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Giudice tributario
11247 messaggi, letto 856521 volte

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Il bando di concorso
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Da: Interpello10/08/2025 13:21:57
La risposta tardiva è comunque valida. E' fatto salvo solo il comportamento del contribuente tra la data di scadenza dell'interpello e la risposta.
Rispondi

Da: Interpello10/08/2025 13:24:01
Ma l'accertamento riguarda un solo periodo d'imposta ? Perché al massimo recuperi quel tempo tra la data di scadenza della risposta e la risposta ottenuta, ma non ti annullano tutto l'avviso.
Ma poi, sei certo che sia fuori termine la risposta ? C'è stata richiesta di documentazione integrativa per caso?
Rispondi

Da: Mauro196810/08/2025 13:38:36
Ok, già così mi sembra più interessante la questione.  Si tratta di IMU. Accertamento esecutivo per un solo anno di imposta.
Rispondi

Da: Mauro196810/08/2025 13:40:18
A mio giudizio in autotutela il comune non ritorna indietro.  Unica soluzione il ricorso.
Rispondi

Da: Mauro196810/08/2025 13:42:29
La risposta è arrivata 15 mesi dopo la proposizione Dell interpello.  Nessuna richiesta di documentazione integrativa.
Rispondi

Da: Mauro196810/08/2025 13:45:18
L'accertamento è stato notificato adesso. Siamo in piena sospensione dei termini feriali giusto?
Rispondi

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Da: L’auto tutela io la10/08/2025 14:00:32
Proverei. Se non risponde puoi sempre giocarti la mancata risposta per le spese.
Rispondi

Da: Interpello10/08/2025 14:13:13
ah ecco, interpello al comune. Mi sembrava strano che l'agenzia non rispondesse nei termini.
Se risposta a interpello e' arrivata dopo, io proverei istanza di autotutela.
Rappresenta che hai presentato interpello ex art. 11 con silenzio-assenso; che il tuo comportamento è stato adottato in conformità a quanto esposto nell'interpello; Che pertanto si è generato un legittimo affidamento tutelato dall'art. 10, comma 1 e 2 dello Statuto del contribuente e chiedi l'annullamento (in tutto o in parte) dell'atto di accertamento.
Rispondi

Da: Mauro196810/08/2025 14:23:07
Grazie,  è  stato notificato avviso di accertamento esecutivo e di irrigazione delle sanzioni anno imposta 2021il giorno 8 agosto.

Come calcolare i termini. Tutto sospeso fino al 15 settembre per il ricorso giurisdizionale e poi riparte il conteggio. Nessuna sospensione per autotutela.


Giusto?
Rispondi

Da: Interpello10/08/2025 18:27:51
Non fino al 31 agosto? Sospensione finì al 31 agosto; termini per il ricorso fino al 30 ottobre. L'autotutela non sospende i termini. Inizia con istanza di autotutela e poi i primi di ottobre entro i nuovi con il ricorso
Rispondi

Da: Mauro196811/08/2025 07:14:19
Hai ragione scusa. Sospensione dei termini fino al 31 agosto.  Ero rimasto alla norma pre 2015.

Grazie di tutto!
Rispondi

Da: Interpello11/08/2025 09:56:33
Di nulla! :)
Rispondi

Da: PAQUINA 11/08/2025 21:08:48
Buona sera, forse avete già scritto in merito ...
I posti a concorso hanno una distribuzione geografica predeterminata?
grazie P.
Rispondi

Da: Detto e ridetto11/08/2025 21:10:51
In che senso? Se si conoscono le sedi di assegnazione?
Rispondi

Da: PAQUINA 11/08/2025 21:13:15
si, nel senso che i posti da assegnare saranno suddivisi per regione immagino ...
Rispondi

Da: Detto e ridetto11/08/2025 21:18:58
In magistratura ordinaria mi sembra che si conosca la propria sede alla firma... però non sono sicuro.. qualcun altro potrà esserti di aiuto
Rispondi

Da: Chissà12/08/2025 08:33:37
I posti saranno assegnati in base alle sedi vacanti a seguito del riordino della geografia giudiziaria che dovrebbe essere posta in essere entro il 31 agosto. Ovviamente salvo proroghe o probabili difficoltà.
Rispondi

Da: No, basta leggere12/08/2025 10:05:49
il bando per capire che non c'è una distribuzione predeterminata da bando. I posti sono nazionali.
Rispondi

Da: Sedi12/08/2025 10:36:06
Non penso che la distribuzione sarà nazionale in ogni cgt.
Certamente si andrà a coprire maggiormente le sedi disagiate. Ma per ora ancora non si sa nulla.
Poi dipenderà dalla graduatoria la scelta di ognuno.
Rispondi

Da: bando12/08/2025 10:38:15
Ma che c'entra il bando? E' ovvio che sia un concorso nazionale, astrattamente con destinazione in tutta Italia. Ma anche a magistratura ordinaria è così, poi non è che ci siano tutte le sedi tra le scelte.
Dipenderà dalle sedi destinate alle assegnazioni che si sapranno solo dopo.  Anche secondo me le sedi saranno quelle più in difficoltà.
Rispondi

Da: Sedi12/08/2025 10:40:53
Non c'è una distribuzione regionale e nemmeno una prelazione legata a qualche motivo specifico. In base alla graduatoria di sceglie la sede.
Chi meglio arriva ha un maggiore ventaglio di possibilità, che piano piano si riduce per chi è più in basso in graduatoria. Per capirci, l'ultimo prende quello che resta.
Le sedi disponibili forse si, saranno quelle con maggiori arretrati. Chissà
Rispondi

Da: Ma12/08/2025 11:01:45
Ce ne sono di sedi più papabili secondo voi?
Rispondi

Da: Preselettiva tributaria12/08/2025 12:15:00
Quelle più vicine alla propria residenza. Nonostante l'indubbio vantaggio del processo telematico in corte qualche volta al mese bisognerà andarci con tutto ciò che ne consegue: tempo e soldi.
Rispondi

Da: Ma12/08/2025 12:23:11
Io mi aspetto molto sul lazio
Rispondi

Da: Sedi12/08/2025 12:29:19
le sedi che hanno maggiore arretrato sono al sud. Sicilia, Calabria, Puglia e Campania, al nord la cgt di Milano.
Credo sia difficile con questo concorso un'assegnazione in sedi "virtuose", da questo punto di vista avranno più fortuna con i concorsi successivi, quando ormai le sedi problematiche un po' saranno state rinfoltite. Capita sempre così con i concorsi nazionali, ahimè.
Rispondi

Da: Ma cosa c’entrano12/08/2025 13:29:55
gli arretrati??? Figuriamoci se possono distribuire i nuovi magistrati secondo esigenze "contingenti". Ogni Corte ha un suo organico tarato in base ai carichi di lavoro "normali" e dovranno essere coperti in funzione dei pensionamenti in corso e imminenti. Di certo se non stanno attenti rischiano di fare un buco nell'acqua perché molti potrebbero rinunciare.
Rispondi

Da: Questo articolo illustra12/08/2025 13:39:27
Bene le questioni in ballo;

Quale geografia giudiziaria per i nuovi giudici tributari?
Fonte: Ipsoa
Autore: Andrea Giovanardi
Professore ordinario di diritto tributario presso l'Università di Trento


Nella delega al Governo per la riforma fiscale si era richiesto al legislatore delegato di "ridefinire l'assetto territoriale delle corti di giustizia tributaria" entro il 31 agosto 2025. A inizio febbraio, in vista dell'approssimarsi della scadenza, il Ministero dell'economia e delle finanze ha sottoposto al Consiglio di presidenza della Giustizia tributaria un primo progetto di riassetto che prevede, secondo le prime indiscrezioni, la soppressione di 64 Corti di giustizia tributaria di primo grado sulle 103 attualmente esistenti. Se si può convenire in astratto sull'opportunità di accorpare le Corti in modo da garantire un flusso di causa sufficiente per i nuovi giudici, non si può pensare che l'unico criterio da utilizzare per misurare il "carico di lavoro" associato a ciascuna sede sia il numero delle cause: le controversie, quanto a tempo richiesto al giudice per rendere una decisione corretta, non sono tutte uguali. Il progetto ministeriale non scongiura, quindi, il rischio di destinare molti dei nuovi selezionatissimi giudici al disbrigo di cause di ridottissimo valore e complessità, così sacrificandone la preziosa professionalità. Si è ancora in tempo, però, per cambiare rotta.
Il progetto di accorpamento delle Corti di giustizia tributaria inviato dal Ministero dell'economia e delle finanze al Consiglio di Presidenza della Giustizia tributaria, i cui contenuti sono stati anticipati dalla stampa specializzata, sta suscitando in questi giorni molte discussioni. Si tratta di intervento tutt'altro che timido: se si desse seguito a questa ipotesi di riorganizzazione verrebbero soppresse 64 Corti di giustizia tributaria di primo grado (su 103 totali) e tutte le sezioni staccate delle Corti di giustizia tributaria di secondo grado, con un risparmio complessivo di 700 milioni di euro in tre anni. L'idea di fondo è che ogni Corte dovrebbe poter contare su un flusso di quanto meno 1.000-1.500 cause l'anno, così da non dover ampliare la pianta organica dei nuovi magistrati tributari, previsti in 576 in tutto, di cui 448 destinati al primo grado: dando seguito al descritto riassetto, non sarebbe infatti necessario assegnare magistrati a sedi nelle quali non vi sarebbe un carico di lavoro in linea con il tempo (pieno) dedicato alla funzione. Il tutto, peraltro, in una situazione in cui il varo del processo tributario telematico e la possibilità dell'udienza a distanza, molto utilizzata dall'Agenzia delle Entrate e dai difensori, rende meno impellente la necessità di poter contare su un giudice per ogni provincia.
Malgrado ciò, il piano di riordino è stato da più parti criticato: l'assunto, a voler sintetizzare, è che l'organizzazione degli uffici giudiziari non dovrebbe essere ispirata esclusivamente a canoni di efficienza ed economicità perché "la prossimità della giustizia è un presupposto della sua stessa legittimazione democratica" (così, per tutti, F. Tundo, "Tagliare i tribunali allontana i cittadini dalla giustizia", in Domani Quotidiano, 8 febbraio 2025).
Tesi questa che genera, se considerata nella sua assolutezza, più di una perplessità.
Non c'è proclama che tenga, infatti, a fronte di un dato di fatto che ben difficilmente può essere confutato: la valorizzazione dei nuovi giudici tributari sarebbe messa a serio rischio qualora si mantenesse inalterato l'attuale assetto di ripartizione delle controversie.
Sono i numeri a evidenziarlo.
Se si prende atto (fonte, MEF, Dipartimento della giustizia tributaria, "Relazione sul monitoraggio dello stato del contenzioso tributario e sull'attività delle Corti di giustizia tributaria", anno 2023) che:
- 8 Corti (Roma, Napoli, Reggio Calabria, Cosenza, Palermo, Catania, Agrigento, Ragusa), fanno registrare 80.000 cause pendenti al 31 dicembre 2023 contro un totale nazionale di 158.000
- le cause sono concentrate (70%) in 39 Corti (su 103 complessive), le quali registrano un flusso in media di circa 3.000 cause l'anno, contro una media di circa 900 cause l'anno delle altre
- ci sono grandi sperequazioni tra una Corte e l'altra [per fare due esempi, le controversie acquisite nel 2023 da Verbania, Vercelli, Biella, Asti, Cuneo e Novara sono 1.616, meno di quelle di Torino (2.070), quelle instaurate innanzi ai giudici di Sondrio, Lodi, Lecco, Cremona, Mantova, Como, Pavia sono 2.200, poco più di un terzo di quelle di Milano (6.402)]
non potrà che emergere con chiarezza che il rischio che i magistrati di nuova nomina siano assegnati a sedi marginali, con conseguenze esiziali sulla loro crescita professionale, è tutt'altro che teorico.
D'altra parte, risponde allo scopo di scongiurare una siffatta possibilità l'art. 19, comma 1, lettera l) della


legge n. 111 del 2023 ("Delega al Governo per la riforma fiscale"), con il quale si chiede al legislatore delegato, con scadenza 31 agosto 2025, di "ridefinire l'assetto territoriale delle corti di giustizia tributaria di primo grado e delle sezioni staccate delle corti di giustizia tributaria di secondo grado anche mediante accorpamenti delle sedi esistenti, sulla base dell'estensione del territorio, dei carichi di lavoro e degli indici di sopravvenienza, del numero degli abitanti della circoscrizione, degli enti impositori e della riscossione".
Malgrado ciò, l'evidenziata opportunità dell'accorpamento non implica che il progetto ministeriale, per come descritto dai media, risulti immune da difetti, e ciò per le ragioni che si espongono di seguito.
La prima. Il piano non tiene in considerazione alcuna il valore delle controversie. Eppure, nella generalità dei casi, le liti di valore più elevato sono anche le più complesse, quelle che, quindi, richiedono maggiore ponderazione ai collegi (e, quindi, più tempo) per rendere una sentenza corretta. I dati del processo tributario, da questo punto di vista, sono impressionanti. Il 57,8% dei ricorsi nel 2023 ha per oggetto l'impugnazione di atti che recano pretese inferiori a 5.000 euro, mentre solo l'1,3% riguarda controversie di valore superiore a 1 milione di euro, che, tuttavia, rappresentano il 69,8% del valore complessivo del nuovo contenzioso. Sotto questo profilo si osserva peraltro anche una grande disomogeneità a livello nazionale, posto che il valore medio delle liti si attesta in Lombardia a 304.728 euro, in Lazio a 232.688 euro, in Piemonte a 189.083 euro, in Veneto a 186.532 euro, in Emilia-Romagna a 159.028 euro, in Campania a 75.225 euro, in Sicilia a 28.571 euro, in Calabria a 25.835 euro. La gran parte dei micro-giudizi è dunque concentrata nel Mezzogiorno e questo, come abbiamo visto, genera un pesante arretrato che si fatica a smaltire.
Avendo a mente esclusivamente il numero delle cause ai fini del ridisegno della geografia giudiziaria, si corre quindi il rischio, in violazione del criterio di delega che richiede di tener conto dei "carichi di lavoro", di destinare molti dei nuovi selezionatissimi giudici, più di quelli che servono, al disbrigo di cause di ridottissimo valore e complessità in molti casi derivanti da impugnative strumentali, dilatorie e defatiganti.
La seconda. Nel calcolo dei carichi ipoteticamente assegnabili a ciascun nuovo giudice occorre tener conto non solo del numero e del valore delle liti, ma anche della tipologia delle controversie. Nel 2023 ad Agrigento sono stati presentati 724 ricorsi avverso atti emessi dagli enti territoriali, contro i 90 di Padova, e 2.443 impugnative di atti della riscossione, contro le 1.054 di Milano (questi ultimi, peraltro, costantemente impugnati soprattutto in alcune zone del Paese, aumentano, così falsando il significato dei dati, il valore medio delle controversie, che, malgrado ciò, come si è visto, resta in quelle aree molto ridotto). Risulta pertanto confermato che, se si utilizzasse esclusivamente il parametro del numero delle liti in sede di riprogettazione della giustizia di primo grado, si consegnerebbero i nuovi giudici a cause sui tributi locali o su atti della riscossione, frutto del tentativo di "prender tempo" in attesa del condono/rottamazione che, nelle aspettative non irrazionali degli operatori, prima o poi arriverà.
La terza. Dai dati ricordati emerge che è stato forse un errore non mantenere, a regime, negli organici degli uffici giudiziari i giudici onorari per le cause di valore ridotto (più della metà, lo abbiamo visto, della mole complessiva di ricorsi, se si considerano quelli attinenti ad atti di valore inferiore a 5.000 euro). Una tale scelta avrebbe di molto attenuato il pericolo di un cattivo uso dei nuovi magistrati, ai quali dovrebbero invece essere garantite analoghe possibilità di crescita professionale qualunque sia la sede alla quale vengono assegnati.
La quarta. La regola della competenza territorialedelle Corti di primo grado di cui all'


art. 4 del


d.lgs. n. 546 del 1992, ancorata alla sede dell'ente impositore che è parte del processo, andrebbe in parte rivista: altrimenti, le controversie dei "grandi contribuenti", quelli con volume d'affari superiore a 100 milioni di euro, si concentreranno, come accade già oggi in ragione della sede dell'ufficio dell'Agenzia delle Entrate a cui sono attribuite, nelle Corti dei capoluoghi di regione. Accadrà quindi, se non si interviene sull'anzidetta disposizione, che solo i giudici assegnati a queste ultime potranno decidere le cause, di solito le più difficili da un punto di vista tecnico-giuridico, delle grandi società. È chiaro, si tratta di una prospettiva de iure condendo, su cui tuttavia è necessario riflettere, in modo da evitare che i numeri della corte del capoluogo si incrementino artificiosamente per l'ascrizione di cause relative a soggetti che risiedono in territori diversi della stessa regione (il calcolo dei carichi andrebbe quindi rivisto in quest'ottica).
Di qui le conclusioni.
Se si è deciso di uscire dallo stato di sconfortante precarietà che necessariamente caratterizza una giustizia governata da chi non si occupa a tempo pieno di una materia tanto articolata e complessa, la prospettiva riformatrice dovrebbe essere quella della massima valorizzazione delle competenze di coloro che saranno chiamati a svolgere, a valle di un selettivo concorso e a tempo pieno, la funzione di giudice tributario. Questa, e non la ricerca della prossimità a tutti i costi, garantisce la consonanza della giurisdizione con i valori democratici: è la capacità dei giudicanti, conseguenza di una solida preparazione e di una vasta e variegata esperienza, ad attenuare gli eccessi del principio di maggioranza e i conseguenti rischi per la libertà e i diritti dei cittadini.
A tanto non si arriva preservando l'attuale condizione della ripartizione delle liti, ma nemmeno prescindendo dal valore e dalla tipologia delle controversie che le Corti di primo grado sono chiamate a decidere e non cercando, di conseguenza, di impedire che i giudici professionali siano destinati, quasi in esclusiva, a decidere liti bagatellari o cause frutto di dilatori ricorsi seriali o, ancora, non considerando che le liti del capoluogo regionale sono tante anche in ragione dell'attribuzione di quelle, non di rado molto importanti (anche per la crescita professionale di chi giudica), derivanti dalle verifiche nei confronti dei grandi contribuenti.
Una sola, quindi, dovrebbe essere, in un contesto tanto complesso, la prospettiva di ridisegno della geografia delle Corti di primo grado: si accorpino immediatamente le sedi che hanno un numero irrisorio di giudizi (per esempio, fino a 300 per anno), così creando le basi per una più ponderata valutazione dei criteri che consentano di "pesare" le cause e per assumere, in seguito, le conseguenti determinazioni. A ciò andrebbe aggiunta una seria valutazione di ulteriori interventi riformatori, quali il ripristino dei giudici onorari per le micro-cause, forse l'unico vero rimedio per attenuare gli effetti deflagranti della serialità sulla qualità della giurisdizione, e la modifica della regola della competenza per le controversie delle grandi società.
Non andrebbe esclusa, infine, una seria riflessione su un ulteriore accorgimento, quello di destinare i nuovi giudici a più di una tra le sedi rimaste dopo la soppressione delle più piccole (nulla lo vieta), così ottenendo gli auspicati risultati in termini di efficienza senza dover pagare il prezzo della soppressione delle sedi medie, quelle che gestiscono un numero non esiguo di cause dal valore tutt'altro che irrilevante.
Rispondi

Da: L’articolo è del febbraio12/08/2025 13:40:49
2025.

Mi chieda questo punto, se già il governo sta incontrando problemi a sopprimere i tribunali minori, figuriamoci ad accorpare dei corti di giustizia tributaria. Vedremo cosa succederà.
Rispondi

Da: Sedi12/08/2025 13:54:55
La eventuale rinuncia dei candidati non credo sia interesse del Ministero. Non lo è mai stato. Non vedo perché dovrebbe essere così adesso.
E' certo che tutte le corti avranno piante organiche, ma infatti ci saranno altri concorsi. Con il primo certamente si andrà a coprire posti dove è necessario. E' così in tutti i concorsi, non mi sembra nulla di strano.
Ad ogni modo, si vedrà.
Rispondi

Da: X sedi12/08/2025 14:02:59
Esiste la concreta possibilità di essere assegnati a più sedi nella stessa regione. Comunque vada, non sarà facile. Non tutti potranno essere scontentati. Si vedrà.
Rispondi

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