. Proprio la difesa nazionale, infatti, salvò la torre dalla distruzione cui era stata destinata dopo solo un ventennio di vita.

Dal 1898 Eiffel aveva consentito a Eugène Ducretet di realizzare esperimenti di telegrafia senza fili fra la Torre ed il Panthéon, e offerto alla direzione dello scienziato di finanziarli egli stesso. Il generale Ferrié, che divenne poi amico di Eiffel, riuscì nelle prime comunicazioni di questo tipo sostenendo la causa della torre contro la demolizione.

Fu così che la Tour Eiffel permise di comunicare con le navi da guerra e con i dirigibili, oltre che di intercettare i messaggi del nemico. In questo modo fu possibile, poi, l'arresto di Gertrude Zelle, detta Mata Hari, e mobilitare in tempo i taxi parigini per inviarli sul fronte della Marna, dove divennero per sempre i "taxi della Marna", grazie all'antenna radio installata sulla sommità della torre.

Dal Capodanno del 2000 sulla torre sono installati quattro potenti fari ruotanti che, coprendo ciascuno un arco di 180°, illuminano tutta la città ogni sera.


Eventi [modifica]
In questa immagine del 1889 si nota come non soltanto la cima ma anche la balconata del primo piano fosse diversa dall'attuale per la presenza di decorazioni ad arco, successivamente smontate.

    * Il 21 gennaio 1908 fu mandato dalla torre il primo messaggio radio a lunga distanza.

    * Padre Theodor Wulf, nel 1910 decise di prendere alcune misure di radiazioni sia alla sommità che ai piedi della torre, scoprendone sulla sommità più di quanto previsto. Scoprì in questo modo i raggi cosmici.

    * Il 4 febbraio 1912 un sarto francese di origini austriache, Franz Reichelt, volendo collaudare uno speciale paracadute di sua invenzione, si gettò dal primo piano della torre: l'autopsia confermò che morì di crisi cardiaca prima di toccar terra, e che l'impatto con il terreno formò un cratere di quasi mezzo metro di profondità.

    * Nel 1925 l'artista dell'inganno Victor Lustig "vendette" per ben due volte la Torre Eiffel come ferro vecchio.

    * Nel 1930 la Torre perse il titolo di struttura più alta del mondo, quando a New York fu completato il Chrysler Building.

    * Quando Adolf Hitler visitò Parigi durante la seconda guerra mondiale, i francesi disattivarono gli ascensori, in tal modo sarebbe stato costretto a salire i 1665 gradini fino alla sommità. I francesi dissero che per causa della guerra era impossibile trovare il pezzo di ricambio, anche se poche ore dopo la partenza dei nazisti gli ascensori funzionarono di nuovo. Hitler rimase ai piedi della Torre Eiffel.

    * Il 3 gennaio 1956 un incendio danneggiò la sommità della torre.

    * Nel 1959 l'attuale antenna radio fu aggiunta sulla sommità.

Lato sud della torre vista da Champ de Mars

    * Negli anni ottanta un vecchio ristorante, che si trovava a metà altezza, fu smantellato con tutta la struttura che lo sorreggeva. Questo ristorante fu acquistato e ricostruito a New Orleans, Louisiana sotto il nome di "Tour Eiffel Restaurant" e più recentemente conosciuto come "Red Room".
    * Dall'anno 2000 la torre è illuminata da 352 fari e la sera scintilla ogni ora (dalle ore 22:00 alle ore 01:00 per 10 minuti) grazie a 20.000 lampadine e 800 luci di festa; quest'illuminazione era stata realizzata per festeggiare il passaggio nel nuovo millennio, ma l'effetto suscitato nei parigini da questa meraviglia fu tale che non vollero più rinunciare e la torre è rimasta scintillante come allora. Le luci normalmente giallo-bianche possono cambiare colore a seconda degli eventi o commemorazioni varie, la torre "clignotta" come dicono i parigini, ovvero scintilla a intermittenza con un effetto molto scenografico e suggestivo.

    * La torre ha ricevuto il 200.000.000° ospite il 28 novembre del 2002.

    * Il 22 luglio del 2003 alle ore 19.20 scoppiò un incendio nella sala degli strumenti di trasmissione. L'intera torre fu evacuata e l'incendio fu domato in 40 minuti. Non ci furono vittime.

    * Nel 2005, in occasione della candidatura di Parigi per ospitare le Olimpiadi del 2012 sulla torre fu issata un'insegna raffigurante il logo per la candidatura della città.

    * All'inizio del turno di presidenza francese dell'Unione Europea nella seconda metà del 2008, dodici stelle dorate, simbolo dell'Unione, furono montate alla base e fu adottata per l'intera torre un'illuminazione blu.

Incisioni [modifica]

Gustave Eiffel decise di far incidere, sotto la balconata del primo piano della torre, i nomi di 72 cittadini francesi - soprattutto scienziati e ingegneri - in segno di riconoscimento per i loro studi[2]. I nomi, ben visibili dal suolo, si trovano su tutti i quattro lati della torre (18 per ciascun lato); erano stati ricoperti di vernice all'inizio del XX secolo, ma vennero recuperati e restaurati tra il 1986 ed il 1987[2]. Curiosamente, dell'elenco non fa parte nessuna donna: critiche furono in particolare mosse per l'esclusione della matematica Sophie Germain, le cui ricerche sulla teoria dell'elasticità furono cruciali per la costruzione della torre stessa.

Qui di seguito si riporta la lista completa, facciata per facciata, dei nomi incisi sulla Torre Eiffel.


La facciata Trocadéro [modifica]

Tour eiffel nord ouest.jpg
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Incisioni sulla facciata Trocadéro
N.     Nome inciso     Nome completo     Anno di nascita e di morte     Professione
1     SEGUIN     Marc Seguin     1786-1875     ingegnere
2     LALANDE     Jérôme Lalande     1732-1807     astronomo
3     TRESCA     Henri Tresca     1814-1885     ingegnere
4     PONCELET     Jean-Victor Poncelet     1788-1867     matematico ed ingnegnere
5     BRESSE     Jacques Antoine Charles Bresse     1822-1883     ingegnere
6     LAGRANGE     Joseph-Louis Lagrange     1736-1813     matematico
7     BELANGER     Jean-Baptiste Charles Bélanger     1790-1874     matematico
8     CUVIER     Georges Cuvier     1769-1832     naturalista
9     LAPLACE     Pierre-Simon Laplace     1749-1827     astronomo e matematico
10     DULONG     Pierre Louis Dulong     1785-1838     fisico e chimico
11     CHASLES     Michel Chasles     1793-1880     matematico
12     LAVOISIER     Antoine Lavoisier     1743-1794     chimico
13     AMPERE     André-Marie Ampère     1775-1836     matematico e fisico
14     CHEVREUL     Michel Eugène Chevreul     1786-1889     chimico
15     FLACHAT     Eugène Flachat     1802-1873     ingegnere
16     NAVIER     Claude-Louis Navier     1785-1835     matematico
17     LEGENDRE     Adrien-Marie Legendre     1752-1833     matematico
18     CHAPTAL     Jean-Antoine Chaptal     1756-1832     agronomo e chimico
La facciata Grenelle [modifica]

Savants tour eiffel grenelle.jpg
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Incisioni sulla facciata Grenelle
N.     Nome inciso     Nome completo     Anno di nascita e di morte     Professione
19     JAMIN     Jules Jamin     1818-1886     fisico
20     GAY-LUSSAC     Louis Joseph Gay-Lussac     1778-1850     chimico
21     FIZEAU     Hippolyte Fizeau     1819-1896     fisico
22     SCHNEIDER     Eugène Schneider     1805-1875     industriale
23     LE CHATELIER     Louis Le Chatelier     1815-1873     chimico
24     BERTHIER     Pierre Berthier     1782-1861     mineralogista
25     BARRAL     Jean-Augustin Barral     1819-1884     agronomo, chimico e fisico
26     DE DION     Henri de Dion     1828-1878     ingegnere
27     GOUIN     Ernest Gouin     1815-1885     ingegnere ed industriale
28     JOUSSELIN     Louis Didier Jousselin     1776-1858     ingegnere
29     BROCA     Paul Broca     1824-1880     medico ed antropologo
30     BECQUEREL     Antoine César Becquerel     1788-1878     fisico
31     CORIOLIS     Gaspard-Gustave Coriolis     1792-1843     ingegnere
32     CAIL     Jean-François Cail     1804-1871     industriale
33     TRIGER     Jacques Triger     1801-1867     ingegnere
34     GIFFARD     Henri Giffard     1825-1882     inventore
35     PERRIER     François Perrier     1833-1888     geografo e matematico
36     STURM     Jacques Charles François Sturm     1803-1855     matematico
La facciata École Militaire [modifica]

Savants tour eiffel face champ mars.jpg
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Incisioni sulla facciata École Militaire
N.     Nome inciso     Nome completo     Anno di nascita e di morte     Professione
37     CAUCHY     Augustin Louis Cauchy     1789-1857     matematico
38     BELGRAND     Eugène Belgrand     1810-1878     ingegnere
39     REGNAULT     Henri Victor Regnault     1810-1878     chimico e fisico
40     FRESNEL     Augustin Fresnel     1788-1827     fisico
41     DE PRONY     Gaspard de Prony     1755-1839     ingegnere
42     VICAT     Louis Vicat     1786-1861     ingegnere
43     EBELMEN     Jacques-Joseph Ebelmen     1814-1852     chimico
44     COULOMB     Charles de Coulomb     1736-1806     fisico
45     POINSOT     Louis Poinsot     1777-1859     matematico
46     FOUCAULT     Jean Bernard Léon Foucault     1819-1868     fisico
47     DELAUNAY     Charles-Eugène Delaunay     1816-1872     astronomo
48     MORIN     Arthur Morin     1795-1880     matematico e fisico
49     HAUY     René Just Haüy     1743-1822     mineralogista
50     COMBES     Charles Combes     1801-1872     ingegnere
51     THENARD     Louis Jacques Thénard     1777-1857     chimico
52     ARAGO     François Arago     1786-1853     astronomo e fisico
53     POISSON     Siméon Denis Poisson     1781-1840     matematico
54     MONGE     Gaspard Monge     1746-1818     matematico
La facciata La Bourdonnais [modifica]

Tour eiffel savants nord est.jpg
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Incisioni sulla facciata La Bourdonnais
N.     Nome inciso     Nome completo     Anno di nascita e di morte     Professione
55     PETIET     Jules Petiet     1813-1871     ingegnere
56     DAGUERRE     Louis Daguerre     1787-1851     pittore e chimico
57     WURTZ     Charles Adolphe Würtz     1817-1884     chimico
58     LE VERRIER     Urbain Le Verrier     1811-1877     astronomo
59     PERDONNET     Auguste Perdonnet     1808-1867     ingegnere
60     DELAMBRE     Jean-Baptiste Joseph Delambre     1749-1822     astronomo
61     MALUS     Étienne Louis Malus     1775-1812     ingegnere, fisico e matematico
62     BREGUET     Louis Breguet     1804-1883     fisico
63     POLONCEAU     Camille Polonceau     1778-1847     ingegnere
64     DUMAS     Jean Baptiste Dumas     1800-1884     chimico e politico
65     CLAPEYRON     Benoît Paul Émile Clapeyron     1799-1864     ingegnere e fisico
66     BORDA     Jean-Charles de Borda     1733-1799     matematico, fisico, ammiraglio e metrologo
67     FOURIER     Joseph Fourier     1768-1830     matematico e fisico
68     BICHAT     Marie François Xavier Bichat     1771-1802     anatomista e fisiologo
69     SAUVAGE     François Clément Sauvage     1814-1872     ingegnere
70     PELOUZE     Théophile-Jules Pelouze     1807-1867     chimico
71     CARNOT     Lazare Nicolas Marguerite Carnot     1753-1823     matematico e fisico
72     LAME     Gabriel Lamé     1795-1870     matematico e fisico


Trasmissioni [modifica]

La Torre Eiffel è il trasmettitore principale di radiodiffusione terrestre nella regione di Parigi, in particolare per i programmi radio FM e televisione analogica, digitale.
Radio FM [modifica]

Trenta programmmi radio vengono trasmessi dalla torre, tra cui:
Radio     Frequenza     PER (kW)
France Inter     87,8     10
Le Mouv'     92,1     10
France Culture     93,5     10
France Musique     91,7     10
France Info     105,5     10
FIP     105,1     10
Canali televisivi [modifica]
TV analogica, fine trasmissione 8 marzo 2011 [modifica]
Programma     Canale     Frequenza (MHz)     PAR (kW)
Canal Plus     6     182,25     104
France 2     22     479,25     215
TF1     25     503,25     215
France 3     28     527,25     215
France 5/Arte     30     543,25     100
M6     33     567,25     100
TV Digitale, dal 31 marzo 2005 [modifica]
Programma     Canale
R1 (chaînes publiques)     35
R2     21
R3     27
R4     24
R5     29
R6     32
M7 (TMP - Mobile)     37
L8 (local)     23 DemainTv, IDF/Cineaps, IDF1, NRJparis, CAP24
R9 (HD)     26 TF1HD, France2HD, ArteHD, M6HD



Riproduzioni e imitazioni [modifica]

Sono state realizzate diverse riproduzioni della Torre Eiffel, tutte in scala minore eccetto una:

    * Tokyo, Giappone: la Tokyo Tower è una torre di trasmissione radio e televisiva alta 333 metri (9 metri più della torre Eiffel) dipinta in arancione internazionale.
    * Blackpool, Inghilterra: la Blackpool Tower non è una struttura a sé stante, è situata sopra il complesso della "Tower Ballroom" e non ha le quattro "gambe" dell'originale.
    * Guatemala City, Guatemala: Torre del Reformador, alta 75 metri.
    * Paradise, Nevada, vicino a Las Vegas, USA: (scala 1:2).
    * Praga, Repubblica Ceca: Petrinska rozhledna (scala 1:5), costruita nel 1891.
    * Window of the World, Shenzhen, Cina (scala 1:3).
    * King's Island theme park, Ohio (scala 1:3).
    * Una imitazione davanti al Paris Hotel, Las Vegas, alta 540 piedi (164 m, scala 1:2).
    * Wembley Park, Londra: Watkins' Tower.
    * Lione.
    * Epcot Center (France pavillon), Walt Disney World, Orlando, Florida.
    * Dalat, (Radio Antenne), Vietnam.
    * Paris, Texas.
    * Filiatra, Grecia.
Rispondi

Da: Junior Member12/10/2011 14:14:28
ciao a tutti!
novità sul concorso? sapete se sono confermate le date del 12 e 13 settembre? nn riesco a trovare nulla sulla gazzetta del 6 settembre...
Rispondi

Da: Info.12/10/2011 14:15:36
Salve,
vorrei presentare la domanda per questo concorso ma volevo sapere....visto che ci sono svariati allegati, oltre a compilare il modello della domanda devo inviare anche: Allegato 4 - Certificato medico
Allegato 5 - Estratto della documentazione di servizio
Scusate per la domanda che magari potrà risultare stupida....aspetto risposte!!!
Rispondi

Da: adesso12/10/2011 14:26:34
...chiamo subito la mia metà e mi faccio accreditare per venire a vedere Silvio.... non vorrei perdermi le barzellette che racconterà! Naturalmente la colla sul moschettone era una prova per la cerimonia che si farà sabato, fa parte del programma no?
Rispondi

Da: albano e romina12/10/2011 17:55:35
Italiani!! Romani!!! Trasteverini (e non)!!!

gente laboriosa, che ha a cuore le cose importanti della vita e del mondo!

popolo di filosofi ed esteti!

esseri sensibili ed amorevoli!

Anime dedite alla cultura e all'arte!!

mo vi do io una notizia di quelle che non ci dormirete nè stanotte, nè quelle a seguire:
Al Bano: 'Ho fatto pace con Romina'

ROMA - ''Negli ultimi tempi i miei rapporti con Romina sono più distesi''. Al Bano [...] si confida con il settimanale 'Gente', il settimanale Hearst Magazine Italia diretto da Monica Mosca in edicola lunedì. ''Lei è stata per decenni la mia musa: moltissime canzoni sono dedicate e ispirate a lei''.

Il cantante di Cellino San Marco traccia un bilancio della sua vita in occasione anche dell'uscita, tramite il settimanale di Hearst Magazine, di una raccolta dei suoi successi: ''Ho amato molto e sono stato amato, ma ora sono solo'', dice. ''Con Loredana Lecciso escludo un ritorno come lo esclude lei: siamo amici, ora. Lei e' una donna intelligente che non ha mai strumentalizzato i nostri figli''.

I figli sono le vere gioie della sua vita e con i due più piccoli, Yasmine e Bido, avuti dalla Lecciso, posa per il settimanale, con foto scattate dalla quartogenita Romina Jr. ''Non lascerò mai le scene'', dice. ''La musica è stata meglio di una terapia nei momenti più duri della mia vita, che sono durati tanto: praticamente tutti gli anni Novanta''. ANSA-10/10/2011 9.32
...quindi....

anche questa settimana non dovrete preoccuparvi di nient'altro che di Albano e Romina!


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Da: Banca dati del DNA12/10/2011 17:59:19
Il Trattato di Prum

Con la legge 85/2009 l'Italia ha aderito al Trattato di Prum, concluso nel 2005 tra alcuni Paesi dell'Unione Europea.

Con finalità di cooperazione transfrontaliera, il Trattato in particolare disciplina l'impegno fra le Parti contraenti a creare schedari nazionali di analisi del DNA e a scambiare le informazioni contenute in tali schedari, l'impegno a scambiare le informazioni sui dati dattiloscopici (le impronte digitali), nonché l'accesso ai dati inseriti negli archivi informatizzati dei registri di immatricolazione dei veicoli.

A tal fine, il provvedimento prevede l'istituzione della banca dati nazionale del DNA (presso il Ministero dell'interno - Dipartimento della pubblica sicurezza) e del Laboratorio centrale per la banca dati nazionale del DNA (presso il Ministero della giustizia - Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria).

In un apposito Capo, il medesimo provvedimento disciplina inoltre lo svolgimento nel corso di un procedimento penale di accertamenti tecnici coattivi (ovvero prelievi ed altri accertamenti medici) idonei a incidere sulla libertà personale.
La banca dati del DNA e il laboratorio centrale

La finalità dell'istituzione della banca dati e del laboratorio centrale è quella di facilitare l'identificazione degli autori di delitti, in particolare permettendo la comparazione dei profili del DNA di persone già implicate in procedimenti penali con gli analoghi profili ottenuti dalle tracce biologiche rinvenute sulla scena di un reato.

La creazione delle due strutture presso amministrazioni diverse consente di mantenere elevato il livello delle garanzie, evitando promiscuità che si potrebbero rivelare pregiudizievoli per la genuinità dei dati raccolti e analizzati. Vengono in particolare tenuti distinti il luogo di raccolta e confronto dei profili del DNA (banca dati nazionale del DNA) dal luogo di estrazione dei predetti profili e di conservazione dei relativi campioni biologici (laboratorio centrale presso l'Amministrazione penitenziaria), nonché dal luogo di estrazione dei profili provenienti da reperti (laboratori delle forze di polizia o altrimenti specializzati, come i R.I.S. di Parma).
I compiti della banca dati del DNA

La banca dati nazionale provvede, nei casi tipizzati, alla raccolta dei profili del DNA:

    dei soggetti sottoposti a misure restrittive della libertà personale;
    relativi a reperti biologici acquisiti nel corso di procedimenti penali;
    di persone scomparse o loro consanguinei e di cadaveri e resti cadaverici non identificati.

Alla banca dati nazionale è assegnato, inoltre, il compito di raffronto del DNA a fini di identificazione.
I compiti del laboratorio centrale

Le funzioni del laboratorio centrale per la banca dati nazionale del DNA sono invece le seguenti:

    tipizzazione del profilo del DNA dei soggetti indicati dal disegno di legge;
    conservazione dei relativi campioni biologici dai quali vengono tipizzati i profili del DNA.

Le forze di polizia dovranno custodire, per la successiva consultazione e gli immediati raffronti, solo i dati relativi ai profili del DNA, mentre al Ministero della giustizia viene riservata l'estrazione del profilo del DNA, che provvederà successivamente a trasmettere per via informatica alla banca dati nazionale.

Il laboratorio centrale svolgerà le sue funzioni solo con riferimento alle sostanze biologiche prelevate dai soggetti appartenenti alle categorie indicate (soggetti in custodia cautelare; quelli arrestati in flagranza di reato o sottoposti a fermo; i soggetti detenuti o internati a seguito di sentenza irrevocabile per un delitto non colposo; i soggetti nei confronti dei quali sia applicata una misura alternativa alla detenzione a seguito di sentenza irrevocabile per un delitto non colposo; i soggetti ai quali sia applicata, in via provvisoria o definitiva, una misura di sicurezza detentiva). Il prelievo sarà possibile esclusivamente qualora nei confronti dei citati soggetti si proceda per delitti non colposi per i quali è consentito l'arresto facoltativo in flagranza (salvo per alcune fattispecie di reato specificamente indicate).
La tutela della privacy e l'accesso alle banche dati

Il provvedimento regola il trattamento dei dati, l'accesso e la tracciabilità dei campioni e, in particolare, stabilisce che i profili ed i relativi campioni non contengono le informazioni che consentono la diretta identificazione del soggetto cui sono riferiti.

L'accesso alle banche dati si configura di secondo livello: la polizia giudiziaria e la stessa autorità giudiziaria dovranno prima richiedere di effettuare il confronto e, solo se esso è positivo, potranno essere autorizzate a conoscere il nominativo del soggetto cui appartiene il profilo. Inoltre, si introduce la necessità di identificare sempre e comunque l'operatore che ha consultato la banca dati, nonché di registrare ogni attività concernente i profili e i campioni.

Sono, infine, specificamente disciplinati i casi di cancellazione del profilo del DNA e di distruzione del relativo campione biologico e posti limiti temporali massimi per la conservazione nella banca dati nazionale del profilo del DNA (quarant'anni) e del campione biologico (venti anni).
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Da: Codice antimafia12/10/2011 18:00:45
Il Piano straordinario contro le mafie (legge n. 136 del 2010) ha concesso una doppia delega al Governo: la prima per l'emanazione di un testo unico delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione; la seconda per l'aggiornamento e la semplificazione della normativa in materia di documentazione antimafia. La delega è stata esercitata con un unico provvedimento, il decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, pubblicato sul Supplemento ordinario alla G.U. del 28 settembre 2011.


La delega

Il decreto legislativo n. 159/2011 dà attuazione a due distinte deleghe contenute nella legge 13 agosto 2010, n. 136, recante il Piano straordinario contro le mafie.
La prima delega era contenuta nell'articolo 1 della legge 136/2010 e atteneva all'emanazione di un codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione. Per la normativa di contrasto alla criminalità organizzata era disposta la sola attività di ricognizione, armonizzazione e coordinamento della normativa vigente mentre per le misure di prevenzione si predevano numerosissimi e specifici principi e criteri di delega.  La seconda delega, contenuta nell'articolo 2 della medesima legge 136/2010 prevedeva l'aggiornamento e la semplificazione della normativa in materia di documentazione antimafia, sulla base di una serie di specifici criteri.
L'esame parlamentare del Codice

L'esame in sede consultiva dello schema di decreto legislativo presso la Commissione giustizia è iniziato il 30 giugno.

La complessità delle materie ed una serie di problematiche emerse nel corso dell'esame, soprattutto a seguito dell'audizione informale del Procuratore nazionale antimafia (seduta del 6 luglio), hanno consigliato il 21 luglio la deliberazione di un'indagine conoscitiva con lo svolgimento di ulteriori audizioni.

Il 2 agosto la Commissione giustizia della Camera ha espresso il proprio parere favorevole, con ben 45 condizioni, che tengono conto delle criticità emerse nel corso dell'esame. Il parere sottolinea la non esaustività del codice rispetto al complessivo sistema normativo antimafia, anche per i limiti derivanti dai principi e criteri di delega che consentivano un'attività meramente ricognitiva, richiama l'applicazione di alcuni principi e criteri direttivi, propone numerose modifiche alla disciplina delle misure di prevenzione e richiede l'abrogazione espressa delle disposizioni recepite nonché l'introduzione di un'adeguata disciplina transitoria.
L'attuazione della delega

Il Governo ha deciso di esercitare entrambe le deleghe attraverso un unico decreto legislativo,  l'attuale D.Lgs n. 159 del 2011, composto da  120 articoli suddivisi in 4  libri. Il testo definitivo del provvedimento ha recepito parzialmente le indicazioni emerse in sede di parere parlamentare.

In particolare, il libro I del decreto da attuazione alla delega contenuta nell'articolo 1 della legge 136/2010, e concerne il riordino della disciplina delle misure di prevenzione personali e patrimoniali. Si provvede, da un lato, a riassumere, con modalità meramente compilative, la disciplina che regolamentava, attraverso un serie di disposizioni contenute in normative diverse, la complessa materia delle misure di prevenzione personali e patrimoniali; dall'altro, sono introdotte modifiche e aggiornamenti delle normative più datate, attuando anche complesse riscritture (è il caso dei diritti dei terzi nelle procedure di prevenzione). Il libro I contiene, tuttavia, una disciplina di carattere generale delle misure di prevenzione, non limitata alle sole misure di contrasto alla mafia. E' confermata la distinzione tra misure di prevenzione personali (titolo I) e patrimoniali (titolo II), con distinti procedimenti applicativi ed è dettata  la disciplina dell'amministrazione, gestione e destinazione dei beni sequestrati e confiscati (titolo III). Per ovviare alle rilevanti difficoltà applicative, importanti novità hanno interessato la citata tutela dei terzi ed i rapporti con le procedure concorsuali (titolo IV). Infine, il Libro I del decreto (titolo V) regola gli effetti delle misure di prevenzione, stabilisce le sanzioni per le violazioni alle prescrizioni imposte con le misure di prevenzione, disciplina la riabilitazione e detta disposizioni finali (titolo V).

Il libro II del decreto legislativo detta, invece, il riordino della disciplina della documentazione antimafia, distinta in comunicazioni e informazioni antimafia; ulteriori disposizioni riguardano, rispettivamente, la Banca dati unica nazionale della documentazione antimafia nonchè le norme sullo scioglimento degli enti locali per infiltrazioni mafiose. Il Libro III contiene la disciplina relativa alle attività investigative nella lotta contro la criminalità organizzata:una prima parte concerne le magistrature specializzate nella lotta alla criminalità organizzata ovvero la D.N.A. (Direzione Nazionale Antimafia) e la D.D.A. (Direzione distrettuale antimafia); la seconda parte contiene la disciplina dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e destinazione dei beni sequestrati e confiscati alle mafie. Il Libro IV, infine, prevede le necessarie norme di coordinamento, una disciplina transitoria nonchè una serie di abrogazioni volte a rendere più chiara la normativa ed evitare inutili duplicazioni.

Nonostante le limitazioni delle norme di delega, il D.Lgs 159/2011 ha introdotto alcune rilevanti novità nella normativa antimafia. Oltre alla disciplina volta alla tutela dei terzi di buona fede nei rapporti con le misure di prevenzione e le procedure concorsuali, si segnalano, tra le altre:

- la possibile udienza pubblica del procedimento applicativo delle misure di prevenzione;

- l'ampliamento dei poteri dei prefetti  in relazione all'accesso ai cantieri e delle situazioni da cui lo stesso prefetto può desumere l'infiltrazione mafiosa;

- l'obbligo di recesso dal contratto in caso di informazione antimafia interdittiva;

- l'istituzione di un'unica banca dati nazionale della documentazione antimafia;

- le maggiori tutele per gli enti assegnatari dei beni confiscati.
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Da: Il "lodo Alfano"12/10/2011 18:03:28
La Consulta ha dichiarato incostituzionale la legge 124/2008 che prevedeva la sospensione dei processi penali per le alte cariche dello Stato per violazione del combinato disposto degli artt. 3 (principio di uguaglianza) e 138 (procedimento di revisione costituzionale) Cost., in relazione alla disciplina delle prerogative di cui agli artt. 68, 90 e 96 Cost. In materia interviene una proposta di legge costituzionale in corso di esame al Senato.


La legge 124/2008

La Corte costituzionale, con (sentenza n. 262 del 2009, depositata il 19 ottobre, ha dichiarato l'incostituzionalità della legge 124/2008("lodo Alfano") per violazione degli articoli 3 e 138 della Costituzione, in relazione alla disciplina delle prerogative di cui agli artt. 68, 90 e 96 Cost. L'articolo 3 Cost. afferma il principio di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge; l'articolo 138 Cost. prescrive uno speciale procedimento per l'approvazione delle leggi di revisione della Costituzione e delle altre leggi costituzionali.

Il "lodo Alfano" disponeva la sospensione dei processi penali nei confronti del Presidente della Repubblica, del Presidente del Senato, del Presidente della Camera e del Presidente del Consiglio dei ministri. La sospensione, applicabile anche ai processi relativi a fatti antecedenti l'assunzione della carica o della funzione e ai processi penali in corso, operava dalla data di assunzione della carica e sino alla cessazione dalla medesima, non era reiterabile nei confronti del medesimo soggetto (salvo nel caso di "nuova nomina" intervenuta nel corso della stessa legislatura) ed era rinunciabile in qualsiasi momento dall'imputato. La legge prevedeva, inoltre, la possibilità per il giudice di procedere all'assunzione delle prove non rinviabili, la contestuale sospensione del decorso del termine di prescrizione, nonché, infine, disposizioni volte a tutelare la posizione dell'eventuale parte civile. Finalità del provvedimento, secondo la relazione illustrativa del disegno di legge del Governo (A.C. 1442), era la tutela dell'interesse "al sereno svolgimento delle funzioni che fanno capo alle più alte cariche dello Stato", sulla base dei "principi di continuità e di regolarità nell'esercizio delle più alte funzioni pubbliche, nel pieno rispetto del principio di eguaglianza, che consente di prevedere un regime differenziato, anche riguardo all'esercizio della giurisdizione, purché risultino concretamente tutelati anche gli altri concorrenti valori costituzionali, secondo le indicazioni fornite dalla Corte costituzionale". La relazione illustrativa si riferiva alla precedente sentenza n. 24 del 2004, con la quale era stato dichiarato costituzionalmente illegittimo per violazione del principio di uguaglianza l'art. 1 della L. 140/2003, che, al comma 2, prevedeva la sospensione dei processi penali in corso in ogni fase, stato o grado nei confronti delle cinque più alte cariche dello Stato (era ricompreso anche il Presidente della Corte costituzionale).

L'iter argomentativo seguito dalla Corte nella sentenza sul lodo Alfano è il seguente:

    le prerogative di organi costituzionali (o immunità in senso lato) si sostanziano in una specifica protezione delle persone munite di status costituzionali, tale da sottrarle all'applicazione delle regole ordinarie, al fine di garantire l'esercizio della funzione di organi costituzionali. Tali prerogative devono essere stabilite con legge costituzionale; il legislatore ordinario può intervenire infatti solo per attuare, sul piano procedimentale, il dettato costituzionale, ma non può integrare o estendere tale dettato;
    la sospensione dei processi prevista dal lodo Alfano si inquadra tra le suddette prerogative, per cui la legge ordinaria è inidonea a disciplinarla. Secondo la Corte, in particolare, la suddetta sospensione ha la finalità delle prerogative di protezione della funzione pubblica e l'ulteriore caratteristica propria delle stesse di derogare al principio di uguaglianza;  essa, infatti, si applica "solo a favore dei titolari di quattro alte cariche dello Stato, con riferimento ai processi instaurati nei loro confronti, per imputazioni relative a tutti gli ipotizzabili reati, in qualunque epoca commessi e, in particolare, ai reati extrafunzionali, cioè estranei alle attività inerenti alla carica. La deroga si risolve, in particolare, in una evidente disparità di trattamento delle alte cariche rispetto a tutti gli altri cittadini che, pure, svolgono attività che la Costituzione considera parimenti impegnative e doverose, come quelle connesse a cariche o funzioni pubbliche (art. 54 Cost.) o, ancora più generalmente, quelle che il cittadino ha il dovere di svolgere, al fine di concorrere al progresso materiale o spirituale della società (art. 4, secondo comma, Cost.)";

    la violazione del principio di uguaglianza,con specifico riferimento alle alte cariche dello Stato prese in considerazione, rileva anche da un lato, sotto il profilo della disparità di trattamento fra i Presidenti e i componenti degli organi costituzionali; dall'altro, sotto quello della parità di trattamento di cariche tra loro disomogenee. Con riguardo al primo profilo, la Corte rileva che "le pur significative differenze che esistono sul piano strutturale e funzionale tra i Presidenti e i componenti di detti organi non sono tali da alterare il complessivo disegno del Costituente, che è quello di attribuire, rispettivamente, alle Camere e al Governo, e non ai loro Presidenti, la funzione legislativa (art. 70 Cost.) e la funzione di indirizzo politico ed amministrativo (art. 95 Cost.)"; con riferimento al secondo profilo, la Corte, confermando la precedente sentenza del 2004, ribadisce la  disomogeneità tra le cariche da ricondurre sia alle "fonti di investitura" sia alla "natura delle funzioni" svolte.

Il dibattito parlamentare

Si richiama il dibattito svolto nella seduta del 9 giugno 2009 alla Camera su alcuni atti di indirizzo, riferiti anche al "lodo Alfano". In tale seduta è stata approvata la mozione 1-00187, a prima firma Cicchitto, nella quale si evidenziava la finalità del meccanismo di sospensione processuale introdotto dal "lodo Alfano" di "tutelare, secondo l'esempio delle maggiori democrazie occidentali, l'interesse al sereno svolgimento delle funzioni che fanno capo alle più alte cariche dello Stato"; nella mozione n. 1-00185, a prima firma Franceschini, respinta nel corso della medesima seduta, l'opposizione ribadiva invece "il giudizio negativo della legge n. 124 del 2008 che impropriamente, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, con norme di rango ordinario, sottrae le più alte cariche dello Stato alla giurisdizione penale" e impegnava il Governo "ad attivarsi, nell'ambito delle proprie competenze, affinché la legge n. 124 del 2008, nota come 'lodo Alfano', sia abrogata visti i problemi che la stessa ha creato nella prima applicazione". Analogo impegno era contenuto nella mozione n. 1-00186, a prima firma Di Pietro, anch'essa respinta.
Il "lodo Alfano" costituzionale

E' in corso di esame presso la Commissione giustizia del Senato una proposta di legge costituzionale che attribuisce al Parlamento la facoltà di deliberare la sospensione dei processi penali per reati extra-funzionali nei confronti del Presidente della Repubblica, del Presidente del Consiglio dei ministri e dei ministri (A.S. 2180); la sospensione opera per l'intera durata della carica o della funzione. Sono stati presentati numerosi emendamenti, alcuni dei quali della maggioranza e del relatore, volti in particolare ad escludere i ministri dall'ambito di applicazione della legge e a prevedere, in luogo della deliberazione parlamentare, la sospensione automatica dei processi.
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Da: 44 gatti12/10/2011 18:11:38
Nella cantina di un palazzone
tutti i gattini senza padrone
organizzarono una riunione
per precisare la situazione.

Quarantaquattro gatti,
in fila per sei col resto di due,
si unirono compatti,
in fila per sei col resto di due,
coi baffi allineati,
in fila per sei col resto di due,
le code attorcigliate,
in fila per sei col resto di due.

Sei per sette quarantadue,
più due quarantaquattro!

Loro chiedevano a tutti i bambini,
che sono amici di tutti i gattini,
un pasto al giorno e all'occasione,
poter dormire sulle poltrone!

Quarantaquattro gatti,
in fila per sei col resto di due,
si unirono compatti,
in fila per sei col resto di due,
coi baffi allineati,
in fila per sei col resto di due,
le code attorcigliate,
in fila per sei col resto di due.

Sei per sette quarantadue,
più due quarantaquattro!

Naturalmente tutti i bambini
tutte le code potevan tirare
ogni momento e a loro piacere,
con tutti quanti giocherellare.

Quarantaquattro gatti,
in fila per sei col resto di due,
si unirono compatti,
in fila per sei col resto di due,
coi baffi allineati,
in fila per sei col resto di due,
le code attorcigliate,
in fila per sei col resto di due.

Sei per sette quarantadue,
più due quarantaquattro!

Quando alla fine della riunione
fu definita la situazione
andò in giardino tutto il plotone
di quei gattini senza padrone.

Quarantaquattro gatti,
in fila per sei col resto di due,
marciarono compatti,
in fila per sei col resto di due,
coi baffi allineati,
in fila per sei col resto di due,
le code dritte dritte,
in fila per sei col resto di due.

Quarantaquattro gatti,
in fila per sei col resto di due,
marciarono compatti,
in fila per sei col resto di due,
coi baffi allineati,
in fila per sei col resto di due,
le code attrorcigliate,
in fila per sei col resto di due,
col resto di due.
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