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DIRIGENTE TECNICO MIUR
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Da: x Stefano11/11/2010 21:57:55
ma è anche la storia di docenti a cui piace studiare, che vogliono migliorare e che hanno creduto di poter contribuire a migliorare l'organizzazione a cui appartengo. E' la storia di Italiani che lottano contro i dinosauri della burocrazia ed altro, gente colta che guadagna poco e studia tanto nell'epoca della vendita del proprio corpo e della propria mente.
Rispondi

Da: Stefano 11/11/2010 21:58:08
Non so se avevo messo il titolo
Credo di no
Rispondi

Da: Blue x Ste11/11/2010 22:01:03
Peccato, il titolo mi serviva per cercala e leggerla. Puoi ripostarla? Grazie. Stasera mi sento romantica.
Rispondi

Da: Blue x Ste11/11/2010 22:01:50
Peccato, il titolo mi serviva per cercarla e leggerla. Puoi ripostarla? Grazie. Stasera mi sento romantica.

Rispondi

Da: Stefano 11/11/2010 22:01:56
La rispedisco
Rispondi

Da: ultimo vincitore.11/11/2010 22:02:05
Se non c'è un lieto fine io non ci sto.
Rispondi

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Da: car        petul11/11/2010 22:02:15
No, non ci ripenso, e poi farei una marea di errori...sapeste quante cose imparo facendo la maestra unica!
Resto dell'idea che scrivere sia un'arte ben più fine della pittura e della musica...non fa per me...io son troppo rude.
Ma grazie per la gentile considerazione...anzi, non vedo l'ora di leggere questo bel romanzo.
Rispondi

Da: Blue x ultimo11/11/2010 22:03:17
Io ci sto, purché sia lacrimevole.
Rispondi

Da: car        petul11/11/2010 22:04:49
a ciascuno il lieto fine che più gli aggrada...non trovate?
Rispondi

Da: Blue11/11/2010 22:05:17
Ciao cara Car Petul,
ti prego non sparire!
Rispondi

Da: car        petul11/11/2010 22:06:13
non sparisco...purtroppo mi terranno qua per qualche altro giorno!
Rispondi

Da: Blue11/11/2010 22:06:43
Ti riferisci all'esito del ricorso?
Rispondi

Da: car        petul11/11/2010 22:08:35
cara blue...
Rispondi

Da: Stefano 11/11/2010 22:09:20
Stasera mando uesto:


L'INTERROGAZIONE

A Jonathan Cozzani, classe 5B, perché rimanga sempre un edonista sano.

"Allora, tiriamo a sorte, apro una pagina a caso, 212, due più uno tre, più due cinque. Numero 5 Conti."
"Non c'è."
"Allora Cozzani."
"Non è giusto, deve estrarre un altro numero."
"Allora 213, 6, Cozzani."
"No, deve chiuderlo il libro e poi riaprirlo, se prende la pagina dopo viene per forza quello dopo."
"Dai Cozzani, piantala e vieni."
"Comunque non è giusto. Posso portare il libro?"
"A cosa ti serve il libro?"
"a niente, solo come schema."
"Allora, parliamo della poetica del fanciullino. Tu sai che per Pascoli il poeta è come un fanciullino, ti ricordi vero? Ti ricordi che gli uomini per Pascoli finché sono bambini, fanciullini appunto, hanno quel candore, quell'ingenuità, quella naturalezza che permette loro di entrare direttamente in contatto con le cose, con la natura, e di carpirne la poesia intrinseca. L'uomo poi, crescendo … ti ricordi vero Cozzani? Crescendo il fanciullino che è dentro di noi svanisce, corrotto dal mondo e dalla concretezza della vita, e allora l'uomo non riesce più a cogliere la poesia della vita. Solo il poeta rimane appunto un fanciullino che conserva l'ingenuità e sa cogliere la poesia e ce l'elargisce.
E dimmi: in quale opera Pascoli espone la poetica del fanciullino? Ti ricordi, vero? Qual è il saggio in cui espone concettualmente la sua teoria? Eppure l'abbiamo fatto in classe. Eri presente vero? Sì, ecco, 12 dicembre, … vediamo … ah, sì, ecco, mancava solo Conti. Ma quante assenze che fa Conti. Allora cosa mi dici?
Se no, … vediamo, passiamo ad un altro autore, vediamo un po'. D'Annunzio, "La pioggia nel pineto".
Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse, …
Cozzani, cosa sono le tamerici?"
"Profe, lo so io, sono quelle che ci si fa il sciroppo."
"Lo sciroppo, Bianchi, si dice lo sciroppo, non il sciroppo. Comunque no, le tamerici sono quelle piante che fanno quei fiorellini viola, quelle che sono a Lerici, lungo la passeggiata, non quelle alte, quelle sono palme, saranno due metri, due metri e mezzo. Hanno le foglie piccole piccole e i fiori piccoli piccoli come le foglie però sono viola.
Allora Cozzani, ti ricordi il panismo del D'annunzio. Panismo da Pan, il dio dei boschi, ti ricordi vero? Il panismo di D'Annunzio?
E dimmi un po', prova a confrontare Pascoli con D'Annunzio. Sono due autori diversi, profondamente diversi. Ti ricordi la teoria del superuomo? Da che filosofo tedesco D'Annunzio riprende la teoria del superuomo? Ti ricordi Nietzesche? Cosa dice Nietzesche? Ti ricordi la teoria del superuomo? Dai, su che ti ricordi, … che poi da questa teoria sono derivate le ideologie totalitarie del 20° secolo. Qual è il 20° secolo ragazzi? Non è quello che comincia col 2000, quello è il 21°, perché il 1° è stato quello che comincia con l'anno 1 e finisce col 99, il 2° quello che comincia con 100. No, scusate, volevo dire che il primo finisce con 100 e il secondo comincia con l'anno 101, perché lo sapete che sembra che il 3° millennio è cominciato col 2001, non con il 2000, il 2000 fa parte ancora del secondo millenio.
Allora, Cozzani, l'abbiamo fatto anche a storia; te lo ricordi che abbiamo studiato il fascismo, al nazismo non ci siamo ancora arrivati. Non è che senza Nietzesche non ci sarebbe stato il fascismo, figuriamoci, volevo solo dire che il fascismo ha usato la sua teoria; magari l'hanno anche travisata, perché la teoria di Nietzesche non dice proprio così, ma noi poi spesso le teorie le conosciamo in modo indiretto, così come sono riportate, che poi sono diverse da come erano state concepite dall'autore.
Ma torniamo a D'Annunzio. Ti ricordi la spedizione di Fiume. Ti ricordi i trattati di pace, la vittoria mutilata? Ragazzi, però non studiate mica tanto, dovreste saperle queste cose.
Dai Cozzani, va bene così, vai a posto."
"Professoressa, quanto ho preso?"
"Sei meno."
Rispondi

Da: Blue11/11/2010 22:09:30
Resisti
Rispondi

Da: la triade11/11/2010 22:13:01
X Francesca 11/11/2010 17.00.06
Ma certo,perchè si poteva anche intendere, ad una analisi approssimativa del bando fatta in prima battuta, che i posti potessero essere 10 volte quelli messi a concorso, comunque i ricorrenti oltre il 1450 non sarebbero comunque rientrati. 

come spesso accade senza conoscenza si parla a vuoto....
ben tre sottosettori hanno concorrenti con punteggio inferiore a 24.50 (calcolo effettuato dall'incrocio dei risultati del 12.2.2010 e l'elenco estivo) circa 40 concorrenti pleno iure + tutti i ricorrenti al Capo dello Stato già ammessi
Rispondi

Da: Blue11/11/2010 22:13:13
Resisti era per car petul

x Stefano
Volevo qualcosa di romantico ma mi accontento. Grazie e ciao.

x tutti
Buonanotte.
Rispondi

Da: Stefano 11/11/2010 22:14:02


per Blue. L'avevo cambiato un po' per dedicarla a te e Percival, uesto è l'originale

Vorrei, per una volta, raccontare una storia bella, finita bene.
Due sfigati si svegliano una mattina e tutto comincia ad andar bene, tutto prende a funzionare nel migliore dei modi, finché alla sera si incontrano e nasce un grande amore, un amore bello, pulito e pieno di passione. E gli amici sono felici della loro felicità ed il cielo si riempie di stelle per illuminare la loro gioia.
Ognuno di noi scrive in modo indipendente la parte di uno dei protagonisti fino al momento dell'incontro, poi il finale lo scriviamo assieme.

Quando Giove entra nella costellazione dei Pesci, e Plutone esce dal Leone, le donne nate sotto il segno dell'Acquario, ascendente Vergine, sono pronte a cambiare la loro vita e hanno tempo fino a mezzanotte per trovare un uomo dell'Ariete, ascendente Scorpione, e iniziare una grande storia d'amore.
A mezzanotte in punto la congiunzione astrale favorevole finisce, e, se per allora non si saranno incontrati, la loro vita sarà troppo breve per poter attendere che gli astri tornino ad essere così propizi.

Quella mattina Lucia si era svegliata presto, prima del suono della sveglia. Si sentiva stranamente dinamica eppure era andata a letto molto tardi. La sera prima era uscita con i suoi amici, o almeno con quelle persone che normalmente definiva suoi amici. Quello che normalmente chiamava il suo uomo non c'era, era una di quelle sere in cui lui diceva di aver bisogno di stare solo perché aveva bisogno di sentire la propria libertà.
È facile capire le situazioni degli altri e magari anche dare i consigli giusti. Tutti noi ci rendiamo conto che all'uomo di Lucia la libertà serviva per usarla, cioè per tradire Lucia o, quanto meno, per provarci. Tutti noi sappiamo anche che c'è un solo modo per uscire da una situazione simile. In effetti Lucia aveva anche provato a lasciarlo, a dargli veramente tutta quella libertà di cui lui diceva di aver bisogno. Ma poi lui tornava. Non è che si scusasse, la sua prima regola era quella di non ammettere niente, tanto meno l'evidenza. Lui faceva capire. Faceva capire che era così perché …, che avrebbe avuto bisogno di … e che forse sarebbe tutto cambiato se … .
La sera prima, come tutte le volte in cui si trovava in quella situazione, aveva passato in rassegna tutte le sue amiche, chiaramente quelle assenti che, nella sua mente, in quel momento, con tutta probabilità stavano consumando la tresca o, almeno, la stavano tramando. La realtà non era proprio questa, non è che il suo uomo fosse poi così ambito, magari qualcuna delle più spensierate se l'era anche portato a letto, ma senza incontrare difficoltà e senza conservare un buon ricordo.
La vita di Paolo non presentava segni evidenti di infelicità o di solitudine; proprio per questo, il pozzo nero della sua disperazione era tanto profondo.
Le sue giornate trascorrevano monotone e prevedibili; nulla che valesse la pena di essere raccontato, o anche solo ricordato.
Paolo insegnava alle elementari, in un quartiere di periferia: malpagato e maltrattato.
Amava il suo lavoro; perciò i suoi colleghi non lo stimavano e i suoi alunni non lo rispettavano: da oltre un anno qualcuno, sulla lavagna della sua classe, aveva scritto a caratteri cubitali e indelebili: "Almeno l'italiano, sallo!"; ormai, anche a questo, si era abituato.
Alle donne piaceva; ma, comunque si comportasse con loro,  seminava infelicità: la ragazza che aveva appena lasciato non gli aveva mai perdonato d'essersene andato, abbandonare è come stuprare, gli diceva, lui ormai l'aveva rovinata; l'attuale fidanzata, nello stesso modo, non si stancava di ripetergli che vivere con lui era terribilmente noioso, che ormai non era più libera di tornare indietro e che lui le aveva distrutto la vita.
Eppure, nemmeno gli amici, che, per la verità, non mancavano,  capivano la sua angoscia; erano tutti apparentemente sereni, o, meglio, tranquilli, maledettamente tranquilli; come se stessero girando un film tanto lento da apparire insensato.
Così, si tuffava in altre vite e … scriveva poesie d'amore.
Le sue numerose raccolte venivano puntualmente scartate da tutti gli editori; e anche i pessimi scrittori che aveva consultato, le avevano trovato pessime.
Quella mattina,  però, si svegliò con una bellissima poesia in testa; ne scrisse solo il titolo perché era in ritardo: "Lucia".

C'è chi non crede negli astri e pensa che Giove non sia in grado di suscitare strane euforie. Anche Lucia non ci aveva mai creduto, aveva sempre pensato che la sua voglia di vivere, e di cercare rapporti veri, derivasse semplicemente dalla sua natura umana perché le cose vere non hanno un perché. Di questo, prima o poi, tutti si sarebbero resi conto.
    Quella mattina, appena sveglia, era corsa a prendere il cellulare.
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Si era resa conto che Alessandro non si sarebbe mai reso conto di ciò che non ha un perché.

Quella mattina Paolo uscì di casa un po' più solo nella sua solita giacca e con una strana sensazione nascosta lì sotto. Era qualcosa di simile ad un incomprensibile jet lag; era un esserci e un non esserci, un'indefinita fragilità e un'inspiegabile sete: non c'era una cellula del suo corpo che non avesse sete, anche se non sapeva con precisione di cosa.
Come tutte le mattine si fermò ad aspettare il 15: non poteva prendere l'automobile perché soffriva il mal d'auto; del resto soffriva anche il mal d'aria e il mal di mare; soffriva la bicicletta e perfino l'altalena; forse, soffriva … la vita.
Aspettando il tram, era abituato a filosofeggiare sui significati dell'esistenza e a pianificare le sue attività quotidiane; amava riflettere con calma e rimuginare idee già note cavillandoci sopra; ma, fino ad oggi, non aveva mai scoperto nulla di veramente nuovo, non  aveva mai penetrato regioni inesplorate e i suoi programmi giornalieri erano, ormai da anni, pressoché invariati.
Finché, quella mattina, un imperativo inaspettato, ma ineludibile, lo sorprese, infilandosi nella sua mente a piccoli colpi di martello che glielo conficcavano dentro, sempre più in fondo: punta al massimo, punta al massimo, punta al massimo!
Aspettava il solito 15, nella solita posizione, al centro della solita pensilina, ma, dentro, sentiva crescere un'ansia inconsueta, sproporzionata e incontrollabile; come quella tensione allo sterno che si prova in una sala d'attesa quando si sa che il proprio turno sta per arrivare.

Per Lucia mettere in moto la vecchia auto era sempre un'impresa, specialmente nelle mattine fredde ed umide. Una vecchia auto ha tante cose che si possono rompere e possono non funzionare. Se la batteria è carica il motorino d'avviamento può comunque non girare, se il motorino gira l'auto può comunque non andare in moto, se va in moto può comunque spegnersi.
Lucia i soldi per cambiare l'auto ce li aveva, solo che li aveva investiti in borsa. C'era stato un tempo in cui tutti guadagnavano in borsa, ma lei non si fidava. Tutti guadagnavano grosse somme in pochi giorni senza far niente ma a lei mancava quell'attimo di coraggio necessario per buttarsi. Alla fine aveva chiuso gli occhi, come sulla piattaforma di bambù di un jamping primitivo, con una liana legata alla caviglia. Si era buttata ad occhi chiusi, aspettando lo strappo. Non c'era stato nessuno strappo, la borsa che smette di salire ed i tuoi risparmi che cominciano a scendere non ti provocano l'ebbrezza delle ossa che scricchiolano, ma solo il malessere di un'indigestione di sgombro in scatola.
Lucia decise che avrebbe venduto le sue azioni, senza aspettare che tornassero su, e si sarebbe comprata un'automobile nuova.

Arrivò il 15; tutto sembrava uguale alle altre mattine, ma Paolo non riuscì a leggere il giornale, come faceva di solito; osservò invece gli altri passeggeri, che fino a quel giorno non aveva mai degnato d'uno sguardo.
La donna che aveva di fronte aveva i capelli gonfi, assolutamente innaturali, come nelle fotografie appese dai parrucchieri; camicetta  attillatissima e  gonna cortissima, probabilmente ricavate da uno stesso pezzo di stoffa,  forse un fazzoletto; masticava la gomma e sembrava sprofondare nel divano delle sue stesse invitanti forme.
Lei gli sorrise e gli chiese quale fosse la fermata successiva;  Paolo finse di non sentire e non rispose: si sentiva risucchiato dall'espressione disponibile e disposta di lei; era uno sguardo benevolo, ma farmacologico, come se in lui avesse già individuato i sintomi di una fastidiosa malattia, piuttosto comune e non difficile da debellare.
Gli bastarono pochi istanti per esserne certo: chi non punta al massimo, non ottiene nulla; di sicuro, quella donna non poteva rispondere al nome di Lucia.
La ragazza a fianco era invece magrissima, un soffio, sicuramente anoressica. Il suo viso era talmente affilato, che, a vederlo, si sarebbe detto potesse permettersi un solo occhio; gli occhi invece erano due, cerchiati di viola, incavati e spenti; probabilmente aveva passato notti insonni e ora viveva dormendo.
Lui la guardò a lungo e il suo cuore si strinse, si strinse fino quasi a scomparire; poi, senza volerlo e senza rendersene conto, le strizzò l'occhio.
La ragazza scese a quella fermata, ma lui riuscì a vederne le guance pallide tingersi lievemente di rosso.
Anche lei, di sicuro, non si chiamava Lucia, ma per un attimo, grazie a lui, era stata bellissima: una nuvola al tramonto.

Lucia era diplomata in ragioneria. Quando a quattordici anni si era iscritta all'Istituto tecnico commerciale statale "Luca Paciuolo" il suo destino era già ipotecato: lavorare in banca con un buon stipendio, ben vestita e con una posizione sociale invidiata.
La condanna arrivò cinque anni più tardi, quando si diplomò con 60/60, il massimo dei voti. A quei tempi le banche assumevano i diplomati migliori e per una ragazza di diciannove anni era difficile rinunciare ad un buon stipendio immediato e continuare gli studi. Lucia si era poi anche iscritta all'università, ma aveva dato solo quattro esami in due anni e poi aveva abbandonato.
Intendiamoci, io ho lavorato in banca e so che di solito quello della banca è un bell'ambiente di lavoro, dove si sta bene, il fatto è che, come qualsiasi altro lavoro, bisogna sceglierselo e non ritrovarselo addosso come una maledizione.
Quella mattina, comunque, Lucia si sentiva stranamente ben disposta verso chi le stava attorno, non solamente verso i suoi colleghi, ma anche verso i clienti, nei cui confronti sentiva una forte voglia di comunicare.

Quando Paolo entrò in classe trovò la lavagna miracolosamente pulita, nera fiammante.
Si avvicinò, per guardarla meglio, senza riuscire a credere ai propri occhi; era lucida e perfetta; come nuova … se non fosse stato per un piccolo sgorbio bianco nell'angolo in basso a destra; istintivamente, si affrettò a cancellarlo, ma fu costretto a fermarsi all'improvviso, pietrificato per l'emozione; il cuore gli batteva forte, perfino nelle mani, e una sottile imprevedibile fitta di felicità gli trafisse l'anima; quel piccolo sgorbio era in realtà una firma: Lucia.
La lezione proseguì regolarmente: caos e baccano infernali, aeroplanini che sorvolavano i banchi e uno scorpione nascosto nella cattedra, come sempre. Prima di concludere, però, Paolo chiese a tutti di inventare una poesia d'amore per il giorno dopo; probabilmente i suoi studenti non l'ascoltarono nemmeno, ma lui uscì dall'aula convinto d'avere avuto un'idea assolutamente geniale.

Che differenza c'è tra una processione ed una coda di automobili con le luci accese? Quella sera, al rientro dal lavoro, Lucia se lo stava chiedendo.
Per molti la risposta è facile: è la fede, è il significato profondo che è presente nella processione. Ma Lucia non ha fede, e questa non era e non è la sua risposta. Eppure anche per Lucia la differenza c'era, la sentiva. La differenza non stava tra l'andare a piedi e l'andare in auto, non stava neppure nella velocità, figuriamoci. La differenza non era tra i fari delle auto e le luci delle candele, eppure c'era, la sentiva. La differenza era forse tra i cori della processione e le autoradio accese? Forse.
Lucia aveva tempo per pensare, ma capii che razionalmente non sarebbe arrivata a niente, allora smise di pensare, chiuse gli occhi e si concentrò separatamente, distintamente, sui due diversi momenti, sulle due diverse sensazioni. Sentì un'energia calda uscire dalla parte alta del suo corpo ed espandersi attorno. Si sentiva in un mondo amico, nutrita. Poi strinse gli occhi e la sensazione cambiò. Era vuota, trascinata dalle cose, dagli uomini, dalle situazioni, da un rumore che non riusciva a crescere e diventare suono.
Può sembrare strano, ma la conclusione fu chiara, articolata in modo razionale. Per Lucia una processione era un avvenimento collettivo vissuto collettivamente mentre la coda in auto era un avvenimento collettivo vissuto individualmente.
Restava una domanda che anche in seguito avrebbe tormentato la mente di Lucia: siamo diventati troppo individualisti per essere capaci di vivere con gli altri, oppure non riusciamo più ad essere individui in una società dove tutto è solo uno spettacolo esteriore?

Paolo girò tutto il giorno, senza fermarsi a mangiare e dimenticandosi di bere; ma … girò a vuoto: intorno a lui, solo sguardi neutri, lontani, filtrati; il suo sismografo interno non riusciva a rilevare alcuna vibrazione; nessuno, assolutamente nessuno che potesse portare il nome di Lucia!
Le ombre della notte calarono impietose, come uccelli rapaci che diventano sempre più scuri. Ormai la giornata stava per finire e il tempo a sua disposizione era quasi scaduto. Era stanchissimo, ma pronto a seguire Lucia, senza bagaglio e in capo al mondo; pronto, per lei, ad attraversare gli oceani e a scalare le montagne; a darle tutto di sé, tutto quello che aveva e anche quello che non aveva; ma, se non l'avesse trovata, se non l'avesse potuta avere, piuttosto che arrendersi, sarebbe morto.
Le sue onde cardiache si accavallavano alle sue onde cerebrali; si rendeva conto della propria follia, ma nello stesso tempo, era felice, perché non si era mai sentito prima tanto determinato e tanto sicuro di sé: il torpore nel quale aveva vissuto tutti quegli anni era del tutto svanito, come se non fosse mai esistito.
Sotto un cielo denso di stelle, indecifrabile e lontano, tornò a  casa; affranto, ma non ancora distrutto.

Lucia accendeva e spegneva in continuazione il televisore, saltando da un canale all'altro. Stranamente il telecomando funzionava bene e ad ogni pressione di un qualsiasi tasto le immagini cambiavano, sparivano, si riaccendevano.
Lucia non aveva voglia di prepararsi la cena, non aveva neppure voglia di cenare, sentiva una strana euforia che le impediva di attendere tranquilla, vivendosi tranquillamente la normalità di tutti i giorni.
Il campanello suonò mentre Lucia cercava inutilmente nel telefonino chiamate perse e nuovi messaggi. Era Paolo, l'inquilino del piano di sopra, lo conosceva di vista, lo vedeva di rado: un buongiorno o una buonasera, lui diceva sempre buongiorno, a qualsiasi ora. Aveva in mano una tazza da caffellatte, di quelle orribili, cinesi, lunghe e strette che regalano coi dadi o coi detersivi. Teneva la tazza davanti a sé, quasi all'altezza del viso, indeciso se nascondere un sorriso imbarazzato.
"Scusi, ha mica un po' di zucchero da prestarmi?"
Rispondi

Da: car        petul11/11/2010 22:17:54
buonanotte blue!
Eh no, cara blue, son troppe notti di seguito che ti do la mia buonanotte...non va...adesso bia mi si ingelosisce e poi come faccio?
A proposito...buonanotte anche a te bia!
Rispondi

Da: Stefano 11/11/2010 22:19:55
Ciao CP
buona notte
Rispondi

Da: Felice Sciosciammocca11/11/2010 22:21:02
x  la triade
tutte stupidagini.
Se è vero fai i nomi.
Rispondi

Da: Stefano 11/11/2010 22:23:59
Per Felice Sciosciammocca

Ma non sei il famoso fotografo napoletano?
Rispondi

Da: car        petul11/11/2010 22:24:35
Buonanotte anche a te caro Stefano!
La storia è quella ma se ha un lieto fine non mi va di leggerla...sto scherzando ...io amo solo le storie a lieto fine.
Ciao e grazie
Rispondi

Da: Felice Sciosciammocca11/11/2010 22:25:06
x  la triade
tutte stupidaggini.
Se è vero fai i nomi.
Rispondi

Da: Felice Sciosciammocca11/11/2010 22:26:24
Regista, prego!
Rispondi

Da: Stefano 11/11/2010 22:27:26
Ve ne mando una per sera, così vi addormentate meglio
Rispondi

Da: Stefano 11/11/2010 22:28:58
Per Felice Sciosciammocca

non eri il compagno di Totò in "Miseria e nobiltà"?
Rispondi

Da: Felice Sciosciammocca11/11/2010 22:31:08
Non conosco questo totò mi dispiace.
Ora vado a dormire, ciao bello!
Rispondi

Da: i nomi11/11/2010 22:32:32
ci son tutti , sono molti e certo non te li scrivo qui , ti dice nulla la parola - privacy - ?
Allora pensala come vuoi , io questi nomi li ho già fatti a chi di dovere e questo è tutto .
Rispondi

Da: x car   petul11/11/2010 22:39:47
buona notte , per oggi stop , fine delle comunicazioni , sei d'accordo ?
Io consiglio uno stop anche nei giorni a venire , lo trovo più che opportuno , direi indispensabile , ti pare ?
Rispondi

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