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Cornuti e mazziati (Concorso DS in Campania)
3737 messaggi, letto 81166 volte

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Da: Inidoneo.......!!!!!!!!!05/08/2013 17:13:26
Non possiamo provare gli imbrogli fatti.E' vero i sindacati almeno tre giorni prima hanno avvertito i loro protetti.Una mia amica iscritta Snals già' sapeva e godeva della notizia.Come sperate di averla vinta?????ormai il concorso e' andato ,dobbiamo rassegnar ci,nessuno testimonierà  e prove delle illegalità' non ne abbiamo.I nostri avvocati hanno omesso di indicare nei ricorsi la situazione della moglie del famoso personaggio beneventano:chi ha autorizzato la signora in questione a sostenere le prove scritte se la mattina della prima prova le sentenza del TAR non era ancora stata emessa?????.come vedete e' tutto inutile.
Rispondi

Da: Grillo parlante/Sincerità05/08/2013 19:30:18
@Inidoneo

Siamo sicuri che sei un inidoneo?
Rispondi

Da: La Procura05/08/2013 19:45:02
della Repubblica ha il potere di farlo!
Rispondi

Da: flamenco05/08/2013 20:26:43
Quando ci fu' la corsa all'oro,solo pochi fortunati si arricchirono, ma chi si arricchi' di piu' furuno coloro che vendevano zappe e picconi. In questo concorso, solo pochi riusciranno nell'impresa di diventare ds, ma di sicuro si sono arricchiti e continueranno  ad arricchirsi gli avvocati.
Rispondi

Da: Competenza paralinguistica05/08/2013 20:58:57
La competenza paralinguistica, o soprasegmentale, concerne la capacità di usare correttamente
tutti quei procedimenti che, sebbene strettamente inerenti alla comunicazione verbale, vanno al di là
dell'aspetto segmentale dell'enunciato (fonemi e grafemi) e cioè: tono e qualità della voce, tempo di
elocuzione, fluenza del parlato, pause di silenzio (Sebeok, Hayes e Bateson, 1964). I valori prosodici sono molto importanti per marcare pragmaticamente e retoricamente gli scopi espliciti e impliciti
degli atti linguistici e comunicativi, anzi spesso, per ragioni di interdizione linguistica e di censura
sociale, sono proprio questi elementi dell'intonazione (Canepari, 1985) i veri indicatori della carica
intenzionale e connotativa degli enunciati. Del resto, la particolare curva melodica di una frase, il
cui diverso andamento intonativo è connesso a funzioni differenti nelle varie lingue, permette
all'ascoltatore di riconoscere immediatamente la stessa frase come esclamativa, assertiva, dubitativa, interrogativa, ecc. e di correlarla con determinati stati d'animo
Rispondi

Da: XGrillo05/08/2013 21:23:39
Cortesemente leggi la posta: ci siamo!
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Da: Inidoneo.......!!!!!!!!!05/08/2013 22:01:31
Perché non denunciare i presidi in servizio che hanno preparato per questo concorso???????Loro si sono arricchiti e continuano a farlo.....ho fatto un po' di conti.Un famoso D.s. in servizio ad A......., tra il concorso a D.s. e quello a cattedra ,ha guadagnato circa settantamila euro esentasse.Per non parlare dei regali extra ricevuti per altri servigi ben piu' importanti.Chi sarebbe disposto a testimoniare che e' vero quello che ipotizzo??????NESSUNO.
Rispondi

Da: XGrillo06/08/2013 08:43:39
C'è posta per te!
Rispondi

Da: schifo06/08/2013 09:40:18
Ma trovate pace! Fatevi una vita! I problemi veri sono altri, di certo non la bocciatura ad un concorso. E poi evitate di seguire una folle che addirittua ra arriva a maledire chi ha avuto anche solo il 21 ad uno scritto. Che schifo. Che vergogna. Ma che razza di gente siete. Anche educatori, poi! Povera Italia!
Rispondi

Da: Esiste una relazione06/08/2013 11:00:37
Tra il mito e l'antropologia storica che è una belle basi scientifiche della presunta scienza pedagogica ( che può essere messa in discussione in qualunque momento e si basi serie di analisi scientifiche, sia tradizionali che moderne)?


« Studiato dal vivo, il mito non è una spiegazione che soddisfi un interesse scientifico, ma la resurrezione in forma di narrazione di una realtà primigenia, che viene raccontata per soddisfare profondi bisogni religiosi, esigenze morali, esso esprime, stimola e codifica la credenza; salvaguarda e rafforza la moralità; garantisce l'efficienza del rito e contiene regole pratiche per la condotta dell'uomo. Il mito è dunque un ingrediente vitale della civiltà umana; non favola inutile, ma forza attiva costruita nel tempo. »
(Bronislaw Malinowski)
La parola mito deriva dal greco mythos che significa parola, discorso, racconto, mentre la parola mitologia designa l'insieme dei miti tramandati da un popolo ma anche gli studi scientifici sul mito stesso.
Il mito, propriamente parlando, non è altro che la parola, la più ricca fonte di informazioni della storia umana, esso può essere considerato un racconto sacro che svela dei misteri e che dà la risposta a molti interrogativi degli uomini, come sono nati l'universo e l'uomo, come hanno avuto origine gli astri e la terra, le piante e gli animali e spiega come si sono formate le società civili con l'aiuto degli eroi.
Addirittura un filosofo neoplatonico scriveva nel IV secolo:
« Poiché il mondo stesso lo si può chiamare mito, in quanto corpi e cose vi appaiono, mentre le anime e gli spiriti vi si nascondono. »
(Saturnino Secondo Sallustio, Gli Dei e il Mondo)
Il mito è dunque il discorso, la storia che si è narrata sull'esistenza di esseri antropomorfi, spesso immortali ed onnipotenti, che vissero avventure e compirono azioni fantastiche, interessandosi a ciò che avveniva tra i mortali e modificando il mondo con il loro intervento.
Creazioni, dunque, nate dal genio primitivo che possiamo intendere come la trasfigurazione poetica di avvenimenti reali del mondo della natura o di quello delle prime società umane.
Il mito come ordinatore della realtà [modifica | modifica sorgente]
Di fronte all'uomo primitivo la natura, la vita, la storia e tutto ciò che lo circonda, appare come un turbinio di immagini senza senso e il mito diventa quindi un modo per ordinare e conoscere la propria realtà.
Egli non conosce le leggi che governano la natura, le cause della vita e della morte, del bene e del male, non comprende i motivi storici che hanno determinato la condizione del suo popolo e davanti a questo universo di immagini incomposte, che la natura e la vita gli propongono ogni giorno, rischia di perdersi, di cadere preda dell'ansia e della paura e, solo attraverso i miti, egli trova il senso della realtà, costruisce l'ordine di quelle immagini, altrimenti incomprensibili.
I miti rivelano l'ordine profondo che regola la vita e la morte, i successi e le sconfitte, l'estate e l'inverno, tutto ciò che è accaduto e che accadrà.
Il mito è il bisogno di spiegare la realtà, di superare e risolvere una contraddizione della natura, è spiegazione di un rito, di un atto formale che corrisponde ad esigenze della tribù, è struttura delle credenze di un gruppo, di un etnos.
Il mito come racconto della realtà [modifica | modifica sorgente]
Come dice la parola, il mito è soprattutto un racconto dove c'è una storia da presentare, che ha dei lati terribili, ma anche spesso dei risvolti patetici dove ci sono dei personaggi in azione e una trama che si snoda.
I miti appartengono alla tradizione orale di un popolo e nell'antichità venivano raccontati presso gruppi umani che non conoscevano la scrittura e solo in seguito raccolti e trascritti.
Questo evento si ripete ancora ai giorni nostri quando un bambino ci pone domande la cui risposta supera la sua capacità di comprensione. Oggi, come allora, per comunicare messaggi di estrema necessità ma di difficile comprensione razionale, si usano certi racconti il cui fine ultimo è quello di permettere all'ascoltatore, di giungere al significato profondo della cosa in forma inconscia. In concreto qualsiasi novella, quale ad esempio la storia di Cappuccetto Rosso, racchiude in sé vari concetti. Ascoltando ripetutamente questa fiaba e coinvolgendosi emotivamente, il bambino afferra dapprima il significato esteriore della storia e, con l'andar del tempo, ne capisce anche quelli reconditi che, nel caso in oggetto, è prioritariamente il significato dell'ubbidienza.
I miti, come le parabole, e le fiabe hanno dunque il compito di far arrivare l'ascoltatore al mondo dei principi attraverso la parola e il coinvolgimento emotivo. Spetterà poi alla razionalità il chiarimento delle presunte contraddizioni e la disposizione degli avvenimenti nella giusta luce, senza tuttavia disconoscere l'essenza del mito.
Miti simili in popoli diversi [modifica | modifica sorgente]

Non esiste cultura, antica o moderna, arcaica o civilizzata, che non possieda i suoi miti. Molti miti si assomigliano, pur appartenendo a popoli vissuti in epoche diverse e in luoghi molto lontani. In alcuni miti dell'America si raccontano storie uguali a quelle di altri miti dell'Asia o dell'Africa o dell'Europa. Cambia il nome dei personaggi, cambia l'ambiente geografico, cambiano altri particolari ma l'intreccio e il significato delle storie restano gli stessi.
In certi casi si può supporre che, miti simili tra di loro, siano nati da un unico racconto, diffuso in luoghi diversi e lontani da viaggiatori e mercanti. Ma a questa ipotesi si fa un'obiezione: ci sono dei popoli che sono vissuti completamente isolati da altri popoli, eppure hanno prodotto gli stessi miti e questo porta alla conclusione che essi siano nati in modo autonomo.
La somiglianza di miti tra di loro potrebbe essere spiegata con il fatto che certe intuizioni e certe esperienze sono così comuni fra gli uomini che essi, pur non conoscendosi, le esprimono con le stesse immagini e le stesse invenzioni.
Si può anche pensare che certi miti siano nati da un avvenimento storico e chi si spostava da un paese all'altro, raccontasse fatti veramente accaduti che venivano poi tramandati, di luogo in luogo, in forme diverse.
Si nota soprattutto che anche se si differenziano profondamente i costumi, le lingue e spesso anche le religioni, la memoria degli uomini ha conservato spesso inalterato il ricordo mitico.
Certo il mito può variare nel corso della storia, diffondendosi in regioni sempre più lontane, alcune sue parti possono essere dimenticate, la fantasia del narratore ne può aggiungere delle altre, può succedere che più miti vadano a fondersi in un unico racconto, ma ciò che importa è che alcune situazioni, alcuni personaggi, rimangono sempre costanti. Inoltre per quanto riguarda le società tradizionali una delle necessità è il mantenimento del mito così com'è e questo porta all'equilibrio omeostatico della parola.
Più che di un mito dobbiamo quindi spesso parlare di varianti del mito e la variante è appunto il modo in cui ogni popolo racconta uno stesso mito.
Lévi-Strauss analizzò e comparò i miti scomponendoli in unità minime (mitemi) e dimostrando che tutti quanti avevano la grande capacità di chiudersi in punti complementari. Ad esempio vi sono sempre due elementi in contrapposizione (buono-cattivo), questo risponde alla necessità dell'uomo di ragionare per contrasto.
Un esempio di mito presente in molteplici civiltà lo possiamo trovare nel mito del diluvio universale, presente in ben 64 letterature di popoli diversi. Le versioni più importanti sono il racconto narrato nella Bibbia e quello nel poema di Gilgamesh.
Il tempo del mito [modifica | modifica sorgente]

Il tempo del mito è assai vicino a quello della fiaba, come le fiabe iniziano con il loro "c'era una volta", così molto spesso i miti iniziano con espressioni come: "in illo tempore", "in origine", "quando ancora non c'era tempo".
L'"illo tempore" del mito non è un tempo qualsiasi, che si colloca in un qualche momento, seppur lontano, della durata storica, l'illo tempore è un attimo sacro, che abbraccia le età più lontane, il mondo presente e il futuro.
Per il mondo mitico vi è solo un tempo, "quel tempo", appunto, quello in cui accadde il mito.
Questo è il primo carattere del tempo mitico: esso è eternamente presente.
Tanti sono gli esempi che si possono proporre: il mondo sorse dalle acque, ebbene, ogni volta che qualcosa di nuovo viene al mondo il mito delle acque primordiali si ripete, il passato diventa presente, ciò che accadde accade ancora. Le città si fondano vicino a una sorgente, i bambini appena nati si abbandonano lungo un fiume, una nuova vita si acquista con il battesimo, il mondo ri-nasce dopo il diluvio universale.
Il mito narra di un antico antenato lupo che in "illo tempore" spadroneggiava nella foresta, piegando gli uomini e gli animali alla sua volontà e ciò accadde in "illo tempore", ma può accadere ancora ogni volta che un uomo assume le sembianze del lupo, vive per un certo tempo come un lupo, mangia come un lupo, entra nella sua tana.
Il mito antico diventa un modello, un esempio da seguire, da imitare ed il tempo mitico è reversibile, può tornare ogni volta che l'uomo applica quel modello.
Altri esempi si possono trarre dal mondo mitico degli agricoltori: ogni anno, alla fine dell'inverno, il dio morto risorge portando con sé sulla terra la primavera, ogni anno il mito originario si ripete.
Il tempo mitico è dunque anche un tempo ciclico, dove tutto si ripete, dove il futuro ricalcherà le orme del passato.
Così, attraverso il mito, l'uomo primitivo acquista fiducia e sicurezza per il futuro e sa come si dovrà comportare in esso, perché lo ha appreso dal passato, da ciò che è stato e sarà ancora.
Il tempo del mito è un tempo sacro, un tempo in cui gli eventi si ripetono secondo l'ordine sacro stabilito in principio dagli dei. Non è un caso se possiamo ancora constatare nella lingua latina una parentela indiretta fra la parola "tempus" e la parola "templum", il luogo sacro dove si celebravano i riti.
Lo spazio del mito [modifica | modifica sorgente]

Lo spazio del mito non è omogeneo, non è tutto uguale. Al centro del mondo di solito si trova un luogo sacro, una montagna, un totem.
Questo luogo è sacro perché costituisce la via di comunicazione fra l'uomo e dio. Ma anche lo spazio su cui sorgono i templi, è sacro, come sacro è ogni luogo, ogni albero, ogni pietra, ogni acqua, in cui una volta, in "illo tempore", si manifestò la presenza divina.
Lo spazio del mito appare, così, profondamente disomogeneo, ineguale. Alcuni luoghi sacri interrompono lo spazio profano, comune, sono quegli spazi che i miti hanno fondato come diversi, in cui bisogna comportarsi in maniera diversa.
Spesso solo i grandi sacerdoti, coloro che sono in contatto con gli dei, possono entrare in quegli spazi, in ogni caso nessuno può entrarvi se macchiato di una colpa.
I Greci e i Romani erano soliti aspergersi d'acqua, che nel linguaggio del mito vuol dire purificarsi nel corpo e nell'anima, prima di entrare nei loro templi, per non portare nel luogo sacro alcun residuo del mondo profano.
Questa concezione di spazio disomogeneo ed ineguale non è limitata alla forma mentis dei popoli primitivi, infatti se ne può trovare il riflesso ancora nelle comunità contadine del medioevo, ad esempio nella normativa giuridica.
Le pene previste per chi compiva un reato dentro le mura del villaggio erano superiori, a volte doppie, rispetto alle pene previste per lo stesso reato perpetrato fuori le mura. Se poi il reato era portato a termine fuori dai confini del comune il colpevole era spesso sollevato da ogni pena.
Il centro del villaggio è il luogo, quindi, di massima sacralità, sacralità dello spazio che diminuisce man mano che ci si allontana dal centro, fino al mondo profano che si estende al di là dei confini.
Mito e spiritualità [modifica | modifica sorgente]

Il mito affrontato con un pensiero lontano dal razionale, come fece Cesare Pavese, vede in esso un contenuto di conoscenza che va oltre la forma d'espressione del mito stesso, è un mezzo per arrivare a una conoscenza superiore di sé e della realtà. Il mito nella narrazione rappresenta un decadimento rispetto alla sua forma originale e non tangibile percepita dall'uomo.
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Da: ormai06/08/2013 13:13:33
ormai il concorso si concluderà con un elenco di idonei... è andata così. Facciamocene una ragione.
Rispondi

Da: Or mai06/08/2013 13:14:28
ovvero    si mai!
Rispondi

Da: Or mai06/08/2013 13:16:43
ovvero, oppure mai.
Rispondi

Da: ghiri goro06/08/2013 14:08:59
chi è questo famoso DS in servizio a A.?
qualche dettaglio, please
se vuoi aiutarci, fallo bene
Rispondi

Da: doproing06/08/2013 14:13:13
Acerra, Afragola, Avella, Avellino, Ariano irpino, Airola, ecc... solo millantatori se hai qualcosa da dire dillo o taci per sempre
Rispondi

Da: hai dimenticato06/08/2013 15:07:51
Agerola
Atripalda
Alife
Angri
Agropoli
Rispondi

Da: o anche06/08/2013 15:39:24
" ASTRONZO"
Rispondi

Da: Inidoneo.......!!!!!!!!!06/08/2013 15:50:17
Si tratta di almeno due dirigenti ,donne, in servizio nel capoluogo di provincia campano.Non mi dite che la notizia vi meraviglia,tanti di voi,di noi,hanno frequentato questi corsi.Uno in particolare si teneva di domenica mattina,alcune lezioni sono state tenute da un dirigente tecnico ,una signora,membro della commissione.Tutti lo sanno,nessuno parla o sono io il folle??????dovrei essere io a fornire prove????.e di che???? Della mia follia.
Rispondi

Da: Difficoltà di lettura?06/08/2013 16:17:22
Ce n'eravamo accorti già dalla prima volta che abbiamo letto.
Rispondi

Da: XGrillo06/08/2013 16:33:05
C'è posta per te
Rispondi

Da: ......!!!!!!!!!06/08/2013 17:02:46
@ che schifo
Ti ricordo che la maggior parte degli ammessi ha ottenuto un voto basso,21,ad entrambe le prove.Il vero problema e'la lunga lista di idonei dalla quale si attingera'per i prossimi anni.Insomma alla fine tutti gli idonei saranno D.s.  e noi  siamo qua ancora a blaterare sulle presunte irregolarità'.Dobbiamo attendere il prossimo concorso se mai ci sarà'.
Rispondi

Da: avellino?06/08/2013 17:14:39
nulla e nessuno vieta un ds a dare lezioni ad aspiranti ds e dt

Rispondi

Da: Disillusa....06/08/2013 17:16:29
Rifletto su una circostanza a me non chiara.Nessuno dei nostri avvocati ha eccepito nei ricorsi una grave omissione dell'U.s.r.,ovvero aver negato l'accesso agli atti del concorso.Mi riferisco ai compiti in forma anonima degli ammessi.....Vorrei imparare ,leggendo questi compiti,qual è' il corretto argomentare richiesto dalla commissione.
Rispondi

Da: Non ammessa.06/08/2013 17:20:04
@ Avellino.
Ti ricordo che costituisce un illecito  fiscale impartire lezioni nella propria abitazione La guardia di finanza e l'Agenzia delle entrate avrebbero molte eccezioni da sollevare,per non parlare di altri illeciti ipotizzabili.
Rispondi

Da: tutta la verità06/08/2013 17:26:01
sindacati e organizzatori di corsi e ds (e forse dt) d'accordo fin dal 2006 per ricavare il massimo profitto da questo concorso

a me è arrivata una mail dall'ismeda prima del 3 luglio sulla certezza della ripresa del concorso

un grande business per tutti, avvocati compresi, che al momento sono latitanti ma torneranno a settembre per propinarci la chance al cds
Rispondi

Da: Questa è tutta?06/08/2013 17:42:34
Rispondi

Da: @schifo06/08/2013 17:47:53
e quanti hanno preparato il concorso prendendosi  3 0 4 settimane di malattia tra i test e gli scritti abbandonando gli alunni al loro destino, presentandosi freschi e pimpanti alle prove scritte ( fra l'altro,a metà dicembre, periodo non proprio favorevole a persone che- stando alle certificazioni-risultavano così cagionevoli di salute) sono degli educatori? saranno mai dirigenti credibili?
Rispondi

Da: Non ammessa.06/08/2013 18:09:05
Tutte chiacchiere,intanto loro,intelligenti,onesti,preparati,saranno tutti dirigenti,noi no.
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Da: Non ammessa.06/08/2013 18:09:53
Anche Grillo,così' spavalda e sicura di vincere,ha deposto le armi.
Rispondi

Da: Non ammessa.06/08/2013 18:11:28
Tra due anni avremo come dirigenti persone che ben conosciamo ,sia per la preparazione carente che per i ben noti problemi comportamentali e caratteriali.
Rispondi

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