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commissario forestale prove scritte
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Da: il nepal14/10/2011 07:45:47
Questo articolo tratta la storia del Nepal dall'antichità fino ai giorni nostri.
Indice
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    1 Storia antica
    2 L'unificazione
    3 Il governo dei Rana
    4 Restaurazione della monarchia
    5 Dal 1990 alla fine della monarchia
    6 La repubblica
    7 Voci correlate
    8 Altri progetti

Storia antica [modifica]
Monumenti di epoca Malla a Bhaktapur (XIII-XVIII sec.)

La storia antica del Nepal non presenta documenti storiografici largamente attendibili, e si perde nella leggenda. Si narra che in tempi remoti la valle di Kathmandu fosse un lago, ed il bodhisattva Manjusri fendendo il terreno con un colpo di spada creò la gola di Chobar, facendo così defluire le acque.

Intorno all'ottavo secolo a.C. i Kirati (o Kiranti) furono i primi abitanti della valle a darsi un'embrionale organizzazione sociale. Nel VI secolo a.C., secondo la cronologia tradizionale, nacque Siddharta Gautama (il Buddha storico) vicino a Lumbini, città situata nella parte meridionale del paese ai confini con l'India: l'avvenimento è testimoniato da una colonna commemorativa fatta qui erigere nel II secolo a.C. dall'imperatore buddhista indiano Ashoka della dinastia Maurya.

Nel IV secolo d.C. il territorio fu invaso dai Lichhavi, che introdussero l'Induismo ed il relativo sistema sociale (Muluki Ain), unitamente alla suddivisione della popolazione in caste.

Dal IX al XII secolo i Thakuri ebbero la supremazia sulle altre etnie, seguiti nel XIII secolo dai Malla. A quel tempo il Nepal non era un regno unito, ma un insieme di stati costantemente in guerra fra loro. Nella stessa valle di Kathmandu vi erano alcune città-stato indipendenti, ciascuna con il proprio sovrano. Spesso i governanti delle singole città erano legati da vincoli di parentela, ma all'occasione non esitavano a dichiararsi reciprocamente guerra. I Malla furono grandi mecenati: la maggioranza delle vestigia storiche ed artistiche del paese (in particolare nella valle di Kathmandu) risale a quel periodo.
L'unificazione [modifica]

L'unità politica nepalese è un fatto relativamente recente: verso il XVIII secolo, al declino della stirpe dei Malla, si assistette all'affermazione degli Shah, l'attuale famiglia regnante. Costoro, a partire dal regno di Gorkha, sottomisero progressivamente gli altri regni locali finché, durante la festa dell'Indra Jatra del 1768, Prithvi Narayan Shah non conquistò con il suo esercito Kathmandu e fu incoronato primo re del Nepal unificato.

Gli Shah non dimostrarono grande interesse verso l'arte, e rispetto al periodo precedente non apportarono in questo campo importanti contributi, preferendo dedicarsi più che altro al consolidamento del potere politico, all'espansionismo territoriale ed alle lotte fratricide.

Le direttrici d'espansione del Nepal comprendevano anche il Tibet: quando quest'ultimo venne attaccato vi fu un intervento cinese che sconfisse l'esercito nepalese ed impose il pagamento di un tributo all'imperatore della Cina.

Le tensioni con l'India britannica sfociarono nella guerra anglo-nepalese (1815-1816) ove il Nepal subì una grave disfatta. Il trattato di Sugauli prevedeva la cessione di parte del Terai e del Sikkim alla Compagnia Britannica delle Indie Orientali in cambio della conservazione dell'autonomia.
Il governo dei Rana [modifica]
La regina del Nepal circondata dalla sua corte, 1920

Nella notte del 14 settembre 1846 ebbe luogo un evento che avrebbe influenzato la vita politica del paese per oltre un secolo. Un ufficiale dell'esercito, Jang Bahadur Kunwar, fece assassinare a tradimento numerosi membri della Corte e dell'esercito mentre erano radunati nel cortile di Kot. Grazie a questo espediente, alla sua scaltrezza, nonché alla debolezza del re Rajendra, riuscì ad accentrare su di sé il potere, riuscendo a farsi nominare Maharaja dal sovrano, con garanzia di trasmissione del titolo ai suoi discendenti. Si creò così una diarchia nella quale il monarca era esautorato di ogni potere, mentre il governo era in mano alla famiglia Rana (il nuovo e prestigioso cognome adottato da Jang Bahadur).

Il periodo dei Rana presenta, oltre alle ombre, anche le luci: essi abolirono la schiavitù ed il sati, l'usanza indù di gettare la vedova (viva) sulla pira funeraria del marito. Furono i primi a confrontarsi con i costumi europei, e sotto il loro governo venne introdotta l'architettura neoclassica a Kathmandu. A loro si devono i primi tentativi di modernizzazione del Paese.
Restaurazione della monarchia [modifica]
B.P. Koirala è stato il primo capo del governo eletto dal popolo (1959)

Una svolta si ebbe solo nel 1947 con la fondazione del partito del Congresso nepalese ad opera di Bishweshwar Prasad Koirala, su ispirazione del partito del Congresso indiano. Grazie a questa nuova forza politica, coadiuvata dal governo indiano, re Tribhuvan riuscì a fuggire in esilio in India. Come reazione i Rana insediarono suo nipote Gyanendra (l'attuale sovrano), che allora era un bambino di soli tre anni. Tribhuvan ritornò dall'esilio nel gennaio del 1951 e fu riconosciuto a furor di popolo come legittimo regnante. L'ultimo primo ministro ereditario, Mohan Shamsher, rassegnò le dimissioni il 12 novembre 1951.

Nel 1955 Tribhuvan morì, e la corona passò al figlio Mahendra. Costui indisse le prime elezioni della storia del paese, che si tennero nel 1959. Furono vinte dal partito del Congresso nepalese, e Bishweshwar Prasad Koirala assunse la carica di Primo Ministro. Già nel 1962 il re dichiarò la messa al bando dei partiti politici e decise di reinstaurare l'antico sistema indiano dei panchayat, basato sulle assemblee locali. Questo sistema rappresentativo dalla struttura piramidale rimase in vigore fino al 1991 e risultava essere completamente apartitico.

Nel 1972, a Mahendra successe il figlio Birendra, che non volle mutare l'assetto istituzionale del paese. Dopo l'inasprirsi della violenza e della protesta popolare fu costretto ad indire, nel 1981, un referendum sul sistema politico in vigore: una debole maggioranza si espresse ancora per il mantenimento dei panchayat.
Dal 1990 alla fine della monarchia [modifica]
re Gyanendra, al potere dal 2001 al 2008

Nel 1990, in un clima di aperta rivolta (Jana Andolan, ossia movimento popolare), il re dichiarò decaduto il vecchio sistema, e si accinse ad assumere il ruolo di sovrano costituzionale.

Nel decennio 1991-2001 vi fu una successione di governi di coalizione senza maggioranze sufficientemente forti, e generalmente senza un preciso indirizzo politico. Nel 1996, dopo un ultimatum al governo, iniziò l'attività della guerriglia maoista del Partito Comunista Maoista Nepalese.

Il 1º giugno 2001, secondo i resoconti ufficiali, il principe ereditario Dipendra compì una strage nel palazzo reale quale furiosa risposta al rifiuto dei suoi genitori di accettare la sposa da lui scelta. Dipendra uccise il re Birendra e la regina Aishwarya insieme ad una decina di altri parenti, poi rivolse la medesima arma contro di sé e fece fuoco, ma non morì sul colpo. Nonostante fosse in coma era ancora il principe ereditario, e venne proclamato re sul letto dell'ospedale. Spirò pochi giorni dopo, ed il 4 giugno 2001 fu insediato per la seconda volta (la prima fu dal novembre 1950 al gennaio 1951) lo zio Gyanendra, fratello di Birendra.

Il 1º febbraio 2005 Gyanendra ha destituito il governo guidato da Sher Bahadur Deuba, dichiarando lo Stato d'emergenza, assumendo su di sé il potere esecutivo e nominando un Consiglio dei ministri di sua fiducia.

Nella primavera del 2006 è scoppiata la seconda mobilitazione generale per la democrazia nella storia del paese (Loktantra Andolan, ossia movimento democratico, o Jana Andolan II). Centinaia di migliaia di nepalesi, tra cui gli studenti guidati dal loro leader Gagan Thapa, sono scesi in piazza per chiedere il ritorno alla democrazia. Il 21 aprile, dopo una settimana di ininterrotti cortei di massa, re Gyanendra ha rinunciato al potere assoluto, ed ha invitato i sette partiti d'opposizione a designare un nuovo primo ministro. La scelta è caduta su Girija Prasad Koirala, che ha giurato il 30 aprile 2006. Lo stesso giorno si è riunito il Parlamento per la prima volta dal 2002, approvando all'unanimità la proposta di Koirala per l'elezione di un'Assemblea Costituente.

I maoisti, di fatto vincitori della guerra civile contro la monarchia, sono così entrati in Parlamento, iniziando un percorso di disarmo (che però non è stato accettato da una frangia scissionista, che intende lottare a favore dell'indipendenza del Nepal meridionale).

Nel gennaio 2007 sono giunti i primi tra i 150 funzionari dell'ONU (soldati o ex militari) che hanno il compito di verificare il disarmo dei maoisti. Il processo di pace pare proseguire lentamente ma senza violenze.
La repubblica [modifica]

Il 24 dicembre 2007 sette partiti, compresi gli ex-ribelli maoisti e i partiti di governo si sono accordati sull'abolizione della monarchia ed il 28 dicembre 2007 è stata approvata la transizione in Repubblica Democratica Federale.

Le prime elezioni dopo nove anni sono avvenute il 10 aprile 2008 sancendo, con 220 seggi su 601, la netta vittoria del partito maoista. Il 28 maggio 2008 è stata proclamata la Repubblica.
Rispondi

Da: X corsista serio14/10/2011 07:52:37
Ma oggi avete giorno libero?
Rispondi

Da: x corsista serio e altri14/10/2011 09:32:14
la mattina no, il pomeriggio forse, ma è altamente probabile che non si faccia nulla il pomeriggio.

Volevo chiedere a tutti quelli che continuano a scrivere più o meno seriamente su questo forum un momento di raccoglimento per il povero scemo che appena ha un momento libero si dedica al copiaincolla. Credo sia un uomo, sarò sessista ma una tale scemenza può essere solo maschile. Comunque vi rendete conto quali gravi problemi, anche interpersonali, gli impongono di aprire questo forum, cercare su wikipedia o altrove materiali il più eterogenei possibili, copiarli qui, col solo scopo di creare un disturbo incomprensibile. Capite che per lui ormai è una droga e non si fermerà. All'inizio provavo irritazione, ora solo un'infinita pena. Vai ragazzo, esci e divertiti come fanno tutti i tuoi compagni (ma sono sicura che quello già lo fai), lasciaci al nostro forum. Ormai siamo quattro gatti a scrivere, lasciaci fare...
Rispondi

Da: corsista14/10/2011 13:24:07
e invece il pomeriggio ce lo hanno °%#ç@to!
Rispondi

Da: e vai!!!14/10/2011 14:02:51
abbiamo appena vinto il pomeriggio... pure dalle 14.30!!!
Rispondi

Da: convenzione14/10/2011 15:39:11
COMUNICATO STAMPA
SIGLATO UN PROTOCOLLO D'INTESA TRA IL CORPO FORESTALE DELLO
STATO E L'AGENZIA DEL TERRITORIO
La collaborazione è finalizzata ad ottimizzare il rilievo dei fabbricati mai dichiarati in catasto o di
quelli dichiarati che hanno subito variazioni oppure perso il requisito di ruralità ai fini fiscali
Roma, 12 ottobre 2011 - Il Capo del Corpo forestale dello Stato, Cesare Patrone, e il
Direttore dell'Agenzia del Territorio, Gabriella Alemanno, hanno firmato un protocollo
d'intesa in materia di rilievo dei fabbricati mai dichiarati al catasto e di quelli che hanno subito
variazioni o perduto il requisito della ruralità ai fini fiscali.
Grazie a questo accordo, i Comandi Provinciali del Corpo forestale dello Stato potranno
facilitare le operazioni di sopralluogo svolte dai tecnici dell'Agenzia, ai fini dell'attribuzione
della rendita presunta, fornendogli l'autorizzazione ad accedere con i propri mezzi in aree
vincolate dove sono ubicati i fabbricati da accertare.
Nel caso, invece, di accesso da effettuare in zone montane particolarmente impervie, il
Corpo forestale metterà a disposizione dei tecnici dell'Agenzia i propri mezzi e le proprie
strutture per agevolarne il compito.
Il Corpo forestale dello Stato, d'altro canto, avrà accesso tramite i sistemi messi a
disposizione dell'Agenzia, alle banche dati utili agli specifici compiti istituzionali.
"Ringrazio il Corpo forestale dello Stato nella persona dell'ing. Patrone per avere
risposto con grande sensibilità e sollecitudine alla nostra richiesta di collaborazione - ha
dichiarato la dottoressa Alemanno -. Questo intervento sarà d'importante ausilio ai tecnici
dell'Agenzia impegnati in una delicata operazione di contrasto all'evasione fiscale in campo
immobiliare".
"La collaborazione interistituzionale - ha rimarcato l'Ing. Patrone - rappresenta uno
degli strumenti più efficaci per migliorare la conoscenza della consistenza del patrimonio
immobiliare privato, anche nell'ottica della prevenzione e del contrasto dell'evasione e
dell'elusione fiscale in materia catastale".
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Da: X corsista14/10/2011 16:04:41
E come vi siete organizzati x questo pomeriggio?
Rispondi

Da: corsista serio14/10/2011 16:14:56
Il limite di frequenza f inferiore è necessariamente asintotico al valore nullo poiché per definizione non possono esistere onde elettromagnetiche senza variazione di campo (cioè a frequenza zero). Ragionando in termini di lunghezza d'onda λ=c/f sono invece possibili infiniti valori continui asintoticamente tendenti ad infinito.
La quantità di informazione che può essere trasportata da un segnale radio (vedi modulazione) è proporzionale alla sua frequenza; per questo le frequenze minime usate nella radiotecnica per trasmettere la voce partono da qualche decina di kilohertz.
Sebbene questa regione dello spettro elettromagnetico sia di piccole dimensioni rispetto alle altre (ultravioletto, infrarosso, Raggi X ecc) è storicamente la più utilizzata nelle telecomunicazioni per le radiocomunicazioni. Questo è avvenuto principalmente perché le onde di bassa frequenza sono facilmente generabili con dispositivi elettrici alla portata della fisica della fine del XIX secolo (oscillatori, antenne, rivelatori a risonanza) e quindi disponibili ai tempi di Heinrich Rudolf Hertz, Guglielmo Marconi e Nikola Tesla. Un altro vantaggio delle maggiori lunghezze d'onda è di propagarsi per riflessione ionosferica a distanze intercontinentali, sicuramente interessante in un'epoca in cui non esistevano ponti radio e satelliti per telecomunicazione.
Rispondi

Da: corsista semiserio14/10/2011 16:16:02
Il coordinatore IW3IBG, a circa 6 mesi dalla prima ipotesi di disegno di una rete RADIOAMATORIALE nazionale digitale a larga banda basata su sistemi Wireless con protocolli 802.11/a/b/g, presenta l'ambizioso progetto di rete nazionale e tira le somme sullo stato del suo avanzamento. La soluzione che prevede l'utilizzo di routeboards e di schede radio da 100 a 400 mw a 5,8 ghz sta dando risultati eccellenti in Veneto e Friuli Venezia Giulia. Il nodo IR3UDD posizionato a 1000 mt. sul monte Cesen permette di collegare tutta la regione con continuita' e velocita' che sfiorano i 30 Mbps. Il C.I.S.A.R. tiene a precisare che la propria rete sperimentale a banda larga e', nel pieno spirito radioamatoriale, un progetto aperto indistintamente a QUALSIASI radioamatore.

Il coordinatore IW3IBG, a circa 6 mesi dalla prima ipotesi di disegno di una rete RADIOAMATORIALE nazionale digitale a larga banda basata su sistemi  Wireless con protocolli 802.11/a/b/g, presenta l'ambizioso progetto di rete nazionale e tira le somme sullo stato del suo avanzamento. La soluzione che prevede l'utilizzo di routeboards e di schede radio da 100 a 400 mw a 5,8 ghz sta dando risultati eccellenti in Veneto e Friuli Venezia Giulia. Il nodo IR3UDD posizionato a 1000 mt. sul monte Cesen permette di collegare tutta la regione con continuita' e velocita' che sfiorano i 30  Mbps. Il C.I.S.A.R. tiene a precisare che la propria rete sperimentale a banda larga e', nel pieno spirito radioamatoriale, un progetto aperto indistintamente a QUALSIASI radioamatore.

RETE A BANDA LARGA NAZIONALE Giorgio IW3IBG
(Sezione Cisar di Zero Branco)


Cari amici,
a circa 6 mesi dalla prima ipotesi di disegno di una rete nazionale digitale a larga banda basata su sistemi wireless con protocolli 802.11/a/b/g, soo qui oggi a tirare le somme per raccontarvi quale sia l'avanzamento.
Dopo molteplici test sulle apparecchiature siamo convinti che l'hardware pensato nella estate scorsa vada benissimo anche per tratte lunghe (fino a 150 km) mantenendo elevate le performance di banda.
La soluzione che prevede l'utilizzo di routeboards e di schede radio da 100 a 400 mw a 5,8 ghz sta dando risultati eccellenti in Veneto e Friuli Venezia Giulia. Il nodo IR3UDD posizionato a 1000 mt. sul monte Cesen ci permette di collegare tutta la regione con continuità e velocità che sfiorano i 30 Mbts, di seguito il disegno di chi é attualmente collegato.

Le tratte col Monte Grisa (TS), Rovigo e Pola (Croazia) sono in fase di attivazione. Sul Monte Cesen il nodo IR3UDD é composto da una routeboard con scheda da 100 mw ed una  Antenna a pannello che copre un settore di 90° con guadagno 15db. I clients invece sono delle routeboard di profilo minore tipo Mikrotik 112 o litestation della ubiquiti con potenze fino a 400 mw e antenne a parabola con guadagno che può raggiungere anche i 29db.
Con estremo piacere ho scoperto nella riunione di 2 settimane fa svolta a Silea TV, che non siamo i soli a sperimentare queste tecnologie; abbiamo condiviso con parecchi soci CISAR del centro Italia le stesse esperienze.
In quell'occasione abbiamo posto in essere un sistema mobile con parabola e routeboard Wrap, il collegamento in videoconferenza con gli altri operatori é stato fluido e si é potuto discutere in multivideoconferenza dello sviluppo dell'infrastruttura.
Alla fine si é deciso che la rete nazionale collegherà inizialmente i seguenti punti visualizzati nel disegno sottostante, e che questo primo scheletro dovrà essere completato entro la fine dell'estate.

Qui di seguito tutte le simulazioni di tratta fatte con radiomobile dall'espertisismo Mirco IZ3HAD.

Come potete intuire dalle simulazioni é stata rispettata la potenza di 10w ERP, i segnali sono eccellenti per tutte le tratte, anche sulla distanza di 150 Km tra monte Fumaiolo e Rovigo.
Ogni sistema non presidiato per il quale é gia stata richiesta autorizzazione tramite il sistema SA del Cisar, sarà configurato con una routeboard che supporterà i collegamenti punto a punto dello scheletro nazionale, e una routeboard che si occupoerà del traffico locale per i collegamenti dei singoli radioamatori.
Per quanto riguarda invece la numerazione  IP si é deciso di utilizzare classi private sulle quali ogni radioamatore dovrà nattare i propri indirizzi; questo meccanismo é di facile attuazione con l'hadware che abbiamo testato.
Per le problematiche relative all'autenticazione, abbiamo addottato il sistema presentato al ministero delle comunicazioni l'anno scorso da Vito IW0GAC che prevede l'utilizzo di certificati che già stiamo producendo, ed il protocollo PPPoE.
Rispondi

Da: corsista seminario14/10/2011 16:20:41
La parola non è
Né sapore, né idea
Ma due occhi monelli
Petali d'orchidea
Se nana
Ooh... vive
Ti sento
La musica si muove appena
Ma è un mondo che mi scoppia dentro
Ti sento
Un brivido lungo la schiena
Un colpo che fa pieno centro
Mi ami o no?
Mi ami o no?
Mi ami o...
Che mi resta di te
Della mia poesia
Mentre l'ombra del sonno
Lenta scivola via
Se nana
Ooh... vive
Ooh...
Ti sento
Bellissima statua sommersa
Seduti, sdraiati, impacciati
Ti sento
Atlantide isola persa
Amanti soltanto accennati
Mi ami o no?
Mi ami o no?
Mi ami o no?
Ti sento
Deserto lontano miraggio
La sabbia che muove a cercarmi
Ti sento
Nell'aria un amore selvaggio
Vorrei incontrarti
Mi ami o no?
Mi ami o no?
Mi ami o no?
Ti sento
Vorrei incontrarti

IO TI CERCHERÃ'
(Jovanotti)
Come è strano incontrarti di sera in mezzo alla gente
salutarci come due vecchi amici ehi ciao come stai
quando un giorno di notte mi hai detto "Non ti lascerò mai"
quando un giorno di notte t'ho detto "Non ti lascerò mai"
e adesso siamo occhi negli occhi e non serve a niente parlare
ho la mappa di tutti i tuoi nei la potrei disegnare
nei tuoi occhi ritrovo i miei giorni di qualche anno fa le domeniche senza far niente
e voglia di sincerità parliamo un po' raccontami quello che fai
sei la stessa che un giorno m'ha detto "Non ti lascerò mai"
quando un giorno di notte m'hai detto "Non ti lascerò mai"
quando un giorno di notte t'ho detto "Non ti lascerò mai"
io ti cercherò negli occhi della donne che nel mondo incontrerò
e dentro quegli sguardi mi ricorderò di noi chissà se si chiamava amore
nei tuoi occhi mi ritrovo nell'attimo prima in cui sto per baciarti l'universo si ferma un istante
perché vuole ammirarti tutto il resto mi passa alle mani come la sabbia del mare
resta solo un diamante che brilla e che continua a brillare ogni volta che mi torni in mente
continua a brillare in un angolo della mia mente ti continuo ad amare
io ti cercherò negli occhi delle donne che nel mondo incontrerò
e dentro quegli sguardi mi ricorderò di noi chissà se si chiamava amore...

QUESTA E' LA PIU' BELLA!

Come What May

Never knew I could feel like this
Like I've never seen the sky before
I want to vanish inside your kiss
Every day I love more and more
Listen to my heart
Can you hear it sings
Telling me to give you everythingSeasons may change
Winter to spring
But I love you until
The end of time
CHORUS:Come what may
Come what may
I will love you until my dying day

Suddenly the world seems
Such a perfect place
Suddenly it moves with
Such a perfect grace
Suddenly my life
Doesn't seem such a waste
But our world revolves around you
And there's no mountain too high
No river too wide
Sing out this songI'll be there by your side
Storm clouds may gatherAnd stars may collide
But I love you until
The end of time

Repeat chorus
Oh, come what may
Come what may
I will love youI will love you
Suddenly the world seems
Such a perfect place
Rispondi

Da: corsista seminato14/10/2011 16:22:55

Non ci resta che piangere è un particolarissimo film del 1984 che vede impegnata, come coautori e co-registi l'inedita coppia Massimo Troisi - Roberto Benigni.
Il film nasce da un'idea degli stessi autori, avuta in seguito ad una riflessione comune: "A chi non piacerebbe trovarsi catapultato indietro nel tempo?" - come risponde lo stesso Troisi - "A tutti quanti!", Troisi continua: "Abbiamo scelto di fare un film che ha per tema un viaggio nel passato perché, a quale giovane, specie della nostra generazione, non è mai capitato neanche per un attimo di trovarsi nel 1400? A tutti anche a noi... e quindi, in un certo senso, è anche un film autobiografico...".
Traspare dalle parole di Troisi il senso profondo della sua comicità e della sua arte, che ha come punto di riferimento costante il capovolgimento dell'idea di napoletanità, pur attenendosi alla tradizione dello spettacolo partenopeo.
I personaggi dei film di Troisi parlano napoletano, ma potrebbero parlare qualsiasi altra "lingua". Troisi, antiemigrante ed antieroe convinto, fa di tutto per assumere una dimensione più nazionale fuori dai confini regionali.
Questo film si presenta ibrido, senza né capo né coda, (come disse recentemente Troisi a Benigni a Cinecittà, esprimendogli il desiderio di voler fare qualcos'altro con lui). L'unico filo conduttore è la comicità spontanea, l'allegria e l'immediatezza. La struttura è diversa dai film precedenti: non c'è un lui, una lei ed una classica storia d'amore, se si esclude la breve parentesi del flirt di Pia e Mario, nella prima versione, e di Astiaha e Mario nella seconda.
Dice ancora Roberto Benigni: "Abbiamo scelto uno dei fatti più banali del mondo per riconoscere e riconoscerci nella società di oggi". Si tratta di un rapporto ambivalente ed intercambiabile, dove i piani della normalità e della anormalità sono confusi e poco delineati. Dallo spunto il film comunque prende corpo, quasi come per gioco e riscuote subito un enorme successo di pubblico, nonostante la critica lo faccia a pezzi soprattutto per una regia arraffazzonata e ben poco convincente. Ma come dicono i due registi attori, "...dirigiamo i nostri film anche per provocare la critica".
Certo è che Non ci resta che piangere è un film di mercato, creato per l'industria cinematografica, ma ciò non toglie che sia un buon film. Qui comunque nasce un interrogativo: perché Troisi e Benigni, nonostante siano registi, continuano ad essere anche attori? Perché il pubblico vuole loro, le loro facce, i loro gesti ed il loro linguaggio. Ed allora la volontà di costruire un film economicamente competitivo, si concretizza anche nel fatto di essere in prima linea e fare film per il mercato. Non si può non pensare al mercato, ogni autore un po' ci pensa, senza per questo essere un bieco figuro, ma soltanto un regista che vive la sincerità di voler fare qualcosa per se stesso, oltre che per il pubblico.
Nella forma Non ci resta che piangere si presenta comico, ma nel profondo ci sono i tratti malinconici che troviamo, nell'affrontare il tragico quotidiano, nella maggior parte degli altri film di Troisi.
Le risate sono comunque assicurate, come dice Lello Bersani in un'intervista fatta ai due nel 1984 per il TG1. Ma come abbiamo già visto serpeggia, per tutto il film, un vago senso di disagio latente, soprattutto nella parte centrale dove ci sarà un episodio di amicizia tradita.Già, perché forse non tutti sanno che il film è stato presentato al pubblico in una versione che non è l'unica. Ne esiste infatti, una seconda dove c'è una storia tra Troisi, Benigni e la Peynado, davvero uno strano triangolo che si snoda in questo modo: Saverio-Benigni si innamora platonicamente della bella e giovane guerriera, ma Mario-Troisi riuscirà ad amarla concretamente. Saverio lo scoprirà e si sentirà tradito. Tutto il film è pervaso dallo scontro continuo delle forze comiche dei due.
Alla versione contenente la love-story, ritenuta alquanto ovvia e banale, si è preferita una versione in cui si privilegia la narratività.
Un punto cardine del film è costituito dall'angoscia e dal tormento che Saverio sente per la sorella Gabriellina, afflitta da una vita sentimentale deludente.
I piccoli grandi drammi quotidiani sono quindi più che presenti, anche se ben camuffati e fluttuanti nel "mare grosso, forza nove " della comicità.
La trama: Mario (un bidello) e Saverio (un maestro elementare) sono amici e lavorano nella stessa scuola. Stanchi di aspettare invano l'arrivo del treno, fermi in macchina ad un passaggio a livello, decidono di cercare una strada alternativa. Si perdono, e, finita la benzina, sorpresi da una strana tempesta, sono costretti a chiedere ospitalità in una locanda.
Solo il mattino successivo, si accorgeranno di essersi imbattuti in una sfasatura temporale e di essere precipitati nel XV secolo. Scopriranno poi di trovarsi nel fatidico 1492.
Mario, in un primo momento, non accetta il tragico evento; Saverio, invece, se ne convince subito, veste i panni dell'epoca, va in giro, fa conoscenze.
Una volta ambientatisi nell'epoca, decidono di recarsi a Palos, per fermare Cristoforo Colombo e impedirgli di scoprire l' America, ma arrivati sul posto vengono a sapere che costui è già salpato.
Nel finale, vedendo un treno a vapore in lontananza, sperano di essere tornati nel XX secolo ed invece ad attenderli ci sarà "solo" Leonardo da Vinci con la sua nuova invenzione.
"Non ci resta che piangere" dicevamo, è un film semplice, ma gustosissimo, denso di trovate divertenti.
E' chiaro qui il riferimento ad una delle principali tematiche di ribaltamento del filone classico napoletano e cioè quella di presentarsi come un "anti-eroe", un napoletano immerso nella "napoletanità", ma esente dal "napoletanismo".
L' antieroe qui è Mario, che non ne vuole sapere di integrarsi e calarsi in questa nuova realtà, e la subisce (almeno all'inizio), non la domina, cosa che invece fa subito Saverio. Nella gag, nella situazione comica, il personaggio centrale non è per forza sempre portatore di comicità attiva, ma, anzi, spesso si comporta in maniera attonita, perché non capisce quanto sta succedendo intorno a lui.
In "Non ci resta che piangere", Troisi è il tipico "anti-eroe", che subisce in qualche modo le situazioni inserendosi bene in questa generazione di comici, tutti a modo loro, un po' anti-eroi.
Una delle sequenze più divertenti e memorabili di "Non ci resta che piangere", rimane quella dell'incontro con Leonardo da Vinci, a cui i due cercheranno di anticipare alcune delle invenzioni dei secoli successivi.
Siamo su un altro tema, già caro a Troisi in altri film: la "cultura". In "Ricomincio da tre" e in "Scusate il ritardo" c'è un certo disagio del protagonista dovuto alla presenze di donne "troppo intelligenti", in "Le vie del Signore sono finite" all'amata-intellettuale si aggiungerà l' amico-poeta, ma in "Non ci resta che piangere" l'argomento diviene quasi centrale. Anzi, sembra quasi concretizzarsi una rivincita di chi non sa su chi sa: infatti Mario e Saverio, diventano i Maestri di Leonardo, al quale spiegano invano una serie di invenzioni, mentre costui si interessa ancora a palette e correnti d'acqua.
In questo film troviamo un "viaggio nel viaggio": i due infatti, partono verso Palos per fermare Cristoforo Colombo. Questo per un duplice motivo: il primo è che, si scoprirà alla fine, Gabriellina, fantomatica sorella di Saverio, è stata lasciata da un americano della N.A.T.O. di Pisa e che, quindi, dice Saverio: "Se l' America non fosse mai esistita, questo imbecille non nasceva...".
L'altro motivo, sempre spiegato da Benigni, è che: "...non trovi un americano buono nella cultura, nello spettacolo, nella gastronomia, in niente...".
Da tutti questi ingredienti e trovate inusuali, esce fuori un film estremamente piacevole ed a tratti letteralmente esilarante. Io stessa ricordo scene di ilarità generale in platea a sequenze di battute del tipo:

Prete: "Ricordati che devi morire!!!"
Troisi (alla finestra, guardando il prete in strada): "Come?"
Prete: "Ricordati...che devi morire!!!"
Troisi: "Va bene..."
Prete (in maniera incalzante): "Ricordati che devi morire!"
Troisi: "Si, si ...no..m'o me lo segno, proprio...c'ho una cosa... non vi preoccupate...".
Queste battute sono diventate, con gli anni, mito, inserite tra le altre, negli archetipi della comicità dialettal-popolare anni '80.
Un altro punto cardine della recitazione di Troisi è quello della "fisicità". Massimo Troisi è, infatti, un grosso rappresentante della commedia basata sulla fisicità: lo spettatore vuole proprio la sua presenza fisica, che, come sempre, anche in questo film è presente in maniera molto marcata, il suo volto super-espressivo, le sue mani in continuo movimento dietro la nuca a giocare con una ciocca ribelle o a gesticolare, la sua voce tremula, dai ritmi
cadenzati e dalle pause cariche di significato. Troisi è afflitto dalla "maledizione del corpo" un po' come (in altri due casi opposti) Woody Allen o Stallone. Sembra che a questi cineasti sia stato interdetto fare altro cinema che non sia quello comico, o quello avventuroso, nel caso di Stallone. Invece la comicità e la fisicità possono rappresentare due mezzi di espressione di concetti ben più profondi.
In "Non ci resta che piangere" non sono pochi i retaggi comici, presi a prestito dai grandi del passato, come nel caso della lettera scritta dai nostri al Savanarola, dove è palese e quasi scontato il riferimento alla lettera scritta da Totò e Peppino De Filippo in "Totò, Peppino e la malafemmina" del 1956 (regia di Camillo Mastrocinque).
Riportiamo qui di seguito le due lettere tratte dalle rispettive sceneggiature dei film per un confronto, ma prima sarà meglio ricordare ancora una volta, che in questo film, come in tutto quanto il cinema troisiano, c'è una continua fusione tra antico e nuovo, il rincorrersi della
novità con i grossi retaggi del passato, l'alternanza tra due modi di concepire Napoli, ma soprattutto i napoletani.
Massimo Troisi si trova esattamente a cavallo tra teatro e cinema, tra vecchio e nuovo, tra tradizione e modernità, tra "napoletano emigrante" e "quello che finalmente può solo viaggiare, ....che un lavoro a Napoli ce l'aveva..." (da Ricomincio da tre, 1980 - di Massimo Troisi)

Massimo Troisi e Roberto Benigni a confronto con due grandi del passato: Totò e Peppino De Filippo.

Da Totò, Peppino e la Malafemmina (Camillo Mastrocinque), Italia 1956

T: Giovanotto...carta, calamaio e penna, su scriviamo!...Hai scritto?
P: (Si siede asciugandosi il sudore) Che ho scritto!? Un momento.
T: OooooH (spazientito, inizia la dettatura)... signorina... signorina...
P: (Girandosi a guardare) Dove sta?
T: Chi?
P: La signorina!
T: Ma quale signorina!?
P: E che ne so!(Girandosi verso la porta) Avanti!
T: Animale! Signorina è l'intestazione autonoma della lettera (riprende)...Ooooh! Signorina...
-Peppino Cambia foglio-
T: Non era buona quella "signorina" lì?... Signorina, veniamo "noi" con questa mia addirvi
P: A dirvi
T: Addirvi. Una parola.
P: A dirvi una parola
T: Che
P: Che!
T: Che
P: Uno...quanti?
T: Che?
P: Uno...quanti?
T: Che?
P: Uno che?
T: Che
P: Uno
T: Uno che?? Che! Scusate se sono poche, ma settecentomila lire ci fanno, specie che quest'anno, una parola,c'è stato una grande moria delle vacche, come voi ben sapete! Punto! Due punti. Ma si, fai vedere che abbondiamo. Abbondandis in abbondandum. Questa moneta servono che voi vi consolate. Scrivi presto!
P: Conninsolate.
T: Che voi vi consolate.
P: Ah! Avevo capito con insalata.
T: E non mi far perdere il filo, che ce l'ho tutto qui.
P: Avevo capito con l'insalata.
T: Dai dispiacere che avreta...che avretta...e già, è al femminile, che avreta perché... (guarda Peppino interrogativamente) perché
P: Non so.
T: Che è che non so?
P: Perché che cosa? (Interrompendo la scrittura)
T: Perché che??Ooooh!! Dai dispiaceri che avrete...Perché è aggettivo qualificativo,no'
P: Ah! Perché qua (indicando il foglio )
T: Perché dovete lasciare nostro nipote, che gli zii medesimi che siamo noi, medesimo di persona( Peppino si asciuga il sudore...)
P: -
T: Ma che stai facendo una fatica che ti asciughi il sudore?.... di persona vi mandiamo questo (alzando un pacchetto con le mani ), parche' il giovanotto e' studente che studia, che si deve prendere una Laura........
P: Laura....
T: Laura.
T: Che deve tenere la testa al solito posto, cioe'....
P: Cioe'...
T: Sul collo.Punto,punto e virgola, un punto e un punto e virgola.
P: Troppa roba.
T: Lascia fare! Che dica che siamo provinciali, che siamo tirati.Salutandovi indistintamente... indistintamente... sbrigati!!!I fratelli Caponi che siamo noi ...apri una parente e dici che siamo noi, i fratelli Caponi.
P: Caponi.
T: Hai aperto la parente? Chiudila
P: Ecco fatto.
T: Vuoi aggiungere qualcos'altro?
P: Io, insomma, senza nulla a pretendere, non c'è bisogno....
T: In data odierna?
P: Eh, ma poi?
T: Ma no, va bene', si capisce.
P: Si, si, si capisce.
Rispondi

Da: corsista di corsa14/10/2011 16:23:30
B: (seduto) Prendi un foglio.....Mi dai un foglio della macelleria?
T: (in piedi) Ma è bianco, puoi scrivere qua, no?
B: Dietro a un foglio con i conti della macelleria, ma vuoi risparmiare?Dammi una penna . Guarda (si alza e stacca una penna da un'oca appesa al soffitto)..qui c'è la cartoleria a portata di mano....Ecco qua.....(si risiede)...le penne (indicando l'oca)
T: (seduto) Mi raccomando, Saverio!!Non facciamoci riconoscere.
B: Stai tranquillo.

Una musica allegra introduce il carrello della m.d.p. che isola i due in piano medio.La carrellata, rotatoria, parte da sinistra verso destra, per mantenersi poi su un punto di vista ed un'angolazione frontali.Troisi suggerisce a Benigni il testo della lettera, pieno di intercalari, pause e ritmi spezzati.

T: Con educazione.....
B: Caro....
T: Cerchiamo di fare una cosa.
B: Allora dettala te la lettera,eh?...Vai!
T: Avanti! Caro Savonarola.....
B: aspetta! Prima la data,no?Frittole....
T: Frittole.
B: Quanto Sarà?
T: Quasi millecinquecento.
B: Frittole quasi millecinquecento'
T: 'O 'ssaje tu quant' n'avimmo?
B: Perché tu scrivi una lettera "Roma, quasi duemila? "
T: Non lo mettere...estate quasi millecinque, dai!Isso 'o sape.
B: Beh, aspetta mi informo io.Allora: caro....
T: Aspetta...
B: Caro no, non è un nostro amico.
T: Aspetta, non scrivere subito...
B: San...San...Sant...
T: Santissimo Savonarola
B: Santissimo!!
T: Come sei bello....per esempio....cum si vulessm ricere...
B: Santissimo Savonarola.
T: Savonarola!!
B: Santissimo...
T: Savonarola!
B: Quanto ci piaci!
T: Quanto ci piaci.
B: A noi due.
T: Accussì, già vere che simm' seguaci
B: l'esclamativo ce l'avrà?
T: Mettilo!
B: Vabbe'!!
T: Metti scusa le volgarità
B: Scusa le volgarità... ma come ...a Savonarola?
T: Per quello ogni cosa è peccato.... se vede il punto esclamativo può dire: eche è sto' coso qua??un uomo con il puntino...metti scusa le volgarita'...
B: ....volgarita'....allora mettiamo una freccia
T: No, no scusa le volgarita' eventuali
B: Eventuali, perché?
T: Eventuali, pecche' senno'.....'a vuo' scrivere come dico io Saverio ??Altrimenti quello dice: perché , volevano essere volgari e non ci sono riusciti?
B: (acconsentendo suo malgrado)Eventuali. punto......eh' come va'?.....no, non va!!
T: Santissimo, noi....non..
B: Santissimo Savonarola, lascia vivere Vitellozzo
T: Lascia... potresti lasciar vivere Vitellozzo ?
B: Vitellozzo!
T: Se puoi, eh?
B: Savonarola!
T: Savonarola Mo' adesso bisogna spiegare per bene perché lui fa' cosi'
B: Anche a dirgli .......lui è proprio uno che ..eeh, che c'è?
T: Appunto! e che è?
B: E che è ?? Diamoci....
T: Non solo a lui....
B: Diamoci, come dire, tutti insieme, una calmata,eh! oh!
T: Eh! Tra parentesi
B: Eh! Oh!
T: Poi scrivi nel caso scusa la parentesi ...e che è, e che è? Qua pare ..che ogni cosa ,uno non si può muovere......che e questo e quello e pure per te .....OoooH!!!!
B: Questo e quello,oooh!!!
T: Due personcine per bene,noi siamo personcine per bene.......
B. Che non facciamo male a nessuno...
T: che non farebbero male nemmeno a una mosca.
B: Figuriamoci...
T: Figuriamoci ad un santo come te.
B: Figuriamoci ad un santone come te
T; A un santone come te
B: Anzi, varrai piu' di una mosca,no?
T: No, pare che lo metti in competizione.....
B: Vabbe'...
T: Anzi dice tutto
B: Anzi, ciao!
T: NO, no, no, qua ci vuole un saluto per bene ..cioe' da peccatori umili.Noi ti salutiamo
B: Ti salutiamo con
T: Con...non sappiamo neanche noi
B: Noi...
T: Aspetta.Scrivi ....ti salutiamo con la nostra faccia sotto i tuoi piedi.... proprio il massimo del peccatore.
B: Con la nostra faccia sotto i tuoi piedi
T: ..sotto i tuoi piedi senza neanche chiederti di stare fermo.Puoi muoverti.
B: Cioe' che vuol dire
T: che con la faccia sotto i piedi puo' camminare su due umili, capito?
B: Bellissima immagine.
T: Esatto
B: e puoi muoverti quanti ti pare e piace e noi zitti sotto
T: va bene
B: e noi zitti sotto. Punto.
T: Scusa il paragone tra il frate e la mosca, non volevamo minimamente offendere. I peccatori di prima.
B: Dobbiamo salutare
T: Con la faccia dove sappiamo
B: Ormai gli si è detto
T: I due peccatori con la faccia dove sappiamo.

B: sempre zitti
T: Sempre zitti
B: Sotto!
Rispondi

Da: corsista corsaro14/10/2011 16:24:56
Antonio Caponi: Ci vorrebbe qualcuno che ci mettesse aggiorno. Per andare a Milano non è una cosa semplice.
Mezzacapa: Qualcuno... E allora io qua che ci sto a fare. Tutti mi chiamano il milanese.
Peppino Caponi: Mezzacapa, ma parliamoci chiaro, voi siete stato veramente a Milano?
Mezzacapa: Eccome non ci sono stato, ho fatto il militare nel '31...
Antonio Caponi: No dico io...
Mezzacapa: Cavalleria...
Antonio Caponi: Mezzacapa, e i milanesi, quando vi vedevano, che dicevano?
Mezzacapa: Che devono dire..
Antonio Caponi: No, dico quando camminavate per la strada...
Mezzacapa: Beh?
Antonio Caponi: Beh, questo tipo straniero, va.
Mezzacapa: Ma per carità... Che, si andavano ad accorgere di me, a Milano? Ma voi non avete idea Milano che cosa sia.
Peppino Caponi: Parlano parlano, eh?
Mezzacapa: Parlano? Ma Milano è una grande città!
Antonio Caponi: Camminano camminano... come noi?
Mezzacapa: Camminano? C'è un traffico enome. Anzi, vi dovete stare accorti eh! Là attraversare la strada è una cosa pericolosa.
Antonio Caponi: Oh, e chi attraversa! Chi si muove, per carità.
Mezzacapa: Certo, certo non è una città, vero il clima non è come qui da noi. Lì è un clima più rigido, eh, vento, neve..
Antonio Caponi: Freddo?
Mezzacapa: Freddo. Le bufère...
Antonio Caponi: Le bùfere.
Peppino Caponi: Ci sono? Le bùfere?
Mezzacapa: Eccome.
Peppino Caponi: Per la strada?
Antonio Caponi: Per la strada.
Mezzacapa: Per la strada, dappertutto.
Antonio Caponi: Capirai, entrano nei palazzi, salgono le scale... eh che ne so!
Mezzacapa: Acqua, vento... e nebbia! Eh... nebbia, nebbia!
Antonio Caponi: Ah, questo m'impressiona! Tutto, ma la nebbia.
Mezzacapa: A Milano, quando c'è la nebbia non si vede.
Antonio Caponi: Perbacco... e chi la vede?
Mezzacapa: Cosa?
Antonio Caponi: Questa nebbia, dico?
Mezzacapa: Nessuno.
Antonio Caponi: Ma, dico, se i milanesi, a Milano, quando c'è la nebbia, non vedono, come si fa a vedere che c'è la nebbia a Milano?
Mezzacapa: No, ma per carità, ma quella non è una cosa che si può toccare.
Peppino Caponi: Ah, ecco.
Antonio Caponi: Non si tocca... non si tocca.
Peppino Caponi: Ma io, a parte questa nebbia, io non la tocco per carità... Ma adesso se noi dobbiamo incontrare a nostro nipote, questa cantante, come li vediamo, dove li troviamo?
Antonio Caponi: Già! Eh già, non ci avevo pensato.
Mezzacapa: È facile, la cantante, quella c'ha il nome sul manifesto.
Antonio Caponi: Hai capito, a Milano quando c'è la nebbia, mettono i nomi sui manifesti. Dice, chi mi vuol trovare, io sto qua.
Antonio Caponi: Giovanotto, carta, calamaio e penna, su! Scriviamo!...dunque, hai scritto?
Peppino Caponi: Eh, un momento, no?
Antonio Caponi: E comincia, su!
Peppino Caponi: [Fra sé e se'] Carta, calamari e penna...
Antonio Caponi: OOOHHHH.... [Inizia a dettare] Signorina!...Signorina!
Peppino Caponi: [Si gira verso la porta] Dove sta?
Antonio Caponi: Chi è?
Peppino Caponi: La signorina.
Antonio Caponi: Quale signorina?
Peppino Caponi: Hai detto "Signorina?".
Antonio Caponi: È entrata la signorina?!?
Peppino Caponi: [Di nuovo verso la porta] Avanti!
Antonio Caponi: ...Animale! "Signorina" è l'intestazione autonoma... della lettera... oh! Signorina! [Peppino cambia il foglio] Non era buona quella signorina là?
Peppino Caponi: è macchiata...
Antonio Caponi: Signorina!...veniamo... veniamo... [Peppino nel frattempo fa' da coro continuando a dettare a se stesso, per le prossime battute]...veniamo noi con questa mia addirvi.
Peppino Caponi: Addirvi...
Antonio Caponi: Addirvi, una parola: addirvi!
Peppino Caponi: Addirvi una parola...
Antonio Caponi: [Alzando la voce] Che!
Peppino Caponi: Che!
Antonio Caponi: Che è?
Peppino Caponi: Che è?
Antonio Caponi: Che è?
Peppino Caponi: Uno, quanti?
Antonio Caponi: Che è...
Peppino Caponi: Uno che!
Antonio Caponi: Uno che! Che è...
Peppino Caponi: Che è! eh..
Antonio Caponi: Scusate se sono poche...
Peppino Caponi: Che.
Antonio Caponi: Che è? Scusate se sono poche, ma SETTECENTOMILA [scandendo la cifra] lire, punto e virgola, noi.
Peppino Caponi: Noi...
Antonio Caponi: Ci fanno... specie che quest'anno, una parola, questanno... c'è stato una grande moria delle vacche [Peppino ripete, scrivendo], come voi ben sapete! Punto! Due punti!...ma sì, fai vedere che abbondiamo... abbondandis'id abbondandum... questa moneta servono, questa moneta servono... questa moneta servono acchè voi vi consolate... aho, scrivi presto!
Peppino Caponi: Conninsalate...
Antonio Caponi: Che voi vi consolate...
Peppino Caponi: Ah, avevo capito con l'insalata.
Antonio Caponi: Voi vi consolate, non mi fa' perdere il filo che ce l'ho tutta qui!
Peppino Caponi: Avevo capito coll'insalata!
Antonio Caponi: Dai dispiacere, dai dispiacere che avreta... che avreta... che avreta. Eh già, è femmina, è femminile. Che avreta perché... perché? io non so...
Peppino Caponi: Perché che cosa?
Antonio Caponi: Perché che? ohhhh, perché! Dai dispiacere che avreta perché! è aggettivo qualificativo, no?
Peppino Caponi: [Sottovoce] Io scrivo...
Antonio Caponi: Perché! Dovete lasciare... nostro nipote... che gli zii, che siamo noi medesimo di persona... [Peppino si tampona la fronte]...ma che stai facendo 'na faticata, si asciuga il sudore... [Peppino sospira]...Che siamo noi medesimo di persona, vi mandano questo. [Mostrando la scatola contenente i soldi]
Peppino Caponi: Questo.
Antonio Caponi: Perché il giovanotto è studente che studia, che si deve prendere una laura...
Peppino Caponi: Laura.
Antonio Caponi: Laura... che deve tenere la testa al solito posto, cioè... sul collo. Punto, punto e virgola. Punto e un punto e virgola.
Peppino Caponi: Troppa roba..
Antonio Caponi: Salutà..lascia fare..dicono che noi siamo provinciali, siamo tirati. Salutandovi indistintamente. Salutandovi indistintamente... sbrigati!...salutandovi indistintamente, i fratelli Caponi, che siamo noi... questa, apri una parente... apri una parente, dici: che siamo noi, i fratelli Caponi.
Peppino Caponi: Caponi...
Antonio Caponi: Hai aperto la parente? [Peppino annuisce] Chiudila!
Peppino Caponi: Ecco fatto...
Antonio Caponi: Volevi aggiungere qualcosa?
Peppino Caponi: [Mugugna qualcosa di incomprensibile]...senza nulla a pretendere, non c'è... non c'è bisogno...
Antonio Caponi: In ba... in data odierna.
Peppino Caponi: Beh, quello poi si capisce.
Antonio Caponi: Vabbè, si capisce.
Antonio Caponi: Escuseme.
Peppino Caponi: Ahi!
Antonio Caponi: E scansati... scusi lei è di qua?
Vigile: Dica!
Antonio Caponi: È di qua?
Vigile: Sì, beh, sono di qua perché m'ha ciapà per un tedesco?
Antonio Caponi: Ah, è tedesco... te l'avevo detto io che era tedesco.
Peppino Caponi: E allora come si fa?
Antonio Caponi: Eh, ci parlo io.
Peppino Caponi: Perché tu parli?
Antonio Caponi: Oooh ho avuto un amico prigioniero in Germania, non mi interrompere se no perdo il filo, dunque, escusemi...
Vigile: Se ghè?
Antonio Caponi: Bitte schön, noio...
Vigile: Se ghè?
Antonio Caponi: Ha capito!
Peppino Caponi: C'ha detto?
Antonio Caponi: Dopo ti spiego, noio volevan, volevon, savuar, noio volevan savuar l'indiriss, ia?
Vigile: Eh ma, bisogna che parliate l'italiano perché io non vi capisco.
Antonio Caponi: Ah, parla italiano.
Peppino Caponi: Complimenti!
Antonio Caponi: Complimenti, eh bravo!
Vigile: Ma scusate, ma dove vi credevate di essere, siamo a Milano qua.
Antonio Caponi: Appunto lo so, noi volevamo sapere, per andare, dove dobbiamo andare, per dove dobbiamo andare, sa è una semplice informazione.
Vigile: Sentite...
Antonio Peppino [in coro]: Signorsì?
Vigile: Se volete andare al manicomio.
Antonio Peppino [in coro]: Sìssignore?
Vigile: Vi accompagno io, ma varda un po' che roba, ma da dove venite voi? Dalla Val Brembana?
Antonio Caponi: Non ha capito una parola!
Maître: Buonasera signori.
Antonio Caponi: Buonasera commendatore. [Inchinandosi]
Peppino Caponi: Commendatore. [Inchinandosi]
Antonio Caponi: Buonasera signor commendatore.
Maître: I signori desiderano?
Antonio Caponi: Ma, veramente, volevamo parlare con il cameriere.
Maître: Appunto, io sono il maître.
Peppino Caponi: C'ha detto? [Sottovoce]
Antonio Caponi: È un metro.
Peppino Caponi: Ah, un metro... Eh, se li porta bene i centimetri.
Maître: Si affidino a me ... combinerò loro un servizio del quale non si scorderanno mai più. [si congeda]
Antonio Caponi: ... e questo ce lo fa il servizio, eh!
Peppino Caponi:[assentendo]... ci ha minacciato chiaramente!
Rispondi

Da: corsista di cuore14/10/2011 16:31:33
Le persone come Lui/Lei non muoiono per sempre, solo si allontanano. Lo/La sentiremo sempre nel nostro cuore. Condoglianze.
Rispondi

Da: corsista corista14/10/2011 16:33:55
Sapendo quanto fosse grande l'affetto che vi univa, Prego che Dio vi dia la forza per superare questo triste Momento.
Rispondi

Da: corsista triste14/10/2011 16:43:12
Io pensavo di mettere i riferimenti alle verifiche periodiche, ed esempi di manutenzione ordinaria:
•Scarica completa delle lampade d'emergenza autoalimentate con frequenza semestrale
•prova strumentale d'intervento dei dispositivi differenziali con frequenza annuale
•Controllo funzionalità delle spie luminose, strumenti di misura, apparecchi di regolazione ecc., dei quadri elettrici, con frequenza trimestrale
•Controllo del serraggio dei terminali dei cavi negli appositi morsetti, con frequenza annuale o dopo eventi eccezionali
•Verifica della resistenza d'isolamento dei circuiti principali, con frequenza biennale
•Verifica della continuità dei conduttori di protezione, con frequenza biennale
•Verifica della conservazione del grado di protezione delle apparecchiature elettriche, con frequenza semestrale
•Pulizia dei componenti l'impianto elettrico
•Verifica della corretta corrente nominale dei fusibili, con frequenza semestrale
•Verifiche periodiche richieste da Leggi in vigore
•Verifiche e denuncie necessarie a termine di Legge
•Il titolare dell'impresa ha alcuni obblighi derivanti da Leggi attualmente in vigore, in particolare dovranno essere verificati i seguenti punti:
• D. Lgs. 09 aprile 2008, n. 81 (Ex.D.P.R. 547/55 - D.Lgs.626/94) - D.P.R. 462/01 applicabili ad attività dove vi siano lavoratori subordinati.
Qualche altra idea su qualcosa da aggiungere
Rispondi

Da: corsista corsista14/10/2011 16:47:23
La  Camera  dei  deputati  ed  il  Senato  della  Repubblica  hanno
approvato;

                   IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA


                              Promulga

la seguente legge:

                               Art. 1


     Equilibrio tra i generi negli organi delle societa' quotate

  1. Dopo il comma 1-bis dell'articolo 147-ter del testo unico  delle
disposizioni in materia di intermediazione  finanziaria,  di  cui  al
decreto  legislativo  24  febbraio  1998,   n.   58,   e   successive
modificazioni, e' inserito il seguente:
    «1-ter.  Lo  statuto  prevede,  inoltre,  che  il  riparto  degli
amministratori da eleggere sia effettuato in base a un  criterio  che
assicuri l'equilibrio tra i generi. Il genere meno rappresentato deve
ottenere almeno un terzo degli amministratori eletti.  Tale  criterio
di riparto  si  applica  per  tre  mandati  consecutivi.  Qualora  la
composizione   del   consiglio    di    amministrazione    risultante
dall'elezione non  rispetti  il  criterio  di  riparto  previsto  dal
presente comma, la Consob diffida la societa'  interessata  affinche'
si adegui a tale criterio entro il termine massimo  di  quattro  mesi
dalla diffida. In caso di  inottemperanza  alla  diffida,  la  Consob
applica una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 100.000 a euro
1.000.000,  secondo  criteri  e  modalita'  stabiliti   con   proprio
regolamento e fissa un nuovo termine di tre  mesi  ad  adempiere.  In
caso di ulteriore inottemperanza rispetto a  tale  nuova  diffida,  i
componenti eletti  decadono  dalla  carica.  Lo  statuto  provvede  a
disciplinare le modalita' di formazione delle  liste  ed  i  casi  di
sostituzione in corso di mandato al fine di garantire il rispetto del
criterio di riparto previsto dal presente comma. La Consob  statuisce
in ordine alla violazione,  all'applicazione  ed  al  rispetto  delle
disposizioni in materia di quota di  genere,  anche  con  riferimento
alla fase istruttoria e alle procedure da adottare, in base a proprio
regolamento da adottare entro sei  mesi  dalla  data  di  entrata  in
vigore delle disposizioni recate dal presente comma. Le  disposizioni
del presente comma  si  applicano  anche  alle  societa'  organizzate
secondo il sistema monistico».
  2. Dopo il comma 1 dell'articolo 147-quater del testo unico di  cui
al  decreto  legislativo  24  febbraio  1998,  n.  58,  e  successive
modificazioni, e' aggiunto il seguente:
    «1-bis. Qualora il consiglio di gestione  sia  costituito  da  un
numero di componenti non inferiore a tre, ad  esso  si  applicano  le
disposizioni dell'articolo 147-ter, comma 1-ter».
  3. All'articolo 148 del testo unico di cui al  decreto  legislativo
24 febbraio 1998, n. 58, e successive modificazioni,  sono  apportate
le seguenti modificazioni:
    a) dopo il comma 1 e' inserito il seguente:
      «1-bis. L'atto costitutivo della societa' stabilisce,  inoltre,
che il riparto dei membri di cui al comma 1 sia  effettuato  in  modo
che il genere meno rappresentato ottenga almeno un terzo  dei  membri
effettivi del collegio sindacale. Tale criterio di riparto si applica
per tre mandati consecutivi. Qualora  la  composizione  del  collegio
sindacale  risultante  dall'elezione  non  rispetti  il  criterio  di
riparto previsto dal presente comma, la Consob  diffida  la  societa'
interessata affinche' si adegui a  tale  criterio  entro  il  termine
massimo di quattro mesi dalla diffida. In caso di inottemperanza alla
diffida, la Consob applica una sanzione amministrativa pecuniaria  da
euro 20.000 a euro 200.000 e fissa un nuovo termine di  tre  mesi  ad
adempiere. In caso di ulteriore inottemperanza rispetto a tale  nuova
diffida,  i  componenti  eletti  decadono  dalla  carica.  La  Consob
statuisce in ordine alla violazione, all'applicazione ed al  rispetto
delle  disposizioni  in  materia  di  quota  di  genere,  anche   con
riferimento alla fase istruttoria e alle procedure  da  adottare,  in
base a proprio regolamento da adottare entro sei mesi dalla  data  di
entrata in vigore delle disposizioni recate dal presente comma»;
    b) al comma 4-bis, dopo le parole:  «ai  commi»  e'  inserita  la
seguente: «1-bis,».
           Avvertenza:
              Il testo delle note qui  pubblicato  e'  stato  redatto
          dall'amministrazione  competente  per  materia,  ai   sensi
          dell'art.  10,  commi  2  e  3,  del  testo   unico   delle
          disposizioni    sulla    promulgazione     delle     leggi,
          sull'emanazione dei decreti del Presidente della Repubblica
          e sulle pubblicazioni ufficiali della Repubblica  italiana,
          approvato con decreto del Presidente  della  Repubblica  28
          dicembre 1985, n. 1092,  al  solo  fine  di  facilitare  la
          lettura delle disposizioni di legge modificate o alle quali
          e'  operato  il  rinvio.  Restano  invariati  il  valore  e
          l'efficacia degli atti legislativi qui trascritti.
          Note all'art. 1:
              - Il testo dell'art. 147-ter del decreto legislativo 24
          febbraio 1998, n. 58, come modificato dalla presente legge,
          e' il seguente:
              «Art. 147-ter (Elezione e composizione del consiglio di
          amministrazione). - 1. Lo statuto prevede che i  componenti
          del consiglio di amministrazione siano eletti sulla base di
          liste  di  candidati  e  determina  la  quota   minima   di
          partecipazione richiesta per la presentazione di  esse,  in
          misura non superiore a un quarantesimo del capitale sociale
          o  alla  diversa  misura   stabilita   dalla   Consob   con
          regolamento  tenendo  conto  della  capitalizzazione,   del
          flottante  e  degli  assetti  proprietari  delle   societa'
          quotate. Le liste indicano quali sono gli amministratori in
          possesso dei  requisiti  di  indipendenza  stabiliti  dalla
          legge e dallo statuto. Lo statuto puo'  prevedere  che,  ai
          fini del riparto degli amministratori da eleggere,  non  si
          tenga conto  delle  liste  che  non  hanno  conseguito  una
          percentuale di  voti  almeno  pari  alla  meta'  di  quella
          richiesta dallo statuto per la presentazione delle stesse.
              1-bis. Le  liste  sono  depositate  presso  l'emittente
          entro  il  venticinquesimo  giorno   precedente   la   data
          dell'assemblea  chiamata  a  deliberare  sulla  nomina  dei
          componenti del  consiglio  di  amministrazione  e  messe  a
          disposizione del pubblico presso la sede sociale, sul  sito
          Internet e con le altre modalita' previste dalla Consob con
          regolamento  almeno  ventuno  giorni   prima   della   data
          dell'assemblea.  La  titolarita'  della  quota  minima   di
          partecipazione prevista dal comma 1 e'  determinata  avendo
          riguardo alle azioni che risultano registrate a favore  del
          socio nel giorno in cui le  liste  sono  depositate  presso
          l'emittente.  La  relativa   certificazione   puo'   essere
          prodotta anche successivamente al deposito purche' entro il
          termine previsto per la pubblicazione delle liste da  parte
          dell'emittente.
              1-ter. Lo statuto  prevede,  inoltre,  che  il  riparto
          degli amministratori da eleggere sia effettuato in  base  a
          un criterio che assicuri  l'equilibrio  tra  i  generi.  Il
          genere meno rappresentato deve  ottenere  almeno  un  terzo
          degli amministratori eletti. Tale criterio  di  riparto  si
          applica   per   tre   mandati   consecutivi.   Qualora   la
          composizione del consiglio  di  amministrazione  risultante
          dall'elezione non rispetti il criterio di riparto  previsto
          dal  presente  comma,  la  Consob   diffida   la   societa'
          interessata affinche' si adegui a tale  criterio  entro  il
          termine massimo di quattro mesi dalla diffida. In  caso  di
          inottemperanza alla diffida, la Consob applica una sanzione
          amministrativa pecuniaria da euro 100.000 a euro 1.000.000,
          secondo  criteri  e   modalita'   stabiliti   con   proprio
          regolamento e  fissa  un  nuovo  termine  di  tre  mesi  ad
          adempiere. In caso di ulteriore inottemperanza  rispetto  a
          tale nuova diffida,  i  componenti  eletti  decadono  dalla
          carica. Lo statuto provvede a disciplinare le modalita'  di
          formazione delle liste ed i casi di sostituzione  in  corso
          di mandato al fine di garantire il rispetto del criterio di
          riparto previsto dal presente comma. La Consob statuisce in
          ordine alla violazione,  all'applicazione  ed  al  rispetto
          delle disposizioni in materia di quota di genere, anche con
          riferimento alla  fase  istruttoria  e  alle  procedure  da
          adottare, in base a proprio regolamento da  adottare  entro
          sei mesi dalla data di entrata in vigore delle disposizioni
          recate dal presente comma.  Le  disposizioni  del  presente
          comma si applicano anche alle societa' organizzate  secondo
          il sistema monistico.
              2.
              3. Salvo quanto previsto  dall'art.  2409-septiesdecies
          del codice civile, almeno uno dei componenti del  consiglio
          di amministrazione e' espresso dalla lista di minoranza che
          abbia  ottenuto  il  maggior  numero  di  voti  e  non  sia
          collegata in alcun modo, neppure indirettamente, con i soci
          che hanno presentato o votato la lista risultata prima  per
          un numero di voti. Nelle societa'  organizzate  secondo  il
          sistema monistico, il componente espresso  dalla  lista  di
          minoranza  deve  essere  in  possesso  dei   requisiti   di
          onorabilita', professionalita' e  indipendenza  determinati
          ai sensi dell'art.  148,  commi  3  e  4.  Il  difetto  dei
          requisiti determina la decadenza dalla carica.
              4. In aggiunta a quanto disposto dal  comma  3,  almeno
          uno dei componenti del consiglio di amministrazione, ovvero
          due se il consiglio di amministrazione sia composto da piu'
          di  sette  componenti,  devono  possedere  i  requisiti  di
          indipendenza stabiliti per i sindaci dall'art.  148,  comma
          3,  nonche',  se  lo  statuto  lo  prevede,  gli  ulteriori
          requisiti previsti da codici di  comportamento  redatti  da
          societa'  di  gestione  di  mercati  regolamentati   o   da
          associazioni di categoria. Il presente comma non si applica
          al consiglio di amministrazione delle societa'  organizzate
          secondo il sistema monistico, per le quali rimane fermo  il
          disposto dell'art. 2409-septiesdecies, secondo  comma,  del
          codice  civile   .   l'amministratore   indipendente   che,
          successivamente  alla  nomina,   perda   i   requisiti   di
          indipendenza  deve   darne   immediata   comunicazione   al
          consiglio di amministrazione e, in ogni caso, decade  dalla
          carica.».
              - Il testo dell'art. 147-quater del decreto legislativo
          24 febbraio 1998, n. 58,  come  modificato  dalla  presente
          legge, e' il seguente:
              «Art.  147-quater  (Composizione   del   consiglio   di
          gestione). -  1.  Qualora  il  consiglio  di  gestione  sia
          composto da piu' di quattro membri, almeno uno di essi deve
          possedere i  requisiti  di  indipendenza  stabiliti  per  i
          sindaci dall'art. 148, comma 3, nonche', se lo  statuto  lo
          prevede, gli ulteriori  requisiti  previsti  da  codici  di
          comportamento redatti da societa' di  gestione  di  mercati
          regolamentati o da associazioni di categoria.
              1-bis. Qualora il consiglio di gestione sia  costituito
          da un numero di componenti non inferiore a tre, ad esso  si
          applicano le disposizioni dell'art. 147-ter, comma 1-ter.».
              - Il testo dell'art. 148  del  decreto  legislativo  24
          febbraio 1998, n. 58, come modificato dalla presente legge,
          e' il seguente:
              «Art. 148 (Composizione). - 1. L'atto costitutivo della
          societa' stabilisce per il collegio sindacale:
                a)  il  numero,  non  inferiore  a  tre,  dei  membri
          effettivi;
                b)  il  numero,  non  inferiore  a  due,  dei  membri
          supplenti;
                c);
                d).
              1-bis. L'atto costitutivo  della  societa'  stabilisce,
          inoltre, che il riparto dei membri di cui al  comma  1  sia
          effettuato in modo che il genere meno rappresentato ottenga
          almeno  un  terzo  dei  membri   effettivi   del   collegio
          sindacale. Tale criterio di  riparto  si  applica  per  tre
          mandati consecutivi. Qualora la composizione  del  collegio
          sindacale risultante dall'elezione non rispetti il criterio
          di riparto previsto dal presente comma, la  Consob  diffida
          la societa' interessata affinche' si adegui a tale criterio
          entro il termine massimo di quattro mesi dalla diffida.  In
          caso di inottemperanza alla diffida, la Consob applica  una
          sanzione amministrativa pecuniaria da euro  20.000  a  euro
          200.000, e fissa un nuovo termine di tre mesi ad adempiere.
          In caso di ulteriore inottemperanza rispetto a  tale  nuova
          diffida, i componenti  eletti  decadono  dalla  carica.  La
          Consob    statuisce    in    ordine    alla     violazione,
          all'applicazione  ed  al  rispetto  delle  disposizioni  in
          materia di quota di genere, anche con riferimento alla fase
          istruttoria e alle procedure da adottare, in base a proprio
          regolamento da  adottare  entro  sei  mesi  dalla  data  di
          entrata in vigore delle disposizioni  recate  dal  presente
          comma.
              2. La CONSOB stabilisce con regolamento  modalita'  per
          l'elezione, con voto di lista, di un membro  effettivo  del
          collegio sindacale da parte dei soci di minoranza  che  non
          siano collegati, neppure indirettamente,  con  i  soci  che
          hanno presentato o votato  la  lista  risultata  prima  per
          numero di voti. Si applica l'art. 147-ter, comma 1-bis.
              2-bis. Il presidente del collegio sindacale e' nominato
          dall'assemblea tra i' sindaci eletti dalla minoranza.
              3. Non possono essere  eletti  sindaci  e,  se  eletti,
          decadono dall'ufficio:
                a) coloro che si trovano  nelle  condizioni  previste
          dall'art. 2382 del codice civile;
                b) il coniuge, i parenti e gli affini entro il quarto
          grado   degli   amministratori    della    societa',    gli
          amministratori, il coniuge, i parenti e gli affini entro il
          quarto grado degli amministratori delle societa' da  questa
          controllate, delle societa' che la controllano e di  quelle
          sottoposte a comune controllo;
                c) coloro che  sono  legati  alla  societa'  od  alle
          societa' da questa controllate  od  alle  societa'  che  la
          controllano od a  quelle  sottoposte  a  comune  controllo,
          ovvero agli amministratori della societa' e ai soggetti  di
          cui alla lettera  b)  da  rapporti  di  lavoro  autonomo  o
          subordinato ovvero da altri rapporti di natura patrimoniale
          o professionale che ne compromettano l'indipendenza.
              4. Con regolamento  adottato  ai  sensi  dell'art.  17,
          comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400,  dal  Ministro
          della giustizia, di concerto con il Ministro  dell'economia
          e delle finanze, sentiti la CONSOB,  la  Banca  d'Italia  e
          l'ISVAP, sono stabiliti i requisiti di  onorabilita'  e  di
          professionalita' dei membri  del  collegio  sindacale,  del
          consiglio di sorveglianza e del comitato per  il  controllo
          sulla gestione.  Il  difetto  dei  requisiti  determina  la
          decadenza dalla carica.
              4-bis. Al consiglio di  sorveglianza  si  applicano  le
          disposizioni di cui ai commi 1-bis, 2 e 3.
              4-ter. Al comitato per il controllo sulla  gestione  si
          applicano  le  disposizioni  dei  commi  2-bis  e   3.   Il
          rappresentante della minoranza e' il membro  del  consiglio
          di amministrazione eletto ai sensi dell'art. 147-ter, comma
          3.
              4-quater. Nei casi previsti dal presente  articolo,  la
          decadenza e' dichiarata dal consiglio di amministrazione o,
          nelle societa' organizzate secondo i sistemi  dualistico  e
          monastico, dall'assemblea entro trenta giorni dalla  nomina
          o dalla conoscenza del difetto  sopravvenuto.  In  caso  di
          inerzia, vi provvede la CONSOB, su richiesta  di  qualsiasi
          soggetto interessato o qualora abbia avuto comunque notizia
          dell'esistenza della causa di decadenza.».
Rispondi

Da: X corsista14/10/2011 16:56:24
Non sai proprio che fare???
Hai il pomeriggio libero e goditelo in giro non copiando notizie svariate.
Mentre te copi gli altri come si sono organizzati?
Rispondi

Da: corsista14/10/2011 17:48:23
almeno nel pomeriggio ci hanno lasciati liberi presto presto
Rispondi

Da: presto?14/10/2011 17:59:18
alle 15.45.
Rispondi

Da: corsista copiato15/10/2011 09:20:29
alquanto complete sembrano le tue risposte riposte nel tuo cuore, perchè allora non le poni alla valutazione di chi ti siede accanto?
Vi è mai capitato di trovare del liquido, simile ad acqua sporca di nero sotto il boccale, dopo averlo rimosso? Ho provato a mettere acqua e frullare ma non esce... che può essere successo? mi è capitato oggi dopo aver fatto il dado di carne e un'altra volta tempo fa...
Rispondi

Da: X corsista gentile15/10/2011 13:31:57
Come e' andata la cerimonia e a che ora avete finito?
Rispondi

Da: sr15/10/2011 20:18:38
uno schifo abbiamo presentato le spalle all'On. Gianni Letta
Rispondi

Da: Auguri15/10/2011 21:26:53
C'e qualche corsista gentile che ci illustra come si e' svolta la cerimonia x chi non ha potuto partecipare,  che avete fatto e quanto tempo e' durata. Quali autorita' erano presenti?
Grazie in anticipo a chi risponderà...
Rispondi

Da: dd16/10/2011 10:18:01
    Cari Elettori, la costante garanzia nella nostra attività d'informazione e di propaganda esige la precisione e la determinazione del sistema della partecipazione generale.
    La pratica della vita quotidiana dimostra che, l'avvio dell'azione generale di informazione delle attitudini determina il processo di ristrutturazione e di modernizzazione delle direzioni di sviluppo per l'avvenire.
    La pratica della vita quotidiana dimostra che, l'aumento costante della quantità e dell'ampiezza della nostra attività garantisce la partecipazione di un gruppo importante nella formazione delle direzioni di educazione nel senso del progresso.
    I principi ideologici superiori ci indicano che la costante garanzia nella nostra attività d'informazione e di propaganda determina il processo di ristrutturazione e di modernizzazione delle appropriate condizioni di attività.
Rispondi

Da: zenov16/10/2011 10:22:08
Gli ortodossi hanno duemila anni di storia (ortodossia vuol dire "retta dottrina" o "giusta fede"). La separazione tra ortodossi e cattolici è avvenuta nel 1054, in maniera ufficiale, con le reciproche scomuniche. Solo nel 1967 sono state abolite in un incontro fra il papa Paolo VI e il patriarca di Costantinopoli Atenagora.

Dal 1054 sono stati fatti alcuni tentativi di riconciliazione: a Lione nel 1274 e a Firenze nel 1438, ma senza risultati. Anzi, a causa di questi tentativi, la chiesa greca (con sede a Costantinopoli) è caduta in discredito, tanto che la chiesa ortodossa di Mosca ha preso a considerarsi, nel 1589, sua legittima erede (la "terza Roma").

In seguito, altre chiese si separarono da Costantinopoli, ma senza mutare i dogmi dell'ortodossia: la Greca nel 1833, la Bulgara nel 1870, la Serba nel 1920, la Rumena nel 1865, l'Albanese nel 1937. Col tempo si sono formate chiese ortodosse in Polonia (che ad es. si è staccata da quella russa), in Cecoslovacchia, Ungheria, Finlandia, Cina, Giappone, USA, in vari paesi dell'Europa occidentale, ecc.

La chiesa greco-ortodossa cadde in mano dei turchi nel 1453 (oggi conta a Istanbul poche migliaia di seguaci, anche se il patriarcato di Costantinopoli ha giurisdizione su circa 1.800.000 fedeli sparsi in Turchia, Creta, Dodecaneso e Diaspora, cioè Australia, Nuova Zelanda, Finlandia, Nord e Sudamerica, ecc.). Prima dei turchi, Costantinopoli aveva subìto il saccheggio dei crociati nel 1204.

Quali le divergenze del passato e del presente fra cattolici e ortodossi?

        L'aggiunta latina del Filioque nel Credo. Secondo i greci il Filioque rende il Figlio uguale al Padre e subordina lo Spirito ad entrambi. Viceversa, senza il Filioque il Padre resta superiore al Figlio, il quale è diverso dallo Spirito, nel senso che è "generato" dal Padre, mentre caratteristica fondamentale dello Spirito è quella di "procedere" soltanto dal Padre, in quanto la processione è "di origine" (la relazione qui vuole essere causale).
        E' stata la tradizione teologica franca (al tempo di Carlo Magno) a inserire il Filioque nel Credo, malgrado l'8° Concilio ecumenico dell'879 condannasse quanti toglievano o aggiungevano qualcosa al Credo di Nicea-Costantinopoli, o lo considerassero anche solo come un "insegnamento". D'altra parte già col settimo canone del Concilio di Efeso la chiesa aveva vietato formalmente l'uso di un Credo diverso. (Sul Filioque clicca qui).

        Il celibato del clero, che i greci respingono, esigendolo invece nei monaci e nei vescovi. (Nella chiesa cattolica è stato sanzionato nel 1123 con il 1^ Concilio lateranense).

        Il battesimo è valido solo per triplice immersione. La formula non dice: "Io ti battezzo", ma: "Tu sei battezzato" (la formula è passiva anche nella confessione, in quanto il sacerdote si deve sentire semplice "strumento di Dio"). La chiesa romana ha praticato il battesimo per immersione solo fino al XIII sec., sostituendolo poi con quello per infusione o aspersione.

        Battesimo, cresima e comunione devono essere amministrati contemporaneamente. La chiesa romana, dopo il Concilio di Trento (1543-1563), ha posticipato l'amministrazione della Cresima al momento in cui il bambino raggiunge l'età della ragione e può dare una conferma personale della fede che il padrino ha professato per lui al momento del Battesimo.

        Battesimo, Cresima e Ordine non imprimono in chi li riceve alcun "sigillo" o "carattere" (quindi ad es. lo stato clericale può essere abbandonato).

        La comunione è valida se viene offerta con pane fermentato e vino rosso. Non può essere celebrata privatamente, né senza il cantore o il diacono, e non più di una volta al giorno, ed è vietata in alcuni giorni dell'anno (ad es. il venerdì santo).
        La chiesa romana introdusse il pane azzimo nell'XI secolo, ha poi deciso che gli elementi del pane e del vino potevano consacrarsi solo in virtù delle parole del sacerdote: "Prendete e mangiate… Prendete e bevete…"; infine ha tolto ai laici la comunione col calice.

        La consacrazione del pane e del vino avviene non solo con la recitazione della formula, ma anche con l'epiclesi (invocazione dello Spirito Santo).

        Nel matrimonio ministri del sacramento non sono gli sposi ma resta il sacerdote.

        Il sacerdote può amministrare ordinariamente tutti i sacramenti, ad eccezione dell'ordine.

        Ammettono il divorzio, ma i preti vedovi non possono risposarsi. I laici, in genere, possono sposarsi fino a tre volte.

        Rifiutano le statue e prediligono le icone (nelle quali è generalmente vietato dipingere il Padre).

        Hanno il calendario giuliano (13 giorni di differenza rispetto al gregoriano). L'anno ecclesiastico comincia il 1^ settembre.

        I digiuni sono piuttosto rigorosi: 6 settimane a Natale, 7 settimane a Pasqua e altri ancora.

        Non riconoscono il primato di Pietro sugli apostoli. Pietro -essi dicono- partecipò al Concilio di Gerusalemme come "eguale fra eguali" (anzi il Concilio era presieduto da Giacomo). E la famosa pericope citata dai cattolici (Mt 16,18) va interpretata nel senso che "pietra" significa "fede" (o confessione di fede) e non "persona fisica" (in riferimento allo stesso Pietro). Capo della chiesa resta Gesù Cristo.

        Non riconoscono il primato della sede di Roma sulle altre sedi ecclesiastiche (come da Concilio Vaticano I). La chiesa ortodossa universale è una federazione di comunità nazionali autonome che si governano in maniera collegiale, attraverso un sinodo o concilio locale, ed esercitano la propria giurisdizione soltanto sui propri fedeli. Non si concede mai ad un vescovo di una provincia più importante il diritto d'intervenire negli affari di una provincia meno importante, meno che mai può essere riconosciuto a un vescovo un potere politico su tutti gli altri vescovi. Al massimo si può riconoscere un primato d'onore o di anzianità (p.es. in un concilio qualche vescovo o metropolita, ritenuto importante per tradizione, può dirigere i lavori).
        I Padri della Chiesa, onorando nel vescovo di Roma il vescovo della capitale dell'Impero, gli donarono la prerogativa di presiedere nell'onore e lo considerarono semplicemente come il primo vescovo nella gerarchia ("primus inter pares").
        In seguito, col 2^ Concilio Ecumenico (terzo canone) si decise che il vescovo di Costantinopoli doveva avere il primato d'onore dopo il vescovo di Roma, essendo Costantinopoli la "Nuova Roma".
        Poi col 4^ Concilio ecumenico di Calcedonia (28° canone) si diede al vescovo di Costantinopoli la prerogativa di "primus inter pares", poiché Costantinopoli era diventata capitale dell'impero.
        L'istanza suprema della chiesa universale è il concilio ecumenico. Probabilmente il primo papa che ha rifiutato questo atteggiamento di collegialità è stato Nicola I (858-867), allorché cercò di presentarsi come "sovrano della chiesa e del mondo intero per diritto divino".

        Non riconoscono che la chiesa di Roma sia stata fondata da Pietro, in quanto non documentato dal N.T.

        Non riconoscono l'infallibilità del papa: "infallibile" al massimo può essere, per loro, un concilio ecumenico universalmente riconosciuto (a posteriori).
        In particolare considerano validi e quindi infallibili solo i primi sette concili ecumenici.
        Il papato, globalmente inteso, non può essere considerato "infallibile", anche perché molti papi sono stati scomunicati o deposti da concili di vescovi. P.es. nel IV sec. papa Liberio aderì all'arianesimo e nel V sec. papa Zosimo approvò una confessione di fede eretica che negava il peccato originale; nel VI sec. papa Virgilio fu condannato dal 5^ Concilio per delle opinioni errate; nel VII sec. papa Onorio cadde nell'eresia monotelita e fu condannato dal 6^ Concilio ecumenico.

        Rifiutano i due dogmi dell'immacolata concezione e dell'assunzione (Maria, secondo gli ortodossi, ha ereditato come tutti il peccato originale ed è quindi morta come tutti).

        Rifiutano la prassi delle indulgenze, l'idea del Purgatorio e l'idea del Limbo.

        Generalmente i monasteri sono composti da laici non aventi il sacerdozio. Lo stile di vita è contemplativo.

        Rifiutano l'uso di qualunque strumentazione tecnica durante la liturgia: usano il coro ma non il canto gregoriano.

        Le liturgie generalmente vengono fatte nelle lingue antiche del greco e paleoslavo, ma nella diaspora si usano anche quelle moderne. Il rito più importante è quello greco-bizantino, che è stato adottato da greci, russi, bulgari, ungheresi, romeni, ecc. Questo rito si suddivide in tre liturgie: s. Crisostomo (ordinaria), s. Basilio (per i momenti forti dell'anno) e Presantificati (in alcuni giorni della Quaresima).

        Rifiutano il proselitismo e vanno cauti con l'ecumenismo. Non s'interessano di politica, in quanto accettano la completa separazione di Chiesa e Stato.

        Il segno di croce viene fatto con tre dita e finisce sul cuore.

        Il clero e i monaci portano sempre la barba. Spesso i monaci non si tagliano mai i capelli.

    A) In tutto il mondo gli ortodossi sono circa 160 milioni (mancano statistiche precise). La chiesa russa è la più importante di tutte (circa 80-100 milioni di fedeli).

    B) In Italia vi sono chiese del patriarcato di Costantinopoli, di Mosca, di Serbia, di Romania e di Polonia.

    C) Da tempo si pensa di indire un Concilio panortodosso mondiale. Uno dei problemi maggiori che dovrà affrontare sarà la sovrapposizione di più chiese, appartenenti a diverse giurisdizioni, su un medesimo territorio (ad es. ad Antiochia in Turchia vi sono tre patriarcati cattolici e due ortodossi con pochissimi fedeli).

Bibliografia - Testi ortodossi

Opere di P. Evdokimov

    L'ortodossia, EDB
    L'uomo icona di Cristo. Saggi di spiritualità, Ancora
    Teologia della bellezza. L'arte dell'icona, San Paolo Edizioni
    La vita trasfigurata in Cristo. Prospettive di morale ortodossa, Lipa
    Sacramento dell'amore. Il mistero coniugale alla luce della tradizione ortodossa, Servitium
    La novità dello spirito. Studi di spiritualità, Ancora
    Dostoevskij e il problema del male, Città Nuova
    La donna e la salvezza del mondo, Jaca Book
    L'uomo icona di Cristo, Ancora

Autori vari

    Celora Giorgio, Evdokimov voce dell'ortodossia in Occidente, EDB
    Peri Vittorio, La grande Chiesa bizantina. L'ambito ecclesiale dell'ortodossia, Queriniana
    Palamas Gregorio, Che cos'è l'ortodossia. Capitoli, scritti ascetici, lettere, omelie. Testo greco a fronte, Bompiani
    Cabasilas Nicola, Commento della divina liturgia, EMP; La madre di Dio. Tre omelie mariane, Scritti Monastici
    Croce Giuseppe M., La badia greca di Grottaferrata e la rivista "Roma e l'Oriente". Cattolicesimo e ortodossia fra unionismo ed ecumenismo (1799-1923), Libreria Editrice Vaticana
    Petrà Basilio, La chiesa dei Padri. Breve introduzione all'ortodossia, EDB
    Thual François, Geopolitica dell'ortodossia, SEB Società Ed. Barbarossa
    Marino Antonino, Storia della legislazione sul culto delle immagini. Dall'inizio fino al trionfo dell'ortodossia, Aracne
    Siri Giuseppe, Il dovere dell'ortodossia. Editoriali di «renovatio» e note al clero, Giardini; Il primato della verità. Lettere pastorali sull'ortodossia, Giardini
    Staniloae Dumitru, Il genio dell'ortodossia, Jaca Book
    Passarelli Gaetano, Macario Crisocefalo (1300-1382). L'omelia sulla festa dell'Ortodossia e la basilica di S. Giovanni di Filadelfia, Pontificio Istituto Orientale
    Guardando verso oriente. Un dialogo con l'ortodossia, Camaldoli
    J. Meyendorff, La chiesa ortodossa ieri e oggi, Morcelliana, Brescia 1962; San Gregorio Palamas e la mistica ortodossa, Gribaudi; La teologia bizantina. Sviluppi storici e temi dottrinali, Lampi di Stampa
    Zernov, Il cristianesimo orientale, Il Saggiatore, Milano 1962; La rinascita religiosa russa del XX secolo, La Casa di Matriona
    C. Andronikof, Il senso delle feste, AVE, Roma 1973
    V. Peri, Chiesa romana e "rito" greco, Paideia, Brescia 1975.
    N. Cabasilas, La vita in Cristo, Utet, Torino 1971.
    AA.VV., Il primato di Pietro, Il Mulino, Bologna 1968.
    D. Talbot Rice, I bizantini, ed. Mondadori
    F. Cezzi, Il metodo teologico nel dialogo ecumenico, ed. Città Nuova
    Piero Coda, Il grido dell'unità, in "Città Nuova" n. 12/1995.
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Da: corsista16/10/2011 10:22:33
che brutta figura con Gianni Letta!
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Da: animismo16/10/2011 10:22:54
Tra animismo e politeismo pagano c'è una differenza di non poco conto: infatti, là dove si trasforma una cosa materiale (appartenente in genere alla natura) in una cosa spirituale, qui invece si fa il contrario: un ente spirituale astratto (una divinità) viene ridotto a un oggetto materiale (p.es. una statua).

Nel racconto della creazione (Genesi) l'animismo è riscontrabile nei due alberi (della vita e della conoscenza) e anche nel serpente tentatore, mentre il dio che passeggia nel giardino insieme alle sue creature non ha bisogno di un sacerdote che lo preghi. Nel testo l'ateismo emerge in maniera evidente, in quanto tra dio e uomo (maschio e femmina) non vi è una differenza abissale (l'essere umano resta a immagine e somiglianza dell'essere divino e il serpente in fondo non rappresenta, simbolicamente, che una tribù rivale, estranea al territorio della foresta edenica). La naturalità del racconto deve essere stata la causa che ha indotto il clero a manipolarlo e persino a riscriverlo in forma diversa (in cui p.es. l'uomo viene creato prima della donna).

Quando nei racconti greci si parla di Zeus, s'intende qualcuno che se ne sta per conto suo, in un Olimpo gerarchizzato, con un atteggiamento spesso ostile agli uomini; e, nonostante le statue che lo rappresentano, egli resta lontano da loro, pur avendone spesso i medesimi vizi (collera, concupiscenza, sete di vendetta...). La non-familiarità tra dio e uomo (che a volte porta l'eroe greco, sempre tragico, ad affermazioni di tipo ateistico o a una professione meramente formale della fede) dipende proprio dalla differenza di potere che si dispone. Al di sopra degli dèi esiste solo il destino, che impedisce loro d'intercedere a favore degli uomini anche quando lo vorrebbero.

Nel paganesimo la religione non è più alla portata di tutti nella stessa maniera; non lo è certamente come lo era la natura divinizzata al tempo dell'animismo. In un certo senso il culto viene suddiviso a seconda delle distinzioni sociali (a Giove p.es. si rivolgono i sovrani), oppure delle appartenenze geopolitiche (p.es. Artemide dea degli Efesini). Si offrono sacrifici agli dèi che rappresentano le diverse stratificazioni sociali oppure le diverse città in competizione tra loro.

Il paganesimo è la religione della società schiavista o comunque gerarchizzata, dove l'elemento della forza (maschile) decide i livelli del potere, e quindi è la religione del conflitto sociale, considerato come "naturale".

In tal senso il paganesimo esprime una forma di astrazione intellettuale superiore a quella animistica, poiché si ha più bisogno di ingannare chi non dispone di proprietà, di forza e che potrebbe però ribellarsi a causa della sua condizione marginale, coatta.

Attraverso il paganesimo si vuol fare accettare un tipo di società antagonistica, i cui antecedenti vengono fatti credere dal potere costituito come esistenti già nei cieli, in una dimensione extra-terrena, pre-mondana.

Questa forma di astrazione verrà utilizzata anche dal monoteismo, che è la religione degli imperi (con cui si cerca di porre le contraddizioni sociali delle cittàstato a un livello più elevato), i cui sovrani sono divinizzati e fatti credere come rappresentanti di un dio superiore a tutti gli altri. Quando i sovrani cercavano d'imporre il monoteismo (di cui il sole era quasi sempre il principale simbolo), il politeismo esercitava sempre una certa resistenza, in quanto la religione unica o prevalente o dominante veniva visto come un'espressione di dittatura politica, un'esigenza di centralizzazione statale contro le autonomie locali (rurali, urbane, regionali).

Il monoteismo cristiano fu accettato sotto l'impero romano non solo dopo che il potere politico s'era reso conto che la chiesa non era un organo politicamente pericoloso, ma anche dopo che fu chiaro che la chiesa sarebbe stato un organo di cui l'imperatore doveva tener conto prima di poter prendere alcune iniziative importanti (p.es. dichiarare guerra). La popolazione accettò che la grande moltitudine di divinità venisse assorbita dalle personalità dei santi e dei martiri solo dopo aver creduto che in questa maniera avrebbe potuto opporre una certa resistenza al potere centrale.

Le eresie infatti emergono quando il comportamento della chiesa o è troppo condizionato da quello dell'imperatore (ortodossia bizantina), oppure vuole sovrapporsi a quest'ultimo, sostituendolo (cattolicesimo-romano).

L'animismo invece è pre-schiavistico, benché rappresenti una forma di transizione dall'ateismo al politeismo. Nell'animismo non esistono tanti dèi, ma tante manifestazioni o emanazioni spirituali di un'unica divinità soprannaturale.

In queste condizioni il sacerdozio non costituisce un "potere" ma una semplice "funzione", non è un privilegio di casta (che permette una certa carriera), ma il riconoscimento di un servizio da esercitarsi solo in particolari momenti (gestazione, parto, iniziazione, matrimonio, malattia, morte, caccia, guerra...). Lo stregone può conoscere l'uso terapico di certe erbe officinali, ma non si serve di questa conoscenza per rivendicare un potere politico.

D'altra parte anche nel paganesimo i sacerdoti non arrivano mai ad acquisire il potere politico (in genere infatti il sovrano è anche capo dei sacerdoti, oppure il re, che detiene le funzioni politico-militari, assegna al sacerdote quelle amministrative-contabili, onde mostrare al popolo che non vuole il potere assoluto). Resta il fatto che nel paganesimo i sacerdoti disponevano di un notevole potere economico, che li rendeva decisamente dei privilegiati.

L'animismo forse rappresenta la versione clanica dell'antico tribalismo, ch'era ateo (pitecantropi, sinantropi ecc. non ebbero alcuna religione). L'isolamento di un clan rispetto all'intera tribù può portare a cercare dei surrogati fantastici. In ogni caso l'animismo non presuppone l'urbanizzazione, come invece il politeismo pagano.

Quando si sviluppano le prime città, l'animismo non esiste più. Noi diciamo che il politeismo era una forma ingenua di religione, rispetto al monoteismo, ma l'animismo lo era ancora di più, proprio perché considerava la natura qualcosa di "sacro e inviolabile". Era l'ingenuità di quei gruppi indigeni il cui livello tecnologico era sufficiente a garantire la sola sopravvivenza, senza poter permettere uno sviluppo progressivo delle forze produttive.

Se ci pensiamo bene, sia l'animismo che il totemismo possono essere considerati come le prime forme di religione in cui un gruppo tribale comincia a vedere come rivale un altro gruppo in un medesimo territorio. In passato si pensava che l'animismo fosse nato in un contesto ambientale in cui la sopravvivenza fosse molto difficile. Ma questa è una causa secondaria. La natura diventa sfavorevole dopo che un'intera tribù non è in grado di gestirla in maniera equa per tutti i propri componenti, e decide, per questo, di scindersi in vari clan. Sceglie una soluzione clanica, che, rispetto a quella tribale, è più debole, più individualistica.

La religione sorge sempre in una condizione di isolamento: la natura, l'ambiente esterno viene visto più come un problema che non come una risorsa, e avviene così quando gli uomini sono diventati un problema a loro stessi.

Siamo noi occidentali che riteniamo la natura un "nemico". Siamo infatti convinti che se non siamo noi a dominarla attraverso la tecnologia, sarà lei a dominare noi. Non a caso riteniamo che la religione nasca là dove la natura domina gli uomini. Cosa che in realtà è una sciocchezza, poiché la natura ha comportamenti irrazionali o imprevedibili proprio là dove gli uomini cercano di dominarla. Senza poi considerare che quando gli uomini hanno una pretesa del genere e compiono immani disastri ambientali, sono poi anche convinti di poterli risolvere attraverso la stessa tecnologia che li ha causati. Cioè in sostanza noi abbiamo nei confronti della tecnologia lo stesso atteggiamento magico che gli animisti avevano nei confronti della natura.

Quando una tribù si scinde, la democrazia continua ad essere praticata all'interno dei singoli clan, ma nei rapporti tra clan tende a formarsi un certo antagonismo. La chiusura reciproca di questi gruppi sarà la loro rovina quando emergeranno le civiltà classiste basate sull'urbanizzazione.

L'animismo viene superato dal politeismo proprio perché questo era espressione di una civiltà più tecnologica e urbanizzata. Ma il superamento è stato fittizio, in quanto a una religione democratica (in cui la paura era di tutto il clan e non di una parte di esso) è subentrata un'altra di tipo classista (in cui una parte del clan sfrutta le paure della parte più debole), che col tempo diventa ideologicamente razzista (quando un'intera popolazione, divisa in clan contrapposti, considera inferiore e quindi da sottomettere un'intera altra popolazione).

L'animismo avrebbe potuto essere superato democraticamente tenendo unite le tribù rurali, pianificando la gestione delle risorse comuni, ostacolando l'emergere di particolarismi disgregatori, senza tentazioni autoritarie. Invece si scelse la soluzione che apparentemente sembrava la più semplice, la più facile (come quando Abramo disse a Lot di separarsi da lui, perché i due clan confliggevano, dopodiché Lot divenne quel che divenne e ad Abramo toccò andarlo a riprendere, salvandolo dall'urbanizzazione e da tutti i suoi vizi. E se nei confronti di Lot vi riuscì, poiché Lot poté recuperare una memoria che aveva perduto, nulla poté nei confronti della moglie di lui, che non aveva abbastanza desiderio per supplire alla mancanza di memoria).

Fonti

    Centini Massimo, L'animismo, 2005, Xenia
    Tylor Edward B., Alle origini della cultura. Vol. 4: Animismo. L'anima e le anime. Dottrina e funzioni, 2000, Ist. Editoriali e Poligrafici
    Augieri Carlo A., L'animismo del linguaggio. Immagini, gesti, segni in letteratura, 2005, Laterza Giuseppe Edizioni
    Ciattini Alessandra, L'animismo di Edward Burnett Tylor. Uno sguardo sulla religione primitiva, L'Harmattan Italia 1995
    Brelich Angelo, Il politeismo, Editori Riuniti Univ. Press 2007
    Biga M. Giovanna, Capomacchia Anna M., Il politeismo vicino-orientale, 2008, Ist. Poligrafico dello Stato
    Sabbatucci Dario, Politeismo. Vol. 1: Mesopotamia, Roma, Grecia, Egitto, 1998, Bulzoni
    Sabbatucci Dario, Politeismo. Vol. 2: Indo-iranici, germani, Cina, Giappone, Corea, 1998, Bulzoni
    Pettazzoni Raffaele, Monoteismo e politeismo. Saggi di storia delle religioni, 2005, Medusa Edizioni
    Brelich Angelo, Mitologia, politeismo, magia e altri studi di storia delle religioni (1956-1977), 2002, Liguori
    Detienne Marcel, Apollo con il coltello in mano. Un approccio sperimentale al politeismo greco, 2002, Adelphi
    Ferri Giorgio, Tutela segreta ed evocatio nel politeismo romano, 2010, Bulzoni
    Klossowski Pierre, Nietzsche, il politeismo e la parodia, SE 2010
    Weber Max, Il politeismo dei valori, 2010, Morcelliana
Rispondi

Da: blot16/10/2011 10:23:43
Blap lo so che dicevi a me, lo avevo capito e anche che non sei daccordo con me, ma quella sui titoli è la mia opinione non il regolamento come sottolinea Bubbola, ma per regolamento io non posso partecipare ai concorsi per diplomati di superiori nè per laureati, anche se per cultura o per esperienza ne so moooolto più di loro. mi permetto solo di parlare di ingiustizia
Rispondi

Da: X dd16/10/2011 17:09:15
Scrivi solo cavolate e non si capiscono neanche tanto.
Qualcuno vuole spiegare meglio che figura si e' fatta ?
Rispondi

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