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Da: avvpezzenti13/11/2012 08:44:25
«L'ESPRESSO» ONLINE.

Numero 45 del 2012.

Attualità

Professione privilegiato, di Michele Ainis.

Pochi. Monopolisti nel loro campo. E molto ricchi grazie alle tariffe. Un libro racconta le superlobby. Notai compresi.

Tuttavia c'è pure chi difende i propri privilegi usando i guanti bianchi, anziché i guantoni. È il caso dei notai, altri campioni del numero chiuso. Nell'aprile 2008 il ministro aggiunse 840 sedi notarili: pioggia di ricorsi al Tar del Lazio (circa 60), strizzatina d'occhi fra giudici e notai, annullamento della decisione. Nel gennaio 2012, quando il governo Monti osò prospettare lo sblocco delle tariffe e l'incremento di 500 posti nella loro pianta organica, la categoria reagì con un lamento collettivo, ma soprattutto mise subito in moto gli amici degli amici. Funziona sempre, e infatti nessun esecutivo ha mai scalfito il loro monopolio; semmai si è limitato ad aumentare il numero dei monopolisti. Con la conseguenza che i notai italiani, sempre nel 2012, erano meno di 5 mila, rispetto agli 8 mila della Francia o ai 12 mila della Germania.

E negli Stati Uniti? Lì i notai sono 4 milioni e 800 mila, perché ogni cittadino può trasferire beni immobili, raccogliere dichiarazioni giurate, autenticare documenti. Basta candidarsi attraverso il sito della National Notary Association, e poi seguire un corso di formazione obbligatoria (159 dollari, oppure 99 dollari via Web), superare l'esame di abilitazione, ordinare il kit per l'esercizio del mestiere: dal timbro (16,95 dollari) al registro degli atti (11,95 dollari), ai certificati precompilati (9,95 dollari), al compendio d'istruzioni (14,95 dollari). E infatti negli Usa i notai si trovano nelle banche, all'ufficio postale, perfino lungo le autostrade. Curano senza eccessivi formalismi questa antica professione. E i loro servizi costano in media 10 dollari, ma in alcuni Stati americani partono da un minimo di 50 centesimi.

Qui in Italia, viceversa, è tutta un'altra musica, e soprattutto un'altra spesa. Sicché il reddito medio d'un notaio tocca i 327 mila euro l'anno. Per acquistare un immobile da 150 mila euro, la pratica non ne costa meno di 8 mila. Nel 2002 le loro tariffe hanno subìto un balzo del 30 per cento, ma nel 2004 il ministro Castelli le ha aumentate ulteriormente. E oltretutto la tariffa è un optional, perché la maggioranza dei notai non la rispetta: nel 2011 un'indagine di Altroconsumo ha provato che 14 notai su 22 chiedono più quattrini del dovuto. Con la conseguenza che per la compravendita della stessa casa, nella stessa città, l'onorario oscilla dai 1.918 ai 3.218 euro. Un fiume di denaro, una ricchezza che si riversa negli scrigni della Cassa del notariato: nel 2010 il suo patrimonio complessivo ammontava a 1,387 miliardi di euro.

Questo trattamento da re Mida dipende da uno stampo normativo: il "modello latino", di cui ovviamente a Roma deteniamo il copyright. Significa che ogni notaio è come Giano bifronte: libero professionista e pubblico ufficiale, con gli agi e i vantaggi di entrambe le categorie. Un modello praticato in 78 Paesi del mondo, e dunque rifiutato da 116 Stati, la maggioranza. Senza tragedie economiche né fallimenti di massa, per quanto ne sappiamo. Anzi: magari con un piede nel futuro, quando da noi la legge notarile risale al 1913, ai tempi del quarto governo Giolitti. Una propaggine del regno d'Italia che s'allunga sulla Repubblica italiana. Sarebbe davvero un'idea comunista guadagnare l'altra sponda dell'Atlantico, imitando il sistema americano? O altrimenti, per non rimanere a metà del guado, delle due l'una: potremmo consentire di svolgere funzioni notarili agli avvocati, come in Svizzera e in Germania; oppure potremmo convertire i notai in veri e propri dipendenti pubblici, come in Finlandia.

Non che i notai italiani siano incapaci o sprovveduti. Si tratta, per lo più, di professionisti d'ottimo livello, anche se non mancano di certo le eccezioni. Ma non è questo il punto. Il difetto sta nel manico, sta nel privilegio di categoria. E a scalfirlo non bastano riformette come quella sull'acquisto d'autovetture e motorini, che adesso si può perfezionare rivolgendosi a un'agenzia automobilistica. Oltretutto il presidente pro tempore dell'ordine (Francesco Maria Attaguile), in un'audizione in Parlamento resa il 26 maggio 2010, ha avuto la faccia tosta di lamentarsene, di giudicarla una sopraffazione dello Stato. Lo stesso Stato vendicatore che nel primo semestre 2012, per mano dell'Antitrust, ha avviato indagini contro i Consigli notarili di Lucca, Milano, Bari. L'accusa? I tre Consigli minacciano azioni disciplinari per i notai che praticano tariffe troppo basse. E la difesa? Degna d'un contorsionista. «Non è l'Antitrust che ce l'ha con noi, ma noi che solleviamo con puntiglio le problematiche» (Paolo Pasqualis, membro del Consiglio nazionale del notariato). «Se qualcuno applica prezzi troppo contenuti si deve intervenire, a tutela del consumatore» (Vittorio Gaddi, presidente dell'ordine lucchese).

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