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concorso DS in Calabria
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Pagina: 1, 2, 3

Da: x Informazione26/07/2012 00:04:49
Solo in Calabria è definitva. Gli altri USR hanno pubblicato la provvisoria chissà xkè?

Da: ma26/07/2012 12:27:12
ma se ci sono 60 gg di tempo per ricorrere

Da: spero.it26/07/2012 12:58:04
per ma: Ricorrere al tar? Ricorrere al tar per correggere un punteggio di 0.75 costa 5000 euro, se va bene, mentre con la graduatoria provvisoria bastava spendere solo una raccomandata. Questa storia della definitiva senza provvisoria VA INDAGATA specie se ai reclami non seguisse la rettifica!

Da: perche''26/07/2012 13:14:55
i vincitori calabresi non costituiscono un comitato e si danno un programma di azione legale per difendere i propri diritti di vincitori di concorso? Cosa fate aspettate il miracolo dei sindacati di Stato?

Da: Subitissimissimo.it26/07/2012 13:18:15
I sindacati di stato? Ma figuriamoci.............quelli sono presi solo dal pensiero di come difendere il proprio posto di nullafacenti!

Da: TAR Toscana accoglie27/07/2012 00:21:11
contro

Ministero dell'Istruzione dell'Universita' e della Ricerca in Persona del Ministro Pro Tempore, Ufficio Scolastico Regionale per la Toscana, Commissione Giudicatrice, rappresentati e difesi dall'Avvocatura Distr.le Dello Stato, domiciliata per legge in Firenze, via degli Arazzieri 4;


per l'annullamento

previa sospensione dell'efficacia,

- del decreto del Direttore generale dell'Ufficio Scolastico Regionale per la Toscana n. 38 del 15.05.2012, prot. n. 5154, nella parte in cui, disponendo che "i candidati di cui all'elenco allegato, che fa parte integrante del presente decreto, sono ammessi a sostenere le prove orali di cui all'art. 10, comma 1, del DDG 13/07/2011", non ammettere i ricorrenti a sostenere le prove orali, nonchè dei relativi allegati e specificatamente dell'elenco dei non ammessi;

- del decreto del Direttore generale dell'Ufficio Scolastico Regionale per la Toscana n. 128 del 26.09.2011, avente ad oggetto la nomina della Commissione;

- del decreto del Direttore generale dell'Ufficio Scolastico Regionale per la Toscana n. 27 del 2.04.2012, che modifica la composizione della commissione giudicatrice;

- del decreto del Direttore generale dell'Ufficio Scolastico Regionale per la Toscana n. 39 del 15.05.2012, avente ad oggetto la nomina degli esperti per la prova linguistica;

- del decreto del Direttore generale dell'Ufficio Scolastico Regionale per la Toscana n. 45 del 29.05.2012, avente ad oggetto un'ulteriore modifica della Commissione;

- dei verbali n. 1 e 2 del 14.12.2011; n. 3 e 4 del 15.12.2011;

- del verbale n. 1 del 28.12.2011 e delle griglie allegate, utilizzate dalla Commissione per la valutazione delle prove scritte;

- del verbale n. 35 dell'11.05.2012;

- di tutti i verbali dal n. 23 del 3.04.2012 al n. 34 dell'8.05.2012;

- dell'avviso di pubblicazione dei criteri valutativi in data 15.02.2012;

- degli ulteriori atti adottati relativi alla prova orale e specificatamente dei criteri di conduzione e dei criteri di valutazione della prova orale.
Visti il ricorso e i relativi allegati;

Visti gli atti di costituzione in giudizio di Ministero dell'Istruzione dell'Universita' e della Ricerca in Persona del Ministro Pro Tempore e di Ufficio Scolastico Regionale per la Toscana e di Commissione Giudicatrice;

Vista la domanda di sospensione dell'esecuzione del provvedimento impugnato, presentata in via incidentale dalla parte ricorrente;

Visto l'art. 55 cod. proc. amm.;

Visti tutti gli atti della causa;

Ritenuta la propria giurisdizione e competenza;

Relatore nella camera di consiglio del giorno 25 luglio 2012 il dott. Pierpaolo Grauso e uditi per le parti i difensori come specificato nel verbale;




Considerato:

- che i motivi di ricorso presentano profili meritevoli di considerazione e approfondimento nel merito;

- che le dedotte esigenze cautelari - avuto anche riguardo al contenuto delle censure svolte ed agli effetti del loro eventuale accoglimento - possono reputarsi soddisfatte dalla celere fissazione dell'udienza di merito, ai sensi dell'art. 55 co. 10 c.p.a., non parendo che dalla sospensione dell'intera procedura possa derivare ai ricorrenti alcun apprezzabile beneficio;

- che le spese di lite possono essere compensate, sussistendone giusti motivi;

P.Q.M.

Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Toscana (Sezione Seconda) accoglie l'istanza cautelare nei sensi di cui in motivazione, e per l'effetto fissa per la trattazione di merito del ricorso l'udienza pubblica del 5 dicembre 2012, ore di rito.

Spese compensate.

La presente ordinanza sarà eseguita dall'Amministrazione ed è depositata presso la segreteria del tribunale che provvederà a darne comunicazione alle parti.

Così deciso in Firenze nella camera di consiglio del giorno 25 luglio 2012 con l'intervento dei magistrati:



Angela Radesi, Presidente

Luigi Viola, Consigliere

Pierpaolo Grauso, Primo Referendario, Estensore

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Da: ricorro27/07/2012 12:37:56
sono un vincitore ricorrente ed ho deciso di ricorrere contro i ricorrenti perche ricorrono solo per ricorrere.

Da: x ricorro30/07/2012 09:45:46
Non avrei mai immaginato di dover buttare soldi per ricorrere.
Le palesi irregolarità mi hanno spinto a farlo e se tu ti fossi trovato al mio posto lo avresti fatto!
E' inutile ironizzare sui ricorrenti perchè se la fortuna non vi avesse baciato lo avreste fatto anche voi!

Da: Mininterno.net - Redazione 
Reputazione utente: +873
31/07/2012 14:15:13

La scorsa notte un nostro utente ha provato a postare questo messaggio, senza riuscirci perchè utilizzava un proxy anonimo:


-------------------------------

memorizzate questi numeri 5-5-8 ... a fine agosto saprete!!!

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Da: a redazione31/07/2012 16:09:06
che significano quei numeri? possiamo giocarceli al lotto?

Da: i Numeri31/07/2012 16:30:44
Che contano sono solo quelli relativi ai posti in calabria per DS che sono: 0x0=0

Da: Calabrese  doc01/08/2012 12:05:57
A che punto sono quella "specie" di ricorsi presentati dai trombati Calabresi?Il Tar  Li ha gia' segati? o ancora no?

Da: Valeriana@ 02/08/2012 10:38:38
Riepilogo della situazione alla data odierna dei concorsi d.s. nelle varie regioni.
ABRUZZO: Gli orali inizieranno il prossimo 3 settembre.
BASILICATA: L'iter concorsuale è stato completato.
CALABRIA: L'iter concorsuale è stato completato.
CAMPANIA: In data  8 giugno la commissione ha comunicato di aver valutato 1600 elaborati  (800 candidati) su un totale di 3640. Per completare dovevano essere valutati altri 2040 elaborati. A tutt'oggi in assenza di aggiornamenti non è possibile prevedere quanto tempo ancora occorrerà. 
EMILIA ROMAGNA: L'iter concorsuale è stato completato.
FRIULI VENEZIA G.: L'iter concorsuale è stato completato.
LAZIO: L'iter concorsuale è stato completato.
LIGURIA: L'iter concorsuale è stato completato.
LOMBARDIA: L'iter concorsuale è stato completato ma è stato sospeso dal TAR Lombardia
MARCHE: L'iter concorsuale è stato completato.
MOLISE: L'iter concorsuale è stato completato.
PIEMONTE: L'iter concorsuale è stato completato.
PUGLIA: L'iter concorsuale è stato completato.
SARDEGNA: L'iter concorsuale è stato completato.
SICILIA: In data  8 giugno la commissione ha comunicato di aver valutato 1118 elaborati corrispondenti a  559 candidati a fronte di 971 persone in totale. Per completare dovevano essere valutati altri 824 elaborati. Com'è possibile che in due mesi non ci sono ancora riusciti?
TOSCANA: Il 28 luglio sono stati esaminati gli ultimi candidati integrati dal TAR Toscana. Si presume che nei prossimi giorni sarà pubblicata la graduatoria di merito.
UMBRIA : L'iter concorsuale è stato completato.
VENETO: L'iter concorsuale è stato completato.

Da: Valeriana@ 02/08/2012 11:14:43
Un articolo un po' lungo ma molto interessante sia per i vincitori di concorso sia per i ricorsisti e i non idonei.

Dopo il concorso/corrida, ci sarà un futuro per dirigenti scolastici?

di Ivana Summa Educazione & Scuola 31.7.2012

Non vi pare che sia giunto il momento di fare qualche seria di riflessione sul Concorso per dirigenti scolastici che si sta concludendo, in quasi tutte le regioni, proprio in questi giorni di canicola leonina? Taciamo volutamente sui numerosi ricorsi amministrativi non ancora conclusi, sul dimezzamento dei posti messi a concorso con il D.D.G. 13 luglio 2011, sulla preselezione realizzata con più di 5.000 astruse domande, sulla nomina dei membri delle commissioni e della correlata incompetenza esperta e via di questo passo. Se scorriamo velocemente tutto l'iter concorsuale, ci si accorge che esso è basato - con una ferrea coerenza che attraversa tutte le fasi compreso il colloquio orale - sull'idea che per diventare dirigente scolastico occorra una "testa piena", piuttosto che una "testa ben fatta". Una testa piena di minutaglie psico-pedagogiche e di tecnicismi pseudomanageriali, per tacere della mera conoscenza mnemonica di leggi e leggine che nulla hanno a che vedere con la padronanza dei concetti fondamentali del diritto costituzionale, pubblico, amministrativo, ecc..
Ed ecco che decine di migliaia di insegnanti, privi di qualsiasi forma di carriera, hanno deciso di partecipare ad un concorso che, rispetto al precedente del 2004, si presenta irto di ostacoli. Alcuni insegnanti, carichi di titoli (doppie e triple lauree, master, attività di aggiornamento, incarichi istituzionali) lo hanno affrontato pieni di speranze meritocratiche, tanto evocate in questi ultimi anni; altri, dopo una frettolosa preparazione mirata esclusivamente al superamento delle prove, hanno affrontato il concorso confidando nella fortuna, peraltro da tutti ritenuta componente essenziale per concludere l'iter con successo.
E' inutile sottolineare che gli uni e gli altri possono essere iscritti nella categoria "dilettanti allo sbaraglio", considerato che il concorso assomiglia molto allo storico gioco radiofonico e televisivo che chiamava alla sfida chi aveva il coraggio di esibirsi, a prescindere dal possesso di competenze di base e trasversali per entrare in scena.
Rinunciando ad analogie divertenti ma amare, entriamo decisamente nel discorso che più ci preme e che riguarda il reclutamento dei dirigenti scolastici dopo l'attribuzione dell'autonomia alle scuole e della dirigenza ai capi d'istituto. La legge, come è noto, prevede un profilo - specificato chiaramente nell'art. 25 del D.Lgvo n. 165/2001 - che in quest'ultimo decennio si è profondamente evoluto a seguito del disegno riformistico contenuto nella cosiddetta riforma Brunetta del 2009. D'altra parte, la concreta interpretazione, in più di un decennio, di una funzione così articolata e complessa ha visto all'azione dirigenti scolastici che, nella stragrande maggioranza dei casi, dopo aver messo velocemente da parte la connotazione educativa della dirigenza scolastica, si sono trasformati in burocrati attenti a non commettere errori, intenti ad applicare le leggi - comprese quelle riguardanti gli assetti ordinamentali, curriculari e valutativi- rinunciando ad implementare processi di innovazione e miglioramento della qualità della didattica, di cui il nostro sistema scolastico ha un irrinunciabile bisogno e che possono essere realizzati soltanto facendo costante ricerca educativa, didattica, valutativa.
Da queste considerazioni emerge con chiarezza come non ci sia ancora una un modello professionale di dirigenza scolastica in grado di connotare in modo specifico le competenze educative, giuridiche ed organizzative più adeguate, in base alle quali preparare e poi selezionare i docenti che aspirano a guidare una scuola non per una scelta di comodo o ispirata ad un generico cambiamento o, peggio, ad un desiderio di fuga dall'insegnamento, ma perché motivati a dare un personale contributo "di servizio" per migliorare la qualità del nostro sistema scolastico.
Questa idea/proposta può sembrare presuntuosa e velleitaria, ma così non è se si pensa che tutte le ricerche che correlano la qualità della leadership scolastica con la qualità delle scuole ci dicono che l' apporto del capo d'istituto - comunque venga denominato - sia particolarmente significativo, anzi rappresenti il valore aggiunto di una scuola. Il sociologo francese Alaine Touraine, nella sua relazione tenuta al Convegno Nazionale del C.I.D.I. del marzo 2007 a Roma, riferendo gli esiti di una sua ricerca comparativa tra due collége della banlieu parigina, ha messo in evidenza come le capacità di guida del dirigente di una delle due scuole abbiano saputo creare forte motivazione fra gli insegnanti sostenendoli nella difficile sfida educativa cui erano chiamati, operando in un contesto sociale molto difficile. Come dire, non di soli ordinamenti e curricoli vive e cresce la qualità educativa delle scuole, perché sono altrettanto importanti le persone che vi lavorano e soprattutto la capacità di un capo di istituto di mettere in moto le risorse professionali esistenti.
In Italia non sono mai state realizzate ricerche focalizzate in questo ambito, eppure tutti noi possiamo agevolmente constatare come l'interpretazione di ruolo da parte del singolo dirigente scolastico - a prescindere dalle provenienze concorsuali - sia determinante per le nostre scuole, considerata la cornice normativa ed istituzionale entro cui si muovono, che provoca spinte sia verso la burocratizzazione, che verso l'"anarchia organizzativa".
Oggi, osservando il nostro sistema scolastico, abbiamo la percezione nitida che non esista una visione condivisa della funzione del dirigente scolastico, radicata dentro una più vasta funzione istituzionale riconosciuta irrinunciabile per la qualità delle scuole. Soltanto in questa prospettiva assume rilevanza la scelta - contenuta nell'art. 25 del D. Lgvo n. 165/2001 - di selezionare questa particolare tipologia di dirigenti esclusivamente tra il personale docente al quale, peraltro, non possono essere richieste, naturaliter, competenze amministrative ed organizzative.
Come mai allora, in più di un decennio, si è rinunciato a creare specifici percorsi di sviluppo professionale di un certo numero di docenti ai quali far acquisire quel quid specifico della dirigenza scolastica, che altrimenti viene lasciato al caso o alle aspirazioni personali?
Una prima causa è da individuare nella progressiva involuzione e/o implosione subita dall'autonomia scolastica durante il suo primo decennio, sballottata da innumerevoli e imprevedibili ondate di cambiamento, da un anno scolastico all'altro, in direzioni spesso contrastanti. I cambiamenti voluti dalle riforme di questi ultimi dieci anni, infatti, hanno chiamato i dirigenti scolastici a far "applicare" ai docenti le nuove indicazioni didattiche ed ordinamentali quasi fossero dei "semplici" caporali di giornata, dimenticando che le leve di gestione privilegiate (e privilegiabili) dentro una scuola davvero autonoma sono altre: la collegialità tecnico-professionale, la partecipazione, la ricerca e la sperimentazione, perché le scuole sono innanzitutto "comunità di pratiche" con le loro routines e conoscenze, con i loro valori e le loro "storie di vita".
Una seconda causa va ricercata nella sottovalutazione della funzione dirigenziale nelle pubbliche amministrazioni, ancorata, nonostante vent'anni di riforme, a vecchie interpretazioni di ruolo, più attenti agli aspetti formali e procedurali che agli aspetti connessi con l'attivazione di processi e con il raggiungimento di risultati. Abbiamo motivo di ritenere che il vecchio modello dirigenziale si possa addirittura rafforzare con le ultime riforme del 2009 che, pur introducendo sistemi di premialità e di performances affidati alla dirigenza, di fatti comporteranno cambiamenti di facciata, sovrapproduzione di documentazione, salvo lasciare intatti ed irrisolti tutti i problemi connessi con la gestione delle risorse umane nel pubblico impiego.

Ma quale dirigenza scolastica vogliamo?
Nella prospettiva appena tratteggiata, anche il dirigente scolastico meglio attrezzato sul piano delle conoscenze corre il rischio di utilizzarle a prescindere dal fatto che dirige innanzitutto una scuola e non ufficio amministrativo qualsiasi.
Come afferma L. Benadusi, la scuola è un'organizzazione sui generis, perché le dimensioni strutturali e formali sono meno importanti di ciò che vive al loro interno: i valori, le tradizioni, le culture, i linguaggi, i significati e le modalità delle interazioni soggettive. Questi aspetti, che il noto sociologo dell'educazione definisce "fluidi ed immateriali", debbono essere pienamente compresi prima di essere fatti oggetto di politiche gestionali.
Ne deriva che l'interpretazione di un ruolo istituzionale come quello del dirigente scolastico non può essere soltanto il risultato della cornice normativa specifica e generale entro cui è tenuto ad esprimersi, perché è agito in un'arena sociale che, non essendo determinabile, impone capacità ermeneutiche (comprendere il senso di ciò che avviene) ed euristiche (agire come un ricercatore competente).
Assume poi un particolare rilievo il contesto sociale, interno ed esterno alla scuola, e tutte le aspettative espresse nei confronti di una funzione che viene troppo spesso vista e vissuta in termini di semplice gestione del funzionamento quotidiano ma anche come simbolo di un potere estraneo ed intrusivo.
Se si scorre la letteratura organizzativa sulla dirigenza scolastica - cresciuta in Italia dall'inizio degli anni '80 parallelamente alla richiesta di autonomia per i singoli istituti scolastici - si può rilevare come si sia molto riflettuto sulle competenze da richiedere a tale figura fino all'avvento dell'autonomia e della dirigenza. Sia pure con accenti diversi, si è andato delineando, in quegli anni di fermento politico, culturale e professionale, la figura di un dirigente scolastico che agisce, nel rispetto della professionalità docente, in un'organizzazione scolastica dotata di autonomia funzionale, ispirandosi ad un profilo che riesce a coniugare aspetti attribuibili al management con aspetti riferibili alla leadership. L'una e l'altra connotazione non sono da ritenere antitetiche ma complementari, in quanto entrambe fanno riferimento a competenze di coordinamento, di controllo, di programmazione, di guida, chiamando in causa modalità di gestione ispirate alle teorie organizzative piuttosto che a modelli burocratici che non possono garantire, per la loro stessa natura, né efficienza né efficacia. Ma quali sono le differenze sostanziali, considerato che sia il manager che il leader lavorano con le persone convogliando gli sforzi dei singoli e dei gruppi verso gli obiettivi organizzativi? La differenza può essere colta in un tratto distintivo: il management si confronta con la complessità e la sua efficacia si misura con il grado di ordine e coerenza che riesce a realizzare a livello organizzativo; al contrario, la leadership si misura con il cambiamento e, dunque, agisce indicandone la direzione e la visione. E, tuttavia, non esiste un buon manager che non sia anche un buon leader.
Dunque, questo è il modello professionale che riteniamo debba essere ripreso anche sul piano culturale per essere poi assunto - sul piano normativo e concorsuale- come riferimento per il dirigente scolastico "di nuova generazione", collocato dentro una concezione di scuola come comunità di persone che agiscono come attori politici (perché fanno delle scelte responsabili) e professionali, in quanto possiedono competenze di alto livello e di alta responsabilità .
Facciamo in modo - fin da subito - che la prossima volta si scelgano modalità di formazione e di selezione dei docenti che rispondano a questa idea di dirigenza scolastica.

Da: lupus02/08/2012 18:34:01
per Calabrese: Li segheranno li segheranno, tempo al tempo,la giustizia amministrativa e' lenta ma inesorabile eheheh

Da: lupus02/08/2012 20:54:05
Constato con piacere che ancora esiste qualche politico che fa e sa fare politica!
http://www.cittametropolitana.it/notizie/calabria/42517-laratta-pd-interrogazione-su-concorso-dirigenti-scolastici-calabresi/

Da: per idonei ciucci03/08/2012
Mi auguro che i postiti sedicenti idonei presenti in questo forum siano sono degli utenti in vena di scherzare. Perchè se davvero gli idonei si esprimono con questo linguaggio sgangherato, triviale e del tutto sconnesso, oltre che vuoto e superficiale, allora  la P.A. è sull0rlo del baratro. Ds ciucci a gogò. Si, dico ciucci( e non somari) perchè forse costoro capiscono meglio. CIUCCI CIUCCI CIUCCI CIUCCI

Da: lupus03/08/2012 12:02:08
sig "siano sono" un pizzico di autocritica no eh?

Da: x idonei ciucci03/08/2012 15:10:13
il tuo post sgangherato ha un senso: gli idonei presenti sul forum fanno una pessima pubblicità alla scuola calabrese e all'operato della commissione avvalorando  la tesi di chi ne ha sempre sostenuto l'incompetenza e, più in generale,  l'inidoneità del meccanismo concorsuale a selezionare i  meritevoli.

Da: da tecnica della scuola14/08/2012 14:13:11
13/08/2012





Vi invio, in allegato, la lettera da me inviata al Presidente della Repubblica, in merito al concorso per dirigenti scolastici. Grazie per l'attenzione e buon lavoro!

Cordiali saluti



All'attenzione del Presidente della Repubblica



Illustrissimo Presidente Napolitano,



mi si dice che in genere le lettere dei cittadini indirizzate al Capo dello Stato, per ovvie ragioni, non passano per le sue mani, ma questa mia dovrebbe conoscerla personalmente, perché la questione in essa contenuta va al di là dell'interesse del singolo cittadino e investe una larga fascia della popolazione italiana.

Io sono la dott.ssa Antonella Mongiardo, ingiustamente esclusa dalle prove orali dell'ultimo concorso per Dirigenti scolastici, tenuto in Calabria. Con tutto il rischio di tediarLa, ma non posso fare a meno di raccontarLe l'assurda esperienza che mi è toccato fare, in modo che Lei sappia cosa succede nei pubblici concorsi in Italia, e in particolare nel Meridione.

E' notorio che sull'ultimo concorso nazionale per dirigenti scolastici c'è stata una tempesta di polemiche e di ricorsi. Tante denunce di candidati bocciati finite su giornali e riviste scolastiche, nonché venti interrogazioni parlamentari riguardanti le irregolarità commesse nel concorso a presidi.

Una grave irregolarità è stata recentemente censurata dal TAR Lombardia, dopo che è stata accertata la trasparenza delle buste contenenti i dati anagrafici dei candidati e quindi la violazione dell'anonimato, principio inderogabile nella correzione delle prove scritte in un pubblico concorso. Ciò dovrebbe indurre le istituzioni a estendere i dovuti controlli anche alle altre Regioni italiane. Potrebbe venir fuori che le più inspiegabili illogicità di questo genere di concorsi si annidino proprio nella fase di revisione delle prove scritte. Ad aiutare a fare chiarezza sono disponibili prove cartacee, elaborati, giudizi e verbali, su cui è possibile effettuare dei riscontri oggettivi.

Signor Presidente, io Le scrivo da una terra dove non di rado si legge sui giornali di concorsi truccati, di esami universitari falsificati, di lauree invalidate, di dirigenti di pubblici uffici inquisiti e rinviati a giudizio per gravi reati e abusi di potere contro la P. A.

Io ho voluto prospettare a Lei questo mio caso assai inquietante perché Lei è notoriamente un uomo di grande sensibilità e di raro equilibrio.

Dirò in sintesi qui di seguito in che modo io sono stata trattata dalla Commissione calabrese, composta dal professore Antonio Viscomi, dalla preside Maria Carmela Ferrigno e dal dott. Vincenzo Multari.



Il fatto



A dicembre ho sostenuto le due prove scritte, di cui conoscevo a menadito gli argomenti assegnati. La prima è stata valutata "insufficiente", mentre la seconda non è stata affatto corretta. Se è vero che l'operato di una Commissione è insindacabile nel merito, è anche vero che esso deve sottostare ai precetti di logicità, di imparzialità, di ragionevolezza e perseguimento del pubblico interesse.

Io sono certa che entrambi i miei lavori siano molto validi. Non è immodestia la mia, è consapevolezza della mia preparazione e dei mezzi espressivi necessari per estrinsecarla nel modo migliore. Un tirocinio espletato e maturato nell'arco di anni, seguendo corsi e studiando giorno e notte su libri, codici e testi di legislazione scolastica. Uno studio paziente e tenace protratto sino agli ultimi momenti, in uno stato di continuo stress fisico ed emotivo, a causa di una difficile gravidanza e di un parto avvenuto poco prima della preselezione. Una dura prova, quest'ultima, che, malgrado tutto, ho superato con il voto di 92/100.

Da quando ho potuto avere accesso agli atti del concorso, è scattato l'allarme: ho avuto modo di leggere compiti (anonimi) di candidati ammessi agli orali infarciti di grossolani errori di concetto, di grammatica e sintassi. Un tema di fascia alta addirittura con periodi contorti e sconnessi, privi di senso logico, irriguardosi della concordanza dei tempi verbali e perfino di una corretta punteggiatura. Questi elaborati li conservo gelosamente in modo da poterli mostrare a chiunque me ne facesse richiesta. Se non ho ritenuto di inviarli a Lei è soltanto per risparmiarLe la vista di tali sconcezze linguistiche.

Ma ciò che maggiormente mi sconcerta e mi offende è il fatto che si siano voluti evidenziare dalla stessa Commissione errori grammaticali nel mio tema, mentre a ben guardare non se ne vede neppure uno. E' scritto: "Insufficiente conoscenza della lingua, esposizione non scorrevole, rielaborazione pessima, errori morfosintattici, concetti riportati senza consapevolezza". Anni di studio e di sacrifici sono stati vanificati in un attimo con delle X senza senso, messe accanto a giudizi prestampati e pretestuosi.

Ho fatto leggere il mio elaborato a mio padre, dott. Paolo Mongiardo, ex allievo di docenti della statura di Natalino Sapegno, Ugo Spirito, Ettore Paratore e Guido Calogero, ed egli stesso scrittore e saggista. Gli ho chiesto di revisionare il mio tema, evidenziandone tutti gli eventuali errori morfosintattici. Errori che la stessa Commissione, del resto, non ha evidenziato nella correzione degli elaborati. Egli mi ha attestato per iscritto che: "Nell'elaborato, all'infuori di due banali refusi, non si riscontrano errori, né ortografici, né morfosintattici. L'esposizione si presenta scorrevole e corretta sotto l'aspetto linguistico e grammaticale".

Ma, essendo di mio padre, l'attestato non ha alcuna rilevanza giuridica. Per questo ho pensato di allegare alla lettera il mio elaborato insieme alla traccia e ai verbali, affinché altri, che non sono parte in causa, possano leggerlo e valutarlo con imparzialità. Peccato che non mi è dato esibire la mia seconda prova, mai corretta dalla Commissione, dalla quale sarebbe maggiormente emerso fino a che punto i commissari siano caduti in errore. Un tema sulla cultura d'impresa nella scuola, che ho svolto esaustivamente con impegno, con molta cura linguistica e profondità di idee, dando il meglio di me stessa, anche perché l'argomento in oggetto era uno dei miei preferiti. Purtroppo questo secondo lavoro è come mai fatto, mai esistito, svanito nel nulla.

La scorrettezza morfosintattica che la Commissione avrebbe rilevato in molti elaborati, compreso il mio, si rileva, invece, nella traccia consegnata ai candidati il primo giorno di scritti, recante la firma dei tre commissari,  nella quale a un certo punto si legge: "…prevede che il dirigente possa di avvalersi…".

Come può una Commissione che commette di simili strafalcioni avere credibilità quando è chiamata a giudicare la proprietà linguistica di professionisti con tanto di titoli di studio e anni di esperienza nell'ambito dell'istruzione? Già questo solo strafalcione denota incompetenza e/o superficialità. E comunque, in ogni caso, c'è molto da riflettere!

Il giudizio attribuitomi nella prima prova è aberrante e ingiurioso. Lo affermo all'insegna dei miei titoli accademici e professionali, nonché della mia attività di giornalista fin dal 2001. Ho avuto attestazioni di stima da parte di direttori di giornali e caporedattori, i quali mi hanno sempre affidato inchieste di rilievo e a volte anche scottanti, in cui era richiesta non solo la conoscenza della lingua, ma anche spirito critico e professionalità. Scrivo libri di divulgazione matematica. Ho conseguito la maturità scientifica con 60/60 e la laurea in Matematica con 110/110 presso la Sapienza di Roma, in un tempo in cui i laureati nella mia facoltà erano mosche bianche e quando per superare un esame con docenti di vaglia a livello internazionale bisognava spezzarsi la schiena sui libri. Dopo la laurea, ho vinto una borsa di studio biennale (l'unica in quell'anno accademico) presso la facoltà di statistica della Sapienza, dove ho anche conseguito il diploma biennale di specializzazione in "Ricerca operativa e strategie decisionali". Un titolo che mi sono sudato sostenendo dodici esami e una tesi finale. Ho superato nel 2000 il concorso a cattedra in matematica, sostenendo lo scritto e un brillante colloquio orale, al termine del quale il presidente mi ha fatto lusinghieri complimenti. Ho seguito due master in dirigenza scolastica, in entrambi i quali ho discusso la tesi con il dott. Sergio Scala, vice Direttore Generale per lo Studente, l'Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione del MIUR, che mi ha valutato con 29/30 e 30/30. Il dott. Scala si è complimentato con me per la mia relazione finale che "non è una tesi - disse - ma un vero e proprio libro". Ricordo con orgoglio il giorno in cui il Prof. Luigi Aparo della facoltà di statistica di Roma, dopo avermi valutato con 30 e lode all'esame di teoria dei giochi, mi ha invitato a tenere dei seminari per gli specializzandi. E ci tengo a sottolineare che nel corso della mia carriera scolastica e professionale non ho mai conosciuto il significato della parola raccomandazione. Mai!       

Dico questo, Signor Presidente, non per incensarmi, ma per rimarcare l'umiliazione che ho provato nel sentirmi dire, per la prima volta in vita mia, che sono un'ignorante che non conosce la lingua italiana e che non ha coscienza di ciò che scrive. Un giudizio orribile che è stato usato per moltissimi candidati, sulla cui pelle è stato impresso il marchio di demerito e di asinità da un sistema burocratico discutibile.

Plurilaureati, specializzati, giornalisti, collaboratori universitari, tutti dichiarati incapaci di intendere e di volere! E' questa un'affermazione talmente grave che a scuola si può pronunciare per un alunno solo dopo averlo sottoposto a visita medica collegiale, seguita dalla richiesta di un insegnante di sostegno. Qui, in questo concorso, la taccia di incapace di intendere e di volere è stata espressa impunemente per i docenti. Un vero obbrobrio!

Possiamo esimerci dal chiederci: ma siamo sicuri che certi docenti siano veramente in grado di esprimere un giudizio obiettivo sulla conoscenza e preparazione grammaticale e sintattica di altri docenti partecipanti ad un pubblico concorso?

Ho partecipato con altri colleghi ad un ricorso collettivo al Tar Calabria, finalizzato all'annullamento della procedura concorsuale. Il Tar ha rigettato finora tutti i ricorsi individuali e collettivi, compreso quello della mia squadra. Io in verità non ho mai sperato nell'annullamento del concorso. Per me, la soluzione più possibile e più giusta consiste nell'annullamento delle precedenti correzioni e nella revisione di tutti gli elaborati da parte di una nuova Commissione.

Un'altra cosa poco chiara e alquanto equivoca è questa. Dopo lo svolgimento delle prove scritte, a tutti i candidati è stato chiesto di trasmettere i propri titoli personali ancora prima di sapere l'esito degli scritti (così era previsto dal bando). Ma, nel regolamento dei concorsi pubblici (art. 16 D.P.R. 487/1994) c'è scritto che i titoli devono essere comunicati dopo l'esito delle prove orali. Ciò ha senso perché essi devono servire a formare la graduatoria finale e quindi dovrebbero essere richiesti soltanto a chi ha superato tutte le prove. Che senso e che scopo ha avuto, dunque, questa richiesta innanzi tempo? E' da credere che sia stata solo una fortuita coincidenza se molti candidati in possesso di titoli validissimi siano stati tutti esclusi dalle fasi finali del concorso? Io personalmente, per esempio, se fossi arrivata alla fine del percorso, avrei totalizzato, solo coi titoli, un punteggio di 11,5. E mi fa molto pensare il fatto che nella graduatoria di merito, pubblicata di recente, nei primi 50 posti si leggano punteggi bassissimi (persino di 2,5) nella colonna dei titoli.  Non si vuole accusare nessuno, per l'amore di Dio, ma fa molto pensare il fatto che molti bocciati avevano un alto punteggio nei documenti in atti, mentre molti promossi avevano un punteggio basso. E' a dir poco strano come in questo concorso i più alti siano diventati bassi e i più bassi siano diventati alti. Quel che di certo è dato sapere è che la posizione di tutti, degli alti e dei bassi, era a conoscenza dei commissari esaminatori prima ancora che venissero pubblicati gli esiti delle prove scritte.

In conclusione, Signor Presidente, ciò che Le chiedo è di intervenire con la sua autorevolezza, affinché possa farsi piena luce su questa vicenda. A questo punto solo Lei può fare in modo che venga accertata la verità e che si faccia giustizia. Le chiedo di darci un segnale forte, nell'interesse dei tanti candidati che, come me, hanno investito enorme quantità di tempo, di energie e di mezzi economici per prepararsi ad affrontare con serietà e dignità la suddetta selezione; nell'interesse dei tanti docenti che ogni giorno si spendono nelle proprie aule per educare i giovani alla dirittura morale e alla legalità; nell'interesse dei tanti cittadini onesti che credono nella meritocrazia e stigmatizzano il clientelismo; nell'interesse stesso dello Stato che deve garantire a tutti i cittadini il rispetto dei principi costituzionali di imparzialità e di buon andamento. Ma, soprattutto, glieLo chiedo per il bene dei nostri figli, ai quali speriamo di consegnare un giorno una società migliore di quella attuale.



Con i miei deferenti saluti e auguri di buon lavoro



dott.ssa Antonella Mongiardo

Da: da tecnica della scuola14/08/2012 14:13:45
13/08/2012





Vi invio, in allegato, la lettera da me inviata al Presidente della Repubblica, in merito al concorso per dirigenti scolastici. Grazie per l'attenzione e buon lavoro!

Cordiali saluti



All'attenzione del Presidente della Repubblica



Illustrissimo Presidente Napolitano,



mi si dice che in genere le lettere dei cittadini indirizzate al Capo dello Stato, per ovvie ragioni, non passano per le sue mani, ma questa mia dovrebbe conoscerla personalmente, perché la questione in essa contenuta va al di là dell'interesse del singolo cittadino e investe una larga fascia della popolazione italiana.

Io sono la dott.ssa Antonella Mongiardo, ingiustamente esclusa dalle prove orali dell'ultimo concorso per Dirigenti scolastici, tenuto in Calabria. Con tutto il rischio di tediarLa, ma non posso fare a meno di raccontarLe l'assurda esperienza che mi è toccato fare, in modo che Lei sappia cosa succede nei pubblici concorsi in Italia, e in particolare nel Meridione.

E' notorio che sull'ultimo concorso nazionale per dirigenti scolastici c'è stata una tempesta di polemiche e di ricorsi. Tante denunce di candidati bocciati finite su giornali e riviste scolastiche, nonché venti interrogazioni parlamentari riguardanti le irregolarità commesse nel concorso a presidi.

Una grave irregolarità è stata recentemente censurata dal TAR Lombardia, dopo che è stata accertata la trasparenza delle buste contenenti i dati anagrafici dei candidati e quindi la violazione dell'anonimato, principio inderogabile nella correzione delle prove scritte in un pubblico concorso. Ciò dovrebbe indurre le istituzioni a estendere i dovuti controlli anche alle altre Regioni italiane. Potrebbe venir fuori che le più inspiegabili illogicità di questo genere di concorsi si annidino proprio nella fase di revisione delle prove scritte. Ad aiutare a fare chiarezza sono disponibili prove cartacee, elaborati, giudizi e verbali, su cui è possibile effettuare dei riscontri oggettivi.

Signor Presidente, io Le scrivo da una terra dove non di rado si legge sui giornali di concorsi truccati, di esami universitari falsificati, di lauree invalidate, di dirigenti di pubblici uffici inquisiti e rinviati a giudizio per gravi reati e abusi di potere contro la P. A.

Io ho voluto prospettare a Lei questo mio caso assai inquietante perché Lei è notoriamente un uomo di grande sensibilità e di raro equilibrio.

Dirò in sintesi qui di seguito in che modo io sono stata trattata dalla Commissione calabrese, composta dal professore Antonio Viscomi, dalla preside Maria Carmela Ferrigno e dal dott. Vincenzo Multari.



Il fatto



A dicembre ho sostenuto le due prove scritte, di cui conoscevo a menadito gli argomenti assegnati. La prima è stata valutata "insufficiente", mentre la seconda non è stata affatto corretta. Se è vero che l'operato di una Commissione è insindacabile nel merito, è anche vero che esso deve sottostare ai precetti di logicità, di imparzialità, di ragionevolezza e perseguimento del pubblico interesse.

Io sono certa che entrambi i miei lavori siano molto validi. Non è immodestia la mia, è consapevolezza della mia preparazione e dei mezzi espressivi necessari per estrinsecarla nel modo migliore. Un tirocinio espletato e maturato nell'arco di anni, seguendo corsi e studiando giorno e notte su libri, codici e testi di legislazione scolastica. Uno studio paziente e tenace protratto sino agli ultimi momenti, in uno stato di continuo stress fisico ed emotivo, a causa di una difficile gravidanza e di un parto avvenuto poco prima della preselezione. Una dura prova, quest'ultima, che, malgrado tutto, ho superato con il voto di 92/100.

Da quando ho potuto avere accesso agli atti del concorso, è scattato l'allarme: ho avuto modo di leggere compiti (anonimi) di candidati ammessi agli orali infarciti di grossolani errori di concetto, di grammatica e sintassi. Un tema di fascia alta addirittura con periodi contorti e sconnessi, privi di senso logico, irriguardosi della concordanza dei tempi verbali e perfino di una corretta punteggiatura. Questi elaborati li conservo gelosamente in modo da poterli mostrare a chiunque me ne facesse richiesta. Se non ho ritenuto di inviarli a Lei è soltanto per risparmiarLe la vista di tali sconcezze linguistiche.

Ma ciò che maggiormente mi sconcerta e mi offende è il fatto che si siano voluti evidenziare dalla stessa Commissione errori grammaticali nel mio tema, mentre a ben guardare non se ne vede neppure uno. E' scritto: "Insufficiente conoscenza della lingua, esposizione non scorrevole, rielaborazione pessima, errori morfosintattici, concetti riportati senza consapevolezza". Anni di studio e di sacrifici sono stati vanificati in un attimo con delle X senza senso, messe accanto a giudizi prestampati e pretestuosi.

Ho fatto leggere il mio elaborato a mio padre, dott. Paolo Mongiardo, ex allievo di docenti della statura di Natalino Sapegno, Ugo Spirito, Ettore Paratore e Guido Calogero, ed egli stesso scrittore e saggista. Gli ho chiesto di revisionare il mio tema, evidenziandone tutti gli eventuali errori morfosintattici. Errori che la stessa Commissione, del resto, non ha evidenziato nella correzione degli elaborati. Egli mi ha attestato per iscritto che: "Nell'elaborato, all'infuori di due banali refusi, non si riscontrano errori, né ortografici, né morfosintattici. L'esposizione si presenta scorrevole e corretta sotto l'aspetto linguistico e grammaticale".

Ma, essendo di mio padre, l'attestato non ha alcuna rilevanza giuridica. Per questo ho pensato di allegare alla lettera il mio elaborato insieme alla traccia e ai verbali, affinché altri, che non sono parte in causa, possano leggerlo e valutarlo con imparzialità. Peccato che non mi è dato esibire la mia seconda prova, mai corretta dalla Commissione, dalla quale sarebbe maggiormente emerso fino a che punto i commissari siano caduti in errore. Un tema sulla cultura d'impresa nella scuola, che ho svolto esaustivamente con impegno, con molta cura linguistica e profondità di idee, dando il meglio di me stessa, anche perché l'argomento in oggetto era uno dei miei preferiti. Purtroppo questo secondo lavoro è come mai fatto, mai esistito, svanito nel nulla.

La scorrettezza morfosintattica che la Commissione avrebbe rilevato in molti elaborati, compreso il mio, si rileva, invece, nella traccia consegnata ai candidati il primo giorno di scritti, recante la firma dei tre commissari,  nella quale a un certo punto si legge: "…prevede che il dirigente possa di avvalersi…".

Come può una Commissione che commette di simili strafalcioni avere credibilità quando è chiamata a giudicare la proprietà linguistica di professionisti con tanto di titoli di studio e anni di esperienza nell'ambito dell'istruzione? Già questo solo strafalcione denota incompetenza e/o superficialità. E comunque, in ogni caso, c'è molto da riflettere!

Il giudizio attribuitomi nella prima prova è aberrante e ingiurioso. Lo affermo all'insegna dei miei titoli accademici e professionali, nonché della mia attività di giornalista fin dal 2001. Ho avuto attestazioni di stima da parte di direttori di giornali e caporedattori, i quali mi hanno sempre affidato inchieste di rilievo e a volte anche scottanti, in cui era richiesta non solo la conoscenza della lingua, ma anche spirito critico e professionalità. Scrivo libri di divulgazione matematica. Ho conseguito la maturità scientifica con 60/60 e la laurea in Matematica con 110/110 presso la Sapienza di Roma, in un tempo in cui i laureati nella mia facoltà erano mosche bianche e quando per superare un esame con docenti di vaglia a livello internazionale bisognava spezzarsi la schiena sui libri. Dopo la laurea, ho vinto una borsa di studio biennale (l'unica in quell'anno accademico) presso la facoltà di statistica della Sapienza, dove ho anche conseguito il diploma biennale di specializzazione in "Ricerca operativa e strategie decisionali". Un titolo che mi sono sudato sostenendo dodici esami e una tesi finale. Ho superato nel 2000 il concorso a cattedra in matematica, sostenendo lo scritto e un brillante colloquio orale, al termine del quale il presidente mi ha fatto lusinghieri complimenti. Ho seguito due master in dirigenza scolastica, in entrambi i quali ho discusso la tesi con il dott. Sergio Scala, vice Direttore Generale per lo Studente, l'Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione del MIUR, che mi ha valutato con 29/30 e 30/30. Il dott. Scala si è complimentato con me per la mia relazione finale che "non è una tesi - disse - ma un vero e proprio libro". Ricordo con orgoglio il giorno in cui il Prof. Luigi Aparo della facoltà di statistica di Roma, dopo avermi valutato con 30 e lode all'esame di teoria dei giochi, mi ha invitato a tenere dei seminari per gli specializzandi. E ci tengo a sottolineare che nel corso della mia carriera scolastica e professionale non ho mai conosciuto il significato della parola raccomandazione. Mai!       

Dico questo, Signor Presidente, non per incensarmi, ma per rimarcare l'umiliazione che ho provato nel sentirmi dire, per la prima volta in vita mia, che sono un'ignorante che non conosce la lingua italiana e che non ha coscienza di ciò che scrive. Un giudizio orribile che è stato usato per moltissimi candidati, sulla cui pelle è stato impresso il marchio di demerito e di asinità da un sistema burocratico discutibile.

Plurilaureati, specializzati, giornalisti, collaboratori universitari, tutti dichiarati incapaci di intendere e di volere! E' questa un'affermazione talmente grave che a scuola si può pronunciare per un alunno solo dopo averlo sottoposto a visita medica collegiale, seguita dalla richiesta di un insegnante di sostegno. Qui, in questo concorso, la taccia di incapace di intendere e di volere è stata espressa impunemente per i docenti. Un vero obbrobrio!

Possiamo esimerci dal chiederci: ma siamo sicuri che certi docenti siano veramente in grado di esprimere un giudizio obiettivo sulla conoscenza e preparazione grammaticale e sintattica di altri docenti partecipanti ad un pubblico concorso?

Ho partecipato con altri colleghi ad un ricorso collettivo al Tar Calabria, finalizzato all'annullamento della procedura concorsuale. Il Tar ha rigettato finora tutti i ricorsi individuali e collettivi, compreso quello della mia squadra. Io in verità non ho mai sperato nell'annullamento del concorso. Per me, la soluzione più possibile e più giusta consiste nell'annullamento delle precedenti correzioni e nella revisione di tutti gli elaborati da parte di una nuova Commissione.

Un'altra cosa poco chiara e alquanto equivoca è questa. Dopo lo svolgimento delle prove scritte, a tutti i candidati è stato chiesto di trasmettere i propri titoli personali ancora prima di sapere l'esito degli scritti (così era previsto dal bando). Ma, nel regolamento dei concorsi pubblici (art. 16 D.P.R. 487/1994) c'è scritto che i titoli devono essere comunicati dopo l'esito delle prove orali. Ciò ha senso perché essi devono servire a formare la graduatoria finale e quindi dovrebbero essere richiesti soltanto a chi ha superato tutte le prove. Che senso e che scopo ha avuto, dunque, questa richiesta innanzi tempo? E' da credere che sia stata solo una fortuita coincidenza se molti candidati in possesso di titoli validissimi siano stati tutti esclusi dalle fasi finali del concorso? Io personalmente, per esempio, se fossi arrivata alla fine del percorso, avrei totalizzato, solo coi titoli, un punteggio di 11,5. E mi fa molto pensare il fatto che nella graduatoria di merito, pubblicata di recente, nei primi 50 posti si leggano punteggi bassissimi (persino di 2,5) nella colonna dei titoli.  Non si vuole accusare nessuno, per l'amore di Dio, ma fa molto pensare il fatto che molti bocciati avevano un alto punteggio nei documenti in atti, mentre molti promossi avevano un punteggio basso. E' a dir poco strano come in questo concorso i più alti siano diventati bassi e i più bassi siano diventati alti. Quel che di certo è dato sapere è che la posizione di tutti, degli alti e dei bassi, era a conoscenza dei commissari esaminatori prima ancora che venissero pubblicati gli esiti delle prove scritte.

In conclusione, Signor Presidente, ciò che Le chiedo è di intervenire con la sua autorevolezza, affinché possa farsi piena luce su questa vicenda. A questo punto solo Lei può fare in modo che venga accertata la verità e che si faccia giustizia. Le chiedo di darci un segnale forte, nell'interesse dei tanti candidati che, come me, hanno investito enorme quantità di tempo, di energie e di mezzi economici per prepararsi ad affrontare con serietà e dignità la suddetta selezione; nell'interesse dei tanti docenti che ogni giorno si spendono nelle proprie aule per educare i giovani alla dirittura morale e alla legalità; nell'interesse dei tanti cittadini onesti che credono nella meritocrazia e stigmatizzano il clientelismo; nell'interesse stesso dello Stato che deve garantire a tutti i cittadini il rispetto dei principi costituzionali di imparzialità e di buon andamento. Ma, soprattutto, glieLo chiedo per il bene dei nostri figli, ai quali speriamo di consegnare un giorno una società migliore di quella attuale.



Con i miei deferenti saluti e auguri di buon lavoro



dott.ssa Antonella Mongiardo

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