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CONCORSO DS: ORALI IN CAMPANIA
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Da: Quanti tromboni25/03/2016 16:00:11
verranno (forse) tardivamente trombati?

E quanti altri manterranno immeritatamente il loro posto?
Rispondi

Da: Separiamo il grano dalloglio25/03/2016 16:04:00
Per sgomberare il campo dagli equivoci e capire fino in fondo di cosa stiamo parlando in tema di sanatorie, propongo quanto segue.
Perché, espungendo dai provvedimenti i dati identificativi, in modo da garantire la protezione dei dati personali, non pubblichiamo le sentenze emesse dalla giustizia amministrativa in relazione ai cosiddetti contenziosi pendenti, che tali in diversi casi non sarebbero? Con specifico riferimento, al momento, al bando di concorso del 2004, che attraverso le norme della buona scuola, ha già sanato tanti di questi contenziosi, fino alla nomina dei neodirigenti scolastici. Il tutto, dopo averle scaricate con ricerche effettuate attraverso l'apposito motore della Giustizia amministrativa, presente al seguente link: https://www.giustizia-amministrativa.it/cdsintra/cdsintra/AmministrazionePortale/Ricerca/index.html%3FtipoRicerca%3DProvvedimenti%26showadv%3Dtrue 
Che dite: iniziamo dal concorrente che, bocciato la prima volta alle prove scritte, ottiene attraverso il ricorso al TAR, una nuova correzione degli elaborati con una diversa commissione e che, dopo una nuova bocciatura da parte della seconda commissione, ricorre ancora - tale secondo ricorso però viene bocciato dal TAR ma impugnato presso il Consiglio di Stato e, pertanto, dopo circa dieci anni, il candidato in questione si ritrova con un contenzioso pendente; oppure si principia dal concorrente che chiedeva di partecipare al bando di concorso del 2006, anch'esso sanato dalle legge sulla buona scuola - concorso che, come ricorderete, era riservato solo a coloro che avevano svolto, almeno per un anno  la funzione di preside incaricato, laddove invece il concorrente in questione non aveva svolto neppure un giorno in tale veste, e, ciò non pertanto, pretendeva comunque di parteciparvi. Intanto il TAR, per dichiarare tale ricorso "improcedibile" con sentenza, impiegava quasi due lustri e, pertanto, all'atto dell'entrata in vigore della L. 107/2015, il contenzioso risultava ancora pendente presso il Consiglio di Stato?
Se riterrete, dopo la lettura di questi due casi, estratti da altri analoghi - e ce ne sono tantissimi -, che essi avrebbero potuto sortire una sentenza definitiva favorevole ai ricorrenti, allora si sarà sancito che la norma richiamata abbia effettivamente raggiunto l'obiettivo di "tutelare le esigenze di economicità dell'azione amministrativa e di prevenire le ripercussioni sul sistema scolastico dei possibili esiti del contenzioso pendente relativo ai concorsi per dirigente scolastico", come recita il comma 88 dell'art. 1 della legge succitata. In caso contrario si sarà trattato di un grave vulnus alla Giustizia, con la G maiuscola - per non dire altro - che ha consentito, a persone pluribocciate o che non avevano neppure i prerequisiti prescritti nel bando, di diventare dirigenti scolastici al pari di coloro che regolarmente vi hanno partecipato sostenendo le prove  e superandole, risultando infine inclusi, a giusta ragione, nelle graduatorie dei vincitori.

Rispondi

Da: I neo ds25/03/2016 16:38:23
I profili di responsabilità penale sono personali e le responsabilità anche amministrative mi pare siano a carico di 16 soggetti. Chi ha superato il concorso potrebbe avere avuto benevolenza/conoscenza con commissari o fortuna o merito. Bene. Chi può dirlo ? Dovrebbe quindi rinunciare al ruolo che oggi ha ? In nome di una ricerca di giustizia ? O cosa proponete ? Qui contano i fatti accertati. Vedremo . Ma non siete i depositari della verità come non lo siamo noi.
Rispondi

Da: @  I neo ds25/03/2016 17:40:16
Arrivi da Marte o da un pianeta fuori dalla via lattea ?
Rispondi

Da: @  I neo ds25/03/2016 18:50:13
Ti ricordo che l'ultima sentenza del CdS riguardante il nostro concorso, pur affermando la regolarità della procedura, sostiene che, in caso venisse dimostrato il coinvolgimento dei membri di commissione in attività volte a falsificare o modificare i risultati a vantaggio di taluni concorrenti, risulterebbe essere tutto nullo.
La giustizia amministrativa ha cercato in tutti i modi di salvare il concorso, nonostante gli evidenti segnali di irregolarità evidenziati dai ricorsi, ma ha anche dovuto ammettere la superiorità della giustizia ordinaria. Qui non si tratta di responsabilità penali individuali. Qui si tratta di un'ipotesi di reato che sembrerebbe essere "associazione a delinquere". E se dovessero emergere chiare responsabilità da parte dei commissari, mi sembra evidente che tutti noi (bocciati, idonei e neo-ds) avremmo preso parte a una competizione truccata.
Tutto ciò è disgustoso.
Rispondi

Da: Associazione per delinquere ?25/03/2016 18:55:12
Ma questo è un reato non soggetto a prescrizione !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Rispondi

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Da: Quando i nuovi  Ds andranno in pensione,25/03/2016 19:17:25
tra qualche decennio, alle soglie dei 70 anni di età, i bocciati saranno ancora qua, a rosicare.
Rispondi

Da: Hahahahahahaha.....25/03/2016 19:30:45
chi non risica non rosica. Chi rosica risica chi e rosicato non rosicherà.
Avete già settantanni ?
Non mi pare.
Rispondi

Da: Hahahahahahaha.....25/03/2016 19:31:38
chi non risica non rosica. Chi rosica risica chi è rosicato non rosicherà.
Avete già settantanni ?
Non mi pare.
Rispondi

Da: Non è una profezia e né tantomeno25/03/2016 23:23:14
"tra qualche decennio, alle soglie dei 70 anni di età, i bocciati saranno ancora qua, a rosicare."

un auspicio, ma per la gravità di ciò che potrebbe prestissimo emergere, se non venisse subito trovata una soddisfacente ed equa exit strategy, ho il ragionevole sospetto che sarebbe invece molto improbabile che possiate giungere al termine dell'anno scolastico.
Rispondi

Da: Della giustizia e della ingiustizia26/03/2016 01:48:26
Si dice in genere che per natura è bene commettere ingiustizia e male subirla, e che subirla è un male peggiore di quanto sia bene commetterla. Quando dunque gli uomini si offendono a vicenda e provano entrambe le condizioni, quelli che non giungono a evitare l'una e a ottenere l'altra, stimano opportuno accordarsi per non recare né subire ingiustizia. Questa è stata l'origine delle loro leggi e dei loro patti, e alle loro prescrizioni diedero il nome di legalità e di giustizia. Questa è l'origine e la natura della giustizia, che sta in mezzo fra la condizione migliore - quella di chi offende impunemente - e la peggiore - quella di chi viene offeso senza potersi vendicare. Ma la giustizia, appunto perché intermedia fra questi due estremi, non viene amata come un bene, ma soltanto come qualcosa che si apprezza quando si è incapaci di prevalere. Chi infatti potesse commettere ingiustizia e fosse un vero uomo, non acconsentirebbe mai a non recare né a subire ingiustizia: da parte sua sarebbe una follia! Questa dunque, Socrate, è la natura della giustizia, e tale la sua origine secondo l'opinione comune. Per comprendere che anche chi pratica la giustizia si comporta così suo malgrado e solo perché non può commettere ingiustizia, l'espediente più opportuno è ricorrere a una situazione immaginaria. Concediamo ad entrambi, all'uomo giusto e all'ingiusto, la possibilità di fare ciò che vogliono, e poi seguiamoli osservando dove i loro desideri guideranno l'uno e l'altro. Allora sorprenderemo l'uomo giusto a percorrere la stessa strada dell'ingiusto a causa dell'avidità, che per natura ogni essere insegue come il proprio bene, quantunque la legge lo costringa con la forza ad onorare l'uguaglianza. E tale possibilità si realizzerebbe al più alto grado, se essi avessero quella risorsa che ebbe un tempo, a quanto si racconta, Gige, l'antenato di Creso re di Lidia. Egli era al servizio, in qualità di pastore, del sovrano che allora regnava in Lidia. Un giorno, durante un violento terremoto accompagnato dal temporale, la terra si spaccò e produsse una fenditura nel luogo in cui egli faceva pascolare il gregge. Gige la vide e scese giù pieno di stupore. Fra le molte meraviglie che scorse c'era, a quanto si narra, un cavallo di bronzo, cavo, con delle aperture. Egli v'infilò il capo e vide là dentro un cadavere di dimensioni sovrumane, assolutamente spoglio ma con un anello d'oro a una mano. Gige se lo mise al dito e uscì. Con tale anello partecipò anch'egli alla consueta riunione dei pastori per dare al re il rendiconto mensile sullo stato del gregge. Ma mentre era seduto con i compagni girò per caso il castone dell'anello verso di sé, all'interno della mano; e così divenne invisibile, e quelli seduti accanto a lui dissero che se n'era andato via. Egli allora, stupefatto, toccò di nuovo l'anello, voltò il castone verso l'esterno e appena l'ebbe voltato ritornò visibile. In considerazione di ciò, Gige ripeté il tentativo, per controllare il potere dell'anello: effettivamente constatò che quando voltava il castone verso l'interno egli diventava invisibile, e ritornava visibile quando lo voltava verso l'esterno. Non appena ebbe compreso ciò, fece in modo di essere incluso fra gli informatori del re. Giunse alla reggia, divenne l'amante della regina e con lei congiurò contro il re, lo uccise e prese il potere. Se dunque esistessero due anelli così e l'uno se lo infilasse al dito l'uomo giusto e l'altro l'uomo ingiusto, credo che nessuno sarebbe così costante da persistere nella giustizia e avere il coraggio di astenersi dai beni altrui senza neppure toccarli, malgrado la possibilità di prendere al mercato ciò che volesse, di entrare nelle case e unirsi con chi gli piacesse, e di uccidere qualcuno e liberare qualcun altro a suo arbitrio, e di fare tutto quanto lo rendesse fra gli uomini simile a un dio. Ma comportandosi così non sarebbe affatto diverso dall'altro uomo, anzi percorrerebbero entrambi la medesima strada. E in ciò si potrebbe scorgere una grande prova del fatto che nessuno è giusto di propria volontà, ma solo per forza, non perché ritenga la giustizia vantaggiosa di per sé: infatti ognuno, quando ritiene di poter commettere ingiustizia, la commette. E ognuno crede che l'ingiustizia gli sia molto più utile della giustizia; e ha ragione di crederlo, secondo il difensore di questa tesi. Chi infatti possedesse un simile potere eppure non volesse mai prevalere e nemmeno toccare i beni altrui, parrebbe a chi ne fosse al corrente l'uomo più infelice e più stolto; ma in pubblico lo. loderebbero, ingannandosi a vicenda per timore di ricevere un danno. Proprio così stanno le cose!
Rispondi

Da: Della giustizia e della ingiustizia26/03/2016 01:51:18
Da La Repubblica di Platone
Si dice in genere che per natura è bene commettere ingiustizia e male subirla, e che subirla è un male peggiore di quanto sia bene commetterla. Quando dunque gli uomini si offendono a vicenda e provano entrambe le condizioni, quelli che non giungono a evitare l'una e a ottenere l'altra, stimano opportuno accordarsi per non recare né subire ingiustizia. Questa è stata l'origine delle loro leggi e dei loro patti, e alle loro prescrizioni diedero il nome di legalità e di giustizia. Questa è l'origine e la natura della giustizia, che sta in mezzo fra la condizione migliore - quella di chi offende impunemente - e la peggiore - quella di chi viene offeso senza potersi vendicare. Ma la giustizia, appunto perché intermedia fra questi due estremi, non viene amata come un bene, ma soltanto come qualcosa che si apprezza quando si è incapaci di prevalere. Chi infatti potesse commettere ingiustizia e fosse un vero uomo, non acconsentirebbe mai a non recare né a subire ingiustizia: da parte sua sarebbe una follia! Questa dunque, Socrate, è la natura della giustizia, e tale la sua origine secondo l'opinione comune. Per comprendere che anche chi pratica la giustizia si comporta così suo malgrado e solo perché non può commettere ingiustizia, l'espediente più opportuno è ricorrere a una situazione immaginaria. Concediamo ad entrambi, all'uomo giusto e all'ingiusto, la possibilità di fare ciò che vogliono, e poi seguiamoli osservando dove i loro desideri guideranno l'uno e l'altro. Allora sorprenderemo l'uomo giusto a percorrere la stessa strada dell'ingiusto a causa dell'avidità, che per natura ogni essere insegue come il proprio bene, quantunque la legge lo costringa con la forza ad onorare l'uguaglianza. E tale possibilità si realizzerebbe al più alto grado, se essi avessero quella risorsa che ebbe un tempo, a quanto si racconta, Gige, l'antenato di Creso re di Lidia. Egli era al servizio, in qualità di pastore, del sovrano che allora regnava in Lidia. Un giorno, durante un violento terremoto accompagnato dal temporale, la terra si spaccò e produsse una fenditura nel luogo in cui egli faceva pascolare il gregge. Gige la vide e scese giù pieno di stupore. Fra le molte meraviglie che scorse c'era, a quanto si narra, un cavallo di bronzo, cavo, con delle aperture. Egli v'infilò il capo e vide là dentro un cadavere di dimensioni sovrumane, assolutamente spoglio ma con un anello d'oro a una mano. Gige se lo mise al dito e uscì. Con tale anello partecipò anch'egli alla consueta riunione dei pastori per dare al re il rendiconto mensile sullo stato del gregge. Ma mentre era seduto con i compagni girò per caso il castone dell'anello verso di sé, all'interno della mano; e così divenne invisibile, e quelli seduti accanto a lui dissero che se n'era andato via. Egli allora, stupefatto, toccò di nuovo l'anello, voltò il castone verso l'esterno e appena l'ebbe voltato ritornò visibile. In considerazione di ciò, Gige ripeté il tentativo, per controllare il potere dell'anello: effettivamente constatò che quando voltava il castone verso l'interno egli diventava invisibile, e ritornava visibile quando lo voltava verso l'esterno. Non appena ebbe compreso ciò, fece in modo di essere incluso fra gli informatori del re. Giunse alla reggia, divenne l'amante della regina e con lei congiurò contro il re, lo uccise e prese il potere. Se dunque esistessero due anelli così e l'uno se lo infilasse al dito l'uomo giusto e l'altro l'uomo ingiusto, credo che nessuno sarebbe così costante da persistere nella giustizia e avere il coraggio di astenersi dai beni altrui senza neppure toccarli, malgrado la possibilità di prendere al mercato ciò che volesse, di entrare nelle case e unirsi con chi gli piacesse, e di uccidere qualcuno e liberare qualcun altro a suo arbitrio, e di fare tutto quanto lo rendesse fra gli uomini simile a un dio. Ma comportandosi così non sarebbe affatto diverso dall'altro uomo, anzi percorrerebbero entrambi la medesima strada. E in ciò si potrebbe scorgere una grande prova del fatto che nessuno è giusto di propria volontà, ma solo per forza, non perché ritenga la giustizia vantaggiosa di per sé: infatti ognuno, quando ritiene di poter commettere ingiustizia, la commette. E ognuno crede che l'ingiustizia gli sia molto più utile della giustizia; e ha ragione di crederlo, secondo il difensore di questa tesi. Chi infatti possedesse un simile potere eppure non volesse mai prevalere e nemmeno toccare i beni altrui, parrebbe a chi ne fosse al corrente l'uomo più infelice e più stolto; ma in pubblico lo. loderebbero, ingannandosi a vicenda per timore di ricevere un danno. Proprio così stanno le cose!
Rispondi

Da: @Della giustizia e della ingiustizia26/03/2016 06:03:43
Disoccupata trova portafogli con 500 euro e lo restituisce, «Ti offro un lavoro»
PER APPROFONDIRE: disoccupata, lavoro, portafogli, senigallia

SENIGALLIA - Giovane disoccupata trova un portafoglio con 500 euro, lo porta ai carabinieri e riceve in cambio una proposta di lavoro.



Quel portafoglio era infatti dell'imprenditore Giovanni Radicchi, titolare della Iwoodmarine di Mondolfo che ha voluto sdebitarsi per il nobile gesto. Radicchi, dopo aver effettuato un prelievo dal bancomat , nel pomeriggio di ieri, si è accorto di aver perso il portafogli in cui aveva riposto il denaro. Lungo il suo tragitto però è passato suo angelo custode.



Una giovane disoccupata che, notando a terra il portafoglio, senza nemmeno aprirlo, lo ha preso e portato ai carabinieri. Sono stati proprio loro a chiamare Radicchi per informarlo del ritrovamento.



"Ho offerto a questa ragazza 100 euro di ricompensa - racconta - ma pur insistendo lei non ha voluto. Allora le ho chiesto cosa facesse, mi ha risposto che era una grafica disoccupata e quindi le ho offerto un posto di lavoro. Non so se accetterà, le ho lasciato il numero di telefono sperando che accetti di lavorare con noi".
Rispondi

Da: I neo ds26/03/2016 07:20:50
Arrivo dal mondo dei diritti dove io, vincitore di concorso 2011 / senza ricorsi , sospensiva e pendenze, vedo accanto a me bocciati ricorrenti salvati dalla politica che crea un comma di legge per salvarli . Oggi sono ds, non mi piace ma la legge si rispetta. Ecco chi sono.
Rispondi

Da: @  I neo ds26/03/2016 07:36:56
Se dici ciò che dici arrivi dal mondo dei finti ingenui. Esso si trova oltre la via Lattea e al confine tra questo e l'altro mondo.
Rispondi

Da: Arrivi da quel mondo 26/03/2016 10:26:21
che tutti noi dovremmo contribuire a cambiare. Il mondo in cui il merito viene calpestato e ad esso si sostituisce il clientelismo.
Vieni da un concorso gestito da commissari che fra non molto potrebbero essere processati.
Non puoi certo andarne fiero/a.
Rispondi

Da: In Italia ci sono26/03/2016 10:38:44
circa 60.000.000 di persone. Al massimo 5.000.000 di essi  potrebbero essere disonesti. Costituiscono una minoranza che per il movimento che producono sembrano essere molti di più. Sono talmente disonesti che vorrebbero far pensare che gli altri 55.000.000 di abitanti siano onesti perchè non sia stata offerta a loro la possibilità di essere disonesti.Chi è disonesto trova la forma e il modo per essere ciò che è. Quello che è maggiormente preoccupante è che alcuni disonesti vorrebbero pensare di essere educatori o formatori delle future generazioni, credendo che la disonestà sia una condizione naturale dell'essere umano. Addirittura qualcuno pensa e crede che solo con la disonestà si potrebbe legittimare la dirigenza delle agenzie formative (scuole). Queste persone vanno assolutamente fermate.
Rispondi

Da: Ma da chi mai prenderanno esempio ?26/03/2016 12:10:33
Disonestà scolastica
Tratto da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

La disonestà scolastica (o, in un diverso contesto, la disonestà accademica) è una condotta fraudolenta messa in atto da scolari, allievi, e studenti, a vari livelli del percorso di istruzione, soprattutto in occasione di momenti di snodo di particolare importanza, come l'esecuzione di compiti in classe, la partecipazione a prove d'esame e a concorsi, la redazione di elaborati scolastici, tesi di laurea e tesine. Tra gli effetti di una pratica di diffusa disonestà, vi sono la distorsione delle logiche meritocratiche e la perdita di valore e di prestigio dei titoli scolastici e accademici, con conseguenze di lungo termine anche sull'economia.
La disonestà scolastica, intesa sia come pratica individuale, sia come fenomeno collettivo, interessa vari gradi del percorso educativo, dall'istruzione elementare fino all'alta formazione universitaria e accademica (diplomi accademici, diplomi di laurea nei vari livelli, dottorati, concorsi pubblici per l'accesso all'insegnamento e al pubblico impiego, ecc.). La disonestà nelle prove d'esame può riguardare anche il superamento di vari tipi di selezioni, come quelle per l'ammissione alla frequenza di corsi d'istruzione, per l'assunzione al lavoro, per l'accesso a funzioni pubbliche e amministrative tramite concorso pubblico, ecc.
In Italia, il fenomeno della disonestà scolastica e accademica è molto esteso ed endemico. Nonostante questo, risulta molto attenuata la percezione della gravità del fenomeno e della necessità di interventi nel sistema scolastico. Nella società italiana, ad esempio, il problema della corruzione dei valori etici che si realizza nell'esperienza scolastica quotidiana non è neppure percepito come problema politico, o a qualunque altro livello, una situazione che è stata espressa, in modo amaro e icastico, dalle parole del politico democristiano Nino Andreatta, che, in controtendenza, annetteva al problema un'importanza fondamentale:
"Nessuno ha mai voluto aggredire la vera struttura corruttiva della società italiana, la classe scolastica. Questi ragazzini che vengono addestrati, nei comportamenti quotidiani, a sviluppare una mentalità mafiosa, fatta di complicità contro le istituzioni (...) una solidarietà omertosa, in cui l'obiettivo comune è dato dall'ingannare chi è in cattedra (...) e dove gli individui, anziché perseguire il loro scopo, cioè primeggiare per merito, si coalizzano per lucrare il massimo risultato con il minimo sforzo (...) tradendo ogni principio etico individuale, la trasparenza dei comportamenti, la franchezza, l'onestà, il libero confronto, l'assunzione delle responsabilità."

Rispondi

Da: Molto tempo fa...26/03/2016 13:09:01

IN GALERA !

GLI IMBROGLIONI E I TRUFFATORI DEVONO FINIRE TUTTI DIETRO LE SBARRE !

E COSI' AVVERRA' !


Rispondi

Da: Sono parole sante...26/03/2016 16:01:15
"Nessuno ha mai voluto aggredire la vera struttura corruttiva della società italiana, la classe scolastica. Questi ragazzini che vengono addestrati, nei comportamenti quotidiani, a sviluppare una mentalità mafiosa, fatta di complicità contro le istituzioni (...) una solidarietà omertosa, in cui l'obiettivo comune è dato dall'ingannare chi è in cattedra (...) e dove gli individui, anziché perseguire il loro scopo, cioè primeggiare per merito, si coalizzano per lucrare il massimo risultato con il minimo sforzo (...) tradendo ogni principio etico individuale, la trasparenza dei comportamenti, la franchezza, l'onestà, il libero confronto, l'assunzione delle responsabilità."

Ma poi i ragazzini crescono e da adulti continuano a sperimentare "in grande" i comportamenti acquisiti sui banchi di scuola, in sostanza noi siamo esattamente ciò che vogliamo essere, ognuno con una propria consapevolezza individuale, molto difforme da individuo a individuo. In questo modo, però, non andremo mai avanti, non faremo mai un vero passo avanti verso una nuova fase generazionale ed evolutiva, se le consapevolezze individuali non convergono nell'unicità di un comune stato di coscienza collettiva.
Rispondi

Da: Io gradisco ragionare su dati di fatto26/03/2016 16:59:55
C'è un'indagine in corso che ha sequestrato alcuni atti concorsuali. Ha di fatto congelato il concorso. Abbiamo appreso da una notizia pubblicata sul Mattino che l'indagine sia stata chiusa. Tale informazione è molto imprecisa  e non ci consente di formulare ipotesi. Mancano riferimenti precisi relativi alle persone che sarebbero state colpite dal provvedimento del P.M. La notizia non è riportata dagli altri organi di informazione. Questo è di per sé cosa che lascia tanti interrogativi ai quali non si è in grado di rispondere. Tuttavia non si può non notare la fibrillazione che si manifesta su questo forum. Qualcosa sembra sia accaduto che mette in forte perplessità e preoccupazione coloro che pensavano fosse già tutto chiuso. Invece non pare sia così. Molti più volte hanno fatto notare che il concorso non fosse finito. Qualche volta scherzando qualcuno diceva che non fosse ancora cominciato. Vedremo cosa accadrà.
Rispondi

Da: Molto tempo fa...26/03/2016 19:42:25

Auguri di buona Pasqua ai corrotti ed ai corruttori, agli imbroglioni ed ai loro sciuscià.

Troverete una bellissima sorpresa nell'uovo di Pasqua !

ahhahahahhahahahhhhhhhhhh
Rispondi

Da: @ tutti gli imbroglioni26/03/2016 20:00:03
Pensavate di averla fatta franca, non è vero ?

E, invece, NO, brutti pezzi di m...da !

Paratevi il cu.., fra poco vi arriveranno dei bei salamoni lì dove non battre il sole !

Rispondi

Da: Bisogna essere comunque26/03/2016 21:47:45
corretti fino in fondo, evitando comportamenti riprovevoli e incivili nei loro confronti anche se hanno sbagliato.
Rispondi

Da: Eè vero.27/03/2016 09:30:25
Rispondi

Da: @ tutti gli imbroglioni27/03/2016 10:58:14

I "comportamenti riprovevoli ed incivili" li hanno avuti gli imbroglioni contro le persone oneste !

LORO hanno operato FATTI penalmente perseguibili, altro che storie !

Dobbiamo pure trattarli con i guanti bianchi ?
Ma per favore !!!!!!!!!!!!!!!


Rispondi

Da: Lo stregone dei monti soleggiati27/03/2016 13:56:11
https://www.youtube.com/watch?v=T_wnAnIM3cw
https://www.youtube.com/watch?v=fEtizKpBkxg

Hahahahaah io bevo il di vino vino di Bacco che sono io Hahaha
Sul mote soleggiato
Il sole non è mai mancato.
Io ho bevuto e voi vi siete ubriacati .. Hahaha
Un anno è passato e con Lei il vino, mio di vino,  assaporai
E con il suo sapore in bocca restai.
È un pesce, una sirena.
Ama il mare e non la montagna.
Hahahahaha coltiva i cetrioli
ed io ribevo con lei in nettare di bacco.
Hahaha… Buona Pasqua Sirena.  Cin, Cin (rosso aromatizzato con uve di vitigni selvatici francesi).

https://www.youtube.com/watch?v=Bu4Maoxaiyg


https://www.youtube.com/watch?v=xMXi9ftO4kI


https://www.youtube.com/watch?v=LHiIXtgc3qo

https://www.youtube.com/watch?v=hwcfam01Om8


e per finire:

https://www.youtube.com/watch?v=lzXAR80k58c
Viva, viva lo stregone che vede oltre e doppio e non sbaglia mai, proprio mai.

Rispondi

Da: Dimmi un po'', stregone 27/03/2016 16:02:56
Vorresti farci credere di aver avuto un incontro ravvicinato con la bellissima strega?
Rispondi

Da: Sembra che sia riapparsa 27/03/2016 16:20:42
in questo forum qualche giorno fa.
Rispondi

Da: Lo stregone dei monti soleggiati27/03/2016 21:27:13
viene a salutare il forum. Non penso possa interessare a noi se ci sia stato un incontro di primo, secondo o terzo tipo tra lui e la strega. Di sicuro neanche la strega disdiceva prendere il caffè con lui. Queste, in ogni caso, sono cose che interessano solo loro due e non credo possano avere rilevanza sul concorso.
Io ho rintracciato alcune cose che scrisse lo stregone e ve le ripropongo.

Lo stregone dei monti soleggiati    06/05/2014 16.58.41
RIFLESSIONI DELLO STREGONE

Non credo che ci voglia lo stregone per comprendere che l'uomo ha sperimentato diverse e articolate ipotesi di organizzazione sociale. Dal dispotismo, monarchico o dittatoriale, si è pensato allo stato liberale, al repubblicano e a quello democratico. Si è addirittura pensato ad un'organizzazione che vedesse lo stato quale espressione della piena libera uguaglianza tra gli individui in una comunità organizzata che essa  stessa (organizzazione)fosse preminente rispetto alle individualità che la compongono. In tutte, però, in diversa guisa, la giustizia è stata concepita come una funzione che legittimasse e concretizzasse l'esistenza stessa dello stato moderno. Il dirimere le controversie tra gli individui non è affidata alla determinazione e all'arbitrio dei singoli ma allo stato che in essa e con essa regolarizza in concreto la civile convivenza. 
Ma lo stato non è solo amministrazione e concretizzazione della giustizia. E', per come lo concepisce la modernità, l'intimo ed essenziale rapporto tra il cittadino, le organizzazioni libere e legittime che questi siano in grado di attuare e lo stato apparato che sovraintende e determina la morale giuridica e comportamentale sua propria per la realizzazione degli interessi collettivi che ad esso  sono necessariamente demandati. Si costruisce  il concetto  moderno di pubblico potere che è finalizzato ad attuare gli interessi collettivi e a garantire i diritti che, secondo le leggi (prima tra tutte quelle di natura Costituzionale),devono essere riconosciuti ai singoli e elle loro,organizzazioni finalizzate al raggiungimento di legittimi scopi. Il pubblico potere interagisce con imparzialità e nel rispetto di tutti. Si assiste sempre più indifferenti e con spirito di impotenza alle tante degenerazioni e ai tanti usi non sempre corretti dei pubblici poteri (non mi riferisco al concorso ds Campania). A volte si ci giustifica ritenendo quello che accade un male necessario o l'espressione di un normale comportamento degli organi e delle persone. La democrazia  moderna prevede forme di manifestazione di dissenso  e di intervento civile contro i comportamenti "illegittimi" dei pubblici poteri.
Sono tanti i problemi che attraversano l'affermarsi dei legittimi comportamenti. Sarebbe un guaio, a parere dello stregone, se la giustizia non intervenisse per garantire e dare attuazione alla logica che ha determinato la nascita dello stato e della sua organizzazione. Non bisogna , credo, però, appesantire il sistema giudiziario quando un pubblico potere può intervenire dal suo interno per regolare il funzionamento di qualche unità operativa che si dovesse muovere in modo difforme dalle finalità che ne esprimono la sua esistenza e ne legittimano la sua azione.
Uno stato democratico, nel suo complesso, se non fosse proiettato al ripristino  della legalità, qualora sia violata, consentirebbe ad  una parte della società di sopraffare l'altra(rispettosa delle regole) e di non consentire alla civile convivenza di poter esprimere la sua più sana intima convinzione dell'appartenenza ad uno status civile e democratico che, come sia giusto, desidera crescere e produrre. Il nostro stato è proiettato a ripristinare la legalità, riconoscendo costituzionalmente i diritti dei singoli, delle loro legittime associazioni e della collettività. Sulla base di questi valori si organizza e si confronta la società civile.
Si parla, oggi, di crisi economica e di crisi di valori come se fossero due cose sconnesse tra loro. Credo che siano strettamente interconnesse. La prima è, a parer mio, conseguenza della seconda.

SECONDE RIFLESSIONI DELLO STREGONE


Il potere è la capacità di imporre ad un altro o agli altri il proprio volere. Esso nella storia si è manifestato con forme e modalità differenti. Il più forte ha dominato il gruppo sociale di appartenenza costringendo i più deboli ad obbedire alla sua volontà e rendendo gli altri schiavi della sua forza, della sua prepotenza, della sua imposizione. E' un potere individuale che ha manifestazione pubblica, ma non è pubblico potere. Talvolta si ha avuto bisogno di dare legittimazione all' uso di questa prevaricazione legando costui a Dio. Si è detto che fosse Dio in terra (faraone) o voluto da Dio per guidare gli altri. L'intelligenza umana ha smascherato la relazione tra gli uomini con la considerazione che nella diversità si potesse essere uguali e che il potere pubblico potesse dipendere dalla intima traslazione e condivisione del legame e della ragione che lega il gruppo, la società, a colui che ne esprimesse la sua guida, il suo indirizzo. Con il concetto di res pubblica si afferma e si conforma l'idea della collettività che sia in grado di autodeterminarsi.  La "cosa" (res) diviene la sostanza dell'idea platonica  e  fa si che la cosa e l'idea della cosa possano coincidere. Ma non basta. Affinché il potere sia pubblico è necessario che sia capace di perseguire gli interessi collettivi e che trovi la sua fonte nella condivisione e nella volontà della collettività che lo elevi a capacità di imporre la volontà collettiva nell' interesse suo nei confronti dei singoli individui dentro il rapporto inscindibile di sovranità popolare (democrazia). Il popolo diventa sovrano. Nel suo interesse i poteri si possono definire pubblici e non perché la loro incidenza ha natura di pubblica notorietà e di diffusione pubblica pubblica. Esso nasce e determina la volontà partecipata di tutti coloro che appartengono ad una collettività. Chi esercita il pubblico potere deve attuare le finalità delegate dal popolo nella sua espressione di appartenenza alla collettività organizzata nel suo ordinamento politico. Il popolo non è solo quello in vita al momento delle decisioni, ma è il popolo passato, la  storia e il popolo che verrà al quale dovrà essere consegnata la res pubblica. Il presente è l'erede del passato e il dante causa del futuro. Questo è il pubblico potere.
Il titolare del pubblico potere è  rappresentante della volontà e del pubblico scopo. E' pubblico ufficiale (colui che officia il pubblico) e consegue le finalità pubbliche in nome e per conto della sovranità popolare e del popolo che rappresenta ed esprime. Non amministra un suo potere, ma un potere derivato dalla volontà sociale. La sua volontà è la volontà della collettività e non può che essere finalizzata all' interesse del delegante secondo le regole che questi ha stabilito. Se esprimesse l' interesse di una sola parte del popolo o il proprio interesse farebbe venir meno il rapporto tra il suo ruolo e la comunità complessiva . Il suo operato perderebbe qualsiasi efficacia venendo meno l'originalità della fonte del potere democratico.

a: Estratto dallintervento dello Stregone    09/05/2014 16.09.53
TERZA RIFLESSIONE DELLO STREGONE



L'insieme dei pubblici poteri, derivati e delegati, costituisce lo stato apparato. L'insieme del popolo, titolare del pubblico potere e delegante, costituisce lo stato comunità. I pubblici poteri sono organizzati per ruoli e per funzioni in modo che venga scongiurato il tentativo di appropriazione illegittima del potere delegato. Si vuole evitare che esso si trasformi in potere dissociato ed imposto sulla collettività da chi è individuato a rappresentare e ad attuare la volontà collettiva in nome e nell'interesse della socialità intera. L'articolazione delle funzioni si ispira al principio teorizzato dallo studioso Montesquieu, arricchito dal contributo di Tocqueville. Essi (pubblici poteri) si articolano funzionalmente in modo che nessuno possa indebolire gli altri e, ognuno di essi, in un disegno di dialogo equilibrato, possa ricondurre l'esercizio del potere al suo legittimo possessore quale espressione del riconoscimento della dignità dell'uguaglianza degli individui che insieme sono depositari dell'esercizio del potere e della capacità di interferire sul regolamento della vita e della cosa nel rispetto della storia e delle generazioni futura a cui è destinato il bene assoluto riconosciuto dalla collettività (res pubblica). Sono organizzate per funzioni (legislativa, esecutiva-amministrativa-giudiziaria) e, talvolta, sottoposte alla verifica di un organo super partes (Corte Costituzionale). L'interesse collettivo ed il potere originario del popolo comporta che l'esercente il pubblico potere non debba mai appropriarsi del potere a lui delegato nell'interesse della collettività senza incorrere in violazioni che saranno valutate da altri pubblici poteri la cui finalizzazione è quella di garantire che non vi sia lo sconfinamento del ruolo e della funzione che l'ufficiante deve esercitare. Si capisce che l'esercente il potere legislativo non può vanificare il disposto di chi sia chiamato ad esercitare la valutazione sindacatoria della legittimità dell'uso corretto del pubblico potere e non può ledere l'attività di questa quando stia per analizzare fatti che comprometterebbero esercizio legittimo del pubblico potere nelle vesti e nell'esercizio di funzioni in qualità di pubblico ufficiale e né può consentire l'eventuale continuazione dell'azione protesa a spogliare il popolo del suo potere originario e delegato senza incorrere in violazioni previste dall'ordinamento giuridico di tanti stati democratici moderni. In assenza di questi equilibri il popolo rischierebbe di essere titolare nominale, ma non reale del potere di sovranità. Ad ogni potere funzionale, nella logica della repubblica democratica, è data la possibilità e l'obbligo di intervenire a correggere l'eventuale deviazione dell'uso corretto del potere, attraverso la sostituzione dell'organo gerarchicamente inferiore nella distribuzione interna del potere pubblico o attraverso la revoca degli atti che non rispondono alla delega che il popolo sovrano ha fatto al delegato, previa presa d'atto delle informazioni che abbia acquisito anche dalle attività compiute da altri poteri pubblici dello stato. La valutazione del comportamento e degli atti fatti in nome e per conto del popolo dal delegato può essere compiuta da più poteri dello stato che si interessano di aspetti diversi di esso comportamento, pur se  appartenenti alla stessa funzione e non si può interrompere senza scavalcare la traslazione del riconosciuto potere popolare. Non può, secondo la gerarchia delle fonti dei moderni ordinamenti giuridici, la norma ordinaria modificare o creare una nuova morale giuridica che faccia dipendere effetti diversi dallo stesso fatto e contrastanti se esso fosse lesivo del rapporto tra potere originario e potere derivato. Ma a seconda della tipologia della norma da applicare potrebbe e dovrebbe produrre effetti ai quali l'intero sistema giuridico non potrebbe che intervenire con provvedimenti tendenti a ripristinare e a restituire il pubblico potere al popolo.





Molti si sono domandati chi fosse lo stregone e tante ipotesi sono state fatte.  Io credo che neanche la strega sappia chi sia lo stregone a meno che non si siano incontrati veramente.
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