Da: ciccibum	27/07/2013 05:44:25
Il problema è vecchio come il cucco, ma si aggrava quando c'è aria di crisi, come adesso. La verità triste è che la professione di avvocato non è necessariamente remunerativa: basta vedere cosa dice la maggioranza degli avvocati (di 50/60 anni) a proposito nella necessità di dotarsi, per giugno 2014, di un software per l'obbligatorio deposito telematico degli atti; una spesa prevedibile di 250 euro l'anno preoccupa i più, che ce la fanno a stento a tirare avanti. Chi lavora con banche ed assicurazioni, secondo me, vive (alcuni anche benissimo) per la quantità di pratiche, pagate singolarmente poco, che accumula; e a sua volta sfrutta i praticanti e i giovani colleghi. Chi lavora solo con i clienti privati è messo peggio (salvo i grandi nomi che non conoscono crisi): lo stipendiato con il terrore del domani non pensa certo a sborsare quattrini per l'avvocato, soprattutto adesso che non ci sono più le tariffe ma solo i parametri. Il cliente, poi, non sa affatto se sei un avvocato bravissimo e diligente o un pasticcione approssimativo: e forse neppure gli importa, purché riesci ad abbindolarlo e comunque a farlo pagare poco. Qualcuno tirava a campare facendo (aggratis) ricorsi al Giudice di Pace contro le multe di ogni importo: quando gli andava bene, riusciva a racimolare una condanna del Comune alle spese; ora che il contributo unificato si paga per tutti i ricorsi, e la condanna alle spese non può superare il valore della lite, è finita pure questa fonte di sopravvivenza. Qualcuno dei "vecchi" avvocati pensa che avrebbe fatto meglio - quando, ai suoi tempi, c'erano ancora assunzioni nel pubblico impiego - a pensare al posto fisso.