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DIRIGENTE TECNICO MIUR
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Da: ROSICONI05/11/2010 22:03:06

ROSICATE
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Da: bravi05/11/2010 22:05:16
tutti a dormire
Rispondi

Da: bravi05/11/2010 22:05:46
tutti a dormire
però la vostra foto non la guarda nessuno
ah ah
ROSICONI
Rispondi

Da: da  Notizie dal fronte05/11/2010 22:53:11
Come la Finlandia?

Francesco Di Lorenzo - 04-11-2010

Dallo Speciale Notizie dal fronte 

Il ministro Gelmini è stata sollecitata a chiarire se i compensi per le attività aggiuntive siano leciti, o se gli insegnanti volenterosi devono anche dichiararsi lavoratori a gratis. E mentre l'anno scolastico nato stanco va avanti, e siamo solo a novembre, si insinua il dubbio su come fare a manifestare il dissenso, a renderlo esplicito. E questo, al di là del singolo fatto specifico.
Perché nonostante scioperi e proteste, disagi e inadempienze, difficoltà organizzative e mancanza di tutto, sembra, a sentir parlare gli esponenti del ministero, che tutto vada per il meglio.
La nostra catastrofe sarebbe sviluppare un senso di adattamento al peggio e quindi pian piano abituarsi a vivere sguazzando nell'acqua sporca. Sarebbe veramente la fine.
Questo per quanto riguarda gi insegnanti. Al ministero, invece, per perdere tempo hanno istituito una commissione che sta elaborando 'una nuova proposta per l'istituzionalizzazione della valutazione di sistema, su singole scuole e su insegnanti'. Ma, come al solito, partiamo dalla coda. Con questa idea di autonomia che va e viene, e senza la responsabilità dei risultati nei confronti degli studenti, delle famiglie e della comunità territoriale, con la possibilità che hanno, specie i dirigenti, di affossare progetti, di far morire scuole per svenderle al privato, la valutazione di sistema sarà di certo la solita marmellata che non porterà a nulla. Siamo ancora lontani dal concepire la valutazione come mezzo per migliorare le performance di studenti e insegnanti. Come avviene ad esempio in Finlandia. Ecco, la Finlandia. Si sente sempre più spesso, anche tra i sedicenti modernizzatori di sinistra, che dovremmo avere lo stesso rapporto alunni insegnanti della Finlandia per evitare gli sprechi. Venisse in mente una volta a qualcuna di queste belle persone da quale condizione è partita la nostra scuola. E soprattutto dove siamo adesso. Quali idee avanzate abbiamo prodotto negli ultimi dieci anni e con quanta ampiezza di sguardo ci rivolgiamo al passato piuttosto che al futuro.
Intanto, il ministro Gelmini, per difendere il suo premier chiede uno spazio televisivo e dice: "Dobbiamo usare il metodo Santoro, imporre noi i temi, non rispondere alle polemiche pretestuose e dire quel che dobbiamo dire ai cittadini. Perché non si sa tutto quello che stiamo facendo e non è neppure vero che le nostre riforme sono impopolari". Preoccupazione inutile. Si sa e si vede benissimo quello che stanno facendo.



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Da: da  Notizie dal fronte205/11/2010 23:00:36

Gelmini. Il generale di Caporetto

Giuseppe Aragno - 27-10-2010

Si faceva la guerra così: mancavano gli elmetti e in prima linea contadini e operai, dietro sacchi di sabbia e filo spinato, portavano berretti di feltro a sghimbescio. Per i mortai degli Asburgo era gran festa e i cecchini andavano a nozze nell'aria appestata di sangue rappreso su marci brandelli di cuoio capelluto e materia celebrale schizzata via coi proiettili e le schegge. Dietro - riparata ma pronta al tiro - la polizia militare tirava addosso a chi, preso dal panico, tentava di darsela a gambe. Di 600mila morti sventurati, 100mila si contarono tra i prigionieri che il governo non volle mai aiutare: un prigioniero è sempre un disertore, urlavano i nazionalisti imboscati e gli eroi da operetta. Vigliacchi i soldati, eroi gli strateghi, quelli morivano al fronte come mosche e questi si preparavano a casa per la guerra futura. E l'intento era buono: chi faceva cannoni s'arricchiva e si poteva sperare di far soldi poi anche con gli elmetti. Prima o poi il generale ministro avrebbe capito che occorreva produrli...
Per lo più delle scuole non c'è ancora la guerra - di qua e di là da Adro ci sono scaramucce - ma ovunque senti ormai l'aria di scontro. Il ministro generale, che se ne sta al riparo e gioca a far la guerra coi fucili di latta e i soldatini di piombo, ti dice sprezzante "sessantottino!" - è proprio il massimo della vergogna - e licenzia docenti quanti più ne può, così risparmia i soldi per reggimenti amici: le scuole cattoliche, apostoliche e romane. In quanto al suo collega preferito - "aver compagno al duol scema la pena" - una figura di mezzo tra il furiere e l'usciere, lui se n'è fatto un vanto di battere la fiacca, ché tanto se ne sbatte, e se la prende poi coi "fannulloni". Son tutte storie. Il campione dei campioni è lui, il genio che comanda, e n'è convinto: "una scossa all'ambiente, ti sollevo il morale e tu ti batti meglio, sei un leone. Monumento all'imboscato, ché di rischiar la testa sua col feltro non ci pensa nemmeno, si limita a una guerra un poco sporca, ma il sangue non si vede - è guerra psicologica - e, se ci scappa il morto, c'è poco da fare, un successo gli pare: è un posto di lavoro per precari.
Si faceva la guerra così: con ottomilioni di baionette, morte di fame e freddo in grigioverde - "m'era compagno, / m'era compagno il pugnale, / il mio pugnale sol..." - contro i Katiuscia, le immacolate divise nemiche, i soldati invisibili e le armi automatiche dell'armata rossa. I soliti cecchini pronti per i fuggiaschi, bersagli sulla neve per rossi e per neri, le mitragliatrici Fiat Revelli puntualmente inceppate - la rottamazione del '15-'18, ma la Fiat di Marchionne non ha conti in sospeso con l'Italia - e il duce dei fascisti ce l'aveva con gli italiani troppo borghesi, i generali se la prendevano coi soldati e gli antenati di Limina s'affannavano: "Taci! Il nemico ti ascolta..."
A scuola ormai ci manca l'essenziale; non è la guerra, no, non sono i mitra, non le cartucce e manco i carri armati; manca la carta igienica, il gesso non si trova e le lavagne ormai son merce rara. Non c'è il "nemico", o almeno non si vede, ma abbiamo i discendenti di Limina col bavaglio, le nuove, nuovissime disposizioni sulla razza, la continuità didattica che s'è suicidata, il sostegno che non si regge, il tempo scuola disastrato e il tempo pieno che s'è dileguato. Il furiere mezzo usciere delira di fannulloni e il suo collega Ministro generale, che non fa la guerra ma in pace non sta, ha trovato la panacea di tutti i mali, mentre i proconsoli colonnelli, stesi a zerbino, assentono per la carriera: "nella scuola c'è voglia di valutazione ". In queste condizioni, valutazione?!?... "Va lu ta zio ne!", scandiscono assieme - salvo le debite e intollerabili eccezioni - i capi dell'armata fannullona. Non più presidi, ormai, ma dirigenti d'un grave fallimento. "Sono anni che aspettiamo provvedimenti di questo tipo", fanno sapere. Manca solo chi canti: "Giovinezza, giovinezza...". E' un inno alla bellezza.
Guerra o pace, i grandi assenti sono gli insegnanti. Da valutare ormai non c'è più niente, tranne forse il Ministro generale, ma lì non serve certo un grande studio: "Onore al merito! E' il ministro generale di Caporetto!".


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Da: nando05/11/2010 23:02:54
ma perchè sto cazzo di Filippo non se ne va affanculo?
Pigliati del bromuro o fatti una pippa ma levati di torno
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Da: da  Notizie dal fronte3: buonanotte05/11/2010 23:04:40
La scuola d'élite e i portatori sani di talenti

Vittoria Menga - 27-10-2010

Sul sussidiario.net Cominelli offre una versione buonista della nuova pedagogia che introduce nella scuola parole come "eccellenza", "merito", "competizione", "efficienza". Egli abbina la valorizzazione dell'eccellenza alla personalizzazione del curriculum, per evitare la deriva economicistica ed aziendalistica. Gli fa eco Rosario Mazzeo il 23 settembre 2010 con l'articolo "Perché promuoviamo gli studenti ma bocciamo le persone?". Non importa se di talenti quest'alunno ne ha di più e quell'altro di meno, secondo Mazzeo siamo tutti "portatori sani di talenti" e quindi la scuola dell'eccellenza deve essere quella che coltiva i talenti di tutti, anche se sono diversi e diversamente sviluppati. A questo punto possiamo essere tutti d'accordo (lo sarebbe anche don Milani): si tratta di rispettare l'uguaglianza nella diversità.
Ma questa versione buonista di parte cattolico-progressista siamo sicuri che corrisponda alle linee-guida del Ministero?
Nel discorso buonista si perde la consapevolezza delle intenzioni sottese alla nuova pedagogia e cioè quelle di gerarchizzare, dividere, escludere, secondo la filosofia neo-liberista. In epoca di crisi e di scarsità non ce n'è per tutti, quindi solo pochi possono emergere. Io penso che se ognuno di noi, armato delle migliori intenzioni, dà significati suoi propri ai vocaboli del lessico politico-economico e pedagogico imposto dalle forze dominanti, inquina la comunicazione e non può più interpretare con chiarezza gli attuali orientamenti, col risultato di non schierarsi più da nessuna parte, nella convinzione che tutto possa essere plasmabile, migliorabile, quindi alla fine accettabile. In tal modo non si offre più nessuna resistenza, scompare il dissenso. Omnia munda mundis. Trovo interessante e non equivocabile, invece, il messaggio del prof. Chiosso in merito al convegno, apertosi a Torino l'8 ottobre, dal titolo "Un'altra scuola è veramente possibile?". Egli dice chiaramente che non si può stare con Dio e con Mammona. La personalizzazione della relazione educativa è possibile nella logica della bottega artigianale e non in quella della catena di montaggio. Per realizzare la coltivazione dei talenti è necessario un forte investimento nella formazione dei docenti.



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Da: Filippo è un vero signore05/11/2010 23:08:09
Nando un gran cafone
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Da: da  Notizie dal fronte4 buonanotte bis05/11/2010 23:10:06
I nuovi licei: chi ci libera da Gentile?

Maurizio Tiriticco - 19-10-2010

Tutti i nostri grandi facevano scienza "a tutto campo". Il nostro Dante sa anche discettare sulla "Questio de aqua et terra" e Leonardo, Galilei e Vico erano al tempo stesso letterati e scienziati. Contavano e raccontavano indifferentemente e non sapevano affatto di essere partecipi di due culture, proprio perché sono la curiosità e l'indagine che ti conducono sulla strada in cui il contare e il raccontare sono aspetti diversi ma inscindibili del medesimo spirito ricercatore.

Si è svolto a Roma lo scorso 11 ottobre nell'aula magna della Luiss di Roma il convegno "Nuovi licei: l'avventura della conoscenza", organizzato dalla Fondazione per la Scuola, Compagnia di San Paolo. Le relazioni sono state tutte di alto profilo ed ineccepibili per lo spessore culturale: "Novecento ed oltre" (lo storico Walter Barberis); "Il metodo sperimentale e le scienze" (Francesco Cavalli Sforza, figlio di Luigi Luca, genetista di fama internazionale); "Le arti figurative, lingua universale" (Antonio Paolucci, storico dell'arte); "Matematica e innovazione" (il fisico matematico Tommaso Ruggeri); "Pensiero, parola e realtà" (il linguista Gian Luigi Beccarla); "Il mondo: l'apertura internazionale" (l'imprenditore Andrea Pontremoli). Ha introdotto i lavori Anna Maria Poggi, Presidente della Fondazione; li ha conclusi Max Bruschi, consigliere del Ministro Gelmini.

I relatori hanno dato risposte più che puntuali al quesito implicito nel tema dell'incontro: il conoscere come avventura. Una tematica altamente suggestiva che non può non dare adito ad altrettante suggestive argomentazioni. Il tutto, quindi, estremamente ricco e stimolante, però... Ecco il però: la curvatura era assolutamente "gratuita", nel miglior senso della parola! Le medesime relazioni, fatte salve le innovazioni di cui agli ultimi anni, potevano essere svolte tanti anni fa, quando ancora un riordino del sistema di istruzione secondario non era affatto avvertito.

Insomma, il volare alto nel campo della conoscenza è sempre un'ottima impresa, altra cosa, invece, è il volare "basso" nel campo dei concreti apprendimenti e della loro organizzazione in termini di istituzioni scolastiche. Ho quindi avvertito questo profondo iato tra le suggestioni colte della ricerca e la realtà di un riordino del secondo ciclo di istruzione che qualcuno ci rappresenta come una riforma epocale!

Il nodo del mancato riordino è nelle sue stesse definizioni. Nel Regolamento dei licei leggiamo: "I percorsi liceali forniscono allo studente gli strumenti culturali e metodologici per una comprensione approfondita della realtà, affinché egli si ponga, con atteggiamento razionale, creativo, progettuale e critico, di fronte alle situazioni, ai fenomeni e ai problemi, ed acquisisca conoscenze, abilità e competenze coerenti con le capacità e le scelte personali e adeguate al proseguimento degli studi di ordine superiore, all'inserimento nella vita sociale e nel mondo del lavoro" (art. 2, c. 2). Nel Regolamento degli istituti tecnici leggiamo che questi si propongono "l'obiettivo di far acquisire agli studenti, in relazione all'esercizio di professioni tecniche, saperi e competenze necessari per un rapido inserimento nel mondo del lavoro e per l'accesso all'università e all'istruzione tecnica superiore" (art. 2, c. 1). Nel Regolamento degli istituti professionali leggiamo che la loro identità "si caratterizza per una solida base di istruzione generale e tecnico-professionale, che consente agli studenti di sviluppare, in una dimensione operativa, saperi e competenze necessari per rispondere alle esigenze formative del settore produttivo di riferimento, considerato nella sua dimensione sistemica per un rapido inserimenti nel mondo del lavoro e per l'accesso all'università e all'istruzione e formazione tecnica superiore" (art. 1, c. 1).

Nulla di nuovo sotto il sole: le canne d'organo tradizionali della nostra istruzione secondaria sono chiaramente replicate, e sempre a scalare: il più, il meno e il meno meno! Dov'è la riforma epocale che avrebbe dovuto offrire ai nostri giovani percorsi senz'altro "diversi", ma non così puntualmente "diversificati"? Dov'è l'eguaglianza dei cittadini nei confronti della cultura o, se si vuole, del diritto all'istruzione? Una "riforma epocale" avrebbe dovuto proporre per tutti in primo luogo obiettivi comuni di alto profilo, e solo in seconda istanza obiettivi differenziati, a seconda della tipologia degli studi. Il fatto è che si ha ancora della cosiddetta cultura una visione verticale, non orizzontale: esiste una cultura alta, per pochi, e poi a scendere una sorta di sottoculture, quella tecnica, quella professionale e poi sempre più giù fino all'"incultura" della semplice e "rozza" manualità, degli esclusi e degli emarginati! Una visione che viene da lontano, sedimentata dalla storia stessa della divisione in classi, se non addirittura - ed in certi Paesi ancora persiste - in caste! Un Paese avanzato, o che si dice tale, non può più ragionare in questi termini né in tali termini costruire il suo sistema di istruzione. Si tratta di quella stratificazione sociale, dal più al meno, che un sistema educativo di istruzione e formazione dovrebbe contrastare, non legittimare. In effetti, i tre percorsi dell'istruzione secondaria, così differenziati, non fanno altro che riprodurre i condizionamenti sociali proposti ed imposti dal sistema socio-economico. E che la scuola possa dare a tutti tutto è sempre l'auspicio dei tanti Comenio, Don Milani, Paulo Freire, Bruner e non so chi!

Non voglio cimentarmi con le utopie! Ma è anche vero che è un impegno costituzionale, poi tradotto nel Regolamento dell'autonomia delle istituzioni scolastiche, quello di garantire il "successo formativo" a tutti i soggetti in apprendimento. E tale successo può essere garantito almeno a due condizioni: a) che le competenze terminali dell'obbligo di istruzione decennale siano raggiunte da tutti gli studenti dei singoli bienni secondari in forza di quella "equivalenza formativa di tutti i percorsi", di cui al dm 139/07; b) che le competenze terminali dei successivi trienni, per quanto riguarda sia l'esercizio della cittadinanza attiva che la dimensione culturale, costituiscano un unicum inscindibile e comune a tutti gli studenti. Non è affatto casuale che di queste due istanze nel convegno non si sia fatta parola! L'impostazione "colta", indubbiamente accattivante e suadente, l'ha fatta da padrona.

Dei tre Regolamenti citati, il primo procede spedito per la sua strada neogentiliana: e non è un caso che il referente normativo a cui attinge è quel dlgs 226/05, con cui il Ministro Moratti aveva disegnato ben otto licei, mandando a carte quarantotto sia l'istruzione tecnica che quella professionale, in forza di una puntuale lettura del novellato Titolo V della Costituzione. Gli altri due Regolamenti hanno il loro referente nella legge 40/07 con cui il Governo Prodi volle restaurare la statalità dell'istruzione tecnica e professionale, pur forzando la lettura del citato Titolo V. Da tali premesse era difficile che nei tre Regolamenti si facesse riferimento a competenze culturali e di cittadinanza comuni a tutti gli studenti, per poi discendere a quelle specifiche e caratterizzanti di ciascuno dei tre percorsi.

Il fatto è che ancora sono in molti ad essere prigionieri, e partecipi, di uno stereotipo: che esista una cultura con la C maiuscola che sia appannaggio di pochi, una palestra in cui si discute e ci si "diverte", si cercano approcci e soluzioni "diverse"; mentre per i più siano sufficienti conoscenze semplicemente acquisite e che siano "utili" in una immediata applicazione lavorativa. Per questi più, come si suol dire, non portati agli studi, non motivati, non vale neanche la pena di sprecarsi troppo: la selezione sociale è quella che è. Purtroppo sono questi molti a fare leggi e regolamenti, e la sfida di una educazione alta per tutti viene costantemente rinviata di decennio in decennio.

Un altro stereotipo è quello che porta a distinguere ancora le cosiddette due culture, quella dei letterati e quella degli scienziati. So bene che nei licei è stata rinforzata l'educazione scientifica, anche se si tratta di un apporto insufficiente a correggere la complessiva scelta neogentiliana. E tutto ciò nonostante la ricerca di Edgar Snow - e siamo negli anni Cinquanta dello scorso secolo - e nonostante quella interessante corrispondenza tra De Mauro e Bernardini che in "Contare e Raccontare" (Laterza, 2003) sostengono e dimostrano che non c'è alcuna differenza tra il sapere matematico e quello letterario. In effetti, tutti i nostri grandi facevano scienza - se si può dir così - a tutto campo. Il nostro Dante sa anche discettare sulla "Questio de aqua et terra" e nel canto secondo del Paradiso affida a Beatrice il compito di teorizzare sulla macchie lunari e sulle influenze astrali. E Leonardo e Galilei e Vico erano al tempo stesso letterati e scienziati. Contavano e raccontavano indifferentemente e non sapevano affatto di essere partecipi di due culture, proprio perché sono la curiosità e l'indagine che ti conducono sulla strada in cui il contare e il raccontare sono aspetti diversi ma inscindibili del medesimo spirito ricercatore.

Un'ultima considerazione riguarda il divario che corre tra il Regolamento dei licei e le Indicazioni nazionali a proposito di ciò che riguarda le competenze: nel Regolamento sono puntualmente richiamate, forse in omaggio ai tempi nuovi o al fatto che le suggestioni dell'Unione europea vanno in questa direzione; ma nella esposizione argomentativa delle Indicazioni si disperdono e non vengono definite e puntualmente descritte, come invece ci si aspetterebbe. Forse perché le competenze sono quelle del fare materiale, non quelle del fare poesia o ragionamento. Anche su questa tematica al convegno non si è fatta parola e forse non è neanche un caso che i relatori abbiano sempre accennato a nuovi Programmi più che a Indicazioni che nulla hanno a che fare - o dovrebbero - con i Programmi di un tempo. Il fatto è, a mio vedere, che... la cultura è cultura... se la canta e se la suona, e la scuola è sempre un qualcosa che riguarda gli insegnanti! A questi tocca insegnare le materie, agli ordinari universitari ricercare... per discipline! E soprattutto rendere interessanti i convegni!


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Da: da  Notizie dal fronte5 buonanotte bis bis05/11/2010 23:12:48
Qui non si fa politica

Francesco Masala - 25-10-2010

... Da oggi, i capi d'istituto dovranno stare attenti a esprimere la propria opinione in pubblico o sui media. Se infatti le loro dichiarazioni dovessero essere considerate lesive dell'immagine dell'amministrazione potrebbe scattare la "sospensione dal servizio con privazione della retribuzione da un minimo di tre giorni fino a un massimo di tre mesi". Il codice Brunetta ("Comportamento dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni"), recepito anche per i presidi, non ammette dichiarazioni pubbliche che vadano a "detrimento dell'immagine della pubblica amministrazione"...
(da Repubblica)

Qui sotto il modello di intervista inviata ai presidi dal MIUR, come guida nei rapporti con la stampa.

Stampa: Sig. Preside, è vero che nella sua scuola i bambini devono portarsi la carta igienica da casa?
Preside: E' un modo per coinvolgere le famiglie nella gestione della scuola.
S-: Sig. Preside, è vero che a causa degli scarsi finanziamenti del MIUR i bambini si puliscono il culo con la carta dei giornali della famiglia Berlusconi che tanto generosamente vi manda a pacchi?
P.: Questo fa parte della grande iniziativa "Il giornale in classe", per non buttare i giornali dei giorni precedenti e creare una coscienza del riuso nei bambini e negli adolescenti.
S-: Sig. Preside, è vero che nella sua scuola non si possono fare fotocopie perchè il MIUR protegge le foreste amazzoniche?
P.: Il nostro ministero ha una grande coscienza ecologica.
S-: Sig. Preside, è vero che i finanziamenti alla sua scuola sono diminuiti mentre i finanziamenti alle scuole private stanno aumentando?
P.: Dipende da come si leggono i numeri.
S-: Sig. Preside, è vero che nella sua scuola mancano i bidelli e sono i ragazzi a pulire la scuola?
P.: Il ministero aderisce all'iniziativa "Pulisci il mondo", non crede anche lei che sia una iniziativa meritoria per far crescere le coscienze dei nostri giovani?
S-: Sig. Preside, è vero che nella sua scuola delle 5 ore di lezione giornaliere i ragazzi hanno l'insegnante solo per due ore?
P.: Non crede anche lei che l'autogestione sia utile e necessaria nella formazione dei ragazzi?
S-: Sig. Preside, cosa pensa dei suoi 18 colleghi che sono stati licenziati la scorsa settimana?
P.: Che è troppo facile prendersela con chi sta sopra di te, bisogna rimboccarsi le maniche e dare ciascuno il proprio contributo. Io, nelle classi, e in tutti gli ambienti della scuole, sotto il crocefisso, per ricordare che la scuola è un luogo di cultura ho appeso una bella frase: "Qui non si fa politica". E ora, se non le dispiace, vado a lavorare, la saluto.


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Da: da Notizie dal fronte6 e l''ultimo chiuda la porta05/11/2010 23:19:45
Il tubo rotto e le metafisiche

Gigi Monello - 28-10-2010

Li ho trovati che stavano riformando. Li lascerò che staranno riformando. Ho passato l'intera vita professionale a leggere di riforme. Lo considero un mondo surreale, a sé stante. Qualcosa come il mondo dei miti, una dimensione rarefatta, dove i grandi apparati delle Riforme vivono di vita propria, come giganteschi animali alieni.
Mentre le vicende storiche delle Riforme si svolgevano in quel SuperMondo, io, nel mondo degli oggetti fisici (lavagne non-scrivibili, gesso sbriciolato, rumori molesti, pareti di cartongesso, circolari insulse, eccitazione da viaggio, visite, conferenze, sportelli e "giornate"), io tentavo di insegnare. Ho fatto un calcolo approssimativo: in 30 anni mi saranno ormai passati davanti qualcosa come 2000 alunni. Mentre io facevo il lavoro sporco, gli "esperti" ristuccavano il mondo. Lo dichiaro apertamente, sentir parlare di riforme mi dà la nausea.

Quando ho iniziato grandinavano sperimentazioni e la parola magica era "Brocca". Età di sogni e fatiche sprecate. Ricordo colleghi ormai sull'orlo della giubilazione, agitarsi euforici attorno al "progetto giovani" (una delle mode del momento); o svenarsi a difesa di un proprio rigo da inserire nel Pei. Era il tempo in cui iniziava l'effervescenza "da informatica", cresciuta sino a diventare febbre. A un certo punto sembrò che più computer ci mettevi dentro, più la scuola migliorava. In automatico.

Verso il '94 la già scassata baracca perse gli esami di riparazione. Era un piccolo, usurato argine, ma ancora reggeva. Venne demolito e sostituito coi "debiti"; con tutto il seguito che ben conosciamo. Poi, con la smania di cancellare Gentile, arrivò Berlinguer. Teorico verboso dell'epocale spostamento: dal docente al discente; dall'aula al territorio; dai programmi alle "attività". Non ricordo ebbro diluvio di parole pari a quello. Sino allo sfinimento dovemmo ascoltare il magico risuonare delle formule: scuola-azienda, studente-cliente, preside-manager, offerta, progetti, successo formativo. Il professore non più "davanti, ma accanto allo studente". Anni di smaniare confuso attorno all'idolo del "nuovopurchessia".

Ricordo Collegi dei docenti passati ad approvare praticamente tutto; nella selva delle braccia levate-approvanti c'era ogni umano profilo: l'ilare-scettico, il frustrato-invidioso, il furbo obolo-calcolante, il gloria-bramoso, il rassegnato-schifato, il quieto-vivente, il servile-dirigente-prostrato, il pigro-senza-vergogna. Passava di tutto, dalle piante officinali ai laboratori teatrali, dal body building all' "Intervistiamo le nostre nonne", dalla visita al salumificio-modello alla psicologia dinamica alla scientology (rammento un leggendario progetto "Sviluppiamo i talenti", illustrato con un linguaggio che neppure Ron Hubbard...; e un'altra memorabile perla dal titolo wertmulleriano, il progetto, "Senza carezze non si può camminare a petto in fuori"). C'erano, poi, le invenzioni assolute: ricordo ancora l'ilarità incontenibile di una sera in cui il dirigente ci parlò dei "professori-antenna", destinati a captare, in esclusiva, non ricordo bene che cosa. Per un attimo vidi la Scuola Radio Elettra di Torino. Un' orgia demenziale. Me l'hanno fatta odiare la parola "progetto".

Venne la Moratti, con le sue legioni di esperti e teoreti, e col suo nuovo diluvio di acronimi. Ricordate? Osa, Ofp, Psp, Lep, Ua, Pecup, Larsa. Campano ancora? Vegetano? Sono morti?

Ne sono convinto: esiste una fisica ed una metafisica della scuola. Fisico (molto fisico) è stato quel tubo rotto del bagno accanto alla mia quarta, che per un anno intero ha funestato le mie ore in quell'aula. Vibrava ad ogni scarico, con elaborate modulazioni corrispondenti ai diversi stadi di riempimento della vaschetta. E fisici (molto fisici) sono i colleghi che, puntualmente, a fine quadrimestre (e a fine anno) si portano gli alunni in sala professori o in altri angolini liberi, perché, "oddio! non ho voti!...vogliono rimediare...devo interrogarli...". E fisiche (molto fisiche) quelle poche disperate ore pomeridiane con le classi d'esame, perché, "il compito di matematica? questi? neppure metà, ne fanno...". E fisicissime le corse penose e trafelate, a Maggio, per "finire il programma". Già, i programmi: Loro Altezze Riformanti mi perdonino se dico parolacce. I Programmi: cioè tutte le storie dei migliori uomini che ci hanno preceduto; e che, nella scuola, ancora vivono.

Sublime metafisica, è stato, invece, quel lungo declamare su "tramonto dell'idea di classe", "fluidificazione dei contenuti", "destrutturazione della didattica disciplinare" (mai sintesi più perfetta del vacuo e dell' opulento); come metafisicissima resta quella buona ora e mezza passata in Collegio a parlare di quali funzioni-obiettivo introdurre e quali requisiti richiedere ai candidati (lo confesso, mi hanno cambiato la vita, le "funzioni-obiettivo"); e le ricorrenti, micidiali dispute sui "criteri di valutazione"; che - non sia mai! - debbono tendere alla uniformità, "fatta salva l' autonomia di ogni docente e consiglio di classe". Come dire, "Colleghi, siamo diversi, e tali resteremo".
"Dobbiamo stabilire i criteri...", la risentirò in punto di morte la fatidica frase. Ma sarà troppo tardi.

Mentre io, nel fuoco di un'aula, mi lavoravo i cervelli dei piccoli scimpanzè evoluti, e me la vedevo con i loro potenti spiriti animali; loro, gli "esperti", si inventavano osa, pecup e larsa. Mentre io mi giocavo l'azzardo di una lezione frontale, loro declamavano ad altezze stratosferiche circa la superiorità delle "competenze" sulle "conoscenze"; del "saper fare" sul "sapere". E che arzigogoli dialettici! che dire forbito! che dispute! che sottigliezze, per spiegarci che gli inerti contenuti non bastano; occorre formare "menti critiche". Un "grazie" di cuore ai nostri Teoreti; senza di loro non ci saremmo mai arrivati.

Mentre io, cercando l'urto di una parola capace di toccare una corda profonda, gli parlavo della singolarità di Auschwitz, loro istituivano Giornate Ufficiali della Memoria e promuovevano il turismo di massa in Polonia; con studenti che passano con auricolari e lettore mp3 sotto il ferreo arco dell' "Arbeit macht frei"; e mangiano patatine in pieno lager. Non è che, per caso, rileggere Anna Frank o Primo Levi nella solitudine di un pomeriggio a casa, sarebbe assai meglio? Tornare, cioè, a quei privati andirivieni della mente dove soltanto si formano coscienza e intelligenza?

Anche quest'anno ho insegnato. Anche quest'anno, convinto che la scuola sia più un "dentro" che un "fuori", più un viaggio mentale che tante piccole fughe. Intanto il tubo vibrava. Verso Aprile mi sono sfogato con un giovane bidello; e ho fatto un po' lo spavaldo, "se mi date una chiave, lo stringo io quel dado...". Vittorio mi ha smontato, "No, professore, non è solo il tubo che vibra, è l'intera campana...è successo anche a casa mia." Non distinguevo tubo da campana. Mancava la "competenza".

Rispondi

Da: chiudo io, buonanotte!05/11/2010 23:57:51
...sccccccccccccch! a nanna! è ora di fermare le parole e i pensieri...
Rispondi

Da: TROLL06/11/2010 01:43:40
IN QUESTA SPECIE DI FORUM CI SONO ALCUNI FURBETTI DEL QUARTIERINO CHE DISTRAGGONO CON CHIACCHIERE DA CAFFE' TANTI FESSI !
ATTENZIONE !
NON PERDETE TEMPO A SEGUIRE L'INUTILE CHIACCHIERICCIO !
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Da: Classifica Stronzi aggiornata al 6/11/201006/11/2010 09:33:12
1) rosso parceval
2) Filippo
3) blue
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Da: ultimo vincitore.06/11/2010 09:38:55
Ho provveduto a sanzionare ed allontanare Filippo per i seguenti
motivi:
1) discutibili frequentazioni;
2) narrazioni di fatti veri commisti a storielle sconce;
3) patologico autocentrismo. Ad esempio, ha dichiarato di essere
    alto 1,73 omettendo di portare dei tacchetti.
Il romanzo adesso ha sufficiente materiale ed un titolo provvisorio:
"le tentazioni oniriche di F." Rimane aperto il finale che potrebbe essere
a) triste;
b) verde-speranza;
c) rosa-rosso- blu.
Il forum sarà liberato da questa lunga storia e potrà riprendere
il suo indirizzo tecnico-professionale.
A questo proposito ricordo che il giorno 11 novembre p.v. ai
vertici delle pubbliche amministrazioni vi saranno numerosissimi
avvicendamenti. Un vero e proprio terremoto. E le cose rimarranno tali e quali.         Adiòs  (ma l'accento è acuto, ma non lo so mettere)
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Da: michele06/11/2010 12:54:33
gattopardo: far finta che tutto cambi per far restare tutto come prima
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Da: michele06/11/2010 12:56:45
Comunque sono d'accordo con classifica: fuori i disturbatori del forum e le loro brutte foto le vedano quelle che hanno bisogno di fare della penitenza
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Da: aldo06/11/2010 12:58:05
per stefano
sai se gli appelli al cds sono già stati chiesti e /o fissati?
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Da: agmea Sardegna06/11/2010 13:06:43
Ho l'impressione che qualcuno abbia un limitato senso dell'humour.
Non sono d'accordo per inserire Filippo tra i disturbatori: trovo sia stato sempre garbato nei suoi interventi.
Mi pare anche dovuto il riconoscimento del desiderio, da parte di un DT in pensione, di sapere qualcosa di più, di conoscere le vicende di chi avrà la fortuna di sostituirlo.
Se dovessi andare in pensione da insegnante, credo che manterrei vivo l'interesse per le vicende della scuola italiana ed europea.
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Da: livio06/11/2010 13:45:07
Cara agmea
non so se ultimo vincitore è lo stesso Filippo, però sono del tutto d'accordo con chi si lamenta della triade Blue, Rosso, Filippo: un conto è scherzare, un conto è cazzeggiare del nulla occupando intere paginate di fatti , incuranti degli altri e senza rispetto nei confronti di chi invece vorrebbe parlare del concorso
Siamo stanchi di gente che crede di essere l'ombelico del mondo e non rispetta gli altri
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Da: rosso perceval 06/11/2010 14:09:28
Caro Livio, tu parli così perché non sai chi è Filippo, e non sai che ruolo ricopre. Benissimo, sono d'accordo con te, su questo forum si deve parlare di cose serie: fatelo. Perché vi disturba tanto se altri parlano di altro? È segno di civiltà? Di democrazia? Di partecipazione? Sono anche io un concorrente del concorso, e se vogliono venire su questo spazio a socializzare con qualcuno, ti crea qualche problema? Invece di approfittare della presenza di Filippo su questo forum, e chiedergli qualcosa di interessante, che state facendo? Fino a che vuoi offendere me, passi, ma lui... che se te lo trovassi davanti non avresti neppure il coraggio di dargli del tu!
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Da: ...06/11/2010 14:20:02
... ma chi è filippo? ...
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Da: Filippo è un vero signore06/11/2010 14:20:44
Livio lo stronzo n. 1
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Da: rosso perceval 06/11/2010 14:22:24
È tutto scritto su questo forum. Imparate a leggere e a capire le cose che leggete.
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Da: ...06/11/2010 14:22:39
... ritengo che non si debba rispondere agli insulti: basta ignorali ... sono innocui fuocherelli che se non alimentati si spegneranno da soli ... come sempre ...
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Da: x rosso06/11/2010 14:23:48
... consiglio gratuito: ignorali ...
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Da: Stefano 06/11/2010 14:27:10
per Aldo
Non so niente, hanno 60 gg di tempo dalle sentenze per fare appello. Non credo, però, che lo faranno in molti, non so neppure in quanti abbiano fatto ricorso, hanno ancora tempo fino al 15 novembre per presentarlo. Credo che molti stiano aspettando di vedere che aria tira per poi decidere se far ricorso al Presidente della Repubblica, in questo caso i termini mi risulta che siano 120 gg e non 60, non so, però, se vale la sospensione estiva fino al 15 settembre o se i 120 decorrano dal 10 agosto.
Io continuo a pensare ad aprile/maggio, non so se in 1000 o 1100/1200.
Il Miur non ha elaborato nuove nuove graduatorie, ha solo comunicato agli ammessi con riserva di presentarsi agli scritti con le comunicazioni inviate agli avvocati. Procedendo in questo modo può fissare gli scritti anche pochi giorni dopo le date fissate per gli appelli e per i ricorsi al PdR, qualunque sia l'esito, chi ha vinto l'appello si presenta.
Ciao Ste
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Da: rosso perceval 06/11/2010 14:27:41
Cara Blue, se vuoi continuare a scrivere su questo forum, fallo, tanto è un tuo diritto come lo è di tutti. Anche se ti consiglio di cambiare nickname e far finta di non conoscermi. Ciao, e goditi la tua adolescenza.
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Da: Blue x Rosso06/11/2010 14:34:55
Carissimo,
seguirò il tuo consiglio (utilizzerò uno degli altri miei nick) e farò finta di non conoscerti.
Blue
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Da: ...06/11/2010 14:39:57
... fine della telenovela... giulia può tornare a fare la primadonna ...
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