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Cornuti e mazziati (Concorso DS in Campania)
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Da: per chi è felice...31/07/2013 20:57:27
Non ti dico cosa ti auguro... e colgo...
Rispondi

Da: Libellula12331/07/2013 21:18:16
@grillo puoi postare un indirizzo e mail
Rispondi

Da: Quali sono le nuove31/07/2013 21:55:31
indicazioni?
Rispondi

Da: temerariasuper31/07/2013 22:33:32
,@grillo
proprio non ti rassegni ,vero? Fattene una ragione e goditi l'estate
Rispondi

Da: Grillo parlante/Sincerità31/07/2013 22:50:30
Ecco come il nostro corpo reagisce ai momenti belli
La felicità temporanea abbassa gli anticorpi, quella duratura ha una funzione antinfiammatoria e antivirale


Ecco come il nostro corpo reagisce ai momenti belli

La felicità temporanea abbassa gli anticorpi, quella duratura ha una funzione antinfiammatoria e antivirale
La felicità è questione profonda. Anche per la nostra salute: tanto che, oltre ai benefici sulla psiche, esistono oggi studi che raccontano come davvero perseguire obiettivi positivi e godere dei risultati raggiunti faccia bene al corpo e alla mente. Ringiovanendo e garantendo maggior resistenza alle malattie, al naturale invecchiamento e dando al nostro organismo l'opportunità di proteggersi meglio dai fattori esterni. Un anticorpo sottoforma di sorriso. È quel che sostiene l'ultimo studio in materia , opera dei ricercatori americani dell'università della Carolina del Nord e appena pubblicato sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences: la felicità ci rende forti, ma in modi molto diversi a seconda del tipo. In sintesi una felicità temporanea data da una bella emozione, equivale a uno stress negativo, abbassando gli anticorpi e mettendoci in una condizione di debolezza. Al contrario, la felicità più duratura aiuta a rafforzare anticorpi e funzioni antinfiammatorie e antivirali.

DUE FELICITÀ - I ricercatori hanno infatti analizzato un gruppo di 80 persone, studiandone il sistema immunitario in differenti condizioni di felicità. Per tutto il gruppo ricorreva la caratteristica di non vivere momenti di stress negativo o di dolore e rabbia. E hanno scoperto come, a seconda del tipo di gioia vissuta, i tessuti del gruppo rispondevano in modo diverso alle sollecitazioni esterne. Per riuscire a isolare i fattori, i ricercatori hanno dunque diviso le esperienze vissute dal campione, usando la differenziazione cara ai filosofi e agli psicologi tra prospettiva di benessere edonica e eudaimonica. Quando si incorreva nella prima - quella legata alla gioia immediata delle piccole cose, come il profumo di un fiore, una coppa di buon gelato, un bacio o un acquisto azzeccato - ricorrevano nel corpo umano situazioni legate allo stress. Quando invece si mostrava soprattutto la seconda - quella che Aristotele definiva il più alto dei beni, legata alla felicità duratura del perseguire i propri obiettivi trovando così se stessi - cambiava completamente la risposta fisiologica della persona analizzata.

GIOIA PROTETTIVA - È la prima volta che viene isolata e soprattutto differenziata una risposta del corpo umano a picchi di gioia: gli studi passati infatti hanno sempre mostrato il legame tra stress e malattia piuttosto che il contrario. E ancor più stupefacente è che, esiste felicità e felicità, almeno rispetto alle malattie: quella edonica e melliflua che subito svanisce lascia addosso i danni di situazioni spiacevoli, mentre è la seconda - quella eudaimonica - a provocare benessere nel lungo periodo. I ricercatori hanno estratto l'RNA dal sangue degli 80 partecipanti al test e hanno analizzato la risposta a stati infiammatori e antivirali: nel caso di felicità a corto raggio le espressioni ricorrenti erano di alti livelli infiammatori e basse risposte antivirali e degli anticorpi. Nel caso invece di persone dalla dichiarata felicità eudaimonica, i livelli infiammatori risultavano molto bassi e alta invece la risposta antivirale dell'organismo, così come le funzionalità degli anticorpi. Come ricorda la ricercatrice che ha condotto lo studio, la professoressa di psicologia Barbara Fredrickson. «È bene ricordare che i pensieri e momenti positivi fanno bene in entrambe i casi di felicità. Ma le emozioni che proviamo oggi, contribuiranno in qualche modo a dire chi saremo in futuro, anche a livello cellulare».
Rispondi

Da: a me dispiace01/08/2013 00:04:28
...c'è del patologico in questa donna
Rispondi

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Da: selezione spietata01/08/2013 09:15:42
secondo me per non ritrovarsi con troppi idonei rispetto alle altre regioni ora ci massacreranno... sono davvero avvilita.
Rispondi

Da: Disperatissimo01/08/2013 10:30:35
E' ben probabile che ci possa essere un elevato tasso di bocciati al colloquio. La lista degli idonei è troppo corposa.
Naturalmente, qualche concorrente "particolare" non corre alcun rischio.

Rispondi

Da: X  Grillo01/08/2013 12:05:28
Leggi la posta, per favore!
Rispondi

Da: @ grilla01/08/2013 13:14:38

Ma tu sei cornuta o mazziata ?
Rispondi

Da: X  Grillo01/08/2013 14:23:32
Leggi la posta, per favore!
Rispondi

Da: Grillo parlante/Sincerità01/08/2013 15:48:21
Sii sempre come il mare che infrangendosi contro gli scogli, trova sempre la forza di riprovarci. (Jim Morrison)

Rispondi

Da: Grillo parlante/Sincerità01/08/2013 16:06:39
ANDROMEDA (Andromeda)

Questa costellazione lega il suo nome ad almeno altre sei costellazioni. Il mito proviene dal IV libro delle Metamorfosi di Ovidio (43 a.C. - 18 d.C). Andromeda era la bellissima figlia del re di Etiopia [1]: Cefeo. Un giorno, mentre si stava pettinando, la madre di Andromeda, la regina Cassiopea, anche lei bellissima, ebbe la sventurata idea di proclamarsi più bella delle Nereidi, le cinquanta ninfe del mare, figlie di Nereo (il vecchio del Mare). Faceva parte di esse Anfitrite, la moglie di Poseidone (Nettuno per i Romani) il dio del mare. Proprio quest'ultima, offesa per l'affronto, convinse il marito a punire la regina d'Etiopia per la sua superbia Il dio, allora, mandò un mostro, la Balena, a devastare le coste dell'Etiopia. Il padre di Andromeda, disperato, si recò dall'Oracolo di Ammone, per sapere che cosa si potesse fare per allontanare dal paese la calamità. Dopo avergli spiegato il motivo della collera del dio, l'oracolo disse allo sconvolto sovrano, che l'unico modo per porre fine alle devastazioni era sacrificare sua figlia, la principessa Andromeda, al mostro. Pur di salvare il suo paese il re accettò, perciò Andromeda venne incatenata a uno scoglio (la tradizione vuole che si trovi nei pressi dell'odierna Tel Aviv) in attesa dell'orrenda fine. Tutto sembrava perduto per la giovane principessa ma Perseo, l'eroe che decapitò Medusa, appena di ritorno dalla sua grandiosa impresa, si trovava nei paraggi e rimase folgorato dalla bellezza indifesa della fanciulla. Perseo si avvicinò ad Andromeda che a differenza della madre era molto timida e non osò rivolgergli lo sguardo nemmeno in un momento così delicato, ma alla fine si decise a raccontargli la sua storia. Il mostro intanto emerse all'improvviso dalle acque ed era pronto ad azzannarla: l'eroe senza indugio chiese ed ottenne la mano di Andromeda ai genitori e si gettò a capofitto sul mostro trafiggendolo con la sua spada.

Rispondi

Da: La favola01/08/2013 18:20:47
Definizione del genere:

La favola � un genere letterario di tipo fantastico che, attraverso una breve narrazione, si propone un intento moralistico-didascalico sulla base del valore universale della saggezza popolare.

Origine ed evoluzione:

L'origine indoeuropea della parola "Favola" (radice "Bha") ci fa capire quanto possa essere antico questo tipo di componimento.

Presente nelle culture primitive in forma orale, la favola � riccamente documentata nelle civilt� orientali (in India, in Mesopotamia e in Egitto).

La favola trova fertile terreno per svilupparsi nella cultura greca, come provano le composizioni di Esiodo e di Archiloco; ma solo con la figura di Esopo, schiavo frigio vissuto nel VI sec. a.C., e di Fedro, liberto del I sec. a.C.-d.C., la favola assume importanza come genere letterario e riceve un'elaborazione stilistica.

Per tutto il Medioevo, la favola, divenuta materiale per esercitazione scolastica, riporter� grande successo con le raccolte del "Romulus" o "Aesopus Latinus" dei vari "Bestiarii", e del "Roman de Renart".

Coltivata con fortuna durante il Rinascimento, la favola trover� nel '600 con Jean de La Fontaine (1621-1695) una freschezza da tempo perduta, grazie all'eleganza stilistica e alla profonda penetrazione psicologica, con cui l'autore supera certe rigidit� tipiche dell'allegoria.

Negli ultimi secoli la favola non ha mancato di trovare cultori, che, nel contesto letterario in cui hanno operato, hanno rinverdito la tradizione allegorica di animali parlanti: Trilussa (1871-1950), Gadda (1893-1973).

Struttura:

La favola � un testo narrativo breve dal linguaggio semplice e vivace. La sintassi � caratterizzata da periodi non molto lunghi e complessi, secondo una struttura paratattica, che danno un ritmo rapido alla narrazione. Spesso vengono impiegati molti discorsi diretti nel tentativo di drammatizzare la vicenda. La morale � sempre presente, implicita od esplicita, all'inizio o alla fine del brano.

Personaggi:

Sono in genere rappresentati da animali, che parlano e agiscono come uomini e ne impersonano pregi e difetti in forma stereotipata. Il fatto che gli animali siano i protagonisti rende la favola maggiormente memorizzabile e singolare rispetto ai classici generi narrativi. Ogni animale a seconda delle epoche storiche e delle culture di riferimento rappresenta una virt� o un vizio: il leone il coraggio, la volpe la furbizia, il lupo la prepotenza, il cane la fedelt�, il gatto la superbia, l'oca la purezza, il serpente l'inganno.

Poich� gli animali costituivano una presenza costante e fondamentale per le antiche comunit�, non ancora urbanizzate e profondamente immerse nell'ambiente naturale, risultava accettabile il comportamento antropomorfo da parte degli animali.

Elementi di spazio e di tempo:

Le determinazioni di spazio e tempo non sono definite: la favola � in genere ambientata in uno scenario naturale, (boschi presso un ruscello, ai piedi di un albero…) ed � narrata al passato remoto.

Tale vaghezza di riferimenti � funzionale all'intento morale che anima le favole, la quale assume una valenza universale e duratura.
Rispondi

Da: Competenza linguistica01/08/2013 18:41:48
La nozione di competenza linguistica, una delle più importanti elaborate dalle teorie linguistiche
per gli sviluppi scientifici sull'acquisizione delle lingue, viene notoriamente definita nel 1965 da
Noam Chomsky come "la conoscenza che il parlante/ascoltatore ha della propria lingua" (Chomsky,
1965 [1970: 45]). Tale nozione permette di spiegare:
• la creatività linguistica del soggetto parlante, creatività sempre governata da regole, secondo
l'impostazione della grammatica generativo-trasformazionale chomskiana;
• la capacità innata nell'essere umano di costruire e comprendere le frasi grammaticali, di
giudicare quelle non grammaticali e di decodificare le frasi mai ascoltate prima;
• la presenza di tale abilità fin dai primi stadi dello sviluppo infantile.
Il linguista americano, come ben si sa, è il fondatore verso la metà degli anni '50 del "generativismo" (Chomsky, 1957), che mira a spiegare le leggi che governano il prodursi del linguaggio, in
opposizione alla linguistica strutturalista, la quale invece si limita a descriverne il suo funzionamento. In questa prima fase della riflessione chomskiana, la grammatica viene concepita come meccanismo finito formato da regole, che consente di generare ricorsivamente l'insieme ipoteticamente infinito delle frasi corrette di una lingua e di trasformare le strutture profonde dei fatti linguistici in
strutture di superficie. La grammatica costituisce dunque il modello teorico della competenza linguistica che ogni individuo possiede bio-geneticamente in maniera innata (LAD). La posizione
chomskiana, delineata per la prima volta nel 1965 [1970], viene sintetizzata nella nota dicotomia
competenza / esecuzione .
Dai primi anni '70, da parte della grammatica generativo-trasformazionale chomskiana (Teoria
standard estesa), comincia a realizzarsi un profondo mutamento concettuale che culmina con il passaggio da un "sistema di regole" ad uno "di principi e parametri", cioè la grammatica non formula
più regole relative ad ogni tipo di costruzione (es. una regola per le forme passive, una per le frasi
interrogative, un'altra per le negative, ecc.), ma tenta di spiegare le strutture sintattiche che si osservano nelle varie lingue come il risultato dell'azione combinata dei principi e dei parametri della
Grammatica Universale (GU), intesa come un "sistema aperto". La GU - scrive il linguista americano - "può essere considerata come una teoria dei meccanismi innati, una matrice biologica sottostante che fornisce un quadro all'interno del quale si sviluppa la crescita della lingua. […] I principi
della grammatica universale proposti possono essere considerati come una spiegazione astratta e
parziale del programma genetico che permette al bambino di interpretare certi eventi come esperienza linguistica e di costruire un sistema di regole e di principi sulla base di questa esperienza"
(Chomsky, 1980 [1981: 178]).
Rispondi

Da: Grillo parlante/Sincerità01/08/2013 18:44:30
                                  OROSCOPO
Valido dal 29 Luglio al 25 Agosto 2013


TRANSITI DEL MESE

Giove e Marte in Cancro, in opposizione a Plutone in Capricorno e in quadratura a Urano in Ariete, continuano il conflitto tra pianeti più rapidi e gli astri dai transiti pluriennali che infiamma questo periodo dell'anno in un contesto di crisi epocale (economica, sociale). In molti casi la tenacia plutoniana porterà a un eccesso di difesa dettato dalla paura irrazionale e dal desiderio di proteggere uno status, le tradizioni, i vecchi schemi, insomma, tutto ciò che appartiene al passato. Mercurio e Sole in Leone, a favore di Urano in Ariete, soffieranno sui venti di cambiamento e spingeranno ad azioni metodiche e chirurgiche, senza più rinvii.

Il passaggio di Venere in Bilancia dal 16 agosto inchioderà il quarto braccio della Croce della Crisi (Capricorno, Ariete, Cancro, Bilancia, con molti pianeti in quadratura) e rappresenterà una specie di sfogo del sentimento d'amore per distaccarsi da tutto ciò che non piace nella realtà, aumentando il desiderio di fuga platonica o di remissività alla propria situazione amorosa. L'amore ci salverà? Forse. Ma si potrebbe perdere la propria individualità. In ogni caso un Agosto che non passa inosservato, dove molte cose possono succedere anche se il caldo offusca la percezione e rallenta le qualità sensoriali

STATUS

Euforia: Gemelli, Leone, Pesci

Calma: Cancro, Vergine, Scorpione, Capricorno

Paura: Toro, Bilancia, Sagittario, Acquario

Panico: Ariete



Rispondi

Da: A proposito di amore01/08/2013 18:58:37
È la forza di eros, l'amore, ad occupare la riflessione platonica condotta in un dialogo, il Fedro, di incerta datazione ma assai rilevante all'interno dell'intera filosofia di Platone, tanto da essere ad oggi considerato uno dei punti massimi dell'idealismo greco. L'amore è l'argomento di discussione proposto a Socrate, sullo spunto di un'orazione di Lisia, dal personaggio che dà il nome al dialogo. Il maestro di Platone coglie però la palla al balzo per innalzare il livello della discussione fino alla funzione della dialettica, che nel sistema platonico è strumento essenziale per giungere alla verità e alla compresione dello statuto ontologico delle idee. Socrate, recuperando il mito di Er, immagina l'anima come un carro celeste condotto da due destrieri di natura opposta:

Si raffiguri l'anima come la potenza d'insieme di una pariglia alata e di un auriga. [...] Innanzitutto, per noi uomini, l'auriga conduce la pariglia: poi dei due corsieri uno è nobile e buono, e di buona razza, mentre l'altro è tutto il contrario ed è di razza opposta. Di qui ne consegue che, nel nostro caso, il compito di tal guida è davvero difficile e penoso.
L'anima, in continuo movimento, tende al "sommo della volta celeste" dove Socrate (e Platone con lui) colloca il mondo delle divinità e soprattutto delle idee; è l'Iperuranio (da hypèr, "sopra" e ouranòs, "cielo"), simbolicamente collocato al di là di ogni esperienza sensibile terrena. Dice infatti il filosofo:

Questo sopraceleste sito nessuno dei poeti di quaggiù ha cantato, né mai canterà degnamente. Ma questo ne è il modo, perché bisogna pure avere il coraggio di dire la verità soprattutto quando il discorso riguarda la verità stessa. In questo sito dimora quella essenza incolore, informe e intangibile, contemplabile solo dall'intelletto, pilota dell'anima, quella essenza che è scaturigine della vera scienza.
La ricerca della conoscenza si unisce allora alla pulsione amorosa: Eros, che per Platone è desiderio di bellezza e forza motrice della mente umana, nella sua più alta accezione diventa appunto (liberatosi dai più bassi appetiti sessuali) una vera e propria forza che guida la mente razionale alla conoscenza suprema della filosofia:

Ecco dove l'intero discorso viene a toccare la quarta specie di delirio: quello per cui quando uno, alla vista della bellezza terrena, riandando col ricordo alla bellezza vera, mette le ali, e di nuovo pennuto e agognante di volare, ma impotente a farlo, come un uccello fissi l'altezza e trascuri le cose terrene, offre motivo d'essere uscito di senno. Quel delirio, dico, che è la più nobile forma di tutti i deliri divini e procede da ciò che è più nobile, tanto per chi ne è preso quanto per chi ne partecipa; e chi conosce questo rapimento divino, ed ami la bellezza, è detto amatore.
Questa alta concezione d'amore, spiritualizzato ed idealizzato, si ritrova per certi aspetti anche nel ben noto Simposio, celebre confronto tra le voci più autorevoli della società e della cultura ateniese del tempo, sullo sfondo di un banchetto (ciò appunto significa il termine "simposio"). Socrate, protagonista anche di questo dialogo, narra il mito della nascita di Eros da Penìa ("povertà") e Pòros ("risorsa") per alludere alla sua natura mista, e contestare le tesi degli altri commensali. Eros è un "demone", come Socrate dice di aver appreso conversando con "una donna di Mantinea", tale Diotima:

"E allora - dissi - che cosa sarebbe Amore? Un mortale?" "Per nulla" "Ma che cosa allora?" "Come i casi precedenti - rispose - qualcosa di intermedio tra il mortale e l'immortale" "Che cosa, dunque, Diotima?" "Un gran demone, Socrate, perché tutto ciò che è demonico è intermedio tra dio e mortale".
Ed è sempre Diotima a precisare la simbiosi tra Amore e Filosofia:

"Chi sono allora, Diotima, quelli che filosofano, se non lo sono né i sapienti né gli ignoranti?" "È chiaro anche a un bambino ormai - disse - che sono quelli a metà tra questi due e che di essi fa parte anche Amore. La sapienza, infatti, fa parte delle cose più belle e Amore è amore del bello, sicché è necessario che Amore sia filosofo e, in quanto filosofo, sia in mezzo tra il sapiente e l'ignorante. E anche di questo è causa la sua nascita, perché è di padre sapiente e pieno di risorse, ma di madre priva di sapienza e di risorse. Tale, dunque, caro Socrate, è la natura del demone".
Rispondi

Da: tutti questi contro02/08/2013 08:53:41
dr. Antonio Giangrande

Presidente dell'Associazione Contro Tutte le Mafie e di Tele Web Italia

www.controtuttelemafie.it e www.telewebitalia.eu

099.9708396 - 328.9163996

_________________________________________

eppure le mafie imperversano in tutto il mondo!
Rispondi

Da: XGrillo02/08/2013 09:35:16
Leggi la posta
Rispondi

Da: Perplesso e un po'' smarrito02/08/2013 09:38:40
Oroscopi, miti, favole......
A volte ho l'impressione di aver sbagliato forum. Vorrei leggere qualche parola di speranza, dopo la batosta del Tar.
Colleghi, pensate davvero che un ricorso al CdS possa ribaltare questa sentenza ingiusta?
Rispondi

Da: formica-02/08/2013 09:52:23
Smarriti e perplessi lo siamo tutti. Purtroppo non è questo il luogo dove poter leggere le parole che tu vorresti!!!!!!!!!!!
Rispondi

Da: Competenza02/08/2013 13:07:22
La competenza [competence] indica quel sistema di regole, inteso come apparato di processi e di
meccanismi di funzionamento specifico della mente umana, che permette all'individuo di comprendere e produrre un numero teoricamente illimitato di frasi, anche inedite. Attraverso l'elaborazione
di un modello della competenza universale e quindi innata del parlante, fin dall'inizio la teoria
chomskiana dell'acquisizione del linguaggio si è proposta lo scopo di costruire dei modelli astratti
che simulano la competenza ideale di un ideale homo loquens, scevro da ogni possibile condizionamento psicologico e sociale e inscritto all'interno di un'altrettanto ideale comunità linguisticamente omogenea. A tale riguardo, vale la pena citare due famosi passi chomskiani che hanno suscitato ampie discussioni e polemiche:
"La teoria linguistica si occupa principalmente di un parlante-ascoltatore ideale, in una comunità
linguistica completamente omogenea, il quale conosce perfettamente la sua lingua e non è influenzato da condizioni grammaticalmente irrilevanti quali le limitazioni di memoria, le distrazioni, i
cambiamenti di attenzione e di interesse e gli errori (casuali o caratteristici) nell'applicazione della
propria conoscenza della lingua nel corso dell'esecuzione effettiva" (Chomsky 1965 [1970: 44]).
"Per il linguista, come per il bambino che impara la lingua, il problema consiste nel determinare,
partendo dai dati di esecuzione, il sistema sottostante di regole di cui il parlante-ascoltatore si è impadronito e che mette in uso nell'esecuzione effettiva. Quindi, in senso tecnico, la teoria linguistica
è mentalistica, poiché il suo scopo è di scoprire una realtà mentale sottostante a un comportamento
effettivo" (ivi: 45).
Rispondi

Da: @formica02/08/2013 14:26:30
E allora perchè creare questo forum ? Se non serve per scambiare idee e opinioni su un possibile di ricorso al CdS perchè lo avete creato?
Rispondi

Da: Grillo parlante/Sincerità02/08/2013 14:37:34
«La strada maestra da seguire è sempre stata quella della fiducia e del rispetto verso la Magistratura, che è chiamata a indagare e giudicare in piena autonomia e indipendenza alla luce di principi costituzionali e secondo le procedure di legge" (G. Napolitano)

Il CdS giudicherà in piena autonomia.
Rispondi

Da: Grillo parlante/Sincerità02/08/2013 14:48:22
MINISTERO DELL'ISTRUZIONE, DELL'UNIVERSITA' E DELLA RICERCA
UFFICIO SCOLASTICO REGIONALE PER LA CAMPANIA
DIREZIONE GENERALE
UFFICIO V - DIRIGENTI SCOLASTICI
via S. Giovanni in Corte, n. 7 80133 Napoli
tel. 081 2449515- fax 081 5630577
Prot.n. AOODRCA 6153 Napoli, 01 agosto 2013
Ai candidati interessati
Alle Organizzazioni Sindacali dell'Area V
della Dirigenza Scolastica
Al sito WEB dell'U.S.R. Campania
OGGETTO: D.D.G. 13/07/2011 - Concorso, per esami e titoli, per il reclutamento di Dirigenti Scolastici per la scuola primaria, secondaria di primo grado, secondaria di secondo grado e per gli istituti educativi. Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 56 del 15/07/2011 - IV serie speciale.
RIPRESA PROVE ORALI
In relazione all'oggetto, a seguito delle favorevoli ordinanze rese dal TAR Campania con le quali sono stati rigettati i ricorsi proposti, si rende noto che, con successivo decreto, questo U.S.R. per la Campania, i primi giorni del mese di settembre pubblicherà il nuovo calendario delle prove orali.
f.to IL DIRETTORE GENERALE
Diego Bouchè
Rispondi

Da: formica-02/08/2013 14:50:18
xGrillo
Cortesemente leggi la posta
Rispondi

Da: Grillo parlante/Sincerità02/08/2013 15:22:20
Il CdS impedirà la ripresa degli orali o, se già ricominciati, li sospenderà definitivamente.
Rispondi

Da: inidonea02/08/2013 15:57:06
x grillo
sono del tuo stesso avviso: sospensione cautelare del cds appena verranno notificati gli appelli dei vari avvocati
e fissazione dell'udienza in tempi rapidi con sentenza definitiva di annullamento
a questo punto si patteggerà una soluzione che accontenti tutti (compreso l'usr)
Rispondi

Da: ho il forte timore02/08/2013 16:22:59
che tutto finirà come nelle altre regioni. Il CdS sentenzierà in modo da salvare il concorso.
Rispondi

Da: La fiaba02/08/2013 17:23:32
La fiaba è una narrazione originaria della tradizione popolare, caratterizzata da racconti medio-brevi e centrati su avvenimenti e personaggi fantastici (fate, orchi, giganti e così via) coinvolti in storie con a volte un sottinteso intento formativo o di crescita morale.
Nonostante la tendenza generalizzata a considerare la fiaba e la favola come la stessa cosa ed i due termini sinonimi, si tratta invece di generi ben distinti: la favola è un componimento estremamente corto (della durata di poche righe) con protagonisti in genere animali dal comportamento antropomorfizzato o esseri inanimati, la trama è condensata in avvenimenti semplici e veloci, ed infine l'intento allegorico e morale è molto esplicito, a volte indicato dall'autore stesso come postilla al testo; ma ancor più importante di tutto ciò, la discriminante principale fra favola e fiaba è la presenza o meno dell'elemento fantastico e magico, caratteristica peculiare della fiaba e completamente assente nella favola, basata invece su canoni realistici.
È diffusa l'opinione per cui le fiabe siano tradizionalmente pensate per intrattenere i bambini, ma non è del tutto corretto: esse venivano narrate anche mentre si svolgevano lavori comuni, per esempio filatura, lavori fatti di gesti sapienti, ma in qualche modo automatici, che non impegnavano particolarmente la mente. Erano per lo più lavori femminili, ed è anche per questo che la maggior parte dei narratori è femminile; oltre al fatto che alle donne era attribuito il compito di cura e intrattenimento dei bambini. Le fiabe tutto sommato erano un piacevole intrattenimento per chiunque, e "davanti al fuoco" erano gradite ad adulti e bambini di entrambi i sessi.
In Europa esiste una lunga tradizione orale legata alle fiabe, che riveste un grande interesse per la scienza etnoantropologica. Inoltre, diversi autori hanno raccolto fiabe tradizionali o creato nuove fiabe riprendendo creativamente gli stilemi delle fiabe tradizionali. Fra i trascrittori di fiabe più noti della tradizione europea si possono citare Charles Perrault (Francia) e i fratelli Grimm (Germania), e i più recenti Italo Calvino (Italia), William Butler Yeats (Irlanda) e Aleksander Afanasiev (Russia). Fra gli inventori di fiabe più celebri ci sono invece il danese Hans Christian Andersen, l'italiano Collodi (inventore di Pinocchio) e il britannico James Matthew Barrie (Peter Pan).
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